Gertha e Maria Gą¶esser sono due sorelle assolutamente imprevedibili, insospettabili, per certi versi assolutamente imperscrutabili. L'unica cosa che le accomuna č lo stile di vita con il quale hanno deciso di rendere piacevoli i giorni, mesi ed anni che intendono passare insieme nella loro grande ed accogliente casa di Friburgo, alle pendici della Selva Nera. Figlie d'una delle pią¹ blasonate famiglie dell'aristocrazia austriaca hanno lasciato il paese natale appena l'ormai ottuagenaria madre le ha lasciate uniche ereditiere di un'autentica fortuna fatta di denaro, terreni, partecipazioni azionarie ed immobili sparsi un po' ovunque. L'idea di lasciare l'Austria l'avevano sempre coltivata; troppo conosciute sia in Carinzia dove vivevano, sia nella capitale, entrambe anelavano a poter vivere in maniera pią¹ libera e meno condizionata dalla curiositą che le circondava. La possibilitą di acquistare quella specie di maniero incastonato fra i boschi a due passi da Friburgo, a meno di sessanta chilometri dal confine con la Francia aveva rappresentato per entrambe l'occasione per chiudere un capitolo della loro vita ed aprirne un altro, pią¹ vero, autentico e dannatamente pią¹ divertente e disinibito. Entrambe Dominatrici, entrambe affascinanti, entrambe colte ed eleganti. Queste le sole caratteristiche condivise oltre al prestigioso cognome. Per tutto il resto le sorelle Gą¶esser non potevano esser pią¹ dissimili. Ma non erano solo le differenze a stupire, cią² che in effetti risultava straordinario era l'abbinamento delle caratteristiche fisiche con quelle psicologiche e caratteriali in ogni una di esse. Quasi come se ci fosse stato un cortocircuito che invertendo le polaritą naturalmente prestabilite avesse messo dentro al corpo dell'una il carattere e la personalitą della altra creando una persona che si rivela essere esattamente l'opposto di cią² che le sue fattezze fisiche farebbero supporre. Cosą¬ Gertha 44 anni appena compiuti, i capelli biondi e gli occhi verdi, un corpo slanciato e tonico, gambe lunghe ed un seno piccolo e perfetto risulta essere passionale, estroversa, molto fisica nella sua sessualitą dominante e relativamente attratta dalla cerebralitą , Maria, 3 anni pią¹ giovane, capelli ed occhi nerissimi, un corpo morbido e sensuale, mediterraneo se non addirittura con contaminazioni latine, il seno pieno e un po' abbondante per la sua altezza č invece quella che si scioglie nel fascino del pensiero, che ama sussurrare le emozioni, che lascia la sua mente comporre contorti ghirigori grevi di eccitazione, una lussuria esplosiva in una mente capace di partorire fantasie straordinariamente sottili, un erotismo raffinato e soffuso sempre espresso in maniera discreta, quasi sussurrata. Legate l'una all'altra fin dall'infanzia, avevano condiviso le emozioni e le scoperte, il primo frustino l'aveva impugnato Gertha il primo orgasmo al pensiero d'usarlo su di un uomo l'aveva avuto Maria. Anche gli schiavi riflettevano la differenziazione profonda della sessualitą delle sorelle. Gertha aveva cercato e trovato esattamente cią² che desiderava. Un giovane magrebino di 30 anni dalla pelle olivastra e dagl'occhi scuri come la notte. Il fisico asciutto, muscoloso i capelli ricci tenuti cortissimi. Sessualmente generosamente ben dotato, Gertha lo aveva fatto circoncidere non appena trasferiti in Germania. Sosteneva con convinzione la tesi secondo la quale la minore sensibilitą ottenibile attraverso l'asportazione del punto pią¹ sensibile del pene maschile fosse determinante nel migliorare la capacitą di resistenza e durata nei rapporti. Molto meglio "tagliati" amava affermare ridendo alle proprie amiche parlando dei propri amanti. Gertha era rapace, avida, pressoché insaziabile, i suoi schiavi si "usuravano" rapidamente, li spremeva come limoni e li gettava senza rimpianti una volta consapevole d'averne goduto d'ogni goccia vitale. Erano uomini in certo modo esausti, esauriti, quasi che l'orologio della vita avesse corso per loro alla velocitą doppia di quello dei comuni mortali. Maria aveva cercato per anni senza mai potersi dire soddisfatta. La sua cerebralitą la indirizzava verso persone sensibili e notevolmente pią¹ giovani di lei. Ma solo dopo pią¹ di dodici anni dall'inizio della sua ricerca trovą² quel che desiderava. Anzi, il destino fu generoso poiché ripagą² con l'abbondanza la lunga attesa patita. Due angeli, coma amava affettuosamente chiamarli, molto simili l'uno all'altro quasi a sospettare fossero gemelli. In effetti Maria li aveva resi quanto pią¹ simili possibile facendogli adottare lo stesso taglio di capelli e lo stesso stile nelle movenze. La postura del corpo pretesa identica, la voce sempre sussurrata, mai alta. I corpi decisamente piccoli nelle dimensioni, sempre perfettamente glabri grazie ad una accuratissima depilazione che insieme a frequenti applicazioni di creme emollienti ed idratanti manteneva la pelle vellutata e bianchissima anche durante l'estate. I capelli biondi acconciati alla paggetto sembravano d'oro grazie ai colpi di sole che ne variegavano la tinta. Anche Maria, come la sorella, aveva fortemente modificato l'aspetto dei loro organi sessuali. Naturalmente in maniera diametralmente opposta. Per pią¹ di sei mesi aveva costretto i giovani a portare una pinza appesantita da pesi via via crescenti attaccata alla pelle del prepuzio. Il glande cosą¬ non veniva mai scoperto e la pelle, con il passare del tempo e l'aumentare del peso applicato, si allungava sempre pią¹ conferendo al pene l'aspetto di quello d'un neonato. Anche le dimensioni dello scroto erano state chirurgicamente ridotte in maniera che i testicoli ne riempissero il volume senza pendere dal corpo assomigliando in tutto e per tutto ai piccoli putti di tante raffigurazioni scultoree o pittoriche rinascimentali. Bambi e Cucciolo, questi i nomi dei due schiavi di Maria, al contrario del possente Hamed, non avevano accesso all'orgasmo ma venivano continuamente stimolati. Vivevano in pratica in uno stato di costante erezione sapientemente e maliziosamente indotta dalla loro Dominatrice che adorava vederli e saperli in preda ad un desidero parossistico senza tregua. Come degli adolescenti avevano spesso polluzioni notturne che alleviavano momentaneamente il loro stato di forte tensione fisica ed emotiva. Il maniero Gą¶esser si trovava sulla sommitą di una collina al centro di una grande area verde, la sua struttura, due ali laterali unite da una parte centrale comune sembrava fatta apposta per celebrare feste e banchetti. Le due sorelle passavano buona parte del loro tempo negli ampi e confortevoli saloni della parte comune prima di rifugiarsi, quando lo desideravano, nella discreta intimitą della propria ala. Quella sera, sedute davanti al grande caminetto, chiacchieravano circa la possibilitą di organizzare la tradizionale festa di mezza estate nel giardino a ridosso dell'imponente costruzione. Hamed si occupava dei piedini affusolati di Gertha, massaggiandoli devotamente con le dita, i suoi gesti erano amorevoli, attenti, dedicava tutto se stesso a procurare sensazioni piacevoli alla propria Dea. Un piede fra le mani e l'altro nel grembo, fra le proprie gambe. Proprio lą¬, sornione ed attento a dettare il ritmo del massaggio, dell'attenzione dell'uomo, della sua eccitazione. Maria ascoltava la sorella, annuendo di tanto in tanto. Aveva Bambi allungato sul suo grembo. Teneva le dita di una mano affondate in quella massa di riccioli morbidi e dorati, con l'altra gli teneva il glande imprigionato sotto la stoffa leggera dei calzoncini di lino bianco, fra il pollice e l'indice. Lo mollava e lo riprendeva tirando piano la pelle verso la punta, facendo attenzione che il giovane non riuscisse a scoprire il glande con qualche spinta del bacino in avanti. Una carezza lenta e ripetitiva, estenuante. Era un gioco che facevano sempre, con Bambi che tentava di raggiungere l'orgasmo e con Maria che ne intuiva l'approssimarsi e si fermava un attimo prima; con lui che desiderava essere scappellato da quelle dita ed invece ne veniva sempre imprigionato, senza pią¹ possibilitą di muoversi perché lei stringeva forte la pelle del prepuzio fra le dita negandogli ogni spazio residuo. Lei aveva una sensibilitą formidabile per capire quando i maschi erano ormai prossimi all'orgasmo. Quasi percepisse senza alcuna possibilitą d'errore i segnali del corpo: il respiro che si fa pią¹ corto e rapido, il bacino che viene sospinto in avanti, il calore del cazzetto che improvvisamente aumenta fra le dita quasi a scottare ed infine la sua turgida consistenza che diventa d'un tratto ancor pią¹ compatta e sussultante. Era difficile ingannare Maria, sia Bambi che Cucciolo ci provavano di tanto in tanto non resistendo al richiamo della propria natura. Entrambi desideravano spruzzare il proprio seme fra le dita della Dominatrice ma non vi riuscivano mai, o quasi mai. Quando il gioco si faceva troppo coinvolgente e Maria si lasciava prendere dall' ebbrezza della sfida, dal gusto di arrivare ad un passo dall'esplosione, reagiva veloce e letale quanto un crotalo. Mollava la presa sul glande pur rischiando, con cią², di rendere libera l'emissione di sperma, per artigliare ferocemente uno od entrambi i testicoli fra il pollice e l'indice stringendo senza alcuna pietą . Una mossa infallibile, letale, perfetta e un'autentica esplosione pirotecnica della sua eccitazione. Stringere le piccole ciliege fra le dita e sentire montare repentina nei lombi l'ondata di calore era un tutt'uno. Continuava a stringere fino a quando le ondate successive non si placavano ed il riflusso cessava come gli spasmi del corpo al quale veniva inflitto il dolore. "Sublime e salato" diceva allora sorridendo ed il suo sguardo si faceva pią¹ languido ed intenso. Gertha, pur avendo visto molte volte quella scena ne rimaneva sempre affascinata. Era come vedere un rito naturale con un predatore ed una preda. Un epilogo ineludibile o quasi. Eppure carico di pathos, di aspettativa, di fremiti, di paure, di desiderio di godimento, di rassegnazione, di eccitazione, di piacere, di dolore, di vita. Maria sorrideva come un gatto che tiene il topo fra gli artigli. Poi lentamente piegava il capo su quella testa bionda e cercava con le labbra, le lacrime salate che colavano su quelle guance delicate. Le assaporava con lussuria mentre il tocco della sua mano tornava affettuoso, premuroso, lenitivo. Le dita della sua mano tornavano a giocare con minuscolo sesso, mortificato, molle, momentaneamente inoffensivo. Il gioco poteva ripetere il suo ciclo, provocazione, stimolo, avvicinamento all'apice, repentina castrazione, dolore, frustrazione, intenso senso di potere, orgasmo soffuso senza bisogno di sfiorarsi. Ogni volta diveniva pią¹ difficile il controllo, i tempi si accorciavano, le dita di Maria lasciavano tracce lucenti sulla stoffa immacolata, argento, come passaggi di lumache. La sorella a quel punto era pronta a ritirarsi nella sua ala ed a iniziare giochi non meno crudeli con il possente Hamed, al quale perą² sarebbe stato concesso ed ordinato di spruzzare fino all'ultima goccia della propria linfa vitale. Ma non sarebbe stato un sollievo. Tutt'altro. Non appena chiusa dietro di se la porta della grande camera Gertha fece cenno a Hamed di spogliarsi e d'inginocchiarsi. Anche lei si liberą² con lentezza degl'abiti ad eccezione degli alti sandali decolté. Avviciną² lentamente il pube ricoperto di riccioli biondi al viso dell'uomo. Sorridendo notą² che la sua grossa verga svettava gią eretta fra le cosce dell'uomo. Allungą² una gamba e sfiorą² l'asta con il sandalo, percorrendolo in tutta la notevole lunghezza. Poi, cercą² con la punta acuminata della scarpa d'isolare un testicolo all'interno del sacco scrotale fino a quando non riuscą¬ ad intrappolarlo stabilmente fra la suola ed il pavimento di legno. Era un gioco che facevano spesso; Gertha lo chiamava scherzosamente "il richiamo della foresta" poiché con uno od entrambi i testicoli schiacciati contro il pavimento per il maschio era impossibile affondare in naso e la lingua nella bionda peluria come avrebbe desiderato. Egli cercava in tutti i modi di allungare la propria colonna vertebrale e guadagnare i pochi centimetri che lo separavano da quel formidabile richiamo della natura e come un serpente stira i muscoli del busto e della schiena proprio come solo un rettile potrebbe fare. Ma per quanto intensi fossero gli sforzi del maschio, le lunghe, affusolate gambe della donna per di pią¹ abbarbicate su 12 ulteriori centimetri di tacchi acuminati rendevano inutile qualsiasi tentativo, a meno che Hamed non avesse preso in considerazione la possibilitą di rinunciare dolorosamente a cią² che il piede della donna teneva schiacciato contro il pavimento. Dą¬ un po' Hamed - disse la donna con fare canzonatorio - Com'č che ogni volta che mia sorella si trastulla con i gioielli dei suoi schiavetti a te viene duro l'uccello ? Eh? Che ti succede ? Ti ricordi di quando lavoravi con cammelli e dromedari come assistente del castrino del paese? Hm ? Ti veniva duro anche allora? Come ti succede adesso? - Gertha rise facendo sobbalzare il piccoli seni che avevano oramai i capezzoli appuntiti e svettanti, segno del suo coinvolgimento nell'atmosfera di gioco di cui erano protagonisti. E che facevi allora Hamed. Correvi a schiantarti di seghe o te le facevi fare dai tuoi amichetti, i tuoi bei coetanei del suk fra i quali ti ho scelto? Con tutte le palle che tagliava il tuo padrone dovevi avere questo bell'arnese sempre duro come un sasso non č vero? - Oppure ... oppure te lo facevi succhiare? O eri tu a succhiarlo ai tuoi amichetti eh Hamed?- La tensione del maschio era ormai prossima al parossismo. Hamed si lasciava letteralmente violentare dalle parole taglienti della dominatrice, stordito ed inebriato dall'odore pungente del suo sesso a pochi millimetri dalle sue narici. Con la lingua riusciva a malapena a sfiorare la peluria che ne celava le prime lucenti avvisaglie d'eccitazione. Anche se Gertha aumentava la pressione sul testicolo imprigionato Hamed non era pią¹ in grado di porgere attenzione alle vampate di dolore che gli esplodevano nel ventre. Gertha rideva - Potrei farti qualsiasi cosa, davvero qualsiasi cosa quando sei cosą¬ eccitato Hamed, non ti accorgeresti di nulla, al posto del cervello adesso comanda solo il tuo cazzo.- La donna sollevą² infine il piede liberando il maschio dalla trappola. Allontaną² il bacino da quel viso che inseguiva disperatamente quella traccia di ormoni di femmina oramai forte ed acre intimandogli con il gesto della mano di distendersi nel grande letto a baldacchino. Gli assicurą² velocemente braccia e gambe alle massicce colonne del letto con robusti legacci provvisti di bracciali e cavigliere in pelle. Il corpo del maschio era perfetto. Non uno dei suoi muscoli era rilassato, la pelle appena imperlata di sudore, lo sguardo incollato all'inguine della donna, il grosso sesso turgido e sobbalzante, l'enorme cappella rosa resa lucida come il marmo dalla forza di quell'erezione poderosa, i testicoli alti e separati, gonfi come albicocche mature. Con studiata lentezza gli si mise a cavalcioni, si piegą² fino a sfiorargli le ciglia con le labbra, gli leccą² il collo assaporando il sapido sapore di quella pelle bruna. Gli morsicą² forte un capezzolo fino a strappargli un urlo di dolore. Gli sorrise, lo bacią², con foga, intrecciando la lingua alla sua, respirando insieme a lui. Con la fica gli premette sul cazzo appiattendolo sul ventre. Il sesso della femmina si aprą¬, i petali allargati dall'osceno pistillo: inizią² la danza. Avanti ed indietro, lentamente, in una sega fatta con il proprio sesso spalancato che si strusciava sull'asta senza alcuna frizione. Entrambi grondavano desiderio, il movimento fluido e liquido al punto da potersi ascoltare. In cinque minuti lo portą² al diapason. Il corpo dell'uomo vibrava come la sua spada premuta, schiacciata sul proprio ventre. La cappella arrossata compariva e scompariva inghiottita dalla bionda peluria. Hamed voleva urlare, era sull'orlo del precipizio. Esplose. Fiotti lattiginosi eruppero in rapida successione arrivando sul collo, bagnandogli la gola, perfino una guancia. La donna, a quel punto, inizią² la sua corsa accelerando la sua cavalcata sul bastone rovente. Si muoveva elastica e veloce, raspava il cazzo dell'uomo facendo in modo che non sfuggisse alla presa del suo sesso. Una danza micidiale, armoniosa, elegante, ossessiva. Hamed urlą² ma il suo cazzo non perse turgore. Il bacino della donna danzava impazzito e perfetto. Non si sarebbe fermato, avrebbe continuato. Hamed soffriva indicibilmente, la sega non accennava a fermarsi anzi, il movimento si approssimava al parossismo mano mano la donna si avvicinava all'orgasmo. Poi d'un tratto si sollevą² sulle ginocchia, artiglią² con le dita l'asta paonazza e l'infilą² in un battibaleno nella sua vagina, ora pronta ad accogliere quella carne rovente. Le ci vollero pochi colpi, meno di una decina e sentą¬ l'orgasmo esplodere nel lombi. Chiuse gli occhi e guardą² i lampi di luce. Urlą² anche lei, con la gola e con la pancia, spinse e scalcią², lasciando che le sue unghie affondassero nel petto dell'uomo. Adorava godere cosą¬, segarli con la figa, farli spruzzare e continuare a segarli implacabilmente, forsennatamente, poi inghiottirli nell'utero liquido, mangiargli ancora la carne con il proprio sesso, farli urlare di dolore. Allora veniva, e il suo era un orgasmo davvero infuocato.