IPNOSI Decima e ultima puntata di Davidmuscolo I nomi dei personaggi sono fittizi. Qualunque somiglianza o omonimia e' puramente casuale Rebecca si rivesti' lentamente. Erano trascorsi in tutto pochi minuti da quando quello sconosciuto aveva provato ad aggredirla, forse poco piu' di mezz'ora. Il tempo di ucciderlo e poi sfogare la sua voglia di sesso con quell'ispanico che era venuto a cercare di salvarlo. Come si chiamava? Carlos qualcosa. Non aveva importanza. Malgrado l'ovvia confusione che si era creata per tutto il susseguirsi di vicende, il posto rimaneva deserto. Si guardo' intorno. Per terra c'era il coltello del ragazzo nero e la pistola dell'ispanico. Raccolse la Glock e se la mise in tasca al giubbetto. Non aveva mai usata un'arma e non aveva intenzione di farlo a cominciare da allora, ma sentiva che doveva salvaguardare quell'uomo col quale aveva appena scopato. Appena la polizia avrebbe trovato il corpo del ragazzo nero, sicuramente avrebbe trovato anche quella pistola e avrebbe potuto incolparlo di qualcosa. S'incammino' soddisfatta verso la via principale per ritornare a casa. Una vera dea e' incaricata anche di proteggere le persone che l'adorano e quell'uomo si era dimostrato un vero devoto. Rebecca Goldring ormai, non riusciva piu' a distinguere la realta'. Daniel Goldring riapri' gli occhi a fatica. Non riusciva nemmeno piu' a capire da dove provenissero i suoi dolori, talmente erano sparsi per l'intero corpo. Si mise la mano destra sulla nuca e la ritiro' sporca di sangue pesto. Ora ricordava. Lo schiaffo di Rebecca che l'aveva mandato a cozzare contro la base del letto e che aveva dato il via al suo ennesimo svenimento. Provo' a rialzarsi ma si accorse che le gambe non gli reggevano e si trascino' verso la sua camera da letto. Sua moglie dormiva placidamente. Non sapeva cio' che era accaduto durante quella notte, non sapeva che la dolce Rebecca era diventata un'assassina senza scrupoli, ma sapeva che doveva far qualcosa per cercare di impedire che la situazione degenerasse. Quel maledetto dottor Weiss. Guardo' il suo orologio. Le sette e trenta di mattina. Forse a quell'ora poteva rintracciarlo. A quell'ora doveva essere in casa. Dove diavolo poteva andare? A giocarsi i suoi dollari in qualche bisca clandestina? Prego' il cielo che non fosse cosi' e digito' il numero dello studio. Libero. Nessuno rispondeva. Stava per riattaccare quando finalmente una voce femminile gli rispose " Pronto" " Oh, finalmente" sospiro' Daniel "Buongiorno e scusi se disturbo a quest'ora. Ho assoluto bisogno di parlare col dottor Weiss. E' urgentissimo. E' questione di vita o di morte. Me lo passi, la prego" " Con chi ho il piacere di parlare?" " Il mio nome e' Goldring, Daniel Goldring. Mi faccia parlare col dottore, e' veramente urgente" " Lei era un suo paziente?" " Non proprio. Diciamo che la paziente e' mia moglie. Ma la prego, non mi faccia domande inutili. Debbo parlare col dottore in persona" " Credo che sia meglio che sua moglie si indirizzi verso un altro terapeuta" " Io non ho bisogno di un altro terapeuta. Io ho bisogno del dottor Weiss, accidenti. Me lo passi immediatamente. Gli dica che io sono Daniel Goldring e vedra' che verra' immediatamente a parlare con me. Ma chi e' lei? La sua nuova segretaria? Non mi risulta che il dottor Weiss abbia una segretaria da oltre un anno. Oppure la donna delle pulizie? Mi faccia parlare con lui" " Io veramente sono sua moglie o forse sarebbe piu' esatto parlare di ex moglie. Sono venuta a ritirare alcune cose di famiglia che si trovavano nel suo studio. Mi dispiace mister Goldring, ma credo che sia impossibile per lei parlare con mio marito, a meno che non conosca un ottimo medium, sempre ammesso che lei creda nell'aldila'. Mark, il dottor Weiss, e' morto tre giorni fa e ci stiamo preparando per il funerale che si svolgera' fra poco meno di due ore. E' stato investito da una vettura, povero Mark, ed � morto sul colpo. Credo proprio che sua moglie dovra' indirizzarsi verso un altro psicologo. Mi dispiace" Daniel ascolto' incredulo le parole di quella donna " Non e' possibile. Mi dica che non e' vero. Weiss non puo' morire. Non ora almeno" La donna sospiro' dall'altro capo del telefono " Lei e' sicuro che fosse proprio sua moglie ad avere bisogno di mio marito e che non fosse lei il suo paziente? Comunque, questo e' poco importante. Ora mi scusi ma la debbo lasciare. Ho ancora molte cose da sistemare ed il funerale incombe. Buona fortuna, mister Goldring" " No aspetti. Signora Weiss. Signora Weiss" Daniel poso' il suo telefonino disperato e poi si mise le mani nei capelli. Ed ora? Cosa doveva fare ora? Adesso era chiaro il motivo per il quale sua moglie non solo non era ritornata la dolce donna di prima ma aveva ancor di piu' aumentato la sua violenza e di pari passo era aumentata la sua voglia di sesso. Poi un brivido gli percorse tutto il corpo. A fatica, con il suo fisico indebolito dalle continue percosse, senza riuscire a stare in piedi se non appoggiandosi a qualche mobile e trascinandosi per la casa, ando' in cerca della sua giacca e, dopo averla trovata, cerco affannosamente qualcosa dentro la tasca interna ed infine trovo' un foglio di carta. Era la brutta copia di quello che aveva consegnato a Weiss, il foglio sul quale aveva scritto tutto i suoi desideri reconditi, il foglio sul quale aveva, a tavolino, studiato il cambiamento di Rebecca per trovare quelle soddisfazioni che gli mancavano. Lo lesse ed inorridi'. . Se Rebecca si fosse attenuta esattamente a quegli ordini, lui era ormai in grave pericolo di vita. Sua moglie era stata attenta a non causargli delle gravi lesioni, ma il termine era scaduto. L'ordine era chiaro e quella settimana era scaduta il giorno precedente. Ormai, niente piu' impediva a Rebecca di ucciderlo, cosi' come niente le aveva impedito di andare a letto con quei due sconosciuti al termine dei sette giorni. Lacrime di disperazione scesero sulle sue guance, ma poi l'istinto di sopravvivenza ebbe il sopravvento. Doveva assolutamente scappare lontano da quella casa e lontano da Rebecca approfittando del fatto che lei dormiva ancora. Ma prima doveva farsi ricoverare in qualche ospedale. La sua situazione era ormai molto critica ed un'altra dose di percosse poteva essergli fatale. Afferro' il telefonino e il portafogli assicurandosi che le sue carte di credito e la sua tessera sanitaria fossero all'interno e poi, soffrendo le pene dell'inferno per tutti quei dolori che lo martoriavano, cerco' di raggiungere la porta per scappare. Cadde, si rialzo' ma ricadde di nuovo e poi striscio' come un verme. La porta era ormai la', a distanza di pochi metri. Non avrebbe rivisto piu' la sua adorata Rebecca, ma doveva assolutamente raggiungere quella porta e scappare. Fuggire da quella casa dove era stato felice insieme alla donna piu' deliziosa che si possa immaginare, quella donna che era diventata un mostro e che lui aveva fatto diventare una pericolosa bomba innescata. Rebecca si sveglio' di soprassalto alzando gli occhi sul soffitto e togliendosi i capelli dal volto. Aveva dormito poco e aveva di nuovo un gran mal di testa. Possibile che non ci fosse un medicinale che poteva aiutarla? Lei, una dea, soggetta a una banale nevralgia? Doveva assolutamente trovare un medico che potesse aiutarla e penso' che anche un essere superiore come lei poteva aver bisogno di un uomo comune, a volte. Si alzo' dal letto e si mise davanti allo specchio. Era interamente nuda, a parte un minuscolo paio di slip e gongolo' vedendo la sua immagine riflessa. Se era vero che quel mal di testa la accompagnava ormai da diversi giorni, era altrettanto vero che tutto il resto del corpo funzionava alla meraviglia. Osservo' le sue braccia flettendole e facendo uscire quei piccoli muscoli d'acciaio, muscoli talmente forti che le avevano permesso di uccidere un uomo possente sollevandolo e strangolandolo. Non sentiva nessuna pieta' verso quello sconosciuto che era stata costretta ad uccidere. Cosi' sarebbero finiti tutti coloro che non si fossero prostrati dinanzi a lei, idolatrandola e riconoscendone la superiorita' e quel ragazzo aveva avuto la giusta punizione per cio' che aveva osato fare. Il suo sguardo si poso' poi sul seno, dritto e duro e indugio' con le mani su di esso. Sentiva che aveva di nuovo bisogno di un maschio, delle sue mani per toccarla, della sua bocca per baciarla e soprattutto del suo cazzo per fare sesso. Maschi! Esseri che lei sentiva oramai inferiori, creati soltanto per dare soddisfazione alle donne superiori come lei. Ed a proposito di maschi, c'era sempre suo marito, per quello che valeva. Doveva averlo assolutamente. Subito. Abbandono' la veduta del suo corpo mozzafiato riflesso sullo specchio per andarlo a cercare ma, appena varcata la soglia della porta della sua camera da letto, si accorse di quella figura strisciante diretta verso la porta d'uscita. Daniel era infatti nel corridoio e si stava trascinando verso la porta. Gli mancava poco ormai e ne era quasi a ridosso. La raggiunse e mise la mano sulla maniglia per aprirla, senza accorgersi che sua moglie osservava divertita la scena. Dove pensava di andare quell'essere inferiore? Rapidamente, raggiunse anch'ella la porta, richiudendola con il piede. Solo allora Daniel, alzando gli occhi, si accorse di sua moglie. Malgrado la situazione, non pote' fare a meno di osservarla e di trarne le logiche conseguenze. Era semplicemente meravigliosa. Pur senza trucco e senza abiti sensuali, quasi interamente nuda, le sue forme erano di una perfezione unica. Perche' non poteva tornare indietro nel tempo a quando quelle forme appartenevano alla ragazza piu' dolce che avesse mai conosciuto, alla donna che tutti gli invidiavano, alla ragazza acqua e sapone che quasi si vergognava di trovarsi nuda di fronte a lui e che lo riempiva di coccole e di attenzioni, dedicandosi a lui come soltanto una donna profondamente innamorata e' in grado di fare? A tutto questo Daniel Goldring pensava mentre la mano possente di sua moglie lo afferro' per la giacca " Dove pensavi di andare, brutto idiota?" " In ospedale" rispose l'uomo " Sto male, Rebecca. Ho dolori dappertutto. Ho paura che una costola rotta mi abbia perforato il polmone. Non riesco quasi a respirare" Nessuna compassione sul bellissimo volto della donna che anzi, si inaspri' ancor di piu' " Ti avevo detto che per qualunque cosa tu avresti dovuto chiedere il mio permesso. Non dovevi permetterti di agire di testa tua" " Me l'avresti dato il permesso, Becca?" " No! " rispose semplicemente e sadicamente Rebecca, accompagnando quel monosillabo con uno schiaffo terribile. Ancora una volta Daniel volo' per il corridoio andando a sbattere contro il muro " Alzati!" gli ordino' la donna. Daniel provo' a farlo, ma ricadde a terra " Non ce la faccio. Abbi pieta' Rebecca, ricordati di quando mi amavi" " Ti ho detto di alzarti e non ti ripetero' l'ordine, altrimenti ti ammazzo come ho fatto con quel ragazzo stanotte" Daniel si mise le mani nei capelli " Hai ucciso un ragazzo? Rebecca, ti rendi conto della gravita' del tuo atto? Ora ti verranno a cercare, ti arresteranno. Perche' hai fatto una cosa simile?" Un ghigno si formo' sul viso della donna " Perche' io sono una dea e tutto mi e' permesso, anche di togliere la vita a qualcuno. Ed ora tocca a te. Adesso alzati" Daniel provo' per l'ennesima volta a rialzarsi, con il volto inondato dalle lacrime, maledicendosi per cio' che aveva compiuto. Con una fatica immane riusci' a mettersi in piedi, con le gambe tremolanti, osservando sua moglie che si avvicinava minacciosa verso di lui. La donna giro' poi su se stessa e, con il suo perfetto stile di karate, lo colpi' con un calcio al volto. Daniel senti' un dolore immenso entrargli nel cervello. Quel calcio era stato micidiale e la potenza di Rebecca troppo esplosiva per lui. Si accascio' nuovamente. La donna era pero' su di lui e lo prese di nuovo per il bavero della giacca " Avrei potuto ucciderti, ma prima voglio che tu mi soddisfi. La tua padrona sta per prenderti" Rebecca strappo' la giacca di dosso a Daniel e poi fece la stessa cosa con la camicia e con i pantaloni e quindi lo sollevo' mettendoselo in braccio ed incamminandosi verso la camera da letto. Daniel era parzialmente cosciente, anche se intontito dal tremendo calcio. Riusciva ormai a vedere ben poco di cio' che accadeva intorno a lui. Sapeva che si trovava sul suo letto interamente nudo e vedeva la sua bellissima Rebecca mettersi sopra di lui. Solo allora si rese conto di avere una poderosa erezione. Come era possibile, in quelle condizioni? Eppure ce l'aveva. Forse l'ennesima dimostrazione di forza da parte di sua moglie l'aveva eccitato, forse la sua bellezza sconvolgente, ma di sicuro in quel momento stava penetrando sua moglie che gli prese le mani per metterle sul suo seno. Gli era sempre piaciuto toccare i seni di Rebecca, sentirli cosi' straordinariamente duri e toccare invece la sua pelle morbida. Come potevano convivere in lei queste due doti all'antitesi? La morbidezza vellutata di tutta la sua pelle e la durezza dei suoi muscoli e dei suoi seni. Eppure era cosi'. Indugio' sui capezzoli, prendendoli con il pollice e l'indice e rendendoli in breve tempo turgidi, mentre lei si dibatteva furiosa ed eccitata sopra di lui. Sentiva il caldo tepore della fica di sua moglie avvolgere il suo membro quasi come se fosse un rifugio e, malgrado le sue condizioni, godere ogni istante di quell'amplesso. Rebecca adesso pero' iniziava a schiaffeggiarlo violentemente ed a colpirlo furiosamente con dei pugni al volto senza pero' riuscire a capire cosa dicesse e cosa volesse, sempre piu' intontito. Le sue mani, sempre piu' deboli, lasciarono i seni di Rebecca e si adagiarono sul letto, mentre tutto intorno cominciava a dissolversi. Daniel si rese conto che stava morendo, che il suo corpo non era piu' in grado di resistere alle percosse della donna che lo stava cavalcando furiosamente e penso' che, tutto sommato, poteva considerarla una morte piacevole. Morire facendo sesso, morire facendo la piu' bella scopata della sua vita con l'unica donna che avesse mai amato in vita sua, morire per mano di quella splendida amazzone, dopo aver vissuto sulla propria pelle la sua potenza esplosiva, la sua forza devastante ed aver assaggiato il potere femminile in tutte le sue sfumature. Non era quello che voleva? Ma un rammarico lo colse proprio all'ultimo istante. Cosa sarebbe stato di sua moglie? Cosa le sarebbe accaduto? Come sarebbe riuscita a sopravvivere in quelle condizioni? Penso' al fatto che lei era diventata un'assassina, immagino' la polizia che la arrestava, semmai lei si fosse fatta arrestare. Penso' che per prenderla avrebbero dovuto ucciderla. Lei ormai si sentiva un essere superiore e difficilmente avrebbe accettato passivamente di farsi mettere le manette ai polsi. Provo' ad aprire la sua bocca. All'inizio non riusci' ad articolare un suono, ma poi guardo' teneramente quella donna che lo stava uccidendo " Addio amore mio. Perdonami per quello che ti ho fatto" Furono le ultime sue parole. Daniel Goldring rovescio' la testa sul letto rimanendo immobile, mentre Rebecca proseguiva imperterrita a scoparlo. Lo aveva picchiato duramente stavolta. I pugni che si erano abbattuti sul volto di Daniel erano stati veri e propri macigni ed aveva goduto ogni volta che aveva visto il sangue di suo marito schizzare dappertutto e quel piacere, aggiunto a quello che stava provando scopandolo, le stavano facendo provare nell'insieme un godimento unico, fino ad arrivare all'orgasmo piu' violento e piu' bello della sua vita. Indugio' ancora per qualche secondo in quella posizione, senza rendersi assolutamente conto che le sue ultime percosse, inflitte nell'enfasi del momento amatorio, erano state letali per lui, ma poi si alzo' da sopra di lui in preda ad una strana sensazione " Daniel. Daniel, perche' volevi che io ti perdonassi? Cosa intendevi dire? Daniel svegliati " Rebecca guardo' quel volto, una volta tanto amato e solo allora capi' che suo marito era morto, che lo aveva appena ucciso. Si guardo' intorno spaesata e poi si mise le mani nei capelli. Cosa aveva fatto? Che cosa era successo? La vecchia Rebecca era tornata a galla e i suoi occhi si riempirono di lacrime, all'inizio silenziose per poi salire sempre piu' d'intensita' , fino a diventare vere e proprie urla di disperazione. Non riusciva a capire nulla, non si ricordava di niente, riusciva solo a capire che suo marito era appena morto e che, probabilmente, era stata lei ad ucciderlo " Daniel, Dani, amore mio non mi lasciare. Ti prego, guardami, parlami" Abbraccio' il corpo di suo marito ancora caldo, mettendoselo sulle gambe, baciandolo e accarezzandolo, toccandogli i capelli, mentre il suo cervello sembrava dovesse schizzare fuori da un momento all'altro dalla sua testa. Quelle voci ... ... quelle maledette voci che continuavano a ronzarle dentro, che dicevano che lei doveva godere di quello che aveva appena fatto, che lei era una dea e che tutto le era concesso. No, lei era Rebecca Goldring, la moglie fedele e innamorata, disperata per cio' che aveva commesso. Come aveva potuto compiere un'azione cosi' aberrante? Le lacrime continuavano a scendere inesorabili e la sua disperazione farsi quasi palpabile. Cosa sarebbe stato di lei? Come avrebbe potuto vivere senza la persona amata al suo fianco? Si mise le mani sulla orecchie, quasi a non voler sentire quelle voci che sembravano doverle perforare il cervello, guardando il corpo straziato di Daniel e continuando a piangere. Rebecca combatteva contro quelle voci, combatteva con tutte le sue forze, ma anche lei, dotata di forza fisica non comune, capace di gesta che pochissimi al mondo avrebbero potuto compiere, nulla pote' contro la violenza di quelle voci. Si accascio' sul letto accanto al corpo senza vita di Daniel mettendosi le mani sulla faccia e quando le tolse il suo sorriso sadico che l'aveva accompagnata in quegli ultimi giorni si affaccio' di nuovo sul suo bel viso. Si alzo' dal letto, prese un accappatoio e si diresse con passo sicuro verso il bagno. Con calma si tolse il suo minuscolo slippino e si immerse nell'acqua tiepida, massaggiando il proprio corpo con un bagnoschiuma rilassante. Oh ci voleva quella doccia per farle affrontare la giornata con un piglio diverso. Usci' dal box e si mise seduta dinanzi allo specchio della sua camera a stirarsi i capelli con la piastra poi apri' il suo armadio alla ricerca di qualcosa da indossare per andare al lavoro. Osservo' la moltitudine di abiti e poi richiuse l'armadio con rabbia. Non c'era nulla che facesse al caso suo. Poi penso' a tutte le cose che si era comperata durante quella settimana trascorsa al mare. Scarto' gli indumenti di latex. Quelli li avrebbe indossati quella sera quando sarebbe uscita alla ricerca di un maschio, ma c'erano tutte le altre cosine che aveva comperato precedentemente, tra cui quel mini abito color nocciola che le delineava perfettamente il suo stratosferico corpo. Lo indosso' e poi inizio' a truccarsi. Prima gli occhi, poi le guance e quindi delineo' le sue labbra con un rossetto rosso per poi compiacersi osservando il risultato completo. Era bellissima e tale si sentiva. Prese anche gli stivali di camoscio e si sedette sul bordo del letto per calzarli. Adesso era pronta. Diede un'occhiata al corpo di Daniel e si ripromise di sbarazzarsene non appena fosse tornata dal lavoro, ma sentiva che doveva prima saldare i conti con delle persone. Con John Reynolds, ad esempio, il suo capo, che tempo fa aveva osato sgridarla per aver perso un appuntamento, ma anche con Lindsay, una sua collega che le aveva rubato un affare, e con Freddy, un tizio che le aveva strusciato la sua auto e non aveva voluto riconoscere la sua colpa. Ma poi ce n'erano altri, tanti altri che avevano compiuto azioni riprovevoli verso di lei prima che diventasse una dea. Cosa avrebbe fatto loro? Li avrebbe uccisi con le sue mani, affinche' tutti gli altri imparassero a temerla, a rispettarla e ad adorarla, come si conveniva ad una vera dea. Perche' lei era veramente una dea scesa in terra. Quella voce glie lo continuava a ripetere e lei ne aveva preso ormai pienamente coscienza. Tutto le era concesso perche' lei era Rebecca, l'unica vera dea. Fine Per critiche e curiosita'. Inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it