IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA Quinta puntata di Davidmuscolo e Stefano I nomi di tutti i personaggi sono fittizi ed ogni omonimia o somiglianza e' puramente casuale Davide e Claudia Francini si fecero attendere alcuni minuti, minuti durante i quali faticai a tenere a freno Sara che sbuffava come una vecchia locomotiva. Era evidente che non era abituata ad attendere chicchessia ed era altrettanto evidente che stava combattendo con se stessa per rimanere calma e forse stava anche pensando sul comportamento da tenere per quella serata. Al loro arrivo pero', il suo comportamento fu irreprensibile, segno che era abbastanza intelligente da poter essere, quando voleva, una ragazza normale. La stessa Claudia Francini la inondo' di elogi, magnificando sia la sua bellezza che il suo abbigliamento di classe. E detto da una donna abituata all'alta moda era senz'altro un complimento da incorniciare. Addirittura, Sara ricambio' i complimenti con molto savoir faire e con uno stile decisamente adeguato alla bisogna. Tirai un sospiro di sollievo. L'inizio era stato piu' che promettente. Arrivammo al ristorante in perfetto orario ed entrai al braccio di Sara, convogliando gli sguardi dei presenti su di noi. Oh, non certo per me ma per la bellissima creatura che mi stava a fianco. Avessero saputo.... Il cameriere ci porto' al nostro tavolo prenotato e ci lascio' il menu' e la lista dei vini che, da perfetto ospite, scelsi considerando le pietanze che il maitre ci consigliava. I primi discorsi furono molto generalisti. Si passo' dal tempo atmosferico al traffico intenso della mia citta' che per loro, abituati ad una cittadina di provincia, sembrava pazzesco, ma poi si passo' ovviamente sul lavoro. Elencai, come d'abitudine, tutti i possibili vantaggi che la mia campagna pubblicitaria proponeva, dall'acquisto di nuove fette di mercato fino al tipo di persone che avrebbero potuto acquistare il loro prodotto, il cosiddetto , soffermandomi poi sui particolari di quella campagna, partendo dai cartelloni pubblicitari per concludere allo spot televisivo che rimaneva il pezzo forte di ogni tipo di pubblicita'. I Francini seguivano in religioso silenzio le mie elucubrazioni, intervenendo ogni tanto per delle piccole curiosita', inserendo anche Sara nei loro discorsi per tastare l'opinione della e Sara rispondeva perfettamente, asserendo che una ragazza della sua eta' che prima non si era mai interessata a quel tipo di prodotto, con una pubblicita' del genere avrebbe avuto senz'altro la giusta curiosita' e la spinta necessaria all'acquisto. Tutto fantastico. Tutto troppo bello. Era trascorsa un'ora ed avevamo gia' mangiato gli antipasti e i primi ed eravamo in attesa dei secondi piatti quando Sara guardo' Claudia Francini dritta negli occhi ed il suo ormai famoso sorriso beffardo fece capolino tra le sue belle labbra disegnate perfettamente " Mi sto rompendo il cazzo. Ma tu non ti annoi a fare discorsi da cerebrolesi? Il target, lo spot, il brand, il meeting, il budget, il seller, il background, il prodotto entry. Ma come cazzo parlate?" I miei due ospiti rimasero di sasso e Claudia provo' ad obiettare " Ma come parla lei, signorina. Che vocaboli usa. E lei dottor Rigoni....Era necessario avere questa presenza al nostro fianco stasera?" Anch'io provai ad intervenire e mi alzai prendendole le mani dolcemente " Sara, ti prego. Eri stata perfetta. Continua in quel modo, per favore" Sara mi guardo' e mi strinse la mano. Sentii ancora una volta tutta la sua forza e mi sforzai per non urlare " Tu zitto e a cuccia. Parla solo quando sei interrogato. Quanto a te, signora dei miei stivali, ho detto che mi sono rotta il cazzo. Avrei potuto dire che mi sto annoiando e che i vostri discorsi sono troppo impegnativi per la mia testolina ma la realta' e' che mi state sbriciolando i coglioni. Non ce l'ho ma se ce li avessi avuti adesso farei parte del coro delle voci bianche. E poi non ce la faccio a fare la brava ragazza. Ci ho provato ma io sono una bad girl, tanto per usare anch'io un inglesismo" Il dottor Francini intanto, mi guardo' con disgusto " Mi avevano parlato tanto bene di lei e mi domando che razza di persona avevano incontrato. Non di certo un uomo che si lascia trattare in questo modo da una ragazzina volgare, rozza e maleducata" " Lasci che le spieghi, dottor Francini...." provai a dire, ma la stretta di Sara si fece piu' forte e stavolta gridai dal dolore " Ti avevo avvertito di fare silenzio. Un'altra parola, una sola e ti giuro che ti prendo a sberle e poi passo a prendere Mattia, il tuo adorato nipotino. E tu sai cosa gli farei, vero? Quanto a te" disse poi rivolgendosi a Davide "e' meglio essere sboccati che pervertiti. E' dall'inizio della serata che mi guardi le gambe e l'avevi fatto anche oggi pomeriggio. E pensare che potrei essere tua nipote. Scommetto che pagheresti chissa' cosa per potermelo infilare, ammesso che ti si addrizzi ancora" Ormai non avevo la forza nemmeno di alzare gli occhi. La mia vita stava per essere definitivamente rovinata. La paura per me stesso e per mio nipote non mi davano la forza di reagire ed anche se ne avessi avuto il coraggio, quella mano dalla forza mostruosa che continuava a stringermi me lo impediva. I miei due ospiti intanto, si alzarono completamente scandalizzati dal comportamento di Sara guardandoci come se fossimo due extraterrestri. Claudia Francini intanto, prese la parola " Andiamo caro, non avevo mai visto tante oscenita' uscire tutte dalla stessa bocca. Sono veramente nauseata" Sara sorrise " Ma si, , portala via la troietta che si sarebbe scopata volentieri il mio fidanzato. Altrimenti, potremmo fare un bel gioco a quattro con voi due che vi fate le seghe mentre io e la qui' presente ci facciamo una bella lesbicata" Era troppo per quei due. Sarebbe stato troppo per chiunque. Claudia e Davide Francini lasciarono il mio tavolo offesi e disgustati e con loro se ne andava il mio affare dell'anno e forse il mio futuro. Ero rovinato. Tutto il ristorante si era nel frattempo voltato ad assistere a quella scena, anche se pochi o nessuno erano riusciti a comprendere bene cio' che era accaduto. La discussione, pur essendo stata molto accesa, non aveva superato un livello vocale molto intenso ed i tono erano stati abbastanza contenuti, quasi sussurrati. Guardai Sara con odio " Perche' mi fa questo? Cristo santo, perche'? Lei ha tutto, e' bella, e' intelligente, e' mostruosamente forte, perche' ha deciso di rovinare la mia vita? Non ho fatto niente di particolarmente grave. Se non sono venuto con lei e' stato solo per rispetto di mio nipote e per la differenza di eta', glie l'ho gia' detto" " Perche'? Perche' mi diverto. Perche' non puoi capire quanto mi ecciti vedere un uomo della tua eta' che non puo' fare nulla contro di me. Potrei sfruttare la mia forza per fare un milione di cose, potrei diventare una campionessa in qualsiasi sport facessi a livello agonistico, ma poi? Cosa sarei? Sara, la bella campionessa di karate o di judo, la donna dotata di una forza mostruosa e forse un fenomeno da baraccone. E invece no! No, cazzo! Per il momento voglio divertirmi in questa maniera, in seguito decidero'. Sono tanto giovane che ho tutto il tempo possibile. Potrei anche decidere di farti rimanere il mio pupazzo a vita oppure di lasciarti al tuo destino stasera stessa. Sono cosi' volubile....E poi non ti ripetere. Odio le persone che dicono sempre le stesse cose. L'ho capito il motivo per cui mi hai rifiutata. Ho capito che pur piacendoti non sei voluto venire con me. Come farei a non capirlo? Il cazzo ti si rizza appena mi avvicino e stasera sei rimasto a bocca aperta. Ma qualunque sia la tua scusa, ho deciso che me l'avresti dovuta pagare, anche se mi piaci un botto. Perche' questo e' il mio modo di divertirmi" Misi la testa sul tavolo, faticando per non far uscire l'ennesime lacrime. Ormai piangevo piu' di una femminuccia e tutto per colpa di quella femmina accanto a me, bella e crudele, sadica ed eccitante che mi accarezzo' la testa e poi me la prese per alzarla " Suvvia, in fondo quelli erano due stronzi patentati. Non sara' mica la fine del mondo. Ora paga e andiamo che la sera e' ancora giovane" Chiamai il cameriere per chiedere il conto. Mi conosceva, non era la prima volta che andavo a cenare in quel ristorante ed abbozzo' un discorso " Non attende le seconde pietanze, dottor Rigoni?" " No grazie. C'e' stato un qui pro quo con i miei ospiti e mi e' passata la fame" risposi anche a mo' di scusa per cio' che era successo " A me la fame l'ha fatta passare quello che ho mangiato" intervenne Sara "Come cazzo fate a chiamare cibo quella merda che portate. Nouvelle cousine? Ma portatemi un bel piatto di pasta abbondante e non quei venti grammi di pasta scondita dentro un piatto gigante che vi fate pagare un occhio della testa. L'unica cosa buona e' il vino che per fortuna non preparate voi" Afferro' la bottiglia di quel vino pregiatissimo, si riempi' il bicchiere, sotto gli occhi attoniti del maitre e poi lo bevve tutto d'un fiato sbottando poi in un fragoroso rutto che riempi' l'intero salone, tra lo sbigottimento completo di tutti i presenti. Non sapevo cosa dire, non sapevo dove guardare. Cercavo di non sentire i commenti impietosi rivolti a me e a Sara che, al contrario di me, sghignazzava felice e contenta per quella sua provocazione. Pensavo che quella fosse la ciliegina sulla torta ed invece non era finita. Mi afferro' per la cravatta e, nonostante il mio tentativo di resistenza, mi trascino' fino al bancone, sorridendo con tutti gli altri commensali " Oh, non ci fate caso. Al mio fidanzato piace essere trattato male. Sapeste come gli piace essere sculacciato" Diedi la mia carta di credito al titolare, indeciso se lamentarsi di quello che stava accadendo o di mettersi a ridere, mentre io mi scusavo per gli eventi di quella serata, sempre tenuto per la cravatta da quella Lucifero in gonnella che ostentava ancora quel suo maledetto sorriso. Ormai, avevo perso il conto di tutte le umiliazioni che avevo dovuto subire e non avevo idea di cosa avesse in mente. Fino a che punto voleva spingersi? Fino a che punto la sua pazzia e il suo desiderio di umiliarmi sarebbero giunti? Uscimmo dal ristorante, situato in una via del centro e pertanto abbastanza frequentato malgrado fosse sera. Non ce la facevo piu'. Non potevo continuare a vedere la mia vita andare a pezzi. Forse, se avesse visto che avevo coraggio, avrebbe potuto distogliere la sua attenzione da me e rivolgersi in qualche altra direzione. Se il suo pupazzo si fosse ribellato, il suo divertimento sarebbe potuto scemare. L'affrontai. Davanti a tutta quella gente si sarebbe dovuta limitare, non avrebbe potuto picchiarmi a sangue come l'altra volta " Basta, Sara. Basta! Non ti permetto di rovinarmi ulteriormente la vita. Io me ne vado e se me lo impedisci io ti denuncio" Non sembravo averla impaurita piu' di tanto. Avanzava verso di me in maniera decisa " Se provi a scappare da me, io mi metto ad urlare e dico che hai provato a violentarmi. Scommettiamo che crederanno a me? Guardami! Sono una ragazza indifesa, tanto dolce e tanto carina e tu un orco che mi vuole rovinare" " Non lo farai. Non puoi farlo" " Ah no? AIUTO!!!!" Immediatamente, alcune persone si rigirarono, mentre lei proseguiva il percorso di avvicinamento a me "Vieni qui' immediatamente o la prossima volta lancio un urlo tale da far rigirare la gente ad un chilometro di distanza" Ci pensai alcuni secondi e stavolta il suo grido di aiuto fu piu' potente. Smisi di indietreggiare e le corsi incontro per tapparle la bocca " Cosi' mi mandi in prigione. Non mi puoi odiare fino a tal punto" Lei mi tolse la mano dalla sua bocca con la sua ferrea presa e sorrise " Non ti odio, tesoro, ma tu mi appartieni e non mi sfuggirai. Tu sei mio" Afferro' il mio mento e mise la sua lingua dentro la mia bocca in un bacio violento ma di una sensualita' unica. Inizio' poi a spingermi verso il muro, sempre continuando a baciarmi e, appena la mia schiena venne a contatto col muro, la sua mano che era ancora sul mio mento si strinse ancora di piu' e poi sentii i miei piedi abbandonare il terreno. Mi stava sollevando da terra con una mano e, contemporaneamente, continuava ad esplorare la mia bocca con la sua lingua. Era incredibile! Anche se le avevo visto fare delle cose assurde, non pensavo che potesse riuscire a fare una cosa del genere. Malgrado passassero diverse persone in quel momento, nessuno si sarebbe potuto accorgere di cio' che quella ragazza forzuta stesse facendo. La sua figura copriva qualunque visuale ed io potevo sembrare solamente un uomo molto alto che sta baciando la sua donna ed invece ero tenuto sospeso da terra per una quindicina di centimetri dalla sua mano. Ma non era finita. La sua mano libera, quella sinistra, s'impadroni' delle mie parti intime, stringendole quel tanto da farmi rabbrividire. Ero nelle sue mani e non solo in senso metaforico. Non potevo fare nessuna mossa. Appena provavo a muovermi, la sua stretta aumentava. Smise di baciarmi e avvicino' la sua bocca al mio orecchio " Se solo ti muovi, io ti strappo le palle ed il tuo bel cazzone tutto dritto. Devo dire che e' una bella soddisfazione per una ragazza come me sapere che appena mi avvicino a te il tuo cazzo prende vita. Mi sta stimolando sessualmente. Non credo che potro' concludere la serata senza scoparmi un paio di bei maschietti. Saro' costretta a chiamare i miei quattro pupazzi e poi scegliere chi di loro portarmi a letto. Ma ora, scriviamo le leggi che regoleranno il nostro rapporto. Ti stai comportando in un modo che non mi piace, mio caro Stefano. Bisogna che tu abbassi la tua cresta da galletto che ogni tanto ti riesce fuori. Lo vuoi capire o no che tu mi appartieni? Dillo oppure ti spappolo i tuoi bei coglioncini" " Io le appartengo, signorina Sara" sussurrai, anche se non era una frase d'amore ma di puro terrore " Bene, tesoro. E allora piantala di ribellarti. Cerca di essere realistico. Cosa vuoi fare? Puoi anche scappare da me, momentaneamente, ma poi dovresti scappare dalla citta', abbandonare la tua casa e il tuo lavoro perche' altrimenti sarebbe un gioco da ragazzi per me rintracciarti. E allora si che sarebbero guai per te e per tuo nipote. Quindi, non fare piu' cazzate del genere, non provare piu' a tentare di fuggire da me e vedrai che andremo d'accordo e limiterai le tue pene. Ho il coltello dalla parte del manico. Posso fare qualunque cosa con te e ti giuro che se tu provi a fare una denuncia, io diro' che hai provato a violentarmi, proprio come ho fatto prima. Saprei essere molto convincente. Mi uscirebbero dei lacrimoni tali da inondare tutto il commissariato. Senza contare che appena usciresti dal carcere io ti ammazzerei dopo averti fatto soffrire le pene dell'inferno. Cosa vuoi farci tesoro? Almeno in questo campo abbiamo leggi sessiste che favoriscono noi donne, una volta tanto. Accetta la realta'. Tu sei il mio schiavo e non puoi fare nulla per liberarti" Aveva ragione. Non potevo fare nulla. Mi abbandonai di nuovo al pianto. Sentirsi impotenti era una sensazione che non avevo mai provato fino ad allora, una sensazione che mi faceva sentire appunto una nullita'. Sara intanto, allento' la presa sul mio mento e mi ritrovai nuovamente con i piedi per terra, quindi sentii quella mano, che prima mi sollevava come se fossi una piuma, accarezzarmi il volto e asciugarmi le lacrime " Basta adesso. Adesso calmati. Tu obbediscimi e non ti succedera' nulla. Se non lo farai, io saro' spietata. Decidi tu" " Le obbediro', ma mi lasci ritornare alla mia vita, la prego" riuscii a dire tra i singhiozzi " Tu mi obbedirai e la tua vita mi appartiene. Nessuno scambio. Mi prendo tutto. Ora andiamo. Ho ancora molta voglia di divertirmi" Mi prese per mano e ci dirigemmo nel punto dove avevo lasciato la mia macchina. Presi le chiavi per togliere l'antifurto e per aprirla e mi misi seduto sul posto del guidatore, aspettando che Sara si sedesse in quello accanto a me, invece la ragazza mi guardo' come un leone affamato osserva la sua preda. Mi faceva sentire a disagio. Avevo imparato a conoscere quello sguardo che non prometteva nulla di buono ed avevo capito che la sua testolina stava elaborando qualcosa di spiacevole per me. Non mi sbagliavo. Cerco' nella sua borsa le sigarette, se ne accese una, getto' la borsetta all'interno della vettura e poi si rivolse a me " Togliti da li'. Guido io" La guardai disperato " La mia Mercedes nuova! Solo io la guido. La prego...." Sentii la sua mano prendermi per il bavero della giacca e quasi sollevarmi di peso per farmi uscire dalla mia automobile e mi ritrovai un secondo dopo al di fuori dall'auto. Non ebbi nemmeno il tempo di capire cosa stesse accadendo che Sara venne vicino a me e mi mollo' due schiaffi tremendi che mi mandarono a sbattere proprio contro la mia vettura e poi a scivolare lentamente per terra, tra lo sguardo incuriosito e divertito di tutti quelli che passavano. Perche' se fosse accaduto il contrario, ovvero un uomo che prendeva a schiaffi una donna, si sarebbe precipitata una moltitudine di persone per salvare la persona piu' debole ed in un caso del genere nessuno alzava una mano? Perche' nessuno mi aiutava quando, a fatica, cercai di rimettermi in piedi ed un altro schiaffo di Sara mi fece precipitare di nuovo a terra? Si erano tutti fermati ad osservare la scena. Decine di persone col sorriso sulle labbra, che si domandavano se fosse un gioco o qualcos'altro, incuranti del fatto che sanguinavo copiosamente dal labbro. Sara mi prese di nuovo per la giacca per farmi rialzare " Mi stavi quasi facendo commuovere con quelle tue lacrime. Non ci riesci proprio a non fare lo stronzo e a non obiettare su qualunque ordine io ti dia. Ora mettiti in ginocchio e chiedimi perdono se non vuoi che prosegua a riempirti di sganassoni" Lo feci, tra gli sguardi di sarcasmo di tutta quella gente " Le chiedo perdono, signorina Sara" supplicai " Ti perdono, tesoro. Come farei a non farlo visto che me lo chiedi cosi' dolcemente" rispose col suo solito modo sarcastico, alzando il tono della voce appositamente per farsi sentire da tutti. Poi pero' il tono si fece piu' duro "Rimani in quella posizione fino a che non ti do il permesso di rialzarti" Rimasi in ginocchio, mentre Sara metteva la sua scarpa di raso sulla mia faccia e mentre lei si pavoneggiava davanti a quella platea improvvisata " Con i maschi bisogna usare le maniere forti. Bisogna ricordar loro sempre chi comanda e diventano agnellini innamorati" Una giovane donna li' vicino la guardo' accennando un applauso " Ben fatto, ragazza mia. Hai proprio ragione. Gli uomini bisogna farli strisciare" Lei rivolse lo sguardo nella mia direzione " Hai sentito cosa ha detto la signora? Che gli uomini devono strisciare. E allora striscia! Striscia e continua a chiedere il mio perdono" Tolse la sua scarpa dal mio volto e mi dette un calcio al sedere suscitando di nuovo l'ilarita' della gente. Strisciai miseramente per diversi metri ripetendo come una litania la frase di rito, rovinandomi il mio bel vestito da duemila euro, fino a ritornare ai suoi piedi. Mi fece cenno di rialzarmi e, quando lo feci, mi prese per un orecchio conducendomi dentro la macchina, naturalmente dalla parte accanto a quella del guidatore " Da adesso in poi starai zitto fino a quando io ti daro' il permesso di aprire bocca" Stavolta l'applauso dei presenti nei confronti del comportamento di Sara fu fragoroso, praticamente totale nelle donne, ma anche alcuni degli uomini applaudirono divertiti, mentre altri furono invece disgustati dal mio comportamento passivo. Ma che ne sapevano loro? Come potevano immaginare quello che stavo passando? Intanto, Sara si mise al volante e si sistemo' bene il sedile, perse diversi minuti per rifarsi il trucco e poi parti' sgommando. Non sapevo nemmeno se avesse la patente, ma sicuramente la macchina la sapeva guidare alla perfezione. Tutto quello che lei faceva lo faceva benissimo ed anche una macchina piuttosto complicata come la mia, sembrava non avere segreti per lei. Alzo' il volume dello stereo cantando a squarciagola e parlando con me nel modo piu' normale possibile, come se quella serata fosse stata una normale e bella serata e non una continua umiliazione nei miei confronti. Non le chiesi nemmeno dove avesse intenzione di andare. Cosa sarebbe cambiato? Il tragitto duro' circa un quarto d'ora durante il quale Sara commise una lunga serie di infrazioni che io non ebbi neanche la forza di farle notare e finalmente arrivammo a destinazione. Si trattava di un pub e c'erano gruppi di ragazzi fuori dal locale intenti a fumare ed a chiacchierare e un parcheggio piuttosto ampio proprio li' davanti. Sara invece si infilo' in una stradina laterale piuttosto buia e questo mi fece tremare. Perche' non aveva parcheggiato proprio davanti al pub? Era piu' vicino e c'era luce. Esitai qualche secondo. Avevo il cuore che mi stava battendo velocemente. Avevo paura. Sara aveva instaurato in me il terrore in pochissimo tempo. Scesi dalla macchina con la speranza di sbagliarmi. Non mi sbagliavo. Lei chiuse la vettura e poi mi ordino' di accenderle una sigaretta. Avevo una voglia pazzesca di fumare anch'io ma non osai chiederle il permesso e feci quanto mi aveva ordinato. Le misi la sigaretta in bocca, quella bella bocca rossa che avevo baciato tantissime volte durante quel giorno e poi presi l'accendino per accendergliela. Mi tremava la mano e lei sorrise fermandomi la mano. Respiro' una boccata e fece saltare le chiavi della mia vettura sull'altra sua mano " Bella macchina. Me la prendo" disse con la sigaretta ancora in bocca. Scossi la testa, incapace di dire nulla. La mia bella macchina che ancora dovevo finire di pagare. Avevo pensato a tutto, che mi volesse ancora umiliare, che mi volesse picchiare, ma non certo che mi volesse prendere la macchina. Sara non sembrava ancora soddisfatta, pero'. La sua mano, quella che teneva ancora saldamente la mia, inizio' a stringersi in una nuova e continuativa dimostrazione della sua forza, mentre con l'altra poso' prima le chiavi con cui stava giocherellando sopra il tetto della macchina e poi mi colpi' di nuovo con un altro schiaffo, stavolta dato con maggiore violenza " Allora, cazzone, non dici niente? Mi sto prendendo la tua macchina. Fa qualcosa! Reagisci! Fammi vedere cosa sei in grado di fare" Mi lascio' completamente libero. Cosa avrei dovuto fare? Ormai avevo capito benissimo che non ero in grado i fronteggiarla. Stava li' in attesa, fumando tranquillamente, consapevole della sua enorme superiorita'. Se avessi reagito, cosa mi avrebbe fatto? Avevo troppa paura per poterlo scoprire. Non dissi nulla. Mi venne vicino e mi alzo' il mento " Bravo! Sai, pensavo che avresti fatto qualche stronzata ed ero gia' pronta a spezzarti una gamba. Evidentemente, stai cominciando a capire come funziona tra di noi. Hai capito qual'e' il tuo ruolo. Dimmelo! Qual'e' il tuo ruolo?" " Sono il suo pupazzo, signorina" risposi abbassando gli occhi " Molto bene" Fini' la sua sigaretta, la schiaccio' con la suola delle sue deliziose scarpe di raso, prese la borsetta dalla macchina, inseri' l'antifurto della vettura e mise le chiavi della macchina nella borsa, quindi prese il suo telefonino e poi prosegui' "Ora pero' me lo devi dire con tutti i crismi che mi regali la macchina, tesoro. Dillo!" " Non capisco" feci ed un nuovo, violento schiaffo si abbatte' sulla mia faccia martoriata. Caddi a terra e Sara mi fece cenno con il dito di rialzarmi" " Sei piu' idiota di quanto pensassi. Devi soltanto dire che mi regali la macchina, non mi sembra una cosa molto complicata" Non obiettai. Non avevo piu' la forza di reagire " Le regalo la mia macchina" Stavolta non fu il solito schiaffo ma un violento pugno allo stomaco che mi fece rimanere senza fiato. Boccheggiai per diversi secondi e poi mi arrivo' anche l'ennesimo schiaffo, un manrovescio che mi sollevo' addirittura da terra e mi mando' alcuni metri indietro. Mi accucciai per terra impaurito e tremante, ma Sara mi prese per i capelli costringendomi a rialzarmi " Cosi' non va bene, tesoro. Devi dirlo come se fosse un grande gesto d'amore spontaneo, un dono che tu vuoi assolutamente fare alla ragazza dei tuoi sogni. Hai mai regalato qualcosa ad una donna? E allora sforzati, altrimenti non mi muovo da qui' fino a che non lo dici bene e ad ogni sbaglio arriva uno schiaffo piu' forte. Finora ho cercato di non colpirti con molta violenza. Anche se tu credi il contrario, mi sono molto contenuta, ma adesso sto cominciando a perdere la pazienza e cominciano a prudermi le mani" No, non volevo altre percosse. Ne avevo subite in abbondanza. Tremai solo al pensiero di poter ritornare a quella sera in cui Sara mi ruppe il braccio e mi concentrai " Vorrei che lei tenesse la mia macchina, signorina Sara. E' la cosa alla quale tengo maggiormente nella mia vita e la vorrei regalare alla persona piu' importante che esiste per me, alla ragazza piu' bella che abbia mai avuto la fortuna di conoscere. La tenga, la prego e l'accetti come regalo" " Oh tesoro. Ma certo che l'accetto. Accetto con piacere perche' so che e' un gesto dettato dal cuore" La guardai meravigliato. Perche' tutta quella manfrina? Si era gia' impossessata della Mercedes, sapeva perfettamente che non potevo fare nulla, ma poi capii. Aveva il telefonino in mano ed aveva registrato tutto. In caso di una mia denuncia, avrebbe potuto dimostrare che il mio era stato un regalo. Furba come una volpe. Poso' il telefonino nella borsa e mi guardo' " Ora te ne vai a casa. Con te mi sono divertita abbastanza, stasera. Io invece, ho un appuntamento con un paio di bei maschietti che mi faranno trascorrere anche una bella notte. Dopo il divertimento viene il sesso. Tu mi hai dato il divertimento, il cazzo lo prendero' da qualcun altro. Ci rivedremo presto, ma ora va, sparisci dalla mia vista. Fatti una bella passeggiata a piedi perche' ormai la macchina e' mia. Tutto di te e' mio. Ricordalo. Ah, ricordati anche di licenziare quella troietta della tua segretaria e fai in modo di non avere alcun tipo di relazione. Tu sei il mio fidanzato e non sarebbe carino che io venissi a scoprire che hai anche un'altra donna" Scoppio' a ridere fragorosamente e si diresse verso il pub, lasciandomi solo accanto a quella che una volta era la mia bella macchina, il mio status symbol. Mi inginocchiai prendendomi la testa fra le mano e scoppiai in un nuovo fragoroso pianto. Ero da solo e finalmente riuscii ad abbandonarmi completamente alla disperazione. Fine quinta puntata Per i vostri commenti, inviate una mail al seguente indirizzo davidmuscolo@tiscali.it