IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA undicesima e ultima puntata di Davidmuscolo e Stefano I nomi di tutti i personaggi sono fittizi ed ogni omonimia o somiglianza e' puramente casuale La sera stessa, due degli amici di Mattia vennero a ritirare tutte le cose di Sara a rendere ancora maggiore la certezza dell'uscita di quel diavolo in gonnella dalla mia vita ed io ritornai padrone anche della mia casa. Non avevo piu' un lavoro e dovevo pagarla quella casa, ma per fortuna avevo fatto in tempo a nascondere dalle fameliche fauci di Sara un po' di soldi che mi avrebbero permesso di tirare avanti per un bel po' di mesi. Senza dimenticare che il giorno seguente feci recapitare sulla scrivania di Ludovico la richiesta per la liquidazione che mi spettava di diritto e che era piuttosto sostanziosa. Ormai, mancavano pochi giorni all'arrivo di agosto e delle tanto sospirate vacanze che quest'anno avrebbero avuto un sapore diverso. Non avevo la disponibilita' economica per andare fuori dalla mia citta', ma decisi ugualmente che dovevo prendermi come meritato riposo tutti quei giorni che mi dividevano dall'inizio di settembre e poi mi sarei messo in moto per cercarmi un lavoro adeguato alle mie capacita'. Non fu proprio facile come mi ero immaginato la ricerca del nuovo lavoro. La crisi aveva tagliato migliaia di posti ed anche un uomo con un curriculum prestigioso come il mio aveva notevoli difficolta'. Comunque, tra i tanti colloqui che avevo fatto, ce n'erano almeno un paio, sempre nel ramo della pubblicita', che mi avevano dato buone speranze. Ma, oltre al lavoro, c'erano almeno due cose che mi davano da pensare. Il primo era ovviamente l'incubo Sara. Quella ragazza aveva instaurato in me il terrore ed ogni telefonata, ogni scampanellata alla mia porta di casa, mi facevano sussultare. Ma ormai, mi consideravo salvo. Settembre era ormai agli sgoccioli ed erano oltre due mesi che non avevo sue notizie. Avevo persino evitato di informarmi con Mattia per timore che potesse darmi qualche brutta notizia. In cuor mio, speravo che anche mio nipote potesse uscire da quell'incubo, ma non ce la facevo proprio a guardarlo in faccia ed a chiedergli informazioni. L'altro grosso problema che mi si stava ponendo era quello della mancanza di sesso. Sara era andata a letto con chiunque possedesse un pene tranne che con me e mi aveva espressamente vietato di avere rapporti con altre donne ed era trascorsa quasi un eternita' dall'ultima volta che avevo fatto sesso, cosa che per me era completamente anomala. Ma ormai, mi consideravo libero dall'incubo e avevo ripreso in mano la mia preziosa agenda dove erano segnati i numeri di telefono di tutte le donne che avevo conosciuto. Ed erano veramente tante. Ma evidentemente, la notizia che mi avevano licenziato e che fossi alla ricerca di un nuovo lavoro si era sparsa velocemente e la maggior parte delle ragazze alle quali telefonai per un appuntamento mi risposero picche, a dimostrazione che le donne del mio giro venivano con me non solo per la mia bella faccia ma soprattutto per il ruolo che avevo all'interno di una ditta prestigiosa e per le possibilita' di lavoro che avrei potuto offrire loro. Dopo parecchie telefonate, riuscii pero' a prendere un appuntamento con una certa Livia, una ragazza che aveva fatto un provino e che avevo scartato, non perche' fosse brutta, tutt'altro, ma in quanto non la consideravo idonea per cio' che mi serviva in quel momento. Livia mi sembro' subito ben disposta a passare una serata con me anche se un po' delusa quando le dissi che mi sarebbe piaciuto invitarla a casa mia e che avrei cucinato io stesso. Il periodo delle vacche grasse era momentaneamente terminato e non potevo permettermi di spendere un occhio della testa per invitarla ad un ristorante di lusso sul tipo di quelli ai quali ero abituato ed il mese trascorso succube di Sara mi aveva, se non altro, insegnato a diventare un ottimo cuoco. Livia si presento' a casa mia perfettamente vestita e truccata per quello che si prospettava un dopo cena piuttosto focoso, con una mini gonna decisamente accattivante ed un sorriso che era tutto un programma. Dopo i saluti di rito, la feci accomodare in poltrona, le offrii da bere e quindi, mentre lei accavallava le sue gambe lunghe mostrandomi parecchie delle sue grazie, mi diressi in cucina per tirare fuori i cibi che avevo preparato. La cena fu un momento gradevole, anche se Livia non si poteva certo considerare una ragazza dotata di intelligenza acuta. Ma, tutto sommato, era simpatica, spigliata e soprattutto di stava dimostrando disponibile alle mia avances ed io ormai non desideravo altro che portarmela a letto. Non persi tempo. Subito dopo la cena la feci accomodare sul divano e mi sedetti accanto a lei e, con fare accattivante, prima la cinsi con delicatezza ed infine la baciai. Con maestria le misi la mia mano dentro la sua generosa scollatura per cercare i suoi seni ed ero talmente preso che non sentii una chiave inserirsi nella serratura. Fu Livia a scansarmi impaurita " Oh mio Dio Stefano, ho sentito dei rumori. Devono essere entrati dei ladri" Non ebbi il tempo nemmeno di replicare. Mi voltai e sulla porta del salone vidi Sara che sorrideva sfrontata in compagnia di Ludovico " Ma bene! E' proprio vero il proverbio. Quando il gatto non c'e' il cazzone balla. E cosi' ti sei permesso di far entrare una puttanella dentro la mia casa. Perche' questa e' ancora casa mia, te lo ricordi stronzetto? Tutto e' mio e soprattutto tu sei una cosa mia" Livia guardo' la ragazza e si tranquillizzo'. Non erano i ladri come lei temeva ma una giovane donna che sembrava conoscermi perfettamente e un uomo con la faccia per bene in giacca e cravatta e ne approfitto' per replicare " Ma come si permette di darmi della puttanella signorina? Piuttosto, chi e' lei? E' per caso la sua ragazza? Mi sembra un po' troppo giovane per esserlo" Sara scoppio' a ridere avvicinandosi verso di me e di colpo tutti i miei incubi tornarono piu' prepotenti che mai. Era tornata. Avevo dimenticato che possedeva una chiave della casa e stavo cominciando a dimenticare cosa significasse farsela sotto dalla paura. E la vista di Sara mi ricordo' immediatamente quella sgradevole sensazione " Io pensavo che lei non tornasse piu', signorina Sara. Io credevo che lei..." " Credevi che io ti avessi abbandonato? Povero tesoro. E cosi' per dimenticarmi avevi chiamato questa tipa per sostituirmi?" fece con la sua solita ironia, snobbando completamente Livia, ma poi il suo volto si fece piu' serio e sentii distintamente un brivido di terrore "Alzati, cazzone" " La prego, io non sapevo...Io non credevo...." farfugliai. Sara non si fece impietosire. Con un braccio mi sollevo' di peso dal divano sopra il quale ero ancora seduto e con l'altra mano mi diede uno dei suoi schiaffi tremendi. Forse il piu' potente che mi aveva mai dato, uno schiaffo che non mi fece volare per la stanza solo perche' con l'altra sua mano mi teneva fermamente, ma appena lei mi lascio' mi sentii girare la testa, barcollai e poi fui costretto a piegare le ginocchia. Non riuscivo a sentire piu' niente distintamente. Tutto mi sembrava ovattato e mi accorsi soltanto di Livia che, non riuscendo a capire cosa stesse accadendo, rimprovero' Sara " Ma sei pazza? Ma che gioco e' mai questo?" " Non e' un gioco. Ed ora e' meglio per te che sparisci da casa mia" le rispose Sara prendendola per un braccio e trascinandola di peso verso l'uscita, incurante delle grida di protesta della ragazza. Intanto, io provai a rialzarmi e ci riuscii con un bel po' di fatica. Dio santo! Con un solo schiaffo mi aveva fatto girare la testa come una trottola. Dovetti appoggiarmi sopra il tavolo di vetro posto in mezzo al salone per riuscire a stare in piedi. Di fronte a me lo specchio mi rimandava l'immagine della mia guancia sinistra completamente in fiamme. Mi avvicinai, sempre barcollando e notai distintamente il segno delle cinque dita di Sara, proprio come in un fumetto. Incredibile! Nel frattempo, Sara era tornata dopo aver cacciato Livia ed assisteva sorridente alla scena. Venne vicino a me e stavolta la paura mi attanaglio' completamente, in modo ancora maggiore di tutte le altre volte. Caddi sulle mie ginocchia " La prego, signorina Sara. Non mi dia altre botte" la implorai. Sara mi osservo' compiaciuta " Bravo cazzone, rimani in ginocchio. E cosi' pensavi che mi fossi dimenticata di te, non e' vero? Beh, voglio essere sincera. Un po' ci ho pensato di lasciarti libero ma poi mi son detta che potevo avere Ludovico come schiavetto ma nessuno mi impediva di avere anche te. Chi puo' impedirmelo? C'e' qualcuno che mi puo' impedire di fare quello che voglio?" " No signorina Sara" risposi con un filo di voce " Esatto. Nessuno me lo puo' impedire e quindi sono venuta a riprenderti. Oh certo, Ludovico si e' dimostrato un vero signore, proprio uno schiavetto coi fiocchi. Lo sai che mi ha appena regalato la sua azienda? Non lo sapevi? Eh si, l'ha fatto. Certo, ho dovuto forzare un po' la mano e lui e' stato proprio un duro. Ha resistito per un po' di giorni malgrado tutte le botte che gli ho dato ma alla fine e' capitolato, anche se per farlo cedere ho dovuto ricordargli che se non lo faceva sarei stata costretta a riprendermela anche con i suoi cari oltre che con lui, proprio la stessa cosa che sono costretta a ricordare a te. Hai una sorella, un nipote che per adesso mi limito enormemente nel prenderlo a botte ed una nipotina deliziosa. Come si chiama? Arianna vero? Pensa a cosa potrebbe succedere loro se un giorno tu facessi lo stronzo. Sai, finche' me la posso riprendere con te a loro non succedera' nulla, te lo prometto, ma se dovessi scoprire che tu e quest'altro cazzone state organizzando qualcosa, che so, scappare ad esempio, io vi giuro che potrei incazzarmi. E lo sai cosa potrebbe succedere se io m'incazzo?" Accennai di si con la testa pensando fosse una domanda retorica ma Sara mi prese per il collo della camicia costringendomi ad alzarmi e quasi strangolandomi per la violenza con la quale fece questo gesto " Allora stronzo, sto parlando con te. Lo sai cosa succederebbe?" " Se la riprenderebbe con loro" " Bravo! Ma finche' voi starete zitti e buoni e farete tutto quello che io vi dico di fare, non succedera' nulla, almeno a loro. Quanto a voi, non potete proprio fare niente. Sai, la prima volta che ci siamo incontrati mi chiedesti cosa volessi fare da grande ed io ti risposi che volevo sposarmi, togliere tutto a mio marito e poi lasciarlo. Ebbene, mi sbagliavo e sei stato proprio tu a farmi capire il mio errore. O meglio, e' stato il modo in cui ti ho costretto a fare quello che voglio io che mi ha fatto capire che una cosa del genere l'avrei potuta fare con chiunque altro, senza neanche essere costretta a sposarmi? E perche' impadronirmi dei beni di un solo uomo? Posso farlo con chiunque io voglia, con una montagna di uomini. Per il resto del mondo rimango una giovane ed ingenua ragazza, chi non mi crederebbe? Ma se pensi che io lo faccia solo per i soldi ti sbagli di grosso. Mi diverte, non puoi capire quanto mi diverte tutto quanto, non puoi capire quanto godo nel vedere due uomini grandi e grossi ai miei piedi e sapere che non possono fare niente contro di me perche' sono di gran lunga piu' forte di loro due messi insieme. Non riuscite a capacitarvi, vero? Eppure dovrete farvene una ragione" Si mise seduta e poi ordino' a Ludovico di accenderle una sigaretta. Accavallo' le gambe e mi chiesi se almeno con il mio ex capo lei facesse sesso oppure era anche lui nella mia stessa situazione. Rimanemmo per alcuni secondi in silenzio e poi Sara si rivolse di nuovo a me " Comunque, ho altre notizie per te. Una bella e le altre un po' meno. Quale vuoi sentire prima?" " Quella che lei vuole" risposi in modo diplomatico " Bene. Allora cominciamo da quella bella. Sai, mi sono molto meravigliata quando ho notato che tu non c'eri piu' nel tuo ufficio e quando Ludovico mi ha detto che ti aveva licenziato io mi sono imposta. Del resto, sono la padrona e posso fare quello che voglio. Pertanto ti riassumo. Contento?" Accennai di si con la testa, ma ero preoccupato per le cattive notizie che stavano per arrivare e ne avevo ben donde " Le notizie brutte sono che sei degradato al ruolo di semplice segretario, sai di quelli che portano il caffe' e prendono gli appuntamenti. Mi sembra un lavoro adatto alle tue capacita'. La seconda cattiva notizia e' che lavorerai gratis e non avrai nessuno stipendio" Rimasi con la bocca aperta per qualche secondo " Come gratis? Ed io come faccio a campare?" Sara si alzo' di scatto ed io, temendo l'ennesimo schiaffo, mi coprii la faccia con le braccia e le mani. Lei mi prese le mani ed ancora una volta sentii la suo straordinaria forza, la sua inspiegabile potenza che mi fece urlare dal dolore " Tu lavorerai per me completamente gratis e quando tornerai a casa mia dovrai pulire, preparare da mangiare e farmi da servetto, al pari di quest'altro stronzo. Per campare non devi preoccuparti. Ti sfamero' io e altri soldi non ti serviranno. Oh, per la cronaca la mia nuova casa e' quella dove abitava Ludovico, quel bell'attico spazioso che era di sua proprieta'. Sono stata chiara o ti devo spezzare tutte le ossa della mano?" " Si signorina Sara. E' stata chiara, ma mi lasci, la prego" urlai. Sara lascio' le mie mani sorridendo in modo sprezzante ma mi prese da dietro al collo e mi spinse con violenza contro di lei e ripete' la stessa azione con Ludovico. Eravamo a due centimetri dalla sua bocca mentre quella tenaglia che aveva al posto delle cinque dita si strinse sul mio collo e su quello del mio ex capo " Potrei spezzarvi il collo se volessi. Di fronte a me voi due non valete un cazzo. Siete giusto degni di baciarmi il culo. Fatelo, vediamo chi di voi due merita il titolo di baciaculo dell'anno" Si slaccio' il jeans e lo fece scivolare a terra e quindi io e Ludovico ci inginocchiammo dietro di lei, evitando accuratamente di guardarci in faccia per la vergogna. Ormai la conoscevo e sapevo cosa ci aspettava. Per qualche secondo ci dedicammo a baciarle il posteriore, operazione tra l'altro nemmeno sgradita considerando la perfezione del suo sederino, ma poi venne inesorabile, puntuale come un treno svizzero, di cattivo odore come una puzzola nel fango, la sua scorreggia e subito dopo la sua risata quasi infantile, come quella del ragazzino che sa di aver fatto una marachella. Si rimise i jeans e poi guardo' nella mia direzione " Prendi un borsone e mettici spazzolino e dentifricio e poi anche delle cose da indossare soprattutto domani mattina quando andrai a lavorare. Voglio che tu vada al lavoro lindo e pulito. Il resto lo verrai a prendere domani. Da stasera vieni a stare a casa mia" Il mattino dopo mi svegliai di buon mattino. Dovevo fare un lungo tragitto prima di arrivare in ufficio visto che la casa di Ludovico, o meglio, la casa che era stata di Ludovico e che era diventata di proprieta' di Sara, si trovava in un quartiere residenziale notevolmente distante dal centro dove invece erano situati i nostri uffici e quel tragitto avrei dovuto farlo con i mezzi pubblici. La macchina non ce l'avevo piu' e la mia vecchia moto era rimasta sotto casa mia. Ma c'era un altro motivo per cui misi la sveglia praticamente all'alba: non mi andava di incrociare Ludovico. Pertanto, mi feci trovare sotto il mio vecchio ufficio ben prima che questo aprisse. Alle otto in punto le porte si schiusero ma il mio capo non si sarebbe presentato prima delle nove. Sara non mi aveva detto nulla di lui tranne che avrei dovuto svolgere il mio nuovo lavoro proprio per la persona che si era impadronita del mio vecchio ufficio, quello piu' grande e spazioso, quello piu' bello, quello dove avevo vissuto stupendi momenti professionali e questo mi faceva pensare che il mio capo fosse un pezzo grosso, forse il piu' grosso dell'azienda dopo Sara, proprio come lo ero stato io. Mi misi pazientemente seduto guardando quel solito via vai di gente. Non c'era pero' piu' nessuno di tutti quelli che conoscevo. Tutte facce nuove, tutte persone che non avevo mai visto e questo lo consideravo un bene. Andare a fare da semplice segretario ad un tipo che era stato un mio subordinato mi avrebbe infastidito parecchio. Poco prima delle nove iniziarono ad arrivare i pezzi grossi, coloro che prendono le decisioni e, con mio grande stupore, notai che si trattava esclusivamente di donne molto giovani, probabilmente appena uscite dall'universita'. Quella che entro' nel mio vecchio ufficio era una ragazza piuttosto alta vestita con giacca e gonna abbastanza corta di color grigio antracite, in perfetto stile donna manager, una ragazza alla quale non riuscivo a dare un'eta' precisa ma che, malgrado il trucco da donna matura, difficilmente raggiungeva i 25 anni. Aveva i capelli castani molto chiari raccolti ed un viso notevolmente bello che risplendeva ancora maggiormente per merito del suo trucco impeccabile. La vidi entrare con passo sicuro dentro quello che era stato il mio ufficio e sentii una specie di fitta al cuore. Ed io avrei dovuto lavorare sotto gli ordini di quello splendore? Mi feci coraggio e bussai alla porta e una voce femminile sicura e senza inflessioni dialettali mi ordino' di entrare " Buongiorno" esordii in modo abbastanza timido. Ormai Sara aveva cambiato completamente il mio modo di interagire con l'universo femminile " Tu dovresti essere il mio nuovo segretario, non e' cosi?" disse la giovane e bella donna di fronte a me, seduta su quella che una volta era la mia poltrona con le gambe accavallate in modo seducente " Esattamente! Sono Stefano Rigoni" " Bene Rigoni. Io sono Eleonora Sarti ma per te saro' esclusivamente . Intesi?" L'inizio non era stato dei piu' felici. La ragazza era decisamente antipatica e con la puzza sotto il naso. In altri tempi, l'avrei presa a calci nel culo, ma feci finta di nulla e mi diressi verso di lei con la mano tesa e con lo sguardo che non pote' non andare sulle sue belle gambe. Eleonora pero', non raccolse la mia mano " Ascoltami bene Rigoni. Qui' si lavora e non si perde tempo. Mi sei stato imposto da Sara e lei e' la padrona ed a malincuore ho dovuto accettare, ma per te non saranno rose e fiori. Sulla tua scrivania, nella stanzetta a fianco, c'e' il computer dove ci sono tutti gli appuntamenti e tra pochi minuti il telefono iniziera' a squillare e dovrai darti da fare nel rispondere in modo impeccabile a tutti. Per ogni appuntamento dovrai prima consultarmi, ma vedrai che se sei sveglio imparerai in pochi giorni. Il tuo e' un lavoro con poche responsabilita'. Quelle sono tutte sulle mie spalle. Ora quello che devi fare e' andarmi a prendere un caffe'. Lo voglio in tazza macchiato caldo e soprattutto lo voglio entro cinque minuti. Non voglio quello della macchinetta ma quello del bar e quindi sbrigati" La guardai allucinato ma poi dovetti fare i conti con la mia nuova realta' ed abbassai la testa " Certo, dottoressa Sarti. Provvedo subito" " Ah, Rigoni" " Si dottoressa?" " Il caffe' lo voglio sulla mia scrivania tutti i santi giorni a quest'ora. Sono puntualissima e quindi non c'e' bisogno di attendere il mio arrivo prima di andarlo ad ordinare, basta che tu faccia in modo che al mio arrivo sia ancora caldo. Come seconda cosa, se ti azzardi un'altra volta a guardare le mie gambe e visto che non posso licenziarti perche' sei un raccomandato di Sara, faro' in modo di renderti la vita impossibile. E' chiaro?" Raccomandato? Ma se nemmeno prendevo lo stipendio. Ad ogni modo non volevo noie e soprattutto non volevo che questa Eleonora andasse a lamentarsi con Sara ed abbassai timidamente la testa " Io...Io mi scuso, dottoressa Sarti. Non era mia intenzione" " Si, come no. Vai ora. Di corsa" Feci un mezzo inchino ed uscii dall'ufficio, con le lacrime che mi scendevano dagli occhi. Mi diressi a passo spedito verso il bar ed ordinai il caffe' proprio nello stesso momento in cui anche Ludovico fece il suo ingresso nel locale " Il solito caffe' per la dottoressa Bianchi. Di corsa, per favore" Solo allora si rese conto della mia presenza e stavolta ci guardammo a lungo negli occhi. Avrei voluto abbracciarlo, dirgli che non avevo nessuna colpa su quella che era diventata la nostra situazione ma quel silenzio valeva piu' di tutte le parole. Anche lui, come me, aveva le lacrime agli occhi e entrambi ci asciugammo quella che insistentemente non ne voleva sapere di rientrare. Cosa eravamo diventati... Eravamo due uomini di successo ed ora eravamo costretti a portare il caffe' ai nostri capi, anzi, alle nostre cape. Sara aveva completamente trasformato l'azienda di Ludovico facendola diventare un luogo dove il potere era detenuto esclusivamente da giovani donne e dove noi due contavamo meno di niente. Ormai, la nostra vita era da considerarsi un inferno. Senza soldi, privati di ogni nostro bene e con un lavoro che la nostra aguzzina non ci pagava nemmeno. Senza contare che sulla nostra testa pendeva qualcosa ben piu' sostanzioso della classica spada di Damocle in quanto c'era lei, Sara, pronta ad infliggerci ulteriori umiliazione e percosse senza pieta'. Un vero e proprio inferno dove Sara ci sguazzava a meraviglia. Forse era davvero un diavolo come avevo ipotizzato tempo prima. Un diavolo dalle incantevoli fattezze femminili e con un nome biblico dolce ed importante, ma pur sempre un diavolo. Un diavolo di nome Sara. Fine Per i vostri commenti, inviate una mail al seguente indirizzo davidmuscolo@tiscali.it