IPNOSI Ottava puntata di Davidmuscolo I nomi dei personaggi sono fittizi. Qualunque somiglianza o omonimia e' puramente casuale Carlos Fuentes guardo' l'ora. Tra poco meno di due ore avrebbe terminato di lavorare e sarebbe potuto rientrare finalmente a casa. Era figlio di portoricani immigrati ma si sentiva completamente americano. Aveva una bella moglie, due figli adorabili ed un lavoro faticoso ma abbastanza remunerativo ed una casetta col giardino di cui pagava il mutuo con difficolta' ma quasi con gioia. A quarant'anni poteva definirsi soddisfatto di cio' che aveva fatto fino ad allora, anche grazie all'aiuto di sua moglie che contribuiva anche economicamente. Grande paese l'America, dove anche chi e' nato povero puo' riuscire, col sudore della fronte, a farsi una vita e ad integrarsi. I suoi figli andavano a scuola insieme a quelli dei suoi vicini, americani puri, ed erano accettati completamente. Carlos Fuentes si sentiva veramente parte integrante della comunita' dove risiedeva ed era felice di appartenervi. Certo, il suo lavoro non era semplicissimo. Fare il taxista era veramente stressante. Clienti noiosi, a volte logorroici, pretese insopportabili e anche qualche pericolo, soprattutto quando faceva il turno di notte, come stava appunto facendo in quel momento. Ma si era attrezzato bene, come la maggior parte dei suoi colleghi, con un vetro anti-proiettile che lo divideva dai clienti e con un'arma dentro al cruscotto, una Glock 19 semiautomatica naturalmente denunciata da perfetto cittadino. Arma che non aveva mai usato fino ad allora ma che lo faceva girare per le strade della citta' piu' tranquillo. Intanto, cominciava a fare i conti con quella nottata di lavoro. Aveva appena accompagnato un cliente in quella zona ed aveva incassato altri 23 dollari piu' due di mancia, ma non era stato un turno particolarmente remunerativo. Ormai, la citta' di notte, soprattutto in pieno inverno, era in balia di ladri, puttane e sfruttatori e ben poca gente normale aveva bisogno di un taxi alle quattro di mattina. Ma non si lamentava eccessivamente Carlos Fuentes, ben sapendo che lui, per essere di provenienza ispanica, poteva considerarsi senz'altro un fortunato. Inseri' il navigatore per ritornare il piu' velocemente possibile al capolinea dove avrebbe avuto l'opportunita' di prendere almeno un'altra corsa per concludere la nottata degnamente, quando senti' dei rumori provenire da quella traversa sulla destra e rompere quel silenzio assordante. Si trattava di voci. Rallento' ma non riusciva a vedere niente. L'istinto gli diceva di proseguire e di farsi i fatti suoi, ma Carlos si sentiva un cittadino modello e voleva vedere cosa stesse accadendo, per poi eventualmente chiamare la polizia. Giro' a destra, incurante del navigatore che gli chiedeva di proseguire dritto e dopo un centinaio di metri noto' la scena. Un giovane nero stava aggredendo una donna bionda molto alta. Doveva assolutamente intervenire. Spense le luci della macchina per proseguire quegli ultimi metri senza farsi notare e per cercare poi di prendere l'uomo alle spalle per neutralizzarlo. Apri' il cruscotto della sua auto ed estrasse la Glock togliendone la sicura. Stava per scendere quando si blocco'. La scena si stava facendo piuttosto strana. Non riusciva a sentire le parole ma poteva vedere bene, malgrado la totale assenza di luce elettrica in quel punto, anche per merito di quella bella luna che rischiarava quel tanto da potergli permettere una visione piu' che discreta. La cosa strana era che la donna si era messa con le mani sui fianchi a sfidare dichiaratamente l'uomo dopo aver evitato i pugni muovendosi con destrezza e velocita'. Ma cio' che accadde in seguito rese Carlos ancora piu' meravigliato. La donna infatti, con un terrificante calcio, probabilmente una mossa di karate effettuata in modo splendido, aveva preso al volto l'uomo spedendolo al tappeto. Carlos sorrise. Pero' ... ..Evidentemente, quel malvivente si era scelto proprio un soggetto sbagliato ed infatti Fuentes, ora che il nero era a terra e con la sua figura non ostruiva piu' la visione della donna, pote' notare come quella figura femminile fosse veramente notevole, con un corpo statuario e molto atletico. Ma Carlos si accorse ben presto che i suoi di meraviglia erano appena all'inizio. La donna bisso' infatti quel calcio con un altro ancor piu' potente e quindi rialzo' il tizio nero per finirlo con un tremendo pugno allo stomaco. Straordinario! Carlos non aveva mai visto una donna picchiare in quel modo. Ma ora quella donna si avvicinava al nero. Ma perche' non scappava? Lo aveva colto di sorpresa e lo aveva neutralizzato, ma stava giocando col fuoco. Ed invece lo fece rialzare di nuovo. Il ragazzo nero barcollava come se fosse ubriaco. E adesso cosa faceva quella donna? No impossibile! Quello che stava vedendo non aveva senso. Non poteva essere vero. La donna lo aveva sollevato con estrema facilita' sopra le sue spalle. Non era una cosa possibile. Forse non era una donna. Non poteva essere una donna. Non vedeva bene il volto con quell'oscurita' e forse si trattava di un travestito. Aveva letto che i travestiti spesso possono essere molto violenti se aggrediti. Eppure, quel corpo era senz'altro femminile, ne era certo. Tutto quello che stava vedendo non aveva senso. Quella donna, almeno tale la doveva considerare in attesa di accertarsene, possedeva una forza spaventosa. Nemmeno un uomo robustissimo avrebbe potuto sollevare un tizio di circa cento chili con quella facilita'. Lui, senz'altro, non ci sarebbe potuto mai riuscire. Ma intanto, la situazione si era completamente ribaltata ed ora in pericolo c'era l'uomo. E sembrava anche un pericolo grave in quanto la donna forzuta lo sbatte' al muro con una violenza inaudita e poi lo risollevo' da terra per finirlo con una dose di pugni. Carlos rimase per un attimo senza fiato. La scena era stata violentissima e assolutamente inaspettata, ma adesso lui cosa avrebbe dovuto fare? Rimase per qualche secondo interdetto mentre, al di fuori, la situazione aveva preso una piega completamente inaspettata. La donna infatti, non contenta di come aveva ridotto quel ragazzo, lo risollevava di nuovo. E adesso cosa stava facendo? No, questo non poteva essere reale. Lo teneva per il collo e lo stava alzando con una mano sola e Fuentes vedeva il ragazzo dibattersi inutilmente cercando di togliere quella mano dalla forza mostruosa dal suo collo, mentre i suoi piedi stavano lasciando il terreno sempre di piu', fino alla totale estensione del braccio. Pazzesco! Accarezzo' la sua Glock 19. Doveva fare assolutamente qualcosa se voleva salvare la vita a quel ragazzo nero. Chiamare la polizia non avrebbe avuto senso. Prima che i poliziotti si fossero organizzati, dopo la miriade di domande che gli avrebbero senz'altro fatto, quell'uomo sarebbe morto e, da come stava rallentando i suoi movimenti, doveva mancare poco. Scese dal suo taxi e avanzo' verso i due con la pistola in pugno. Aveva la donna che gli dava le spalle e vedeva ormai chiaramente il ragazzo con la faccia sanguinante e stravolta " Ferma! Metti giu' quell'uomo altrimenti ti sparo" Rebecca si volto' lentamente, sempre tenendo Isaiah per il collo. Sembrava che quel ragazzo, pur notevolmente robusto, pesasse un'inezia per lei. La donna osservo' il nuovo arrivato " E tu chi sei? Come osi interrompermi? Come osi dirmi cosa io debba fare? Io sono una dea e ho deciso che quest'uomo deve morire e se tu sei un suo amico, morirai anche tu" Carlos Fuentes rimase di stucco. Ora che ce l'aveva a pochi metri, poteva notare come fosse realmente una donna. E che donna! Credette di non aver mai visto una femmina di tale bellezza e sensualita'. Ma era anche una pazza scatenata. Aveva appena detto che era una dea. Senz'altro si trattava di una persona con le rotelle fuori posto, ma anche di una tipa che aveva una forza immensa e, mentre la osservava, non riusciva a capacitarsi di come facesse a sollevare quel ragazzo in quel modo. Ma intanto, la reazione della donna e la sua bellezza lo fecero balbettare " Co.. come? No, io non sono un suo amico, ma ho il dovere di impedire che tu lo uccida" Rebecca scoppio' a ridere " E come? Con quella pistola? Allora non hai capito. Io sono una divinita' e prima che tu prema il grilletto io ti avro' gia' disarmato" Carlos respiro' a fondo nervosamente. Aveva visto cosa quella donna fosse in grado di fare ed aveva una notevole paura. Cerco' di indietreggiare per non trovarsi a stretto contatto con lei, ma Rebecca aveva capito queli fossero le intenzioni dell'ispanico. Sapeva perfettamente di non essere invulnerabile, pur sentendosi per tutto il resto un essere divino, totalmente superiore a chiunque e decise di togliersi il fastidio di quell'uomo, cosi' come ci si toglie una mosca che svolazza sopra la propria testa. Abbandono' la presa su Isaiah che cadde rovinosamente a terra e poi, con un breve saltello, si libro' in volo andando a cogliere con la sua gamba destra il braccio teso di Carlos che teneva la pistola e quindi, appena tornata in terra, con lo stesso piede e girando su se stessa, colpi' il taxista al volto. Carlos stramazzo' a terra. Per un attimo si chiese addirittura cosa gli era successo, incapace di realizzare l'accaduto, ma poi riusci' a capire' e la cosa lo lascio' sconcertato ma soprattutto terrorizzato. Osservo' comunque la bellissima donna allontanarsi da lui per andare a riprendersi il ragazzo nero che risollevo' di nuovo sempre prendendolo per la gola e poi tornare da lui e mettergli un piede in testa " Idiota! Ti avevo appena detto che non potevi far nulla contro di me" Carlos osservo' quello stivale dal tacco a spillo smisurato sopra la sua testa, completamente terrorizzato. Sarebbe bastato che quella donna avesse schiacciato quel piede e, con la forza che si ritrovava e con quei tacchi che potevano essere considerati vere e proprie armi, lui sarebbe stato infilzato come un pollo allo spiedo. Pur in quel momento cosi' tragico per lui, gli venne in mente che piu' di una volta aveva chiesto a sua moglie di indossare scarpe col tacco a spillo in quanto gli piacevano da morire, ma sua moglie aveva sempre declinato quella richiesta e promise a se stesso che, se mai fosse uscito vivo da quella situazione, mai e poi mai avrebbe rinnovato quella richiesta a sua moglie. Forse gli piacevano ancora, ma non abbastanza da morire per causa loro. Isaiah Cross stava spendendo i suoi ultimi istanti di vita incapace di raccapezzarsi. Le forze ormai lo avevano abbandonato del tutto ed era completamente in balia di quella donna bionda. Aveva detto di chiamarsi Rebecca e lo stava strangolando. Ormai il fiato cominciava a mancargli quasi del tutto e la mano ferrea della donna gli stava schiacciando la trachea. Che brutta morte! Aveva sempre pensato di poter morire a causa di una sparatoria oppure a causa di una coltellata durante una rissa, ma mai avrebbe immaginato una fine del genere, ucciso da una donna bianca dotata di una forza mostruosa. I suoi ultimi pensieri non furono pero' del tutto tragici. Spero' che la sua assassina non venisse mai presa. Non avrebbe potuto sopportare che i suoi conoscenti del ghetto potessero venire a sapere che era stato ucciso a mani nude da una donna bellissima e sexy e l'ultimo pensiero, mentre Rebecca stringeva inesorabilmente la sua mano d'acciaio intorno al suo collo, fu di rimpianto. Non avrebbe potuto fare mai piu' sesso con una donna bianca. Accidenti ai preservativi. Rebecca senti' quasi l'anima di Isaiah uscire da quel corpo ormai inanimato. Lo poso' con delicatezza per terra. Non aveva senso infierire su un corpo morto. Quindi, osservo' l'altro uomo, quello che teneva sotto minaccia con il piede sopra la sua testa. Tolse la gamba e fece cenno all'uomo di alzarsi. Carlos abbedi' terrorizzato e Rebecca lo prese per un braccio. Ed ora avrebbe ucciso anche lui?. Era ovvio. Aveva appena assistito ad un suo omicidio ed era scontato che non l'avrebbe lasciato andare " Ti prego, non mi uccidere. Non diro' niente" Provo' comunque a supplicare. Rebecca lo guardo' in modo strano. La stava pregando e questo le piaceva immensamente. E non era male nemmeno fisicamente. Aveva la faccia da ispanico e, nel suo immaginario, aveva sempre visto gli ispanici come uomini molto caldi sessualmente, capaci di soddisfare le loro donne e aveva appena perso un occasione con quel giovanotto nero che poi era stata costretta ad uccidere " Come ti chiami?" chiese all'uomo prendendolo per un braccio " Carlos Fuentes" rispose il taxista sempre tremando come un cucciolo di capriolo di fronte alla leonessa. Sapeva che non poteva far nulla contro quella sconosciuta. Aveva visto abbastanza per capire che non si trattava di una donna normale. Aveva detto addirittura di essere una dea. E se fosse stato vero? Era troppo bella, troppo forte, troppo perfetta per essere completamente umana. Forse poteva essere un'aliena, una di quelle che si nascondono in mezzo ai terrestri, stando a sentire le chiacchiere dei patiti di fantascienza. E forse, dopo quello che aveva appena visto, non si trattava di dicerie. Comunque, chiunque fosse, lui non era assolutamente in grado di contrastarla ed era abbastanza intelligente per capire che gli conveniva accettare qualsiasi richiesta fosse pervenuta da quella donna se voleva avere una piccola speranza di portare a casa la pelle. Rebecca intanto, aveva deciso. Non ce la faceva piu' ad attendere oltre. Aveva assoluto bisogno di fare sesso. Doveva farlo e, tutto sommato, quell'uomo gli sembrava la persona giusta per cercare di appagare i suoi desideri. Forse, quel tipo sarebbe riuscito a soddisfarla. E con questo tipo, con questo Carlos, non aveva importanza nemmeno il preservativo. Si vedeva chiaramente che era un tipo a posto e non un drogato come quello che aveva appena ammazzato. Gli lascio' il braccio " Spogliati" Carlos la guardo' esterrefatto. Non aveva la piu' pallida idea di cosa lei volesse fare e gli vennero in mente idee strane. Non pensava che lei volesse fare sesso, ma pensava che lo volesse uccidere in qualche modo sadico, facendolo denudare per poi infierire sul suo corpo " Co ... Cosa? Pe ... .Perche' mi devo spogliare" balbetto' infatti. Rebecca si spazienti' e prese Carlos per il mento, terrorizzandolo ancor piu' di quanto non lo fosse in quel momento " Ti ho detto di spogliarti. La tua dea ti ha dato un ordine e tu devi obbedire alla tua dea se vuoi continuare a vivere" Carlos accenno' di si con la testa tremando. Si tolse prima il giaccone, poi la maglia e il pantalone ed infine la camicia, rimanendo con le scarpe e con gli slip davanti a quella donna altissima, che con quei tacchi enormi lo superava di almeno trenta centimetri. Forse era veramente un essere venuto da un altro mondo oppure una divinita' scesa in terra. Rebecca intanto, cominciava ad ansimare. La sua voglia di sesso si stava facendo sempre piu' enorme e quella vocina dentro di lei aveva ripreso a sussurrare. Le diceva e lei sapeva solo che aveva l'obbligo di ascoltare quella vocina interiore per non sentirla piu'. La stava facendo impazzire. Osservo' Carlos che continuava a tremare di fronte a lei ed un sorriso le riempi' il suo bel viso. Era cosi' che dovevano porsi gli uomini di fronte a lei. Con una mano prese l'uomo per gli slip strappandoglieli di dosso e lasciandolo interamente nudo e con soddisfazione noto' che l'uomo aveva raggiunto un'erezione piuttosto considerevole e che le sue misure erano di gran lunga superiori a quelle di suo marito e a quelle di quegli altri due uomini di poche ore prima. Si tiro' giu' il suo pantalone di lattice in preda ormai al desiderio piu' sfrenato " Se te ne vieni prima di farmi godere, io ti ammazzo, ti stacco il cazzo e te lo faccio mangiare" " Si signora" rispose Carlos in preda alla paura piu' totale. Eppure, quella paura gli stava provocando un aumento dell'adrenalina in circolo ed un aumento esponenziale del suo desiderio. Forse per la bellezza oggettiva della donna, bellezza che lui non aveva mai riscontrato simile in altri soggetti femminili, per la particolarita' di quell'amplesso che stava per andare a compiere, fatto in mezzo alla strada, seppur in un posto nascosto e per la stranissima situazione di sentirsi completamente nelle mani di un'altra persona. Rebecca si posiziono' a ridosso del muro, poggiando le sue mani su di esso, chinandosi e divaricando le gambe, aiutando Carlos a fare entrare il suo pene dentro di lei. Appena senti' la penetrazione, Rebecca chiuse gli occhi mordicchiandosi il labbro inferiore. Solo in quei momenti riusciva a sentirsi appagata, come se l'organo maschile non fosse altro che un mezzo per riempire il suo vuoto. Il suo respiro si fece affannato ed i suoi movimenti sempre piu' sensuali e sfrenati. Voleva assaporare completamente quel piacere che cominciava ad inondarla completamente. L'ampiezza del pene di Carlos e la sua erezione, diventata ovviamente possente, faceva in modo che le sue pareti vaginali fossero continuamente sfregate ad ogni movimento e cio' la faceva sussultare di piacere e le fecero raggiungere l'orgasmo in breve tempo. Anche Carlos ormai era al limite della sua resistenza, ma con molto mestiere riusci' ad astenersi dall'eiaculare. Sapeva che non poteva farlo se voleva salvarsi, ma fu proprio quella donna misteriosa ad ordinarglielo " Ora vieni! Fammi sentire il tuo sperma dentro di me. Ti ordino di venire" Carlos non si fece ripetere l'ordine. Chiuse gli occhi e spinse fortemente dentro di lei abbandonandosi finalmente al proprio istinto, inondando la vagina di quella donna e riuscendo ad avere il piu' straordinario orgasmo della sua vita. Rebecca intanto smise di muoversi. Era sazia per il momento. Ma solo per il momento. Fece uscire il pene di Carlos da dentro di lei e si volto' " In ginocchio. Ora voglio che tu la lecchi per bene. Voglio godere ancora, ancora ed ancora" Carlos obbedi' cercando di raggiungere il clitoride della donna con la sua lingua, impegnandosi come se quello che stava compiendo gli potesse salvare la vita. E non era forse cosi'? Ancora una volta Rebecca raggiunse l'orgasmo velocemente. Quel desiderio sfrenato le aveva accorciato di gran lunga la durata media dei suoi momenti amatori ed in quelle condizioni, riusciva a raggiungere un orgasmo in tempi relativamente brevi, di sicuro inferiori a quelli delle altre donne ed anche di lei stessa fino a pochi giorni prima. Ma non era importante questo per Rebecca. L'importante era che sembrava finalmente soddisfatta. Non sapeva che fra pochissimo avrebbe riavuto desiderio di sesso, ma per il momento era sazia. Fece rialzare Carlos, impiastricciato completamente dei suoi umori e lo guardo' con occhi piu' tranquilli " Hai una famiglia, Carlos?" " Si signora. Ho una moglie e due figli. La prego, loro hanno ancora bisogno di me, non mi uccida" Rebecca osservo' l'uomo. Anche lei, fino a pochi giorni prima, prima di diventare una dea, voleva dei figli. Che strano! Le sembrava quasi che quella fosse ormai la vita di un'altra persona, una vita che non solo non le apparteneva piu', ma che forse non le era mai appartenuta e che non le sembrava vero nemmeno di aver vissuto " Vai allora Carlos. La tua dea ti fa il dono della vita. Non sprecarla perche' un giorno potrei venire a riprendermela. La tua vita mi appartiene. Tutto mi appartiene. Io sono Rebecca, la dea. Vai Carlos" Senza nemmeno rivestirsi, Carlos afferro' i suoi indumenti e si inchino' con deferenza di fronte a Rebecca " Grazie dea. Non sprechero' la mia vita" La guardo' per un'altra volta. Pazza. Quella donna era completamente pazza. O forse era veramente qualcuna con delle doti superiori al normale. Di sicuro era la donna piu' bella che avesse mai incontrato e, divinita' o no, aliena o terrestre, possedeva in abbondanza tutte le caratteristiche di una donna normale, almeno per quanto riguardava il sesso. Cio' che contava comunque, era che fosse salvo. Apri' la macchina di corsa. Aveva lasciato la sua Glock in terra e questo gli avrebbe fatto trascorrere dei brutti momenti con la polizia quando gli agenti avrebbero trovato il corpo senza vita di quel ragazzo nero. Ma non poteva fare altrimenti. Raccoglierla da terra avrebbe potuto creare qualche malinteso con quella donna. Con i poliziotti qualche scusa si sarebbe inventato. In fondo, l'uomo non era morto per un colpo partito dalla sua arma e avrebbe potuto dire loro che era intervenuto per cercare di salvare quel povero ragazzo e che poi era stato sopraffatto. Tutto sommato, la verita'. Ma non avrebbe mai confessato di aver visto una donna bionda e bellissima uccidere quel ragazzo strangolandolo con una mano dopo averlo sollevato e che in seguito questa donna lo aveva quasi violentato. Questo non avrebbe mai potuto dirlo. Come giustificare il fatto che l'avesse poi lasciato andare praticamente illeso? Avrebbe potuto dire di essere fuggito approfittando di un attimo di distrazione degli assalitori. Gli avrebbero creduto, ne era sicuro. Lui era incensurato, un cittadino modello, un vero americano. Gli dovevano credere, anche se stentava a credere lui stesso che si era trattato di una cosa reale e non di un'allucinazione. Si guardo' nello specchietto retrovisore. La faccia ancora sporca degli umori della donna e la bocca gonfia e sanguinante per il calcio ricevuto stavano a testimoniare che si era trattato di un evento realmente vissuto. Sospiro' e mise in moto il suo taxi allontanandosi di corsa fermandosi soltanto un paio di isolati piu' avanti. Si rivesti' e scese dal taxi. Di fronte a lui un bar aperto. Ci voleva un caffe' e doveva darsi assolutamente una lavata. Era stato tutto vero, anche se Carlos Fuentes continuava a scuotere la testa. Era stato tutto assolutamente vero. Fine nona puntata Per critiche e curiosita'. Inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it