IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA Settima puntata di Davidmuscolo e Stefano I nomi di tutti i personaggi sono fittizi ed ogni omonimia o somiglianza e' puramente casuale Con il cuore che mi batteva vorticosamente per la tensione, spinsi il pulsante per richiamare l'ascensore e, mentre ne attendevamo l'arrivo, abbassai la testa per evitare di incontrare i suoi occhi. Altrettanto feci quando vi salimmo. Non volevo vedere il suo sorriso, non volevo leggere nei suoi occhi quello che aveva in mente con me. Avevo paura. Fu Sara con il suo indice a tirarmi su il mento " Ma che tenero! Abbassi gli occhi. Ma lo sai che a me piacciono tanto gli uomini timidi?" disse con la sua consueta ironia. Sembrava non avere vie di mezzo. O era particolarmente ironica o si arrabbiava e tra le due era nettamente preferibile la prima fase. Non ebbi comunque il tempo di replicare in quanto l'ascensore fece il suo arrivo al piano prestabilito. Armeggiai nelle mie tasche alla ricerca delle chiavi e, trovatele, la feci entrare. Sara osservo' con molta curiosita' ogni angolo della casa mentre io rimanevo in tensione. Essere da solo con lei, con una persona infinitamente piu' forte di me, che avrebbe potuto farmi fare qualsiasi cosa senza che io potessi difendermi in alcun modo, era psicologicamente insopportabile per me, cosi' come lo sarebbe stato per qualsiasi uomo. Non rientrava nel mio modo di ragionare e nel mio essere maschio dominante come ero stato fino a poco tempo prima. Sara intanto, continuava a curiosare tra le mie cose senza curarsi minimamente della mia privacy. La osservavo guardandomi bene dal farle notare che la cosa mi infastidiva non poco e finalmente ritorno' nel salone dove si sedette incrociando le gambe " Portami qualcosa da bere" mi ordino'. Aveva gia' bevuto abbastanza durante la festa e mi venne in mente che se avesse continuato a bere e considerato il suo modo di guidare.... Dio mio, cosa ero arrivato a pensare. Non m'importava che avrebbe potuto causare qualche incidente ad altre persone ma in cuor mio speravo che potesse andarsi ad ammazzare, che potesse schiantarsi contro un palo e lasciarmi di nuovo libero. Le presi una tequila che tenevo per qualche serata particolare non essendo un gran bevitore e glie la porsi. Sara la trangugio' tutta d'un fiato " Ne vuole ancora, signorina Sara?" " Perche' no? Riempimi di nuovo il bicchiere" Lo feci e lei di nuovo bevve come se fosse limonata e poi mi fece cenno di passarle addirittura la bottiglia. Fece un paio di sorsi per poi ruttare fragorosamente e vergognosamente. Ma lei sapeva cosa volesse dire la vergogna? Schiocco' quindi le dita. Le accesi la sua sigaretta e mi misi in ginocchio col posacenere in mano. Ma che razza di ragazza era? Beveva e fumava senza limiti, ruttava e scorreggiava davanti a chiunque senza vergogna, addirittura godendo di quegli atti, parlava in modo scurrile dicendo milioni di parolacce, per non parlare della sua straordinaria forza e della sua abilita' in chissa' quali e quante arti marziali, eppure la guardavo ammirandone la bellezza, una bellezza non stupefacente ma certamente al di sopra della media. In quella festa ad esempio, era stata di gran lunga la piu' attraente ed i ragazzi se la mangiavano con gli occhi, ammirando soprattutto il suo seno che traspariva dalla sua camicetta, ma anche il suo bel culetto strizzato nei jeans aderenti. Ero perso in tutti quei pensieri e non mi ero accorto che lei aveva smesso di fumare " Alzati ora" mi ordino' seccamente. Sapeva dare ordini alla perfezione. Evidentemente, il suo allenamento con Mattia e i suoi amici aveva dato i suoi frutti. Le obbedii " Va via, signorina?" le chiesi. Piu' che altro era una speranza " Dipende da cosa farai adesso. Sai, stavo pensando di comprarmi qualcosina, la prossima settimana. Tira fuori la tua carta di credito" Rimasi impietrito " Cosa? La mia carta di credito?" " Sei sordo per caso? Ti ho detto di darmi la tua carta di credito" Indietreggiai impaurito. La mia carta di credito no. Non poteva fare una cosa del genere, quella strega. Ma lei si era alzata dal divano e avanzava sicura di se, col suo solito sorriso stampato in faccia. Continuavo a camminare all'indietro. Cosa fare? Era troppo piu' forte di me e l'aveva dimostrato in piu' occasioni e non potevo fronteggiarla a viso aperto, ma non potevo consegnarle la mia carta di credito. Dovevo scappare. Ero convinto che con i tacchi non avrebbe potuto correre velocemente. Avevo pochi secondi per decidere e decisi di scappare e di rinchiudermi in camera mia. Mi voltai e cominciai a correre verso la porta. Percorsi quei pochi metri in pochissimi secondi, afferrai la maniglia, aprii la porta e la richiusi a chiave velocemente prima che Sara potesse raggiungermi. Spinsi il letto a ridosso della porta e altrettanto feci con il grosso como' che avevo di lato al mio armadio quattro stagioni. Per il momento potevo definirmi al sicuro. Per di piu' Sara aveva bevuto talmente tanto che sicuramente doveva essere mezza ubriaca e difficilmente avrebbe potuto sfondare la porta in legno massiccio rinforzata dal letto e dal como'. Sentii il ticchettio dei suoi passi che si avvicinavano " Conto fino a tre, Stefano e poi vengo a prenderti" mi disse con voce calma " Mi lasci stare. Ha preso la mia macchina, che altro vuole da me?" " Che altro voglio? Ma sei sordo per caso? Ho detto che voglio la tua carta di credito. Voglio essere carina per te, tesoro, voglio farti fare bella figura quando siamo insieme e pertanto ho deciso di andarmi a comprare un bel po' di cosine. E invece tu sei cosi' cattivo. Si, proprio un cattivone" Aveva parlato con un tono di voce infantile, quasi a prendermi in giro e improvvisamente non mi sentivo piu' tanto al sicuro. Mi riveniva in mente la scena in cui con un calcio aveva spezzato un lucchetto di ferro e non mi sembrava neanche tanto ubriaca come avevo immaginato. Che avrei dovuto fare? Accettare di farmi derubare nuovamente e cercare di evitare l'inevitabile punizione oppure sperare che lei abbandonasse quell'idea insana e che la porta rinforzata potesse essere un baluardo insormontabile anche per una della sua forza? Mi presi la testa fra le mani, incapace di prendere la decisione giusta ma non ebbi il tempo di fare quella maledetta scelta in quanto un fragore spaventoso mi ridesto' dalle mie elucubrazioni. Il pugno di Sara aveva aperto un foro nella mia porta, sbriciolandola come se, invece di legno massiccio, fosse di cartapesta. Vidi anche la sua mano inserirsi nel buco per girare la chiave e quindi la stessa mano spingere la porta ormai fracassata e spostare con una facilita' disarmante il letto e il como'. Oh mio Dio. Come poteva fare una cosa del genere? Ormai Sara aveva aperto completamente la porta ed era entrata nella mia stanza ed io non potevo fare niente. Pochi passi ed era dinanzi a me " Adesso mi hai fatto veramente incazzare. Cosi' non si fa, amore mio. Cosi' dimostri di essere totalmente scemo. Pensavi davvero di potermi sfuggire?" " Non puo' pretendere la mia carta di credito" piagnucolai e per tutta risposta mi arrivo' uno schaffo talmente violento che mi mando' a sbattere violentemente contro l'armadio. Mi lasciai scivolare per terra con le lacrime che scorrevano di nuovo dai miei occhi " E chi me lo impedisce? Tu per caso? Oppure quella porta?" rispose intanto ghignando Sara indicando ironicamente la porta della mia camera da letto distrutta dalla sua forza spaventosa " Perche'? Perche' proprio a me?" mi lamentai continuando a piangere senza pero' commuovere la bella ragazza che si ergeva dinanzi a me. Mi fece cenno di rialzarmi e poi mi prese per mano delicatamente. Mi porto', sempre tenendomi per mano, di nuovo nel salone. Sembrava una mamma che accompagna il proprio bambino a scuola ma, improvvisamente, la sua mano che fino a quel momento era stata morbida, si strinse improvvisamente. Sentii un tremendo dolore come se avessi messo la mia mano in mezzo a delle tenaglie " Eh si! Sei proprio scemo! Non ti sono bastate tutte le dimostrazioni che ti ho dato finora? Che altro devo fare per convincerti che sono nettamente piu' forte di te? Pensavi davvero che una misera porta ti avrebbe potuto difendere da me? Povero illuso. Ora sono costretta a riempirti di botte per ricordarti che quando ti do un ordine tu devi obbedire immediatamente e devi farlo pure col sorriso sulle labbra e poi mi prendo ugualmente la tua carta di credito. Non ti conveniva, credimi" " La prego, signorina Sara. Non puo' fare una cosa del genere. Cosi' sono rovinato" la implorai inginocchiandomi e per tutta risposta lei mi prese per i capelli obbligandomi a rialzarmi " Ancora non hai capito, vero? Ancora non hai capito che non sono il tipo che si commuove per i tuoi lacrimoni? Quando prendo una decisione, niente e nessuno puo' farmi tornare indietro. Ho deciso che ti picchiero' e lo faro' anche se tu dovessi piangere tutte le lacrime che hai. Pero' voglio darti una chance, altrimenti e' troppo facile per me. Contero' fino a cento prima di colpirti ed in tutto questo tempo mi limitero' a difendermi senza contrattaccare. E' una buona occasione per te. Fammi vedere cosa vali" Si allontano' alcuni metri da me e inizio' il conteggio. Non mi rimaneva altro che provarci. Ero un pugile dilettante, sapevo muovermi e sapevo colpire bene e forse poteva essere davvero un'occasione irripetibile, anche se il mio braccio sinistro ancora non funzionava del tutto. Ma io ero destrorso e se l'avessi presa con un bel gancio o un montante, avrei potuto farle male ed il mio piu' grande desiderio era proprio quello di vederla soffrire. Era forte ma non poteva mica essere invulnerabile. La sua costituzione era poco al di sopra della media ed una ragazza doveva avere per forza diversi punti deboli. Sempre che fosse umana, cosa di cui dubitavo ogni momento di piu'. Intanto, potevo avanzare tranquillamente. Se lei avesse mantenuto la promessa non mi avrebbe colpito e quindi mi avvicinai cercando un gancio che pero' Sara evito' con una semplice torsione del busto. Provai poi con un diretto che invece paro' sorridendo, quasi come se fosse a conoscenza che la stavo per colpire proprio in quel punto. Provai ripetutamente mostrando tutto il repertorio che avevo imparato in tanti anni di palestra ma non c'era niente da fare. Continuava imperterrita a contare spostandosi rapidamente o parando i miei pugni facilmente ed il centesimo secondo arrivo' senza che io fossi riuscito a sfiorarla minimamente " Adesso tocca a me" disse semplicemente. Finse di attaccare con la mani ed invece mi colpi' con un calcio al volo che mi fece roteare su me stesso. Erano trascorsi appena un paio di secondi e la sua infinita superiorita' aveva gia' avuto la meglio. Mi girava la testa per il colpo ricevuto e non avevo piu' difese, ammesso che le mie difese sarebbero potute servire a qualcosa. Ero completamente alla sua merce' e lei infieri' senza pieta', con diversi pugni al bersaglio grosso ed al volto. Era veloce come un fulmine, precisa e violenta e dopo neanche dieci secondi ero a terra, pesto e sanguinante. Non aveva ancora terminato pero'. Mi rialzo' da terra e comincio' la serie di ceffoni, con la mia povera testa che andava a destra e sinistra " Pieta', la prego. Basta!" Caddi di nuovo a terra e mi misi in ginocchio ai suoi piedi. Piangevo disperatamente, in modo quasi rabbioso soprattutto per la mia impotenza. Sara intanto, prima mi diede un piccolo calcio che servi' a mandarmi completamente sdraiato e quindi mi mise prima un piede sullo stomaco in segno di vittoria inequivocabile. Poi si chino' mettendo il suo sedere sulla mia bocca. Sapevo cosa voleva ormai. Quello era la sua arma di umiliazione preferita e mi scorreggio' in faccia, ridendo come una bambina. Un peto rumoroso e puzzolente che sembro' quasi deflagrare nella stanza e che sembro' rompere i suoi jeans per avvampare completamente il mio volto " Lo capisci o no che non puoi fare niente contro di me? Vediamo se te ne renderai conto dopo quello che ti faro'" Rabbrividii. E adesso cosa mi avrebbe fatto? Si rialzo' e quindi prese la caviglia del mio piede destro trascinandomi per la stanza. All'inizio non capivo cosa volesse fare ma poi me ne resi conto. Mi stava sollevando con una mano tenendomi per la caviglia, continuando a ridere e tutto cio' che avevo in tasca cadde a terra, compreso il portafoglio. Mi teneva col viso a pochi centimetri dal pavimento, facendomi dondolare. Non poteva essere vero. Non faceva nessuno sforzo apparente. Mi abbandonai al mio destino. Combattere contro di lei era inutile. Troppo forte, troppo brava per me. Ci avevo provato, avevo lottato ed avevo perso. Rimasi in quella posizione per un paio di minuti, fino a quando lei apri' la mano facendomi cadere rovinosamente " Ed ora la carta di credito, stronzo" Camminando a carponi afferrai il mio portafogli cercando una delle mie carte di credito. Ne avevo una mezza dozzina ed afferrai quella dove avevo meno credito e glie la porsi. Sara mi guardo' scuotendo la testa e prosegui' "Ho il timore che tu mi abbia preso per una cretina. Quando ti chiedevo la carta di credito, intendevo dire TUTTE. Le voglio tutte e me le prendo tutte. Obiezioni?" " Ed io? Come faro' adesso io? Mi sta togliendo tutto" " Non me ne frega un cazzo di come farai. Adesso pero' facciamo lo stesso giochino dell'altra volta con la macchina. Mi implorerai di prendere tutti i tuoi averi ed io registrero' la tua bella frase d'amore. Sai, e' meglio essere previdenti. Non vorrei che tu impazzissi e mi denunciassi, anche se sarebbe una denuncia cretina considerando che ho almeno una ventina di ragazzi pronti a testimoniare che tu sei pazzo d'amore per me e che faresti qualsiasi cosa. Inutile raccomandarti di essere convincente. Sai cosa ti succedera' se non dovessi esserlo?" Lo sapevo ed ora capivo anche il motivo per cui mi aveva portato in quella casa in mezzo a quei mocciosi: per umiliarmi ma anche per avere dei testimoni pronti a giurare che i miei erano stati atti di generosita' dettati dal grande amore che nutrivo per lei. Era furba e dotata di intelligenza non comune, oltre a tutte le altre qualita' fisiche. Registro' cio' che voleva e lei sembro' rimanere soddisfatta. Prese le mie carte di credito e mi ordino' di darle tutti i codici segreti di quelle carte, quindi venne di fronte a me. Tremavo di paura al suo cospetto e quando vidi che mi stava afferrando per la gola temetti che stavolta era veramente finita per me. Sentii la sua potenza spaventosa sul mio collo ed ancora una volta mi sollevo' da terra. Questa volta lo fece stendendo completamente il suo braccio facendomi rimanere a diversi centimetri da terra. Spaventoso e inaudito " Ed ora ascoltami bene, cazzone. Non provare a fare nessun movimento in uscita su quei conti. Controllero' personalmente che da oggi in poi gli unici movimenti siano quelli delle mie spese. Se provi a togliere un solo centesimo io ti distruggo completamente, ti spezzo le gambe e ti lascero' continuare a vivere su una sedia a rotelle. Pensi che non ne sia capace?" "Non faro' nulla ma per pieta' non mi faccia ancora del male" gemetti. La ragazza sorrise sadicamente " Ti faro' male quando avro' voglia di fartene. Io posso fare tutto con te. Tu mi appartieni completamente. Tu sei il mio bancomat, il mio pupazzo e se ne avessi voglia sei anche il mio cesso e se mi dovesse venire il desiderio di pisciarti in faccia o di farti mangiare la mia merda, tu lo farai. Ti e' chiaro il concetto?" " Si" risposi semplicemente " Pero' se tu mi obbedirai, se ti atterrai scrupolosamente a quello che io ti ordinero' di fare, potrai risparmiarti un sacco di botte. Ma se farai lo stronzo come hai fatto stasera, se non scatterai immediatamente ad ogni mio ordine, la tua vita diventera' un inferno tale che quello che hai trascorso in questi giorni potrai ricordarlo come un periodo della tua vita particolarmente felice" Non ebbi la forza di replicare. Finalmente, il suo braccio bionico abbandono' il mio collo e la vidi uscire dalla mia casa, felice e soddisfatta. Ero quasi rovinato. Oltre dieci anni di lavoro sfumati per una pazza ladra e forzuta. Mi trascinai fino allo specchio. Il mio viso era ridotto ad uno straccio a causa dei pugni e degli schiaffi di Sara e sentivo dolore in tutto il resto del corpo. Dovevo far qualcosa e dentro di me avevo gia' deciso cosa fare. L'avrebbe dovuta pagare e l'avrebbe fatto con gli interessi. Mauro Zampieri era sempre stato un poco di buono al liceo. Era un ragazzo che si approfittava della sua fisicita' per spaventare chiunque ed eventualmente per picchiare chi non accettava le sue condizioni. Se ne era andato dopo tre anni, senza terminare gli studi e soprattutto senza alcun rimpianto da parte di nessuno. In seguito avevo saputo che era entrato nel giro della piccola criminalita', anche se ormai erano anni che non lo sentivo piu' e poteva anche essere diventato una brava persona. Ma a me non serviva una brava persona. Ci misi tre giorni per rintracciarlo e per prendere un appuntamento e non fu affatto una cosa facile, ma alla fine ci riuscii. Tre giorni durante i quali non ebbi notizie di Sara e che impiegai anche per nascondere ogni cosa preziosa mi fosse rimasta, a cominciare da un libretto di risparmio dove avevo ancora dei soldi e soprattutto nascosi le ricevute di diverse azioni che possedevo. L'appuntamento con Mauro era in un bar vicino casa sua. Mauro era ancora peggio di come me lo ricordavo. Era diventato un colosso di un metro e ottantacinque con le braccia tatuate ed una faccia che metteva spavento. Si guardo' in giro per cercarmi e, visto che ero seduto, dovetti alzarmi per farmi riconoscere. Si avvicino' verso di me " Ma guarda chi si vede, Stefano Rigoni" Mi abbraccio' e per poco non mi ruppe alcune costole " Mettiti seduto, Mauro e prendiamoci qualcosa" Mauro accetto' il mio invito e chiamo' il ragazzo del bar per ordinare da bere e poi si rivolse verso di me " Ma tu guarda, Rigoni. Ti ricordi quando eravamo ragazzini le botte che ti davo?" " E come no! Come farei a dimenticarmelo" " Sei cambiato pero'. Hai due belle spalle. Fai sport per caso?" " Mi tengo in forma. Faccio pugilato" " Hai capito Rigoni! Ma dimmi un po'. Come mai mi hai cercato dopo tutti questi anni? Non credo che tu avessi voglia di rivedermi" Era inutile tergiversare, dovevo andare subito al sodo " Ho bisogno di un aiuto, Mauro, e non so a chi rivolgermi" " Che tipo di aiuto?" " Ho bisogno che una persona....abbia un grave incidente. Capisci cosa voglio dire?" " Ho capito, ma � meglio andare a parlare di queste cose da un'altra parte. Intesi?" Accennai di si con la testa, bevemmo le consumazioni e poi ci alzammo. Lo seguii mentre si dirigeva verso un posto piu' tranquillo ed alla fine mi fece cenno che potevamo fermarci " Qui' possiamo parlare tranquilli. Quanto deve essere grave quest'incidente?" " Tanto da non farla camminare piu' e da non farle piu' prendere un bicchiere in mano. Vorrei vederla morta, ma non ho il coraggio di spingermi fino a questo punto" " Parli di una donna, a quanto vedo. E' una tua ex?" " E' una ragazza di 19 anni che mi sta perseguitando e che mi ha rovinato la vita" Mauro scoppio' a ridere " Una ragazzina? E il signorino ha paura di sporcarsi le mani. Sei proprio come mi ricordavo" " Non e' come pensi, Mauro. Quella non e' una ragazzina, e' il diavolo in persona. Ha una forza enorme ed e' un'esperta di arti marziali. Credimi, non sto esagerando. E' riuscita a spezzarmi un braccio ed e' stata capace di sollevarmi con una mano. Lo so che e' difficile crederci, ma ha qualcosa di demoniaco, anche se apparentemente e' una ragazza normale, pure molto carina" " Ho capito. Dovro' stare attento, quindi, se vuoi che ti faccia questo favore" " No Mauro. Senza offesa, tu sei enorme e sicuramente sei molto forte, ma potresti non bastare. Ti ripeto che e' bravissima nelle arti marziali e si muove alla velocita' della luce, ma soprattutto possiede una forza fisica disumana" " Non e' che mi stai prendendo per il culo? Perche' in questo caso oltre al braccio io ti spezzo anche le gambe. Intesi?" " Ti giuro che e' cosi'. Sembra tutto assurdo ma e' la sacrosanta verita'. Sto uscendo pazzo. Mi tiene come il suo schiavo e per di piu' ha schiavizzato mio nipote e i suoi amici. La voglio vedere su una sedia a rotelle per tutta la vita. Devi aiutarmi" " D'accordo, ma cosa vuoi esattamente? Mi hai appena detto che potrei non bastare, anche se mi sembra assurdo" " Tutto e' assurdo in questa storia. Per essere sicuri che la cosa abbia buon fine devi rimediare una decina di amici" " Per me va bene. Ma lo sai quanto ti costera' una cosa del genere?" " No, dimmi" " Almeno centomila euro. Io e i miei amici non ci sporchiamo le mani per meno di dieci pezzi ognuno" Rimasi con la bocca aperta. Non mi aspettavo una cifra del genere " Ma io non ce l'ho tutti questi soldi" " E allora non se ne fa niente. Mi dispiace" " Aspetta Mauro. Ho ancora 40.000 euro. Ti do tutto quello che ho a patto che mi togli dalle palle quella maledetta per sempre. Almeno in cinque o sei, ti prego. Per essere piu' sicuri" Mauro mi guardo'. Ero distrutto e dovetti fargli pena " Ok. Ma non piu' di cinque per quella miseria. Ti faccio uno sconto in ricordo dei vecchi tempi. Ho giusto qualche amico che non vede l'ora di divertirsi con una ragazza. Mi hai detto che e' molto carina e voglio la liberta' di farci anche altre cose oltre a mandarla su una sedia a rotelle. Chiaro?" " Tutto quello che vuoi e poi le sfregi quel bel faccino che ha. Non voglio piu' vedere quel sorriso ironico sul suo volto" " La devi odiare proprio tanto" " La odio immensamente e non ce la faccio piu' a sopportare le umiliazioni a cui mi sottopone. Eppure mi piace e in un certo senso non posso fare a meno di ammirarla e di rispettarla. Il vero problema e' che si sta impadronendo di tutto cio' che mi sono guadagnato in tanti anni di lavoro e questo io non posso permetterlo. Per non parlare che mi impedisce di avere rapporti con altre donne. Sono ancora giovane e non ho intenzione di dedicare il resto della mia vita alla castita' oppure attendere se e quando lei mi dara' il permesso di andare con una donna. Me la devi togliere dalla mia vita, Mauro. Assolutamente!" " Ok Stefano. Le spezzeremo gambe e braccia e le sfregeremo la faccia. Vedrai che quella stronza non ti dara' piu' fastidio" Ci mettemmo d'accordo sul pagamento e sulle altre cose. Gli dissi che volevo assolutamente godermi lo spettacolo e che pertanto volevo essere presente nel momento in cui lui e i suoi amici l'avrebbero massacrata, anche se nascosto. Mi raccomandai dicendogli che dovevano usare tutte le accortezze possibili e di non avvicinarsi a lei fino a che non fossero stati sicuri di averla resa inoffensiva e di usare quindi catene e spranghe piuttosto lunghe. Avrei voluto che prima le sparasse alla gambe ma Mauro mi fece notare che non potevano fare una cosa del genere in quanto un colpo d'arma da fuoco avrebbe richiamato gente e fui d'accordo con lui. Non avevo una foto di Sara e gli dissi che gli avrei mandato un messaggio quando lei si fosse rifatta viva con me e Mauro mi assicuro' che gli sarebbe bastata un'ora per preparare la trappola. Gli dissi anche che l'ideale sarebbe stato proprio sotto casa mia. Abitavo in una zona residenziale ed a poche centinaia di metri c'era un vasto parco dove abitualmente andavo a correre durante i week-end e che di notte era ovviamente completamente deserto. Sarebbe bastato attenderla sotto casa mia, minacciarla con un'arma e portarla nel parco dove Mauro e i suoi amici, armati appunto di catene e cose similari, avrebbero potuto massacrarla per il mio godimento e violentarla per il loro. Per altri due giorni non ebbi notizie di Sara, a parte il fatto che mi ero informato telematicamente sugli estratti conti e sull'andamento delle varie carte di credito che mi aveva rapinato. Aveva speso oltre tremila euro. Pensavo addirittura peggio, ma comunque, con quell'andazzo, nessuno le poteva impedire di obbligarmi a consegnarle addirittura il mio stipendio. Ma, appunto, due giorni dopo il mio incontro con Mauro, Sara si rifece viva. Mentre ero al lavoro mi telefono' avvertendomi che la sera sarebbe venuta a casa mia e che le dovevo preparare una bella cenetta. Telefonai immediatamente a Mauro mettendolo al corrente della situazione e lui mi assicuro' che, nel momento in cui lei fosse uscita dal mio appartamento, avrebbe agito. Trascorsi le rimanenti ore quasi in apnea. Tra poco il mio incubo sarebbe terminato, ma prima avrei dovuto incontrarla e questo mi metteva in agitazione. Cosa avrebbe escogitato stavolta? Quali altre umiliazioni aveva in programma per me? Cos'altro mi avrebbe tolto? Prima di andare a casa comprai l'occorrente per preparare una bella cena e per fortuna che ero in grado di rimuovermi tra i fornelli. Essendo single, sapevo cucinare un po', anche se non mi era mai piaciuto farlo e preferivo andarmene a cena al ristorante oppure prepararmi un semplice panino quando decidevo di non uscire. Pero' un piatto di pasta ed una bella bistecca sapevo farle. Ad ogni modo, feci il pieno di ogni ben di Dio. Qualunque cosa mi avesse chiesto ce l'avrei avuta. Alle otto e un quarto di quella sera, il mio videocitofono squillo'. L'attesa era terminata. Il suo bel viso riempi' il piccolo schermo. Era truccata diversamente dal solito, piu' marcata, con un rossetto acceso ed appariva decisamente piu' grande rispetto ai suoi 19 anni " Apri, cazzone" Cominciavamo proprio bene. Andai ad aprire la porta. Avevo deciso di essere accondiscendente al massimo per evitare il piu' possibile si essere picchiato da lei, anche se sapevo benissimo che poi le scuse per maltrattarmi le avrebbe trovate da sola. L'ascensore si fermo' al mio piano e lei fece la sua apparizione in casa mia. E proprio di apparizione si doveva parlare. Era vestita come per andare ad un incontro sadomaso, con un pantalone aderentissimo lucido che sembrava le fosse stato cucito addosso ed un bustino nero con alamari che mal contenevano il suo seno. Il pantalone era infilato dentro ad un paio di stivali che le arrivavano quasi al ginocchio dotati di tacchi inverosimili di metallo. A spillo ovviamente. Con un calcio dato con quegli stivali, considerando la sua forza erculea, mi avrebbe potuto trapassare da parte a parte. Per concludere, indossava un paio di guanti lunghissimi dello stesso tessuto del pantalone che le coprivano l'intero braccio. Inghiottii nervosamente la saliva. Era veramente bella! Ed era soprattutto di una sensualita' spropositata. Oh certo, troppo vistosa per i miei gusti, ma senz'altro sexy ed eccitante come poche altre ragazze avrebbero potuto essere pur vestite in quel modo. Il suo corpo risaltava alla perfezione strizzata in quegli abiti e mi maledissi una volta di piu' per non aver accettato le sue avances. Avrei potuto averla e non essere costretto a subire tutto quello che mi aveva fatto fino a quel momento. Ma oltre alla sua bellezza, c'era anche un altro motivo per cui ero particolarmente nervoso. Nelle sue mani teneva una frusta in cuoio nero. Oh mio Dio, cosa aveva intenzione di farmi? Mi voleva frustare? Entro' sorridente " Ti piaccio cosi'?" " Oh Dio, lei e' cosi'...." balbettai. Mi venne vicinissima e mi prese il mento tra le sue dita, come aveva fatto spesso, per poi baciarmi. Mi fece venire immediatamente il cazzo dritto. Sara se ne accorse scoppiando a ridere " Di gia'? Ma sei proprio pazzamente innamorato di me, tesoro. Forse stasera ti scopero' davvero. Comunque hai risposto alla mia domanda. Sai, mi domandavo come ci si deve presentare davanti al proprio schiavo e ho deciso di comprare su internet queste cosette. Pare che siano l'ideale per essere una donna dominante" " Il suo schiavo? Cosa vuol dire?" " Sei proprio un coglione. Cosa vuol dire secondo te che sei il mio schiavo? Che tu fai esattamente quello che ti dico di fare e lo fai pure col sorriso sulle labbra. A proposito. Ho visto che sei sbiancato quando hai visto la frusta. Tranquillizzati. Quella mi serve per scena e non la usero' contro di te. Non ne ho bisogno" Termino' quella frase stringendo il suo pugno, ma poi sorrise e prosegui' "Chissa', forse potrei anche usarla la frusta, tanto per vedere se mi da lo stesso piacere che provo quando ti prendo a sganassoni. Vedremo. Ora fila a prepararmi la cena e cerca di fare qualcosa che non mi piace, cosi' avro' la scusa buona per metterti le mani addosso" Le chiesi cosa voleva per cena e mi diressi in cucina per accontentarla, mentre lei girava per casa mia guardando di nuovo tra le mie cose senza minimamente preoccuparsi di mettere le mani tra le cose di un altro e dopo un quarto d'ora me la ritrovai dietro a me. Mi abbraccio' da dietro e sembrava il gesto di un'innamorata, ma tremavo sapendo cosa quelle braccia erano in grado di fare " Sai Stefano, ho deciso. Mi piace questa casa e mi trasferisco qui'. Domani ordinero' a qualcuno dei miei dolci schiavetti di portare tutte le mie cose qui'" Mi sentivo come se mi avessero dato una pugnalata ma poi pensai che quella sarebbe stata l'ultima sera che Sara faceva la stronza con me. Domani avrei goduto al suo capezzale, altro che venire ad abitare a casa mia. Ma per quella sera dovevo ancora pazientare. Mi girai verso di lei e mi feci umile " Come vuole lei signorina Sara" " Bravo, cosi' ti voglio. Allora ce l'hai un cervelletto che ti funziona e non ti serve soltanto per dividere le orecchie. Hai capito finalmente che posso fare qualunque cosa con te" " Si signorina Sara" risposi mentre lei avvicinava di nuovo la sua bocca alla mia. Era cosi' invitante e feci una fatica enorme per non baciarla. Mi prese le mani e le porto' all'altezza del suo sedere e mi persi nella perfezione dei suoi glutei strizzati in quel pantalone che ne magnificava le forme. Mi piaceva toccare quel culo ed il mio cazzo riprese vigoria. La desideravo. Se solo avessimo potuto essere una coppia normale.....Ma lei non era normale. Mi cinse il bacino con quelle braccia dalla potenza inaudita e mi trovai improvvisamente bloccato. Cominciava a farmi male. Le sue braccia si strinsero ancora di piu' ed il dolore inizio' a farsi insostenibile " Potrei spezzarti tutte le ossa una ad una, se soltanto stringessi un po' di piu'" Fu soltanto una questione di un secondo in quanto poi mi lascio'. Respirai profondamente. Era pazza ed io ero nelle sue mani " Perche'? Perche' mi fa questo? Sto facendo tutto quello che lei mi dice" " Ti ho gia' detto che mi diverte. Non devi continuare a rompermi il cazzo piagnucolando e lamentandoti. Con te faccio tutto quello che voglio. Se ti dico di abbaiare tu abbai come un cane. A proposito, fammi vedere come abbai" " Cosa devo fare?" Mi resi conto troppo tardi che avrei dovuto evitare quella domanda idiota. Il suo braccio si alzo' e mi colpi' con uno dei suoi schiaffi facendomi ondeggiare e quindi mi prese per il collo con una mano bloccandomi completamente mentre con l'altra riempi' il lavabo. Quando lo ebbe riempito a meta' ci infilo' la mia testa senza pieta' " Cosa devi fare cazzone? Devi fare il cane, il mio piccolo dolce cagnolino scodinzolante. Per tutta la serata non ti deve uscire una parola dalla bocca. Puoi solo abbaiare e devi camminare a quattro zampe. E devi essere interamente nudo. Soltanto per finire di preparare la cena e per servirmela oppure per espletare un mio ordine in cui ti serviranno le mani avrai il permesso di camminare eretto. Finalmente mi lascio' il collo e potei alzare la testa inzuppata e respirare di nuovo. Avevo di nuovo le lacrime agli occhi e soltanto il pensiero che da li' a poco Mauro e i suoi scagnozzi l'avrebbero ridotta male, mi dettero la forza di proseguire. Mi spogliai interamente, mi inginocchiai e abbaiai mentre Sara sembrava divertirsi come una matta. Mi getto' una forchetta e dovetti riportargliela con i denti e per ricompensa mi fece i grattini. Maledetta! Inutile dire che la cena la dovetti mangiare per terra usando soltanto la bocca. Non ce la facevo piu'. Ero stanco, umiliato e maledettamente eccitato. Non era per niente facile far finta di niente di fronte a Sara vestita in quel modo provocante e per di piu' lei mi sfiorava continuamente, mi toccava, mi baciava, ammiccava ed in tal modo il pene era quasi sempre completamente eretto. Avevo assoluto bisogno di sesso ed in seconda ipotesi di una doccia gelata. I testicoli mi facevano male come quando ero un ragazzino dopo un pomeriggio trascorso interamente a baciare la ragazzetta di turno. Al contrario, lei sorrideva maliziosamente, per nulla imbarazzata di fronte alla mia nudita' " Sai, ho un'amica che ha una bella cagnolina in calore. Scommetto che quella cagnolina si innamorera' subito del mio bel cagnone e vorra' farsi scopare da te e poi mi darete tanti bei cagnolini. Vieni qui' dalla mamma, fatti accarezzare, fai le feste alla tua padrona" Quello ero diventato. Un burattino nelle sue mani, assolutamente impossibilitato ad avere una pur minima reazione. Ma anche quella serata stava per concludersi. Una serata da cani nel vero senso della parola, ma anche una serata che avrebbe tolto la mia schiavitu' da li' a poco. Era da poco passata la mezzanotte infatti, quando Sara decise di andar via " Ti lascio solo, cagnone, ma solo per questa sera. Domani la tua padrona si trasferisce qui' e ti fara' tante coccole. E metti a riposo questo bel pisellino che stasera si e' agitato parecchio" concluse scoppiando in una risata cristallina. Sempre costretto a stare a quattro zampe, la vidi aprire la porta e richiuderla e non potei fare a meno di ammirare quel culetto delizioso strizzato in quei pantaloni aderentissimi. Aveva un'anima demoniaca con un visetto delizioso ed un corpo scolpito. Ma era giunto il momento. Stavo per godermi la scena piu' bella della mia vita: il suo massacro. Fine settima puntata Per i vostri commenti, inviate una mail al seguente indirizzo davidmuscolo@tiscali.it