Il coraggio di Monica by rubys2005@email.it Una giovane donna difende suo figlio da un violento aggressore *** per inviare i vostri commenti sulla storia: rubys2005@email.it *** *** le mie storie le trovate nel blog: www.piedidivini.wordpress.com *** In un paesino ai piedi delle prime colline il sole splendeva in un frizzante sabato mattina di primavera inoltrata. In un piccolo ma ben curato cortile di una villetta Luca, un bambino di cinque anni, giocava spensieratamente. Sulle piastrelle di cotto della veranda Luca poteva finalmente provare i giocattoli che aveva da poco ricevuto per il proprio compleanno. Era infatti la prima bella giornata dopo una settimana di maltempo. Luca era un bimbo dolce e tranquillo, primo figlio di una coppia di giovani professionisti. Il padre era fotografo e la madre era una stilista in ascesa. Quel giorno il padre di Luca era al lavoro. Era stato chiamato per realizzare un servizio fotografico in occasione di una cerimonia fuori città. Di conseguenza era uscito di casa molto presto, quando la moglie e il figlio erano ancora a letto. Monica era rimasta a casa, quando non era impegnata personalmente nell'organizzazione delle sfilate gran parte del suo lavoro si svolgeva tra le mura domestiche. Da poco aveva allestito una stanza del piano terra come atelier. Tuttavia quella mattina Monica se l'era presa con una certa calma. Al momento non aveva una gran mole di lavoro da svolgere. Si era alzata verso le nove e dopo aver svegliato Luca gli aveva preparato la colazione. Successivamente il bambino, complice la tanto attesa giornata di sole, aveva chiesto alla mamma se poteva uscire in cortile a giocare. Monica gli sorrise e disse di sì. Diede una rapida spazzata in cucina, poi Monica andò al piano di sopra, in camera da letto. Per Monica era un periodo particolarmente sereno e felice. Era sposata da cinque anni e il matrimonio andava bene. Grandi soddisfazioni arrivavano inoltre dal lavoro, la sua carriera di giovane stilista procedeva alla grande e cominciava a vedere i primi ritorni economici del suo impegno. Ma la sua vera gioia era il suo piccolo Luca. Non sarebbe stato solo per molto, Monica aveva da poco scoperto di essere incinta per la seconda volta. Gli esami la indicavano al terzo mese. Si sentiva raggiante e piena di energia. Ad appena trent'anni si sentiva realizzata come moglie, madre e professionista. Questa ondata di successo non sembrava avere effetti collaterali sulla sua vita. Monica è sempre stata una donna con i piedi per terra e la testa sulle spalle. Sapeva che ogni soddisfazione nella vita si poteva raggiungere soltanto attraverso un duro lavoro. Monica era alta appena 1.60 e aveva un fisico rotondetto ma ben proporzionato. I suoi capelli castano scuri a caschetto, i suoi occhi verdi e soprattutto il suo bel sorriso in quel viso dai lineamenti dolcissimi la rendevano una donna estremamente femminile. Si sedette sul letto, si tolse il suo baby-doll e si mise indosso un abitino di seta rosa di pregevole fattura, poi indossò un paio di collant trasparenti 15 den. Sul letto c'era un orsacchiotto di peluche lasciato la sera prima da Luca. Monica guardò l'orsacchiotto con uno sguardo tenero, come se volesse parlargli, poi lo accarezzò dolcemente tra i suoi piedini velati. Le calze trasparenti che indossava lasciavano trasparire le unghie dei suoi piedi, smaltate di un vivace rosa perlato. Fu solo un breve momento di distrazione. Monica si ricordò ben presto di essere una donna concreta. Si alzò quasi di scatto dal letto, si infilò un paio di ballerine bianche e si avviò al piano di sotto. Le era venuto in mente che doveva mettere un po' d'ordine nel suo atelier. Scese le scale e aprì la porta dell'atelier. Improvvisamente però tornò due passi indietro. Aveva visto giusto attraverso la porta-finestra sul retro che dava sul cortile. Il suo piccolo Luca non era da solo! Un'altra sagoma stava infatti accanto a lui. Monica sentì un brivido correrle lungo la schiena, quasi le si gelò il sangue nelle vene. Ma era una donna forte, doveva reagire. Si sfilò lentamente le ballerine e con passi felpati camminò piano piano verso la porta-finestra della cucina. Il suo bambino e l'uomo erano proprio fuori dalla porta, in linea d'aria lei si trovava non più di due metri da loro. Solo il doppio vetro della porta li separava. Monica si rannicchiò di fianco alla porta, nel poco spazio che c'era tra lo stipite e i mobili della cucina. Non doveva assolutamente farsi vedere per non fare degenerare la situazione L'uomo stava parlando con il piccolo Luca. Era giovane, di circa 20-25 anni e sembrava un tipo curato e tutto sommato di aspetto gradevole. Ma i suoi modi di fare con Luca non promettevano nulla di buono per Monica, che osservava la scena di nascosto. L'uomo parlava al bambino ma Monica riusciva a sentire soltanto dei brusii appena percettibili. Non sapeva che fare, le sembrava di non aver mai visto quel giovane uomo. Poi, tutto d'un tratto, si ricordò di qualcosa. Qualche settimana prima, infatti, a suo marito era stato detto che c'erano dei piani per rapire suo figlio. Entrambi non diedero peso a quelle frasi, ma evidentemente c'era un fondo di verità. Il successo economico della coppia aveva probabilmente suscitato una certa invidia in qualche ambiente. Ma non c'era più tempo per guardare indietro nella propria vita. Con la coda dell'occhio Monica vide l'uomo allungare minacciosamente le mani verso il piccolo Luca, seduto per terra e visibilmente terrorizzato. Monica decise quindi di intervenire, ma doveva farlo nel modo giusto. Un minimo sbaglio avrebbe potuto costare caro a se stessa e al suo piccolo. Si ricordò alcune mosse di arti marziali e di difesa femminile apprese qualche anno prima. Le esercitava di tanto in tanto ma questa volta sarebbero state di importanza decisiva e bisognava tenere conto dell'enorme pressione emotiva che aveva addosso. Guardò brevemente verso l'alto e realizzò che la porta-finestra si apriva verso l'interno. Se avesse voluto tentare una mossa fulminea non avrebbe dovuto prendere contro nessun ostacolo. In pochissimi istanti Monica valutò attentamente tutta la situazione poi disse tra sé pensando al suo Luca: "piccino mio, la mamma ora ti proteggerà!" Monica quindi scattò in piedi, girò la maniglia della porta-finestra e subito dopo si trovò di fronte l'uomo. Quest'ultimo ebbe appena un istante per girarsi e guardare in faccia la mamma del bimbo. L'istante successivo l'uomo si ritrovò il piede velato di Monica sulla sua faccia. Era alto più di 1.80 ed era anche di corporatura robusta ma subito dopo si trovò sbattuto a terra. Monica lo aveva colpito con un preciso e potente calcio. L'uomo rimase stordito per qualche secondo. Luca si mise spalle al muro ad osservare la scena rimanendo senza parole. Monica ebbe invece il tempo necessario per pianificare le mosse successive. Sapeva infatti che l'uomo si sarebbe alzato di nuovo di lì a poco. Così in effetti avvenne. L'uomo tentò di rialzarsi ma Monica, che seguiva attentamente ogni suo movimento si sedette per terra e strinse la testa dell'uomo tra le sue dolci ma forti gambe. Il malintenzionato la implorò immediatamente di lasciarlo andare. "Ahiaaa!!! Mi fai male! Bastaaa!! Ti prego! Lasciami andare!". Monica non pensò assolutamente di lasciarlo andare. Era pericoloso e andava neutralizzato. Lei si girò verso il suo piccolo e con sguardo sereno e voce calma gli disse: "Luca! Scappa! Non pensare a me!". Il bambino attese per qualche secondo poi si alzò e corse verso una casa vicina. Monica intanto continuava a stringere la testa dell'uomo tra le sue gambe. Era pienamente consapevole delle proprie forze. L'uomo aveva la testa bloccata e cercava in tutti i modi di divincolarsi ma ogni sforzo andava a vuoto, riusciva soltanto a strisciare il corpo da una parte e dall'altra. L'aggressore non restavano molte chance di salvare l'orgoglio. Con una mano riuscì, seppur a fatica, ad estrarre un coltello dalla tasca dei suoi jeans poi, rivolgendosi a Monica, disse: "ti ammazzerò, maledetta puttana! E distruggerò pure la tua famiglia!". La donna non rispose ma ovviamente non poteva accettare quanto detto dall'uomo. Monica allora raccolse tutte le proprie forze e strinse sempre più forte il collo dell'uomo tra le gambe. Si trattò quasi di una sorpresa per la giovane mamma, l'aggressore cedette infatti rapidamente. Questi si lasciò andare ad uno straziante lamento di dolore che però rimase ben presto soffocato. Le gambe di Monica gli stavano stringendo il collo così forte da impedirgli di respirare. Continuò a stringere con tutte le sue forze per un paio di minuti. L'uomo aveva infatti ceduto e aveva lasciato andare la testa che batté sul pavimento della veranda. Monica fissò il volto dell'uomo per alcuni secondi poi a poco a poco lasciò la presa delle gambe. Non voleva pensare che l'aggressore stesse fingendo. Ma questi era davvero allo stremo delle forze. La donna si alzò in piedi e continuò a tenere sotto controllo l'uomo che aveva ormai messo definitivamente ko. Pensava solo al suo bimbo (e anche al bimbo che portava in grembo) ma non voleva abbandonare l'uomo. Essa aveva ancora paura che potesse risvegliarsi. Luca si sarebbe certamente recato dai vicini, un'anziana coppia con la quale erano in ottimi rapporti. Ogni momento che passava Monica si sentì sempre più orgogliosa di se stessa. Improvvisamente, sentì dei gemiti ai suoi piedi. Era l'uomo che si stava risvegliando e provava a muoversi strisciando solo di pochi centimetri. Monica lo guardò con disgusto. Per lei quell'uomo era un serpente velenoso al quale bisognava schiacciare la testa. Monica salì in piedi sulla testa dell'uomo. L'aggressore smise di muoversi, era allo stremo delle forze. La donna riusciva stare senza problemi in equilibrio, si sentiva vittoriosa. I suoi piedi velati schiacciavano la testa dell'uomo contro il pavimento. Improvvisamente, da dietro l'angolo, una voce disse: "Mamma!". Monica si voltò, era il suo bambino che nel frattempo aveva chiesto aiuto ai vicini, che avevano poi chiamato la polizia. Luca vide la mamma in piedi sulla testa dell'uomo. La mamma e il bimbo si sorrisero a vicenda. Monica scesa dalla testa dell'uomo, ormai definitivamente immobile, e abbracciò il suo piccolo. Entrambi scoppiarono in un pianto liberatorio. "E' tutto finito, bambino mio!" – disse Monica al suo piccolo. "Brava mamma!" – rispose il bimbo con la voce rotta dal pianto – "Non tornerà più quell'uomo, vero?". "No, cucciolo. La mamma lo ha schiacciato! Non tornerà più". La mamma chiese allora ai vicini di tenere il suo bimbo per un po'. Stava infatti arrivando la polizia. Arrivarono polizia e ambulanza. Monica venne interrogata ma risultò chiaro che aveva agito per difendere se stessa e il bimbo. I medici non poterono fare nulla per l'uomo. Quando arrivarono era già morto. Monica lo aveva ucciso. Monica venne portata in ospedale per accertamenti. Si trattava di una cosa necessaria perché lei era incinta. Gli esami effettuati non evidenziarono però nessun danno per il bimbo che portava in grembo. Le dottoresse dell'ospedali furono molto gentili e si complimentarono tutte con lei quando raccontò la sua storia. L'episodio ebbe una grande risonanza sui giornali e sulle televisioni, anche per il fatto che la donna stava cominciando ad affermarsi pubblicamente per via del suo lavoro. Monica e la sua famiglia uscirono rafforzate da questo fatto, che contribuì ad accrescere la loro già salda unità. Le autorità cittadine scelsero all'unanimità e senza discussioni di assegnare il premio "Donna dell'anno" a Monica per il coraggio dimostrato. Il coraggio di una giovane, dolce e forte mamma.