DUE GAMBE BELLE DA MORIRE di lu35be@yahoo.it Una nuova versione di una mia vecchia storia... Sono graditi commenti alla mia mail: lu35be@yahoo.it La donna – un'affascinante 30enne, alta 1.80, occhi azzurro ghiaccio e una lunghissima treccia di capelli neri - è ferma sul ciglio della strada in cerca di un passaggio. Ha un abito da sera elegante e corto: le gambe, nude, sono lunghe con muscoli guizzanti da ballerina classica... Gambe allo stesso tempo sensuali e potenti. I piedi sono magnifici nel sandalo elegante con tacchi a spillo e lacci che corrono lungo il polpaccio atletico. L'uomo accosta l'auto e invita la donna ad accomodarsi. Nel salire in auto, il vestito di lei sale lungo i fianchi, lasciando quasi completamente scoperte cosce incredibilmente toniche: l'uomo non riesce a mascherare la sua emozione nel vedere quelle gambe da capogiro. La donna si accorge della sua reazione e si blocca, mezza fuori mezza dentro l'auto, fissando il guidatore negli occhi. Poi sorride e con movimenti lenti, esce dall'auto, richiude la portiera anteriore, poi con calma apre quella posteriore e si accomoda sul sedile posteriore. “Credo sia meglio che io mi sieda qui”, dice con aria innocente, quasi timorosa. L'uomo annuisce, deluso per il mancato “spettacolo” di quelle gambe chilometriche e perfette. Si fa indicare la strada e tenta di riconquistare la fiducia di lei con chiacchiere semplici, amichevoli. Lei lo aiuta a ricreare un'atmosfera distesa, raccontando il suo passato da ballerina classica (una carriera che ha dovuto abbandonare per colpa del suo fisico prorompente, soprattutto per il seno giunonico) e il suo presente di segretaria tuttofare. “Tuttofare?”, domanda lui, cercando di approfittare di quella parola per portare il discorso su binari più “stuzzicanti”. “Esatto... tuttofare”, risponde lei con voce ora più sensuale. L'uomo vorrebbe insistere, ma quasi balbetta per l'emozione quando nello specchietto retrovisore vede la donna in una posa intrigante con le cosce spalancate che lasciano intravedere le culottes di pizzo blu elettrico in tinta con il reggiseno che trattiene appena il seno rigoglioso, una quinta soda e naturale. Gli occhi della donna incrociano quelli dell'uomo attraverso lo specchietto e guidano lo sguardo di lui verso le sue cosce, che ora lei sta accarezzando maliziosamente. La voce è sempre più intrigante... “Una segretaria tuttofare ha incarichi di alta responsabilità. Deve assicurarsi che il suo capo sia sempre soddisfatto”... E mentre dice “soddisfatto”, la sua mano scompare nell'oscurità dell'interno coscia. “Una segretaria tuttofare deve essere brava nelle 'pubbliche relazioni' - dice passandosi la lingua sulle labbra carnose – infatti sono appena stata da un cliente”. I due arrivano a destinazione (un parcheggio isolato con una suggestiva vista sul lago, dove lei ha detto di aver lasciato la sua auto) così l'uomo, ormai al culmine dell'eccitazione, decide di osare... “E una segretaria tuttofare deve assicurarsi che anche i clienti del capo siano soddisfatti”, domanda cercando un appiglio per una successiva richiesta più esplicita e piccante. “Questo è stato molto soddisfatto”, risponde lei allungando la gamba destra in avanti in modo da portare il piede davanti agli occhi dell'uomo per fargli notare quei piccoli residui di liquido denso e biancastro fra le dita. L'uomo non osa parlare, ma la vista di quelle minuscole macchie di sperma sul piede di lei lo manda fuori di testa. Inizia a sudare. La donna intuisce immediatamente di aver davanti un feticista... e insiste. “L'ho fatto godere tre volte con i miei piedi. Il mio capo è generoso: mi ha detto di fargli provare il vero piacere... prima di archiviare la sua pratica”. Archiviare la pratica... quelle parole hanno un senso strano per l'uomo. Un senso inquietante... E la voce di lei non è più sensuale, ma fredda, glaciale... spietata. Veloce come il pensiero di lui sull'ultima frase, la donna arpiona la gola dell'uomo con il collo del piede destro, che si appoggia alla sua carotide e inizia a tirare all'indietro. Contemporaneamente, con la suola della scarpa sinistra preme contro la sua nuca, spingendo in avanti. Il collo del piede destro e la pianta del piede sinistro (o meglio, la suola della scarpa sinistra) ora strozzano il collo dell'uomo in una morsa micidiale. “ggghhssssssss”, è tutto quello che riesce a sibilare lui in preda al panico. La donna, invece, non tradisce alcuna emozione: sta strangolando l'uomo fra i suoi piedi con lo stessa fredda concentrazione che usa per svolgere al meglio il suo lavoro in ufficio. “Quando il capo mi ordina di archiviare una pratica – dice con assoluta tranquillità - intende che quella pratica deve essere archiviata definitivamente. Non gli interessa in che modo la archivio: dice sempre che a lui basta il risultato, però si eccita molto quando poi gli racconto i miei metodi. Trova molto eccitante avere una segretaria-killer capace di uccidere solo con il suo corpo. E nel mio corpo ci sono molte armi letali... vero?”. E sull'ultima domanda, la stretta dei piedi attorno al collo si fa più opprimente. La donna mantiene la forza per qualche secondo, finché capisce che l'uomo sta per perdere i sensi. Lo strangola ancora pochi secondi: il tempo giusto per farlo svenire, ma evitare che muoia. Quando l'uomo riapre gli occhi, si ritrova sdraiato sul sedile completamente reclinato. Prova a muovere le mani, ma si rende conto che sono saldamente bloccate dietro la sua testa: la donna ha usato i lacci lunghi dei suoi sexy sandali per legare i polsi a un montante del poggiatesta e le caviglie al pedale del freno. Lui prova a urlare, ma gli esce solo un “mmmppfffssss”, perché in bocca ha le culottes di lei ancora intrise dagli umori vaginali dell'orgasmo che la killer ha avuto nel momento in cui “archiviava la pratica” precedente. Lei è seduta sul sedile a fianco e lo guarda sorridente... “Ben svegliato. Inutile che tenti di slegarti: ero fidanzata con uno skipper e so fare i nodi meglio di un marinaio. Che fine ha fatto lo skipper? La stessa che fanno tutti gli uomini che incrociano i miei piedi... O meglio, tutti gli uomini che si ritrovano i miei piedi incrociati al loro collo. Ognuno si diverte come può... io raggiungo l'orgasmo quando strangolo a morte un uomo. No, non sono lesbica, anche se sono parecchio bisex. Sono sadica... e il mio sadismo non ha limiti”. Mentre gli dice ciò, la donna masturba l'uomo con i piedi. Le dita scappellano lentamente il glande... movimenti ritmati su e giù con grande esperienza. L'uomo è terrorizzato... mugola... prova a dimenarsi ma davvero i nodi sono perfetti e l'unico effetto che ottiene è che i lacci dei sandali infieriscano su polsi e caviglie. Incurante della sua paura e dei suoi sforzi, lei continua a masturbarlo coi piedi sorridendo come la più tenera delle amanti. Il fascino della donna è più forte del panico dell'uomo: il suo pene ha un'erezione notevole sotto lo stimolo abile dei piedi di lei. Compiaciuta, la donna si posiziona sopra il pene eretto di lui e inizia a scoparlo a smorzacandela. Prima con movimenti alto-basso facendo leva sulle gambe... poi scende facendosi penetrare completamente dal membro sempre più duro e detta il ritmo della scopata con sapienti movimenti del bacino. “Se mi fai raggiungere un orgasmo intenso, prometto che non ti uccido. Vuoi sapere come ho “archiviato” la pratica prima di fare l'autostop con te? È stato semplice: mi sono fatta invitare al ristorante e durante la cena ho stuzzicato coi piedi il suo membro sotto il tavolo. Gli ho detto di aver una stanza prenotata nell'hotel del ristorante e lui mi ha seguita senza sospettare nulla. In camera l'ho tenuto in piedi davanti a me e gli ho fatto un footjob: era così eccitato che ha sborrato sui miei piedi dopo nemmeno due minuti. Poi mi sono inginocchiata davanti a lui e con fare da geisha ho ridato vigore al suo membro moscio con la mia lingua, poi gli ho fatto una spagnola fino a farlo venire la seconda volta sulle mie tette. Mi ha detto di non avere più energie, ma dopo il mio lento e sensuale spogliarello il suo arnese dava già segni di ripresa. Sono bastate poche carezze con le mie mani per fargli ritrovare tutte le energie. Ho stretto quel cazzo tornato duro e grosso nella mano e ho iniziato a succhiarlo avidamente: sono una maestra del risucchio... il pene spariva completamente nella mia bocca. Alternavo gli affondo nella mia gola a lunghe pause in cui la mia lingua guizzava sulla sua cappella... poi riprendevo a succhiare furiosamente. Pochi riescono a resistere al mio potente risucchio: nel momento in cui lui ha sborrato per la terza volta, è stato colto da infarto. Io non mi sono scomposta: ho ingoiato il suo liquido denso e ho continuato a risucchiargli il cazzo fra labbra e lingua, aggravando gli effetti dell'infarto. L'ho sentito afflosciarsi nella mia bocca... Morto. Quando l'hanno ritrovato, il medico legale ha certificato “morte naturale per infarto dovuto a esagerato sforzo sessuale”. Nessuno ha sospettato che in realtà io l'ho ucciso scientemente con il mio pompino dal risucchio mortale. E nessuno ha mai scoperto che la donna fossi io, perché ho abbandonato la stanza senza lasciare traccia del mio passaggio. Cosa stai tentando di dirmi? Avevo prenotato io la camera? È quello che ho detto a lui. Mi credi così sprovveduta da prenotare a mio nome una stanza dove intendo assassinare un uomo. La chiave della stanza l'ho avuta da in inserviente dell'hotel che ho sedotto e portato in uno sgabuzzino con la promessa di una sveltina. Aveva un fisico notevole, così l'ho scopato davvero: lui seduto su uno sgabello e io seduta sulle sue cosce in un classico smorzacandela... Quando ho avuto il mio orgasmo, l'ho stordito con un colpo di karate alla base del collo e contemporaneamente ho imprigionato le sue braccia (attaccate al busto) stringendole fra le mie gambe. Ho incrociato le caviglie dietro la sua schiena in modo che lui non potesse aprirmi le gambe e liberarsi... ho preso la sua testa con entrambe le mani e ho affondato la sua faccia nella mia quinta di seno. È morto asfissiato nelle mie tette”. L'uomo è sempre più terrorizzato, ma asseconda la libidine della donna e i sensuali movimenti di bacino a guidare il suo attributo dentro la sua vagina. È una situazione surreale: fare sesso con una donna disinibita e incantevole come lei è sempre stato il sogno della sua vita, ma quella donna è anche la sua assassina. Lui cerca di concentrarsi sulla sensualità della donna, ripassando mentalmente la frase che può significare la sua salvezza: “Se mi fai raggiungere un orgasmo davvero intenso, prometto che non ti uccido”. L'amazzone legge negli occhi della sua vittima la speranza e ricambia quella preghiera silenziosa con un sorriso d'indicibile dolcezza. È paradossale vederla fare sesso sfrenato con la tenerezza di un'amante e allo stesso tempo sentirla raccontare le sue imprese come killer... “Per raggiungere il ristorante dove avevo appuntamento con la mia “pratica da archiviare” mi sono fatta accompagnare da uno sconosciuto rimorchiato durante un happy hour. Non posso mica rischiare che qualcuno veda la mia auto parcheggiata nella zona in cui viene commesso un omicidio. Ho scelto un hotel+ristorante con un ampio parcheggio sotterraneo dove non passa mai nessuno. Gli ho chiesto di fermarsi in un angolo molto appartato: lui ha sicuramente pensato che gli volessi fare un servizietto con la mia bocca, ma avevo premura. Così, mentre lui faceva manovra, io mi sono sfilata i sandali, un paio simile a questi con lunghi lacci in quel caso arrotolati attorno alla caviglia, e ho ammiccato invitandolo ad avvicinare la sua bocca al mio perizoma... quando ha chinato la testa verso le mie cosce, ho girato i lacci del mio sandalo attorno al suo collo e l'ho strangolato”. Gli occhi dell'uomo sono un misto di eccitazione e paura...che intriga ancora di più la donna. La sexy-killer si alza dal membro ancora ben eretto di lui e con studiata lentezza si gira, mostrando un sedere scolpito nel marmo. Poi torna ad abbassarsi sul cazzo, guidandolo nel secondo canale. Il pertugio più stretto aumenta anche l'eccitazione dell'uomo, che cerca di aumentare l'intensità dei colpi, sempre ripensando alla solita frase: “Se l'orgasmo mi piace...non ti uccido”. La “Vedova Nera” impone il suo ritmo vibrante alla scopata e prosegue nel racconto... “Uso spesso i lacci dei miei sandali per uccidere: sono una sorta di garrota molto fetish; così come le mie autoreggenti di seta... ma la garrota che mi intriga di più è la mia treccia. Vedi quanto è lunga la mia treccia di capelli?”. Accompagna la domanda con abili movimenti della testa: la sua treccia colpisce in faccia l'uomo come una frusta. Lui annuisce come può, sfinito dallo smorzacandela di lei e leggermente soffocato dalle culottes bagnate di lei che ha sempre in bocca. “Hai ragione, è lunghissima. Adoro uccidere con i miei capelli. Ricordo una volta in un cinema tedesco... Si, a volte il mio capo mi fa archiviare pratiche anche all'estero. Dunque, quella volta in quel cinema in Germania... la mia vittima era seduta nelle ultime file, naturalmente ignara della mia esistenza e del suo destino. Mi sono seduta nella fila alle sue spalle e ho atteso un momento cruciale del film, nel quale l'attenzione dei pochi spettatori fosse concentrata sullo schermo. A quel punto mi sono chinata in avanti, avvicinando la mia testa alla sua, e ho sfoderato il mio sorriso più ammiccante. Il tedesco ha sicuramente pensato che fossi una prostituta che voleva attaccare bottone e già pregustava un'esperienza da film porno come fare sesso al cinema. Mi ha chiesto: 'posso fare qualcosa per te?'. Senza smettere di sorridere, io ho risposto: 'certo... puoi morire in silenzio'. Prima che lui potesse reagire, ho avvolto la mia lunga treccia di capelli corvini attorno al suo collo. È stato sublime vedere l'incredulità nei suoi occhi: non poteva credere di essere ucciso in un cinema... da una donna... strangolato con la treccia di capelli”. Un intenso orgasmo interrompe il racconto. La donna emette urli animaleschi in preda al piacere più assoluto: non teme che qualcuno la possa sentire, perché il parcheggio dove sta consumando il suo sexy omicidio è stato scelto con cura per la suggestiva vista del lago, ma soprattutto per la sua posizione isolata e lontana dalle case. Passato lo tsunami dei sensi, l'amazzone resta in silenzio... ansimante di piacere... si gira verso l'uomo e lo fissa con uno sguardo stravolto dai sensi, che tradisce la sua voglia di ucciderlo. “Potrei strangolarti con le mie cosce: le vedi snelle ma sono così potenti che spacco senza fatica angurie enormi. Conosco varie posizioni per strangolare con le gambe e sono tutte micidiali in pochi secondi, anche se, avendo tempo, mi piace strangolare lentamente le mie vittime fra le cosce, perché mi eccita vederle rantolare alla ricerca di un filo d'aria. Mi esaltano le Figure Four (strozzare con coscia e polpaccio della stessa gamba, piegata e incrociata all'altra a formare un 4) oppure le Standing Headscissor (restare in piedi e strozzare il maschio inginocchiato davanti a me con la sua testa fra le mie cosce). La headscissor che mi intriga di più è quella fatta durante un 69: mentre sto succhiando il cazzo di un uomo, intrappolare il suo collo fra le mie cosce e strangolarlo durante il pompino per fare combaciare la sua eiaculazione con la sua morte”. Mentre parla, sempre più visibilmente eccitata non più dal sesso ma dal desiderio di esercitare ancora una volta il suo potere di vita e di morte sui maschi, la splendida amazzone cambia nuovamente posizione. Ora è seduta sulla faccia di lui: la sua vagina bagnata copre completamente il suo viso... “Si chiama facesitting – spiega lei con una divertita e sadica aria da maestrina – e si può fare sia con la fica sia con il sedere. É davvero piacevole vedervi dimenare come pesci fuor d'acqua mentre state asfissiando sotto il mio sesso”. Il naso e la bocca sono praticamente dentro la vagina: i movimenti scomposti di lui non fanno altro che stuzzicare lei, portandola a una nuova violenta eccitazione. L'uomo non riesce a respirare, ma lei ha in serbo per lui qualcosa di ancora più umiliante. Improvvisamente, infatti, un liquido aspro inonda la sua bocca. Lui strabuzza gli occhi e vede quelli di lei socchiusi nell'estasi di un crudele pissing... “Non sono ancora riuscita ad annegare nessuno con la mia pipì, ma un giorno ce la farò”, dice lei con tono sadico. Quando anche questa umiliazione è finita, la killer torna a dedicarsi al membro di lui. Come fosse una scommessa con se stessa, lo stuzzica prima con le mani, poi con la bocca. È una sega coi piedi a riportarlo eretto e pronto per... the last orgasm. La Vedova Nera si impala ancora sul cazzo duro di lui, cavalcandolo con foga. Quando sente che lui è allo stremo, ricorre a un metodo infallibile per procurare l'erezione maschile: l'asfissia. Senza interrompere il movimento del bacino infila un piede dentro la bocca dell'uomo: il piede da solo basterebbe a togliere gran parte del fiato, ma in questo caso c'è anche la culottes che viene spinta in gola. Il maschio annaspa... respira sempre meno... e il suo membro per reazione torna vigoroso. La bella assassina prosegue lo smorzacandela fino a quando sente avvicinarsi il suo orgasmo: il piede è sempre nella bocca della sua vittima, che respira a stento, ma comunque riesce ancora a inalare un filo d'aria. “It's time to die”, dice in un inglese perfetto... “È tempo di morire”, ripete lentamente in italiano, poi finisce la frase tappando il naso con l'alluce e il primo dito dell'altro piede. I secondi sembrano interminabili: l'uomo sta inesorabilmente asfissiando con un piede in bocca e l'altro a tappargli il naso. Un nuovo urlo annuncia un secondo orgasmo di lei, ancora più intenso del precedente. Negli occhi strabuzzati dell'uomo si legge una disperata richiesta di pietà... “Lo so... ti ho promesso che se avessi avuto un orgasmo intenso, ti avrei risparmiato”, dice lei con voce soave. Poi lo fissa negli occhi... sorride... ecco... ora lo lascia respirare... No! Il piede sinistro resta nella bocca di lui... le dita del piede sinistro continuano a tappargli il naso. L'uomo ormai è cianotico... Lei si morde le labbra e socchiude gli occhi in preda all'estasi mentre lo sente morire asfissiato sotto i suoi piedi. “Lo so, ho promesso di non ucciderti... ma io dico un sacco di bugie!”.