LE GUARDIANE DEL TEMPO Ottavo episodio di DAVIDMUSCOLO All'uscita del ristorante, John penso' di non aver mai mangiato cosi' bene. Giocherellava col suo bastone da passeggio e si guardava i suoi abiti immacolati. Chissa' come si vestivano gli uomini nel futuro. Comunque si fossero vestiti, trovava quegli abiti che ora indossava decisamente adeguati a lui. E Thula? Oh, lei era semplicemente meravigliosa. Una spanna sopra a tutte le altre donne. La osservava mentre camminava con il suo incedere maestoso e dovette allungare il passo per mettersi al suo pari. All'angolo della strada, uno strillone vendeva i suoi ultimi giornali e richiamava a gran voce i probabili acquirenti elencando le notizie che i lettori avrebbero trovato all'interno del quotidiano. Erano per lo piu' notizie di cronaca e Thula tiro' fuori una manciata di spiccioli per acquistare uno di quei giornali. Guardo' la prima pagina e sorrise per poi ripiegarlo e metterselo sotto il braccio senza pensare troppo su quelle notizie angoscianti. Avrebbe tenuto quel giornale come un souvenir di quel suo viaggio a ritroso nel tempo. Nel frattempo, John tiro' un sospiro di sollievo ma penso' che avrebbe voluto terminare quella giornata al piu' presto. Solo quando sarebbero stati di nuovo a Parigi avrebbe potuto considerarsi completamente salvo. E poi per lui si prospettava il futuro, un futuro dove gli uomini contavano poco o almeno meno delle donne. Gli sarebbe stato possibile vivere in una situazione del genere? Piu' passava il tempo e piu' pensava che sarebbe stato molto eccitante. Soprattutto con una donna come Thula vicino a lui. Oh si che gli sarebbe piaciuto. Trovava ormai spontaneo comportarsi con lei in modo subordinato. Certo, il timore nei suoi confronti era tanto. Il timore che potesse dargli una sonora lezione, sul tipo di quella che la sera precedente aveva dato a quel bastardo di suo padre ma c'era in lui ormai anche molta consapevolezza dei ruoli e pertanto anche molta spontaneita'. Si trovo' a sorridere pensando ad un ipotetico futuro con Thula. Avesse voluto il Cielo! Ma non dipendeva certo da lui. Aveva ben presto compreso come il primo passo sarebbe toccato proprio a quella straordinaria donna. Con lei tutto sarebbe cambiato. Persino il sesso. Non smise di sorridere seguendo la statuaria figura di Thula e ammirandone l'incedere. S'incamminarono nuovamente verso l'east end, la zona dove John, almeno stando a quello che aveva dimostrato fino a quel momento, lavorava e viveva e man mano che si immettevano di nuovo in quel quartiere sporco e degradato, l'allegria di Terrence sembrava diminuire e cominciava ad aumentare invece il suo nervosismo. Finora era andato tutto bene ma stava sfidando la buona sorte. La donna non si accorse del cambiamento di umore del giovane, presa com'era ad osservare i caratteristici vicoli e le botteghe del luogo. John si fermo' ad un metro da una di quelle botteghe. Si trattava di una bettola " Ecco signora. Di solito e' qui' che vengo a bere un paio di birre. A quest'ora ci troveremo pochi clienti. Di solito, il locale si riempie la sera ma comunque l'oste mi riconoscera' senz'altro" Thula annui' ed insieme entrarono nel locale, tra la meraviglia dei pochi clienti non certo abituati a vedere una donna in un locale come quello e comunque una coppia che sembrava essere benestante, stando ai loro abiti. John si diresse verso il bancone dove un uomo sui quarant'anni, non particolarmente grasso ma con una pancia prominente e disgustosa, era intento a preparare una birra. L'oste era stempiato ma con due grosse basette che scendevano giu' fin quasi a coprire le guance intere, di altezza media, almeno per i parametri dell'epoca e quindi poco meno di John. L'uomo era intento a pulire il bancone che lo divideva dai clienti con una pezza sudicia ma smise di fare cio' che stava facendo per osservare i due nuovi arrivati, soffermandosi principalmente su quell'altissima e splendida donna. Terrence lo apostrofo' " Allora, vecchia canaglia, ce le prepari due birre anche per noi?" L'oste distolse lo sguardo da Thula e incrocio' gli occhi del nuovo arrivato " Cristo santo! Sei John? Sei proprio tu?" " Esatto Mark, sono proprio io. Non dirmi che non mi riconoscevi?" " E come avrei potuto riconoscerti? Sembri un altro. Sei vestito da gran signore. E questa bellissima signorina ... ... ..? " Lei e' la mia futura moglie" rispose il giovane proseguendo con la storiella che doveva raccontare " Una donna del genere la tua futura moglie? Mi stai prendendo in giro per caso?" Thula si strinse a ridosso di John per dare piu' verosimiglianza alle parole dell'uomo " E invece e' proprio cosi'. Non dirmi che sei invidioso" " E come potrei non esserlo?" affermo' l'oste sorridendo per poi rivolgersi alle bella amazzone "Voi confermate quello che questo cialtrone sta dicendo, bella signorina?" Thula cerco' un sorriso dolce e poi intreccio' la sua mano in quella del giovane inglese " Ovviamente si. E ne sono felicissima" " Beh, a questo punto i complimenti sono doverosi" disse l'oste facendo il giro del bancone per poter abbracciare Terrence" Piuttosto, ma dove diavolo sei andato a finire? E' parecchio che non gironzoli da queste parti. E' forse questa bella signorina il motivo della tua assenza?" " E' una storia lunga e naturalmente lei e' uno dei motivi per cui non mi sono fatto vedere. Ma insomma, ce le prepari o no queste due birre?" " Volentieri. Sedetevi che ve le porto" rispose l'oste che poi si rivolse a tutti gli altri avventori "Signori, ve lo ricordate quel disgraziato di John Terrence? Non ci crederete ma e' lui, e' questo gentiluomo che ci e' venuto a trovare" I pochi clienti si alzarono ed andarono a salutare John. Nessuno di loro all'inizio lo aveva riconosciuto con quegli abiti costosi ma era ormai ovvio che John Terrence fosse proprio chi diceva di essere. E Thula non sembrava esserne dispiaciuta. Dopo circa una mezz'ora, i due salutarono ed uscirono dalla bettola con un paio di birre a testa nello stomaco. Il freddo pungente cresciuto con la scomparsa del sole accolse la coppia che si ritrovo' di nuovo nel quartiere maleodorante. Thula maledi' le fogne di Londra e camminarono insieme verso l'uscita del quartiere e, ad ogni passo, John sentiva la salvezza avvicinarsi. E cio' che nascondeva? Forse nessuno l'avrebbe mai scoperto. E se anche lo avessero fatto, lui sarebbe stato in un'altra epoca. Sorrise. Era ormai a due passi dalla salvezza. Nel frattempo, la moltitudine di gente che circolava fino a poco prima si era diradata quasi completamente. I pochi passanti erano diventati frettolosi e quasi impauriti e, pur incuriositi, gettavano soltanto un'occhiata distratta verso quei due che sembravano pesci fuor d'acqua in quell'ambiente, soffermandosi ovviamente sulla donna e sul suo incedere marziale " Credo che sia il momento di tornare a Parigi" disse la donna dopo un centinaio di metri. L'uomo sospiro' chiudendo gli occhi. Quella era una splendida notizia per lui " Sono contento. Significa che ora mi credete" Thula sorrise ma stavolta non si trattava di un sorriso dettato dal cuore ma era invece un sorriso amarognolo, di chi e' convinta di aver fatto il proprio lavoro a meta' " Sono ancora certa che tu mi stia nascondendo qualcosa ma non posso provarlo. Vorrei aver messo tutti i tasselli di questo puzzle al punto giusto ma non ci sono riuscita. O forse, e' tutta una mia impressione e mi sto facendo influenzare da alcune sensazioni che forse non hanno modo di esistere. Mah! Piuttosto, indicami un posto nascosto dove posso usare il mio teletrasporto. Non posso certo usarlo qui' in mezzo ai passanti. Alla gente prenderebbe un colpo vedere mentre ci dissolviamo" John ci penso' alcuni secondi " Venite. Ci sono alcuni vicoli dove passano pochissime persone e dove voi potete mettere in funzione quell'aggeggio portentoso senza che nessuno ci scopra" L'uomo fece strada incuneandosi in alcune stradine ma, benche' la gente si fosse diradata, c'era ancora qualche passante che impediva loro di teletrasportarsi. Finalmente, dopo qualche minuto, trovarono una viuzza sgombra da occhi indiscreti. Thula prese il mano il suo teletrasporto e sorrise all'uomo " E' finita John. La mia piccola indagine non ha portato a nulla. Mi dispiace soltanto che tu dovrai abbandonare la tua epoca per sempre. E' escluso che tu ci possa far ritorno. Lo capisci, vero?" " Si signora. Anche se sarei stato contento di poter rivedere mio fratello. Quando saremo nel futuro, io vi rivedro'?" " Si, senz'altro mi rivedrai" Stavolta fu John a sorridere " Ne sono felice" disse. La donna gli afferro' il mento. I suoi movimenti, i suoi gesti, erano inusuali per una donna di quell'epoca ed appartenevano ad una femmina sicura dei propri mezzi, dominante, eppure l'inglese, pur essendo di un periodo completamente differente, ne era affascinato, talmente affascinato da sentire una poderosa erezione che lo stupi' completamente, mentre la bocca della donna si avvicinava alla sua per poi baciarlo, prima con dolcezza e poi con passione, quasi con prepotenza. Thula senti' sulla sua gamba l'erezione dell'uomo e ne fu compiaciuta, continuando a baciarlo con trasporto. Si lo avrebbe rivisto anche nel suo presente, ne era certissima ormai. Anne Finger aveva avuto una dura giornata di lavoro e non vedeva l'ora di tornare a casa. Quel quartiere era diventato estremamente pericoloso negli ultimi tempi e camminava speditamente seppur stanchissima. Dodici ore di lavoro al giorno per una misera paga che le consentiva a malapena di non far morire di fame i suoi figli, in attesa che suo marito trovasse uno straccio di lavoro. Non era una gran bellezza Anne. Piccolina e rotondetta, aveva appena superato la soglia dei quarant'anni ed era ormai considerata vecchia per i canoni vigenti alla fine dell'ottocento. Portava i capelli castani raccolti ed un fazzoletto colorato per coprirli mentre il suo volto portava i segni della sua dura esistenza con delle rughe profonde sotto gli occhi e agli angoli della bocca. Eppure, c'era stato un periodo in cui era considerata una ragazza carina. Bah, altri tempi. Praticamente una vita fa'. Anche il suo vestiario, alquanto dimesso, contribuiva a dare l'immagine della donna lavoratrice sottopagata di quel periodo storico. Esattamente cio' che era. Continuo' a camminare di buon passo quando il suo sguardo fu attirato da una coppia perlomeno strana. Doveva trattarsi di due benestanti, stando a come erano vestiti. La sua attenzione fu attirata soprattutto dalla donna. Era molto alta, forse la donna piu' alta che avesse mai visto a parte una volta che era stata al circo ed aveva conosciuto una donna grassissima alta sui due metri. Gia' ma quella non era grassa. Non ne scorgeva i lineamenti ma sembrava essere perfettamente proporzionata. Ma cio' che attiro' maggiormente la sua attenzione fu soprattutto per cio' che stavano facendo. Si stavano tranquillamente baciando in mezzo alla strada. Una cosa inaudita. Cosa diavolo ci faceva una coppia della borghesia benestante nel suo quartiere di povera gente intenti a fare i propri porci comodi in mezzo alla strada? Sarebbe dovuta andare via e non vedere cio' che quei due stavano facendo ma non pote' esimersi. Doveva dirgliene quattro. Si avvicino' di qualche metro e poi urlo' con quanto fiato aveva in gola " Siete due svergognati" I due si staccarono. Thula osservo' la persona che li aveva appena apostrofati ma non si preoccupo' piu' di tanto. Tra alcuni secondi sarebbero stati a migliaia di chilometri di lontananza ed al massimo quella donna avrebbe raccontato alle sue amiche o al marito che aveva visto una coppia baciarsi in mezzo alla strada. Fatto inusuale secondo il costume dell'epoca ma niente di particolarmente strano. John invece rabbrividi', quasi nascondendosi alla vista della nuova arrivata. La donna pero' non aveva nessuna intenzione di finirla con un semplice insulto e prosegui' avvicinandosi "Che vergogna! Fare i vostri sporchi comodi in mezzo alla strada dove vive gente timorata di Dio. Dovreste andare in galera per questo" Thula sorrise. Era un piccolo inconveniente che non inficiava la sua missione anche se quella donna continuava ad insistere. La Finger non era ancora completamente soddisfatta, infatti. Continuo ad avanzare guardando finalmente la donna in faccia. Dio, quanto era bella! Aveva dei lineamenti perfetti e rimase quasi a bocca aperta ad ammirarla. Poi cerco' di osservare l'uomo che cercava quasi di nascondersi al suo sguardo. Si era messo di profilo rivolto verso la sua donna, con un braccio messo in modo da impedire la visuale completa del viso. Lei pero' aggrotto' le sopracciglia. Le sembrava di conoscere quel tipo. Strano perche' era quasi impossibile per lei conoscere qualcuno che non fosse del suo quartiere e quei due, cosi' vestiti, non dovevano esserlo. Eppure, quei baffi folti e quello sguardo ... ... Si avvicino' ancora, stavolta in silenzio e poi sgrano' gli occhi dallo stupore " Ma tu sei ... ... .." bofonchio'. Thula afferro' la mano di John ed intervenne " Vi conoscete, per caso?" " Ma certo. Lui e' John Terrence. Non lo riconoscevo a causa dei suoi abiti da gran signore ma e' lui, non posso sbagliarmi" " E posso chiedervi come mai vi conoscete?" " Non usate quel tono con me soltanto perche' siete ricca, almeno a giudicare dai vostri abiti" " Non era mia intenzione usare un tono del genere signora e me ne scuso se vi ho dato quest'impressione" " E allora perche' vi interessa sapere in che modo io conosco quest'uomo? Non sarete mica gelosa di me? Io sono una donna per bene" " Non e' questione di gelosia e non mi permetterei mai di fare un'allusione del genere. Vi prego, ditemi, come mai vi conoscete?" La donna scoppio' in una risata " Come potrei non conoscere l'uomo che mi abita di fronte?" John Terrence aveva quasi sentito il terreno sprofondare sotto i suoi piedi. Era fatta. Quel tenero bacio che aveva ritardato la loro partenza da Londra poteva rovinargli la vita. Ancora una manciata di secondi e si sarebbe trovato a Parigi grazie a quello strano marchingegno capace si spostare le persone da un posto all'altro ed invece aveva incrociato quella pettegola di Anne Finger. Ed ora lo sguardo di Thula non sembrava piu' molto comprensivo. Gia' sentiva la mano della donna stringere la sua ed il dolore pervadergli il braccio intero. Ora lei sapeva che aveva mentito e John ebbe quasi un brivido di paura al pensiero di cosa gli sarebbe potuto accadere. La soldatessa intanto, fece un sorriso di circostanza verso l'altra donna " Ci scusiamo di quest'inconveniente. Stavamo andando a casa di John ma ci siamo fermati per un bacio. E' vero, siamo stati per lo meno sconvenienti ma cercate di capire. Noi ci amiamo ed era solo un bacio" La donna sembro' comprendere ma insisteva sulla sua posizione " Si' e' stato molto sconveniente e dovrei chiamare un bobby" " Vi prego" fece Thula che poi estrasse una moneta da una sterlina "Voi siete una donna e potete senz'altro capire il mio stato d'animo. Tenete questa sterlina e proseguiamo insieme verso casa" " Una sterlina? Voi mi state comprando, signorina" " Oh no. E' solo un piccolo risarcimento per essere stati cosi' poco attenti alle regole del buon comportamento" " Addirittura una sterlina! Dovete essere molto ricca allora. Non mi ero sbagliata nel giudicarvi" " Si, sono ricca e spero che non sia una colpa" " Dovrebbe esserlo considerando come voi ricchi vi comportate con la povera gente come me" " Non fatemene una colpa signora ... ... .." " Anne Finger. E voi?" " Io sono Mary" menti' la comandante " Beh, una sterlina puo' farmi dimenticare di avvertire un poliziotto" " Ne sono felice, Anne. State andando a casa vostra?" " Certo. A quest'ora dove volete che vada una donna per bene dopo il lavoro?" " Certo, e' ovvio. Quindi faremo la stessa strada. Anche noi stavamo andando a casa di John" " Non mi direte che una donna di classe come voi viene ad abitare in questo sudicio quartiere" " No Anne. Prenderemo soltanto alcune cose e ce ne andremo" La Finger guardo' la bellissima donna dinanzi a lei. Le arrivava a malapena sotto il seno ed era in tremenda difficolta' a stare a contatto con quella creatura cosi' diversa rispetto a tutte quelle che abitavano il quartiere. Poi guardo' John. Lo conosceva bene ma sembrava completamente diverso, forse per quegli abiti. Era stato veramente fortunato a trovare una donna cosi' bella e ricca. Si sarebbe sistemato e i suoi problemi, ammesso che ne avesse, sarebbero scomparsi. Ma invece di sprizzare gioia per la sua nuova condizione, sembrava piu' preoccupato del solito. E stranamente silenzioso. Ma non erano problemi suoi. Lei sapeva soltanto che quella sterlina piovuta dal cielo le faceva immensamente comodo. S'incammino' lungo la St Mark street seguita come un'ombra da Thula che continuava a serrare la sua mano su quella di John. Incrociarono e poi superarono la Alie street e finalmente si immisero in Braham street, un altro agglomerato di palazzi vecchi e fatiscenti. Poche decine di metri e la Finger entro' al numero 12. John Terrence aveva il suo cuore in subbuglio e la mano gli faceva sempre piu' male chiusa com'era nella ferrea stretta di Thula. S'inoltrarono al primo piano e la Finger prese una chiave per aprire la porta di casa e sorrise ai due " Beh, siete arrivati. Non entrate?" disse la donna mentre Tuhla guardo' a sua volta John " Allora caro, qual e' la porta di casa tua? Domando' sorridendo ma stringendogli ancora di piu' la mano. L'inglese cominciava a sentire un dolore immenso ma taceva ed Anne Finger guardo' la coppia senza avere la minima idea di cosa stesse accadendo " Ma cos'ha? Come mai non risponde? Beh, comunque la casa di John e' quella" disse Anne indicando una porta situata di fronte, sulla destra della sua abitazione. Thula le sorrise a sua volta " Vi ringrazio Anne e scusate ancora per il modo indecente con il quale ci avete conosciuto" La Finger annui' e richiuse la porta accarezzando la sterlina che si era guadagnata con il suo silenzio. Quella era stata una giornata veramente positiva. Intanto, il sorriso era scomparso dal viso di Thula che guardo' l'uomo. Oltre al sorriso, dal suo viso era scomparso qualunque accenno di comprensione nei confronti dell'uomo "Apri la porta John e poi dentro faremo i conti" gli intimo'. L'inglese indietreggio' impaurito " Non ho la chiave, signora" Thula lo afferro' per il collo " Se pensi che questa scusa mi possa fermare, sei in grave errore" gli disse trascinandolo di nuovo di fronte alla porta quindi, con un calcio, ruppe facilmente la serratura dell'abitazione, trascinando poi l'uomo al suo interno. Diede una prima occhiata all'appartamento. Si trattava di una casa piccola, impolverata per l'assenza prolungata del suo proprietario, ma non eccessivamente malandata, segno che John, come aveva ampiamente capito, era si povero ma attento almeno alle elementari norme igieniche. Thula ordino' all'uomo di accendere qualcosa per illuminare l'oscurita' che avvolgeva la casa e l'inglese torno' con una lampada a gas che la donna deposito' sopra un tavolino di legno insieme al giornale che aveva comperato all'uscita del ristorante. Diede un'ulteriore occhiata. Si trovava in una specie di cucina priva di ogni cosa, a parte il tavolino e qualche sedia e la casa sembrava essere composta solamente da altre due stanze " Allora John, cosa mi nascondevi? Perche' non volevi che io vedessi la casa?" Terrence respiro' affannosamente. La fortuna gli stava di nuovo volgendo le spalle ma ancora aveva una speranza. Almeno fino a che lei non si fosse accorta di cio' che possedeva. Maledetto il momento che aveva deciso di tenersi quei ricordini invece di disfarsene. E quindi doveva proseguire nel tenere quella linea. A tutti i costi " Non c'e' un motivo, signora. Mi vergognavo di questa casa cosi' povera" disse infine. Thula, per tutta risposta, fece partire uno schiaffo tremendo che riapri' all'uomo la ferita sul labbro opera di Elana " Sto perdendo la pazienza, John. Finora sono stata accondiscendente ma non durera' a lungo. Allora?" " Ve l'ho detto. Vi prego, non mi picchiate" piagnucolo'. La soldatessa lo afferro' per la redingote alzandolo di peso senza nessuno sforzo e poi fece partire altri due ceffoni che fecero girare la testa dell'uomo a destra e a sinistra " Se c'e' una cosa che odio e' essere presa in giro. E trovo ancora piu' insopportabile che a farlo sia un maschio. Quindi? Cos'hai da dirmi?" " Non ho nulla da dirvi. Guardate voi stessa" ripete' John pulendosi il sangue che usciva ormai copiosamente dal labbro con il dorso della sua mano. Thula esito' qualche istante. Non le piaceva picchiare un uomo, cosa che lei riteneva fosse da vigliacche, considerando l'enorme disparita' di forza fisica, ma stavolta doveva farlo. Quell'uomo l'aveva presa in giro e meritava cio' che aveva avuto fino ad ora e cio' che sarebbe venuto. Lo lascio' per un attimo e poi altri due schiaffi, stavolta ancora piu' forti di quelli precedenti che mandarono l'uomo a sbattere contro il muro e poi a cadere rovinosamente a terra. L'inglese striscio' cercando una salvezza impossibile in quanto la comandante fu subito di fronte a lui " Hai deciso di farmi perdere tempo, vero?" " Vi prego signora, abbiate pieta'" piagnucolo' tremando l'uomo. Thula lo guardo' con rabbia. Ora sapeva che le sensazioni che aveva avuto riguardo la sincerita' di John erano concrete ma sembrava che nemmeno le percosse riuscivano a renderlo sincero e si chiedeva cosa mai nascondesse di tanto importante. Era impaurito e ormai singhiozzava senza ritegno, tuttavia non parlava. Se avesse continuato a percuoterlo, c'era il rischio di ucciderlo o comunque menomarlo gravemente e decise di smettere, almeno per il momento. Afferro' la lampada a gas per avere un minimo di illuminazione e comincio' a cercare. Ma cercare cosa? Nella stanza da letto trovo' alcuni indumenti intimi gettati su una sedia ed un mucchio di giornali vecchi, segno che a John piaceva tenersi informato. Guardo' negli armadi ma trovo' il vuoto. Con una mano alzo' il letto e curioso' sotto ma, a parte una montagna di polvere che la fece tossire, non vide nulla. Il corridoio, lungo e stretto, era desolatamente vuoto. Nessun quadro e nessun oggetto a parte un piccolo mobiletto ovviamente vuoto. C'era un'altra stanza e Thula cerco' anche in quella trovandola pero' ancora piu' spoglia di quella precedente a parte una cassapanca dentro la quale la comandante rovisto' e che, a parte alcuni indumenti estivi, non porto' a nessuna scoperta sensazionale. Qualunque cosa ci fosse, era nascosta bene. Ora la rabbia si stava impossessando della donna. Afferro' di nuovo John per un braccio facendolo roteare su se stesso e mandandolo a sbattere contro il muro " Ho perso la pazienza. Ti ridurro' in un mucchio di ossa rotte se non mi dirai che cosa nascondi in questa casa" L'uomo fece silenzio e Thula lo colpi' violentemente allo stomaco. L'inglese si piego' in due rigettando buona parte del cibo mangiato a pranzo e poi si adagio' a terra con le spalle addosso al muro. Doveva resistere ancora un po' e poi tutto sarebbe terminato. Quella donna non era crudele e lo stava picchiando perche', per la sua mentalita', non poteva ammettere che un uomo le mentisse. Ma il dolore che provava per le percosse era tanto. Le donne del futuro erano incredibilmente forti e potenti ma non poteva mollare. Era stranamente convinto che, prima o poi, lei si sarebbe fermata. Thula volse lo sguardo intorno. Quella casa nascondeva un segreto talmente grande da impedirgli di parlare malgrado le percosse. Ma li' non sembravano esserci segreti. Tutto era spoglio ma abbastanza in ordine, a parte un po' di confusione nella camera da letto. Torno' proprio in quella camera trascinandoci di peso anche John. Ricomincio' l'ispezione aiutandosi con la lanterna ma non notava nulla. Inizio'' a battere sui muri ma nessun rumore sordo che potesse segnalare qualche pertugio. Poi si chino' e ricomincio' a fare la stessa operazione con il pavimento, osservando nel contempo John e le sue reazioni e stavolta la noto'. Un'impercettibile movimento con gli occhi che si erano chiusi quasi sconsolati. Sorrise " Ci siamo, vero John?" L'uomo rimase silenzioso e Thula prosegui' a battere sul pavimento. Sposto' la sedia, alcuni oggetti ed infine un piccolo comodino posto accanto al letto. Stavolta, il cambiamento di rumore ci fu ed anche piuttosto evidente. Il mistero che riguardava John Terrence stava per venire a galla. Aveva individuato la parte del pavimento con un evidente vuoto. Sarebbe bastata una lima per sollevare la piastrella ma Thula non voleva perdere altro tempo. Sferro' un pugno e ruppe quella piastrella come se fosse burro, dimostrando all'uomo, semmai ce ne fosse ancora bisogno, la sua straordinaria potenza. Mise la mano dentro e trovo' un recipiente di ceramica a forma rettangolare. Era un recipiente piu' largo del foro che la soldatessa aveva appena creato con il suo pugno e dovette colpire ancora una volta il pavimento per allargare quel buco. Afferro' quindi il recipiente con ambedue le mani portandolo in superficie. Aspetto' alcuni secondi prima di aprirlo, godendosi quasi la sua vittoria " E' questo il tuo segreto, John?" " Si, e' quello" ammise sconfitto l'uomo " E valeva la pena sopportare le percosse?" " Si, ne valeva la pena" " Bene, vediamo cosa c'e' di tanto sconvolgente" concluse Thula scoperchiando il recipiente. La prima cosa che noto' fu l'odore. Un forte odore di alcool etilico che impregno' le sue narici e poi chino' la testa per guardare. I suoi occhi si dilatarono dalla sorpresa e poi volto' lo sguardo verso John Terrence, ancora incredula per cio' che aveva appena visto. Tutto avrebbe potuto immaginare tranne quello. Fine ottavo episodio Per ogni commento, scrivete a davidmuscolo@tiscali.it