LA GLADIATRICE Terzo episodio di Davidmuscolo I nomi dei personaggi sono fittizi. Ogni somiglianza e omonimia e' puramente casuale. ATTENZIONE!!!! Questo racconto contiene scene di sesso e violenza. Gli abiti che mi aveva dato Alejandro sembravano essere proprio della mia taglia. Si trattava di un pantalone di cotone blu molto comodo e di una camicia a maniche lunghe bianca con stivali da cow boy a completare il mio nuovo look. Joe guardo' l'ora nervosamente e poi mi apostrofo' " Ancora un minuto e scendo. Datti una mossa Jason. Alle venti in punto Sonja fa il suo ingresso per la cena e se non trova tutto in ordine qualcuno ci rimette la pelle e non voglio essere io quel qualcuno" Guardai anch'io l'orologio e poi guardai Jason meravigliato " Manca piu' di un'ora. Calmati" " No, non mi calmo invece. Ma cosa credi? Che siamo invitati ad una festa? Dobbiamo mangiare solo noi uomini e poi attendere l'arrivo di Sonja. Oppure credevi che lei si sarebbe messa al nostro tavolo e avrebbe mangiato con noi in modo amichevole? C'e' tutto un rituale, amico. Alle venti in punto lei scende nel salone e se non ci trova inginocchiati ai suoi piedi ... ..Ma che insisto a fare? Ancora non hai capito chi abbiamo di fronte? Quella non e' una donna, Jason. Quella e' una macchina da guerra, e' ... ..Oh cazzo, non riesco nemmeno a trovare le parole giuste" " Ok, ok, scendo" risposi prima che il povero Joe si facesse prendere da una crisi di nervi. Era terrorizzato e nella mia vita non mi era mai accaduto di avere a che fare con qualcuno in quelle condizioni psichiche. Nemmeno quando mi ero trovato in Iraq. Oh si, ce ne erano stati molti di uomini con la paura addosso ed io ero uno di quelli. Non un codardo ma un uomo che aveva il giusto timore di trovarsi in guerra, in un paese straniero e per molti versi nemico. Ma li' c'era un nemico da affrontare e quindi c'era la possibilita' di difendersi e contrattaccare. In questo caso invece, il terrore di Joe era dovuto a qualcosa che lui sapeva per certo di non esser in grado di affrontare e che io, malgrado le lunghe spiegazioni dello stesso Joe e malgrado l'avessi visto proprio su me stesso, ancora non ero in grado di percepire perfettamente. Quel qualcosa aveva un nome e quel nome era Sonja. Ne aveva paura anch'io, ovviamente. Come non aver paura di un essere umano con quelle straordinarie capacita'? Ma evidentemente, contro di me l'avevo vista all'opera con il freno a mano tirato e non avevo ancora la percezione esatta di cio' che era in grado di fare. Si, sapevo che poteva uccidermi e che non si sarebbe fatta scrupolo di farlo, ma non riuscivo ad avere tutto quel terrore che avevano i miei compagni di sventura. O meglio, quel terrore era mascherato da una certa ammirazione che provavo per quella donna e da poliziotto mi vergognavo di provare ammirazione per un'assassina senza scrupoli, ma era quello che sentivo realmente. Ne ammiravo la bellezza, ne ammiravo la sensualita' e non per ultimo, ne ammiravo la potenza e questa sensazione non mi piaceva per niente. Scendemmo le scale ed i nostri compagni erano gia' quasi tutti nell'enorme cucina. Notai Alejandro ma contandoli mi accorsi che ne mancava uno. Come mai? Mi guardai intanto intorno. L'arredamento era molto spartano. La cucina era in legno massiccio e in mezzo c'era un tavolo rettangolare per una decina di persone. I due addetti alla cucina che, come mi avevano detto, cambiavano ogni giorno, avevano preparato alcuni pentoloni in stile militare e gli altri si servivano da soli. Il tutto in perfetto silenzio, con tutti gli uomini con le facce basse quasi da automi. Joe mi fece cenno di seguirlo e io mi avviai verso i vari pentoloni, afferrai dei piatti e delle posate e mi versai della minestra portandola al tavolo e quindi rifeci la stessa operazione versandomi nel piatto una porzione abbondante di pollo e delle verdure. Almeno non sarei morto di fame. Il sapore non era da ristorante a cinque stelle ma era senz'altro discreto e iniziai a mangiare la minestra con molto appetito " E' buona, no?" chiesi a Joe, piu' che altro per intavolare un discorso " Si, e' mangiabile" fu la breve risposta " Senti amico, ma come mai siamo soltanto in otto?. Piu' Alejandro naturalmente" " Manca Tony. Oggi lui e' l'addetto alla sorveglianza delle telecamere interne ed esterne e ci sara' qualcuno che deve portargli da mangiare. Nessuno puo' abbandonare nemmeno per un secondo la visione dei monitor" " E come mai? Di cosa ha paura Sonja?" " Ah, non dirlo a me. Ci sono telecamere interne ed esterne e, per quanto riguarda quelle interne, ti ho gia' spiegato come servono per prevenire eventuali fughe" " Ci sono anche telecamere esterne?" feci sbigottito "E cosa c'e' all'esterno? Cosa si vede?" " Ancora non sei convinto dell'impossibilita' di una fuga, vero? Beh, non c'e' niente che possa interessarti, a meno che tu non sia un appassionato di botanica. Alberi e ancora alberi" " Era solo per curiosita'" risposi meccanicamente ma la mia mente era gia' proiettata oltre. Forse c'era un buco nel sistema di Sonja. Sapevo che abitualmente erano in due a farsi carico della sorveglianza e mettersi d'accordo con l'altro era impossibile, considerando il terrore che tutti avevano delle conseguenze. Ma c'era appunto un momento in cui il sorvegliante rimaneva da solo ed era quello dei pasti e quello poteva essere un ottimo momento per organizzare un eventuale fuga. C'era ancora da capire in che modo potessi scavalcare il muro e soprattutto la rete elettrificata ma il mio umore era gia' migliorato al solo pensiero di aver trovato un'ipotetica via di fuga. Intanto, in meno di mezz'ora la cena era terminata e tutti aiutammo a risistemare ed a pulire. Alejandro mi ordino' di aiutare a preparare il salone dove fra poco avrebbe cenato Sonja e mi attesi a quell'ordine. Sonja, la nostra padrona, stava per fare il suo ingresso. Alle venti in punto infatti, sentii i classici rumori di tacchi femminili scendere le scale e poi vidi materializzarsi la sua figura. Scendeva quelle scale lentamente, con la logica difficolta' dei tacchi altissimi ed ebbi quasi un colpo nel vederla. Era di una bellezza stratosferica. Indossava un pantalone nero di lattice aderentissimo che andava a terminare infilato dentro gli stivali ed un top che metteva in risalto il suo seno abbondante e dritto. Niente altro. Non portava reggiseno e la trasparenza del top era eccitantissima. Era vestita come nella classica iconografia della donna dominante e lei ne aveva tutte le ragioni in quanto al suo apparire tutti gli uomini si inginocchiarono. Io fui l'ultimo, preso com'ero ad ammirarla e poi imitai i miei compagni. Non sapevo se potevo alzare almeno gli occhi per bearmi della sua incomparabile bellezza. L'istinto mi diceva di tenere gli occhi fissi al terreno per evitare conseguenze ma non riuscivo ad evitare di guardarla, di ammirare quel corpo scolpito, forgiato nel marmo che mi attraeva come mai ero stato attratto. Sentii finalmente la voce della donna " Alejandro" " Si mia bellissima padrona" rispose l'uomo e lo vidi alzarsi e porgere una sedia alla donna che si sedette accavallando le sue lunghissime gambe " Ho fame" " Siamo tutti ai suoi ordini" rispose l'uomo e poi batte' le mani rivolgendosi a noi "Forza ragazzi, ognuno ai suoi posti di lavoro" Io non avevo compiti e stavo per alzarmi quando sentii il braccio di Joe riportarmi con forza a terra. Dovevamo rimanere in ginocchio ed aspettare che Sonja terminasse di mangiare, cosa che fece quasi un'ora dopo, con le mie ginocchia che ormai si erano completamente indolenzite. Non aveva rivolto parola a nessuno di noi tranne che ad Alejandro. Eravamo invisibili, veri e propri schiavi al suo servizio. Aveva mangiato dei cibi appositamente preparati per lei e immaginai che Alejandro o lei stessa desse ordini in tal proposito. Ad ogni modo, sembrava essere soddisfatta e mi venne da pensare che i cuochi di giornata dovettero tirare un bel sospiro di sollievo. Quella donna sembrava essere in grado di uccidere uno di noi soltanto perche' aveva cucinato qualcosa che lei non aveva gradito. Aveva mangiato lentamente e non molto abbondante. Immaginai anche che per rimanere con un fisico del genere la sua dieta dovesse essere molto attenta ed infatti si era limitata ad una cena leggera e attenta, con riso, patate, carne bianca e verdura ma il tutto in quantita' non eccessiva e un semplice bicchiere di vino aveva condito la sua cena. Alejandro si avvicino' a lei " Ha gradito tutto mia bellissima padrona?" Il suo tono era molto rispettoso ma non sembrava terrorizzato come lo erano i miei compagni e questo mi lasciava supporre che il loro rapporto fosse consolidato e diverso. Era stato un suo subalterno quando erano militari e si considerava un suo schiavo innamorato. Schiavo ma non prigioniero. La donna intanto si alzo' e la osservai mentre accarezzava il volto di Alejandro " Si, tutto bene. Mettili in fila" " Sentito la padrona, ragazzi? Tutti a ridosso del muro" Imitai i miei compagni e mi misi a ridosso del muro. Ora potevo osservarla meglio, potevo ammirarla mentre camminava dinanzi a noi, maestosa e marziale. Ero profondamente agitato. Cosa significava tutta questa messa in scena? Joe mi aveva detto che molto spesso la sera lei sceglieva degli schiavi per portarseli a letto e forse quello era il momento della scelta. Mi accorsi di sperare di essere scelto, nonostante il mio nuovo amico mi avesse messo al corrente di come non soddisfarla significasse andare incontro ad una morte atroce. Ma io volevo quella donna. Volevo far l'amore con lei dal primo istante che l'avevo vista prima del nostro combattimento e guardai con disappunto Sonja scegliere Liam, uno dei due ragazzi che avevo aiutato con le pulizie del piano. Liam fece un passo avanti e si inginocchio' ai piedi della donna che pero' prosegui' a passarci in rassegna. Forse uno non le bastava. Una donna come lei non poteva accontentarsi di un solo amante e forse avevo un'altra speranza. Mi oltrepasso' osservandomi negli occhi, percependo forse il mio desiderio, ma non disse nulla e il suo indice punto' su Jeff che imito' il suo compagno gettandosi ai piedi della donna. Mi guardai intorno smarrito. Stavo forse sognando? Come era possibile una situazione del genere? Come era possibile immaginare nove uomini possenti, nove lottatori, farsela addosso di fronte ad una donna? Una donna dalle straordinarie capacita' ma pur sempre un essere umano, una persona sola. E noi eravamo nove e una semplice dose di buon senso doveva far supporre che avremmo potuto liberarci di lei quando volevamo. Ma quella scena irreale proseguiva. Non le bastavano allora nemmeno due amanti? Stavolta inizio' di nuovo dal primo, supero' Joe che mi stava a fianco e poi si fermo' dinanzi a me. Era imponente. I tacchi altissimi la facevano assomigliare ad una gigantessa ed io che ero sempre stato notevolmente piu' alto delle mie donne provavo una strana sensazione di disagio e di inferiorita' a starle di fronte. Avevo notato come tutti gli altri miei compagni tenessero gli occhi bassi e io decisi di fare altrettanto, evitando in tal modo il suo sguardo, ma Sonja mise il suo indice sotto il mio mento costringendomi a guardarla negli occhi. Il mio cuore era in tumulto. Mille pensieri, mille sensazioni si agitavano vorticosamente nella mente ed il cuore che mi batteva forte era la reazione naturale. Avevo paura e non poteva essere altrimenti, ma proseguiva e aumentava quella strana attrazione che provavo per lei. Era una naturale attrazione per una donna che reputavo di una bellezza sfolgorante, con i seni quasi nudi in bella mostra dinanzi ai miei occhi e il pantalone di lattice che fasciava quelle forme strepitose e apparentemente perfette, attrazione per il suo bel viso truccato perfettamente, i suoi occhi di ghiaccio, la sua bocca carnosa splendidamente delineata dal rossetto, i lineamenti stranamente gentili che contrastavano con lo sguardo duro. Ma quell'attrazione era e continuava ad essere strana perche' io sentivo di ammirare quella donna. Ammiravo il suo modo di comportarsi, cosi' autoritaria e sicura, cosi' padrona di tutto cio' che la circondava, compreso noi, i suoi schiavi e questo non poteva essere normale. Non doveva. Sonja non parlo' subito. Per alcuni lunghissimi secondi mi fisso' negli occhi. Cosa ero per lei? Un animale? Una cosa? Oppure semplicemente un maschio da sfruttare sessualmente? Qualunque cosa fossi, lei mi reputava di sua proprieta'. Finalmente, apri' la sua bella ed invitante bocca " Jason, vero?" " Si signora. Mi chiamo Jason" " Oggi e' una serata libera per me. I tuoi compagni ti hanno detto cosa faccio nelle mie serate libere?" " Credo di si, signora" " Bene! E siccome sei nuovo, credo che la cosa migliore per te sia quella di imparare a comprendere esattamente cosa ti aspettera' in seguito. Vieni anche tu" " Si signora" risposi imitando per l'ennesima volta i miei compagni ed inginocchiandomi ai suoi piedi. Era assurdo che io facessi certe cose ma volevo salvare la mia pellaccia e questo comportamento era indispensabile, a quanto pareva. Sonja intanto si volto' e cammino' verso l'uscita ed entrambi i miei due compagni si alzarono per seguirla. Feci anch'io come loro. Da dietro potevo notare la perfezione del suo sedere, alto e splendidamente disegnato dai pantaloni aderentissimi e la sua camminata volutamente sensuale. Conoscevo bene le donne e sapevo che una camminata del genere era studiata e voluta proprio per provocare, cosi' come provocante era il suo abbigliamento, ma ero sicuro che con quel fisico maestoso che possedeva non ce ne sarebbe stato nemmeno bisogno. Salimmo intanto fino al secondo piano, quello riservato interamente a lei, alla padrona di questa villa popolata da schiavi terrorizzati e non potevo fare a meno di pensare all'assurdita' di questa situazione. Ieri sera, poco piu' di 24 ore fa', ero concentrato sulle indagini di un omicidio ed ora mi ritrovavo con la mia vita appesa ad un filo, alla merce' di una donna tanto bella per quanto assurdamente forte e crudele. Arrivammo intanto a quella che doveva essere la camera da letto di Sonja e notai che stranamente anche questa non era arredata in modo lussuoso ma poteva considerarsi alquanto spartana, pur se piuttosto ampia. Un letto matrimoniale senza tanti fronzoli, un comodino sopra il quale c'era un abat-jour ed un posacenere con mozziconi di sigaretta, un armadio di legno piuttosto rozzo ma molto ampio che copriva quasi interamente la larghezza della stanza ed una finestra senza tende. Una camera ben poco femminile ma che evidentemente risentiva del trascorso militare della persona che ci dormiva. Mi avvicinai alla finestra e notai come questa desse direttamente sul cancello della villa e potevo notare anche alcuni particolari che dal primo piano non avevo potuto scorgere. Potevo riuscire infatti a vedere come fuori dal cancello ci fossero degli alberi e, apparentemente, nessun'altra abitazione. Come mi aveva detto Joe, del resto. A meno che non ci fossero case dalla parte opposta, ci trovavamo in una villetta immersa nel verde e isolata. Non era una buona notizia per i miei propositi di fuga. Sonja intanto, vide il mio interesse per la finestra e venne vicino a me " Stai cercando di capire se hai una possibilita' di fuga?" Oh cazzo. Mi aveva scoperto " Oh no, signora" balbettai "E' stata una reazione istintiva quella di andare di fronte alla finestra" Sorrideva e non sembrava particolarmente arrabbiata. La sua mano destra addirittura accarezzo' il mio viso ed io avrei pagato chissa' cosa che quella di fronte a me non fosse un'assassina psicopatica ma una donna come tante, una donna che si apprestava a baciarmi ed invece la sua mano scese sul collo e improvvisamente sentii la sua potenza inusitata. La sua mano si stringeva inesorabile sul mio collo senza che io potessi fare niente. Provai a togliere quella presa ferrea con le mie mani ma era inutile. I muscoli del suo braccio che inutilmente cercavo di togliere dalla mia gola non erano enormi ma erano delineati alla perfezione e sembravano essere d'acciaio e poi sentii i miei piedi lasciare il terreno. Mi stava sollevando. Quella donna era talmente forte e potente da sollevare un uomo della mia stazza con una mano sola. Ma intanto, piu' che ammirare la sua straordinaria forza, dovevo preoccuparmi della mia vita. Ormai il mio respiro si era fatto difficoltoso e le forze stavano per abbandonarmi. Che idiota! Mi avevano avvertito che Sonja non provava pieta' per le sue vittime e avrei dovuto fare piu' attenzione. Non riuscivo a parlare, non riuscivo ad emettere nessun suono e ormai credevo di morire. Sonja invece sorrideva, come se non stesse facendo alcuno sforzo " Sai perche' non ti uccido? Perche' e' il tuo primo giorno da schiavo. Ma ormai il tuo bonus e' esaurito e alla prossima ti ammazzero'. Non cosi' pero'. Non ti illudere. Ti ammazzero' facendoti soffrire le pene dell'inferno. Sarebbe troppo bello per te morire in questo modo, in pochi istanti. Quindi, riflettici bene la prossima volta" Mi lascio' di botto e caddi a terra. Finalmente, sentivo l'aria circolare di nuovo nei miei polmoni e respiravo, sia pure a fatica a causa del tremendo momento di puro terrore che avevo vissuto che mi faceva singhiozzare. Sonja si allontano' da me e la vidi dirigersi verso gli altri due. La vidi armeggiare dentro il comodino e poi tirar fuori qualcosa che non ebbi difficolta' a riconoscere, anche se era la prima volta che ne vedevo una dal vivo. Si trattava di un fallo di gomma. Ed era anche un fallo piuttosto grosso. Oh mio Dio. Era questo cio' che intendeva Joe quando mi disse che anche il sesso era da sottintendersi come piuttosto violento? Con voce calma e autoritaria, la donna ordino' a Jeff di toglierle gli stivali prima e i pantaloni aderentissimi poi, rimanendo con un sensuale e striminzito slippino nero traforato dal quale si riusciva a notare il suo triangolino ben curato. Oh si. Il suo corpo praticamente nudo non era assolutamente inferiore alle attese ed io non avevo mai visto qualcosa del genere. Come poteva un uomo non perdersi di fronte a tanta perfezione? La ammiravo quasi in trance, anche se quello che stava facendo non prometteva certo una notte d'amore focosa bensi' qualcosa che poteva essere molto pericolosa per noi tre. Si era messa infatti il fallo, con gesti lenti e sicuri e poi ordino'anche ai due di spogliarsi, cosa che fecero piuttosto rapidamente. Li fece inginocchiare al suo cospetto e poi ordino' a Jeff di lubrificare il fallo. Possibile che io stessi vivendo realmente quella situazione? Un uomo che con le lacrime agli occhi spompinava un fallo di gomma indossato da una donna bellissima? Oh certo, sapevo che c'erano situazioni simili, ma mai e poi mai avrei creduto di farne parte integrante. Sonja intanto, sembrava metterci molta passione in cio' che faceva. Era abbastanza evidente che amava umiliare gli uomini e, appena termino' di far lubrificare il dildo, fece mettere l'uomo in ginocchio sul letto e lo prese da dietro, spingendo il fallo dentro l'ano di Jeff senza preoccuparsi dei danni che l'uomo avrebbe potuto ricevere, con violenza, godendo della sofferenza di quel poveretto le cui lacrime si erano fatte sempre piu' intense. Ma improvvisamente, anche il pene di Jeff si inturgidi'. Era evidente che il contatto con la prostata sviluppava un certo piacere sessuale anche nell'uomo. La scena, surreale per la mia mentalita', aveva pur tuttavia qualcosa di eccitante. Non era la scena in se stessa, quella della penetrazione anale a solleticarmi, quanto la maestosita' della sua protagonista unica. Sonja poteva disporre di noi nel modo che voleva. Poteva strozzarmi mentre mi teneva sollevato a mezzo metro da terra, poteva possedere duramente e inesorabilmente un colosso quale era Jeff, violentandolo e umiliandolo senza che noi potessimo intervenire per fermarla. Tutto sembrava fosse possibile per quella donna che intanto, non contenta, proseguiva a violentare il poveretto che chiese il permesso di poter venire. Permesso che gli fu rifiutato. Non oso immaginare cosa gli sarebbe potuto accadere qualora non fosse riuscito a frenarsi. Ma ci riusci', immagino con molta fatica e solo quando la bellissima donna che lo stava possedendo esplose in un poderoso orgasmo che la fece sussultare, gli concesse l'eiaculazione. Sonja estrasse dall'ano di Jeff quell'arnese infernale e lo fece voltare. Povero ragazzo. Il suo volto era stravolto dal dolore e dall'umiliazione e le lacrime scendevano ormai copiose ma la donna non ebbe la minima pieta'. Prese la testa del giovane da dietro il collo e lo costrinse di nuovo a mettere in bocca il fallo " Puliscilo tutto che poi debbo usarlo di nuovo" disse sorridendo ironicamente. Per altri interminabili minuti, vidi Jeff pulire attentamente con la lingua i rimasugli dei suoi stessi escrementi ma finalmente Sonja lo interruppe. Era stremato e tremante ed io mi ero completamente perso in quella visione. Prima o poi sarebbe toccato a me e rabbrividii al pensiero. Non avrei mai pensato di essere penetrato un giorno e quella sensazione mi faceva star male. E dopo quello che Sonja mi aveva fatto, dovevo pure star molto attento con i miei piani di fuga. Sicuramente, non avrei avuto un'altra chance e non avevo proprio intenzione di finire di nuovo sotto le mani di quella donna che, nel frattempo, scanso' Jeff come se fosse un pacco invece di un essere umano e rivolse le sue attenzioni a Liam. Potevo quasi percepire il suo terrore, un timore innaturale che lo stava facendo tremare di fronte a lei. Mio Dio. A questo erano ridotti i miei compagni di sventura? Sarei diventato anch'io come loro? Il suo tremore intanto aumentava a dismisura. Avevo avuto modo di scambiare qualche frase con lui quando facevamo le pulizie insieme e mi ero accorto di una certa emotivita' superiore alla media. Comunque, Sonja lo fece stendere sul letto. Aveva il pene in posizione da riposo, malgrado la visione della donna fosse molto eccitante, con quel corpo in bella mostra. Sonja tocco' il corpo di Liam quasi con delicatezza, per dargli modo di eccitarsi e quindi, appena il pene dell'uomo divenne turgido, si poso' sopra di lui. Sembrava quasi un atto sessuale normale, malgrado i due non si baciassero, ma improvvisamente Sonja divenne piu' violenta " Avanti, idiota. Fammi godere se non vuoi che ti ammazzi in questo stesso istante" disse accompagnando quella frase ad una serie di ceffoni violenti che ridussero in breve la faccia dell'uomo ad una poltiglia. Sonja sembrava eccitatissima e spingeva il suo bacino come una forsennata. Credo che Liam dovette far ricorso a tutta la sua immaginazione per non eiaculare sotto quei colpi potenti ma anche Sonja sembrava non riuscire a godere come lei aveva intenzione. Si tolse da sopra e, prendendolo da dietro il collo, lo sollevo' e lo fece volare per la stanza mandandolo a sbattere contro il muro. Mio Dio che potenza! L'uomo ricadde a terra violentemente, piangendo sommessamente ma senza gravi conseguenze. Ma non era finite per lui, poveretto. Sonja lo alzo' di peso " Tu, misero verme. Sai cosa faccio a quelli come te? A quelli che non mi soddisfano?" Liam sbianco' in volto. Aveva la faccia che definire terrorizzata non rende bene l'idea. I suoi occhi erano vitrei e tutto il suo corpo tremava senza sosta " Le prometto che la prossima volta andra' meglio, padrona Sonja. La prego, non mi uccida" Sonja rimase per qualche istante in quella posizione. Sembrava che stesse pensando a cosa fare di quel poveretto e finalmente lo lascio' andare. Liam ricadde a terra come un sacco di patate, accovacciandosi in posizione fetale, sempre tremando come un bambino. Si volto di nuovo verso Jeff " Tu, vieni qua'" gli ordino', Con una spinta lo fece stendere sul letto al posto del suo compagno e si mise sopra di lui. Jeff era gia' abbastanza eccitato e il contatto col corpo straordinariamente bello di Sonja lo aiutarono ad avere un'erezione accettabile ed in effetti, stavolta le cose sembrarono migliorare per la donna. Dopo una decina di minuti abbondanti infatti, riusci' ad avere un orgasmo. Jeff era riuscito a farla godere. Per qualche minuto, Sonja parve accontentarsi. Si fece accendere una sigaretta dal suo amante giornaliero e si sedette sul bordo del letto a fumare, dando ogni tanto un'occhiata quasi schifata ai suoi schiavi. Ogni tanto si voltava anche verso di me per vedere cosa stessi facendo ma non sembrava interessata piu' di tanto, anche perche' io mi tenevo alla larga dalla finestra ed ero perfettamente immobile. Dopo aver terminato di fumare, si mise di nuovo il fallo di gomma. Non aveva ancora terminato e stavolta fu Liam a dover essere penetrato. Lo fece ancora in modo piu' violento, forse perche' con lui non era riuscita a godere a pieno, tenendogli il collo col suo braccio dotato di forza sovrumana e quando termino' ancora una volta sobbalzo' per l'orgasmo e solo allora mi resi conto che l'uomo non si muoveva piu'. Non aveva resistito al dolore atroce o forse il braccio di Sonja lo aveva stretto in un abbraccio mortale. La sua testa pendeva in modo innaturale e le braccia erano lungo il corpo e se rimaneva in ginocchio sopra il letto era solo perche' Sonja lo teneva ancora stretto per il collo e il suo fallo di gomma era ancora nel suo ano. Inconsciamente ed incoscientemente mi precipitai verso Liam ma la voce della donna mi blocco' " Non provare a toccarlo. L'idiota e' solo svenuto. Un ragazzone grande e grosso che non sopporta il dolore" mi disse ridendo. Non provai nemmeno ad obiettare e mi fermai immediatamente. Sonja intanto, tolse finalmente il fallo dall'ano di Liam e ordino' a Jeff di trascinare il poveretto fuori dalla sua stanza, rimise il fallo di gomma nel cassetto dopo averlo fatto ripulire e poi mi fece cenno di avvicinarmi a lei. Respirai profondamente. Ero felice per il povero Liam che sembrava essersela cavata, ma adesso? Perche' mi aveva fatto rimanere con lei? La stranissima sensazione di trovarmi a tu per tu con un essere che poteva disporre della mia vita mi faceva fare dei respiri irregolari e nervosi ma mi avvicinai. Lei mi afferro' per il mento " Adesso hai una vaga idea di cosa ti aspettera' quando ti chiamo?" " Si signora" risposi semplicemente " Molto bene. Ora puoi andare" Chinai la testa con deferenza e poi mi avviai verso l'uscita quando sentii di nuovo la voce della donna "Aspetta Jason. Torna qui'" Un brivido di paura percorse il mio corpo. Avevo forse fatto qualcosa che non dovevo fare? Oppure non avevo fatto qualcosa che invece avrei dovuto compiere? Tornai comunque di fronte a Sonja e stavolta non seppi resistere. La guardai bene in volto, ammirando la sua bellezza, i suoi lineamenti e poi andai giu' a riempirmi gli occhi di quel corpo interamente nudo che lei mostrava con compiacimento, consapevole della sua perfezione " Ho fatto qualcosa, signora?" le chiesi comunque con quel brivido di paura che ovviamente mi attanagliava. Lei mi guardo' fisso. Uno sguardo strano che non riuscii a decifrare " Hai paura di me Jason?" mi domando' infine " Certo signora. Come potrei non avere paura di lei?" " Hai uno sguardo strano. In tanti anni ho imparato a riconoscere il terrore negli occhi degli uomini e tu non hai la stessa paura che nutrono tutti nei miei confronti" " Io ... ..Io non so signora. Non so quello che provano gli altri, ma sicuramente so che provo molta paura nei suoi confronti. Ha dimostrato che puo' uccidermi quando e come vuole, non posso scappare, sono suo schiavo a tutti gli effetti e quindi la paura e' il minimo che posso provare per lei" Sembro' soddisfatta della mia risposta ed io continuai "Poi ovviamente ci sono anche altre sensazioni ... ." Stavolta Sonja mi guardo' in modo interrogativo, reclinando leggermente la sua testa di lato e aggrottando le sopracciglia " Cosa intendi per altre sensazioni?" " Beh, ammirazione, rispetto. Una donna con le sue qualita' non puo' non essere ammirata e rispettata, anche senza condividerne le azioni" Mi stavo sciogliendo e le stavo dicendo esattamente cosa pensavo, nella speranza che lei potesse accettare la mia sincerita' e la vidi incuriosita " Tu provi rispetto e ammirazione per me?" " Si signora. E' una cosa un po' strana da spiegare. E' un miscuglio di sensazioni dove c'e' ovviamente anche la paura di sapere che la mia vita e' nelle sue mani, ma sicuramente c'e' anche rispetto e ammirazione e poi ... ... " " E poi?" " Io non so se posso permettermi. Stamattina lei mi ha proibito di farle degli stupidi complimenti" " Ti eccito come donna? E' questo cio' che vuoi dirmi?" " Io ... .Si signora. Io la trovo molto bella. Il suo corpo e' assolutamente perfetto e credo che lei ecciterebbe qualunque uomo" Sonja rimase qualche secondo in silenzio ed io sospirai nervosamente in attesa di una sua reazione. La donna si mise seduta di nuovo sul bordo del letto, accavallo' le lunghe gambe che guardai con ammirazione. Erano molto belle, prive di qualunque imperfezione, definite ma femminili e mi sembrava impossibile che avessero quella potenza che dimostravano. Alzo' gli occhi, splendidamente azzurri verso di me che ero rimasto in piedi senza sapere cosa fare e si sposto' con una mano i capelli che erano scesi dinanzi agli occhi, sudati dopo quella lunga sessione di sesso estremo " Ti sbagli Jason. Non tutti gli uomini si eccitano con me. La paura che incuto loro fa passare in secondo piano la mia bellezza e mi guardano non come una donna ma come un essere che puo' ucciderli. Se hanno un'erezione e' solo perche' sanno che in effetti, io li ucciderei se non l'avessero. Quando vado con altri uomini invece, uomini che non hanno idea della mia forza e della mia potenza, che non mi conoscono, allora vedo nei loro occhi il desiderio nei miei confronti, quel desiderio che appaga la mia femminilita'. Capisci cosa voglio dire?" " Si signora. Credo di aver capito. Posso permettermi di farle una domanda, allora?" " Si, ti do il permesso" " Perche' lo fa? Lei potrebbe avere qualunque uomo e non dovrebbe elemosinare amore da uomini che non gradiscono di fare sesso con una donna della sua bellezza" " Perche'? Perche' e' la mia natura, Jason. Tu non puoi capire ma io ho bisogno di vedere il terrore negli uomini mentre faccio sesso con loro. Non provo una particolare soddisfazione nel fare sesso normale. Ed avere sguardi di ammirazione non mi compensa. So che tutti mi vedete bella ma provo piu' piacere nell'essere temuta" " Ci puo' essere uno e l'altro. Intendo dire che ci puo' essere paura verso di lei e nello stesso tempo ammirazione per la donna, per la femmina" " Come quello che provi te, ad esempio?" " Si signora. Io almeno provo tutte e due le sensazioni" Sonja si alzo' di scatto dal letto mettendo il suo bel viso a ridosso del mio. Dio, quanto mi piaceva. Era assurdo. Non poteva piacermi una donna del genere, un'assassina, eppure non riuscivo ad essere insensibile al suo fascino. Mi prese di nuovo per il mento " Allora vediamo se dici la verita'. Se dovessi scoprire che mi hai mentito, io ti uccidero'" Non disse altro e la sua bocca cerco' la mia. Mentre assaporavo quel bacio cosi' voluto fin dal primo momento che l'avevo vista, Sonja mi aiuto' a liberarmi dei miei indumenti. Il contatto con quella pelle liscia, con quel corpo cosi' potente, la visione di quel bel viso che sembrava essersi addolcito in quel momento, mi fecero avere una potente erezione. Non riuscivo a ricordarmi se avessi mai desiderato una donna cosi' tanto in vita mia. Mi fece mettere sotto di lei. Evidentemente, le piaceva stare sopra all'uomo con il quale faceva sesso e devo dire che la posizione non mi dispiaceva affatto. Mi fece toccare finalmente i suoi seni e rimasi meravigliato per quanto fossero duri oltre ad essere belli. Era una delizia leccarle i capezzoli e sentivo che anche lei fremeva di desiderio. Finalmente, lei si fece penetrare. A volte il suo busto era eretto, perpendicolare al mio, altre volte si chinava cercando la mia bocca e, in quel momento, sentivo la sua straordinaria potenza. Mi prendeva i polsi e li stringeva, nell'enfasi amatoria, per ribadire che era lei a detenere il potere, che era lei quella piu' forte. Cercavo di sopportare quel dolore, reso infinitamente piu' sopportabile dall'enorme piacere che provavo. La mia resistenza amatoria era pero' ormai agli sgoccioli e la paura cominciava ad attanagliarmi. Se avessi eiaculato prima che lei avesse provato un orgasmo, mi avrebbe ucciso. Cercai di non pensare che sopra di me ci fosse una donna bellissima che avevo desiderato fin dal primo momento e cercai di far viaggiare i miei pensieri altrove, per ritardare il piu' possibile il momento dell'eiaculazione e fui fortunato. Sonja sobbalzo' sopra di me. L'ennesimo orgasmo di quella serata e solo al quel punto le chiesi il permesso di poter venire. Me lo concesse subito ed io riuscii a godere in modo straordinario. Fare sesso con quella donna era stato qualcosa di meraviglioso. Il mio orgasmo era stato sublime, ma adesso quello che mi interessava sapere era se fossi riuscito ad accontentarla. Ne andava della mia vita. Cercavo di capire tra le pieghe del suo viso, dalla sua espressione che in quel momento sembrava completamente assente, assorta forse nel pensiero di cosa fare di me. Non disse nulla per alcuni interminabili secondi poi si tolse da sopra di me " Vattene Jason. Per questa volta non ti uccidero'. Sparisci da questa stanza" " Si signora. Subito" risposi afferrando i miei indumenti ed uscendo dalla sua stanza. Mi rivestii fuori dalla sua porta, rimuginando su quelle parole. Cosa voleva intendere? L'avrei scoperto solo qualche giorno dopo. Fine terzo episodio. Per commentare questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it