Ecatombe Un gruppo di robuste massaie dà una tremenda lezione ad una squadra di gendarmi in un mercato rionale napoletano E' una mattina del 1899, in un mercato rionale di Napoli. Tra le grida dei venditori e il brusio della gente, un gruppo di massaie sta acquistando verdura. Sono 8 donne, dalla classica fisicità della massaia partenopea, grosse e robuste e forzute. Le massaie ad un certo punto si azzuffano tra loro, pare per un paio di ravanelli. La zuffa degenera, in breve si accapigliano tutte e 8 e molte si strappano le ampie gonne, scoprendo forme generose e dure come marmo. In breve accorre una squadra di gendarmi, preceduti da un ufficiale a cavallo, che forte della sua autorità ordina alle donne di fermarsi. Le gigantesche popolane neanche lo ascoltano, e continuano ad azzuffarsi, tra l'eccitazione sovrumana dei maschi che osservano dalle finestre e dalla strada. L'ufficiale spazientito ordina di nuovo alle donne di disperdersi, e dicendo ciò ne colpisce una alla schiena con lo scudiscio. E' il segnale: le donne smettono di azzuffarsi e si rivolgono verso gli 8 gendarmi accorsi. Una tra le più grosse, presa la rincorsa, dà una spallata tremenda al cavallo dell'ufficiale, sbattendolo contro il muro del palazzo. L'ufficiale rotola a terra come un burattino, e la donna lo afferra per il colletto, tirandolo su come un fuscello e sbattendolo contro il muro. Poi gli strappa i galloni e ci scoreggia sopra, poi glieli riattacca. Le altre si gettano sui gendarmi: una ne afferra uno per la giacca, scuotendolo come un pupazzetto, poi con uno schiaffo quasi lo stende al suolo. Un'altra, alta quasi 2 metri per 160 chili, nuda dalla pancia in giù, ne afferra uno che tentava di ripararsi dietro un muretto, e se lo infila con la testa tra le chiappe smisurate, che poi stringe come una morsa. L'uomo si dibatte per un po' poi soffoca, e la donna lo rilascia giusto in tempo per salvargli la vita. Un'altra con delle poppe enormi, sbottonatasi la camicia, usa le enormi zinne a mo' di pugni, sbattendole in faccia ai gendarmi, che cascano al primo colpo. Già cinque gendarmi sono fuori causa: l'ufficiale, trasformato in zerbino dalla sua mattatrice, quello schiacciato tra le chiappe della gigantessa e tre stesi senza pietà dalle zinnate della "pugilessa delle poppe". Gli altri tre, uniti insieme, cercano di bloccare una donna di 180 chili per 2 metri, afferrandola per le braccia e uno abbracciandola da dietro alla vita. Ma la donna sbatte testa contro testa i due avvinghiati alle braccia, e con una poderosa culata si libera di quello dietro, che vola a terra come colpito da dieci pugni contemporaneamente. Intanto uno dei gendarmi si rialza e cerca di bloccare una donna con un bastone stringendola al collo da dietro, ma la donna si divincola, facendo leva sulla sua stazza poderosa (1,78 per 130 kg), e liberatosi del gendarme che al confronto pare un moscerino lo afferra per un braccio e lo schiaccia contro il muro. In tre cercano di bloccare quella che spara colpi di tette, ma vengono tutti e tre abbattuti dallo stesso colpo di tetta. Intanto si rialza anche quello che era stato stretto tra le natiche di una di loro. Ma si ritrova davanti proprio la sua castigatrice, che strettolo in un angolo gli mostra le chiappe nude, minacciandogli un nuovo "trattamento". L'uomo morto di paura si inginocchia dietro la gigantessa, che ridendo a crepapelle si limita a sparargli sul viso una scoreggia micidiale che nemmeno una gorilla. L'uomo si abbatte a terra semisvenuto. Uno cerca scampo in un portone, ma in due donne lo raggiungono e lo schiacciano in mezzo a loro. Poi lo scaraventano in una pozzanghera di merda di maiali. I pochi gendarmi ancora in piedi, circondati dalle donne, vengono minacciati del taglio delle palle, ma atterriti e tremanti affermano pubblicamente di non averle, pur di salvarsi. Le donne scoppiano in una risata all'unisono e si limitano a spogliarli nudi e rimandarli via, tra lo scherno delle donne e l'eccitazione super dei loro uomini alle finestre.