LA GLADIATRICE Terzo episodio di Davidmuscolo I nomi dei personaggi sono fittizi. Ogni somiglianza e omonimia e' puramente casuale. ATTENZIONE!!!! Questo racconto contiene scene di sesso e violenza. Quarto episodio Per tutta la mattinata seguente mi ero dato da fare per espletare le pulizie che mi competevano. Insieme a me c'era Liam, ancora dolorante per il trattamento ricevuto. C'era poco tempo per parlare ed anche poca voglia. Sonja era riuscita ad instaurare nella mente di ognuno di questi ragazzi un terrore incredibile che li portava a chiudersi in se stessi. Perche' io invece avevo voglia di comunicare? Forse la mia indole da poliziotto, la mia curiosita' innata ed anche la mia voglia di fuggire mi facevano comportare in quel modo. Oppure era soltanto il fatto che abitavo in quella villa da appena un giorno e fra poco sarei stato anch'io come loro? Inutile farmi domande. Il lavoro doveva essere eseguito alla perfezione. Alejandro avrebbe controllato e chi era recidivo nel compiere il proprio lavoro in modo inadeguato, sarebbe stato segnalato a Sonja. E nessuno di noi aveva voglia di passare per le sue mani. Come il giorno precedente, avevo assistito anche a parte degli allenamenti di Sonja ed il suo ingresso fu salutato da un aumento del numero dei miei battiti cardiaci e dalla mia salivazione quasi azzerata. Perche' mi accadeva? Era paura? O era qualche altra cosa? Avevo quasi timore di cio' che mi stava accadendo ma l'unica cosa certa era che non ero affatto sazio di lei. Continuavo a desiderarla, a desiderare quel corpo di una bellezza da mozzare il fiato e che era capace di gesti assolutamente incredibili e unici. Come i miei compagni, ammirai le sue gesta, la sua inusuale potenza che lei amava esibire davanti a noi, davanti al suo pubblico, gesta che erano quasi un monito per tutti noi, a ricordarci ogni giorno cio' che lei sarebbe stata in grado di fare qualora avesse voluto. Aveva alzato dei pesi che io non sarei stato in grado nemmeno di spostare e l'aveva fatto con assoluta padronanza e conoscenza delle sue possibilita' e poi aveva chiamato tre di noi a confrontarsi con lei. Tre uomini, grossi, robusti e abili lottatori ma che nulla poterono fare contro quella donna. Sonja impiego' non piu' di tre secondi per colpire ognuno di loro con una velocita' degna di una super eroina, il primo con un calcio circolare che lo prese dal basso in alto sul mento, alzandolo e spedendolo in volo di diversi metri, il secondo con un terribile pugno che fece schizzare sangue dappertutto e lo atterro' immediatamente ed il terzo ancora con un calcio pazzesco in pieno volto. Tutto stilisticamente perfetto, mescolando perfettamente diverse arti marziali come kick-boxing, karate e kung-fu. I tre uomini giacevano miseramente a terra, senza nemmeno aver avuto la possibilita' di difendersi in qualche modo. Nessuno di noi ebbe il coraggio di fiatare e dovemmo attendere almeno una mezz'ora prima che Sonja ci desse l'ordine di spostare quei corpi ancora svenuti. Fu Joe a dirmi poi che i tre nostri compagni non avevano niente di rotto e che Sonja si divertiva spesso a combattere contro di noi senza pero' ucciderci o menomarci, ma solo per i suoi allenamenti personali e forse per il suo compiacimento. Quel che mi sembrava certo era che Joe sembrava avere delle buone conoscenze mediche ed infatti si prese cura dei nostri compagni cosi' come si era preso cura di me il giorno precedente. Fu circa un'ora dopo il pranzo, quando ero intento come gli altri a ripulire la cucina, che fece il suo ingresso nella villa il famigerato colonnello Cartright. Si presento' con una jeep all'ingresso della villa insieme a tre suoi subalterni, dovette attendere che Sonja togliesse l'allarme e l'elettrificazione, unica persona in possesso della chiave e del codice. Dopodiche', mentre i tre uomini, tra cui riconobbi il sergente Kilmer, colui che mi aveva prelevato e portato a combattere contro Sonja, rimanevano di guardia alla jeep armati di tutto punto, il colonnello si intrattenne con Sonja per almeno una mezz'ora. Naturalmente, nessuno di noi aveva la minima idea su cosa verteva quell'incontro. Fu ancora una volta Joe a dirmi che quella riunione c'era almeno un paio di volte a settimana e che la cosa non era insolita. Cercavo intanto di osservare i tre militari sulla jeep quando sentii una voce richiamarmi " Jason, torna dentro a lavorare" " Si certo" risposi. Era stato Alejandro a richiamarmi all'ordine ma avevo fatto in tempo ad avere un quadro abbastanza preciso della situazione. La jeep non era militare e questo mi aveva fatto ripensare anche ai miei dubbi sulla divisa del sergente. E se non si fosse trattato di veri militari? C'era sicuramente qualcosa che ruotava intorno alle forze armate. Alejandro e la stessa Sonja erano ex militari e tutti gli altri si muovevano e vestivano come se fossero dei soldati. Ma un conto e' reperire delle divise, magari un po' datate, un altro era avere dei veri mezzi militari a disposizione, cosa che sarebbe stata molto piu' complicata. L'idea che mi stavo facendo, quindi, era che si trattava di un'organizzazione che aveva avuto origine proprio durante il servizio militare e che era cresciuta proprio come paramilitare, con dei graduati come il colonnello che sembrava essere il vero e proprio capo della banda e con soldati semplici che erano la manovalanza della gang. Sonja sembrava non appartenere a nessuna delle due parti. Era una persona dotata di grandi doti fisiche, reclutata proprio per questo motivo dal colonnello per la sua ignobile arena della morte. Cos'altro era Sonja pero'? Una donna con un incontrollabile desiderio di sottomettere con la violenza degli uomini? Si, probabilmente era proprio cosi' e lei stessa me lo aveva confermato la sera precedente. Ma queste considerazioni, giuste o sbagliate che fossero, non mi facevano certo uscire da quella situazione. Ero dunque destinato ad essere schiavo di Sonja per tutto il resto della mia vita, fino a che non sarei stato ucciso nell'arena da qualcuno? Non conoscevo nessuno degli altri uomini dal punto di vista sportivo e chiunque di loro avrebbe potuto essermi superiore in un eventuale combattimento, considerando la loro fisicita' notevole e comunque, ammesso di riuscire a sconfiggere loro o qualche altro avversario, quante volte avrei potuto vincere? Per non parlare della possibilta' che fosse proprio Sonja ad uccidermi se avessi commesso qualche errore. Se poi mi avessero fatto combattere contro di lei, la mia sorte sarebbe stata segnata. Era impossibile ipotizzare una mia vittoria contro di lei e non volevo nemmeno pensare a quell'eventualita'. Trascorsi il pomeriggio facendo altri lavori. Era difficile riposarsi in quella casa e c'erano sempre tanti lavori da compiere e giunse finalmente l'ora di cena. Il rituale fu esattamente quello della sera precedente. Mangiammo in silenzio e quindi tutti ci demmo da fare per ripulire la cucina per poi apparecchiare il salone dove avrebbe cenato Sonja che si presento' dinanzi a noi vestita nuovamente in modo estremamente sexy. Abito aderentissimo bianco che non copriva assolutamente nulla, talmente corto da lasciar intravvedere le sue parti intime, le sue gambe scoperte, le scarpe bianche col solito tacco altissimo a spillo, il trucco accurato e forse troppo intenso ma comunque una visione che ai miei occhi apparve irresistibile. Ci inginocchiammo tutti al suo ingresso ma stavolta potei alzarmi quando Alejandro diede l'ordine di muoverci in quanto ero stato prescelto per essere uno di quelli che l'avrebbe servita a tavola.. La sua cena non si discosto' parecchio da quella della sera precedente e i suoi gusti in fatto di cibo sembravano essere piuttosto stabili e quindi, dopo che lei diede l'ordine ad Alejandro, ci fece alzare e mettere in fila. Anche quella sera con molta probabilita' voleva degli amanti ma non riuscivo a capire cosa volessi io. Se stavolta mi avesse scelto, avrei dovuto sottostare alla sua violenza, mi avrebbe penetrato con il suo strap-on e chissa' cos'altro mi avrebbe fatto. Ma avrei anche di nuovo avuto il piacere di fare sesso con lei e forse quel piacere non aveva prezzo. Ad ogni modo, la paura era tanta e quando la vidi oltrepassarmi e scegliere Brad, non sapevo se essere sollevato o deluso. Anche quella sera pero', lei aveva deciso di scegliere un altro uomo e ancora una volta la vidi passare i rassegna tutti noi, superarmi e poi improvvisamente tornare indietro. Il suo dito puntava proprio verso di me ed io feci quello che dovevo fare. Avanzai di un passo e poi mi inginocchiai dinanzi a lei, come da rituale. Il mio tremore si era intanto intensificato. Era un tremore per la paura di dover essere violentato oppure per un innaturale desiderio per quella donna bellissima? Mentre salivamo le scale, Brad mi guardava terrorizzato. Era uno di quelli con il quale avevo avuto fino ad allora meno confidenza, mentre il mio sguardo era invece soprattutto per il corpo mozzafiato di Sonja che saliva prima di noi. Non portava nessun tipo di biancheria intima e questo mi fece avere gia' da subito una grossa erezione. Ma non potevo non pensare a quel grosso dildo che mi attendeva e quel pensiero non mi lasciava affatto tranquillo. La donna apri' la porta della sua stanza ed entro' lasciandoci sull'uscio, indecisi sul da farsi " Entrate, idioti. E spogliatevi" Obbedimmo all'ordine rimanendo completamente nudi e potei osservare come, mentre il mio cazzo era dritto per l'effetto che mi faceva Sonja, quello di Brad era miseramente a riposo. Allora aveva ragione Sonja quando diceva che il terrore che aveva instaurato in tutti gli uomini li portava ad avere difficolta' di erezione. E perche' mai invece io ero eccitato come un animale in calore? Sonja sorrise mentre osservava le nostre reazioni completamente differenti e avanzo' verso Brad " Cosa c'e'? Non mi desideri? Non mi trovi attraente?" Il tono era leggero, quasi ironico, ma sembrava la quiete prima della tempesta. Se presto il suo testosterone non fosse cominciato a circolare, non sarei voluto stare nei panni di quel poveretto nemmeno per tutto l'oro del mondo " Oh no signora. Lei e' bellissima. E' che ... ... " " Cosa? Hai paura?" " Si signora" " E fai bene ad averne" concluse Sonja. E stavolta il suo tono non aveva nulla di ironico. Apri' infatti il suo cassetto ed estrasse il malefico oggetto: il grosso dildo di gomma. Si fece scivolare di dosso il suo vestitino rimanendo interamente nuda con solo le sue scarpe altissime ai piedi e poi si sedette sul bordo del letto ordinando a Brad di inginocchiarsi ai suoi piedi " Ti piacciono le mie scarpe?" Brad acconsenti' con la testa e Sonja avvicino' i suoi piedi alla bocca del suo schiavo " Bene! Allora leccale completamente, comprese le suole" Oh mio Dio. Sapevo che esistevano certe pratiche ma sapevo anche che erano consenzienti e che l'uomo provava un certo piacere erotico nell'effettuarle. Ma cosi' ... ..Era assolutamente schifoso, ma quel poveretto non poteva esimersi e, tremando, si mise all'opera. La sua lingua inizio' ad operare prima sopra la scarpa e quindi tocco' ai tacchi ed infine alla suola per poi ricominciare con l'altra scarpa. Brad aveva continue forze di stomaco ma non si azzardo' mai a smettere. La sua vita dipendeva da quello che stava facendo. Qualunque altra azione avrebbe commesso, Sonja lo avrebbe ucciso. Gia' Sonja. Non conosceva pieta'. Piu' l'uomo era disgustato per cio' che stava facendo e piu' lei sembrava provare piacere nell'umiliarlo. Perche'? Qual'era la forza misteriosa che la faceva comportare in quel modo? Conoscevo il mondo e sapevo che c'erano migliaia di uomini disposti a fare certe cose, addirittura a pagare pur di provare queste sensazioni e una donna come Sonja, con quella straordinaria bellezza che aveva, avrebbe potuto avere l'imbarazzo della scelta se veramente sentiva il bisogno di vedere un uomo inginocchiato ai suoi piedi. Ma no, non sarebbe stata la stessa cosa. Forse il suo piacere stava proprio nell'obbligare un uomo a fare cio' che non voleva fare. Mio Dio, dove ero finito! Ma l'umiliazione per il povero Brad era appena terminata e dopo il disgusto sarebbe venuto qualcosa di molto peggio e soprattutto molto doloroso. Sonja infatti, si mise lo strap on. Mi sembrava di rivedere una scena gia' vista. Sonja costrinse prima l'uomo a prendere in bocca quell'arnese e poi, dopo averlo fatto inginocchiare sul letto, lo prese da dietro, con violenza. Era una situazione al limite dell'incredibile, con quel poveretto in lacrime senza nemmeno poter urlare. Una scena di violenza assoluta ma che ancora una volta, come la sera precedente, mi eccitava. Oh mio Dio. Perche'? Cosa mai provavo nel vedere una violenza carnale? Una delle cose peggiori che un essere umano potesse perpetrare nei confronti di un altro essere umano. Un abominio, una ignobile imposizione che la persona piu' forte commetteva nei confronti di quella piu' debole. E il fatto che fosse una donna a violentare un uomo non avrebbe dovuto rendere quella scena meno cruenta. Ed invece, ero stranamente attratto da quella dimostrazione di autorita', di grandezza, di forza e di potere. Non era sesso ma possessione e dimostrazione di potere assoluto nei confronti di un altro essere umano. Osservavo quel dildo fare avanti e dietro dentro l'ano di Brad, osservavo la sua faccia stravolta dal dolore e dall'impotenza, le lacrime mischiate al sudore e poi il corpo atletico di quella donna, le sue spinte sempre piu' potenti e finalmente il suo orgasmo che interruppe quella scena ed i miei pensieri contorti. Sonja non aveva pero' terminato con quel poveretto. Estrasse lo strap-on dall'ano di Brad e poi gli ordino' di pulirlo con la bocca. L'uomo dovette sottostare agli ordini di Sonja, malgrado l'evidente repulsione che provava e quando ebbe terminato lo fece alzare e si avvicino' a lui. Vedevo la donna quasi di spalle ma capii dallo sguardo terrorizzato del mio compagno che per lui si stava mettendo male. Vidi Brad chiudere gli occhi e poi cercare di coprirsi il volto con le braccia ma fu tutto inutile. Sonja infatti afferro' con la sua mano sinistra il braccio del suo schiavo e poi lo colpi' con un destro di inaudita violenza per poi bissarlo con il sinistro dopo avergli lasciato la presa. Il tutto con la sua solita straordinaria velocita'. Brad strabuzzo' gli occhi e poi cadde a terra come un fantoccio inanimato " Domani lo uccidero' e lo faro' davanti a tutti" Mi avvicinai a lei, con grosso timore, ma il dovere mi spingeva a cercare di salvare quell'uomo " Perche' ucciderlo signora?" Sonja volto' lo sguardo verso di me ed il timore si fece piu' grosso. Mi stavo cacciando in un grosso guaio. Non sembrava contrariata ma quasi incuriosita che qualcuno avesse l'ardire di mettere in discussione un suo ordine, ma comunque il rischio che mi stavo prendendo era enorme "Intendo dire signora, che uno schiavo in piu' le puo' far comodo" " E perche' mai dovrebbe farmi comodo?" " Perche' ci sono tante cose da fare in questa casa e poi perche' e' un altro uomo ai suoi voleri. Lei vuole il dominio assoluto nei nostri confronti, non e' cosi'?" " Certo che e' cosi'" " E Brad e' assolutamente dipendente dalla sua volonta'. Ha terrore di lei e lei mi ha detto che ama vedere il terrore negli occhi di un uomo. Lo risparmi, signora, e anche lei ne trarra' giovamento" Sonja si mise seduta sul bordo del letto " Accendimi una sigaretta" mi ordino' ed io le obbedii immediatamente. Non capivo cosa volesse fare di me. Forse mi ero spinto troppo in la' e quella donna non avrebbe accettato questo mio comportamento che contrastava con le regole di assoluta obbedienza che vigevano in quella dimora. Aspiro' un paio di boccate e poi prosegui' "Pensi davvero che io possa essere manipolabile?" " No signora" risposi sinceramente "Ma credo che sia mio dovere cercare di salvare una vita umana, pur sapendo che questo puo' costare la mia vita. Quell'uomo era terrorizzato e non e' facile eccitarsi in quelle condizioni. Anche dinanzi ad una donna della sua bellezza. Perche' credo che lei voglia punirlo per questo, non e' cosi'?" Sonja sorrise " Si, e' per questo. Sai, non capisco se tu sia incosciente o se sei dotato di un coraggio particolare. Sai che stai rischiando la vita, sai che io non mi faro' scrupolo di ucciderti eppure stai provando a salvare la vita di quest'uomo che nemmeno conosci. Perche' lo fai?" " Non lo so, signora. Sono fatto cosi'. In Iraq ho rischiato la vita piu' volte per salvare dei miei commilitoni. Non lo faccio perche' sono incosciente. So cos'e' la paura e quella che provo davanti a lei e' addirittura di gran lunga superiore a quella che provavo in guerra. Pero' non posso farne a meno di provarci. Mi serve per stare bene con me stesso" Sonja rimase qualche secondo in silenzio, mentre la mia respirazione si faceva difficoltosa. Stava forse decidendo se uccidermi o risparmiarmi e violentarmi? Qualunque fosse stata la sua decisione, quei pochi secondi di attesa erano interminabili. La mia vita dipendeva dall'umore di quella donna che continuava ad attrarmi in modo incredibile. Si alzo' e venne a stretto contatto con me, con il mio pene sempre piu' eretto che poggiava sul suo ombelico. Era una meravigliosa sensazione. Quel corpo mi piaceva, lo trovavo tremendamente sexy. Il contrasto tra la pelle morbida con la durezza dei suoi muscoli mi dava una sensazione di piacere mai provata prima. Lei prese il mio mento con le sue dita e porto' la mia bocca a pochi millimetri dalla sua " Tu pero' non hai problemi, a quanto vedo" " Io no signora" " Perche' tu no? Cosa pensi di avere di diverso dagli altri?" " Non lo so, signora. Io non so spiegarglielo. Lui "dissi indicando il mio pene in erezione "non ragiona" " Ma tu si ed io conosco abbastanza gli uomini per sapere che c'e' un certo ragionamento logico nell'eccitazione, oltre che una parte di istinto" " Lei e' molto bella. Lei e' la donna piu' bella che io abbia mai visto. Non so se e' istinto o ragionamento ma e' quello che sento, che vedo e che lui percepisce" " E la paura? Dici di avere paura ma hai il coraggio di affrontarmi e di rischiare la vita" " Ognuno manifesta la paura in una certa maniera. Se io dovessi misurarmela in questo momento, sarebbe ai massimi livelli. Ma la paura in me e' adrenalinica. Mi fa rischiare ed evidentemente, mi fa anche eccitare" La sua mano sempre sul mio mento mi costringeva a guardarla negli occhi. Sembrava avesse delle lenti a contatto per quanto erano azzurri. Mi evocavano laghi ghiacciati ed incontaminati e, come se mi stessi facendo il bagno in un lago simile, il mio corpo tremava di freddo e di paura " Ieri mi hai detto che sei anche affascinato e ammirato dai miei modi. Dimmi, Jason. Hai tendenze sottomesse o masochiste?" " No signora. O almeno non l'ho mai avute. Ma con una donna come lei e' piu' facile" " Cosa e' piu' facile?" " Accettare la sua superiorita' e di conseguenza obbedirle e usare un tono sottomesso. E quindi, per rispondere definitivamente alla sua domanda, no, non ho mai avuto tendenze sottomesse o masochiste e mai accetterei di farmi dominare da una donna, ma se quella donna ha le sue caratteristiche, pur non desiderandolo, mi rimane piu' facile assoggettarmi" Deglutii nervosamente. Ogni volta che aprivo bocca sentivo di essere sotto esame e che Sonja vagliasse cio' che avevo detto per poi darmi il suo responso. Ma anche quella volta sembrava che non avessi urtato la sua suscettibilita' e che, anzi, fosse rimasta in qualche modo soddisfatta delle mie parole. Avvicino' il suo bacino toccandomi il pene che rispose a quel contatto gonfiandosi maggiormente " Mi desideri tanto?" " Quanto non potrei desiderare nient'altro nella mia vita" Risposi sinceramente. Finalmente, la sua bella bocca incontro' la mia. La mia mente resetto' completamente tutto cio' che mi circondava. Un uomo svenuto ai piedi del letto con la faccia sporca di sangue, una donna dalla forza mostruosa, il fatto di essere praticamente uno schiavo completamente sottomesso ai suoi voleri, niente esisteva piu'. Eravamo io e lei. Io e una bellissima donna interamente nudi nella sua camera da letto. Mentre continuavamo a baciarci, lei mi spinse sopra il letto e poi si mise sopra di me. Tutto fu come la sera scorsa. La mia voglia di lei era enorme, il piacere che provai penetrandola, immenso. Eravamo una coppia di amanti che si desideravano allo spasimo. Si, anche lei mi voleva. Lo sentivo, lo percepivo da come mi toccava, da come continuava a baciarmi, dai suoi gridolini di femmina vogliosa ed io cercavo di fare sfoggio di tutte le mie abilita' amatorie. La toccavo nei punti erogeni, muovendomi sotto di lei nel modo appropriato, sfregando il mio pene al massimo della sua turgidita' sulle sue pareti vaginali. Nessuna parola tra di noi. Cosa potevamo dirci? Ma le parole in quel momento non contavano ed era importante soltanto la nostra eccitazione che era animalesca e che, quasi per magia, riusci' a spegnersi contemporaneamente. Le chiesi il permesso proprio mentre Sonja ebbe il suo orgasmo e lei me lo concesse. Se non me l'avesse permesso per me sarebbe stata la fine in quanto ero ormai allo stremo della mia resistenza. E quelle furono le nostre uniche parole durante l'amplesso. Era tutto terminato ed era ancora sopra di me. Guardavo quel bel viso e mi domandavo come era potuta diventare una sanguinaria assassina. Quale mistero si celava dietro quella donna? " E' stato bellissimo" riuscii alla fine a dire. Sonja mi guardo' in modo strano, in un modo che non riuscii a comprendere, poi si tolse da quella posizione sdraiandosi accanto a me sul letto " Si, ho fatto del buon sesso e questo salvera' la vita a te e a quell'inetto" " Grazie, signora" risposi e poi guardai il fallo di gomma poggiato ancora sul comodino. Sentii quasi una fitta al petto. Ora l'avrebbe usato con me? Sembrava essere questo il suo modo di comportarsi con tutti noi. Sonja noto' dove si erano posati i miei occhi " No, non preoccuparti. In questo momento non ne ho voglia" " Grazie signora" risposi di nuovo. Sembravo salvo, anche se con quella donna niente sembrava sicuro. Lei intanto mi ordino' di accenderle una sigaretta e dopo aver espletato il suo ordine mi guardo' negli occhi " Stanotte resterai qui'. Potrei avere voglia di te anche in seguito. Per scoparti o per violentarti ancora non l'ho deciso. O forse per tutte e due le cose" Dovevo rimanere con lei? Una parte di me si era agitata parecchio a quella frase. Rimanere con lei significava continuare a rischiare la vita, ma non potevo negare a me stesso che provavo anche un piacere particolare nel restare accanto a quella femmina che, non pago della mia dose di sesso, continuava ad eccitarmi come non mai. Ad ogni modo, le risposi diplomaticamente " Come vuole lei, signora. Per me e' un piacere ed un onore" Sonja si giro' improvvisamente verso di me. Sembrava arrabbiata e la situazione era improvvisamente diventata drammatica per me. Cosa diavolo avevo fatto? Lo scoprii immediatamente " A che gioco stai giocando? Per quale motivo ti stai comportando da ragazzino innamorato con me? Chi credi di incantare con le tue moine?" Aveva urlato ed io alzai le mani impaurito, scuotendo la testa " Nessun gioco, signora. Glie lo giuro. Lei per me � davvero una bellissima donna. Glie l'ho detto, glie lo ripeto e credo di averlo dimostrato facendo l'amore con lei in modo appassionato. Non metterei a repentaglio la mia vita facendo lo scemo" Sonja si chino' su di me, mettendo di nuovo il suo viso a pochi centimetri dal mio e con i suoi splendidi seni a contatto con il mio petto, tenendosi con una mano sopra il letto. Trovavo un piacere particolare nel vedere come, sotto un piccolo sforzo come poteva essere quello che stava facendo, le braccia erano si delineate in modo molto sensuale. Non era un ammasso di muscoli come poteva far immaginare la sua forza enorme, ma aveva le braccia e le gambe tornite, da sportiva praticante. Le accarezzai quel braccio. Non potevo esimermi dal farlo, come se una forza misteriosa mi attraesse verso di lei. Sonja mi guardo' meravigliata " Cosa stai facendo?" " Sto rischiando la vita, signora. O forse me la sto salvando. Vorrei solo dimostrarle che non sto giocando. Il suo corpo mi attrae e vorrei accarezzarlo tutto" Ecco fatto. Forse avevo firmato la mia condanna a morte. Invece Sonja prese l'altra mia mano e la mise sul suo seno. Le osservai il viso. Era compiaciuta. Grazie al cielo i miei complimenti le erano piaciuti. Aveva capito che non mentivo e che credevo realmente a cio' che stavo dicendo. Le avevo detto che la trovavo molto bella e attraente ed era esattamente cio' che vedevano i miei occhi. Con la sua gamba destra scavalco' il mio corpo e soprattutto il mio pene di nuovo turgido e si posiziono' ancora sopra di me. Prese i miei polsi imprigionandoli con le sue mani e poi mi guardo' sorridendo " Si, stai rischiando la vita e non so se stai giocando o meno, ma sicuramente sarebbe un peccato sprecare questa grazia di Dio" disse infine rivolgendosi alla mia erezione. Sorridemmo e poi scivolo' sul mio pene facendosi penetrare. Chiusi gli occhi per un istante e quando li riaprii il bel viso di Sonja era proprio sopra di me " E' bellissimo fare l'amore con lei, signora" Non disse nulla e continuo' a muoversi con furore sopra di me. Le piacevo o forse le piaceva il mio modo di fare l'amore. O forse trovava interessante un uomo che, invece di mettersi a frignare come tutti i suoi schiavi, reagiva, nel limite di quanto si potesse fare di fronte ad una donna che aveva in mano la mia vita. Si, reagivo ed in un certo qual modo l'avevo corteggiata e lei era pur sempre una donna. Forse, le mie reazioni la incuriosivano e la lusingavano ma quello che piu' contava era come il sesso che facevamo fosse appagante. Per me lo era di certo. Il suo corpo, la sua struttura fisica, stuzzicava non poco la mia reazione erotica ed io sembravo stimolare la sua. Andammo avanti per diverso tempo senza mai cambiare posizione. Le avevo chiesto, col dovuto tatto, di cambiarla ma lei era stata irremovibile. Sembrava che l'unico modo di fare sesso che lei conoscesse fosse lei sopra ed io sotto. O forse pensava di poter perdere il suo predominio su di me se avesse optato per fare sesso in un altro modo? Non aveva importanza ed erano domande destinate a rimanere senza risposta. Terminammo quel sesso comunque molto appagante e stancante. I nostri respiri erano affannati e faticavano a rientrare nella norma. Ci eravamo baciati a lungo durante l'amplesso e cercai di nuovo le sue labbra. Sonja si ritrasse " Perche'" le chiesi " Perche' un bacio durante il sesso fa parte del sesso stesso, dopo e' soltanto una smanceria che non ho intenzione di condividere con te" " Capisco" risposi guardandola. Sonja intanto, prima si sdraio' sul letto mettendo le sue mani dietro la testa e poi piego' le ginocchia. Aveva gli occhi socchiusi anche se ogni tanto volgeva il suo sguardo nella direzione dove ero io. Ormai era completamente priva di trucco ma questo non inficiava assolutamente sulla sua bellezza. I suoi lineamenti continuavano ad essere molto belli, anche se ovviamente aveva perso un po' quell'aggressivita' che il suo trucco intenso le regalava, anche se a questo provvedeva comunque il suo corpo esplosivo e forte. Sembrava pensierosa. Mi avvicinai un po' a lei " Posso farle una domanda?" " Dimmi. Cosa vuoi sapere?" " Mi vengono in mente un migliaio di domande su di lei e ce n'e' una che le raccoglie tutte. Cosa significa tutto questo? I combattimenti, il colonnello, questa villa dove lei tiene prigionieri un sacco di uomini, Alejandro ... .Tutto insomma" " E per quale motivo dovrei raccontarti delle cose che riguardano la mia vita?" " Perche' molto probabilmente portero' la sua confidenza nella tomba. Mi hanno detto che sono destinato ad accettare tutti gli incontri che lei e il colonnello deciderete. E quanti ne posso vincere? Uno, due, dieci, ma poi? Prima o poi trovero' qualcuno che mi battera' e non credo che quella gente che decide la vita degli altri me la risparmiera' un'altra volta" " I senatori spesso risparmiano la vita dei buoni lottatori e tu sei uno dei migliori che ho affrontato. Potresti ancora essere salvato ancora" " Ma quante volte puo' accadere? Lo sa anche lei che fra poco moriro'. Se non accadra' nell'arena succedera' qui', in questa villa. Prima o poi io commettero' qualche errore e lei mi uccidera'" Sonja mi guardo' seriamente " Si, forse succedera' cosi'. La tua vita dipende da te, ormai. Se non farai stronzate con me io ti lascero' vivere. Se tu ti sottometterai ai miei voleri come deve farlo uno come te, con me non correrai rischi. Ed anche nell'arena sarai tu ad essere il vero giudice della tua vita. Non avere pieta', combatti sempre per la tua vita e riuscirai a farcela. Solo io posso sconfiggerti con facilita' e non succede mai che io debba combattere due volte con lo stesso uomo" " Questa e' una buona notizia" dissi quasi con felicita'. Il non dover combattere contro di lei era una speranza notevole per non essere ucciso. Lei intanto mi guardo' cercando forse di capire quali fossero i miei pensieri. Cosa molto complicata perche' nemmeno io stesso riuscivo a metterli a fuoco nella loro interezza " Cosa vuoi sapere, allora?" " Come e' possibile che lei sia diventata cosi' forte, ad esempio" Sonja divenne improvvisamente seria. Il suo volto si fece addirittura triste e poi sentii la sua voce " E' una faccenda privata" " Capisco" risposi deluso. Ma io non ero il tipo di arrendersi facilmente "Peccato pero'. Confidarsi potrebbe essere piacevole anche per lei. Ogni tanto fa bene raccontare le proprie faccende ad un'altra persona. E' la base da cui poi e' nata la psicanalisi" Sonja scoppio' a ridere " E chi sei tu? Freud? Stai cercando di nuovo di manipolarmi e non capisco perche' sto qui a ridere delle tue battute invece di spezzarti le ossa una ad una" " Forse perche' lei sa che puo' farlo quando vuole. O forse perche' una parte di lei ha voglia di parlare con qualcuno" " E tu vorresti essere quel qualcuno?" " Mi riempirebbe di gioia" Ancora una volta Sonja mi scruto' per cercare di carpire i miei pensieri. Era evidente che cercava di capire se il mio atteggiamento fosse naturale oppure dovuto ad una precisa tattica per entrare nelle sue grazie " Ma si, che male c'e'?" esclamo' infine dopo alcuni interminabili secondi di pausa "In fondo hai ragione. Fa bene raccontare le cose proprie ad un altro essere umano. Ma non voglio che la cosa si sappia. E credo che ormai tu abbia capito che quello che io voglio e' legge" " Grazie signora" dissi euforico "vedra' che la sua fiducia e' ben riposta" " Sono sicura che e' ben riposta. Ne va della tua vita e sembri molto coraggioso ma non certo un incosciente che mette a repentaglio la propria pelle" Scossi la testa. Quello che mi stava per confidare sarebbe rimasto un segreto che non avrei condiviso con nessuno. Lo avrei fatto per salvarmi la pelle, e' vero, ma anche per il rispetto che dovevo a quella creatura straordinaria. Fine quarta puntata Per commentare questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it