destinazione destino Mi sentivo un maschio forte e sicuro di me quando presi il treno per quel viaggio che cambi� la mia vita e mi fece finire dove sono ora. I vagoni erano quasi totalmente deserti, quindi potei scegliere uno scompartimento a piacere; per quello che avevo potuto notare, le uniche altre persone che avrei incontrato in quel viaggio erano i componenti di una famigliola composta da madre, figlio grande e figlia piccola. la madre era una donna estremamente piacente e robusta sui 45, dai capelli neri lunghi e mossi e il seno pieno, il fisico slanciato, probabilmente lavorato in palestra, o cos� si poteva bene intuire sotto i vestiti; il figlio maggiore era un molluschetto di circa 15-16 anni, con gli occhialini, tremante e curvo, spaurito e intimidito dalla sua stessa sorellina, una bella bambina dai capelli lunghissimi e neri di circa dieci anni, che aveva preso molto dalla madre, compreso il fisico slanciato che di l� a qualche anno la avrebbe portata a diventare molto probabilmente pi� alta del fratellone vermiciattolo. Fra me e me diedi dell'invertebrato a quel ragazzino, quando da lontano, prima di chiudermi nel mio scompartimento, mi resi conto che aveva letteralmente paura della sua sorellina e ne eseguiva gli ordini, dati in maniera secca e decisa. Obbedire ad una bambina di forse solo dieci anni! Alla propria sorellina minore! E davanti a sua madre! Ridacchiando per la vilt� di quel mollusco, badai agli affari miei. Dopo circa una ventina di minuti dalla partenza, scoprii che la bambina aveva lasciato i familiari e si era messa a girare allegramente per il treno. Entr� nel mio scompartimento senza nemmeno bussare, con un giornalino a fumetti in mano, e disse "voglio sistemarmi qui" "ma il treno � deserto, perch� non vai da qualche altra parte, cos� stiamo larghi ed in pace?" "no, voglio stare qui. Ed anzi voglio abbassare il finestrino, ho caldo" "non se ne parla nemmeno!" risposi acido alla bambina. Lei lo abbass� ugualmente ridendo, ed io fui costretto ad alzarmi per sollevarlo ancora, poi mi sedetti di nuovo. "Piccoletta, non farmi arrabbiare oppure io..." La serpentella salt� in piedi sul sedile di fronte al mio. Credevo che la pestifera streghetta si sarebbe limitata a farmi dispetto utilizzando quella posizione, per abbassare nuovamente�il finestrino e farmi infuriare (tanto che stavo gi� per alzarmi ancora e punirla severamente), invece quella vipera di una decina d'anni si molleggi� sulle gambe e si lanci� nel vuoto, attravers� volando il breve spazio che ci separava atterrando rovinosamente sul mio sedile, anzi, proprio sulle mie povere palle, emettendo nel farlo un gridolino di soddisfattissimo divertimento, e schiacci� con volutt� le mie indifese sfere. "Aaaaaaaaahiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaarrrrrrrrrghhhh!!!!!!!" Urlai e gemetti, piegandomi dal dolore folle, e lei pot� tranquillamente abbassare il finestrino come desiderava, sempre continuando a ridacchiare e camminarmi con i suoi detestabili piedi sui gioielli di famiglia. Forz� col tallone le mie povere palle per un'altra decina di secondi, tanto per essere sicura di mettermi fuori combattimento abbastanza a lungo per godersi lo scompartimento senza disturbi, poi finalmente scese, si spaparanz� sul sedile e si mise soddisfatta a leggere il suo fumetto, mentre io mi accasciai distrutto. "Poverino, ti fanno male le palline?" ridacchi�, ed io non potei rispondere che con un gemito soffocato, prima di tacere e lacrimare in silenzio. Una bambina mi aveva battuto e messo KO in pochi secondi! Dal buio dove ero sprofondato per il dolore e la frustrante umiliazione, guardavo quel sorriso beffardo che mi scherniva, fra una pagina e l'altra del suo maledetto fumetto per bambini. Ci misi dieci minuti per riavermi. Quando lei se ne accorse, poich� cominciavo a dare segni di ripresa, l� accasciato con le mani a massaggiarmi le palle, grugnendo e sputando aria, ridacchi� ancora, si alz�, e prima che potessi riprendermi completamente e darle la lezione che meritava, usc� dallo scompartimento, salutandomi con un "ci vediamo dopo, ciao-ciao". Quando mi ripresi, non pensai ad altro che alla vendetta. Corsi fuori dallo scompartimento e mi lancia nel vagone deserto. Guardai nel primo scompartimento: vuoto. Nel secondo:Vuoto. nel terzo mi sembr� di intravadere di spalle la sua figura. Mi ripromisi di darle una sculacciata colossale. Aprii di scatto la porta dello scompartimento, e vidi in effetti che c'era solo lei, di spalle, e la sentivo ridacchiare. "tu!" le dissi con un ringhio,�torreggiando su di lei. Lei si volt�, mi sorrise angelica, ma mefistofelicamente, senza dire una parola e senza mettermi sull'avviso in alcun modo, mi pieg� di nuovo in due con un potentissimo e dolorosissimo pugno nei coglioni, che si erano appena ripresi dal colpo subito nello scompartimento che occupavamo prima. Caric� il colpo e lo affond� senza rimorsi, come se infliggere un dolore cos� atroce e un'umiliazione cos� bruciante ad un maschio�grande non le causasse alcuno scrupolo. Mi schiantai di nuovo. Dur� in tutto mezzo secondo, da quando arrivai alle sue spalle a quando fui messo di nuovo KO da quella terribile bambina. "aaaaaaaaarrrrrrrrrrggggggggghhhhhhh.....!!!!! l... l... le... mm... mmm... mie p... ppp... povere... povere... ppp..." "hahahaha! Doloroso eh?" "T-tu... t-t-tu m-m-mi h-hai... d-d-distr... d-distrut... argh..." Strabuzzai gli occhi, crollai sulle ginocchia, gemetti annaspando disperatamente, non riuscii pi� nemmeno a parlare, ed il suo sorriso fu l'ultima cosa che vidi prima di accasciarmi di nuovo al suolo, quando tutto si fece buio. Usc� anche da quello scompartimento, lasciandomi gemente. Altri minuti di attesa per riprendermi. Volevo la mia rivincita. Mi dissi che non dovevo consentire a quella dragonessa in miniatura di colpirmi i genitali, quindi dovevo tenerla da dietro ben stretta, tenendomi alla larga dalla portata delle sue manine strazianti. Mi rimisi alla sua ricerca. Eccola, nello scompartimento accanto! Il fatto che il treno fosse semideserto mi favoriva. Le avrei dato una lezione coi controfiocchi! Entrai di scatto e la abbrancai da dietro, stando ben attento a non tenere le palle a portata di... manina. "Presa!" Urlai afferrandola dalle spalle, pronto a darle finalmente l'agognata lezione. Fantasticavo di vendette, sculacciate ed umiliazioni. Non potevo sapere che a soli dieci anni di et� quella piccola peste era anche cintura nera di judo, mentre io ero totalmente a digiuno di arti marziali. Mi afferr� a ritroso e mi proiett� sul sedile con una facilit� irrisoria, una mossa fantastica, inesorabile: atterrai di testa, con le gambe all'aria e belle larghe, sorpresissimo e umiliatissimo... e lei ne approfitt� per calare l'ennesimo pugno devastante nelle mie povere palle. "NOOOOOOOOAAAAARRRRRRRRRGGGGGGGHHH!!!!!!" "Ahahahah! Che figura povero maschione... la cintura nera fra noi due sono io! Visto che mossa? Hahahahaha!!!", ed il suo pugno fin� l'opera di annientamento. Per il dolore atroce stavolta�svenni, mentre lei si risistemava sul sedile, e riprendeva a leggere il suo dannato fumetto, trionfante e dominatrice su di me. Quando mi riebbi, era sparita. Uscii dallo scompartimento ormai in preda al terrore: tutto quello che volevo era semplicemente evitare la bambina per il resto del viaggio, non avere nulla pi� a che fare con lei, sfuggirle a tutti i costi. Corsi a chiudermi in bagno, senza controllare se il vagone fosse ancora deserto. L� mi credevo al sicuro, tanto che cedendo al rilassamento mi sbottonai i pantaloni avvicinandomi al gabinetto. "Cuc�!" sentii alle mie spalle, trasalendo per il terrore. Da dove era sbucata? Prevedendo le mie mosse, si era nascosta nel bagno prima che ci entrassi io? E avevo chiuso la porta� a chiave... eravamo chiusi dentro... ero chiuso dentro con quella bambina terribile! Inconsciamente percepii che i miei genitali stavano per vivere, per mano della bambina pi� grintosa del mondo, un'altra straziante disavventura. Mi girai inebetito dal terrore, ancora con le braghe calate, gi� piangendo come la merdaccia che non ero altro, e la piccola peste, sempre con quel suo odiosissimo sorriso d'angelo, mi afferr� velocemente le palle ed il pisello nudi, senza alcuna remora per la loro nudit�, e cominci� a stringere e torcere voluttuosamente con la mano sinistra, mentre con la destra, per sovraggiunta, liberava sulle mie disgraziate�sfere dei formidabili ceffoni. Scoppiai a piangere anche dal dolore, oltre che dall'inevitabile terrore di lei. "No... no... lasciami, per piet�! Ti supplicoooo!!!" "hahahhaha! Povero povero povero maschione grande e grosso che si fa battere da una bambina ed � costretto ad implorarla per non impazzire di dolore! Hahahahhahahah!!!" "S�... s�... ti implorooooo... ma lasciamiiiiiii!!!!!!!!" "Ahahahahha! Ma stai piangendo!!! Ma non eri tu il maschio grande e grosso e io la povera bambina indifesa? Hahahahhahaah!" Mi strapp� letteralmente le mutande di dosso, e le lanci� dall'obl� del bagno, continuando a strizzare i miei martoriatissimi gioielli e a torcere il mio povero pisello, gonfio di erezione e dolorosissimo. Pregai, implorai, supplicai, scongiurai, non potevo fare altro. Dur� diversi minuti, poi mi lasci�, ridacchi� ancora ed usc�. Senza nemmeno cercare di riprendermi, uscii anch'io, inebetito, stordito,umiliato, ancora mezzo nudo, con i miei gioielli al vento, piangente, urlando "vieni qui! Vieni qui, bambina, ti faccio vedere cosa ti..." poi mi gelai. Davanti a me c'era lei, accanto alla poliziotta pi� carina, alta e nerboruta che avessi mai visto, e mi stava squadrando con ferocia. "Ecco, signora, � questo il tizio che mi ha molestato!" dise la bambina. I muscoli della poliziotta ebbero rudemente e facilmente ragione di me, e nessuno ascolt� le mie balbettanti e confuse spiegazioni. Mi attendeva un destino amaro! E mentre la poliziotta mi portava via, vidi la bambina aggiungere una pallina ad una specie di pallottoliere che si portava�in una�borsetta: un altro maschio grande e grosso sistemato per le feste!!! �