IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA decima puntata di Davidmuscolo e Stefano I nomi di tutti i personaggi sono fittizi ed ogni omonimia o somiglianza e' puramente casuale Sara si presento' dinanzi a me e ai miei due amici vestita esattamente come due giorni prima, con quel pantalone nero di lattice aderentissimo, il bustino che le faceva i seni enormi e quei pericolosi stivali col tacco di metallo a spillo, gli stessi coi quali aveva passato da parte a parte la mano di Mauro e del suo scagnozzo. La visione era semplicemente meravigliosa, considerando anche il suo trucco accurato anche se forse troppo vistoso, ma per me la cosa non prometteva niente di buono. Vestita in quel modo, aveva senza dubbio delle idee non proprio ottimali nei miei confronti. Ma intanto, i miei amici sgranarono gli occhi " Cazzo! All'anima della ragazzetta. Questa e' una bomba sexy" ammise Alessandro alzandosi ed andando incontro a Sara per i saluti di rito, subito imitato dallo sbigottito Paolo. Sara sorrise compiaciuta ai complimenti e poi si rivolse verso di me " Io sono pronta, tesoro. Glie l'hai detto il motivo per cui li hai invitati?" Caddi dalle nuvole, ma avevo l'ordine di assecondarla e stetti al gioco " Veramente no. Non sapevo quando sarebbe stato il momento giusto" " Di cosa si tratta?" s'intromise Paolo "Cosa dovevi dirci?" " Una cosa alla volta" intervenne Sara "Dovete sapere che il mio dolce Stefano ha un piccolo segreto e ha intenzione di condividerlo con voi che siete i suoi migliori amici" I due mi guardarono in modo interrogativo e Sara prosegui' "Stefano ha deciso di fare outing, ragazzi. Vedete, lui ha una piccola mania che a me piace assecondare. Lui ama obbedire ed essere picchiato da una ragazza vestita in modo sexy ed io mi diverto tanto a farlo contento. Non e' vero Stefano?" Acconsentii con la testa, mentre in realta' sarei voluto scomparire dalla faccia della terra. Ecco cosa aveva intenzione di fare quel diavolo in gonnella. La mia definitiva umiliazione fatta davanti ai miei amici, dopo averla attuata dinanzi a sconosciuti, ai suoi conoscenti e ai miei clienti, per non contare la mia vecchia segretaria. Sara intanto, aveva continuato ad elencare le cose che io fare, tra cui servirla come una dea, baciarle i piedi e prepararle da mangiare e mi spedi' in cucina tra gli sghignazzi di Paolo e Alessandro. Meglio cosi'. In tal modo evitavo di sentirli e di osservare i loro sguardi compassionevoli. Tornai dopo qualche minuto con in mano un tegame di pasta cucinata al forno " Ma che brava massaia che sei" fece Paolo " Prima assaggiamo e poi diamo un giudizio" rincaro' Alessandro. Ormai, stavo facendo il callo ai commenti ironici, ma quello dei miei due amici mi peso' particolarmente. Fui costretto a sorridere ed a far finta di niente. Molto meglio i commenti di quei due idioti che far incazzare Sara e darle un pretesto per mettermi le mani addosso proprio di fronte a loro. Tra i due mali, quello era senz'altro il minore. La cena fu, tutto sommato, un momento gradevole, con pochi ordini da parte di Sara che racconto' come ci eravamo conosciuti, mentendo naturalmente su molti punti con una notevole dose di faccia tosta, ma sapevo che quella serata non poteva terminare in quel modo. Sarebbe stato troppo bello. Terminata la cena, iniziarono le danze " Vai a prendermi una sigaretta. Svelto, cretino" Mi alzai di scatto dalla sedia, evitando di guardare Paolo e Alex per la vergogna e corsi a prenderle una sigaretta ed il posacenere. Le accesi la sigaretta e lei prosegui' " Ora in ginocchio e baciami gli stivali" M'inginocchiai e le obbedii. Oh mio Dio che schifo. Non ero un feticista dei piedi e tantomeno mi piaceva baciare scarpe, stivali o quant'altro, ma lo feci, ormai terrorizzato da quella ragazza e dalla sua straordinaria potenza. Dopo un paio di minuti mi ordino' di rialzarmi e mi prese per la camicia " Che cazzo stai facendo, idiota? Devi metterci piu' passione, piu' trasporto. Devi adorarmi e non sbaciucchiare i miei stivali. Capito?" Accompagno' la frase con uno schiaffo che mi fece quasi rigirare su me stesso, sempre sotto lo sguardo dei miei amici che pensavano che fosse tutta una messa in scena " Cazzo, Sara. Hai la dinamite al posto delle mani" osservo' Paolo " Mi sto allenando, mio caro. Voglio essere credibile per accontentare il mio fidanzato. Lui adora quando io faccio la bambina cattiva" Mi fece prima inginocchiare di nuovo per baciarle i piedi, poi mi spedi' in cucina a fare i piatti. Mi abbandonai allo sconforto. Singhiozzai tenendo le mani sul lavabo mentre sentivo i miei due amici ridere e scherzare con Sara nel salone dove avevamo cenato. Li odiavo. Odiavo anche loro, odiavo il mondo intero per quello che mi stava accadendo. Ed ora? Cos'altro aveva in mente dopo aver rovinato del tutto la mia reputazione? Quando riapparsi nel salone, Sara si alzo' e mi venne incontro " Ora dobbiamo passare alla seconda fase. Sei sicuro di volerlo?" Di volere cosa? Non sapevo di cosa si trattasse, ma non osai dire niente a riguardo e risposi soltanto di si, sperando che fosse la cosa che Sara volesse. Era proprio quella. Raggiunse i miei amici che si erano nel frattempo seduti sul divano e si sedette in mezzo a loro, quindi inizio' a toccare sensualmente Paolo prima sulla coscia mettendolo in grosso imbarazzo per poi mettere una delle sue lunghe gambe su quella del mio amico, tra lo sguardo sbigottito di Alex. Inizialmente, Paolo si ritrasse " No, cosa stai facendo? Tu sei la fidanzata di Stefano" " Ma e' proprio Stefano che lo vuole. Lui ama vedere la sua fidanzata scopare con altri uomini. Non ti piaccio per caso?" " Non mi piaci? Sei una strafica, altro che. E' da quando ti ho vista che ti desidero, ma cerca di capirmi" " E allora abbandonati. Pensa che lo stai facendo per Stefano. Pensa che a lui piace essere cornuto e di vedermi mentre te lo prendo in bocca. Dai, spogliati. E fallo anche tu" concluse rivolgendosi anche ad Alessandro che con si fece ripetere la domanda. Sara guardo' per un attimo verso di me. Mi sorrise maliziosamente e poi si chino' sul cazzo dritto di Paolo che aveva subito abbandonato tutte le sue ritrosie e comincio' a leccarlo voluttuosamente, facendo poi altrettanto con quello di Alessandro, per poi ingoiarlo quasi completamente. Lo avverti' che le doveva chiedere di scansarsi non appena lui stesse per venire e Alessandro lo fece, anche se Sara lo aiuto' nell'eiaculazione baciandolo in modo estremamente sensuale nel momento topico. Ripete' poi la stessa cosa con Paolo, facendolo venire in pochi minuti. Avevano una voglia pazzesca di Sara e sicuramente l'abbigliamento della ragazza li aveva ancor piu' eccitati. Le facce dei due uomini erano comunque raggianti. Era ovvio che avevano goduto in modo considerevole ed i loro comportamenti, le loro frasi smozzicate dal desiderio mentre Sara metteva in bocca i loro membri eccitati, lo testimoniava ampiamente. Paolo si alzo', con i suoi pantaloni ancora calati " Dove stai andando?" gli chiese la ragazza " In bagno. Voglio darmi una pulita. Posso?" " Mettiti seduto. Ci pensera' Stefano a farlo. A lui piace tanto pulire i cazzi degli uomini che spompino. Hai sentito Stefano? Vai a prendere qualcosa e pulisci i tuoi amici. E prendi un sacco di carta che se ne sono venuti proprio abbondantemente" Quella era la goccia che avrebbe dovuto far traboccare il vaso. Non poteva chiedermi una cosa simile. Mi faceva schifo una simile eventualita', eppure non reagii, non dissi nulla. Troppa la paura che avevo di lei. Chinai il capo, andai in cucina a prendere delle salviettine mentre anche Sara, ancora vestita di tutto punto, si era alzata per andare in bagno a lavarsi i denti e quindi tornai in salone per pulire i membri ormai flosci di Paolo e Alessandro. Ero in un imbarazzo pazzesco e avrei voluto evitare una simile umiliazione, forse la peggiore tra quelle a cui mi aveva costretto Sara e rimasi in piedi, con la carta in mano, senza decidermi di espletare l'ordine che mi era stato impartito, ma quando Sara torno' nel salone e mi vide in quella posizione mi prese per un orecchio " Che cosa ti avevo ordinato? Di pulire i cazzi dei tuoi amici, si o no?" " Si" balbettai " E allora fallo, svelto. Per questa tua disobbedienza meriteresti una punizione" " Oh no, signorina Sara, la prego, una punizione no. Lo faccio subito" No, non volevo una punizione, non volevo che mi mettesse di nuovo le mani addosso. Dio, quanta paura avevo di quell'essere. Mi inginocchiai ai piedi dei miei due amici e, vincendo il mio ribrezzo, li ripulii del loro sperma. Che schifo! Sara assistette a questa disgustosa operazione, al termine della quale osservo' le parti intime che dei due che avevo appena ripulito e quindi rivolse il suo sguardo di nuovo verso di me. Avevo capito che aveva in mente qualcosa. Ormai conoscevo quello sguardo e quel sorriso sadico " E quella, secondo te, sarebbe un'opera di pulizia? Quando ti do un ordine, devi eseguirlo altrimenti sai che avrai la tua punizione. Te lo avevo avvertito e adesso l'avrai. Spogliati!" Oh cazzo! Ed ora cosa aveva escogitato? Quasi in trance mi tolsi i pantaloni ma Sara mi guardo' sorridendo " Forza Stefano, vuoi farmi attendere tutta la serata? Togliti anche i boxer. Mica ti vergognerai di noi? Come se fosse la prima volta che ti vedo nudo..." Obbedii silenziosamente mentre i miei due ex amici continuavano a sghignazzare e quindi vidi Sara farmi cenno di poggiarmi sopra di lei. Oh mio Dio avevo capito. Paolo e Alex fecero posto alzandosi dal divano ed io dovetti sdraiarmi sopra le gambe di Sara a bocca sotto, nella classica posizione di chi deve essere sculacciato, con il mio sedere nudo in bella vista. Sara lo accarezzo' dapprima delicatamente poi fece calare uno schiaffo che mi fece urlare dal dolore. Era solo il primo di una lunga serie. Gli scapaccioni si moltiplicarono ed il dolore inizio' a farsi insopportabile fino al punto di farmi scoppiare a piangere. Provai a rialzarmi, incapace di sopportare ulteriormente un dolore simile, ma la mano ferrea di Sara mi afferro' il collo e mi costrinse di nuovo in quelle posizione. Sentii Paolo intervenire " Mi sembra che puo' bastare, Sara. A me sembra che Stefano stia piangendo veramente. Ha il culo completamente rosso. Ha persino i segni indelebili della tua mano. Hai una mano piccolina ma sembra una mazza da baseball. Dai, smettetela" " Tu non ti preoccupare. A lui piace che io lo sculacci. Stefano ha fatto il cattivo ed ora desidera essere punito" " Bah! Contento lui" concluse Paolo accettando la versione di Sara. D'altronde io stavo li piangente ma accettavo tutto quello che mi faceva, come avrebbe fatto a non crederci? Non poteva sapere che io ero terrorizzato da quella ragazza, non poteva sapere che Sara possedeva una forza e una bravura smisurata e che se solo avessi tentato di ribellarmi lei avrebbe potuto stritolarmi, avrebbe potuto spezzarmi tutte le ossa, forse avrebbe anche avuto il coraggio ed il piacere di uccidermi. No, non potevano saperlo e accolsero con un sorriso i nuovi scapaccioni di Sara sul mio sedere, incuranti delle mie urla e dei miei pianti. Quando termino' questo supplizio, Sara si rivolse ai due uomini " Non sarete mica troppo stanchi, vero? Vi ho dato il tempo di riposarvi ma ora dovrete essere voi a soddisfarmi. Andiamo in camera mia. E tu Stefano, vieni a vedere. So che ti eccita molto vedermi scopare con gli altri e so e che non vorrai perderti una scena simile per tutto l'oro del mondo" Non mi persi la scena infatti, anche se avrei fatto del tutto pur di non assistere. Sara chiese a loro di soddisfarla prima con la lingua e poi fecero sesso. Stavolta, al contrario di quanto era avvenuto con i due ragazzi il giorno precedente, l'esperienza dei miei due amici coinvolse molto anche Sara che si dimostro' quasi indiavolata, senza tabu' di alcun tipo. Era ormai notte inoltrata quando i tre si fermarono. Paolo osservo' Sara ancora nuda sopra il letto, con quell'aria da ragazza normale in estasi amatoria " Sei straordinaria Sara. Mi hai veramente prosciugato" fece Alessandro e, dopo aver convenuto con Paolo sulla straordinarieta' amatoria di Sara, si rivolse a me " Sinceramente, non avevo idea che ti piacessero certe cose, pero' non farti problemi. Quando avrai voglia di farti schiaffeggiare e sculacciare davanti a me, chiamami senza problemi. Rinuncerei a qualunque appuntamento se poi il finale della serata e' questo" La fragorosa risata che concluse quella frase era la ciliegina sulla torta. La mia vita era andata completamente a puttane. Per un paio di giorni non riuscii nemmeno quasi a sedermi, tale era la condizione del mio sedere preso a schiaffi da quella mano dotata di forza smisurata e malgrado le pomate che mi spalmai per alleviare il dolore. Per circa un mese la mia situazione non muto' di molto. L'estate era arrivata e con l'estate il caldo torrido, ma per me le vacanze erano soltanto un miraggio. Non avevo idea quali fossero le intenzioni di Sara riguardo le vacanze che sarebbero arrivate da li ad un mese e mezzo. Di sicuro sapevo che per me le cose sarebbero cambiate ben poco. In quel mese infatti, Sara si era impadronita della mia casa, del mio stipendio che spendeva senza ritegno lasciandomi soltanto il necessario per fare la spesa e per pagare l'affitto di casa e di tutta la mia vita. Quasi tutte le sere lei chiamava a turno i suoi quattro schiavi, ovvero Mattia e i suoi amici, che dovevano soddisfare le sue esigenze sessuali e li picchiava sistematicamente, anche se usava una certa clemenza e non faceva loro eccessivamente del male. Ovviamente, anche e soprattutto io era la sua valvola di sfogo e non perdeva l'occasione di mettermi le mani addosso. Considerando cio' che le avevo visto fare, potevo considerarmi fortunato che le mie uniche fratture risalivano al nostro primo incontro ma, evidentemente, Sara oltre ad avere una forza mostruosa possedeva anche la necessaria capacita' di autocontrollo e sapeva esattamente quanto dolore provocarmi. Inutile dire che facevo attenzione ad ogni cosa ed obbedivo a qualunque suo ordine, ma anche la mia totale sottomissione non le bastava del tutto. Il suo vero desiderio, oltre ad umiliarmi, sembrava essere quello di ricordarmi in continuazione che fosse lei a comandare. E chi se lo dimenticava? Non c'era un momento della mia vita che non pensavo a lei e che non tremassi al solo pensiero di farla arrabbiare. Anche sul fronte del sesso le cose non erano cambiate. Purtroppo per me, i quattro ragazzi non le bastavano. Aveva una sessualita' esagerata ed apparentemente un grosso bisogno di scopare e pretese di richiamare Paolo e Alessandro una volta a settimana. Ovviamente, stavolta i due non si fecero pregare eccessivamente e accorsero con grande gioia a casa mia per scoparsi quella che loro credevano essere la mia fidanzata e per farsi un sacco di risate alle mie spalle. Le due serate ricalcarono quasi totalmente la prima, comprese le sculacciate, l'abbigliamento estremamente sexy di Sara che invece per il resto vestiva abbastanza in linea con le sue coetanee e soprattutto il sesso. Anche nel lavoro la situazione cominciava a farsi piuttosto pesante, anche se fino a quel momento Sara non aveva esagerato. Si era presentata alcune volte nel mio ufficio, entrando come una furia e costringendomi alle mie solite umiliazione, ma almeno la cosa era rimasta tra me e lei, quasi che lei fosse consapevole che non voleva che io fossi licenziato per non perdere lo stipendio di cui lei si appropriava quasi completamente. Quella volta pero', ando' diversamente. Ludovico, il mio capo, era appena entrato nel mio ufficio e dal suo viso capii subito che non era una visita di cortesia " Senti Stefano, dobbiamo parlare io e te. Mi dici cosa diavolo ti sta succedendo? Non sei piu' il solito. Arrivi al lavoro in ritardo, sei sempre distratto e soprattutto non riesci a combinare piu' niente di buono. Da quando hai conosciuto quella ragazzina sei diventato un altro. Insomma Stefano, a me della tua vita privata mi interessa fino ad un certo punto e non voglio basarmi delle chiacchiere che circolano, ma pretendo che sul lavoro tu ritorni ad essere quello di prima. Altrimenti, mi vedro' costretto a prendere dei provvedimenti che non vorrei prendere" " Hai ragione Ludovico" provai a difendermi "ma ho avuto un sacco di problemi in questo periodo. Ma tu sai che io sono sempre il numero uno in questo lavoro. Pazienta solo un po' e poi tornero' ad essere lo Stefano che ti ha fatto guadagnare un sacco di soldi" " Pazientero', ma la mia pazienza ha un limite" concluse Ludovico Bardi in modo sibillino. Quanto avrebbe ancora potuto pazientare? Negli ultimi tempi avevo praticamente rubato lo stipendio, stipendio che poi Sara rubava a me, ma conoscevo Ludovico e non mi avrebbe atteso per molto. Sapevo che gia' erano pronte un paio di persone per prendere il mio posto e avrei dovuto darmi da fare, ma mentre pensavo a come fare per riguadagnarmi la stima del mio capo, entro' Sara. Era semplicemente deliziosa, con i suoi soliti jeans che le fasciavano il sedere, un top bianco di cotone ed ai piedi sandali con un tacco medio. Era veramente carina, con il suo bel visetto appena delineato dal lieve trucco. Come poteva essere cosi' satanica una ragazza del genere? Come poteva possedere una forza fisica superiore a quella di parecchi uomini messi insieme? L'unica cosa che sembrava spiegabile era la sua bravura nelle arti marziali. Non me ne intendevo particolarmente ma mi veniva da pensare che il karate non avesse segreti per lei. O forse era kung-fu o forse tutte e due ed altro ancora. Di certo, era velocissima e letale. Ma comunque, questo era abbastanza spiegabile col fatto che lei trascorreva diverse ore della giornata in palestra ad allenarsi. Ma la sua bravura e la sua efficienza non spiegavano ancora come potesse fare quelle cose da super-eroina come ad esempio sollevarmi con una mano sola. Una super-eroina che pero' invece di stare dalla parte del bene si era schierata dalla parte dei cattivi. Ed io ero la sua vittima preferita. Ad ogni modo, quel mattino Sara entro' come al solito senza bussare e si avvicino' a me che stavo ancora discutendo con Ludovico " Ma che faceva di bello il mio adorato fidanzato?" esordi' con la sua solita aria, incurante del fatto che ci fosse una persona che non conosceva. Ebbi paura. Sara era capace di tutto e l'aveva piu' volte dimostrato e se mi sputtanava davanti a Ludovico potevo dire addio al mio lavoro. Guardai il mio capo senza sapere come gestire la situazione e notai un lampo d'interesse nei confronti di Sara. Ludovico non aveva certo problemi con le donne e come me ne aveva avute a iosa. Il suo lavoro ed anche un certo fascino gli aveva permesso di avere notevoli successi con il gentil sesso, ma Sara gli piaceva, ne ero sicuro. Quel fascino sbarazzino che riusciva ad emanare, in forte contrasto con la sua reale natura, lo aveva colpito " Non mi presenti questa bella ragazza?" fece infatti Ludovico " Si, certo" risposi cercando di nascondere il mio imbarazzo e mi spostai per fare le presentazioni " Lai e' Sara, la mia fidanzata e lui e' Ludovico, il mio capo" Sara osservo' l'uomo di fronte a lei porgendogli la mano " Non mi avevi mai detto che il tuo capo era un uomo cosi' giovane e affascinante. Chissa' per quale motivo m'immaginavo un vecchio incartapecorito" Aveva un sorriso strano. Stava certo facendo lavorare il suo cervellino e qualcosa iniziavo ad intuire o meglio, a sperare. Speranza che Ludovico accrebbe facendo un sacco di complimenti a Sara ma che divenne ancora piu' concreta il giorno seguente, quando Sara fece di nuovo il suo ingresso nel mio ufficio. Tanto per cominciare, il suo abbigliamento ed il suo trucco erano completamente diversi dal solito ed aveva optato per un look da donna in carriera con una giacca bianca molto aderente in vita che teneva abbottonata con un solo bottone, lasciando scoperto il suo decolte' che aveva una scollatura piuttosto sostanziosa e si riusciva appena ad intravvedere il top che indossava sotto. La gonna era decisamente mini e le sue gambe si stagliavano generosamente grazie anche ad un paio di scarpe con il tacco decisamente alto. Il trucco era poi piu' deciso e la facevano notevolmente piu' grande rispetto ai suoi 19 anni anche grazie alla sua pettinatura, con i suoi bei capelli che teneva rialzati e con due graziose ciocche che le scendevano ai lati del viso. Avevo notato come riuscisse ad essere una persona completamente diversa ogni volta che cambiava il suo look. Poteva essere una dark lady quando si infilava quelle tute in lattice e quei tacchi a spillo oppure una semplice teen-ager quando vestiva in jeans e con un trucco minimalista oppure una giovane donna con un fascino decisamente notevole come in quella circostanza o come quando era venuta a cena con i miei clienti. D'altronde, poteva spendere quello che voleva con i miei soldi ed ormai le mie carte di credito erano praticamente prosciugate. Stavolta, stando da soli, fui costretto a salutarla nel modo deferente ed ossequioso che lei pretendeva " Buongiorno signorina Sara" " Ciao cazzone. Dimmi, e' in ufficio il tuo capo?" Le risposi di si e volle sapere dove si trovasse. Usci' dal mio ufficio sculettando allegramente ed io sospirai profondamente. Era giunto forse il momento che mi lasciava tornare alla mia vita avendo scelto un'altra vittima da torturare e da spennare? Mi dispiaceva per Ludovico, ma non potevo non sperare che questo avvenisse. Ne ebbi la quasi certezza quando la sera stessa non venne a casa malgrado le avessi telefonato per sapere cosa le avessi dovuto preparare per cena. Per due giorni non ebbi sue notizie e la mia speranza cominciava a farsi sempre piu' concreta. Ma la vera certezza la ebbi soltanto al terzo giorno, quando la segretaria di Ludovico mi chiamo' dicendomi di accorrere all'ospedale perche' la sera precedente il capo era stato aggredito da alcuni malviventi anche se se l'era cavata fratturandosi soltanto il braccio destro. Era il marchio di Sara. Mi recai all'ospedale ed entrai nella sua camera. Non aveva solo il braccio rotto ma aveva ecchimosi su tutto il viso, gli occhi gonfi ed il labbro spaccato. Aveva subito anche lui la dose di percosse che Sara regalava immancabilmente a coloro che aveva intenzione di schiavizzare. C'erano diverse persone al suo capezzale ed appena mi vide chiese a tutti, con grande fatica, di uscire e di lasciarci soli. Per alcuni secondi non parlammo. Sapevamo entrambi qual'era la verita', sapevamo entrambi che le sue condizioni non erano dovute ad un'aggressione di diversi uomini ma all'opera di una ragazzina che aveva poco piu' della meta' dei nostri anni ma possedeva una forza disumana ed un sadismo senza eguali. Mi fece cenno di avvicinarmi al letto " Maledetto bastardo! E' tutta colpa tua se adesso mi trovo in queste condizioni. Mi hai presentato il diavolo in persona" " Mi dispiace Ludovico ma non e' colpa mia. Io sono una vittima come te. Ma possiamo fare qualcosa. Dobbiamo farlo. Denunciamola. Siamo in due e possiamo testimoniare ognuno a favore dell'altro. Ci sono almeno altri quattro ragazzi nelle nostre stesse condizioni. Se noi riuscissimo a convincerli...." " Sei un coglione. Ma ti rendi conto che nessuna denuncia reggerebbe? Chi crederebbe che una ragazzina mi ha ridotto in questa maniera? Lo sai cosa mi ha fatto prima di spezzarmi il braccio? Mi ha obbligato a gridare che la volevo violentare ed ha registrato tutto sul telefonino. Capisci? Se io faccio una denuncia e' lei che mi manda in galera. E poi me l'ha rotto ugualmente il braccio, godendo ogni istante mentre io mi contorcevo dal dolore. E per finire mi ha detto che e' pronta a giurare che tu hai organizzato una serata con me e che l'abbiamo fatta bere e sniffare perche' la volevamo violentare. Ed io un paio di volte sono stato pizzicato con un po' di coca. Non mi hanno fatto niente perche' era per uso personale ma ormai sono schedato. Capisci? Senza contare la vergogna. Due uomini grandi e grossi che fanno una denuncia perche' una ragazzina ha messo loro le mani addosso. La polizia si farebbe un sacco di risate" Aveva perfettamente ragione. Piu' volte avevo pensato ad un'eventuale denuncia nei confronti di Sara e sempre avevo fatto lo stesso ragionamento di Ludovico. Ci aveva in pugno e se non potevamo agire per vie legali avremmo potuto farlo in altro modo. Come scappare ad esempio. Ma adesso sembravano essere problemi suoi e non piu' miei. Io stavo per tornare ad essere libero. Ed ero libero del tutto, anche da impegni lavorativi in quanto Ludovico mi afferro' il braccio con la sua mano sinistra, quella ancora sana, e me lo strinse " Adesso vattene a fanculo. Sparisci dalla mia vita per sempre. Non voglio piu' vederti, non voglio piu' sentirti. Sei licenziato immediatamente. Passa in ufficio, prendi le tue cose ed evapora" Non provai nemmeno a controbattere. Con la testa china uscii dalla stanza d'ospedale e mi diressi verso l'uscita. Eppure, malgrado fossi stato appena licenziato, non ero triste. Ero quasi felice. Per la prima volta dopo tanto tempo mi sentivo di nuovo un uomo libero e padrone della propria vita. Non aveva importanza che avevo perso il lavoro. Sapevo di avere delle capacita' notevoli ed ero certo che un nuovo lavoro lo avrei trovato molto presto. Il mio curriculum era eccellente ed il mondo lavorativo aveva bisogno di un uomo come me. Si, mi sentivo bene ed appena uscii dall'ospedale respirai a pieni polmoni. La liberta' era meravigliosa e non aveva prezzo. Fine decima puntata Per i vostri commenti, inviate una mail al seguente indirizzo davidmuscolo@tiscali.it