LA GLADIATRICE Quinto episodio di Davidmuscolo I nomi dei personaggi sono fittizi. Ogni somiglianza e omonimia e' puramente casuale. ATTENZIONE!!!! Questo racconto contiene scene di sesso e violenza. Sonja mi guardo' e mi ordino' di accenderle un'altra sigaretta. Era ancora completamente nuda dopo aver fatto sesso e, cercando di non dare nell'occhio, indugiavo con lo sguardo sul suo corpo scolpito. Ero affascinato da tanta perfezione, perso nella maestosita' di quel fisico e, a fatica, dovetti distogliere quello sguardo risalendo per osservarla in viso. Stava per parlare e soprattutto stava per confidarmi un segreto importante " Bisogna andare indietro col tempo a molti anni fa'. Ero un giovane capitano delle forze speciali. Il piu' giovane capitano dell'intero esercito americano. Conobbi il colonnello Cartright che mi propose di diventare il capo di un manipolo di soldati destinati a imprese quasi impossibili. Conoscevo bene gia' da allora diverse arti marziali ed ero in grado di sconfiggere qualunque soldato maschio del mio plotone, ma per compiere quelle imprese dovetti allenarmi intensamente per oltre un anno. C'era la guerra in Afghanistan e noi dovevamo appoggiare i ribelli afghani contro le truppe sovietiche senza pero' essere riconosciuti come militari americani. Dovevamo agire in segreto. Gli Stati Uniti non dovevano figurare in quella guerra anche se era a conoscenza di tutti che aiutavamo i mujaheddin" Sonja riprese fiato ed io la guardai con gli occhi sbarrati " Ma signora, la guerra dei russi in Afghanistan termino' nel 1992. Ora siamo nel 2014 e quindi sono trascorsi ben 22 anni. Come e' possibile? Lei doveva essere poco piu' di una bambina" Sonja scoppio' a ridere fragorosamente " Perche' quanti anni mi dai?" " Non so, 35" provai ad immaginare considerando il suo corpo assolutamente privo dei segni di un'eta' avanzata e il suo viso liscio e ancora sgombro da rughe " Ne ho 50 e quando incontrai Cartrighit, nel 1989, ne avevo 25" La guardai incredulo. Quella bellissima donna aveva 50 anni? Come era possibile? " E' incredibile" mormorai "Lei e' di gran lunga la cinquantenne piu' bella e sensuale che esista al mondo" " Forse si. Non credo che una donna della mia eta' possa sfoggiare un corpo come il mio" " No senz'altro" ammisi completamente imbambolato "Prosegua, la prego" " Ok. Dunque, per oltre un anno il colonnello fece allenare me ed un gruppetto di dieci uomini. Non si trattava solo di allenamento fisico che pure dava i suoi frutti. Io e i miei compagni eravamo in grado di sconfiggere ognuno una decina di avversari contemporaneamente basandoci soltanto sulla nostra abilita' nelle arti marziali. C'era qualcos'altro. Ci facevano delle strane flebo che ci facevano diventare potenti, fortissimi. Come ti ripeto, forse non ce ne avremmo avuto nemmeno bisogno ma Cartright aveva intenzione di creare il soldato perfetto. E noi diventammo tutti dei soldati perfetti. Eravamo in grado di sconfiggere un intero plotone da soli. In due anni sgretolammo la resistenza sovietica facendo vincere i mujaheddin con una serie di imprese al limite dell'impossibile" " Una scelta sbagliata, col senno del poi" " Si, ma noi eravamo soldati e la politica non doveva interessarci. Certo, a vedere quello che poi accadde, non fu la scelta giusta ma noi dovevamo sconfiggere i sovietici e lo facemmo. Potrei raccontarti delle imprese straordinarie, mie e di quei ragazzi che avevo l'onore di comandare, ma dovrei parlare per settimane" " Sono qui' ad ascoltarla, signora" " Un'altra volta forse potrei raccontarti degli episodi particolari ma adesso voglio andare avanti con la mia storia. Dunque, ero rimasta a quando ci facevano quelle flebo. Una al giorno. Come ti ho detto, prima che cominciassi a farle ero gia' in grado di uccidere un uomo a mani nude. Anzi, piu' di uno. Potevo spezzare il collo ad un nemico in meno di tre secondi, senza dargli il tempo di fare un fiato. La mia struttura fisica era ottimale ed i miei allenamenti erano intensi e mirati ad ottenere il massimo da un essere umano. Ma dopo aver cominciato a fare quelle flebo, diventai praticamente invincibile. La mia struttura fisica non cambio'. Ero gia' imponente come adesso ma i miei muscoli diventarono d'acciaio e la mia forza fisica, gia' notevolmente superiore a quella di un uomo, divenne mostruosa" " E poi cosa accadde?" domandai affascinato da quella storia " Cademmo in una trappola. Eravamo soldati perfetti ma non eravamo invulnerabili. I miei compagni furono trucidati e soltanto io riuscii a salvarmi. O meglio, mi salvo' Alejandro. Lui era il pilota del nostro elicottero, l'unico membro della mia squadra a non fare quelle strane flebo. Lui non ne aveva bisogno in quanto era solo un pilota.. Ma era un soldato fedele, sempre pronto ad obbedirmi, come tutti gli altri, del resto, innamorato pazzamente di me. Si fidavano tutti ciecamente di me ed io non riuscii a salvarli. Al ritorno da quella missione tragica decisi di abbandonare l'esercito. Ero distrutta moralmente e non volevo piu' indossare la divisa e Cartright accetto'. In fondo, la guerra era ormai praticamente vinta e non aveva piu' bisogno di me " Ed il governo non prosegui' quegli esperimenti?" chiesi " Per quanto ne so io, no. C'erano delle controindicazioni piuttosto elevate, a cominciare dall'insorgere di tumori, fino alla perdita di controllo negli individui trattati col farmaco" " Ma lei ed il suo gruppo ne eravate immuni" " Non proprio. Alcuni dei miei soldati cominciavano a dare fuori di testa e solo io riuscivo a tenerli a freno. Ed un soldato con quelle doti, fuori da ogni schema, puo' essere piu' pericoloso che utile alla causa. Comunque sia, il Ministero della Difesa decise di sospendere quegli esperimenti ed a nulla valse l'opposizione di Cartright che intendeva invece sfruttare quella sostanza che ci iniettavano per creare un altro gruppo di invincibili da dirottare in un altro scenario di guerra" " Anche lei aveva avuto delle controindicazioni?" " Per fortuna non cos� gravi, ma quell'esperienza aveva cambiato anche me, eccome. Ero diventata un'altra donna ed ero irascibile, sempre pronta a picchiare chiunque si mettesse sulla mia strada. Per qualche anno riuscii a cavarmela ma poi accadde qualcosa che mi rimise sulla strada di Cartright. Per una banale lite uccisi un uomo. Lo strangolai con una mano e mi accorsi che avevo provato uno strano piacere nell'ucciderlo, lo stesso piacere che tutti noi provavamo in guerra e che scambiavamo per eroismo, per devozione alla Patria. Quel piacere ritrovato mi fece rendere conto che io ero drogata di potere e di sangue, come e piu' di quando ero un militare. Dovetti pero' scappare. La polizia mi stava alle calcagna e chiesi l'aiuto del colonnello. Sapevo che lui aveva delle conoscenze molto importanti e mi dette una mano. Il mio omicidio fu classificato come commesso da uno sconosciuto ma lui volle qualcosa in cambio. Voleva mettere in piedi un affare da milioni di dollari ed io ero cio' che lui voleva" " L'arena della morte?" intervenni " Esattamente. Accettai naturalmente. Avrei ricevuto un sacco di soldi e soprattutto avrei avuto l'opportunita' di combattere e di uccidere nuovamente. E' un piacere che solo chi ha provato puo' capire. Tu hai mai ucciso in guerra?" " Si signora. Mi e' capitato ma non sono diventato un assassino" " Io intendevo il piacere di uccidere una persona a mani nude. Sapere che la vita di quell'uomo si sta spegnendo nelle tue mani. No, non lo sai. Forse saranno quelle schifezze che mi hanno iniettato, ma io ho bisogno di quello. E nello stesso tempo ho bisogno di potere, di ridurre uomini alti e grossi come te in schiavitu'. In pochi anni, grazie al colonnello, ho creato il mio regno e adesso ho tutto: soldi, potere, sangue e sesso. Ecco, adesso sai tutto" Guardai Sonja quasi con dolcezza. Lei non era responsabile completamente di cio' che faceva e la colpa semmai era del colonnello che ne aveva fatto una macchina da guerra e l'aveva fatta diventare una psicopatica assetata di sangue. Inconsciamente alzai la mia mano per accarezzarla " Lei non ha colpe, signora" le dissi quasi con tenerezza ma lei afferro' il mio polso prima che la potessi accarezzare " Ti ho detto che non voglio smancerie. Non mi comprerai con due moine" Sonja si alzo' dal letto di scatto, con il mio polso ancora saldamente nella sua mano, facendo alzare anche me dal letto e trascinandomi prima sopra il letto stesso e poi per un paio di metri sopra il pavimento, facendomi strisciare ai suoi piedi. Quando lei si fermo', io ero completamente supino dinanzi ai suoi piedi " Ho capito signora. Nessuna smanceria. Io volevo solo ... .." provai ad obiettare " Non me ne importa niente di cosa volevi" m'interruppe mettendo il suo piede sopra la mia testa e spingendo poi quel tanto che non mi permettesse di muovermi "Ti avevo avvertito che non avresti dovuto usare quel tono smielato con me e adesso ne pagherai le conseguenze. Vai a prendere il fallo di gomma dentro il comodino e poi vai in bagno a lavarlo. Usa acqua e sapone soltanto e poi torna immediatamente qui'" Sonja tolse il piede dalla mia testa per darmi modo di rialzarmi. Un tremore innaturale mi stava intanto pervadendo. Ecco, era giunto il momento che tanto paventavo. Tra poco sarei stato sverginato, fottuto, inculato ed io non potevo fare nulla per evitarlo. Mi recai nel suo bagno e lavai quell'arnese pulendolo nel miglior modo possibile. Avevo paura anche di attaccarmi qualche malattia, essendo lo stesso strap-on appena usato nei confronti di Brad. Guardai quell'affare con disgusto. Aveva la grandezza di un pene di medie dimensioni e fra poco sarebbe entrato dentro di me. Non potevo credere ad una simile eventualita'. Stavo sognando e fra poco mi sarei risvegliato in un lago di sudore nel mio morbido letto e tutto sarebbe scomparso: la mia indagine, la lotta nell'arena e naturalmente anche Sonja ed il suo stramaledetto dildo. E invece no. Ce l'avevo in mano, era vero, tutto vero. Mi recai di nuovo nella stanza di Sonja e le porsi lo strap-on. Se lo mise con movenze appositamente lente, forse per farmi soffrire ancor di piu' nell'attesa. E se quella era la sua intenzione, ci stava riuscendo perfettamente. Mi sentivo come un condannato a morte in attesa dell'esecuzione. Il mio tremore aumentava, il mio battito si faceva ancora piu' accelerato e la mia paura era ormai di dimensioni galattiche quando vidi la bella donna sorridermi ironicamente " L'hai mai preso in bocca?" " No signora" " C'e' sempre una prima volta nella vita. In ginocchio e fammi un bel pompino" Le obbedii. Cos'altro avrei potuto fare? Iniziai prima a leccarlo, cercando di vincere il disgusto. Mio Dio, ma come facevano le donne? Mi faceva schifo e peggio ancora fu quando dovetti praticamente ingoiarlo. Sentivo le forze di stomaco e piu' di una volta fui costretto ad interrompermi. Ed il peggio doveva ancora arrivare. Dopo un tempo imprecisato che per me erano sembrate ore interminabili, Sonja parve soddisfatta di come l'avessi lubrificato e lo tolse dalla mia bocca ma mi ordino' di prendere della vaselina dentro lo stesso comodino dove avevo preso il fallo e di cospargermi il mio ano con quella sostanza. Sempre piu' in preda alla paura e allo sconforto, feci quanto mi era stato ordinato. Il momento era arrivato. Sonja mi fece inginocchiare sul bordo del letto e poi inizio' a spingere. Ma non era affatto facile. Il fallo non entrava, malgrado la vaselina. Il mio buco era troppo piccolo per far penetrare quel coso con facilita' ma questo impedimento non scoraggio' affatto la donna che allargo' ancora di piu' le mie gambe e poi lo sentii. Sentivo qualcosa che mi penetrava ed un dolore indescrivibile, nemmeno paragonabile al piu' forte dolore che avevo mai sentito fino ad allora in vita mia. Avevo la sensazione che qualcuno mi stesse segando in due e afferrai il lenzuolo mettendomelo in bocca per morderlo e non urlare ma il dolore era troppo forte e l'umiliazione troppo grossa per non farlo e contemporaneamente piangere tutte le lacrime che possedevo. I colpi che ricevevo erano lenti e nemmeno troppo violenti, probabilmente per dare modo al mio ano di abituarsi al corpo estraneo ma, inaspettatamente, insieme al dolore cominciai ad avvertire anche strane sensazioni di piacere che quasi mi sconvolsero. Il mio cazzo inizio' ad ergersi mentre Sonja continuava inesorabilmente a fottermi prendendomi per i fianchi e spingendo con forza sempre maggiore. Non parlava ma ansimava, emettendo suoni gutturali e sentivo le sue unghia quasi penetrarmi nella pelle. Il dolore continuava ad essere enorme, sconvolgente, ma ormai lo strap-on entrava ed usciva dal buco del mio ano con sempre maggiore facilita' ed io mi sentivo strano come non mai, incapace di pensare e desideroso soltanto che quell'incubo terminasse, malgrado quelle sensazioni di sconvolgente piacere si facessero sempre piu' intense ed iniziavo addirittura ad avere la sensazione di dover eiaculare da un momento all'altro. Ma, improvvisamente, la presa di Sonja sui miei fianchi si fece ancora piu' forte e la sua spinta si fece invece piu' lenta. Il dildo stava ormai solleticando le sue parti intime in modo sempre piu' forte e la sua eccitazione era ormai salita alle stelle e finalmente la sentii esplodere e, dopo qualche secondo, fermarsi completamente, qualche secondo prima che anch'io riuscissi a godere di quell'amplesso inusuale e incredibile. Ora, quel corpo estraneo dentro di me si sentiva in tutta la sua interezza e la sensazione era terrificante. Non c'era piu' nemmeno quello strano piacere e sentivo solo la parte peggiore: dolore. Un dolore che sentivo stranamente in ogni parte del corpo e soprattutto alla testa. Stilettate lancinanti che mi facevano soffrire enormemente e che aumentarono quando Sonja tolse il fallo senza avere alcun riguardo nei mie confronti. Rimasi in quella posizione, umiliato, dolorante e piangente, senza avere la forza di alzarmi e di guardare in faccia la mia violentatrice. I miei singhiozzi erano sommessi ma inevitabili e incontrollabili. Sonja fece un paio di passi indietro e poi si rivolse duramente a me " Tirati su e voltati. Guardami in faccia" Con gran fatica le obbedii. Scesi dal letto. I miei movimenti erano enormemente rallentati e non riuscivo a star in piedi se non con tutta la mia forza di volonta'. Ma la guardai in faccia, con le lacrime che ancora mi scendevano copiose e tirai fuori tutta la mia dignita' " Ora sono anch'io come tutti gli altri. Era questo cio' che lei voleva?" Sonja mi guardo'. Sembrava perplessa e meravigliata per il coraggio che dimostravo, ma poi fece un sorriso cattivo che mi fece venire i brividi " Si, era questo cio' che volevo. Volevo violentarti e l'ho fatto. Hai la minima idea di cosa voglia dire per una donna possedere un maschio? No, non credo. Voi uomini siete abituati ad entrare dentro di noi e il sesso e' per voi un atto dominante. Ebbene, io ho il potere di cambiare le carte in tavola, di essere io a possedere voi, di entrarvi dentro senza che voi possiate fare niente per impedirmelo" Appoggiai la mano sinistra sul comodino per sorreggermi. Mi sentivo uno straccio ma riuscii a sostenere il suo sguardo " Ma e' costretta anche a fare sesso tradizionale per soddisfare la sua indole femminile. Scommetto che le pesa" Lo sguardo di Sonja si fece ancora piu' truce. La stavo apertamente sfidando, anche se usavo un tono mite e sottomesso " Che cosa ne sai te di cio' che provo io? " mi rispose venendomi di fronte. La sua mano prese il mio mento stringendolo con forza "Tu non sai niente di me. Pensi di avermi capita? Povero illuso che si atteggia a psicologo da quattro soldi. Lui mi ammira, il signorino. Mi consola dicendo che quello che faccio non � colpa mia. E chi ti dice che io non provi piacere fin dalla mia giovinezza nel sottomettere gli uomini? Mi ammiri ancora, adesso che te l'ho messo nel culo?" La osservai. Osservai attentamente quella bella donna che diceva di avere ben 50 anni. Osservavo la sua sicurezza, il suo straordinario modo di fare. La odiavo per quello che mi aveva appena fatto. Si, sentivo di odiarla con tutto me stesso, eppure non potevo fare a meno di provare qualcosa di indecifrabile nei suoi confronti " Si, signora. Io l'ammiro. Puo' anche uccidermi ma non cambiera' il mio giudizio su di lei" Sonja lascio' la presa sul mio mento ma solo per colpirmi con un manrovescio che mi fece letteralmente volare attraverso la stanza mandandomi ad atterrare proprio sopra il povero Brad che era ancora svenuto a terra, colpito con inaudita ferocia da Sonja. Ma anche quello schiaffo non era stato meno violento. Il sangue mi colava abbondantemente sia dalla bocca che dal naso e la testa mi girava vorticosamente. Come se non bastassero i dolori lancinanti per la violenza subita. Sonja venne vicino di me e mi afferro' per un braccio tirandomi su " Tu non devi ammirarmi. Tu devi essere terrorizzato da me. Tu devi tremare al solo pensiero che io possa guardarti. E' chiaro?" " Sono terrorizzato da lei. Ho paura di quello che puo' farmi. Ma lei rimane una donna con delle potenzialita' uniche. Non so se e' ammirazione, rispetto o qualcosa di simile, ma so che pur non condividendo niente di quello che fa, io provo qualcosa che ... ." Sonja non mi fece nemmeno terminare. Alzo' nuovamente il braccio per colpirmi con un altro schiaffo che mi sollevo' da terra. Che cosa mi stava passando per la testa? Perche' le dicevo cose che avrei dovuto tenere per me stesso? Lei voleva solo instaurare il terrore in noi e non voleva nessun tipo di comprensione. Ero ormai al limite della sopportazione fisica. Ero incapace di rialzarmi. Provai a mettermi in ginocchio per poi spingermi in alto aiutandomi con le braccia ma riuscii solamente a cadere pateticamente proprio ai suoi piedi " Ecco, quello puoi fare. Puoi solo stare ai miei piedi. Baciali" Continuando a singhiozzare, le obbedii. Ancora altri interminabili minuti che trascorsi a baciare i suoi piedi. Io che baciavo i piedi ad una donna ... ..Assurdo! Ma tutto era assurdo in quella stanza, tutto sembrava irreale, lontano da ogni immaginazione. Eppure io ero ai piedi di quella donna, sottomesso ai suoi istinti degradati, in un luogo dove la mia dignita' era stata messa in disparte, sepolta dalla sua forza straordinaria. Eppure, smisi per un istante di baciarle i piedi e alzai la testa per guardarla. Era maestosa e la mia posizione ingigantiva ancora di piu' la sua figura, fiera, consapevole che tutto le fosse concesso in virtu' delle sue straordinarie doti e in quel preciso istante il mio odio per lei scomparve per lasciar posto di nuovo a quello strano senso di ammirazione e di rispetto, quelle sensazioni che lei non voleva assolutamente sentire sulla sua pelle. Mi chiedevo perche'. Erano sensazioni nobili e lei le rifiutava. Ad ogni modo, lei mi tiro' su di nuovo per un braccio " Dovrei ucciderti per come hai osato rivolgerti a me" " Perche' non lo fa? Ci metterebbe un secondo. Con la sua forza le basterebbe un pugno per uccidermi ed io la finirei di soffrire" Lei mi guardo intensamente negli occhi " Credi che tutto dipenda dalla mia forza? Uno come te l'avrei potuto uccidere anche a vent'anni, prima che mi iniettassero quella schifezza. Non ho bisogno di nessun aiuto che non siano i miei muscoli naturali, la mia bravura nelle piu' disparate arti marziali e i miei lunghi e spossanti allenamenti. Mi basterebbe questo e tu resisteresti in piedi non piu' di dieci secondi. Ma non ho nessun dovere di spiegarti null'altro. Oggi mi sono lasciata andare pure troppo con le confidenze. Ora va, prendi quel derelitto e uscite dalla mia stanza. E' tardi, voglio riposare e di te non ho piu' bisogno. Sparisci" Con le ultime residue forze, trascinai il corpo inanimato di Brad fuori dalla stanza di Sonja e poi mi lasciai prendere dallo sconforto. Mi sedetti a terra a fianco al mio compagno di sventura e mi lasciai andare al pianto piu' sfrenato. Fine quinta puntata Per commentare questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it