IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA Terza puntata di Davidmuscolo e Stefano I nomi di tutti i personaggi sono fittizi ed ogni omonimia o somiglianza e' puramente casuale Dopo avermi fatto scendere dalla vettura, scese anche Sara, con calma e tranquillita'. Pensai per qualche secondo di fuggire, di darmela a gambe il piu' velocemente possibile e ci rinunciai solo per amore nei confronti di Mattia. Immaginai che tipo di vendetta avrebbe potuto avere nei confronti di mio nipote e rinunciai a quell'eventualita'. Lei intanto, sempre con molta calma, si posiziono' davanti al cancello chiuso. Cosa aveva intenzione di fare? Come aveva intenzione di entrare in quel luogo fermamente serrato da un grosso lucchetto e da una catena che doveva pesare diversi chili? Tutto avrei immaginato tranne quello che poi fece. Ordino' ad uno dei ragazzi di toglierle il sandalo destro e poi.... Roba da non credere! Mi stropicciai gli occhi ma era tutto vero. Sara aveva sferrato un calcio con una violenza inaudita e la catena col lucchetto erano saltati di botto. La guardai impressionato e terrorizzato. Un calcio del genere mi avrebbe ammazzato sul colpo. Il mio orgoglio, che dentro la macchina era riapparso almeno in parte, evaporo' del tutto " Che cosa vuole farmi, signorina Sara? La prego" piagnucolai " Ma guardalo il cazzone! Adesso te la stai facendo sotto, vero? Mi piace veder tremare i maschi, te l'ho detto. Mi stai facendo bagnare le mutandine. Dopo saro' costretta a scoparmi un paio dei ragazzi. Ma intanto entra!" Mi prese il braccio e mi fece entrare in quel luogo. Percorremmo una cinquantina di metri tra vetture di tutti i tipi e poi si fermo' appena ci trovammo in una spiazzo abbastanza largo " E' giunto il momento, zio Stefano. Tu fai quello che vuoi, difenditi se lo ritieni opportuno oppure subisci senza alzare le mani. Io non cambiero' il mio comportamento di una virgola. Dimmi, quanti giorni d'ospedale vuoi fare? Quindici ti bastano? Consideralo un riposino, delle ferie supplementari" Indietreggiai impaurito. Come se non bastasse tutto quello che le avevo visto fare, la sua sicurezza mi impressionava. Balbettai qualcosa, ma lei si avvicinava. Non potevo scappare e sarebbe stato inutile se non peggio. Decisi di vender cara la pelle, pregando Dio che Sara non mi facesse arrivare un calcio come quello che aveva rotto il lucchetto e mi misi in posizione di boxe, con la guardia sinistra. Lei finse un paio di attacchi sorridendo, facendomi indietreggiare ulteriormente fino a farmi quasi inciampare. Poi, assaggio' la mia guardia con un calcetto. Lo parai e cercai a mia volta di attaccare. Non sapevo usare bene i piedi e fui costretto ad avvicinarmi per cercare di portare qualche jab che Sara paro' con estrema facilita'. Non si metteva nemmeno in posa di combattimento e teneva le braccia lungo il corpo, come faceva a suo tempo Cassius Clay, salvo poi muovere quelle braccia a velocita' supersonica per parare i miei colpi. Tentai un montante che Sara evito' con una torsione del busto e poi tentai la sorte con un diretto. Sara stavolta non si accontento' di parare o evitare il mio pugno ma lo blocco' a mano aperta, mano che poi si strinse inesorabile sul mio pugno. Urlai dal dolore. La sua forza era incredibile e le era bastata quella semplice mossa per stroncare ogni mia velleita'. Mi lascio' la mano ma non feci in tempo ad indietreggiare in quanto mi colpi' con un manrovescio, come aveva fatto all'uscita del biliardo. La violenza fu tale che quasi mi alzai da terra e ricaddi un paio di metri piu' dietro. Non era logico, non poteva essere normale una cosa del genere ma stava avvenendo. Sara si avvicino' col suo solito ghigno " Dai caro, alzati bello. Ti ho appena sfiorato. Mica ti arrenderai cosi' presto?" Non sapevo cosa fare. Arrendermi? Magari! Provai a commuoverla " Lei e' troppo forte per me, signorina Sara. Mi arrendo. Faro' tutto quello che lei vuole" Per tutta risposta ebbi una risata e poi un calcio al costato " Ma davvero? E te ne rendi conto solo adesso che sono troppo forte per te? Me ne sbatto i coglioni che ti arrendi, io continuero' a picchiarti" Mi alzo' per il bavero della giacca e poi mi diede un'altra sberla gigantesca. Dio, quanto facevano male quegli schiaffi. Facevano male sia nel corpo che nel morale ed erano umilianti e dolorosi. Arrendermi non era servito a nulla e dovevo decidere il da farsi. Se fossi rimasto passivo, avrebbe continuato imperterrita a picchiarmi e scelsi l'attacco. Mi alzai come una furia e cercai di caricarla a testa bassa. Era straordinariamente forte ma forse era vulnerabile e se fossi riuscito a colpirla, la lotta avrebbe potuto prendere una piega a me favorevole. Ma non riuscii a prenderla. Era velocissima, quasi un fulmine e si scanso' per poi colpirmi con un calcio all'altezza dello stomaco. Mi piegai in due e sprofondai nell'abisso. I susseguenti calci e pugni non li vidi nemmeno partire, tanta era la sua velocita'. Prima alla testa, poi al costato, poi ancora in viso, alle gambe e di nuovo al volto. Mi sembrava di avere di fronte a me almeno dieci persone che mi picchiavano ferocemente ed invece c'era soltanto una ragazzina di 19 anni. Danzava intorno a me, mi colpiva due o tre volte contemporaneamente senza trovare alcuna resistenza, poi si ritraeva sorridendo compiaciuta per poi ricominciare. Quanto duro' il tutto? Non piu' di cinque minuti, anche se a me sembrarono eterni. Ero ormai ridotto allo stremo. Ero a terra, accucciato, impaurito, piangente e soprattutto sanguinante da ogni parte. Mi venne vicino e mi prese per un braccio trascinandomi verso alcune vetture, poste una sopra l'altra. Non faceva nessuna fatica a trasportarmi e mi sembrava quasi di scivolare su una lastra di ghiaccio, trattato come un bambino che fa i capricci e punta i piedi e che viene portato via a forza dai genitori. Mi lascio' il braccio e si mise di fronte alla pila di autovetture, inquadro' la seconda partendo dal basso e quindi sferro' un pugno tremendo alla carcassa di quella macchina colpendone la portiera e sfondandola completamente. Cristo santo! Non era possibile. Malgrado tutto quello che avevo subito, ancora credevo che ci fosse qualcosa d'impossibile per quella ragazza che, non contenta, afferro' cio' che era rimasto di quella portiera divergendola dal resto della carrozzeria. Si avvicino' di nuovo a me sorridente con il suo trofeo " Hai visto tesoro? Hai visto di cosa sono capace? Puoi ritenerti fortunato di come ti ho conciato. Pensa se ti avessi colpito con la stessa violenza con cui l'ho fatto con quella macchina. Chissa', forse ho trovato il lavoro del mio futuro. Mi mettero' a fare la sfasciacarrozze. Potrei sfondarle a forza di calci e pugni, perche' no? Sono cosi' delicate che si aprono in due sotto le mie mani" Termino' la frase scoppiando a ridere. Una risata lugubre per le mie orecchie che riecheggio' in quel luogo isolato e che mi fece venire i brividi. Era pazza! Strisciai ai suoi piedi con la poca forza che mi era rimasta " Mi lasci andare, la prego. Mi ha punito abbastanza" " Te ne vuoi andare? Non ti piace la mia compagnia? Ma questa e' un'offesa. Una ragazza non puo' sopportare affronti simili. Ci vuole tatto con una donna, non ti pare stronzone? Hai bisogno di imparare a rispettare una ragazza. No mio caro, ancora non ho finito con te" Oddio no! E adesso cos'altro aveva intenzione di farmi? Mi sentivo male e non ce l'avrei fatta a subire altre percosse. Lei invece, tra il mio completo sbigottimento, improvviso' uno spogliarello, iniziando a togliersi i suoi jeans aderentissimi e mettendo ben in mostra il suo sederino che, malgrado la gravita' del momento, trovai adorabile e perfettamente proporzionato, a malapena coperto dal suo perizoma. Si tiro' giu' anche il perizoma, scoprendo le sue parti intime senza alcun tipo di vergogna " Vieni qui!" mi ordino' ed io, strascinandomi pesantemente le obbedii. Lei prosegui' "Ora mi lecchi il culo per bene. Voglio sentire la tua lingua pulirmi del tutto. Oh, mi dispiace se potrai trovare qualcosa ma sai, sono una ragazza molto pulita e mi sono fatta la doccia sia stamattina che nel pomeriggio dopo i miei allenamenti, ma sono trascorse diverse ore. Forse potrai trovarci dei rimasugli" Chinai la testa ed iniziai a leccarle il buco dell'ano. Cercai di vincere le forze di stomaco che mi attanagliavano e proseguii, ma quando le usci' un peto, mi scansai d'istinto. Non feci in tempo ad allontanarmi che lei si volto' e mi afferro'per la gola " Brutto coglione. Quando io scorreggio tu devi respirare a pieni polmoni, ti devi inebriare come se respirassi aria di montagna, intesi?" " Si signorina Sara, intesi" piagnucolai. La sua mano sulla mia gola era troppo pericolosa per poter fare qualsiasi obiezione. Con quella forza pazzesca che si ritrovava avrebbe potuto spezzare il mio collo come se fosse di carta pesta " Molto bene. Ho proprio voglia di scorreggiare di nuovo. Inchinati dietro al mio culo e respira profondamente" Lo feci, umiliato da quella ragazza, incapace ancora di capire come tutto fosse possibile e respirai il suo peto che stavolta le usci' rumoroso facendo vibrare la mia faccia e facendomi scoppiare poi in un pianto a dirotto. Non piangevo cosi' da quando ero bambino, non ricordavo nemmeno quando fosse accaduta l'ultima volta, ma singhiozzavo senza ritegno. Sara mi guardo' con disprezzo " Guarda il vero uomo, quello che non deve chiedere mai. Sei patetico. Un po' d'orgoglio dai, non si piange davanti ad una ragazza. Oh, ma forse tu appartieni a quelli che piangono per un nonnulla. Hai pianto per una scorreggia, cosa farai quando ti spezzero' il braccio?" Smisi di singhiozzare. Voleva spezzarmi il braccio? Oddio no. Non ero in grado di difendermi da lei ne' di scappare, non potevo fare nulla. Mi inginocchiai di fronte a lei mentre si tirava su il suo jeans " Per favore, signorina Sara, non lo faccia" " Uh quante storie per un braccio. Si riaggiustera' vedrai. Ma sai, spezzare un braccio e' il mio marchio di fabbrica. Come Zorro, ce l'hai presente? Lui incideva la zeta ed io spezzo un braccio. L'ho fatto con tuo nipote e con gli altri ragazzi, vuoi che non lo faccia con te? Oppure vuoi che ti spezzi qualche altra cosa? Magari una gamba. Ma no, ti consiglio il braccio e ti faccio anche un favore. Ti spezzo quello sinistro cosi' con il destro potrai mangiare e fare quello che vuoi. Anche una bella sega pensando alla scopata mancata con me" Non provai nemmeno a scappare. Mi afferro' il polso della mano sinistra e sentii di nuovo un dolore immenso, come se non fosse bastato tutto cio' che avevo subito, mentre lei sembrava che neanche si sforzasse. Si rivolse ad Andrea " Prendi al cazzone il pacchetto di sigarette e portamene una" Andrea venne vicino a me ed esploro' l'interno della mia giacca traendone fuori le sigarette e l'accendino, ne mise una in bocca a Sara e glie l'accese. La ragazza si rivolse poi a me "Finisco questa sigaretta in santa pace e poi , ti spezzo il braccio. Adoro sentire il rumore delle ossa che si spezzano. Mi fa sentire un brivido....Mmmmm, e' veramente eccitante" Era pazza! Pazza ma tremendamente ed incredibilmente forte. Mi teneva il polso con la sua mano sinistra e mi causava un dolore immane, mentre con la destra fumava tranquillamente, per non parlare di cio' che aveva dato ampia dimostrazione poco prima. Doveva essere sicuramente una campionessa di qualche arte marziale con una velocita' straordinaria ed un'efficacia senza pari. Impossibile qualsiasi difesa contro di lei. Aspettavo che finisse di fumare, tremando e piangendo come un bambino, ma con la speranza che volesse solo incutermi paura e che non avesse veramente intenzione di fare quello che aveva minacciato ma, appena termino' di fumare, schiaccio' la sigaretta con il suo sandalo destro e poi, con nonchalance, fece scendere un colpo col taglio della mano sul mio braccio. Urlai e poi mi rotolai sul terreno, tenendomi il braccio sinistro con la mano destra. Il dolore era tremendo, ma ancor di piu' mi faceva senso vedere quel braccio penzoloni. Lo aveva rotto. Come mi aveva promesso e minacciato. Mi sentivo svenire per quel dolore lancinante che mi entrava nel cervello come uno spillone, ma cercai di rimanere lucido. Mi dicevo che tutto era terminato e che fra poco loro se ne sarebbero andati. No, non era terminato. Sara ordino' ai due ragazzi di tirarmi su e loro le obbedirono " Prendete il portafogli a questo idiota. Togliete tutti i soldi e gettatelo a terra" Mentre uno dei due espletava l'ordine, lei si avvicino' a me "In questo modo tu potrai dire che e' stata una rapina. Se invece tu dovessi accusarmi, io prima me la riprendero' con Mattia e poi con te. Sai cosa vi accadra', vero?" Accennai di si con la testa e fu l'ultima cosa che feci. Mi afferro' per i capelli e vidi la sua mano alzarsi a taglio verso di me. Un altro colpo di karate sul mio collo e per me fu buio totale. Quando mi risvegliai, vidi sopra di me la faccia di un uomo e vedevo tutto intorno a me che si muoveva " Che e' successo?" biascicai " Non si sforzi signore. E' stato vittima di un'aggressione e la stiamo portando all'ospedale" " Come avete fatto a trovarmi?" " Una telefonata anonima alla polizia che ci ha avvertiti. Probabilmente i suoi aggressori hanno avuto un briciolo di compassione" " Che ora e'?" chiesi, impossibilitato ad alzare il braccio dove avevo l'orologio " Le quattro e venti minuti di mattina" rispose l'uomo. Era un paramedico che mi stava portando con la lettiga dentro l'autoambulanza. Dovevo essere stato svenuto per circa tre ore. L'uomo, aiutato da un suo collega, mi sistemo' all'interno della vettura medica che parti' immediatamente. Ripensai a tutto quello che mi era successo e, ancora una volta, mi venne da piangere. Avevo dolore dappertutto, ma piangevo soprattutto per l'umiliazione subita. Sara si era divertita a picchiarmi ed a umiliarmi in modo totale uccidendo tutte le sicurezze che avevo nella mia vita e riducendomi ad un essere frignante e pauroso. Alla vista del mio stato mentale, il paramedico si alzo' da dove era seduto e venne vicino a me " Si calmi ora, e' tutto finito. L'hanno conciata per le feste ma e' sano e salvo" " Sento dolore in tutto il corpo" mi lamentai " Di rotto dovrebbe avere solo il braccio, stia tranquillo. Ora le faccio un'iniezione di antidolorifico insieme ad un calmante. L'aiutera' a riposare. Provi anche a dormire, se ci riesce" Sentii l'ago infilarsi nella mia carne dopodiche' chiusi gli occhi nel tentativo di prendere sonno. Per alcuni minuti non ci riuscii anche a causa dei forti dolori ma poi il calmante e l'antidolorifico dovettero cominciare a fare effetto e mi abbandonai finalmente al sonno. La dolce e rassicurante faccia di mia sorella Daniela fu la prima cosa che vidi al mio risveglio. Mi teneva la mano come quando ero piccolo ed appena vide i miei occhi aprirsi si chino' su di me e mi bacio' dolcemente sulla guancia " Come stai Stefanino? Ce la fai a parlare?" " Tutto sommato sto bene. Ma tu cosa ci fai qui'? Chi ti ha avvertita?" Le risposi parlando a voce bassa. I dolori erano intensi, la testa mi faceva male e riuscivo a malapena a muovermi. Daniela se ne accorse " Stai calmo, amore, non agitarti. Non avevi documenti. Devono averteli rubati. Ma per fortuna ti hanno lasciato il telefonino e l'infermiere che ti ha portato all'ospedale ha avuto il buon senso di chiamare col tuo telefonino l'ultimo numero che tu hai fatto. Evidentemente, deve essere stata la telefonata che mi hai fatto ieri sera per avvertirmi che stavi per arrivare. La cena con me, ti ricordi?" " Mi ricordo, stai tranquilla. Non sono rincoglionito" " Dio ti ringrazio. Non puoi capire che paura che ci e' presa stamattina quando quell'infermiere mi ha telefonato. E' successo pure a te, vero? Quello che e' successo a Mattia intendo" Guardai Daniela con tenerezza. E adesso cosa le dicevo? Come potevo raccontarle quello che era successo? " Ma no, di cosa parli. Stavo per montare in macchina dopo aver trascorso la serata con Mattia e i suoi amici, quando mi hanno aggredito in quattro" " E perche' allora ti hanno portato in quel posto isolato? E perche' ti hanno rubato solo il portafoglio senza nemmeno toccare l'orologio che vale cento volte di piu'? Senza contare che non ti hanno toccato nemmeno la macchina. Stefanino, non me la racconti giusta e nemmeno il poliziotto qui' di fuori ne e' convinto. Non e' possibile che durante un'aggressione tu subisca lo stesso danno di mio figlio. Ti prego, dimmi cosa e' veramente accaduto?" Gia'! Il mio rolex. L'orologio non era stato toccato e una rapina era quantomeno anomala, ma avevo deciso che sarei andato fino in fondo con quella storiella. Ci avessero creduto o meno non era importante per me. La cosa essenziale era che non avrei messo a repentaglio Mattia. E nemmeno me stesso. Avevo una paura folle solo a rincontrare quella ragazza e mi chiedevo come potesse andare avanti mio nipote. Lui e i suoi amici erano letteralmente schiavi di Sara e non vedevo spiragli di luce in quella situazione. Ma intanto dovevo rispondere a Daniela " Probabilmente hanno pensato che fosse un falso e la macchina ha l'antifurto satellitare. Sarebbe stato troppo pericoloso per loro. Volevano solo i soldi. Non c'e' altro. Le tue supposizioni sono completamente sbagliate" " Ma perche' ti hanno portato in quel punto isolato?" " Per darmi una lezione. Ho reagito, ne ho picchiati un paio e mi hanno voluto sistemare. Tutto qui'" Daniela sospiro'. Era evidente che non credeva ad una parola di quello che le avevo detto e le vidi spuntare una lacrima. L'arrivo del medico salvo' entrambi da quell'imbarazzo. Era un tipo sulla cinquantina, alto e magro, con i capelli sale e pepe piuttosto folti. Si presento' " Buongiorno. Sono il dottor Mauro Cristiani, l'ortopedico. Lei e' Stefano Rigoni, non e' vero?" " Si, esatto" risposi laconicamente " Bene signor Rigoni. Ora le faremo tutti gli accertamenti del caso. Le faro' fare una T.A.C. alla testa piu' che altro per precauzione e poi provvederemo a sistemare il suo braccio nella speranza che non ci siano legamenti rotti. Vedra' che tornera' tutto come prima. In che modo glie l'hanno spezzato? Cosa hanno usato quei teppisti?" Lo guardai accennando un lieve sorriso che il medico non fu in grado di capire. E cosa avrei potuto dirgli? Che una bella ragazza di 19 anni mi aveva massacrato di botte e poi mi aveva spezzato il braccio con un colpo di karate? " Non lo so, dottore. E' tutto confuso. Forse dovevo essere gia' svenuto" mentii " Gia', forse e' cosi'" " Potro' fare ancora pugilato quando saro' guarito?" Gli chiesi ansioso " Per fare sport e soprattutto un tipo di sport come il pugilato ci vorra' un bel po' di tempo e molta pazienza. Ma vediamo prima in cosa consiste la frattura e dopo ne riparleremo" Fui fortunato. Si trattava di una frattura semplice del radio che non aveva toccato ne' legamenti e nemmeno tendini. Mi ingessarono il braccio sinistro e dopo due giorni ero a casa. O meglio, a casa di mia sorella che si prese carico di ospitarmi, visto che da solo potevo fare ben poco. Vi rimasi per dodici giorni, esattamente per il tempo di togliere il gesso e di ritornare a casa mia. Durante quei giorni mia sorella mi chiese piu' volte di dirle cosa era veramente accaduto, ma io continuai a raccontarle la mia storiella, la stessa storiella che raccontai alla polizia. Feci una denuncia contro quattro ignoti, ma mi resi conto perfettamente che nemmeno la polizia credeva a cio' che dicevo. Evidentemente, il mancato furto del rolex dava adito a questi sospetti e lo stesso poliziotto che si trovava all'ospedale e che m'interrogo' per primo, mi chiese se avevo timore di qualche cosa. Ma io ero un cittadino modello e dovettero per forza credere a cio' che avevo raccontato loro. Ovviamente, ben piu' particolare fu il rapporto con mio nipote. Appena ci trovavamo da soli, discutevamo su Sara e su come poter uscire da quella soluzione, ma non potevamo trovare una soluzione a quell'incubo. Lui era naturalmente molto piu' impaurito di me e mi prego' di non prendere iniziative. Povero Mattia! Io avevo dovuto subire quella pazza per una semplice serata mentre lui la subiva da ben otto mesi. Mi racconto' alcuni particolari agghiaccianti, di come lei fosse in grado di picchiarli contemporaneamente a tutti e quattro, di come li puniva, delle umiliazioni a cui li sottoponeva, ma anche di come lei faceva sesso con loro e di come lui aveva imparato a non discutere nessun ordine. Tutto sommato, cosi' facendo era riuscito a limitare di molto i danni. Sara non sembrava tanto interessata a picchiarli, avendo dimostrato ampiamente di cosa fosse in grado di fare, ma le piaceva soprattutto il lato umiliante ed io ne avevo avuto ampia dimostrazione quando ad esempio, mi aveva costretto a respirare la puzza dei suoi peti. Si divertiva cosi' e nessuno poteva fermarla. Gli chiesi naturalmente come fosse possibile che una ragazza giovanissima potesse avere una simile forza senza nemmeno essere molto muscolosa, ma Mattia alzo' le spalle. Non sapeva come, ma sapeva soltanto che i risultati erano quelli ed erano risultati strabilianti. Si, lo sapevo anch'io. Tornato a casa mia, tornai anche a lavorare. Avevo lasciato un sacco di lavoro indietro e, in fondo, il lavoro mi mancava. Dovevo fare soltanto saltuari controlli per verificare che l'osso si saldasse definitivamente e l'ortopedico mi assicuro' che entro qualche mese avrei anche potuto riprendere i miei allenamenti, dopo pero' diverso tempo di riabilitazione. Ripresi percio' ad andare in ufficio in quanto, pur con le complicazioni che il mio braccio mi dava, avevo anche ripreso a guidare. Tra le tante cose che avevo lasciato in sospeso ce n'era soprattutto una che mi stava molto a cuore. Era da tanto tempo che stavo col fiato sul collo ad un nuovo cliente, un'importante azienda che ci aveva chiesto di creare una campagna pubblicitaria su misura per il suo prodotto e finalmente ero riuscito a trovare quella che ritenevo potesse essere l'idea giusta. I giorni di forzato stop mi avevano, se non altro, aiutato a concentrarmi su questo probabile cliente e su cio' che lui desiderava. Il giorno stesso che rientrai al lavoro, telefonai al responsabile del settore pubblicita' di quell'azienda elencando a grandi linee l'idea che avevo in mente, idea che dovette piacergli in quanto mi diede l'opportunita' di prendere un appuntamento con lui e con sua moglie che era la sua collaboratrice, per tre giorni dopo. E quel giorno mi preparai scrupolosamente i bozzetti, aiutato dai miei collaboratori ed alle 16 in punto entrarono i due. L'uomo era un sessantenne molto giovanile, il classico manager, mentre la moglie era notevolmente piu' giovane, forse una quarantenne, comunque in gran forma, bionda, col classico tailleur grigio che non le stonava affatto. Con loro avevo soltanto parlato al telefono e dapprima facemmo le presentazioni e quindi venne il momento della stesura della mia idea che li lascio' molto soddisfatti. Prima della firma, mancava soltanto il classico tocco finale e su questo potevo considerarmi un maestro: la cena e fare in modo che, oltre all'idea vera e propria, potessero considerare anche il resto molto piacevole, a cominciare proprio dalla mia persona, la mia affabilita', la mia simpatia e, nell'insieme, il mio savoir faire. Mentre i miei collaboratori uscivano dal mio ufficio, invitai quindi la coppia in uno dei piu' prestigiosi ristoranti della citta'. Stavo per prendere l'accordo per l'ora in cui sarei dovuto andarli a prendere quando il telefono interno squillo'. Era Vanessa, la mia segretaria " Dottor Rigoni, sta entrando la sua fidanzata. Ho provato a dirle che lei era impegnato, ma non mi ha nemmeno ascoltato" " La mia fidanzata? Ma io non....." Mi bloccai. Come una furia fece il suo ingresso Sara e credo che in quel momento il mio cuore si fosse messo a battere all'impazzata e non certo per la sua bellezza. Oh, lei era semplicemente deliziosa, con una mini di jeans che metteva in mostra le sue gambe veramente molto belle, toniche ed allenate, come avevo avuto, purtroppo per me, modo di assaggiare, alla quale aveva abbinato un semplice toppino blu e, ai piedi, delle semplici scarpe da ginnastica. Il suo viso era pulito, con pochissimo trucco a parte, come la volta scorsa, un bel lucidalabbra e i suoi capelli erano sciolti. Una mise adattissima ad una ragazza della sua eta'. Malgrado la definissi molto carina, non era comunque la sua bellezza a farmi battere fortemente il cuore, bensi' la paura. La vidi avanzare verso di me, incurante dei miei due ospiti e la paura si impadroni' letteralmente di me. Avevo ancora in mente e davanti agli occhi quello che mi aveva fatto, la sua forza straordinaria, la sua bravura che avevo riscontrato solo in certi film d'azione e che invece lei mi aveva fatto assaggiare sulla mia pelle, la sua velocita' nell'esecuzione dei colpi, tutte cose che messe insieme la rendevano praticamente invincibile. Rimasi di sasso, incapace di fare il piu' piccolo dei movimenti, pregando soltanto il Signore che non volesse picchiarmi di nuovo. Continuava ad avanzare verso di me, mettendo in mostra un sorriso a 32 denti. Chiusi gli occhi, ma Sara prese invece le mie mani stringendole lievemente tra le sue per poi lasciarle dopo pochi secondi e per buttarmi le braccia al collo dandomi un casto ma invitante bacio sulle labbra " Tesoro, quanto mi sei mancato. Chi sono questi due?" Rimasi un momento interdetto. Cosa era tutta quella pagliacciata? Non sapevo come comportarmi e Sara mi venne in aiuto "Allora amore, non presenti la tua fidanzata a questi signori?" La mia fidanzata? Quella era il mio incubo, altro che fidanzata. Cercai di stare al suo gioco. Cosa aveva in mente lo sapeva solo Dio " Questi signori sono due probabili clienti, Sara" dissi cercando di rimanere calmo "Lui e' il dottor Davide Francini e la signora e' sua moglie Claudia" " Molto piacere, io sono Sara, la fidanzata di Stefano. Non vi ha raccontato niente di me?" " Veramente no, signorina" rispose cortesemente Claudia Francini" " Oh che antipatico che sei Stefano. Non so come faccia ad amarti. Va beh, c'e' poco da dire. Stiamo insieme di nascosto da quattro anni, da quando ne avevo 15, ma solo da pochi mesi il nostro amore e' alla luce del sole" Oh mio Dio, ma cosa aveva intenzione di fare quella pazza? Mi stava facendo passare per uno che si metteva con le ragazzine. Il dottor Francini e sua moglie mi guardarono infatti in modo strano e Sara prosegui' "Quindi non vi ha detto come mi ha rimorchiata? Mi aveva promesso di farmi fare una campagna pubblicitaria per una gomma da masticare ed io avevo solo quindici anni, ero cosi' ingenua e ci sono stata. Lei non l'avrebbe fatto signora? Con un bell'uomo come il mio Stefano?" Di male in peggio. Ero sull'orlo di una crisi di nervi. I miei due ospiti sorrisero nervosamente, desiderosi di andarsene al piu' presto possibile ed io cercai di trovare una via d'uscita a quella situazione che stava mettendo in grande imbarazzo sia me che i miei due ospiti " Signori, forse e' meglio che vi lasci ai vostri impegni. Passero' a prendervi alle 19.30 in punto al vostro albergo" Davide Francini mi osservo' alzando un sopracciglio. Era evidente che la sua stima nei miei confronti era scesa di parecchio. Per non parlare di sua moglie poi. Un uomo di oltre trent'anni che si metteva con una quindicenne non doveva essere proprio il massimo, anche se adesso Sara era maggiorenne. Pure due moralisti mi dovevano capitare. L'uomo mi strinse la mano " Si, forse � meglio che noi andiamo, dottor Rigoni. La lascio alla sua ehm... giovane fidanzata. A stasera" " A stasera" ribadii salutando anche la moglie. Dio, mi sarei messo la testa sotto un mattone per la vergogna. I due intanto, salutarono anche Sara ed uscirono dal mio ufficio piuttosto sollevati. Mi ritrovai da solo con Sara, come nel peggiore dei miei incubi. Avevo pensato che tutto fosse terminato con la lezione durissima che mi aveva dato, con quel pestaggio che avrei ricordato per il resto della mia vita ed invece era di nuovo di fronte a me, addirittura nel mio ufficio, ostentando il suo solito sorriso beffardo. Ero terrorizzato. Cos'altro avrebbe potuto farmi? Fine terza puntata Per i vostri commenti, inviate una mail al seguente indirizzo davidmuscolo@tiscali.it