Il cuore di un guerriero Un giovane soldato impara in battaglia il valore delle sue avversarie By Loredana, lozar1980@hotmail.it 5 aprile La città. Pireo, la mia città. Tutto quello che mi pulsa nel cuore e nel cervello parla di guerra e di questa città. Il mio corpo è nato e cresciuto per battersi in difesa del Pireo, delle mura rossonere, della mia città. Io non so scrivere bene, né pensare. Non sono nato per questo, non mi hanno allenato per questo. Il mio corpo è lo scudo del Pireo, il mio corpo è nato e cresciuto per battersi, per colpire e per essere ferito, essere fatto a pezzi ma non morire per resistere. Ieri sera ho passeggiato con Alexis, e questo mi ha evidentemente fatto male, visto che mi sono seduto a scrivere. A scuola dovevano picchiarmi per impormi di scrivere – adesso lo faccio di mia volontà, Alexis ha davvero un cattivo influsso su di me. Mi ha fatto pensare, e questo per un guerriero è male. Per Alexis verserei il mio sangue, il mio corpo verrà abbattuto per difendere la sua vita. E’ il mio amico da sempre, il mio petto starà in mezzo tra il guerriero che vorrà colpirlo e la scrivania dei suoi libri, il mio cuore si farà sbranare dalla furia di chi vuole uccidere fino a saziarla, prima che una piuma possa toccarlo. Alexis è uno studioso: lui insegna agli artigiani a costruire le macchine che ci danno tutto quello che abbiamo – e ai contadini insegna come lavorare la terra. Ammiro la sua intelligenza e il suo studio, una dedizione che io non potrò mai avere. Tra un anno anche io sarò inserito nelle squadre che difendono il Pireo dagli attacchi degli stranieri: un giorno o l’altro il mio corpo sarà prostrato a terra e sarà fatto a pezzi sotto un mulinello furioso di botte, dilaniato dai colpi che lo macineranno membro a membro. Ma un giorno forse anche al Pireo toccherà la stessa sorte, e la mia città non ci sarà più. Da quando Alexis me lo ha fatto pensare, sono ossessionato dal desiderio di lasciare questo ricordo del Pireo. Forse qualcuno potrà ricordare la mia città e i miei fratelli piresti; o forse scrivo perché qualcuno un giorno capisca perché sacrifico tutto al Pireo, perché per me forgiare nel mio corpo lo scudo che difenderà Alexis, Anthimos, Erastos, Basil, Hektor, la Castalia degli Studi, il campo di calcio, la palestra – sia tutto il senso della mia vita, perché capisca come il mio destino è lasciare che qualche straniero faccia a pezzi il mio corpo per difendere tutto questo. 6 aprile Può darsi che per lasciare un ricordo del Pireo dovrei descrivere la città e gli abitanti. Forse non tutte le città del mondo sono come il Pireo. Io non ne ho idea, ho dimenticato di chiederlo a Alexis. Ma non credo di essere capace di farlo, però magari le cose importanti si capiranno, mentre racconto quello che succede nelle mie giornate - le giornate in cui il Pireo allena un guerriero. Stanotte ho saltato il cancello e sono andato dalla parte delle donne. Avevo i coglioni pieni di sperma, non potevo più resistere, dovevo scopare. Qui al Pireo le ragazze non sono entusiaste di scopare con i ragazzi che hanno ancora solo 18 anni come me: forse non siamo tanto bravi a corteggiare, io proprio non ne sono capace. Ma io sono un guerriero, non so se ne sarò mai capace, non sono bravo con le parole. Ho aspettato la sera dopo il mio turno di guardia; sono sempre gonfio di energia e di sperma dopo la guardia. Alle 11 ho lasciato il dormitorio e sono andato verso il confine della città dei maschi; non sono passato dalla parte delle ragazze dalle mura, ho preferito i sotterranei. Al Pireo il confine tra maschi e femmine, sia sopra che sottoterra, è tutto sormontato da una cancellata fatta con punte di lance. L’unico modo su cui i maschi possono contare per farsi una scopata è quello di scavalcare la cancellata e raggiungere una femmina – che potrebbe respingere l’invito. Le ragazze non tentano mai di venire da noi, sanno che i nostri coglioni prima o poi sono talmente pieni di sperma da trascinarci legati mani e piedi fino alle mura; sono persino capaci di trascinarci fino alla cancellata - poi il contributo sapiente delle gambe e delle braccia è rigidamente richiesto. Per questo a loro basta aspettare. Così per scopare con una ragazza, un piresta deve arrampicarsi sulle lance; se sbaglia, la punta si conficca nelle palle o nel cazzo e ammazza il maschio o lo castra. I castrati non possono appartenere a nessuna casta: non possono essere guerrieri, né studiosi, né possono fare gli artigiani o i contadini. Si occupano di lavare e di fare da mangiare per gli altri. E’ terribile, se mai mi taglieranno i coglioni, mi aprirò il petto con le mie mani e mi strapperò il cuore da solo. Ho scavalcato il cancello e sono andato da Eirene, implorandola di scopare con me. Lei non era entusiasta della mia proposta; ho dovuto inginocchiarmi e pregarla. Non potevo tornare indietro senza aver affondato il cazzo nella sua fica. L’ho implorata di far entrare il mio uccello anche solo per poco; quando le parole hanno cominciato a scarseggiare, mi sono tolto i bermuda e le ho mostrato quanto mi tirava il cazzo. Alla fine ha accettato, ma ho dovuto leccarle la fica in ginocchio e farla godere per tre volte prima che il mio cazzo potesse affondare nella sua tana calda e umida. Magari un giorno avrò un figlio. Finora Eirene, Khloe, Eulalia e Menodora mi hanno sempre imposto di uscire dalla loro fica prima di godere. Non vogliono deformare il loro corpo con un parto, temono che la loro potenza potrebbe diminuire per qualche tempo. Khloe in effetti è molto forte, mi ha battuto in tutti gli scontri diretti; l’ultima volta mi ha sopraffatto in maniera umiliante, mi ha inflitto una brutta sconfitta che ha voluto coronare scopandomi davanti alle altre femmine guerriere legato al quadro svedese. Con Eirene siamo pari, contro Eulalia e Menodora me la cavo in modo piuttosto brillante. Per tutti i maschi scopare Khloe significa coprirsi di grande onore; questo non vale per me, mostrare il mio cazzo tirato davanti a tutti dopo la sconfitta è stata una delle esperienze più umilianti della mia vita. Ma a me nemmeno interessa tanto scopare con Khloe; è Eirene che mi fa diventare duro il cazzo, mi basta pensare a lei perché l’uccello mi tiri da farmi impazzire. Per farmi uscire prima di inondarla di sperma, stanotte ha dovuto stringermi le palle fino a farmi urlare. Voglio un figlio da Eirene, una ragazzo che le somigli in tutto e che per questo mi possa rendere orgoglioso delle nostre notti insonni. Le ragazze dicono che le donne in gamba fanno figlie femmine. Naturalmente, io invece voglio che il mio cazzo generi figli maschi, da fare allevare al Pireo per crescere nuovi guerrieri o nuovi studiosi. Dal mio sperma è difficile che escano studiosi, ma vale sempre la pena sperarci. Non penso affatto che le guerriere femmine siano meno forti dei maschi; anzi, la città femminile è stata battuta molto meno spesso di noi, e credo che se dovessimo tirare un bilancio negli scontri tra maschi e femmine siamo noi ad aver subito il maggior numero di sconfitte. La verità è che se nascessero figlie femmine le perderei subito di vista, perché sarebbero cresciute nella città delle ragazze e io non saprei nemmeno quali sono le mie bambine. Poi con le donne c’è sempre un rapporto diverso: ti fanno venire duro il cazzo, ti fanno sognare cose celestiali quando ti rapiscono i sentimenti, come fa adesso Eirene con me. Possono anche essere delle avversarie di cui essere orgogliosi, come Khloe e Eirene. Ti mettono di fronte alla tua vita, al tuo corpo straziato di colpi. Ma non puoi parlare con loro delle cose di cui parli ai fratelli, non puoi giocare a pallone con loro come con gli altri maschi. Non è la stessa cosa, voglio figli maschi anche se so che è più difficile difendere il ostro corpo rispetto a quello delle ragazze. Ma il mio valore è il mio corpo e la mia forza, cosa può importarmene quanto tempo potranno durare? Che senso ha allenarsi per essere forti, se si pensa solo a risparmiare le forze? I castrati si risparmiano, non un guerriero! 10 aprile A letto presto, domani Anthimos si batte contro Daphne: ci sono in palio i 6 palloni da calcio che le ragazze hanno fatto cadere dalla nostra parte del muro – e che noi non abbiamo mai pensato di restituire. 11 aprile Anthimos è sempre stato mio amico, è cresciuto con me e con Alexis. Ma Anthimos è fratello in un modo diverso: è guerriero come me, come me pensa alla fica, a pestare e a farsi pestare. Non gli ho mai visto addosso più che un paio di bermuda e le scarpe, come me, parla di quanto è fico segnare in una partita a pallone e di come è riuscito a cavarsela in questo scontro o in quella prova di battaglia. E’ più simile a me di Alexis, solo che lui è rosso e io sono castano, a lui i peli crescono al centro del petto e a me più attorno capezzoli e sotto la gola. E’ il ragazzo più simpatico del dormitorio, la ragazza da cui vuole un figlio si chiama Federica. Oggi Daphne ha sfidato Anthimos per i palloni da calcio; il maestro, Theodote, ha scelto lui perché negli ultimi tempi le sue prestazioni nelle simulazioni di battaglia stavano crescendo di brutto. Ma è andata male: Anthimos è partito benissimo, poi però c’è stato il calo e non è più riuscito a resistere agli attacchi di Daphne. Nella prima fase i ragazzi si sono studiati, con pochi scambi di braccia e di gambe, tanto per saggiare l’avversario. Daphne affonda bene con le ginocchia e con le gambe, ma Anthimos sa sempre difendersi bene. Infatti al momento cruciale è stato Anthimos a farsi sotto, pugni precisi, combinazioni perentorie sinistro-sinistro destro. Colpiva ai fianchi e al volto, sempre preciso, sempre sciolto con le spalle. Alla fine grande sequenza, dritto destro, sinistro, sinistro, gancio destro – Daphne crolla a terra. Sentiamo che i palloni sono quasi già definitivamente nostri; Anthimos concede la galanteria di aspettare che la ragazza si rialzi. Lei torna a combattere senza timore, Anthimos cerca il colpo definitivo ma non lo trova. E’ la resistenza e il fiato il punto debole di Anthimos; continuano a roteare sul quadrato, sotto il sole, lui si affanna e comincia a rallentare. Non passa molto tempo prima che il ragazzo si appesantisca e si muova sempre meno, sempre meno agile. Allora Daphne carica, si fa avanti a testa bassa. Martella Anthimos sulle cosce, lo fa nero di ginocchiate e di calci. Le cosce virili sono robuste, ma l’assalto di Daphne è furioso e all’ennesima spazzata contro la gamba destra Anthimos rovina in ginocchio, esposto, nel tentativo di non crollare nella polvere. Daphne gli schianta un sinistro- destro al volto, indifeso; Anthimos si protegge la faccia con un braccio, ma l’avversaria gli stampa un calcio in pieno petto. Anthimos è freddato dal dolore e abbassa la guardia sul cuore, ma Daphne rotea un calcio alla testa e lo stende nella polvere. Con fatica Anthimos tenta di rialzarsi, e la ragazza mostra molta più pazienza di quanto sia necessario. Il maschio ciondola sulle gambe incerte, mentre la ragazza lo tormenta lavorandolo ai fianchi. Ma è solo una sceneggiata, l’obiettivo femminile non è solo la vittoria – è la vendetta e l’umiliazione. Lo colpisce al volto con un destro sinistro poco convinto; Anthimos alza la guardia per proteggersi il mento e lei gli conficca tra le cosce divaricate un calcio di collo pieno sui coglioni. Il pacco di Anthimos si scuote sotto il colpo, poi rimane stritolato sotto il piede di Daphne - lei continua a schiacciargli le palle con la tibia, mentre gli salta addosso e lo scaraventa a terra. Anthimos prima urla poi soffoca nello spasimo, con il petto paralizzato dal dolore, incapace di inghiottire un filo d’aria. Tra un rantolo e l’altro, contorcendosi nella polvere, Anthimos implora Daphne di fermarsi e risparmiarlo. Secondo il rituale, Daphne gli schiaccia il petto nudo con il piede per dieci secondi, e si aggiudica il trionfo sul maschio. Stasera Anthimos è sdraiato a letto in posizione fetale, non riesce ancora a sedersi e cammina piegato in due: ha le palle gonfie e doloranti, mentre noi non abbiamo più i palloni da calcio. 12 aprile Ho parlato con Anthimos della dura sconfitta che gli ha inflitto Daphne. La ragazza ha travolto il suo corpo massacrandolo di colpi; sebbene Anthimos sia stato abile ad attaccare per primo e ad atterrarla, poi non è riuscito a resistere alla furia guerriera che ha distrutto le sue forze e annientato a terra il suo corpo battuto. Anthimos ha ammesso l’umiliazione e ha ammesso che contro la potenza di Daphne non ha potuto fare nulla: la ragazza è stata troppo forte per lui, lo ha sopraffatto sia per la forza, sia per la potenza fisica, sia per la resistenza. Lo ha sopraffatto completamente, e ha meritato la vittoria. Penso comunque che la mia disfatta contro Khloe e la sconfitta di Anthimos contro Daphne mostrino un altro aspetto preoccupante. Eirene mi ha detto che le studiose femmine fanno lezioni alle guerriere che stanno per entrare nelle squadre regolari, per insegnare loro a colpirci in modo da farci più male possibile. Spiegano loro quali sono i punti del corpo di un maschio che fanno più male, e spiegano come rendere la sofferenza il più atroce possibile. Sono abituato a difendere le palle dagli attacchi delle ragazze quando ci battiamo contro di loro, e sono anche abituato ad essere colpito sui coglioni. So che quando sento i miei coglioni schiacciati dai pugni o dalle ginocchia o dai calci dell’avversaria la mia sconfitta è vicina: mostro orgoglioso il mio pacco virile durante gli scontri, e so che se il nemico lo afferra, demolirà tutto il mio corpo fiero di maschio. Eppure la ginocchiata con cui Khloe ha stroncato il mio pacco, ha disintegrato i miei coglioni e tutta la forza del mio corpo in un solo istante, con un dolore straziante come non avevo mai provato: un boato di puro strazio ha paralizzato ogni fibra dei miei muscoli e sono franato a terra senza più le mie gambe, le mie braccia, il mio petto, la mia testa; tutto era sofferenza glaciale, un vuoto gelido ricolmo di dolore distillato. Anche Anthimos mi ha raccontato la stessa esperienza, una bolla di sofferenza gli ha strappato i coglioni quando il piede di Daphne si è conficcato tra le cosce e le palle, gli ha risucchiato i muscoli, il cuore e il cervello, e lo ha bloccato a terra mentre il piede della ragazza gli premeva il petto battuto. Non posso dirlo ad altri, ma ho paura. Da quando sono bambino i maestri mi hanno insegnato che la forza del guerriero si sente nei coglioni: quando ti batti, vinci solo se tiri fuori le palle. Ma ora che ho sentito il colpo di Khloe e il calcio di Daphne, so come il freddo della morte mi agguanterà disintegrandomi i coglioni. E le ragazze sanno già come colpire le palle e macinarmele stritolandole a morte. 13 aprile Stamattina dalla palestra si sentivano i boati di trionfo delle ragazze che giocavano con i palloni da calcio che ci hanno strappato dopo la sconfitta di Anthimos. Almeno Anthimos da oggi è riuscito a tornare ad allenarsi, anche se il petto è ancora coperto da ematomi, l’occhio destro è gonfio e quasi del tutto chiuso, e anche le palle non se la cavano troppo bene. Per un po’ non avrà ancora troppa voglia di scopare. Quando Khloe mi ha costretto a scoparla legato al quadro svedese, ogni colpo con cui la sua fica inghiottiva il mio cazzo finiva per schiacciarmi le palle gonfie di botte come se me le stritolasse dentro uno schiaccianoci. Le corde che mi legavano come una X al quadro erano troppo strette anche solo per pensare di liberarmi, così il mio pacco ciondolava indifeso tra le mie cosce divaricate. Mentre Khloe mi scopava le ondate di dolore che irraggiavano dai coglioni cancellavano ogni forma di piacere; ho urlato per tutta la scopata, non riuscivo a fermare le lacrime, sono stato sul punto di svenire più volte. Alla fine mi ha fatto uscire l’uccello e per eccitarlo a sborrare ha preso a schiaffeggiarlo. Alla fine, in un ultimo rantolo di dolore, il mio cazzo ha spruzzato in giro sperma mescolato a sangue. Le ragazze intorno ridevano senza freni, occhieggiavano il mio scroto blu di sangue e rigonfio di dolore, e ridevano più di prima. Alla fine mi hanno slegato e ho dovuto raccogliere da terra sperma e sangue con la lingua, poi asciugare con i peli del petto. Luca ha progettato di chiedere ai maestri di lanciare una nuova sfida: vuole avere indietro i materassi imbottiti per la palestra che le ragazze non hanno mai pagato ai nostri artigiani. Poteva essere l’occasione buona per una vendetta: bisogna risollevare il nostro orgoglio virile dopo l’umiliazione inflitta a Anthimos. L’incontro è stato organizzato con rapidità mai vista a memoria d’uomo: forse Luca aveva già avverto nell’aria che si stava preparando qualcosa del genere. Nel pomeriggio ha sfidato Milena nel parco fuori le mura, davanti ai due campi di calcio maschile e femminile. Luca è un toro, robusto e deciso. Non lasciato scampo nemmeno per un attimo all’avversaria. L’incontro si è risolto fin troppo in fretta. Luca ha neutralizzato tutti gli attacchi di gambe portati da Milena: nessun affondo ha toccato le parti fragili del suo corpo virile. Il maschio ha coordinato attacchi con le ginocchia e affondi con i pugni: sono bastati 5 minuti per stordire la ragazza. Poi un gancio terribile di destro l’ha stesa a terra. Luca le ha intimato di rialzarsi in fretta: non è proprio un tratto generoso di galateo, ma date le circostanze, la vendetta si consuma anche così. Milena stava in piedi a fatica, e Luca ha infierito sui suoi addominali aspettando di concludere il match per godersi la ragazza costretta a ciondolare sul quadrato tutta piegata in due. Alla fine un nuovo gancio spettacolare al mento l’ha stesa definitivamente. Abbiamo recuperato un solo materasso, ma sono i simboli quelli che contano in questi casi. 16 aprile Da quando Alexis mi ha fatto pensare alla fine possibile del Pireo, sono sempre più sorpreso dalla nostra fragilità. La fragilità dei piresti, dei maschi piresti – siamo talmente vulnerabili che nonostante tutti gli sforzi spesi dai corpi dei guerrieri, non potremo che essere sopraffatti. Le nostre palle sono fragili, il nostro cazzo è delicato, e tutto quello che generiamo con le nostre palle e con il nostro cazzo continua a portare dentro di sé il marchio di questa vulnerabilità, tutti i maschi che genereremo saranno marchiati dalla stessa vulnerabilità. Ma non è solo il nostro pacco a essere debole e pericolosamente esposto; anche la nostra cultura lo è, lo strato sottilissimo e sofisticato del sapere di cui ricopriamo lo stato di natura e la sua grettezza granitica, la scienza, l’arte, l’artigianato che produciamo – tutto ciò che rende preziosa e unica la nostra civiltà, il senso della nostra vita, è pericolosamente esposto all’estinzione. Artisti e studiosi maschi sono 10 o 100 volte di più rispetto ai loro colleghi nella città delle femmine. Peraltro, l’occupazione delle femmine studiose consiste nell’insegnare alle guerriere come farci più male quando martellano di colpi il nostro corpo – non si occupano di scienza, né si interessano di arte o di bellezza. Le femmine sono nel cuore della natura: loro fanno figli e si occupano della sopravvivenza della comunità: l’irruzione della vita bruta, della legge naturale della sopravvivenza le permea dentro e fuori, rigoglia dentro di loro, tesse la loro carne – la senti quando nelle sfide di lotta si abbatte con una ginocchiata dura come un macino sulle tue palle e te le macina fino a polverizzarti tutta la vita. Loro vivono in equilibrio con la natura, per questo ci battono – per questo ci stritolano i coglioni con la stessa ferocia con cui vogliono demolire i nostri studi, la nostra arte, il nostro sport – implacabili come il vento, come l’uragano che demolisce le case e i campi e passa oltre, senza nemmeno essersene accorto. Proteggerò il Pireo e la sua civiltà virile con il mio corpo: sono orgoglioso che il mio petto sia lo scudo dei libri che Alexis potrà scrivere e leggere, delle macchine che Varsos continuerà a costruire, delle statue che splendono davanti alle case e davanti alla sede della Castalda degli Studi. Ma il mio petto è fragile come il significato del nostro sapere, delicato come la bellezza della nostra arte, si spezzerà e svanirà in fretta come la memoria. Lo so che il mio corpo avrà una vita breve: non esistono guerrieri maschi che combattono oltre i 35 – 36 anni; i maestri sono un po’ più vecchi, ma davvero non conosco nessuno che appartenga alla casta guerriera oltre i 40 anni. Invece le femmine guerriere combattono e invecchiano come tutte le altre donne della città. Eppure nella mia vita non c’è altro che questo: i miei fratelli mi hanno difeso, io difenderò il Pireo e i miei fratelli maschi finché il cuore continuerà a pulsarmi nel petto. Inonderò di sperma Eirene e tutte le ragazze che riuscirò a scopare, per dare vita ad altri ragazzi che combattano per la città e per i loro fratelli. Il mio cazzo tirato e il mio petto fiero sono il contributo che posso aggiungere nella poesia delicata e splendida del Pireo: un verso scritto col mio sangue e col mio sperma.