AMORE, JUDO E DOMINAZIONE di Davidmuscolo Secondo episodio Cercai con tutte le mie forze di rimanere normale anche se sentivo le voci delle due donne quasi ovattate. Sentivo Miriam che si lamentava con sua madre per avermi appena confessato la cosa e la mamma replicare che non ci vedeva nulla di male e che non capiva perche' lei, la ragazza, fosse cosi' restia a dire alla gente che lei era una delle piu' brave judoka in circolazione in Italia. Andai verso di loro, il cuore ancora completamente in subbuglio e la testa che continuava a girare come una trottola ma cercai di non far trapelare nulla delle mie sensazioni " Si, in effetti cosa c'e' di strano?" dissi a Miriam cercando un tono normale " Ma guarda, non puoi capire" " Beh, me lo spieghi facendomi vedere i tuoi trofei. Ti va?" Accenno' di si con la testa senza rispondermi e la seguii dentro la sua stanza che era in effetti tappezzata di sue foto con il kimono o piu' correttamente con il judogi, la sua cintura nera, trofei vari, la foto che la ritraeva sorridente appena laureatasi campionessa italiana juniores. La guardai " E ti vergogni di dire che sei cosi' brava?" Lei sbuffo' e si mise seduta sul suo letto " No, non mi vergogno. E' che ho proibito ai miei familiari di fare l'elogio continuato delle mia capacita'. Mi da fastidio. Io sono molto riservata e non mi piacciono gli elogi in pubblico. E poi voi ... .." " Voi chi?" " Voi ragazzi. Se una ragazza vi dice che pratica judo la vedete subito sotto un altro aspetto, quasi come se fosse una marziana mentre io vorrei essere vista solo come una ragazza normale" " Sei rimasta scottata da qualche idiota?" Lei spalanco' gli occhi " Come hai fatto a capirlo? Beh si, avevo un interesse per un ragazzo e quando e' venuto a sapere cio' che facevo e' scappato e ancora non si trova" Scoppiai a ridere " L'avevo detto io che era un idiota. Ti e' passata almeno la cotta?" " Ma quale cotta. Mi piaceva un po', tutto qui'" " Hai sbagliato. A quello dovevi proprio picchiarlo" Un'altra piccola risata " Ma te l'ho detto che e' scappato. Comunque si, forse a quello le mani addosso avrei dovuto mettergliele" Un attimo di silenzio poi prosegui' seria "Il judo mi piace, mi da emozioni, mi fa scaricare le tensioni ma molta gente non capisce che e' soltanto uno sport e che una ragazza che lo pratica non e' una che vuole picchiare gli altri o che vuole prendere il sopravvento e invece spesso sono additata come una strana, addirittura poco femminile. Ecco perche' mi da fastidio che si venga a sapere" " Quelli che ti giudicano in questa maniera sono idioti patentati. Tanto per cominciare, hai femminilita' da vendere. Quanto ai tuoi genitori, li capisco. Quello e' il loro modo di essere orgogliosi. Quando si ama si tende a glorificare la persona amata. Io, ad esempio, se avessi una ragazza con le tue capacita' me ne vanterei" " Davvero?" " Assolutamente si" " Sara' cosi' pero' io non ci tengo ad essere glorificata solo perche' sono brava nel judo" " E nemmeno perche' sei bella, a quanto ho avuto modo di vedere" " Co ... .Come? Co ... .Cosa vuoi dire, non capisco" " Che avresti strozzato volentieri tua sorella quando ha detto che sei uno schianto" Eccole le guance al pomodoro. Di nuovo rossa per la vergogna " Io no ... E' che ... . Insomma dai, quale schianto, soprattutto vestita cosi'. Mi sento tanto un fagotto" " Io ti trovo molto carina. E, come ti ho detto prima, al contrario di quello che pensi anche molto femminile. Anche vestita come un fagotto" Ancora piu' rossore. Quella ragazza era timida da morire " Grazie" Riusci' infine a dire abbassando gli occhi " E' la verita'. A questo punto dovrei farti la classica domanda" " Quale?" " Hai un ragazzo?" " No" " Ti va di uscire uno di questi giorni?" " Con te?" " Si con me. Non faccio queste domande per conto terzi" Si mise la mano sulla bocca sorridendo e vergognandosi " Oddio, scusami. E' che sono un po' confusa. Si, mi piacerebbe ma sono molto impegnata" " Un ritaglio di tempo? Un ritaglio piccolo piccolo? Magari sabato sera?" " Oh no. Sabato sera ho un impegno" " Uno spasimante?" chiesi preoccupato " Ma no. Venerdi' parto per Gand, in Belgio con la Nazionale juniores. Dobbiamo fare un quadrangolare con Belgio, Olanda e Francia. Ti giuro che mi piacerebbe, ma ... . " Capisco. Allora dammi il numero di telefono. Appena torni ti faccio uno squillo. Sempre se non disturbo" " Ma no, quale disturbo. Il fatto e' che ho orari molto particolari. Dovresti telefonarmi la sera, dalle venti in poi. Domenica sera dovrei essere di ritorno e quindi da lunedi' dovrei essere in casa verso quell'ora" " D'accordo. Allora ti telefono lunedi' sera" " Va bene. E tu invece, ce l'hai la ragazza?" mi chiese infine con un filo di voce " No, non ce l'ho" risposi francamente. La mia ultima avventura risaliva infatti ormai all'estate appena terminata. Cercai intanto di capire le sue reazioni alla mia risposta e mi parve di vedere un lieve sorriso tra le pieghe della sua bocca. O forse era soltanto la mia voglia smisurata di sperare di interessarle? " Ah" mi rispose comunque la ragazza " Allora mi raccomando, cerca di vincere il quadrangolare" Ancora una risata da parte sua " E mica posso vincerlo da sola. Io al massimo posso vincere il concorso nella mia categoria ma per vincere il quadrangolare debbono ben figurare anche le mie compagne. Comunque siamo favorite anche se le francesi sono molto forti e nel mio peso ce n'e' una che ha una cattiveria agonistica che non ti dico" " E tu non sei cattiva? Agonisticamente intendo" " E' proprio quello che mi manca. Il mio allenatore dice che sono bravissima ma che mi manca appunto quella cattiveria. E anche un po' di concentrazione. Non so cosa mi prende, a volte. Vado nel pallone, mi distraggo e perdo combattimenti che potrei vincere ad occhi chiusi" Facemmo in tempo a scambiarci i nostri numeri di telefono che irruppero come furie le nostre sorelline. La mia si piazzo' sulle mie ginocchia e si strinse a me come un boa constrictor con le sue mani sul collo. Per fortuna, da grande ha abbandonato questo suo modo di dimostrarmi il suo affetto, ma all'epoca quell'atteggiamento mi metteva non poco in imbarazzo. Ad ogni modo, tra i sorrisi di Miriam e di sua sorella, tornai a casa insieme a Lory felice e contento. Ero riuscito ad agganciarla ed il piu' era fatto. Ora dovevo solo sperare che quell'interesse nei miei confronti che avevo piu' volte percepito fosse reale e non dovuto alla mia immaginazione. Perche' Miriam mi interessava come mai mi era interessata una ragazza. Finalmente arrivo' quel lunedi'. Attesi spasmodicamente che arrivasse l'ora di cena e poi, alle venti in punto, le telefonai. E no, ancora non c'erano i telefoni cellulari e si doveva telefonare per forza a casa. O meglio, gia' da un paio di anni se ne vedevano qualcuno in giro ma erano grossi e pesanti come mattoni e costavano un occhio della testa e per fare una semplice telefonata ci voleva un mutuo. Ovvio che uno studente di vent'anni non si poteva permettere quello che era considerato un vero e proprio status symbol e quindi rimaneva soltanto il vecchio e caro apparecchio telefonico casalingo oppure le schede telefoniche prepagate. Ma sto divagando. In fondo, cosa ve ne frega di come mi misi in contatto con Miriam? L'importante che sappiate che lei rispose quasi immediatamente. Oh no, non vi racconto dettagliatamente quella telefonata e nemmeno quelle che seguirono. Per la maggior parte del tempo parlammo di cose inutili, di quegli argomenti sciocchi che possono raccontarsi due ragazzi che si conoscono appena. Parlammo pero' anche di cose interessanti, a cominciare da quel quadrangolare che l'Italia vinse anche grazie alla sua bravura addirittura con tre ippon consecutivi rifilati alla belga, all'olandese ed anche alla francesina che alla vigilia lei tanto temeva. Ma parlammo anche di me, dei miei progetti e poi di lei, dei nostri amici, dei nostri passatempi. Un'ora al giorno per cinque giorni, tra la disperazione di mia madre che mi diceva che la cena era pronta, l'ira di mio padre che diceva che ero un maleducato e le grida di mia sorella che invece voleva il telefono per telefonare alle sue amichette. Mi piaceva parlare con lei e ci sarei rimasto per chiss� quanto. Mi piaceva la sua voce, mi piaceva quello scambiarci tutte quelle confidenze anche se eravamo ancora degli sconosciuti l'un per l'altra e le 23 ore che mi separavano dalla telefonata seguente erano veramente interminabili. Ma arrivo' il venerdi' sera. Inutile sottolineare come le avessi chiesto se lei fosse disponibile ad uscire anche le sere in mezzo alla settimana ma avevo ricevuto un bel diniego. La sera era troppo stanca, dopo il liceo, i duri allenamenti ai quali si sottoponeva e spesso aveva ancora da studiare e da terminare i compiti. Ma venerdi' sera mi disse che avrebbe accettato volentieri di uscire con me gia' dal pomeriggio del giorno seguente ed io, quando riattaccai la cornetta, fui nel panico. Dove portarla? Beh, durante il pomeriggio sicuramente ad un bar a prenderci qualcosa, ma la sera? Non mi sembrava un tipo da discoteca e stavo decidendo tra una pizza oppure un cinema. Sicuramente era da escludere che la portassi in mezzo ai miei amici. Volevo stare da solo con lei e possibilmente cogliere l'occasione per provarci. Provarci ... ..che brutto termine per una ragazza che mi stava facendo battere il cuore. Volevo insomma fare in modo di trovare il momento giusto per baciarla e farla diventare la mia ragazza. Cosa piuttosto normale per due ragazzi della nostra eta'. Ma allora, perche' se era una cosa normalissima l'appuntamento che avevo preso con lei, io ero nel pallone? Non era certo la prima volta che prendevo un appuntamento con una ragazza. E allora perche'? Perche' mi piaceva tantissimo e forse ne ero gia' innamorato? Forse, ma non era solo per quello e c'erano altri motivi alla base di quello che stavo provando. Ed il motivo era che io non ero proprio quello che sembravo e che gli altri conoscevano. Chi era dunque quel ragazzo che fatico' enormemente nel prendere sonno quel venerdi' sera? Chi ero io esattamente? Eh si, credo che a questo punto sia doverosa una spiegazione. E allora lasciamo in stand by anche quell'appuntamento e passo a spiegarvi tutto dettagliatamente. Ero un ragazzo normalissimo, almeno apparentemente. Fisicamente potevo considerarmi piu' che discreto. Alto nella media, un metro e 78 centimetri, corporatura media con due belle spalle larghe, viso dai lineamenti regolari, con un naso forse un po' piu' largo della media ma con un sorriso franco e sincero. Portavo i capelli molto corti avendoli ricci e ribelli ed erano comunque di un bel nero corvino. Insomma, un ragazzo piacente ma non certo un adone dinanzi al quale le ragazze si strappavano i capelli, malgrado mia sorella Lory mi vedesse piu' bello di un divo del cinema. Ma, pur non strappandosi i capelli, con il gentil sesso potevo considerarmi fortunato. Beh, modestia a parte, un po' ci sapevo fare. Ero simpatico, brillante, sapevo conversare e soprattutto ascoltare, cosa che alle ragazze non pareva vero e difficilmente rimanevo senza una gentil donzella al mio fianco. Anche con gli amici non andava affatto male. Ne avevo tanti anche se quelli del cuore erano i soliti tre fin dai tempi delle elementari. Ed in piu' ero un ottimo giocatore di calcio. Beh, forse proprio ottimo non ero. Diciamo che avevo grinta da vendere, quattro polmoni e se avessi avuto anche i piedi dritti ... ... Bah, lasciamo stare. Ad ogni modo, giocavo come centrocampista, la mia personale vita da mediano ma con buoni risultati, nel campionato di Eccellenza dove avevo persino un rimborso spese, soldini che mi facevano comodo considerando che, a parte la paghetta che ancora mi dava mio padre, era l'unica entrata di cui disponevo se volevo uscire la sera. D'altronde, ero uno studente universitario, mica un lavoratore. Ma, accanto a questo campionario di normalita', si celava il mio lato oscuro. Curiosi? Ma si, tanto lo so che avete capito da un bel pezzo. Ebbene, mi piacevano le donne forti e dominanti. Forti in che senso, direte voi? Forti fisicamente, tanto per cominciare, in grado di stendere un uomo con facilita' e siccome sapevo perfettamente che la cosa era alquanto complicata considerando la disparita' di forza esistente tra uomo e donna, avevo individuato in quelle che praticavano arti marziali il mio ideale di femmina, calcolando che, grazie ai loro allenamenti, potevano essere in grado di sconfiggere un maschio di dimensioni medie. Ma mi piacevano anche forti psicologicamente capaci di prendere il potere nell'ambito di un eventuale rapporto e di dirigere quel rapporto a loro piacimento considerando anche la loro superiorita' fisica. Naturalmente, all'epoca non avevo idea di cosa fosse il femdom, la dominazione e tutte quelle pratiche che fanno parte di quel tipo di vita e quel desiderio era sgorgato spontaneamente dentro di me. Non avevo avuto infatti nessuna persona che mi avesse indirizzato verso quelle strane tendenze. Ne' una zia, ne' una cugina, nessuno. Tutti quelli che conoscevo erano di una normalita' quasi maniacale. Come me ne accorsi? Nella maniera piu' banale. Guardando un film di kung-fu addirittura in eta' preadolescenziale quando, nel vedere l'eroina che picchiava senza pieta' un numero imprecisato di uomini, il mio pisellino da dodicenne inizio' senza apparente motivo la scalata verso l'alto fino a bagnarmi completamente gli slip. Ora, a dir la verita', alcuni ricordi sono confusi e non rammento bene cosa accadde di preciso in quel periodo. Mi ricordo pero' che non feci un dramma per quella scoperta anche perche' poco tempo dopo mi resi conto che accanto a questa mia strana sessualita' ne possedevo un'altra completamente nella norma e che mi bastava fare un ballo lento con una mia coetanea per avercelo dritto. Certo, proprio normale non ero considerando che intorno ai 14 anni i miei amici si portavano al bagno i giornali con le donne nude per farsi un nugolo di seghe mentre io mi portavo i fumetti dove c'era un eroina spacca tutto per effettuare la medesima cosa. Ce l'avete presenti i fumetti con Batgirl, Catwoman, Black Widow oppure quelli semi erotici con Satanik? Si loro. Li raccattavo tra le rivendite di fumetti usati comprandoli o scambiandoli e, vedendo le loro gesta e le loro imprese, soprattutto quelle in cui le davano di santa ragione agli uomini, per me diventavano magicamente il massimo dell'eros. Col passare del tempo riuscii ad affinare sempre piu' quelle strane sensazioni. Andavo sempre in estasi per le donne forti ma mi facevano impazzire anche quelle autoritarie. Mi piaceva e mi eccitava quando vedevo una donna dare un qualsiasi ordine al proprio uomo, quando le vedevo altere, sicure della propria bellezza e femminilita' e addirittura superiori dal punto di vista intellettuale. Insomma, mi piaceva per caso essere picchiato da una ragazza bella e intelligente? No, per niente. Non mi sarebbe mai piaciuto essere picchiato a sangue, tanto per cominciare. Io mi immaginavo una ragazza che mi desse ordini, che mi obbligasse a fare tutto cio' che lei voleva, magari usando la sua forza fisica senza pero' dovermi massacrare di botte ma usando questa superiorita' soltanto per incutermi timore ed io sognavo di servirla quella donna, di mettermi completamente nelle sue mani, di tremare per un suo sguardo e di accettarla come Capo Supremo. Pero' non amavo affatto il dolore che tolleravo nella media. Ovviamente, per avere tutto questo da me, la donna in questione se lo doveva meritare. E mica mi sarei sottomesso di fronte alla prima stronzetta che mi capitava. In che modo una ragazza avrebbe dunque dovuto meritare la mia sottomissione? Essendo appunto superiore a me a cominciare proprio dalla forza fisica o comunque in grado di potermi sconfiggere, per finire poi a quello psicologico, meritando quindi di essere il capo nell'ambito del nostro rapporto. E si, perche' una cosa del genere l'avrei accettata solo all'interno di un rapporto duraturo con una ragazza che amavo e che mi amava. Quindi, niente percosse violente, frustate o cose del genere, ma uno sguardo che mi ricordasse chi comandava e al limite un paio di schiaffi ben dati accompagnati da qualche mossa di una qualunque arte marziale, una presa, una leva, un tentativo di strangolamento, tutto per ricordarmi che a comandare era lei, ma pronta poi, quando io mi sarei inginocchiato di fronte a lei per chiederle scusa, a perdonarmi, a baciarmi e poi a fare l'amore in modo appassionato e dominante. Complicato, vero? E si, mi sono sempre definito un sottomesso difficile anche perche' non avevo feticismi, piedi da adorare, scarpe da leccare o pratiche estreme che avrei adorato fare. Farmi pisciare addosso? Per carita' di Dio. Mai e poi mai. Farmi legare? E perche' mai? Per me essere dominato da una donna era solo e soltanto una questione di forza fisica. Lei e' piu' forte di me? Bene, allora merita di essere la mia padrona, o meglio, la mia donna dominante. Tantomeno, avevo poi la tendenza a volermi sottomettere ad una ragazza che non fosse il mio tipo fisicamente. Ah no. Io la volevo bella o almeno che mi piacesse. Il mio ideale sarebbe stata una ragazza molto alta anche se all'inizio non capivo il motivo di questa mania e solo poco prima dei vent'anni, ovvero poco prima di incontrare Miriam, mi resi conto che vedere una donna alta metteva soggezione e rendeva quindi piu' facile una mia eventuale sottomissione. Insomma, la mia ragazza ideale, oltre ad essere una campionessa di arti marziali doveva essere autoritaria, decidere qualunque cosa ed eventualmente punirmi se io avessi avuto l'ardire di disobbedirle. Punirmi in qualsiasi maniera lei avesse ritenuto, in modo che in seguito non mi sarei piu' azzardato a fare o dire qualcosa che lei non avesse voluto che io facessi o dicessi. A dir la verita', un feticismo ce l'avevo anche io ma non credevo nemmeno potesse considerarsi tale. Amavo vedere quella donna, quella ragazza forte e autoritaria, sicura e dominante, in abiti molto particolari. Me la immaginavo in tacchi alti, possibilmente a spillo, pantaloni aderentissimi o gonna cortissima e seno in bella vista, con gli altri maschi a guardare lei con desiderio e me con invidia. Non sapevo nemmeno che quel tipo di abbigliamento si chiamasse fetish e quel tessuto lattice, ma sapevo che vedere una donna inguainata in un simile abbigliamento mi eccitava, ma credevo anche che fosse soltanto un semplice desiderio maschile, senza sapere che spesso fetish e dominazione vanno di pari passo. Ma la cosa strana stava nel fatto che, malgrado questi miei desideri segreti, queste mie eccitazioni continue al solo pensare di avere una ragazza del genere al mio fianco, i rapporti che avevo avuto fino a quel momento erano stati tutt'altro che sottomessi. Mi veniva addirittura spontaneo prendere il comando ed essere io a prendere le decisioni con le ragazze che in quegli anni si erano alternate al mio fianco. Forse perche' mi vergognavo di quelle mie strane sensazioni e volevo comportarmi esattamente all'opposto di come mi sentivo. E ancora piu' strano era che tutte quelle ragazze ne erano state felici, contente che il loro boy friend fosse un vero maschio e piu' io diventavo autoritario piu' loro diventavano docili e accondiscendenti. Pazzesco. Talmente pazzesco che mi scoprivo a pensare che in fondo io cercavo proprio un rapporto del genere, visto dalla parte femminile ovviamente, in un classico scambio dei ruoli portato pero' all'eccesso, con qualche esagerazione come ad esempio gli schiaffi di cui parlavo prima. Insomma, desideravo un ruolo femminile in quella relazione dei miei sogni, con lei a detenere il comando, proprio come io facevo nella vita vera, proteggendomi addirittura, ed io sarei stato orgoglioso della sua superiorita'. Inutile sottolineare come questo scambio dei ruoli non sottintendesse il sesso che amavo invece fare in modo abbastanza tradizionale, con inventiva ma rispettando i ruoli predestinati, almeno per quanto riguardava l'atto vero e proprio. Ma nei preliminari ed in tutto il resto la mia immaginazione spaziava e sognavo che la solita ragazza dominante quasi mi obbligasse a fare l'amore, prendendo lei l'iniziativa e gestendo l'eventuale atto sessuale, facendo gesti e dicendo frasi che di solito appartengono agli uomini. Che tipo di frasi? Quelle che di solito fanno parte del campionario degli uomini duri e che io avrei amato fossero rivolte a me dalla mia immaginaria ragazza dura e dominante. Riassumendo, alla vigilia di quell'appuntamento con Miriam, avevo in mente, ben precisa, la figura della ragazza della quale mi sarei innamorato perdutamente e che mi avrebbe dovuto dominare. La prima imprescindibile caratteristica era la sua forza fisica o comunque la sua abilita'. Doveva essere piu' forte di me ed in grado di sopraffarmi. Non sarei riuscito a sottomettermi ad una donna sapendo che se mi fossi incazzato avrei potuto rigirarle la testa con uno schiaffo. La seconda caratteristica era il saper comandare, saper prendere le decisioni, la sicurezza, il saper dare ordini, insomma tutte quelle peculiarita' che tramutano una donna normale in una dominatrice. La terza caratteristica era la bellezza, il fascino, la sensualita', tutte cose che fanno perdere la trebisonda a qualunque maschio, anche a quelli che non hanno caratteristiche sottomesse. Molte donne dominano con la propria sensualita' e sottomettono uomini anche solo con la loro bellezza e la mia eventuale padrona avrebbe dovuto possedere anche queste qualita', aiutandosi con un abbigliamento forse sopra le righe ma estremamente sexy. Ecco, ero fatto cosi', complicato e particolare, con desideri quasi impossibili da realizzare. Ma ve l'immaginate una ragazza bellissima e sexy, dotata di forza fisica superiore a quella di un uomo o comunque abile nelle arti marziali tanto da poterlo sconfiggere facilmente? Ve l'immaginate la stessa ragazza comandare il suo uomo a bacchetta, prenderlo a schiaffi e punirlo, costringerlo ad inginocchiarsi al suo cospetto? Ve l'immaginate? Bene! E ammesso e non concesso che una femmina del genere potesse esistere, quando mai avrebbe anche potuto amare quell'uomo? Lo sapevo perfettamente che era una cosa ai limiti dell'impossibile. Il contrario puo' accadere. Molte donne si sottomettono volentieri al proprio uomo, orgogliose che sia un vero macho rude e forte, snobbando invece quelli gentili, seri ed educati. Figuriamoci quelli sottomessi. Certo, probabilmente c'erano dei rapporti dove le donne avevano il comando ma altrettanto probabilmente si trattava di rapporti in cui le donne approfittavano della debolezza psicologica dei loro compagni per sfruttarli e tradirli. Altro che amarli. Mi ero fatto l'idea che soltanto in un caso ci potesse essere totale condivisione e amore insieme alla dominazione femminile ed era da ricercare in quei rapporti dove ci si confidava oppure in quelli in cui, pian piano la donna prende coscienza del proprio potere sull'uomo con cui ha gia' una relazione, un uomo che ha amato in passato e al quale continua a voler bene. Ecco, era proprio questo cio' che avevo in testa in quel periodo. La confusione mentale di un ragazzo di poco piu' di vent'anni su quell'argomento cosi' delicato era enorme ed io, pur con tutte le mie certezze, conoscevo ben poco della realta' del femdom. Ma Miriam aveva le caratteristiche piu' importanti e piu' difficili da trovare essendo probabilmente piu' forte di me ed in grado di battermi, cosi' almeno mi veniva da pensare considerando il suo curriculum sportivo ed in piu' era una bella ragazza anche se molto semplice e tutt'altro che sensuale. Certo, per quel poco che l'avevo conosciuta, si era dimostrata anche ben poco dominante ed anzi, era sembrata addirittura timida, facile a diventare rossa in faccia e poco sicura dei propri mezzi, cosa abbastanza strana perche' le ragazze carine come lei di solito se la tiravano alla grande. Pero' mi dicevo anche che forse era il fatto che non ci conoscevamo, forse la paura di passare per una che si vantava e che con le maniere giuste, se l'indomani fossi riuscito a farla diventare la mia ragazza, avrei potuto farla diventare anche la ragazza dei miei desideri aiutandola a tirar fuori il suo lato piu' autoritario che sicuramente doveva essere celato in qualche angolo del suo essere, plasmando in questo modo il suo carattere. Ed ora potete capire perche' io fossi cosi' teso alla vigilia di quell'incontro? Si, penso proprio che possiate capirlo perfettamente. Fine seconda puntata Per i vostri commenti, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it