IPNOSI Ottava puntata di Davidmuscolo I nomi dei personaggi sono fittizi. Qualunque somiglianza o omonimia e' puramente casuale Rebecca si mise seduta sul letto ancora interamente nuda. La testa, la sua maledetta testa sembrava che le stesse scoppiando. Solo quando faceva sesso sembrava dimenticarsi di quel dolore, di tutte quelle voci che continuavano a ronzarle dentro la testa. Avrebbe dovuto dormire un po'. Forse aveva bisogno semplicemente di riposo. L'indomani avrebbe dovuto ricominciare a lavorare, ma come avrebbe fatto a farlo in quelle condizioni? Eppure sentiva che doveva farlo. Quella voce maledetta le diceva che sarebbe di nuovo dovuta tornare al lavoro e lei l'avrebbe fatto, ma prima doveva trovare il modo di neutralizzare suo marito. Non voleva che quell'inetto scappasse e lo trascino' ai piedi del letto con l'intenzione di legarlo con un lenzuolo come aveva fatto precedentemente nella casa al mare. Daniel la guardo' implorante " Ti prego, Rebecca, torna in te. Io ti amo. Tu non sei fatta cosi', tu sei dolce e buona e mi ami" Rebecca lo guardo quasi schifata " Io sono una dea e tu devi adorarmi, devi servirmi e riverirmi, devi inginocchiarti ai miei piedi. Come puoi pretendere di amarmi come una donna normale? Come puoi pretendere che una dea possa amare un uomo da niente come te? Tu sei solo un mio schiavo e una dea come me puo' fare qualsiasi cosa del suo schiavo" Un nuovo schiaffo accompagno' l'ultima frase, uno schiaffo che mando' Daniel a sbattere violentemente contro la base del letto. L'uomo, gia' provato per le innumerevoli e pesantissime percosse, svenne immediatamente per l'ennesima volta e Rebecca, soddisfatta, si sdraio' sul letto ancora completamente nuda. Non c'era nemmeno bisogno di legare quell'idiota. Di sicuro, non era in grado di andare da nessuna parte. Ora doveva solo dormire. Prese un altro paio di pillole per il mal di testa, le ingoio' e poi chiuse gli occhi in attesa e nella speranza che il sonno la raggiungesse al piu' presto. Rebecca apri' gli occhi e si mise le mani alla testa. Aveva dormito solo un paio d'ore e l'aveva fatto male, sentendosi peggio di prima. Si alzo' in piedi. Il mal di testa era diventato sempre piu' atroce. Maledetto farmacista. Avrebbe dovuto ammazzarlo senza pieta' con le sue mani per averle dato quel farmaco che non le faceva nessun effetto. Doveva assolutamente trovare qualcosa con piu' efficacia. Si guardo' intorno e noto' suo marito Daniel disteso sul pavimento, svenuto e sporco di sangue e lo guardo' senza pieta', senza alcun rimorso. Sicuramente, per diverse altre ore non sarebbe rinvenuto e lei poteva uscire tranquilla. Tranquilla? Stava male, era inutile negarlo a se stessa. La cefalea aumentava minuto dopo minuto e quelle maledette voci sembravano sempre piu' distinte dentro la sua povera testa. E poi quella voglia di sesso ... .Perche' non riusciva ad attenuarla? Quei due idioti con cui era andata non valevano nulla a letto e l'avevano fatta rimanere con il desiderio quasi intatto. Possibile che non esistesse un maschio capace di soddisfarla? Doveva assolutamente uscire, trovare una farmacia aperta e trovare anche un uomo col quale scopare, un uomo che sapesse usare il cazzo per soddisfare una femmina come lei. Si vesti' velocemente indossando di nuovo i suoi indumenti in lattice e truccandosi piuttosto vistosamente. Ormai era quello io suo modo di vestirsi, il suo nuovo look e Rebecca non vedeva il motivo di abbandonarlo. Usci' da casa e guardo' distrattamente il suo orologio d'oro, regalo di anniversario di Daniel. Erano le tre del mattino. Leonard Farrow guardo' quella donna vestita come una puttana suonare incessantemente alla porta e si domando' se fosse il caso di aprire. Amava questo lavoro. Lo faceva da quarant'anni ed era conosciuto e stimato da tutto il quartiere, ma odiava il turno di notte con tutte le sue forze. Per una notte a settimana doveva abbandonare sua moglie, la sua casa o trascorrere qualche ora con i nipotini che spesso lo venivano a trovare, per stare a contatto con la peggior feccia della citta'. Drogati, barboni, puttane con i loro protettori, per non parlare poi dei tentativi di rapina. Negli ultimi due anni ne aveva subite ben tre. Oh certo, tutte rimborsate dall'assicurazione, ma la paura? Quella non aveva prezzo e non era certo rimborsabile. E per fortuna che la sua farmacia si trovava in un quartiere tranquillo, ma forse proprio per questo piu' abbordabile dai ladri che non avevano timore delle continue ronde della polizia. Ma ora doveva pensare se far entrare quella donna che cominciava a sbraitare e a dar fuori di matta. Si avvicino' con cautela " Piano, piano che la farmacia non scappa" disse a quella che riteneva una donna di facili costumi, considerando il suo abbigliamento " Dottor Farrow, apra questa porta, sto male" urlo' la donna. Il farmacista inforco' i suoi occhiali e guardo' meglio la figura che si ergeva maestosa dinanzi a lui rimanendo di stucco " Rebecca Goldring? Ma e' proprio lei?" " Certo che sono io. Apri questa cazzo di porta o la butto gi� a forza di calci" Leonard Farrow rimase ancor di piu' sconcertato. Era proprio Rebecca Goldring, la sua cliente piu' bella e piu' dolce, quella che vestiva sempre in modo castigatissimo, quella che aveva timore persino di chiedere qualcosa, sempre gentile, sempre sorridente. Cosa diavolo le era accaduto? Sembrava una pazza drogata in crisi di astinenza. Perche' sbraitava in questo modo? E perche' era vestita cosi'. Beh, certo che sembrava proprio poterselo permettere con quel corpo da favola che si ritrovava. Oh si, le poteva essere padre, ma anche un uomo della sua eta' poteva avere dei desideri e Rebecca, vestita e truccata in quella maniera, li faceva uscire tutti in modo preponderante " Allora? La apri o no questa porta?" rimarco' Rebecca. Era ad un passo dal perdere la pazienza. Se quell'uomo faceva trascorrere altri secondi inutilmente, avrebbe cominciato veramente a prendere la porta a calci. Il farmacista intanto, si rigiro' le chiavi che aveva in mano e poi decise di aprire " Certo, Mrs Goldring, ora la faccio entrare" L'uomo armeggio' con le chiavi per togliere il lucchetto di protezione e quindi apri' la porta per far entrare la donna che spalanco' la vetrata ed entro' come una furia " Non ce la faccio piu'. Dammi qualcosa contro questo maledetto mal di testa" sbraito' la donna. Leonard osservo' Rebecca, stentando a credere che fosse proprio lei la sua cliente. Quella di fronte a lui era senz'altro un gran pezzo di figliola, di gran lunga piu' appariscente della donna che conosceva, ma anche molto piu' volgare, anche nel modo di parlare " D'accordo, Mrs Goldring, ora le daro' un farmaco per la cefalea." Acconsenti' il farmacista chiudendo di nuovo col lucchetto la porta e sistemandosi dietro il bancone "Ma e' successo qualcosa? Non sembra lei. Forse dovrebbe andare in ospedale. La vedo molto strana" Rebecca guardo' l'uomo con rabbia. Ma di cosa s'intrometteva? Perche' invece non si limitava a fare il suo dovere e a darle il farmaco di cui aveva bisogno? La sua pazienza ormai, stava per terminare " Non ti ho chiesto consigli. Voglio qualcosa di forte per il mal di testa" La donna armeggio' nella tasca del suo giubbetto e tiro' fuori il farmaco che aveva preso fino a quel momento sbattendolo sul bancone e quindi prosegui' "Quell'idiota del tuo collega mi ha dato questo. E' troppo leggero per questo mal di testa" Il farmacista prese il medicinale e lo osservo' con cura e professionalita' " Quello che sta prendendo e' gia' il massimo, signora Goldring. Per qualunque altra cosa mi deve portare la prescrizione medica. Io non posso azzardarmi a darle un farmaco piu' potente. Lei capisce ... .." Era troppo! Rebecca sospiro' profondamente e alzo' il suo braccio destro e poi lo fece ricadere, con la mano aperta a taglio e con tutta la violenza di cui era capace, sul bancone che la divideva da Leonard. Il mobile non resse alla straordinaria potenza della donna e si apri' letteralmente in due sotto lo sguardo esterrefatto del farmacista " Cristo santo! Ma cosa ha fatto? Come ha fatto a spezzare in due il bancone?" Leonard Farrow non fece in tempo a proferire altre parole. Rebecca passo' in mezzo a cio' che rimaneva del bancone e lo afferro' per la gola sollevandolo e portandolo ad oltre trenta centimetri da terra, alla sua altezza " Adesso spezzo il tuo collo, brutto idiota. O mi dai qualcosa per farmi passare questo mal di testa oppure ti ammazzo" Leonard osservo' quel volto stravolto che tuttavia non perdeva nulla della sua bellezza originale. Era sicuramente drogata. Gli occhi erano quasi fuori dalle orbite ed il suo sguardo era spaventoso. Ma tutti questi pensieri durarono meno di un secondo in quanto poi dovette fare i conti con la meraviglia e con la sua paura. Rebecca Goldring gli aveva appena dato una straordinaria dimostrazione di una potenza senza eguali spezzando in due il suo bancone ed ora lo teneva sollevato da terra di diversi centimetri senza che lui, malgrado si divincolasse e cercasse di togliere quella mano, riuscisse a fare nulla. Si accorse che non riusciva piu' nemmeno a parlare e poteva emettere soltanto suoni gutturali di nessun significato. Quella donna lo stava strangolando con una mano sola! Rebecca intanto, guardava in faccia quell'uomo. Le sarebbe bastato aumentare un po' la sua stretta ferrea e per Leonard Farrow sarebbe stata la fine. Aveva sempre saputo di avere una forza smisurata, ma fino ad allora l'aveva sempre tenuta nascosta agli occhi degli altri. Persino quando stava in palestra evitava di mettersi in mostra agli occhi degli altri e si allenava al cinquanta per cento delle sue possibilita', salvo poi dare sfoggio della sua potenza appena si trovava da sola. Non conosceva il vero motivo di tale potenza. Certo, molto dipendeva dai suoi allenamenti. Pesi e arti marziali, un mix che la rendeva praticamente invincibile, ma c'era probabilmente ben altro. Forse era una questione di genetica, visto che suo padre era un colosso, o forse chissa'. L'unica cosa certa era che, fin da piccolissima, aveva sempre posseduto una forza superiore a tutti, anche dei maschi piu' grandi di lei e che i suoi continui allenamenti l'avevano resa praticamente imbattibile. Come era giusto che fosse una dea. Quella vocina continuava a dirle che lei era una vera dea ed una dea ha diritto di vita o di morte su chiunque, a cominciare proprio da quel farmacista che ora si trovava miseramente con i piedi penzoloni, piangendo e disperandosi, pregandola di non ucciderla. Meritava di vivere Leonard Farrow? Tutto sommato penso' che quell'uomo non meritasse il pollice verso, soprattutto per il modo cortese con cui si era comportato fino ad allora e lentamente lo riporto' a terra, allentando la presa sulla gola, ma continuando a minacciarlo con la sua mano sul collo " Prova a disobbedirmi di nuovo oppure ad obiettare qualcosa e ti prometto che non vedrai spuntare l'alba. Ora fila a prendere qualcosa che mi faccia passare questo mal di testa" Il farmacista, tremando, apri' un cassetto dietro di lui e tiro' fuori un medicinale che porse alla donna " Questo e' il farmaco piu' potente che ho in farmacia per il mal di testa, mrs Goldring. Ma io non sono un medico, non so se puo' farle passare quel dolore. Piu' di questo io non posso fare. La prego mrs Goldring, non mi uccida" Leonard guardo' implorante quella bellissima donna. Sapeva che la sua vita dipendeva esclusivamente da lei. Non poteva fare nulla. Sembrava dotata di una forza spaventosa, una forza tale da non lasciargli scampo se lei avesse deciso di ucciderlo. E per di piu' non sembrava assolutamente in grado di ragionare in modo coerente. Che razza di droga poteva aver preso? Una droga tale da farla cambiare completamente? Ma in quel momento, la cosa piu' importante per lui era la decisione che la donna avrebbe preso. Rebecca intanto, afferro' il medicinale che le porgeva quella mano tremante, ne estrasse il contenuto e poi si mise in bocca due pastiglie e quindi riguardo' l'uomo " Non vuoi morire, misero verme? Hai osato disobbedirmi prima. Per quale motivo dovrei lasciarti vivere?" " Io ... .Io ... .Non era mia intenzione, mrs Goldring. La prego!" " Mi preghi? E allora pregami come si prega una vera dea. Mettiti in ginocchio a mani giunte" Leonard Farrow non si era mai inginocchiato in vita sua. Era sempre stato poco credente e non aveva mai ritenuto giusto che un uomo si inginocchiasse di fronte a qualcuno o anche di fronte ad un simbolo, ma non si fece ripetere l'offerta. La sua vita valeva piu' dei suoi ideali. Si inginocchio' a mani giunte, come le aveva ordinato Rebecca e ripete' la frase " La prego, mrs Goldring, non mi uccida" Aveva paura Leonard Farrow. Temeva che, malgrado questo gesto, per lui fosse giunto il momento. Temeva che difficilmente Rebecca Goldring lo avrebbe lasciato vivo, col rischio che lui poi avrebbe potuto telefonare alla polizia ed invece la donna lo guardo' dall'alto verso il basso " Per questa volta ti lascio vivere. Non vale la pena che io mi sporchi le mani per un misero omuncolo. Io sono una dea, destinata a cose piu' importanti" Sbigottito, Leonard osservo' la donna fare dietro front e lasciarlo li' in ginocchio penso' Si affretto' ad aprire di nuovo il lucchetto e la donna apri' la porta scomparendo ai suoi occhi. Ed ora cosa doveva fare? Telefonare alla polizia? E gli avrebbero creduto? Come spiegare loro che una donna bellissima aveva ridotto in macerie il suo bancone con un sol colpo di karate? Non lo avrebbero per caso preso per pazzo? Forse era meglio soprassedere. In quelle condizioni, prima o poi quella donna avrebbe commesso qualcosa di molto grave e lui forse poteva evitarlo, ma non era un eroe. Che ci pensasse qualcun altro a farsi prendere in giro dalle forze dell'ordine. Lui conosceva la polizia. Quando aveva subito i furti, gli avevano fatto un sacco di domande, nemmeno fosse stato lui il colpevole. No, meglio lasciar perdere. Molto meglio lasciar perdere. Isaiah Cross era un giovane afroamericano di 25 anni, alto circa un metro e ottantacinque e ben strutturato fisicamente per merito della sua passione per la boxe. Certo, non era un campione, ma sul ring ci sapeva fare e forse sarebbe potuto diventare un buon professionista se non fosse stato per la sua dipendenza dalla droga e per la turbolenza della sua vita privata che, malgrado la sua giovanissima eta', lo aveva portato ad avere una fedina penale gia' lunghissima. Si andava dal tentato omicidio alla detenzione e spaccio di droga, per nominare solo quelli piu' importanti. Ma c'erano anche rissa, guida senza patente ed in stato di ebbrezza, furto d'auto. Insomma, Isaiah era tutto tranne che un santarellino, proprio come la maggior parte dei suoi coetanei cresciuti nel ghetto nero della citta'. Da quando era poco piu' di un ragazzino faceva avanti ed indietro prima dal riformatorio e poi dal penitenziario ed ora doveva state piu' che attento. Se l'avessero arrestato un'altra volta, anche solo per una sciocchezza, avrebbe scontato diversi anni in carcere, compresi quelli che gli erano stati condonati precedentemente per via della sua giovane eta'. Gia', ma come faceva a rigar dritto? Non aveva un soldo e tantomeno avrebbe trovato qualcuno disposto ad offrirgli un lavoro. Nemmeno i ragazzi del suo ambiente, quelli con cui era cresciuto, gli avevano dato una mano. Vecchie ripicche, qualche piccolo sgarbo in passato e Isaiah Cross si era trovato fuori persino dalla gang del quartiere, dove almeno avrebbe potuto trovare un rifugio, seppur momentaneo e qualche modo di tirar fuori dei soldi. E adesso si trovava dall'altra parte della citta', in piena notte, alla ricerca di qualcosa che nemmeno lui sapeva. Un' occasione, forse una macchina da rubare che avrebbe potuto rivendere per guadagnare qualche dose di coca e per tirare avanti un po' di giorni. Si guardo' intorno. Tutto silenzio. Poteva agire. Adocchio' una corvette nera, probabilmente del 91 ma, mentre stava per iniziare ad armeggiare per aprirla, senti' un rumore. Sembrava qualcosa che fosse andato in pezzi e proveniva da una cinquantina di metri avanti. Incuriosito ed un po' infastidito, Cross si diresse dove aveva sentito quel rumore cercando di capire il punto preciso. Voleva essere sicuro di poter agire indisturbato e di non aver nessuno tra i piedi mentre avrebbe rubato quella corvette. Poi altri rumori. Stavolta si trattava di voci, una maschile ed una femminile. Quella maschile sembrava piu' che altro un lamento strozzato, ma comunque non riusciva ad interpretare bene le parole che sembravano uscire da una farmacia poco lontana. Probabilmente, si trattava di una farmacia aperta nel turno di notte e di un cliente all'interno. Una farmacia poteva fornire un buon bottino, ma era da escludere una rapina. A viso scoperto, con la sua foto che si trovava in tutti i distretti di polizia della citta', l'avrebbero rintracciato dopo poche ore, considerando che non aveva un posto dove nascondersi, mentre era da escludere anche una rapina a volto coperto. Ormai, le farmacie sembravano diventate delle banche o delle gioiellerie per le precauzioni che prendevano. Di certo, uno come lui non l'avrebbero fatto entrare. Meglio la corvette. Con le macchine ci sapeva fare e gli sarebbero bastati pochi secondi e quella vettura sarebbe passata di proprietario. Isaiah Cross decise quindi di tornare all'idea originaria e stava per fare marcia indietro quando noto' una figura uscire dalla farmacia. Pur nell'oscurita' della notte, quella figura si stagliava maestosa. Impossibile rimanere indifferenti. Si trattava di una donna bianca, bionda e altissima che camminava altezzosa, come se il mondo fosse una cosa che le appartenesse totalmente, sculettando in modo altamente sensuale, con quel pantalone nero lucido talmente aderente che sembrava le fosse stato cucito addosso. La vedeva da dietro e non poteva vedere il suo viso, ma credette di non aver mai visto in vita sua una donna con un corpo cosi' eccitante. Portava degli stivali con tacchi enormi che la facevano assomigliare ad una gigantessa, ma doveva essere molto alta di suo. Isaiah aveva un debole per le donne bianche. Le riteneva forse meno sensuali rispetto a quelle nere, ma lo facevano impazzire per tutto il resto, a cominciare proprio dalla carnagione chiara per finire ai lineamenti meno marcati. Non era mai stato con una donna bianca e quella che aveva appena visto sembrava possedere anche una sensualita' molto vistosa, stando a come camminava, proprio come quella delle donne della sua gente, quelle nere. Si mise una mano in tasca al giaccone e senti' la lama del coltello che portava sempre con se. Una sensazione rassicurante per lui. Decise d'impeto. Poteva cogliere due piccioni con una fava: rapinare quella donna che sembrava abbiente e probabilmente doveva avere con se diversi soldi e sicuramente qualche carta di credito molto fornita e andare per la prima volta nella sua vita con una donna bianca. Bianca e bionda, proprio come gli piacevano. Il coltello gli sarebbe servito per impedirle di gridare. Affretto' i passi cercando di fare attenzione a non farsi notare, riparandosi di tanto in tanto con le vetture parcheggiate, anche se sembrava perfettamente inutile visto che la donna continuava a camminare senza mai voltarsi indietro, stranamente sicura per essere una donna sola in piena notte, per di piu' vestita anche in modo molto vistoso. Forse era una puttana, una di quelle escort che lui non si poteva permettere di avere, ma cosa importava? Tra poco lui l'avrebbe scopata, l'avrebbe violentata e si sarebbe tolto quello sfizio. Osservo' la strada davanti a lui e decise che era arrivato il momento di agire. La strada principale, quella che stavano percorrendo, incrociava una stradina secondaria e Isaiah, dopo aver preso il coltello dalla tasca, salto' fuori. Una decina di metri e sarebbe stato a ridosso di quella bionda. Rebecca Goldring era immersa nei suoi pensieri. Cosa fare? Tornare a casa? Cercare un uomo che la potesse soddisfare sessualmente? Tutto continuava ad esserle confuso nella sua mente e non si accorse minimamente di quel ragazzo nero in jeans e giaccone che correva dietro di lei e se ne rese conto solamente quando senti qualcosa di appuntito dietro la sua schiena " Non ti muovere! " sussurro' la voce dietro di lei "Gira a destra per quella via camminando piano. Se provi a correre ti infilzo come uno spiedino" Il primo istinto fu quello di voltarsi di scatto e tirare una gomitata al volto di colui che la stava minacciando. Sarebbe stato estremamente facile considerando che si trovava proprio alla sua portata, ma poi decise di attendere. Poteva essere divertente " Come faccio a camminare se non mi devo muovere?" domando' ironicamente. Isaiah Cross rimase per qualche istante perplesso. Quella donna lo stava per caso prendendo in giro? " Muoviti lentamente. Cosi', brava. Ora gira e continua a camminare lentamente" Rebecca obbedi' alla voce. Percorsero insieme un centinaio di metri, sempre con l'uomo che teneva il coltello puntato sulla sua schiena ed infine Isaiah dette lo stop. Quel punto era abbastanza nascosto. Non c'erano abitazioni ed un muro di cinta li divideva da un parco giochi che era di solito piuttosto frequentato durante il giorno ed ovviamente deserto a quell'ora di notte. Spinse la donna contro il muro e poi la volto' penso' appena pote' vederla bene in volto. Malgrado il trucco pesante e quel rossetto acceso, i suoi lineamenti erano delicati, quasi eterei. E quel corpo era stratosferico, perfettamente delineato da quei pantaloni aderenti, mentre il seno era sviluppato e dritto, a malapena represso da quella maglietta scollatissima malgrado il freddo invernale. Mai vista una femmina del genere. Anche Rebecca lo osservo'. Sembrava un giovanotto in forma, con due belle spalle ed era nero. Chissa' se era vero che i neri erano maggiormente dotati. Avrebbe potuto sperimentare se quella diceria corrispondesse a verita' " Che cosa vuoi?" chiese all'uomo. Isaiah rimase stupito. Quella bellissima bionda non sembrava affatto impaurita. Meglio cosi'. Punto' il coltello alla gola della donna " Ora io e te ci divertiamo. Se provi ad urlare io ti ammazzo. Intesi?" " Ok! Stai tranquillo, non ho intenzione di mettermi ad urlare. Vuoi scopare, da quanto ho capito. Bene! Voglio farlo anch'io. Non c'e' bisogno che mi punti quel coltello alla gola" " Co,,,Cosa?" balbetto' Isaiah. Tu sei disposta a farti scopare da me?" " Certo, te l'ho appena detto. Dai spogliati, prima che arrivi qualcuno. Prendi un preservativo" Isaiah scosse la testa. Pazzesco! Se lo avesse raccontato, nessuno ci avrebbe creduto. Non avrebbe dovuto violentare quella bella bionda in quanto lei voleva semplicemente scopare con lui. Si tolse il giaccone mettendo in mostra il suo fisico allenato con la boxe e poi si getto' quasi sulla donna che pero' lo scanso' " Prima il preservativo o non si fa niente. Probabilmente sei un drogato e non ho nessuna intenzione di rischiare di ammalarmi di aids per colpa di uno stronzetto come te" Isaiah rimase di nuovo interdetto. Dove lo trovava un preservativo? Forse era tutta una scusa. Forse quella donna voleva semplicemente allontanarlo e poi fuggire. In ogni caso non aveva intenzione di perdere quell'occasione. In fondo, era lui che deteneva il potere. Era un uomo ed aveva anche un coltello, quella donna si sarebbe dovuta inchinare alle sue volonta'. Al diavolo il preservativo. Voleva scoparla e voleva farlo in quel momento anche perche' la bellezza di quella femmina lo stava eccitando allo spasimo. Peggio per lei. L'avrebbe presa con la forza, proprio come aveva intenzione di fare in precedenza " Non ho nessun preservativo" le disse continuando a puntarle il coltello alla gola con una mano mentre con l'altra le prese il braccio e glie lo mise sopra la testa "Non me ne frega un cazzo se ti ammali di aids dopo che ti ho scopata. Spogliati!" Fino a quel momento, Rebecca aveva lasciato fare. Si era persino fatta minacciare, ma adesso era troppo. Voleva fare sesso, lo voleva con tutta se stessa, ma non con il rischio di prendersi una malattia mortale. Si sentiva una divinita', certo, ma non tale da permetterle di non ammalarsi e quel mal di testa che la attanagliava stava a dimostrare che rimaneva soggetta ad eventuali malattie. Osservo' di nuovo quell'uomo. Se era vero che lei aveva dei limiti e che quindi poteva anche ammalarsi, per il resto era pur sempre una dea ed aveva sempre il potere di decidere se chi le stava di fronte meritasse o no di vivere. Era stata magnanima sia con quei due che aveva rimorchiato al bar che con quel farmacista, ma stavolta non lo sarebbe stata. Quell'uomo meritava di morire. Al sesso avrebbe pensato dopo. Con la velocita' della luce afferro' la mano del ragazzo. Una piccola torsione e il coltello cadde dalla mano di Isaiah che d'istinto indietreggio'. Ecco perche' era cosi' sicura di se stessa. Quella donna sembrava avere delle basi di difesa personale. Scoppio' a ridere " E con questo? Pensavi di farmi scappare? Ora mi divertiro' per davvero" Isaiah non prese nemmeno le precauzioni. Quella bella donna era veramente un'idiota se pensava di poterlo minimamente impensierire. Aveva fatto diversi incontri di boxe, aveva fatto risse con tutti i giovani del ghetto, cosa poteva mai fare una donna contro di lui? Fece partire un possente diretto. Le avrebbe rovinato quel magnifico volto, ma peggio per lei. Se la sarebbe scopata anche da svenuta. Non poteva perdere quell'occasione. Una bellezza del genere non gli sarebbe capitata mai piu' e dopo avrebbe preso la borsa dove sicuramente ci sarebbe stata una carta di credito che avrebbe completamente svuotato e sarebbe scappato il piu' velocemente possibile da li'. Tutti quei pensieri in una frazione di secondo, aspettando l'esito del pugno, esito che pero' non fu affatto quello ipotizzato dal giovane. A Rebecca basto' alzare il braccio destro per parare il colpo di Isaiah, quasi come se avesse letto nel pensiero dell'uomo che indietreggio' di un altro passo. Dunque, quella donna sembrava piu' che abile e di certo possedeva delle basi solide e non solo infarinatura nelle arti marziali. Tanto meglio! Il divertimento sarebbe stato maggiore. Stavolta si mise in posa, come quando combatteva sul ring, con la guardia sinistra, mentre la donna teneva le braccia sui fianchi sorridendo. Glie lo avrebbe strappato quel sorriso. Ora voleva vederla piangere, voleva che lo supplicasse. Si sposto' con il busto e poi un gancio, ancora abilmente parato dalla donna. Come era possibile? Cross respiro' profondamente. Ora cominciava ad innervosirsi. Quella puttana sembrava abile, ma non poteva certo competere con lui e replico' con un altro gancio. Rebecca osservo' i movimenti dell'uomo che le stava di fronte per nulla impensierita. Il gancio che le aveva portato era andato di nuovo a finire sulle sue braccia. Malgrado si muovesse bene, era troppo lento per lei. Sorrise sprezzante mettendosi di nuovo le mani ai fianchi, sfidandolo ulteriormente " Come ti chiami?" " Che cazzo ti frega come mi chiamo, brutta puttana" rispose Isaiah digrignando i denti " Voglio sapere il nome di chi sto per ammazzare" L'uomo senti' un brivido attraversargli la schiena. Quella donna era troppo sicura di se stessa e stava dimostrando quanto fosse brava. Aveva fatto partire tre pugni e tutti e tre erano stati parati con facilita', quasi con nonchalance. Forse non era stata proprio una buona idea quella di voler violentare una donna del genere, ma ormai era troppo tardi per cambiare programma. Non poteva certo fuggire di fronte ad una donna. Quest'orgoglio fu pero' fatale al giovane. Con una velocita' impressionante, Rebecca fece partire un calcio circolare che si abbatte' come un macigno sulla faccia di Isaiah che cadde a terra incredulo, con il sangue che gli zampillava come una fontana. Un solo colpo ed era andato ko. Provo' a rialzarsi aiutandosi con le mani, ma appena si trovo' sulle ginocchia la donna lo colpi' di nuovo con un micidiale calcio che lo fece quasi alzare da terra e gli fece sputare diversi denti. Ora Isaiah stava cominciando a capire in che brutto guaio si era cacciato mentre arrancava in terra senza avere la capacita' di rialzarsi " Allora? Non me lo vuoi dire il tuo nome? Pazienza. In compenso ti dico il mio, il nome della dea che sta per ucciderti. Il mio nome e' Rebecca, l'unica vera divinita' che sta sulla terra" Isaiah gattono' intanto per alcuni metri cercando di allontanarsi. Non riusciva a capacitarsi di cio' che stava accadendo, senza sapere che le sorprese per lui erano solo all'inizio. Rebecca si avvicino' a lui e lo afferro' per il collo rialzandolo e, malgrado lui facesse resistenza, la cosa le riusci' in modo facilissimo e poi lo colpi' con una violenza inaudita all'altezza della bocca dello stomaco con un pugno micidiale. Isaiah rantolo' piegando di nuovo le ginocchia in terra, senza ormai alcuna difesa e per Rebecca fu un gioco da ragazzi caricare un calcio che ando' a colpire l'uomo in faccia. Isaiah credette di essere stato colpito con un gong di ferro. Il calcio lo aveva preso in pieno sul lato sinistro del suo volto frantumandogli le ossa della mascella e rompendogli il labbro ed il tacco incredibilmente alto dello stivale aveva lasciato una scia di sangue che partiva dall'orecchio fino alla bocca che lo rese addirittura sordo. Non riusciva a pensare a nulla se non che si trovava in un guaio enorme e le sorprese erano ancora agli inizi. Rebecca lo riafferro' di nuovo per il collo per rialzarlo e poi, prendendolo con una mano sull'inguine e con l'altra proprio sul collo, lo alzo' come fosse un bilanciere portandoselo sopra la testa. Non era possibile! Isaiah non poteva credere a quello che stava succedendo proprio sulla sua pelle. Provo' ad urlare ma Rebecca lo lancio' addosso al muro con violenza e l'uomo ricadde poi in terra lasciando una spaventose scia di sangue sul muro " Ti prego, basta, non uccidermi" disse Cross con quel poco di fiato rimastogli. Ormai, il suo orgoglio se ne era completamente andato, incenerito dalla memorabile dimostrazione di efficienza e di forza fisica di Rebecca. Quella forse non era una donna, forse era veramente una dea, come lei aveva appena detto. Ma se veramente si trattava di una divinita', era una dea maligna, senza un briciolo di pieta', violenta e sanguinaria. Lo alzo' prendendolo stavolta per un braccio e poi lo colpi' in rapida successione con tre pugni violentissimi, che solo per la potente stazza dell'uomo non furono mortali. Il primo allo stomaco e gli altri due al volto che ridussero il ragazzo all'impotenza completa. Ora Isaiah non riusciva piu' nemmeno ad urlare, non aveva piu' la forza per fare nulla. Riusciva solo a piangere. Aveva sempre pensato che, con la vita che faceva, avrebbe potuto morire giovane e pensava di non aver paura della morte, ma non avrebbe mai immaginato di morire per mano di una donna bellissima, forse di un essere soprannaturale e di avere paura, una paura folle, resa ancora maggiore dalla totale impotenza. Rebecca intanto, assaporava completamente la sua vittoria. Era scontato che l'avrebbe battuto. Troppa la sua abilita', troppa la sua forza per quell'uomo. Ora era giunto il momento di finirlo. Lo prese per la gola sollevandolo di nuovo, facendo leva solamente con il suo braccio destro e Isaiah Cross pian piano lascio' il terreno. Se ci fosse stato bisogno di un ulteriore dimostrazione di cosa quella donna fosse capace, ora il ragazzo l'aveva avuta. Rebecca inizio' a stringere la gola, mentre i suoi muscoli d'acciaio uscivano fuori in modo straordinario. Era una dea, ne aveva la piena conferma e quella voce glie lo continuava a ripetere, ma per un istante, forse per un solo istante, la vecchia Rebecca riusci' quasi miracolosamente a riemergere. Cosa stava facendo? Stava per uccidere un uomo? Ma soprattutto, chi era veramente? Un turbinio di pensieri impazziti la stravolsero durante quell'istante, ma poi quella voce nella sua mente ebbe il sopravvento. Lei era Rebecca Goldring, la dea unica ed onnipotente, l'invincibile donna dotata di forza smisurata, quella alla quale tutto era concesso, anche uccidere un uomo. Fine ottava puntata Per critiche e curiosita'. Inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it