IL DIAVOLO SI CHIAMA SARA Sesta puntata di Davidmuscolo e Stefano I nomi di tutti i personaggi sono fittizi ed ogni omonimia o somiglianza e' puramente casuale Rimasi oltre dieci minuti in quella posizione e quando terminai di sfogarmi m'incamminai verso casa mia. Era un tragitto lungo e speravo di incontrare almeno un taxi, ma non ne vedevo nemmeno l'ombra. Dopo un paio di chilometri pero', mi fermai. C'era la luce azzurra di un commissariato che quasi mi chiamava. Potevo denunciare Sara. Lo dovevo fare. C'erano un sacco di persone che erano state testimoni del suo comportamento e forse potevo anche coinvolgere Mattia e i suoi amici. Entrai nel commissariato in modo deciso. Avevo anche un sacco di segni sul volto che comprovavano cio' che avrei sostenuto. Il poliziotto di guardia mi chiese cosa volessi " Devo fare una denuncia" risposi " Riguardo cosa?" " Percosse e rapina" " Attenda in quella stanza. Fra pochi minuti arriva l'addetto. In cosa consiste la rapina?" " Una persona mi ha costretto a consegnarle la mia macchina" Il poliziotto accenno' con la testa di aver compreso e mi indico' una stanza spoglia con alcune sedie. Mi misi seduto su una di quelle e ripensai a quanto mi era accaduto e a Sara. Possibile che volesse rovinarmi la vita solo per il suo divertimento? Non potevano esistere persone dotate di una cattiveria del genere. Ma forse c'era anche qualcos'altro. La prima volta che la vidi mi disse che la sua intenzione era di conoscere qualcuno, di sposarlo e togliergli tutto. Forse era quello cio' che voleva da me, anche senza dovermi sposare: togliermi tutto. Non ero ricco, ma qualche soldino da parte l'avevo messo. I miei pensieri furono distolti dall'arrivo di un altro poliziotto " Venga, andiamo a fare questa denuncia" Mi fece strada verso un altro ufficio e si mise seduto davanti al computer in attesa che io gli raccontassi gli eventi. Ed ora cosa gli dicevo? Che una bellissima ragazza mi aveva continuamente schiaffeggiato ed umiliato e poi costretto a consegnarle le chiavi della macchina? Che quella ragazza aveva una forza sovrumana? Come avrebbe potuto credermi? Non potevo fare quella denuncia. Gia' vedevo gli occhi di quel poliziotto e il sorriso sarcastico che avrebbe fatto. Quella sarebbe stata un'ulteriore umiliazione. Senza contare la registrazione che Sara mi aveva costretto a fare. No, non ce la facevo. Mi alzai dalla sedia " Guardi, non ce n'e' piu' bisogno. Mentre attendevo mi ha telefonato un mio amico dicendomi che hanno ritrovato la mia macchina. Mi scusi per il tempo che vi ho fatto perdere" Il poliziotto mi guardo' sospettoso " E' sicuro? Non vuole denunciare almeno le percosse? Ha la faccia gonfia e sta perdendo sangue dal naso. L'hanno pestata" " Guariro'. D'altronde, lei mi insegna che in questi casi dovrei fare una denuncia contro ignoti. Sarebbe soltanto una perdita di tempo. Mi scusi" Mi girai e me ne andai. Sara mi aveva in pugno. L'indomani mattina arrivai in ufficio in perfetto orario, come mia abitudine, ma tutto era cambiato. Osservavo le facce dei presenti e sembrava che tutti sapessero di me e di cio' che era acceduto con Sara. Mi sorridevano tutti ed a me sapevano tanto di sorrisi ironici. Entrai nel mio ufficio e chiesi a Vanessa di raggiungermi al piu' presto e la ragazza non si fece attendere entrando dopo pochi minuti. Anche lei aveva quel sorriso strano e ironico, come se non bastasse quello di Sara scolpito quasi perennemente sulle sue labbra che mi perseguitava in ogni momento della mia vita da quando avevo avuto la sventura di incontrarla. Non le diedi neanche il tempo di arrivare al mio tavolo " Vedo che ti sei divertita a raccontare tutto a tutti" " Ma di cosa stai parlando, Stefano? Stai diventando paranoico" " Paranoico? E tutti quei sorrisi? " Sono i sorrisi che facciamo tutti al gran capo. Non metterti nessuna idea strana in testa. A proposito di gran capo. Il dottor Bardi e' entrato incavolato come una furia e ha detto che appena arrivi devi subito andare da lui" Il dottor Bardi era Ludovico Bardi, il padrone della mia azienda, l'unico al di sopra di me e immaginavo benissimo di cosa volesse discutere " Non cambiare discorso, Vanessa. Ho capito subito che ti sei messa a raccontare quello che hai visto ieri pomeriggio. Mi dispiace, ma a queste condizioni non posso tenerti. Sei licenziata!" " Cosa? Stai scherzando, vero?" " Mai stato cosi' serio" " Brutto figlio di puttana. Mi licenzi cosi' su due piedi? Ma io ti rovino. Lo dico a tutti per davvero che tu sei un pervertito che ama sottomettersi alle ragazzine. Me lo potevi dire che ti piacevano giochetti del genere e ti avrei accontentato. Invece di fare l'amore ti avrei potuto prendere a frustate e a quest'ora saremmo ancora insieme. E invece mi hai lasciata con scuse stupide. Ed io ci avevo creduto perche' tu eri un mito per me, anche se poi hai continuato a portarti a letto chiunque ti capitasse a tiro. O forse neanche ci andavi a letto e ti divertivi soltanto a leccare loro i piedi. Vaffanculo te e quella puttanella minorenne" " Sara non e' minorenne. Ha diciannove anni ed e' molto matura per la sua eta'" " Ah, su questo non ci sono dubbi. E' molto matura. Si vedeva da come ti trattava" Vanessa non aggiunse altro. Si volto' e usci' dal mio ufficio sbattendo la porta. Se davvero non aveva detto niente a nessuno e quei sorrisi erano soltanto una mia paranoia, adesso ero veramente rovinato. Il telefono mi distolse dai miei pensieri " Stefano, sono Ludovico. Vieni immediatamente qui'" E adesso veniva il momento peggiore. Ludovico non me l'avrebbe fatto passare liscio il flop della sera precedente. Uscii dal mio ufficio e mi diressi verso il suo, al piano superiore, camminando a testa bassa per non incrociare alcuno sguardo. Bussai " Entra" ordino' il mio capo. Tra di noi i rapporti erano sempre stati ottimi. Lavoravo con lui da dieci anni, immediatamente dopo la mia laurea, quando ero un giovane alle prime armi ma agguerrito e desideroso di far carriera ed avevo contribuito sostanzialmente a far diventare la sua azienda una delle prime in Italia nel nostro campo. Lui era poco piu' grande di me ed avevamo in comune la stessa rabbia, la stessa volonta' di sfondare. Ma stavolta il suo umore era quello dei giorni peggiori " Ascolta, Ludovico. Prima che tu parli io ti dico che sono mortificato per cio' che e' avvenuto ieri. Ti garantisco che e' la prima e l'ultima volta che accade una cosa simile" esordii cercando di giocare in anticipo " Ma ti rendi conto di quanto ci viene a costare una cazzata del genere? Dopo mesi di corteggiamento avevamo in pugno l'azienda. I Francini erano letteralmente entusiasti e tu che fai? Ti porti ad una cena di lavoro una ragazzina sboccata e volgare che si mette ad insultarli? Roba da pazzi! Quando mi hanno raccontato cosa e' accaduto non riuscivo a crederci" " Lo so, non ho scusanti. Posso solo dire che non mi immaginavo che lei andasse fuori di testa. Era cosi' carina...." M'interruppi. Il telefono di Bardi squillo' e lui mi fece cenno con la mano di attendere. Rispose al telefono, annui' diverse volte e poi si rivolse a me " Era la mia segretaria. Mi ha appena detto che hai licenziato la tua perche' ti ha scoperto mentre facevi giochetti erotici nel tuo ufficio proprio con quella ragazza. Ohi Stefano, ma sei impazzito? A me non importa nulla della tua vita privata. Avevo sempre pensato che tu fossi una specie di rubacuori e scoprire che invece ti piace sottometterti alle donne non e' proprio il massimo. Ma per favore, fai in modo che questa tua mania non influisca sul lavoro" " Non e' cosi' Ludovico, te lo giuro. E' stato solo un gioco. Non mi piace sottomettermi a chicchessia e Vanessa l'ho licenziata per altri motivi, motivi di lavoro. Sapevo benissimo che correvo il rischio che lei raccontasse quella vicenda, ma l'ho dovuto fare, per il bene del mio lavoro" Bardi mi guardo' titubante e poco convinto. Con tutte le ragioni, d'altronde. Vanessa era un'ottima segretaria e l'avevo licenziata solo perche' Sara me l'aveva ordinato " Senti Stefano, non e' che non voglia crederti, ma sei anche tutto segnato in faccia e questo mi fa pensare che i tuoi giochetti proseguono poi nel tuo privato. Ma che resti appunto privato. Non voglio entrare in quello che fai nei tuoi momenti liberi, te l'ho gia' detto, a patto che tu non faccia piu' entrare quella peste nel tuo lavoro. Sono stato chiaro?" " Chiarissimo" Uscii dall'ufficio di Ludovico e mi appoggiai al muro. E adesso? Se Sara avesse voluto di nuovo fare un'entrata a sorpresa come quella di ieri, come avrei potuto impedirglielo? La mia giornata di lavoro termino' alle 18 in punto e l'ultima cosa che feci fu di mettere un inserzione su un giornale specializzato per cercare una nuova segretaria. Ne avevo assoluto bisogno e dovevo trovarla entro pochi giorni. Faticai a non guardare in faccia tutti gli altri impiegati, compresi i miei piu' stretti collaboratori, sapendo quello che probabilmente, loro erano venuti a conoscenza. Non avevo neanche una macchina per tornare a casa e dovetti ripiegare sulla metropolitana. Di solito, uscito dall'ufficio, se non avevo altri impegni di lavoro me ne andavo in palestra ad allenarmi, ma col braccio ancora in convalescenza non era proprio il caso. E poi, volevo andarmene a casa e non vedere nessuno. Non ero certo dell'umore giusto per qualsiasi frequentazione. Mi sdraiai sulla mia poltrona preferita, mi misi le cuffie per ascoltare musica e mi rilassai sentendo alcuni dei miei gruppi rock preferiti infine, quando si erano fatte le nove di sera, decisi di prepararmi la cena. Niente di impegnativo. Non ero certo un cuoco provetto e raramente mi mettevo davanti ai fornelli, preferendo andare a cena con qualcuno, magari con una delle mie innumerevoli conoscenze femminili. Misi l'acqua a bollire per farmi un piatto di pasta e dopo alcuni secondi sentii il telefono squillare. Oh mio Dio. Poteva essere lei. Andai a rispondere col fiato sospeso, ma era solo mia sorella che voleva sentire come stavo. Sospirai nel riconoscere la sua voce e mi tranquillizzai. Chissa', forse Sara non aveva piu' bisogno del suo pupazzo. Mi stavo riabituando al mio ritmo di vita normale e forse la speranza di non rivedere mai piu' Sara si stava avverando. Erano trascorsi una decina di giorni dal mio ultimo incontro con quella ragazza terribile e cominciavo a pensare che si fosse stancata di me. Forse si era divertita abbastanza, mi aveva praticamente rubato una macchina dal valore di 150 mila euro, la maggior parte dei quali dovevo ancora sborsare e speravo che avesse dirottato le sue intenzioni verso qualche altra preda. Avevo trascorso quel sabato mattina andando un po' a correre e poi andando a pranzo da mia sorella, come spesso mi capitava durante il week-end, per poi trascorrere parte del pomeriggio da loro. Ormai, cominciava a far caldo. Era giugno inoltrato e, tornando a casa col mio nuovo mezzo di trasporto, una moto che fortunatamente non avevo mai voluto vendere e che avevo fatto risistemare nei giorni scorsi, pensavo che erano piu' di tre mesi che non avevo rapporti intimi con una donna, una specie di record per me. Cominciavo a sentirne un gran bisogno fisico, ma la paura per Sara era tutt'altro che scemata. Lei mi aveva proibito di avere una storia con un'altra donna ed io non volevo correre il rischio che, in qualche modo, lei potesse venirlo a sapere e ricominciare la sua persecuzione nei miei confronti. Ma rimaneva il problema della mia forzata castita', anche considerando che avevo un paio di ragazze per le mani che aspettavano soltanto un mio cenno per uscire con me per darmela ed invece ero costretto a trascorrere il sabato sera da solo in casa. Arrivai finalmente sotto il mio appartamento, mi tolsi il casco e stavo legando la mia moto proprio quando sentii il mio telefonino squillare. Risposi pensando che si trattasse, come al solito, di mia sorella che voleva chiacchierare la sua solita mezz'ora prima di cena malgrado ci fossimo lasciati soltanto pochi minuti prima, oppure di qualche ragazza che aveva intenzione di trascorrere il sabato sera con me ed alla quale sarei stato costretto a rispondere negativamente per i motivi di cui sopra. In effetti era una ragazza ed anche molto bella, ma era lei, il mio incubo " Ciao tesoro, come va?" esordi' con il suo solito timbro di voce ironico e con un tono squillante "Non mi dirai che ti sei dimenticato di me?" " Signorina Sara..." riuscii a dire " Ah bene, vedo che ti ricordi perfettamente di me. Ti vengo a prendere tra mezz'ora con la mia nuova macchina, una Mercedes strepitosa che mi ha regalato un uomo tanto innamorato di me" ironizzo' "Fatti trovare al massimo, ti voglio bello e affascinante. Devo far schiattare d'invidia alcune persone" Senza neanche darmi il tempo di replicare, interruppe la conversazione. Volevo sbattere la testa contro il muro del palazzo di casa mia. Non aveva ancora terminato con me e le mie speranze che potesse essersi dimenticata di me erano andate a puttane. Mezz'ora dopo ero di nuovo sotto casa mia dopo essermi fatto una doccia e essermi cambiato. Non sapevo nemmeno se le potevo andar bene vestito in quel modo. Non sapendo dove aveva intenzione di portarmi, avevo optato per un jeans di marca, una camicia bianca che mi ero fatto fare su misura ed una giacca blu di lino. Conoscendola, avrebbe potuto riempirmi di schiaffi soltanto perche' non le piacevo come ero vestito. Non avevo nemmeno idea di come potesse conoscere il mio indirizzo, ma probabilmente Mattia doveva averle detto dove abitavo. Attesi pazientemente il suo arrivo, fumandomi una sigaretta ben sapendo che poi, in sua presenza, non avrei potuto farlo e quindi, con una decina di minuti di ritardo, lei fece il suo arrivo al volante della mia macchina. Scese, allegra e pimpante come al solito e non potei fare a meno di notare quanto fosse graziosa. Aveva una bellezza normale, acqua e sapone e forse io l'avrei degnata solamente di uno sguardo se l'avessi incrociata camminando. Aveva un'aria sbarazzina degna di una ragazza della sua eta' e niente lasciava trapelare il suo carattere sadico e perverso. Diabolico, direi. Ma forse era proprio quella sua caratteristica che me l'aveva fatta diventare tremendamente eccitante ai miei occhi. Ma erano tutti ragionamenti che avevo fatto un miliardo di volte. Dopo aver virato sull'abbigliamento di classe per quella serata che poi aveva volutamente rovinato col suo comportamento, era tornata di nuovo al casual con un pizzico di sensualita'. Jeans aderentissimi che le facevano un culetto delizioso, sandali gioiello col tacchetto e camicetta bianca a maniche lunghe un tantino trasparente sotto il quale si notavano addirittura le forme dei capezzoli, soprattutto considerando che non si vedevano tracce di reggiseno. Diciamo che una figlia non l'avrei mai fatta scendere in quel modo, ma non era una mosca bianca e il sabato sera era pieno di ragazzine che facevano a gara per mostrare culi e tette. Il viso era appunto acqua e sapone, quasi senza traccia di trucco. La sua pelle era ambrata ed i suoi lineamenti erano deliziosi e non aveva bisogno di particolari accorgimenti e aveva optato per un lieve trucco agli occhi e un rossetto rosa. Mi venne incontro e mi sorrise " Cazzo, ma sei uno strafico. Le mie amiche moriranno proprio d'invidia. Fatti dare un bacio" Sembrava un comportamento normale, se non fosse stato per la sua solita sboccataggine e sentii le sue dolci labbra sulle mie e poi la sua lingua nella mia bocca. Mi bacio' appassionatamente e potevamo sembrare due semplici innamorati. L'uomo di successo e la ragazzetta con quasi la meta' dei suoi anni perdutamente innamorata. Ma quando terminammo di baciarci lei mi prese il mento e mi spinse contro il muro. Avevo dimenticato di quanto fosse forte, ma basto' quella presa d'acciaio per ricordarmelo " Hai fumato?" Balbettai. Ormai, aveva instaurato in me il terrore " Si, signorina Sara, ma lei mi aveva detto che quando lei non e' presente io avrei potuto farlo" Mi lascio' " E' vero, me l'ero dimenticata. Va beh, dopo ti meno ugualmente. Tanto, chi puo' impedirmelo? Ora sali nella mia macchina e stai attento a non rovinarmela" La sua macchina? Anni di sacrifici e lei la chiamava la sua macchina? Avrei voluto ucciderla, strozzarla con le mie mani e spegnerle definitivamente quel sorriso dalla sua bocca. Ed invece rimasi in silenzio impaurito e montai in macchina. E, come se non bastasse, ero eccitato come una bestia per quel suo bacio e mi passai la lingua sulla bocca quasi per ricordarmi il suo sapore. La desideravo! La odiavo e nello stesso tempo avrei voluto far l'amore con lei. Sara monto' anch'ella in macchina, inseri' un CD pop e si avvio'. In silenzio, guardavo fuori dal finestrino per non dover guardare lei, cercando di pensare ad altre cose, ma poi, ogni mio pensiero tornava prepotentemente su di lei e di come la mia vita era cambiata a causa di quel mostro. Dopo circa una decina di minuti, approfittando di un semaforo rosso, mi venne vicino facendo scivolare la sua mano nelle mie parti intime e, immediatamente, ebbi una nuova erezione. Lei sorrise " Ma quanto sei sensibile da quelle parti! Prima o poi dovro' scoparti e provare come sei a letto. Ora pero' cerca di star su col morale. Sei cosi' silenzioso..." " E cosa dovrei dire?" " Ad esempio che sono bella. Ad una ragazza piace sentirsi dire cose del genere" " Lei lo sa di essere bella e di piacermi. Se solo potesse essere un rapporto normale..." " Sai che palle! Non sono il tipo da fidanzamento ufficiale e credo che nemmeno tu lo sia. Non farmi ripetere ma io voglio divertirmi e tu mi fai morire dal ridere quando ti vedo cosi' impotente di fronte a me" " Chiunque sarebbe impotente di fronte a lei" ribattei "Ma perche' io?" " Perche' sei bello e affascinante, perche' sei sempre stato abituato a trattare le donne come sesso debole e perche' sei capitato. Sai, voglio essere sincera con te. Non era mia intenzione sottometterti. Avevo quei quattro coglioncelli che mi facevano da servi e credevo che mi potessi accontentare cosi', ma poi sei arrivato tu, bello e stronzo. Volevo solo portarti a letto ma il tuo rifiuto mi ha fatto pensare che con te avrei potuto divertirmi cento volte di piu'. Ora non rompermi piu' i coglioni con le tue lamentele. Ho deciso cosi' e niente e nessuno potra' toglierti dalle mie grinfie" Non parlammo piu' per tutto il resto del tragitto che duro' un altro quarto d'ora, poi ci fermammo proprio vicino a dove ero andato a prenderla la volta scorsa, non lontano da casa sua. Spense l'auto, si giro' dalla mia parte e si fece seria " Ti sto portando su casa di alcuni miei amici. Si tratta di una rimpatriata. Erano tutti miei compagni di classe al liceo. Nessuno di loro conosce le mie capacita' ed e' a conoscenza della mia forza. Ho sempre cercato di nasconderla per sembrare una ragazza normale e pertanto non ti picchiero' davanti a loro. Magari potro' darti qualche schiaffetto innocente e non ti faro' male, ma ti giuro che per ogni cosa che non farai o farai male, appena usciti da quella casa io ti riempiro' di botte e lo faro' a seconda del tuo comportamento" " Che cosa dovrei fare allora?" chiesi piu' preoccupato che mai " Non dovrai dire a nessuno della mia forza, tanto per cominciare. Non mi va di essere un fenomeno da baraccone e credono soltanto che io me la cavi molto bene nelle arti marziali tanto da potermi difendere in caso di aggressione. Ma la cosa che ti deve riguardare piu' strettamente e' che ho detto loro che c'e' un uomo pazzamente innamorato di me disposto a fare qualsiasi cosa pur di rimanermi accanto e che io mi diverto a schiavizzare. Farai ugualmente ogni cosa io ti chieda di fare, ma dovrai fingere di farla per timore di non vedermi piu' e non per paura delle botte che potrei darti" " Che cosa mi fara' fare?" " Oh non lo so. Improvvisero'. Sai, ho una fantasia illimitata. Ad esempio. Prendi le mie sigarette e quando io schiocchero' le dita tu me ne accenderai una. In fondo, non dovrai cambiare molto il tuo atteggiamento con me. Continuerai ad essere il mio schiavo che e' una cosa che ti riesce bene" " Potro' darle del tu?" " Certo che no. Che schiavo saresti? Dovrai continuare a chiamarmi e a darmi del lei. Ora scendiamo e ricordati la mia promessa" Scendemmo dalla macchina. Ormai non mi meravigliavo piu' nemmeno di una cosa che in altri tempi mi avrebbe scandalizzato e che comunque, non avrei accettato per tutto l'oro del mondo. Ma erano appunto altri tempi e sembravano lontani anni luce. La festa si trovava al secondo piano e si sentivano i rumori ben prima di entrare. Mi sembrava di essere tornato indietro nel tempo, a quando anch'io frequentavo festicciole in casa, magari approfittando dell'assenza dei genitori. Sara suono' il campanello ed una ragazza truccatissima e con una mini che le copriva appena le parti intime venne ad aprire " Ciao Sara. Entra, mancavi soltanto tu" " Ciao Franci. Ti presento Stefano" Mi strinse la mano cordialmente e contemporaneamente ci baciammo sulle guance. Per una decina di minuti feci la stessa cosa, salutando una ventina di ragazzi. Mi sentivo un pesce fuor d'acqua. Avevano tutti piu' o meno l'eta' di Sara e mentre le ragazze erano gia' quasi tutte sviluppate e vestite prevalentemente sexy, come la tizia che ci era venuta ad aprire, i maschi erano degli adolescenti sbarbatelli, tranne un paio che limonavano spudoratamente con le loro ragazze e che potevano avere qualche anno di piu' e che dovevano essere degli imbucati a quella rimpatriata oppure i boy-friends di alcune delle ragazze invitate. Seguii Sara come un cagnolino fino a quando si mise seduta su un divano insieme ad altre due ragazze. Rimasi in piedi senza sapere cosa fare. Mi guardavano tutti come se fossi un alieno. Come mi aveva detto Sara, tutti sapevano e forse si stavano domandando se cio' che lei aveva sostenuto corrispondesse a verita'. Lei intanto, si rivolse alle due ragazze sedute vicino a lei e a molte altre che erano nei paraggi, indicandomi " Carino, vero?" Alcune annuirono e una le rispose " Ma... E' grande. Non avevi parlato di un uomo" " Di ragazzini ne posso avere quanti ne voglio. E' proprio questo il bello. Un uomo disposto a fare follie per me. Non e' vero tesoro?" " Si, signorina Sara, qualunque cosa per lei" risposi, costretto a stare al gioco. Un'altra ragazza s'intromise " Ma che fa? Ti da del lei?" Era quasi sconvolta " Certo. Forse non avete capito, ragazze. Lui e' talmente impaurito solo al pensiero che io lo possa cacciare via che mi tratta come una dea. Non e' fico?" " Cavolo se lo e'" rispose la seconda ragazza "Beata te. Tu hai un uomo del genere che sbava per te ed io invece ho Leonardo che mi fa la corte. Te lo ricordi Leonardo? Quello alto e magro con i capelli lunghi che mi ha chiesto di diventare la sua ragazza. Uno sfigato. Lui invece e'...." termino' il discorso indicandomi " Fico?" la aiuto' Sara " Eccome se lo e'" prosegui' la ragazza che poi disse qualcosa all'orecchio di Sara che scoppio' in una sonora risata " Mi dispiace tesoro, non credo che quando mi saro' stancata di lui te lo passero'" disse facendo diventare rossa come un peperone la ragazza che si alzo' borbottando "Che stronza!" e facendo ridere ancor di piu' la mia persecutrice. Se non altro potevo dire di piacere alle ragazzine. E pensare che ne avevo avute a iosa di ragazze molto piu' giovani di me, ma erano scafate, abituate a stare con uomini molto piu' grandi di loro, alcune addirittura invogliate dalle loro mamme solo per ottenere un lavoro, mentre queste erano si molto truccate e vestite in modo da attirare attenzione, ma i loro gesti, i loro movimenti, il loro modo di parlare erano quasi infantili o comunque adeguati alla loro eta'. Tranne Sara ovviamente, che ormai guardavo con occhi diversi. In fondo, non era diversa dalle altre anzi, era meno truccata in quanto il suo bel viso ne aveva poco bisogno, ma era il suo sguardo, il suo eterno sorriso ironico a farla sembrare piu' grande. Intanto, ero diventato il personaggio principale della serata e tutti sembravano interessati al rapporto tra me e Sara. Una delle altre ragazze s'intromise " Ma davvero fa tutto quanto gli ordini?" " Qualunque cosa. Guarda! Stefano, in ginocchio ai miei piedi" Le obbedii. Dio, quanto avrei voluto essere trasparente. Mi vergognavo come un ladro mentre tutti sghignazzavano. Ma non potevo fare altrimenti. Solo il pensiero di cio' che Sara avrebbe potuto farmi con la sua forza mostruosa e la sua abilita' mi facevano tremare. Rimasi in ginocchio mentre Sara sorrideva sadicamente. Mi mise i suoi piedi in faccia obbligandomi a baciarli e mi uso' come poggiapiedi, continuando a chiacchierare con le sue amiche soprattutto di me. Le chiedevano cosa facessimo, se andavamo a letto insieme e se dormivamo sotto lo stesso tetto e lei rispose che ancora non avevamo fatto sesso e che me l'avrebbe data soltanto quando lei mi avrebbe ritenuto idoneo ma che nel frattempo aveva qualche altro ragazzo per le mani con il quale divertirsi e che da li' a pochi giorni sarebbe venuta a stare definitivamente a casa mia. Pregai tutti i santi che, almeno su questo, stesse mentendo e che lo aveva detto soltanto per cazzeggiare con i suoi amici. Aggiunse poi che ero un uomo molto ricco e che le avevo appena regalato una lussuosa Mercedes. Maledetta! Dopo circa un quarto d'ora di quelle chiacchiere, si rivolse a me " Alzati e vammi a prendere qualcosa da bere, ho sete" " Subito, signorina Sara" Mi alzai per andare al tavolo situato al centro della stanza dove c'era il beveraggio. Non mi aveva detto cosa voleva ed avevo il terrore che qualunque cosa le avessi portato non le sarebbe andata bene, facendomela pagare appena uscivamo da quella casa. C'erano bevande analcoliche ma soprattutto birre ed un grosso contenitore dove c'era un cocktail. Presi un po' di tutto e ritornai da lei. Mi chinai " Non sapevo cosa prenderle, signorina Sara e cosi' le ho preso un po' di tutto" Lei indico' la birra e mi ordino' di aprirgliela senza metterla nel bicchiere. Mi guardo' estremamente soddisfatta dandomi una carezza " Bravo Stefano, meriteresti un bacio. Lo vorresti?" " Si, signorina Sara. Lo vorrei" In un certo senso, ero sincero. Volevo baciarla con tutto me stesso " E allora devi meritartelo un mio bacio. Mettiti in ginocchio e chiedimelo come si deve" Mi inginocchiai di nuovo " La prego, signorina Sara, mi dia l'onore di assaggiare un suo bacio. E' tutto quello che chiedo dalla vita" Ero stato melodrammatico come un damerino dell'ottocento, modo di fare che non mi apparteneva assolutamente, ma diede i suoi frutti. Sara si alzo' dalla poltrona facendo segno anche a me di alzarmi da quella posizione sottomessa, mentre ormai il nostro teatrino era diventato lo spettacolo piu' interessante della serata e tutti ormai assistevano quasi incantati a come Sara faceva di me cio' che piu' le aggradava. Arrivato davanti a lei, mi prese per la nuca e mi tiro' a se e mi bacio' a lungo, con forza e con dominanza, quasi a dimostrare che io ero una cosa che le apparteneva. E non era forse vero? Al termine del bacio, un paio di ragazze addirittura applaudirono, proprio come avevano fatto quelle sconosciute quando Sara mi schiaffeggio' e mi prese per un orecchio fuori dal ristorante. Ma cosa c'era da applaudire? Cosa c'era di divertente nel vedere una ragazza umiliare un uomo, qualunque fosse il mezzo dell'umiliazione, sia uno schiaffo che un bacio dato in quella maniera? E comunque, anche tutti quelli che non avevano applaudito, ovvero la maggior parte, guardavano Sara come un'eroina. Le ragazze erano addirittura entusiaste, ma anche i maschi non potevano fare a meno di guardarla come una ragazza eccezionale. E non sapevano che eravamo solo all'inizio della serata. Sara si rimise seduta sul divano, bevve un paio di sorsi di birra e schiocco' le dita ed io, come un cagnolino, mi affrettai ad accenderle la sigaretta. Aspiro' un paio di boccate e quindi si alzo' di nuovo " Dove dovrei gettarla secondo te la cenere? Possibile che tu sia cosi' idiota da non capire che quando mi accendi una sigaretta mi devi portare anche un posacenere? Vai a prendermelo. Di corsa" Scattai al suo comando, ma ormai era troppo tardi. Appena le portai il posacenere lei mi diede uno schiaffo. Non era stato violento come quelli che avevo purtroppo assaggiato fino a quel momento, ma era stato ugualmente umiliante essere schiaffeggiato davanti a tutti quei ragazzi. Mi prese per il mento nel suo solito modo dominante " La prossima volta che mi fai fare una figura del genere davanti ai miei amici io ti prendo a calci in culo e me ne vado. Vuoi che io me ne vada, idiota" " No signorina Sara. La prego, questo no. Le chiedo umilmente perdono, ma non faccia una cosa del genere. Io senza di lei non posso vivere" Avevo fatto la scena madre, proprio come Sara mi aveva ordinato di comportarmi, sperando di essere stato convincente quando in realta' io volevo l'esatto contrario. Volevo che lei scomparisse definitivamente dalla mia vita " Allora, imparati a comportarti" Mi prese per un orecchio ancora una volta e mi trascino' per la casa, seguita da quasi tutti i partecipanti alla festa, fino ad aprire il bagno e spingermi dentro "Rimarrai qui' fino a nuovo ordine" Sentii qualcuno, quasi sicuramente Sara stessa, chiudermi a chiave e mi misi seduto sul bordo del water mettendomi le mani sul viso. Non era possibile che stesse accadendo tutto davvero. Come avrei potuto vivere una vita del genere? Mi abbandonai di nuovo alle lacrime. Sara mi aveva trasformato anche psicologicamente. Mi sentivo indifeso, in balia degli eventi ed ero diventato piagnucoloso. Rimasi un'ora circa confinato in bagno e poi sentii la chiave girare. Non era Sara ma Francesca, la Franci che ci era venuta ad aprire " Sara ha detto che puoi uscire" La guardai meravigliato " Sicura? Non vorrei che fosse uno scherzo. Se non e' vero, io sono rovinato" " No, stai tranquillo, me l'ha detto lei" Mi guardo' con uno sguardo dolcissimo che contrastava decisamente con il suo abbigliamento e prosegui' "Deve essere meraviglioso essere amate in quel modo e un po' invidio Sara. Lei e' sempre stata la numero uno in tutto ed ha avuto anche questo. Beata lei! Pero' e' stronza a trattarti in quel modo. Io, se avessi la fortuna di avere un uomo cosi' innamorato, non mi comporterei mai in questo modo. La devi amare veramente tanto per sopportare tutto questo" " Si, la amo in modo totale ed e' molto meglio sopportare le sue angherie che vivere senza di lei" mentii. Francesca mi accompagno' da Sara, circondata da molti suoi ex compagni. Erano tutti piuttosto allegri, piu' per le birre trangugiate che per l'effettivo divertimento offerto dalla festicciola. Sara si fece largo tra quei ragazzi e schiocco' le dita, gesto che significava che voleva fumare e quindi mi mando' a prendere un'altra birra, cosa che mi affrettai a fare. La bevve quasi tutta d'un fiato e poi mi chiamo' vicino a se, mi prese per la nuca, costringendomi a stare a pochi centimetri da lei per poi emettere un disgustoso rutto di dimensioni gigantesche. Chiusi gli occhi schifato, mentre tutti ridevano di gusto. Era l'apoteosi della mia umiliazione. Ma non era ancora finita. Mi costrinse anche a fare da servetto alle sue compagne, obbligandomi a servirle, ad accendere le sigarette anche a loro ed a mettermi in ginocchio con il portacenere in attesa che loro fumassero. Alcune accettarono di gusto, altre invece nicchiarono e lo fecero quasi malvolentieri, come Francesca ad esempio. Tutte comunque, mi guardarono con compassione. I maschi invece, erano disgustati dal mio comportamento. Per loro non ero degno nemmeno di essere considerato uomo. Alcuni provarono a parlarmi, cercando spiegazioni che ero impossibilitato a dare, dicendo loro soltanto che ero innamorato di Sara e che per lei avrei accettato di tutto. Cos'altro avrei potuto dire? Che me la facevo sotto e che Sara aveva una forza mostruosa? Era l'una di notte quando quell'incubo termino'. Per fortuna, alcuni condomini si lamentarono del rumore che si faceva e quindi la maggior parte dei ragazzi decise di trascorrere il resto di quel sabato notte in altri posti. Sara prese un appuntamento con loro ma disse che prima mi avrebbe accompagnato a casa. Fece vedere a tutti il mio cosiddetto regalo, la Mercedes di cui lei invece si era impossessata con la forza, ricevendo una montagna di complimenti e congratulazioni e poi, dopo avermi dato ordine di entrare in macchina, lei fece altrettanto. Sgommo' tra gli sguardi ammirati di tutti quei ragazzi e dopo una decina di minuti, aggirando il consueto traffico del sabato sera, eravamo sotto casa mia. Avevo la testa che mi scoppiava sia per tutto quello che mi era accaduto che per la musica ad altissimo volume prima alla festa e poi dentro l'auto, ma almeno tutto era finito e potevo andare a riposare. Tutto finito? Scesi dalla macchina dopo averla salutata con la solita riverenza che lei pretendeva ma, al contrario di cio' che immaginavo, anche Sara scese " Non raggiunge i suoi amici?" chiesi incuriosito " Fra poco li raggiungo. Tanto c'e' tempo. Ho intenzione di far mattino, come tutti i sabati. Piuttosto ho intenzione di visitare la tua casa. Saliamo!" " E la macchina? La lascia qui' in seconda fila?" " Della mia macchina ci faccio quello che cazzo mi pare e non devo certo darti spiegazioni. E poi non credo che a quest'ora qualcuno debba uscire e se anche ci fosse, sarebbe bene per lui non farmi incazzare e attendere pazientemente il mio ritorno" Concordai pienamente con lei e le feci strada col cuore in gola. Cosa voleva Sara realmente? Soltanto vedere la mia casa o aveva un secondo scopo? Era cosi' imprevedibile, cosi' pazza che non potevo escludere nulla, ma il mio istinto mi diceva che non dovevo stare tranquillo. Ed aveva perfettamente ragione il mio istinto ed il peggio di quella serata doveva ancora arrivare. Fine sesta puntata Per i vostri commenti, inviate una mail al seguente indirizzo davidmuscolo@tiscali.it