Il disprezzo di Katya e Manuela. Quando rinvenni mi ritrovai su un letto, ma non era il mio. Una strana sensazione di bruciore amaro avvolgeva il mio ano; ma mi sentivo rilassato e sollevato. In quel momento non ricordavo nulla che fosse sgradevole. Solo una straordinaria intimità con una donna magnifica, che mi aveva fatto godere, prendendomi e possedendomi come una creatura superiore e dominante. Ma non come un uomo prende una donna. O peggio, come un uomo prende un altro uomo: non era stato un rapporto omosessuale. E poi perché una donna dovrebbe essere necessariamente più debole del suo partner, e dovrebbe recitare un ruolo sottomesso che non è imposto da nessuno? Katya mi aveva dominato, ma restava una bella donna, dal corpo elettrizzante, con un fare che continuava ad essere dolce e femminile. Non sempre, certo. Del resto, i suoi scatti violenti e decisi si erano miscelati in modo travolgente a quelli teneri e morbidi. Ma. L'ultima parte dell'incontro era stata caratterizzata dalla sua furia troppo spinta. E poi restava il ghigno beffardo che le avevo colto prima di svenire. E poi: Katya mi aveva provocato una lesione fisica: mi aveva fatto sanguinare! "Ah, bentornato tra noi. Qualcosa di rotto?", sentii dirle, accorgendomi della sua presenza in un angolo coperto al mio sguardo. "Oh…Credo di no", risposi, senza riuscire a vedere dove fosse. "Non direi. Mi sa che qualcosa ti si è rotto!", commentò subito, con un tono divertito, velato da una sfumatura di cinismo. Arrossii subito. Si sta divertendo alle mie spalle, pensai. Eppure, non avevo rabbia o odio nei suoi confronti; solo della delusione per il suo fare distaccato e beffardo. E poi fui distratto dall'improvviso pensiero che lei era arrivata fino a quel punto: mi aveva rotto qualcosa! "Che uomo!", sentii aggiungerle, finalmente vedendola: era bellissima. Un corpo statuario: flessuoso e asciutto. Indossava solo uno slip. Gambe agili e sode, fianchi torniti, la vita piccola con quel suo magnifico addome scolpito, il busto che si allargava verso l'alto, impreziosito da seni tondi e sodi, non grandi ma certo più pieni di quanto non potesse sembrare quando era vestita, le belle spalle dritte, le braccia toniche su cui prima erano apparsi dei bicipiti sorprendenti. E poi il suo viso regolare e dolce, sorretto da un collo da cigno. Katya era stupenda. Non potevo serbarle rancore. E poi quello che era successo era stata colpa mia. Mi ero abbandonato troppo alle sensazioni che lei era riuscita a trasmettermi. Ero stato debole e senza nerbo. Certo era stato bellissimo, ma Katya mi stava rivelando ora che quello che mi aveva fatto non mi rendeva attraente ai suoi occhi. Ma perché? "Katya, ti ho deluso? Ma allora perché non ti sei fermata? Perché hai continuato? Non puoi farmi credere che non ti è piaciuto", provai a rimproverarle. "Non azzardarti a usare quel tono con me! Sei solo un povero illuso, senza pelo sullo stomaco. Vai a piagnucolare da qualche altra parte! Appena sei in condizione di stare sulle tue gambe, sloggia", reagì furiosa. Avevo capito: mi disprezzava! Avevo capito anche che lei ora sapeva cosa ero: un uomo che si fa possedere da una donna. Una donna forte e atletica, ma pur sempre una donna. Non ero alla sua altezza, fisicamente, mentalmente e sessualmente. Cominciavo anche a provare rimorso per la debolezza che avevo mostrato. Non avrei dovuto abbandonarmi a lei in modo così totale. Ma forse quello che era successo era inevitabile. Prima o poi sarebbe successo. Katya mi aveva denudato e mostrato finalmente per quello che ero. Il campanello squillò. "Ah sei tu? Beh, visto che sei già qui, sali. Ci stavo ripensando, sai. Ora però sali, sali pure". Cos'altro stava accadendo? Dopo un po' vidi entrare una ragazza. Mai vista prima. Capelli mossi e lunghi, mori. Più bassa di Katya. Visibilmente più robusta, ma non grossa. Portava lenti e valigetta. "Ci stavi ripensando? Volevi dire che non è grave come pensavi?", disse, salutando Katya in un modo un po' strano: accarezzandole i capelli e dandole un tenero bacio sulla guancia. "No, no. Cioè, non so. Pensavo che forse ci avrebbe potuto pensare lui.", le rispose Katya, indicandomi con un gesto brusco. La ragazza mi guardò, e arrossì, forse imbarazzata. "Ah, è suo l'arnese rotto", disse senza riguardi. "Ma come hai fatto?", chiese a Katya. "Veramente non lo so", rispose Katya ammiccando. "Sai…": con l'indice indicò il muscolo che le si era formato sul braccio che aveva flesso, mentre imbronciava il viso. "Ah!", commentò l'amica. "Un guardone senza palle!", disse ruvidamente, mentre mi guardava con i suoi freddi occhi verdi. Poi tornò a guardare Katya: "Complimenti. Stai facendo progressi. Mi sa che gli insegnamenti che hai ricevuto stanno dando frutti. Brava". Cosa diavolo stava accadendo! Ero lo zimbello di due ragazze. Che parlavano di me come se fossi un animaletto addomesticato. Forse Katya aveva il diritto di parlarmi in quel modo, anche se ciò mi feriva. Ma l'altra, come si permetteva? Era troppo. Provai ad alzarmi. Accidenti! Mi sentivo uno straccio. Avevo dolore dappertutto. Riuscii, però, a mettermi in piedi, e a muovere qualche passo. Mi accorsi che camminare mi provocava fitte lancinanti. Ero davvero rotto! Loro mi videro alzarmi senza parlare. "Dove va il rottame?" Disse la ragazza, ancora una volta con quel tono offensivo. "Lascia che vada", disse freddamente Katya. "Ha avuto abbastanza". "Aspetta un attimo", aggiunse l'amica, venendo verso di me. "Ti piacciono i muscoli, cocco? Allora guarda qui": la piccola mora si tolse il giubbetto. Aveva un corpo bello quasi come quello di Katya: sopra i fianchi più rotondi di quelli di Katya, c'era una vita stretta e un seno florido. Poi delle spalle e delle braccie più grosse e corte di quelle di Katya. Forse anche le sue gambe erano così forti e muscolose. Mi raggiunse, si abbassò leggermente, mi cinse alle gambe con le sue braccia e mi sollevò, senza fatica. "Allora, cosa ne dici?", chiese divertita. Tornai a sentire languore dentro di me; ci risiamo, pensai. Era davvero forte. La sua stretta era poderosa, e guardare quel corpo così solido e tornito mi confuse. Ma non sopportavo quel suo modo canzonatorio di agire. "Mettimi giù!!". "Certo, certo". L'amica di Katia si avviò verso lo specchio a parete che era in un angolo della stanza, e si fermò lì davanti. Eravamo riflessi da uno specchio impietoso: ero sollevato come uno sciocco, stupido essere senza dignità. "Lascialo andare, Manuela". Katya comparve sullo specchio, mentre afferrava i capelli dell'amica. Manuela sembrò sorpresa. Mi lasciò cadere e si voltò verso Katya. "Katya!", esclamò. Mentre riprendevo il controllo del mio corpo, guardai le due ragazze. Forse stava avvenendo qualcosa di strano tra le due. Una specie di sfida silenziosa. Katya sembrava molto sicura e decisa. Manuela sembrava sorpresa di quello che Katya faceva. Forse Katya stava provando a rovesciare il rapporto di forza tra loro. Manuela, appena entrata, aveva salutato Katya come se fosse una sua vecchia amica, più piccola. Anche dopo si era comportata con lei come una maestra fa con una sua allieva. Era forse stata lei a formare Katya? Katya continuò a stringerle i capelli, come prima aveva fatto con me, guardando Manuela con occhi teneri e luminosi, ma fermi. Come me prima, anche Manuela sembrò colpita e turbata da quello sguardo. Anche a lei quello sguardo, forse per la prima volta, stava ordinando silenziosamente qualcosa. Katya afferrò prima una mano, poi l'altra di Manuela con la sua mano libera. La stessa mano fragile e forte che mi aveva impressionato qualche ora prima. Poi le guidò sul suo addome, sollevando con esse la maglietta che lo copriva, e appoggiandole su. Manuela, pur sorpresa di quanto Katya stesse facendo, liberò senza molto sforzo una mano dalla presa di Katya. Tra le due credo che lei fosse la più forte fisicamente. Ma poi lasciò che Katya le tenesse l'altra mano, premuta sui suoi muscoli addominali. Guardò l'addome di Katya e poi Katya. Poi cominciò ad avvicinare il suo viso a quello dell'amica. Katya lo fermò, tirandolo indietro per i capelli, che continuava a stringere. Le due ragazze si guardarono intensamente. Manuela alzò la mano e sfiorò la guancia di Katya. Poi si lanciò in un bacio languido e appassionato, mugolando senza ritegno. Vidi Katya ricambiare il bacio, mentre ancora teneva premuta la mano sul suo addome. Mi scossi. Quello spettacolo era senza parole. Eccitante da morire. I muscoli di Katya, la sua personalità dolce e decisa vincevano ancora! Forse rinvigorita dalla penetrazione di poco prima, Katya era assolutamente irresistibile. Questo pensiero mi sollevò. Ma solo per un attimo. Foschi pensieri tornarono ad impossessarsi della mia mente torbida e debole. Del resto anche Manuela stava prendendosi gioco di me qualche momento prima. Dovevo fare i conti con questa consapevolezza: ero un uomo vinto, posseduto oltre ogni limite da una donna; debole, troppo debole davanti ad un corpo sodo e muscoloso di donna. Mentre questo piombo si posava su di me, muovendo dolorosamente le gambe, mi avviai verso la porta. Voltandomi per lasciare un fioco saluto alle due ragazze le vidi continuare a baciarsi appassionatamente, umiliandomi con la loro indifferenza nei miei riguardi. Aprii la porta e uscii. Virdiana@virgilio.it