LA GLADIATRICE Sesto episodio di Davidmuscolo I nomi dei personaggi sono fittizi. Ogni somiglianza e omonimia e' puramente casuale. ATTENZIONE!!!! Questo racconto contiene scene di sesso e violenza. Sesta puntata Per oltre dieci giorni non accadde nulla di rilevante nella villa di Sonja. Mi ci vollero oltre quarantotto ore per ristabilirmi completamente, anche se a volte avevo ancora la sgradevole sensazione di avere ancora qualche corpo estraneo al mio interno. Appena ristabilitomi, tornai ad occuparmi delle faccende che mi competevano. Per la durata di un turno mi occupai anche delle telecamere di sicurezza e potei rendermi conto di come fosse praticamente impossibile la fuga. Sonja aveva scelto quella villa in mezzo al verde e, almeno nelle vicinanze, non si vedeva anima viva. In teoria, c'era una piccolissima possibilita', come avevo gia' avuto modo di notare ed era nel momento dei pasti, quando uno dei due uomini adibiti appunto al controllo delle telecamere rimaneva da solo. Era una questione di pochi minuti ed era molto complicato. Avrei dovuto preparare tutto nei minimi particolari ed avere il tempo di scavalcare la recinzione elettrificata ma era comunque possibile. Per un paio di sere rimanemmo da soli nella villa ma anche l'assenza di Sonja non portava alcun miglioramento nei miei piani di fuga in quanto la donna veniva sostituita da un piccolo gruppo di soldati del colonnello con le armi spianate e pronte all'uso. Ma quello che mi lasciava perplesso e sconsigliava ogni mio tentativo di fuga stava nel fatto che nessuno degli altri schiavi era disposto a chiudere un occhio e chiunque avrebbe immediatamente dato l'allarme per non incorrere nelle ire della nostra padrona e fare tutto da solo era veramente complicato. L'assenza di Sonja era comunque dovuta ad un nuovo incontro nell'arena della morte, una lotta che pero' non la vedeva protagonista ma solo spettatrice. Per il resto, tutto sembrava immutato in quella villa. La sveglia alla mattina presto, il lavoro all'interno della villa stessa, gli orari di pausa per i pasti e la visione di quella splendida cinquantenne alle prese coi suoi allenamenti. E poi la sera c'era la scelta degli uomini che dovevano farla godere. Per tutti quei giorni io non fui mai scelto e non riuscivo a decifrare le mie sensazioni a riguardo. Da una parte tiravo un ovvio sospiro di sollievo nel sapere che non avrei avuto un'altra serata come quella che mi aveva visto protagonista, ma dall'altra avrei voluto di nuovo fare l'amore con lei, sentire la sua pelle morbida in contrasto con la sua muscolatura d'acciaio, baciarla mentre facevo sesso, anche a rischio di essere violentato di nuovo. Mi dicevo che se mi fossi comportato bene e non l'avessi fatta arrabbiare, avrei anche potuto evitare quel maledetto strap-on. Ma dopo dieci giorni, appunto, notai uno strano fermento durante il pomeriggio e fu Alejandro a mettermi al corrente di cosa stesse accadendo. Io avevo fatto il turno di notte alle telecamere di sorveglianza e cio' mi aveva permesso di dormire la mattina fino a mezzogiorno, in tempo per assistere agli strabilianti allenamenti di Sonja. E' vero, la sua forza era qualcosa di non umano, ma forse non aveva nemmeno bisogno di tutta quella forza fisica dovuta agli esperimenti effettuati su di lei e sul suo gruppo. La sua agilita' era infatti straordinaria, cosi' come lo era la sua velocita' e la perfezione nell' esecuzione dei movimenti. Mi aveva detto che avrebbe potuto sconfiggerci tutti senza abusare della sua forza e, assistendo ai suoi allenamenti, mi convinsi che aveva perfettamente ragione. Ad ogni modo, Alejandro ci avverti' che quella sera Sonja avrebbe combattuto e tutti noi eravamo invitati ad assistere. Invitati? Diciamo pure obbligati. Cenammo infatti un'ora prima del solito mentre Sonja mangio', a differenza di come faceva abitualmente la sera, nella sua stanza. Verso le 20 eravamo tutti pronti. Un camioncino e alcuni uomini armati al soldo di Cartright ci prelevarono e tutti noi fummo costretti ad indossare un cappuccio del tipo di quello che gli scagnozzi del colonnello mi avevano fatto mettere la sera del mio combattimento con Sonja. Rimasi deluso. Poteva essere una buona occasione per rendermi conto di dove ci trovavamo ma evidentemente, l'organizzazione di Sonja e del colonnello funzionava come un orologio svizzero e non lasciava nulla al caso. Semmai avessi avuto ancora dei dubbi, l'evasione era piuttosto complicata se non impossibile da attuare. Certo, eravamo nove uomini in buona forma e avremmo potuto attaccare i soldati di Cartright, ma farlo da solo sarebbe stato un suicidio, essendo armati fino ai denti e apparentemente anche molto addestrati e organizzare qualcosa con i miei compagni di sventura era impossibile. Confidarsi con chiunque di loro era infatti un altro tentativo di suicidio. Vigeva infatti un regime di delazione all'interno della villa. Sonja aveva instaurato il terrore in ognuno di noi ed anch'io mi resi conto che non sarei stato disposto a facilitare la fuga di uno dei miei compagni se poi avessi dovuto fare i conti con lei. Il tragitto fu relativamente breve. Ci volle poco piu' di mezz'ora per arrivare nell'arena della morte e solo quando fummo all'interno ci fu concesso di toglierci il cappuccio. Per un istante, rivissi tutte le emozioni che precedettero il mio combattimento con Sonja e mi chiedevo se lo sventurato che doveva affrontare quella donna imbattibile avesse la piu' pallida idea a cosa stesse per andare incontro. Sentivo il rumore della folla, i famigerati senatori, sentivo l'odore degli oli che i due combattenti si cospargevano sul proprio corpo e addirittura sentivo l'odore del terreno dove si sarebbe svolto il combattimento. Dopo circa un quarto d'ora Sonja usci' dalla sua stanza insieme ad un sorridente Cartright. Tutti noi ci inchinammo al suo passaggio. Dio mio! Era incredibilmente bella. Stavolta aveva un abbigliamento meno forzatamente sexy rispetto al giorno in cui aveva combattuto contro di me. Aveva indossato semplicemente un costume a due pezzi bianco e i soliti stivali dal tacco smisurato. Null'altro. Nessuna concessione per mettere in risalto la sua bellezza e quel corpo senza rivali. Il suo rivale era gia' dentro e non sembrava apparentemente disposto a diventare carne da macello. Si trattava di un asiatico, probabilmente intorno ai trent'anni. Indossava un pantalone di cotone bianco largo e comodo ed era a piedi nudi. Era anche a torso nudo e mostrava un corpo atletico e completamente rasato. Non molto alto, intorno al metro e settanta, aveva folti capelli neri ed uno sguardo molto poco amichevole. Quando i due contendenti si misero una di fronte all'altro, la differenza di statura tra i due venne fuori in tutta la sua interezza e questa differenza era tutta a favore di Sonja. Il combattimento prese il via e l'asiatico non perse tempo, iniziando a tempestare di calci la donna. Era ovvio che l'uomo dovesse essere un grosso esperto nelle arti marziali. Era agile, scattante e velocissimo ed i suoi colpi erano portati con uno stile impeccabile e con il massimo della violenza. Ma la classe di Sonja era cristallina ed evito' con altrettanta bravura e velocita' tutti i colpi dell'uomo. Non usava la sua forza enorme e stava basando tutto il suo combattimento soltanto sulla sua bravura, ma era comunque uno spettacolo della natura. Dopo aver parato i calci si avvicino' pericolosamente a lui. L'altezza maggiore l'aiutava vistosamente ed il resto lo fece la sua bravura. Cerco' di entrare nella guardia dell'uomo con un calcio portato dal basso verso l'alto, calcio che l'asiatico paro' con difficolta' ma nulla pote' poi con i susseguenti. Sonja era una combattente straordinaria e non solo la cavia di un esperimento. Sapeva muoversi con grazia ed efficacia e per l'uomo fu la fine. Entro' nella guardia dell'asiatico che fu colpito ripetutamente al volto e stramazzo' quindi al suolo con il volto completamente coperto di sangue. Pensavo che a quel punto lo finisse ed invece diede modo all'uomo di rialzarsi. La cosa mi meraviglio' un po' all'inizio ma poi, ragionandoci su, capii quali fossero le sue intenzioni. La sicurezza in se stessa era altissima e sapeva che non aveva nulla da temere accettando un incontro normale. Voleva semplicemente combattere, senza dar sfoggio della sua potenza. Intanto, l'asiatico si era reso conto che l'impresa di sconfiggere quella donna era al di sopra delle sue possibilita' e cambio' stile di combattimento. I suoi attacchi erano diventati molto sporadici e badava soprattutto a non scoprirsi troppo e tocco' a Sonja attaccare. Per qualche secondo l'uomo riusci' a schivare o a parare i colpi straordinari portati da Sonja, dimostrando se non altro una buona condizione fisica. Ma fu questione di pochi secondi. Un perfetto gancio portato dalla donna al volto dell'uomo e questi non aveva piu' difese. E poi il secondo, il terzo, il quarto, tra l'apoteosi dei senatori, di quegli uomini che godevano nel vedere quello spettacolo che invece a me metteva i brividi. Il sangue schizzava dal volto dell'uomo sotto i pugni terribili di Sonja che non insistette quando l'uomo cadde a terra alzando una nuvola di polvere intorno a se. Era arrivato anche per quell'uomo intanto, il momento dell'umiliazione. Lo costrinse in ginocchio e poi lo obbligo' a leccare i suoi stivali, suole comprese. Inizialmente, l'asiatico provo' a ribellarsi ma un paio di calci feroci lo costrinsero ad obbedire a Sonja. Dopo diversi secondi, il poveretto inizio' ad avere conati di vomito ma non per questo la splendida e feroce amazzone si commosse e prosegui' imperterrita fino a quando l'uomo vomito' completamente. Un ulteriore calcio lo getto' diversi metri avanti per poi avvicinarsi e mettere il suo piede armato di stiletto sul corpo dell'uomo riverso nella polvere. In quel momento drammatico, mi veniva da fare paragoni sul comportamento tenuto da Sonja con me e dovetti convenire che era stata molto meno brutale. Aveva umiliato anche me, e' vero, denudandomi e sollevandomi, facendomi strisciare ai suoi piedi, dominandomi completamente dandomi cosi' l'assaggio di quello che poi avrei trovato nella sua villa, ma forse era stata meno brutale. I suoi pugni erano stati devastanti e quel poveraccio al quale aveva cambiato i connotati e che si trovava ai suoi piedi ne era la conferma ma con me non aveva mai usato tutta quella potenza. E forse la risposta era molto semplice. Non voleva causarmi troppi danni per darmi modo di poterla servire e farmi diventare un suo schiavo. Ma ormai il conto alla rovescia era cominciato. Vita o morte, cosa sarebbe toccato a quel combattente di origine asiatica? Morte! Era stata decisa la sua fine. I senatori avevano deciso che quell'uomo non meritasse di continuare a vivere. Bastardi! " Noooooo" urlai. Non potevo accettare che un uomo fosse ucciso davanti ai miei occhi ma non potevo fare nulla. Sonja afferro' per un braccio l'uomo sollevandolo e poi, sorreggendolo per non farlo cadere, lo colpi' ripetutamente. Ogni pugno era di una potenza tale da atterrare un toro e su quel poveretto avevano un effetto devastante. Troppo superiore quella donna. Non era un combattimento ma un massacro che duro' per circa cinque minuti. Era ancora vivo ma era impossibilitato a fare qualsiasi movimento. Sonja lo lascio' stavolta a terra e lo rialzo', mettendolo praticamente in ginocchio con il busto eretto e poi mise la testa di quel poveretto tra le sue gambe. Si mordicchio' le labbra, godendo di quello che stava facendo e la vidi addirittura sobbalzare, probabilmente per un orgasmo, mentre le sue possenti gambe stringevano inesorabilmente la testa dell'uomo. Poi il crac della rottura del collo e neanche allora Sonja lascio' la presa e prosegui' imperterrita a stringere. Solo dopo diversi secondi Sonja abbandono' la sua preda. L'uomo si accascio' definitivamente a terra, morto. Ma credetti che per lui fu una liberazione. Aveva smesso di soffrire. Durante il tragitto per il rientro nella villa di Sonja mi sentivo completamente svuotato da ogni energia ed in conflitto con me stesso. Ero stato in guerra, avevo visto la morte in faccia piu' volte, avevo visto morire i miei compagni, li avevo visti saltare in aria, avevo ucciso io stesso, sia come militare che come poliziotto, ma mai avevo assistito ad una scena del genere. Era qualcosa di mostruoso ed affascinante allo stesso tempo, una consacrazione della superiorita' di un essere umano su un altro e quelle sensazioni cosi' contrastanti mi facevano star male. Cercai di scacciare quelle visioni di Sonja, di quella splendida assassina, che continuavano a perseguitarmi ma non era affatto facile. La faccia di quell'uomo distrutta da Sonja nell'attimo della sua morte mi rimbalzava nella mente ma altrettanto lo faceva la maestosita' della donna e la sua superiorita' assoluta. No, non potevo e non dovevo lasciarmi condizionare da quelle immagini che distorcevano l'unica assoluta certezza di quello che stavo vivendo: Sonja era un'assassina spietata. Era bella, affascinante, dotata di un carisma tale che permetteva anche a me di assoggettarmi ai suoi desideri come se fosse la cosa piu' normale di questo mondo, ma era pur sempre un'assassina ed io avevo il dovere di cercare con ogni mezzo di arrestarla e di farla giudicare da un tribunale. Che poi quest'impresa fosse possibile o meno, era tutt'altra cosa, ma io avrei dovuto provarci. Come uomo prima e come poliziotto poi. Anche le visite del colonnello Cartright erano metodiche. Due volte alla settimana la donna si appartava con lui in una stanza e parlavano amichevolmente e tranquillamente. Il colonnello sembrava essere l'unica persona in grado di parlare con Sonja in modo paritario se non addirittura da un gradino superiore. Quando era con lui infatti, Sonja sembrava quasi spogliarsi degli abiti dominanti che la contraddistinguevano per calarsi in quelli di una donna normale. Se normale poteva considerarsi una persona con quelle caratteristiche. Ma quel pomeriggio, due giorni dopo il combattimento con l'asiatico, qualcosa accadde e fui proprio io ad assistere alla scena in quanto mi trovavo dinanzi alle telecamere, nella solita rotazione di compiti che Alejandro ci dava ogni settimana. Era la prima volta che assistevo a quell'incontro ma avevo avuto notizie dai miei compagni che era abitualmente un incontro molto cordiale. Nessuno poteva ascoltare le loro parole ma la visione sembrava essere quella di due compagni d'armi intenti a raccontarsi stralci di vita passata o comunque di due buoni amici. Ma quella volta accadde qualcosa di inspiegabile e fui proprio io ad essere un testimone quasi esclusivo. Insieme a me c'era infatti un altro degli schiavi di Sonja, come era d'abitudine, del resto. Si trattava di Liam, uno di quelli che avevo visto violentare da Sonja e ci accorgemmo subito che qualcosa non andava. All'inizio tutto sembrava normale. I due ci davano le spalle e la mia attenzione era tutta per la donna che, come al solito, vestiva in modo tale da mettersi in mostra in modo piuttosto vistosamente e semmai mi chiedevo come facesse il colonnello a rimanere imperturbabile dinanzi a tanta bellezza e sensualita'. Il vestito bianco che indossava infatti, lasciava poco o nulla all'immaginazione. Era aderentissimo e abbastanza trasparente da mettere in mostra il fisico straordinario della donna. Oh certo, non era un abbigliamento di alta moda ma era indossato proprio per sconvolgere un uomo, sensuale e sfacciato, a dimostrare a tutti noi che lei era, a dispetto dell'eta' che mi aveva dichiarato, di una bellezza mozzafiato. Ma poi qualcosa accadde. Sonja si alzo' di scatto dalla sedia gesticolando in modo piuttosto animato, come non le avevo mai visto fare. Liam mi guardo' stupefatto " Ma cosa diavolo sta accadendo?" " Lo chiedi alla persona sbagliata. Io sono l'ultimo arrivato" " E' quasi un anno che sono uno degli schiavi di Sonja ed e' la prima volta che la vedo incazzarsi in questo modo" " Ma non e' pericoloso per il colonnello farla arrabbiare?" chiesi poi a mia volta " Evidentemente no. E' risaputo che lui e Sonja hanno un rapporto paritario, anche se io me la farei sotto a starle di fronte in questo momento. Speriamo poi che non se la riprenda con uno di noi. In questi ultimi tempi sembra essersi leggermente addolcita e non vorrei che quest'episodio la faccia ritornare quella di prima" Stavolta fui io a guardarlo in modo interrogativo " Vuoi dire che prima era ancora peggio di quanto lo sia adesso?" " Si amico. Decisamente. Prima non si faceva scrupoli di umiliare e addirittura uccidere uno di noi soltanto per divertimento" Ci guardammo per un attimo e poi spostammo la nostra attenzione sulla discussione. Si era nel frattempo alzato anche il colonnello che prese amorevolmente la bella donna tra le sue braccia per calmarla. Purtroppo non era possibile capire nulla di cio' che si dicevano. La telecamera che inquadrava la stanza era fissa e la distanza era troppa per poter capire qualcosa dal movimento delle loro labbra. Continuarono a discutere animatamente per alcuni minuti fino a che Sonja si lascio' cadere sulla sedia. Era contrariata, direi persino dispiaciuta, ma al termine di quel battibecco i due si lasciarono comunque stringendosi la mano in modo amichevole. Altri dieci giorni erano trascorsi da quel momento. Ne erano trascorsi complessivamente piu' di venti da quando ero entrato a far parte della schiera degli schiavi di Sonja e mi chiedevo cosa stesse accadendo nel mio distretto. La mia scomparsa aveva sicuramente fatto scattare un indagine, ma in quale direzione? L'unico a conoscere alcuni particolari ero io e difficilmente qualche collega sarebbe riuscito a risalire a Sonja e al colonnello. Era stato un giorno come gli altri, pieno di lavoro e di routine e si era ormai al momento della cena di Sonja. Inginocchiato nei pressi del suo tavolo la osservavo mentre, terminato di mangiare, fumava una sigaretta con le sue solite movenze sensuali, stretta nel suo solito abbigliamento dominante e sexy, con un'improbabile minigonna di pelle che le arrivava appena a coprire le parti intime e che in quella posizione, con le gambe accavallate, sembrava addirittura quasi nuda. Ai piedi altrettanto improbabili scarpe con un tacco a spillo maestose mentre aveva optato per un giubbino in pelle aderentissimo che teneva allacciato soltanto fino al seno. Nonostante questo, era abbastanza evidente dal suo sguardo che c'era qualcosa che non andava in lei. Le avrei definite delle preoccupazioni. Ma quali preoccupazioni avrebbe mai potuto avere una come lei? Forse aveva saputo che la polizia o l'F.B.I. era sulle sue tracce? Mi sembrava alquanto improbabile perche' non notavo nessuna aria di smobilitazione nella villa e semmai, la mia era stata solo una percezione notando il suo sguardo che abitualmente era altero, sprezzante, sicuro, come era logico che fosse, mentre quella sera riuscivo a notare qualche cenno di insofferenza e di nervosismo. Termino' di fumare e chiamo' a se Alejandro " Ai suoi ordini mia bellissima padrona. Come sempre" " Come sempre, Alejandro. Non ho mai avuto un soldato piu' fedele di te" " Tutti noi avremmo dato la vita per lei, mia padrona e loro hanno avuto questa fortuna. Morire per salvare lei. Avrei voluto che tale sorte l'avessi avuta io" Sonja si avvicino' all'uomo sfiorandogli la guancia con un bacio " Tu mi hai salvata Alejandro. E al contrario degli altri sei rimasto in vita. E ne sono felice. Ora basta con questi malinconici ricordi. Metti in riga i miei schiavi" Alejandro sorrise. La sua devozione nei confronti di Sonja era assoluta e travalicava quella di un soldato nei confronti del suo comandante. C'era ammirazione in quello sguardo, c'era appunto devozione, c'era timore ma anche un amore sconfinato che esulava dal classico amore tra un uomo ed una donna. Sembrava piu' qualcosa di assoluto, paragonabile all'amore di un devoto nei confronti del proprio Dio o, come in questo caso, della propria Dea. Si, non era un amore terreno quello che Alejandro nutriva nei confronti di Sonja. Semplicemente lui la adorava perche' ai suoi occhi lei era una divinita'. Ed io invece? Cosa provavo io invece? Cosa sentivo per Sonja?. Perche' mi batteva forte il cuore quando lei mi scelse ed io feci il classico passo avanti per poi inginocchiarmi ai suoi piedi? Era paura? Si lo era. Era ammirazione? Era anche quella. Era amore? Oh mio Dio, non poteva essere. No, era soltanto desiderio, doveva essere soltanto una straordinaria attrazione fisica per una donna dalla bellezza sconvolgente che usava tutti i mezzi in suo possesso, a cominciare appunto dal suo abbigliamento, per farsi desiderare. E con me ci riusciva in pieno. Rimasi qualche secondo inginocchiato al suo cospetto attendendo che lei facesse un'altra scelta come era sua abitudine, ma invece sentii la sua voce " Alzati e seguimi" Dunque, sarei stato da solo? Perche'? Mi rialzai guardandomi intorno e cercando con lo sguardo tutti i miei compagni ma vidi nei loro sguardi soltanto interrogativi e incredulita'. Seguii Sonja mentre il battito del mio cuore si faceva sempre piu' veloce e finalmente arrivammo nella sua stanza. Non ebbi nemmeno il tempo di entrare in quanto lei mi afferro' per la camicia trascinandomi dentro, cercando con la sua bocca la mia. Sembrava semplicemente un'amante focosa mentre mi sbatteva addosso al muro, slacciandomi la camicia per poi gettarmi sopra il letto. Avevo gia' vissuto nella mia vita scene simili, ma come paragonarle a cio' che stavo vivendo? All'eccitazione sconvolgente che ci stava prendendo? Si mise carponi sopra di me afferrandomi i polsi, ancora vestita con quella sconvolgente mini di pelle " Sai perche' ho voluto solo te questa sera?" mi disse mettendo la sua bocca a pochissimi millimetri dalla mia. Percepivo il suo profumo e la mia eccitazione era ormai spasmodica " Non lo so, signora" risposi "ma so che ne sono contento, qualunque cosa lei vorra' fare di me" Vidi il volto di Sonja aprirsi in un sorriso. Era pero' un sorriso strano che non riuscii a decifrare " Ne sei contento? Sai che ti violentero'? Sai che tu sarai mio?" " Si, lo so, signora. Lo so e ... ... " " E cosa? Parla! Io sono la tua padrona assoluta e tu hai il dovere di dirmi quali sono le tue sensazioni" La guardai. Avrei voluto baciarla di nuovo ma sapevo che non dovevo prendere alcuna iniziativa con lei. Era lei a dover decidere come e quando fare qualsiasi cosa. Ma dovevo risponderle e la risposta non era affatto facile. Non era facile perche' non avrei creduto io stesso a quanto stavo per dire. Ma uno schiaffo di Sonja interruppe questi miei pensieri " Ti ho ordinato di darmi una risposta" Respirai profondamente " Io ne sono felice, signora. Non so come sia possibile ma e' quello che voglio anch'io" Lei si ritrasse. Sembrava non credere a cio' che le avevo detto. Eppure era la verit� . Avrei voluto essere di nuovo posseduto da quella donna e la cosa mi sconvolgeva. Era contro ogni immaginazione, contro ogni istinto che avevo avuto fino ad allora, ma desideravo che Sonja mi facesse di nuovo suo, che mi prendesse. Scuotevo la testa incredulo io stesso a ci� che le avevo confidato. Sonja mi ordino' intanto di alzarmi e mi prese per il mento " Se questo e' quello che vuoi, ti accontentero'. E poi ti scopero' come voglio io. Ora mettiti nudo e poi in ginocchio" Le obbedii e mi accovacciai ai suoi piedi. La mia erezione era ormai al suo massimo e l'eccitazione quasi incontrollabile. Sonja mise un piede sul mio pene giocherellandoci con il suo tacco a spillo " La prego, signora. Non potro' resistere a lungo cos�" gemetti " E allora vieni, te lo ordino" Venni. Sconvolto e sempre piu' incredulo. Eiaculai in modo portentoso, sporcando la sua gamba, la scarpa e il pavimento del mio sperma. Lei continuo' a solleticare il mio pene fino a quando tutto cio' che avevo ne usci', quindi mise il tacco sporco sulla mia bocca " Sai come dovrai pulire tutto, vero?" Si, lo sapevo. Lo intuivo pur non avendo mai vissuto una situazione del genere. Leccai la sua scarpa e la sua gamba per pulirle dal mio sperma e poi feci altrettanto col pavimento. Non mi piaceva ma trovavo giusto che lo facessi. La mia mente girava vorticosamente ed evitavo di chiedermi cosa realmente pensassi. Al termine di quell'operazione, mi ordino' di prendere il suo strap-on e di andare a sterilizzarlo e quindi mi possedette di nuovo, come quella volta, ma stavolta le mie sensazioni erano completamente diverse. Oh, il dolore era simile anche se meno potente rispetto alla prima volta, ma era diverso il mio approccio con quella pratica. Venni ancora, cosi' come fece Sonja che, dopo alcuni minuti trascorsi a fumare una sigaretta, volle fare sesso. Stavolta fui io ad entrare in lei ma le sensazioni furono praticamente identiche. Era lei, sempre lei a possedere me. Lo faceva in maniera diversa ma era Sonja a gestire completamente l'atto sessuale. Ed io ero solo il mezzo che doveva portarla ad un nuovo orgasmo e mi accorsi di essere stranamente felice quando si fermo' ansimando. Rimanemmo in quella posizione per alcuni interminabili secondi, poi lei torno' a muoversi lentamente " Voglio che anche tu venga. Voglio vederti godere" " Grazie signora" dissi semplicemente. Non resistetti a lungo. La trovavo assolutamente irresistibile per i miei gusti per poterle resistere ed ebbi un'eiaculazione lunghissima e spossante che mi fece perdere tutte le forze che avevo. Lei avvicino' la sua bocca alla mia e mi bacio' e stavolta lo fece quasi dolcemente, tanto da farmi credere che potesse nutrire qualcosa nei miei confronti. No, era impossibile. Una donna come lei, abituata ad avere tutti gli uomini che voleva, non poteva nutrire alcunche' nei mie confronti. Io ero solo un altro dei suoi schiavi. Rimanemmo cosi' per alcuni secondi e poi lei si tolse da sopra di me " Prima ti ho detto se immaginavi perche' avevo voluto te da solo" " Si signora ed io le ho risposto che qualunque fosse il motivo io ne ero contento" " C'e' poco da essere contento. Sono voluta rimanere da sola con te perche' quella di stasera potrebbe essere l'ultima sera per te. Domani dovrai combattere" Sentii quasi un colpo al cuore. Avrei dovuto combattere di nuovo. La mia vita era di nuovo appesa ad un filo, anzi, alle mie capacita' atletiche. La guardai " Lei conosce il mio avversario?" " Non ha importanza. Ricordati di attaccare sempre, anche se vedi che il tuo avversario ti e' superiore. Ricordatelo. I senatori sono generosi con chi sa combattere, con chi cerca sempre la vittoria anche quando questa sembra impossibile" " Perche' mi dice questo? Chi e' quest'avversario? Lei lo conosce?" " Ti ho detto che non ha importanza. Ora va e ricordati i miei consigli" Mi rivestii in fretta col cuore in gola. Mi aveva voluto mettere in guardia. Sonja conosceva il mio avversario e sapeva che sarebbe stata una sfida improba per me. Ma di chi si trattava? Di uno dei miei compagni? Non conoscevo nessuno di loro sotto questo aspetto ma mi rinfrancava il fatto che non potesse essere lei. Con Sonja non avrei avuto nessuna probabilita' ma lei mi aveva assicurato che non combatteva mai due volte con lo stesso avversario e con chiunque altro avrei avuto delle possibilita'. Si, ce le avrei avute e avrei venduta cara la pelle. Fine sesta puntata Per commentare questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it