IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA Quarta puntata di Davidmuscolo e Stefano I nomi di tutti i personaggi sono fittizi ed ogni omonimia o somiglianza e' puramente casuale Sara era dunque di nuovo di fronte a me. Non eravamo in un luogo buio ed appartato di notte bensi' nel mio luminoso ufficio, ma questo mi rassicurava ben poco. Mi schiarii la voce " Che cosa vuoi fare, Sara? Per l'amor di Dio, dimmi cosa vuoi e lasciami in pace, te ne prego" Lei si avvicino' a me, prese le mie mani, si sollevo' sulla punta dei piedi e mi bacio' di nuovo sulle labbra " Te l'ho gia' detto che mi attizzi un casino? Peccato che tu continui a fare lo stronzo. Davanti agli altri ti concedo di relazionarti con me in modo normale, almeno fino a quando io te lo concedero', ma quando siamo soli devi portarmi rispetto. Cosa ti avevo detto? Che dovevi chiamarmi signorina Sara, non e' vero?" " Si ma...." " Nessun ma" disse semplicemente e poi sentii di nuovo la spaventosa potenza delle sue mani che in breve tempo mi costrinsero ad andare in ginocchio ai suoi piedi e poi uno schiaffo tremendo. Il mio incubo non era terminato. La guardai implorante " Che cosa vuole signorina Sara? Che cosa vuole da me?" " Intanto le tue scuse. Sono doverose, non credi?" " Le chiedo scusa, signorina Sara. La prego, mi lasci" " Come vedi, sto facendo forza soprattutto sul tuo braccio destro, per non danneggiarti ulteriormente quello sinistro, quello che ti ho spezzato. Non puoi proprio lamentarti di come mi sto comportando con te. Ho avuto dei riguardi che forse non ti meritavi. Ma cambiamo discorso. Ho sentito che vai a cena con quei due. Bene, ci vengo anch'io. Mi accompagni a casa a mettermi qualcosa di decente e poi li andiamo a prendere. Non sei contento?" Contento? Mi casco' il mondo addosso. Provai a replicare " Ma lei non puo'...." Mossa sbagliata. La sua presa sulla mia mano si fece piu' forte e faticai per non urlare " Cosa io non posso? Io posso tutto, tesoro. Ancora non l'hai capito che tu fai tutto quello che io ti dico di fare. Se ti ordino di saltellare con un piede tu lo fai, se ti dico di strisciare per terra tu fai anche questo. Anzi, e' una buona idea. Striscia per tutto questo bell'ufficio e poi chiedimi se ti do l'onore di venire a cena con te, altrimenti...." Sentii la sua mano stringere ancor di piu' la mia. Non era possibile! Non poteva essere cosi' forte. Stavo per urlare dal dolore, ma lei improvvisamente mi lascio' " Striscia, cazzone, altrimenti mi fai incazzare per davvero" Le obbedii terrorizzato. Non volevo passare un'altra serata come quella che avevo trascorso l'altra volta per nessuna cifra al mondo e iniziai a strisciare per il mio ufficio fino a ritornare ai suoi piedi " Vuole venire a cena con me, signorina Sara? Per favore. Ne sarei veramente onorato" Le chiesi al termine di quegli interminabili momenti" " Ma certo che vengo, tesoro. Che fidanzata sarei se ti lascio da solo con quella bella coppia. Secondo me quelli amano i giochi erotici. Glie lo vogliamo proporre un bel gioco a quattro? Io penso che lei ci stia. Gli piaci e non vede l'ora di prendere il tuo cazzo in bocca. A dir la verita', piacerebbe anche a me, ma non so se mi togliero' questo sfizio per il momento. Quanto al vecchio....Beh, l'hai visto come guardava le mie gambe. Ci mancava solo che mi chiedesse di toccarle" " Che cosa vuole da me?" le richiesi ancora inginocchiato ed in preda al terrore. Terrore per il suo strapotere fisico, ma anche perche' non sapevo dove volesse arrivare. La mia vita, la mia bella vita, fatta di donne, uscite serali e amicizie importanti non tollerava una presenza come quella di Sara, una ragazza pazza dotata di una forza enorme e sicuramente con tendenze psicopatiche dominanti. Ma come fermarla? Questo era il grosso dilemma. Lei intanto mi sorrise " Cosa voglio da te? Esattamente non lo so. Voglio divertirmi, voglio giocare e ho deciso che tu diventerai il mio bambolotto preferito. Ne ho gia' quattro di bambolotti, ma tu sei diverso, sei eccitante, piu' maturo. Loro sono quattro ragazzini pronti ad esaudire ogni mio desiderio ed e' molto arrapante. Non puoi capire quanto mi attizzi vederli impauriti di fronte a me. Non hai nemmeno la piu' pallida idea di cosa faccio far loro. Ma non essere geloso perche' ho deciso di dedicarmi anche a te" Mi fece alzare e poi prese la mia testa da dietro il collo e mi spinse con delicatezza verso di lei. Stavolta il bacio fu vero e mi resi conto che mi stavo eccitando. Mi piaceva Sara, mi piaceva veramente tanto, anche se ero stato con donne molto piu' affascinanti e ricambiai quel bacio con passione. Forse poteva essere una mossa giusta. Al termine del bacio lei si ritrasse " Se scopi come baci sei eccezionale. A proposito, fammelo vedere" " Cosa?" " Ti ho detto di farmi vedere il cazzo. Cosa c'e', ti vergogni?" Rimasi di sasso " Ma puo' entrare qualcuno" obiettai e per tutta risposta mi arrivo' un nuovo ceffone che mi fece cadere per terra e mi fece andare la guancia in fiamme " Ti ho gia' detto che i miei ordini non si discutono. Togliti i pantaloni" Mi rialzai e le obbedii. Slacciai la cinta e feci cadere giu' i pantaloni " Anche i boxer?" " Ma certo, tesoro. E come lo vedo il tuo bel cazzetto se ti tieni i boxer?" Feci quanto mi disse, neanche tanto sconvolto. Ormai avevo capito che qualunque cosa poteva uscire da quella bocca. Malgrado lo schiaffo intanto, avevo ancora un'erezione consistente, frutto del bacio precedente e Sara sorrise avvicinandosi " Mmmmm Mi stai facendo venire voglia. E' proprio un cazzo di livello superiore, come il suo proprietario. Ce l'hai pure dritto, povero caro. Quindi ti piaccio?" " Lei e' molto bella" " Che bel complimento! Dai rivestiti altrimenti ti salto addosso e ti violento. Ti piacerebbe essere violentato?" " Da una ragazza bellissima come lei, si. Potrebbe essere un gioco molto erotico e con la sua forza lo potrebbe rendere molto reale" " Ancora un bel complimento. Va a finire che ci credo. Oh, lo so di essere bella. Per essere perfetta mi mancano almeno cinque centimetri di altezza, ma non posso proprio lamentarmi. Il problema e' che mi sta venendo il dubbio che i tuoi complimenti siano un po' interessati. Ma non fa niente. Ora ho voglia di fumare, dammi una sigaretta!" " Veramente qui' dentro non si fuma" Troppo tardi. La frase mi era uscita spontanea. Cercai di correre ai ripari "Cioe', intendevo dire che di solito qui'...." Presi nervosamente dalla tasca interna della giacca il mio pacchetto, ma ormai lei era dinanzi a me. Misi le mani davanti al viso in modo istintivo. Inutilmente. Lei mi prese per il collo con il suo braccio trascinandomi per alcuni metri. Cercavo di togliermi quel braccio dal mio collo ma sembrava d'acciaio. Quella ragazza sembrava non essere umana, ma intanto cominciavo a tossire per mancanza di aria e il cervello addirittura annebbiarsi. In quel momento credevo che mi avrebbe ucciso, ma per mia fortuna Sara allento' la presa, non tanto da permettermi di liberarmi ma abbastanza per ricominciare a respirare normalmente " Lo sai che sei piu' coglione di quanto immaginavo? Ti ho appena detto che tu devi fare qualunque cosa io ti ordino e che fai? Obietti? Ma allora hai deciso di farmi divertire maggiormente. Ma si, forse e' cosi. Intanto, iniziamo a dare le altre direttive. Ti vieto di fumare, cosi' quando ti bacio non mi sembra di leccare un posacenere e se hai un solo neurone in testa sai che ti conviene obbedirmi" Si fermo' alcuni secondi e poi prosegui' "Va beh, diciamo che ti vieto di fumare in mia presenza. Non vorrei che mi diventassi troppo nervoso" Tirai un sospiro di sollievo, se si puo' chiamare cosi' in quella situazione particolare, con la mia testa saldamente stretta dal suo braccio bionico, ma non sarei potuto stare senza fumare, soprattutto con i miei nervi a pezzi per quella paradossale situazione. Contemporaneamente, decise di lasciarmi completamente e si diresse verso la mia poltrona girevole mettendocisi seduta e mise le sue gambe sopra il tavolino, mostrandomi generosamente le sue parti intime. Non portava alcun tipo di mutandine " Che c'e? Sorpreso? Te l'avevo detto che avrei anche potuto non indossare niente sotto. Ora dammi quella cazzo di sigaretta" Raccolsi il pacchetto che mi era caduto per terra e ne estrassi una sigaretta che le porsi e poi glie l'accesi. Aspiro' un paio di boccate e quindi si rivolse di nuovo a me " Mentre fumo, massaggiami per benino i piedi. Baciali in ogni piu' piccolo anfratto" Feci quanto mi aveva ordinato. Cosa potevo fare? Potevo chiamare la sicurezza, ad esempio. Avevamo un paio di vigilantes che facevano servizio al di fuori del portone, tutto adibito ad uffici di una certa importanza. Ma come avrei fatto davanti a lei? Ma soprattutto, come avrei potuto giustificare il tutto? Sarei diventato lo zimbello di tutti gli altri, a cominciare dal proprietario dell'agenzia che aveva un certo riguardo nei mie confronti, fino a tutti gli altri dipendenti che mi vedevano come una persona da imitare. E quei due vigilantes sarebbero stati in grado di fermare Sara? Mi veniva il dubbio che per fermarla ci sarebbe voluto l'esercito. Sembrava possedere la forza di una decina di uomini adulti e muscolosi. Pazzesco!!! O forse era la mia paura di lei ad ingigantirne le qualita'. Di certo, era molto piu' forte di me, anche se la cosa continuava ad essere fuori da ogni logica. Comunque, non mi azzardai a contraddirla. Le tolsi le scarpe da ginnastica, le massaggiai quei piedini deliziosi eppure cosi' letali ed infine glie li baciai, fino a quando lei non mi interruppe " Bravo, Stefano. Senti un po'. Ma quella bellona che sta di fuori dal tuo ufficio e che non mi voleva far entrare, chi cazzo e'?" " E' Vanessa, la mia segretaria" " Bene!" fece lei e mi passo' il telefono che tenevo sulla scrivania " Adesso chiamala" Mi alzai e stavo per spingere il numero che mi avrebbe messo in comunicazione con lei quando Sara si alzo' da sopra la mia poltrona per sedersi direttamente sulla scrivania, sempre con le sue belle gambe nella mia direzione. In un batter d'occhio, le avvolse intorno al mio collo ancora indolenzito per la ferrea presa di prima ed ancora una volta sentii tutta la sua forza e la sua abilita'. Mi aveva intrappolato tra le sue gambe " E no, Stefano. Non cosi', altrimenti che gusto c'e'. La chiami e continui a baciarmi i piedi e se ti azzardi a dire semplicemente una parola io ti stacco la testa dal collo. Pensi che non ne sia capace?" Oh mio Dio! Ma cosa voleva? Perche' non mi lasciava in pace? Non potevo fare nulla. Mi sembrava che la mia testa stesse per scoppiare. Le sue gambe erano ancora piu' potenti delle sue braccia e, per darmi un'ulteriore dimostrazione della sua forza, mi sollevo' addirittura dal terreno semplicemente alzando le sue gambe tra le quali c'era sempre la mia testa. Si sollevo' addirittura dalla scrivania aiutandosi con le sue braccia, dimostrando un'efficienza ginnica assolutamente degna di una campionessa olimpica. Ma ormai per me era troppo. Troppe umiliazioni tutte insieme. Troppo! Scoppiai in un pianto dirotto. Mi sentivo cosi' debole, cosi' completamente nelle mani di un'altra persona, mentre Sara rideva. Rideva di gusto, assaporando la mia inferiorita' e cercando la mia completa sottomissione " Lo faccio, signorina Sara. Faccio quello che lei vuole. Mi lasci andare, mi sta strozzando. Cosi' mi uccide" Mi lascio' andare e caddi rovinosamente per terra e, solo per miracolo, non andai a cozzare con la mia testa sulla mia scrivania. Lei, con un balzo, atterro' proprio di fianco a me e afferro' di nuovo il mio collo, tenendomi in questo modo piegato e quindi mi trascino' per il mio ufficio fino alla finestra. Non provai nemmeno a contrastarla. Sapevo che era perfettamente inutile. Apri' la finestra " Sai quanto ci metto a prenderti per le palle ed a buttarti giu'? Esattamente due secondi. E poi diro' che ti sei suicidato, magari per amore mio. Chi non mi crederebbe? Chi potrebbe credere che sono stata io? Io, una ragazzetta di diciannove anni e tu un uomo con un fisicaccio della Madonna. Non avrei remore, credimi. Dicono che sono pazza e forse lo sono davvero, anche se io mi sento solamente una ragazza che vuole giocare, approfittandosi della sua forza e della sua bravura. Sta a te a non farlo diventare un gioco mortale. Ora io ti lascio e poi farai quello che ti ho detto prima. Chiamerai quella stronza della tua segretaria e vedremo che faccia fara' quando entra e ti vede che mi stai baciando i piedi. L'alternativa e' la finestra. Cosa scegli?" " La chiamo, la chiamo" risposi in preda al terrore " Molto bene. Lo vedi che quando vuoi riesci ad essere disponibile? A proposito, te la sei scopata quella?" " Si" balbettai, troppo terrorizzato per mentirle " Ci avrei scommesso. Ora vieni, mettiamoci in posizione" Si rimise seduta sulla mia poltrona con le gambe sulla scrivania " Cosa devo dirle? A Vanessa, intendo" " Chiedile di portarmi un caffe'. Un caffe' per la tua fidanzata. Ribadiscilo" Presi il telefono, attesi qualche secondo che finissi di singhiozzare e poi mi feci coraggio " Vanessa, per favore, potresti portare un caffe' per la mia fidanzata? Grazie" Non attesi risposta e riattaccai. La mia breve relazione con Vanessa risaliva all'anno scorso, ma mi ero reso conto che lei era ancora infatuata di me. Lo vedevo da come mal digeriva ogni presenza femminile al mio fianco e di come, quando eravamo soli, ammiccava. In presenza di altri invece, era irreprensibile ed ero . Continuai a baciare i piedi di Sara anche quando entro' finalmente Vanessa. Non mi voltai, cercando di evitare lo sguardo della mia segretaria, ma la mia vergogna raggiunse ugualmente il picco massimo. Non mi ero mai sentito cosi' ed in quel momento avrei voluto morire. La voce di Vanessa intanto, riecheggio' nel mio ufficio " Ma cosa diavolo sta succedendo? Stefano, cioe', dottor Rigoni, ma che gioco e' mai questo?" Non ebbi il coraggio di risponderle, ma in compenso c'era Sara " Entra Vanessa e portami il caffe'. Ecco brava, posalo sulla scrivania. Ma che faccia stai facendo? Con te non lo faceva? Non ti baciava i piedi? Peccato, non puoi capire quanto e' rilassante e a Stefano piace tantissimo baciarmi i piedi. Oh, non soltanto i piedi, se e' per questo. Vero tesoro?" Scossi la testa su e giu' per affermare quanto Sara diceva ma non ebbi il coraggio di proferire parola. Vanessa poso' il caffe' sulla scrivania, mi diede uno sguardo di disgusto e poi si dileguo'. Ero fritto. Fritto e impanato. L'avrebbe raccontato alle altre impiegate e la faccenda sarebbe andata a finire alle orecchie dei miei collaboratori e forse anche a quelle del titolare dell'agenzia. La mia vita sarebbe stata rovinata per sempre. Dovevo trovare un modo per risolvere al piu' presto la situazione. Non potevo andare avanti in quel modo. Odiavo Sara e quello che mi stava facendo. Odiavo tutto di lei. Odiavo la sua forza, la sua bravura nelle arti marziali, il suo sorriso, la sua sicumera, quella bocca che diceva parolacce una appresso all'altra, ma soprattutto odiavo la sua bellezza e quello strano fascino che possedeva e che, malgrado tutto, me la stavano facendo desiderare come forse non avevo desiderato mai nessun'altra donna nella mia vita. Ed ora mi si prospettava una sera con lei e con i clienti che potevano dare un'ulteriore sterzata alla mia carriera in salita. Sarebbe stato cosi' anche al termine di quella serata o la mia vita sarebbe virata definitivamente verso il piu' profondo degli incubi? Sara mi ordino' di rimetterle le scarpe e poi si alzo'. Nel frattempo, aveva bevuto il caffe', si era fumata un'altra delle mie sigarette ed erano trascorsi almeno altri dieci minuti durante i quali mi aveva obbligato a baciarle i piedi in modo continuato. Si alzo' dalla mia poltrona e mi venne vicino " Andiamo adesso, non vorrei fare tardi al nostro primo appuntamento. Sai, quello dell'altra volta non lo considero. Quello consideriamolo soltanto il giorno della nostra conoscenza" Mi prese la mia mano destra tra la sua, intrecciandola come se fossimo due veri fidanzati ed uscimmo dal mio ufficio. Vanessa era seduta al suo posto con la faccia sconvolta per cio' che aveva visto. Sapevo che me l'avrebbe fatta pagare e che l'indomani sarei stato sulla bocca di tutti come il feticista dei piedi, quello che forse ama prostrarsi ai piedi della sua donna. Io che nella mia vita non mi ero mai inchinato nemmeno in chiesa. Ma Sara non era ancora contenta. Appena passammo davanti alla mia segretaria, sfodero' il suo migliore sorriso " Ciao Vanessa. O forse dovrei dire addio. Non so perche' ma ho la sensazione che difficilmente ci rivedremo. Ma stai tranquilla. A Stefano ci penso io" Terminato di parlare con Vanessa, si giro' verso di me, mi prese il mento con la sua mano in segno di possesso e mi bacio' di nuovo, mentre mise l'altra mano addirittura sul mio sedere. Termino' di baciarmi e mi riprese la mano, salutando Vanessa che schiumava rabbia, forse per me o forse per il modo in cui Sara l'aveva trattata. Mi chiese dove avevo la macchina e ci dirigemmo al parcheggio sotterraneo dove abitualmente lasciavo la mia Mercedes. Ero in completo silenzio, non sapendo assolutamente cosa dire e cosa fare e montammo sulla mia auto. Sara mi diede le direttive per arrivare a casa sua e mise, proprio come la volta scorsa, le gambe sul parabrezza. Mi guardo' ironizzando " Che fai? Non mi rimproveri stavolta? Non mi ordini di togliere le mie gambe? Non mi dici che dentro la tua macchina le regole le fai tu?" Avrei avuto voglia di prenderla a calci nel culo, di spaccarle quelle belle labbra sorridenti, ma avevo paura persino di aprire bocca " E' cambiata la situazione, signorina Sara" " Ma bravo! Stai cominciando ad imparare. Dillo allora che io posso fare il cazzo del comodo mio e che se tu apri bocca io ti pesto come l'uva" " E' cosi'" risposi sempre piu' umiliato " Ti ho detto di dire che io faccio il cazzo del mio comodo e che tu fai quello che io ti dico altrimenti ti spezzo gambe e braccia. Dillo, cazzone" Deglutii nervosamente e con il groppo in gola dissi quanto Sara si voleva far sentir dire " Lei puo' fare qualunque cosa e se mi azzardo a dire qualcosa, lei mi picchia" " Bravo, cazzone! Lo vedi che non e' poi cosi' complicato. In fondo, e' la pure e semplice verita'. Tu sei il mio pupazzo, che fa anche rima con cazzo. Non lo trovi divertente?" La guardai. Era volgare, antipatica, completamente pazza ed esaltata, eppure non potevo fare a meno di trovarla in qualche modo affascinante. I suoi modi erano praticamente unici e quando mi baciava sentivo il desiderio salirmi alle stelle. Ma avrei pagato qualsiasi cosa purche' quello che stavo vivendo fosse l'ultimo istante in cui me la trovavo di fronte. Mi feci coraggio e le chiesi finalmente quello che mi stava a cuore " Come fa ad essere cosi' forte? E' pazzesco solo immaginare un uomo con quella forza e lei e' soltanto......" Scoppio' a ridere " Una ragazza? Sai, ci sono cose che non mi piace confessare. Diciamo che e' un mio segreto. Quello che tu devi sapere e' che sono molto, ma molto piu' forte di te. Questo e' cio' che deve contare per te" Arrivai finalmente a casa sua. Si trattava di un quartiere non lontano da casa di mia sorella, non proprio una zona residenziale ma con bei palazzi abbastanza nuovi che mi facevano pensare come i genitori di Sara dovessero essere gente con un buon lavoro e con stipendi piuttosto dignitosi. Lei volto' il suo bel viso dalla mia parte " Ti aspetto tra un'ora, tesoro. Vedi di non farmi attendere. Lo dico per te. Ogni minuto che aspetto e' uno schiaffo che ti mollo, E tu non vuoi essere picchiato, non e' vero?" Guardai l'orologio. Erano le 18.10 " No, signorina Sara. Alle 19.10 saro' in questo punto ad attenderla" " Bravo! Ah, dimenticavo. Domani mattina licenzi Vanessa. Non voglio piu' vederla" Trasalii " Come sarebbe a dire licenziare Vanessa. Lei e' importante, e'......" Non finii la frase. La sua mano sinistra si impossesso' del mio collo e poi con violenza mi spinse la testa contro il volante, lasciandomi in quella posizione mentre il clacson comincio' a suonare spinto dalla mia faccia " Mi deludi, Stefano. Avevo appena detto che cominciavi a capire e invece ti metti di nuovo a contestare i miei ordini. Domani andrai in ufficio e licenzierai quella troiona e la prossima segretaria sara' vecchia e racchia. Se la ritrovo al suo posto io ti riempio di botte. Lo sai che quello che dico mantengo. Intesi?" Non riuscivo nemmeno a parlare con la mia bocca sul volante, spinto da quella mano dalla forza mostruosa, mentre lei sembrava completamente a proprio agio, malgrado il rumore assordante del clacson. Mugolai qualcosa di indefinibile " Ah, povero tesoro. Non riesci a parlare. Ti lascio ma prima ti avverto. Se sento ancora qualche scusa ti mando la testa a sbattere contro il finestrino e vediamo quale delle due resiste meglio, la testa o il vetro del finestrino" Allento' la presa permettendomi di tornare nella mia posizione originale, ma aveva sempre saldamente le sue dita sul mio collo. Tremavo di paura " Va bene, la licenzio" dissi laconicamente. Sara accenno' un sorriso sbarazzino, lascio' il mio collo e con grande agilita' si mise seduta sopra di me, con il suo viso rivolto verso il mio viso. Mi bacio' di nuovo " Bravo! Cosi' mi piaci. Ubbidiente e accondiscendente. Te l'ho detto, mio caro, sei il mio pupazzo ed un pupazzo si muove solo se chi tiene i fili glie ne da l'opportunita'" Sempre con grande agilita' quasi da contorsionista, approfittando anche del fatto che io guidavo come d'abitudine con il sedile piuttosto lontano dai pedali lasciando quindi un notevole spazio, si rigiro', mettendosi praticamente seduta su di me. Mise poi le sue mani sul volante sollevando il suo sedere all'altezza della mia faccia " Ho voglia di scorreggiare. Respira tutto, fino all'ultimo senza scansarti. Se trattieni il fiato me ne accorgo e sono guai seri per te" Lo fece, naturalmente, approfittando del fatto che non portava abbigliamento intimo, incurante del passaggio di alcune persone. Mi disse di non muoversi in quanto non aveva finito e lo rifece ed io dovetti respirare tutto quel puzzo nauseabondo, mentre il rumore dilanio' il silenzio che si era creato in modo quasi irreale. Quando termino' si rimise agilmente al posto accanto al guidatore e poi apri' la portiera scendendo dall'auto. Mi invio' un bacio con la mano sorridendo come se fosse una normale ragazzina della sua eta' " Sono gia' trascorsi alcuni minuti. Ti conviene affrettarti. Ricordati. Per ogni minuto di ritardo ci sara' uno schiaffo. Speriamo che tu abbia un sacco di tempo di ritardo" Malgrado questa minaccia, non ce la feci a partire subito e mi lasciai andare allo sconforto, mettendomi le mani sulla testa e piangendo sommessamente. Perche' proprio a me? Quello era un incubo. Ma poi guardai sullo specchietto retrovisore la mia faccia e le labbra gonfie per la botta data sul volante e mi resi conto tristemente che quella era la realta'. La mia triste realta'. Dovetti in effetti sbrigarmi. La mia casa distava almeno venti minuti da quella di Sara e dovevo farmi una doccia e cambiarmi. Mi misi il mio vestito migliore, un completo firmato di color grigio antracite fatto su misura che mi era costato un occhio della testa, soldi ben spesi visto che quell'abito era stato testimone di alcuni miei grandi successi lavorativi. Ma, mentre mi recavo a prendere Sara prima di andare poi dai Francini, mi chiedevo cosa avesse in mente quella pazza. Pregavo Dio che non volesse almeno interferire nel mio lavoro, anche se costringermi a licenziare Vanessa non era certo un buon auspicio. Mi chiedevo anche in che modo si sarebbe presentata. Era capace di venire con una minigonna scandalosa o chissa', vestita da punk o da emo. Non mi avrebbe meravigliato nulla e gia' pregustavo una pessima figura davanti ai miei clienti in quel ristorante di lusso dove ero conosciuto e stimato. Arrivai nel punto prestabilito due minuti prima dell'appuntamento, infrangendo alcuni articoli del codice stradale ma rassicurato che almeno la minaccia dei ceffoni Sara non l'avrebbe messa in pratica. Forse. Almeno non con quella scusa. Scesi dalla macchina per fumarmi una sigaretta, consapevole che dopo, davanti a lei, non mi sarebbe stato permesso, ma l'attesa duro' solo alcuni secondi e poi la vidi uscire dal suo portone. Le mie pessimistiche previsioni sul suo abbigliamento non si erano avverate. Quella che stavo osservando meravigliato e con gli occhi fuori dalle orbite era una ragazza semplicemente deliziosa. Di piu'. Era una bellissima giovane donna vestita perfettamente per l'occasione. Indossava un abitino senza maniche nero che le arrivava castamente al ginocchio abbellito da una cintura color oro in vita ed un copri spalle nero leggero e semitrasparente, calze velate ed un paio di pumps in raso altissime con il tacco in ferro tinto in oro per riprendere la cintura. Dovevano essere le classiche tacco 12 che fanno sudar freddo qualunque maschio. Aveva poi tirato su i suoi lunghi capelli e sfoggiava due bellissimi quanto lunghi orecchini con il cerchio e si era truccata un po' di piu' rispetto alle altre due volte che l'avevo vista, con un rossetto rosso e del fondotinta. Aveva toccato leggermente anche gli occhi, delineandoli perfettamente. Una collana di perle semi rigida completava il quadro. E che quadro! Gettai la sigaretta lontano e lei si avvicino' a me con movenze quasi felpate e feline. Dio santo, quella non poteva essere la ragazza pazza e sadica dotata di forza mostruosa, quella era una gran bella ragazza che non aveva nulla da invidiare alle modelle che frequentavo e che sceglievo regolarmente per le mie campagne pubblicitarie. Con quei tacchi, arrivava ormai quasi alla mia altezza e sorrise di gusto vedendomi con la bocca aperta ad ammirarla " Ma che sguardo! Allora ti piaccio veramente" " E' stupenda" ammisi sinceramente " Si, non c'e' male. Avevo questa cosina dentro l'armadio che avevo indossato un paio di mesi fa' al matrimonio di una mia cugina e ho deciso di sfruttarla. Sai, non vorrei farti fare una brutta figura. Quelli con cui andiamo a cena dovrebbero essere due pezzi grossi, non e' vero?" " Si, in effetti" Faticavo a trovare le parole e rispondevo quasi a monosillabi. Eppure, ero abituato alle donne molto belle, sapevo come comportarmi con loro, ma Sara riusciva a mettermi in imbarazzo, qualunque cosa facesse. Mi venne ancora piu' vicino, con la sua bocca rossa a pochi millimetri dalla mia. Dio, che idiota a non andarci a letto la volta scorsa. Forse, se non l'avessi palesemente rifiutata, con me si sarebbe comportata normalmente e non avrebbe tirato fuori il suo lato sadico. Gli piacevo e se ci fossi stato, lei avrebbe anche potuto evitare tutto cio' che poi mi aveva fatto. Ma ormai era troppo tardi. Dovevo soltanto sperare che si stancasse di fare la dominatrice forzuta e che desse maggior risalto al suo essere femmina. Intanto, mi prese la cravatta e me la sistemo' " Anche tu non sei affatto male, tesoro. Fatichero' molto a non saltarti addosso e scoparti fino all'esaurimento delle tue forze" Ecco fatto! La sua sboccataggine aveva rovinato quell'atmosfera molto particolare e sensuale. Non riusciva ad essere una ragazza normale, come se il diavolo si fosse impossessato della sua anima facendole tirare fuori il peggio di se stessa. O forse era proprio lei la diavolessa? Evitai di cercare una risposta a questo quesito e montai in macchina, dopo averle aperto la portiera e aver permesso la sua entrata. Quando si mise seduta, il vestito che prima le arrivava al ginocchio era diventato decisamente piu' corto e, mentre guidavo, non potevo fare a meno di ammirarle le gambe belle e tornite, non lunghe come quelle delle modelle ma decisamente proporzionate, Nessuno avrebbe potuto dire che quelle gambe possedevano una forza straordinaria, tale da permetterle di spaccare un lucchetto di ferro con un calcio. Ed anche le sue braccia....Erano certo molto toniche, da sportiva praticante, ma come potevano avere tutta quella potenza? Quale segreto aveva Sara che le permetteva di fare quelle imprese straordinarie? Lo avrei mai scoperto? In fondo, che importanza aveva scoprirlo? Quello che contava, proprio come aveva sostenuto lei poche ore prima, era che lei riusciva a fare cose strabilianti. Dovevo accettarlo, senza stare a pormi ogni volta la stessa domanda. Anche lei stava stranamente in silenzio, fumando una sigaretta. Di solito, almeno per quanto io potevo conoscerla, era un fiume in piena, sempre pronta a provocarmi ed a giocare con me al suo gioco perverso, ma quella volta sembrava immersa nei suoi pensieri " Cosa c'e', signorina Sara? Come mai questo silenzio?" Non mi veniva spontaneo darle del lei e cercavo di misurare bene le parole " Stavo pensando ad un sacco di cose" " A cosa, se posso permettermi?" " A questa serata, ad esempio. Non so se e' la serata adatta al mio modo di trascorrere qualche ora di divertimento" " Potrebbe essere un'ottima serata, invece. Un buon ristorante, una piacevole compagnia...." Lei mi guardo' sfoderando di nuovo il suo sorriso ironico che non prometteva nulla di buono " Vedremo, anche se sono convinta che il mio divertimento preferito sia quello di giocare con il mio pupazzo. E tu lo sai chi e' il mio pupazzo? Lo sai chi e' il maschietto che mi diverto a fargli fare un sacco di cose che detesta?" Un brivido mi percorse la schiena. Volevo affrontare un discorso serio, magari con la speranza che trascorrere una bella serata la potesse convincere che comportarsi normalmente poteva essere molto gradevole. Ed invece....Girai la testa in silenzio. Inutilmente. Sara mise il suo braccio sopra la mia spalla " Allora? Sto aspettando che tu mi dica il nome del mio pupazzo, del cazzone che fa esattamente ogni cosa io gli ordino" Respirai profondamente. Ormai il mio orgoglio non esisteva piu' " Sono io signorina Sara. Sono io il suo pupazzo" Evidentemente, l'abito non faceva il monaco e pur vestita e truccata come una strafiga di primo livello, rimaneva una pazza sadica e scorreggiona. Mi stavo rendendo conto che il mio incubo era ben lontano dalla conclusione. Fine quarta puntata Per i vostri commenti, inviate una mail al seguente indirizzo davidmuscolo@tiscali.it