LA COLOSSA By: Dwagia 2001 (E mail: giasla@libero.it) II parte Quando arrivai al "Muscle Giant" erano appena le nove del mattino e in palestra c'era solo una segretaria biondina ed anche abbastanza carina (almeno in viso) e con un bel paio di seni. Era dietro il banco della reception e poteva guardarla solo dal petto in sù. Era molto più alta di me, ma non doveva essere più di 170 cm. Mi sentivo un nano davanti a lei mentre, sorniona, mi diceva che Roth sarebbe arrivato a momenti. Nel frattempo passò un ragazzino di 13 o 14 anni, alto circa 175 cm e mi sembrò enorme. Mi sedetti ad un tavolino davanti all'ingresso: seduto ero quasi "normale", mi sentivo più a mio agio. Roth arrivò subito dopo. -"Ciao, Roth" -"Ciao George, cosa ci fai qua a quest'ora ?"- mi disse con un tono distaccato e falsamente sorpreso. -"Siediti, Roth, ho bisogno di parlarti"- -"Volentieri, ma ora non posso, devo iniziare il mio allenamento personale e sono già in ritardo"- -"Roth, ti ho detto che ti devo parlare !"- -"E va bene, ma sbrigati"- Il gigante si sedette di fronte a me, dall'altra parte del tavolino ed incrociò le sue braccia enormi davanti al petto, fissandomi col suo solito sguardo penetrante. -"Ehi Roth, ma cosa mi hai combinato ?"- -"Cosa ti ho combinato ?"- mi rispose con finta indifferenza. -"Guardami, non mi dire che non si vede !"- E Roth, più ipocrita che mai: -"Ma cosa si dovrebbe vedere? Io non noto nulla di particolare"- A questo punto non vi vidi più dalla rabbia e mi alzai di scatto, infuriato, quasi come per saltargli addosso. -"Ehi, piccolo George, ma cosa ti prende ?"- mi disse sorridendomi più calmo che mai. -"Senti Roth, finiscila o ti rompo le ossa !"- gridai disperato. -"Non feci in tempo a finire quella frase che Roth, con grande freddezza e studiata lentezza si alzò in piedi... In pochi ma interminabili secondi, i miei occhi si trovarono prima sotto il livello delle ascelle del gigante e poi ben al di sotto di quei pettorali immensi. Lui era letteralmente enorme, davanti a me. Se prima mi era già capitato di sentirmi un tappo accanto a lui, adesso mi sentivo meno di un nano, psicologicamente annientato da quella montagna di carne e di muscoli. Gli attimi che seguirono furono tra i più umilianti della mia vita. Roth inspirò profondamente, gonfiando il suo splendido torace da vero colosso; subito dopo incrociò le sue braccia possenti a pochi cm dai miei occhi esterrefatti e, sovrastandomi col suo sguardo implacabile mi disse, quasi bisbigliando: -"Che cosa dicevi, moscerino? Non ho sentito bene a chi vorresti spaccare le ossa."- Borbottai: -"Nu..nu..nulla"- Continuò a fissarmi, implacabile. -"Scusami, Roth, devi capire che sono molto nervoso, scusami...ho sbagliato, non volevo offenderti.." Non ebbi il tempo di finire di scusarmi, che lui, con la sua enorme mano destra mi afferrò per il collo e mi sollevò da terra, come se stesse sollevando una piuma. Mi sentivo stritolare il collo mentre mi alzava poco più in alto di lui. -"Vedi, piccolo George, finalmente hai realizzato il tuo sogno, ora anche tu sei alto come un gigante! Ah ah ah..."- sghignazzò maleficamente. Mi stava strozzando e così tentai disperatamente di staccare la sua mano enorme dal mio collo, usando entrambi le mie braccia, ma la sua era una morsa d'acciaio. Gracchiai, quasi soffocando: -"Roth, ti prego, scusami..., ti supplico...me..mettimi giù, mi uccidi !- Ero quasi svenuto quando mi buttò giù, come fossi stato un sacco di patate. Ma non era finita. Infatti mentre ero disteso a terra, ansimante e dolorante, Roth sollevò il suo piede destro, si tolse il sandalo e me lo piantò come un grosso macigno sul petto. Mentre mi schiacciava a terra con tutto il peso del suo corpo e l'immane potenza dei suoi muscoli, lo guardavo e da quella posizione mi sembrava ancora più enorme, gigantesco di quanto non fosse. Il suo polpaccio, in tensione muscolare, era impressionante. Mi sentivo mancare il respiro e cercai di dimenarmi con tutte le mie forze, quando Roth, sghignazzando, mi disse: -"Vedi, piccolo insetto, cosa succede quando non si manca di rispetto a quelli più grossi di te ? Si fa la fine degli insetti, schiacciati sotto i piedi !"- Ero allo stremo delle forze e sentivo che ci mancava poco perchè mi sfondasse -letteralmente- il torace, quando vidi che la segretaria biondina tentò di afferrare Roth, da dietro, per farlo desistere: -"Roth, così lo uccidi, lascialo, lascialo !"- E lui, senza spostarsi un millimetro: -"Ma no, piccola, ci stiamo solo divertendo. Vero, George ?-" -"Lascialo, Roth, ti prego !"- Finalmente il gigante sollevò il piede e mi lascio respirare. Stava davanti a me, immobile ed enorme, con le mani sui fianchi. Ripresi disperatamente a respirare e mi sentivo tutto rotto; restai a terra, immobile. Con tono serio mi disse: -"Spero che la lezione ti sia servita. Ricordati che tu sei nulla per me. La prossima volta ti spacco in due."- Ci vollero quasi dieci minuti perchè riuscissi a rimettermi in piedi, aiutato dalla segretaria biondina. Mi sentivo tutto rotto, a pezzi, sia fisicamente che psicologicamente: e poi mi aveva salvato una donna ! Ringraziai la biondina più volte, mentre Roth, seduto e quasi divertito, mi continuava a fissare. Quindi con tono autoritario, mi disse: -"E ora che ti sei ripreso e ti sei calmato, piccoletto, siediti ed ascoltami bene"- -"Va bene, Roth"- Mi sentivo un moscerino. -"Te lo avevo detto, George, che era un tentativo, e che non ti potevo garantire il risultato. Ricordi ?"- -"Si, Roth, ricordo"- -"Sei stato tu che hai insistito. Purtroppo la cura ha avuto su di te l'effetto opposto che ha avuto su Lynne, ma ti avevo anche avvisato di questo: era un rischio. E tu lo sapevi. Ora chiedimi perdono per quello che mi hai detto poco fa e non riprendere mai più questo discorso con me." -"Scusami, Roth, non lo faccio più...ho sbagliato, ma ti prego, dimmi, si può fare qualcosa per rimediare ?"- -"Che domanda, non credo proprio che si possa rimediare !"- -"Proprio nulla, George ?"- quasi lo supplicavo. -"Non lo so. Potresti riprovare con altre sostanze; e se poi fanno lo stesso un effetto negativo ? No, io al tuo posto non riproverei"- -"Allora devo rassegnarmi ? Ti prego Roth, aiutami, fa qualcosa."- -"Senti, George, non mi scocciare, ne ho abbastanza delle tue lamentele"- Si alzò e se ne andò in sala pesi. Me ne tornai a casa sconvolto, sconsolato, distrutto. Mi veniva da piangere, ma mi sentivo così male che non ci riuscivo. Ero confuso, non sapevo cosa fare. Tutta la mia vita era sconvolta. Adesso dovevo affrontare Lynne, ma cosa ne sarebbe stato del nostro rapporto ? Erano le nove di sera quando Lynne ritornò a casa. Veniva dal solito allenamento al "Muscle Giant" ma, come sempre più spesso accadeva, erano vestita molto, molto sexy. Così, quando aprì la porta, la vidi incedere verso di me, che nel frattempo mi ero seduto sul divano del soggiorno, più attraente che mai. Aveva un completino viola: una magliettina aderentissima, che lasciava scoperto l'ombelico e che metteva bene in evidenza, sia i seni, sodi ed imponenti, che il ventre, sottile e liscio come una tavola; una minigonna "ascellare" ed attillatissima, che le consentiva di mostrare un culetto perfetto e due sandali viola aperti, a piattaforma, con tacchi altissimi, da ben 15 cm ! Ne aveva di scarpe con tacco alto, ma così alte non glie le avevo mai viste prima: giusto quella sera che l'avrei dovuta affrontare, che avrei dovuto spiegarle tante cose, mi toccava confrontarmi con lei, come un nano potrebbe confrontarsi con una gigantessa. E poi vestita in quel modo era abbastanza volgare, ma irresistibilmente sexy; era così irresistibile che il desiderio di toccarla, di leccarla, di fare l'amore con lei aveva quasi preso il sopravvento sulla preoccupazione per le mie nuove dimensioni. -"Ciao piccolo, non ti alzi a salutare la tua bella ?"- mi disse, appena entrata, con un sorriso più maliardo che mai. Ebbi subito l'impressione che sapesse già tutto, forse Roth l'aveva già informata. -"Ciao amore, scusami, ma , veramente, ...mi fa male la schiena"- Era vero che mi faceva male, dopo la batosta che mi aveva dato Roth, ma non era certamente quello il motivo perciò non mi volevo alzare; volevo ritardare il più possibile l'umiliante confronto in altezza tra me e lei. -"Cosa c'è che non va, George, alla tua schiena ? Forse qualcuno ti ha fatto fare qualche esercizio un pò strano ?"- mi disse ridendo. Capii che Roth le aveva detto tutto. Si avvicinò a pochi cm dal divano e seria, mi disse: -"Adesso alzati !"- Non potei fare a meno di obbedirle: ero umiliato, ma eccitatissimo. Mi alzai, lentamente, quasi strofinandomi a lei, mentre lei gonfiava il petto per farsi ancora più grande e grossa e metteva le mani sui fianchi, quasi in segno di sfida. Ci mancò poco che svenissi: ero completamente in piedi e...col mio sguardo dritto guardavo i suoi capezzoli ! Su quei tacchi era alta un metro e novanta e mi sembrò quasi di rivivere gli attimi di panico che avevo vissuto la mattina quando il gigantesco Roth si era messo in piedi davanti a me. L'unica differenza era che Roth era molto più muscoloso e che Lynne era molto più...femmina. -"Me lo aveva detto Roth, che ti avrebbe ridotto a poco più di un insignificante nano, ma non immaginavo che arrivasse a tanto. Su questi tacchi ti sovrasto, letteralmente"- Mentre pronunciava quelle parole, guardandomi dall'alto del suo corpo gigantesco, il suo tono sprizzava un sadismo che in lei non avevo mai sentito fino allora. Rimasi, incredulo, pietrificato, incapace non solo di rispondere, ma anche di pensare, guardando, con la testa piegata all'indietro il suo sguardo attraverso i suoi seni che da quel punto di vista sembravano ancora più grandi ed imponenti. Continuò:-"Cosa c'è, George, adesso non parli più ?"- Restai ammutolito. "Ti ricordi, quella sera, che ti mi hai fatto quella scenata di gelosia e ti sei permesso di alzarmi le mani ? Ti ricordi che ti dissi che avevi vinto tu, ma ancora per poco ? Giurai che te l'avrei fatta pagare !"- Ricordavo benissimo quelle parole, e ne avevo avuto paura. -"Mi hai umiliata come mai nessuno è riuscito a fare. Mi hai alzato le mani. Alzare le mani ad una donna: vergognati. Alzare le mani ad una persona più debole: vergognati. ne ho parlato a Roth, che era, ovviamente, disgustato. Poi, figurati, quando Roth mi ha detto che gli avevi chiesto di fare anche tu la sua "cura"; abbiamo deciso che ti meritavi una bella lezione. Lui, un gigante, ti avrebbe fatto capire cosa significa subire da chi è più forte"- Mentre mi parlava ero confuso, stordito. Ogni sua parola mi sembrava un pugno nello stomaco. Ero distrutto. Ma cosa avevo combinato ? E non ero capace di risponderle. -"Ma...ma..ma allora tu sapevi tutto...sei stata tu a dire a quel colosso di ridurmi come un nano"- -"Si, è stata una mia idea che a lui non è dispiaciuta"- mi rispose, adesso calma, sorridendo sadicamente. -"E ora, ti prego...fammi ritornare come prima !"- -"Aah, aah, aah !!- C'era una cattiveria in lei che non avrei mai immaginato. Roth aveva cambiato non solo il suo corpo, ma aveva fatto venire fuori anche aspetti per me sconosciuti della personalità di Lynne. Non c'era più un minimo di dolcezza in lei, ma molta, tanta aggressività, cattiveria, sadismo, voglia di dominare. La vendetta che aveva ordito contro di me era eccessivamente grande rispetto al torto che le avevo fatto. Quella non era più Lynne, la mia Lynne; era un'altra donna, una donna bellissima e profondamente sadica che stavo conoscendo solo ora: la cura di Roth le aveva cambiato la personalità ! Eppure mentre le parlavo, così piccolo ed insignificante davanti a quella statua vivente, un'altro sentimento cominciò a pervadermi, ad impadronirsi di me. Sentivo che, in fondo, provavo un sottile ma intenso piacere nell'essere sottomesso a quella donna. Così, quando mi afferrò le mani (le sue erano ormai più grandi delle mie) e con una forza enorme iniziò lentamente a piegarmi le braccia, costringendomi ad inginocchiarmi davanti a lei, provai uno strano, nuovo, ma irresistibile piacere. -"Ricordati, da ora in poi, tra noi comando io"- -"Va bene, Lynne"- -"Non ti ho detto che mi puoi rispondere. Devi solo obbedire, ora rispondimi che hai capito !"- -"Si, Lynne, capito"- Finalmente mollò la presa sulle mie mani. -"Adesso che hai capito chi comanda e chi obbedisce, alzati !"- -"Mi alzai, senza fiatare"- Il mie pene era al massimo dell'erezione. Lei aveva perfettamente compreso che mi stava eccitando, così, con la mano destra, mi afferrò il pene. -"Ehi, nanetto, vedo che la cosa ti eccita, però...mi pare che anche il tuo coso si sia rimpicciolito. Aah aah aah ! Sai cosa voglio fare, ti voglio misurare"- -"Ma ti prego, non mi umiliare..."- -"Piccoletto, vieni e non ti lamentare...e poi lo so che in fondo ti piace"- Mi fece andare in bagno, e mi ordinò di spogliarmi. Mi misurò: erano gli stessi valori che quella mattina, avevo misurato io stesso. Ma la cosa più umiliante fu quando mi misurò il pene. Il mio non era mai stato quello di un gigante, ma ora, in erezione, non superava 8 cm ! Lei non perse occasione per deridermi: -"Come immaginavo, è piccolo. Hai un pene troppo piccolo. Troppo piccolo per una donna. Troppo piccolo, a maggior ragione, per una donna come me"- -"Ma Lynne, io ti amo..., voglio fare l'amore con te"- A questo punto lei si fece più seria. -"Ascolta, George, se non lo hai ancora capito, è da un pò di tempo che non mi soddisfi più. Lo so che vuoi fare l'amore con me. Io sono bella, molto bella e molto attraente. Ogni giorno di più. E ancora di più voglio diventarlo. Ma non credo di provare per te quello che provavo un tempo. Sento di avere bisogno di emozioni nuove e Roth è un vero uomo, l'unico vero uomo che io abbia mai conosciuto. Accanto a lui mi sento bellissima; accanto a lui mi sento protetta; accanto a lui mi sento donna." Io ascoltavo ma mi sembrava che il mondo mi stesse cascando addosso. -"E' da tre mesi che io e Roth abbiamo scoperto di amarci. E' l'uomo più irresistibilmente sexy che io abbia mai conosciuto. E poi, parliamoci chiaramente, piccolo George, ha un cazzo che è tre volte tuo. Il tuo cosetto è lungo appena 8 cm; il suo è un bastone di 25 cm. E lui è capace di scoparmi per ore ed ore, senza stancarsi mai, di farmi eccitare, di farmi godere, di farmi gridare, di farmi raggiungere orgasmi su orgasmi infiniti, come una porca: tu, al confronto non sei neanche un ragazzino. Sempre stanco, t'ammosci subito !". -"Ma allora, prima." -"Prima non sapevo che esistessero maschi come Roth e tu mi bastavi; ora so cosa significa il vero sesso, cioè Roth, e indietro non si può tornare". -"Allora.mi lascerai ?"- Seguì una pausa di silenzio. Lei stava in piedi, davanti a me: io ero poco più di un nano di 152 cm, accanto ad una statua vivente di 190 cm; i miei occhi supplichevoli stavano al livello dei suoi capezzoli ed i nostri corpi erano a 20 cm di distanza l'uno dall'altro. No, non potevo vivere senza Lynne, per quanto fossi ormai un cornuto, lei mi avesse umiliato e non mi amasse più. -"E tu cosa vorresti fare ?"- esclamò sollevando un po' il mento così che io non potevo più guardare bene i suoi occhi. "Io? Veramente.non so."- -"Io, invece, lo so. E so che farai esattamente ciò che io voglio"- -"Cioè, cosa?"- -"Sarai il mio schiavo, anzi il nostro schiavo, mio, e di Roth. So che adorerai essere il nostro schiavo e, se vorrai toccarmi, solo toccarmi, te lo concederò ovviamente dove, quando e come dirò io, e.dovrai pagare."- -"Ma tu sei la mia donna."- -"Intendi dire la tua padrona". -"Ma Lynne, non posso credere che ami quell'uomo."- -"Allora, visto che non ci credi, vieni domani in palestra. Anzi, mi pare una bella idea. Vieni, ti nascondi nella sala pesi e.guai a te se parli.potrai solo guardare e soffrire in silenzio! E ora leccami i piedi, schiavo !"- Obbedii, ma dopo pochi secondi, mi diede un calcio in bocca e si allontanò. Mentre saliva le scale ed io mi dolevo per il calcio mi disse: -"Da stasera tu dormi nel divano"- Così , l'indomani convenimmo che mi sarei nascosto nella sala pesi. La sala pesi era moquettata e ciò contribuiva a rendere felpati i miei passi. C'era un silenzio irreale in quel posto che di solito era sempre così affollato e rumoroso, così pieno di uomini e donne intenti a gonfiare i propri muscoli chiacchierando allegramente e sbuffando vigorosamente ad ogni contrazione muscolare; a quell'ora, di domenica, invece, non c'era nessuno. Mi nascosi dietro un pilastro, lontano dalla porta d'ingresso. La penombra rendeva l'atmosfera ancora più suggestiva; il sole era basso e raggi di luce rossa e calda filtravano attraverso i vetri smerigliati delle finestre. C'era un tepore primaverile nell'aria. Aspettai, in silenzio, una decina di minuti. Poi sentii un ticchettio di passi, passi femminili. Trasalii, doveva essere proprio lei. La porta si aprì ed entrò Lynne. Era bellissima. Montava su un paio di sandali neri dai tacchi alti circa 10 cm, era vestita solo di un bikini nero supersexy: la mutanda, minuta e sgambatissima, slanciava la figura, mettendo in evidenza le sue gambe lunghe e splendidamente tornite; il reggiseno era formato da due triangoli da cui traboccavano due seni quarta misura gonfi e duri come il marmo. La vita, stretta, era solcata dalle linee perfette degli addominali. Un cespuglio fluente di capelli neri le accarezzava le spalle, ampie e muscolose, ed incorniciava un volto splendido: i suoi grandi occhi color cioccolata, il suo naso all'insù, le sue labbra carnose. Dalla mia posizione Lynne non poteva certamente vedermi, ma sapeva che ero lì, a spiare. Era incredibile: mi sentivo come un ladro che ruba a casa propria. Mentre lei camminava verso i bilancieri la osservavo incedere, elegantissima come una pantera, e non potevo fare a meno di sentirmi molto eccitato. La desideravo da impazzire, ma sapevo che non mi dovevo muovere. Si fermò davanti allo specchio vicino ai bilancieri ed iniziò a guardarsi con vanità ed ammirazione. Mise le mani sui fianchi, gonfiò il petto e fece un giro intorno a se stessa. Poi alzò entrambi i gomiti fino a sfiorare la testa, mettendo in grande evidenza le sue ascelle, perfettamente rasate, i deltoidi possenti ed il torace ampio; quindi ruotò i gomiti all'esterno e mise in contrazione due bicipiti ben tonificati: era veramente magnifica ! In pochi mesi il suo corpo aveva subito delle trasformazioni incredibili ed ora Lynne era diventata una delle ragazze più belle ed attraenti che io avessi mai visto. Non che prima non avesse una splendida struttura fisica, anzi; però il programma di allenamento di Bill aveva sortito sul suo fisico un effetto veramente spettacolare: adesso aveva una muscolatura più voluminosa, ma soprattutto più definita e , comunque, sempre molto femminile. Infatti non era certamente diventata una body-builder "hard"; era invece uno splendido esemplare di donna "fit" (e sexy): i glutei sodi; i seni alti e duri, gli addominali marmorei; le gambe lunghe e flessuose; le spalle ampie ed imponenti; le braccia magnificamente tornite. Sembrava una scultura vivente. Adesso lei, sui tacchi da 10 cm era alta circa 185 cm, e pesava 66 kg di muscoli perfettamente tonificati e magnificamente allenati. Io, invece, ero poco più di un pidocchio di 152 cm, pesavo appena 48 kg ed ero più flaccido ed insignificante che mai. Mi sentivo assolutamente inadeguato, letteralmente ridicolo, al solo pensiero di potere camminare accanto a Lynne. Figuriamoci continuare ad essere il suo uomo ! Mentre pensavo queste cose arrivò lui, il colosso, preceduto da un sordo rumore di passi lenti e pesanti. Era a piedi nudi, aveva un paio di tanga bianchi. Era più grosso che mai. Una montagna di muscoli e di virilità. Mentre andava silenzioso verso Lynne (che continuava ad ammirarsi con finta indifferenza davanti allo specchio) lo guardavo con un misto di invidia e di ammirazione. Avrei voluto essere grande e grosso come lui, per potere amare ed essere amato dalla bella Lynne. Lui sembrava una statua vivente. Aveva un torace così possente che anche un toro sarebbe stato esile accanto a lui, due pettorali così spessi che anche i grandi seni di Lynne sembravano piccoli al confronto e due bicipiti che parevano due palloncini in procinto di esplodere. Gli addominali facevano l'impressione di un'impenetrabile barriera d'acciaio. Le gambe sembravano le due possenti radici d'una quercia. Era tutto un guizzare di muscoli e muscoletti. 190 cm e 130 kg di forza pura. Né Lynne né Bill dissero nulla. Bill andò dritto verso lei e la avvolse da dietro con le sue spalle enormi stringendola come se fosse un fuscello. Era impressionante vedere come una donna così imponente e muscolosa pareva così minuscola fra le braccia di quel gigante erculeo. Per un attimo mi parve di svenire...: allora era tutto vero, Lynne e Bill si amavano ! Poi fui pervaso da una strana sensazione, difficile da spiegare. Infatti sentivo che mentre quelle due statue viventi si stringevano, si abbracciavano e sospiravano appassionatamente, l'eccitazione aumentava in me. Ero pazzo di gelosia, ma, al tempo stesso, mi piaceva soffrire nel vedere che quel colosso che possedeva la donna che io amavo, nel vedere che lei lo ricambiava perdutamente; mi eccitava molto vedere che la donna che io amavo era posseduta da quel colosso muscolare. Così Lynne fece un giro intorno a sé stessa, sempre avvolta tra le possenti braccia di Roth, e i due iniziarono a baciarsi in bocca appassionatamente, mentre i loro corpi si strofinavano: si intravedevo i pettorali enormi del gigante schiacciare i seni di Lynne; osservavo i bicipiti possenti di Roth che si gonfiavano mentre stringevano la "piccola" body-builder. Ad un certo punto il colosso afferrò Lynne dai fianchi e la sollevò da terra di circa 20 cm, come fosse una piuma, portando le labbra di Lynne all'altezza della sua fronte. Lynne agitò i piedini e lasciò scivolare a terra i sandali: quando Roth la rimise a terra, la differenza di altezza tra i due era notevole. Prima Lynne era solo poco più bassa del gigante; ora, a piedi nudi, con la testa arrivava a livello delle labbra di Roth. E sembrava tutta più piccola, avvinghiata a lui. Per un attimo pensai che, comunque, così anche senza tacchi, Lynne era alta ben 175 cm, cioè se fossi stato accanto a lei, lei mi avrebbe letteralmente sovrastato. -"Dai Lynne, misurami"- -"Certo, amore mio, lo sai che la cosa mi eccita molto". Così Lynne prese un metro che era poggiato su una panca ed iniziò a misurare le circonferenze del gigante. Torace: 130 cm; bicipiti: 52 cm (cioè quasi quanto le mie cosce!); cosce: 75 cm (cioè quasi quanto il mio torace !); polpacci: 45 cm ! -"Amore, sei sempre più grosso e più bello"- -"Si, piccola, e ora spalmami l'olio"- Lynne iniziò a massaggiare le spalle enormi di Roth con un olio, forse una specie di emolliente, sospirando per l'eccitazione, mentre il body-builder stava all'impiedi guardandosi allo specchio. L'operazione durò pochi minuti perché appena Lynne passò a spalmare l'olio sugli imponenti pettorali di Roth, la passione ebbe il sopravvento sui due. Così il gigante afferrò la splendida culturista dai fianchi, la sollevò come una libellula e la poggiò su una panca. Lynne si sfilò agilmente i tanga del bikini, e subito dopo abbassò il tanga di Roth. Mi sentii morire quando vidi il suo pene. Era semplicemente enorme, perfettamente eretto in verticale faceva letteralmente impressione; calcolai che doveva essere lungo 25 cm ! Ero frustrato, ma in fondo ero molto eccitato ! Lei era distesa sulla panca, con le cosce molto larghe e le gambe dritte; il colosso si distese sopra di lei, ma quasi come se non la volesse schiacciare sotto le sue enormi masse muscolari, poggiò le braccia ai sulla panca, ai lati della testa di Lynne, quindi scivolò dentro di lei con la facilità di chi penetra una donna già molto eccitata, e, dunque molto ben lubrificata. Il resto.fu sconvolgente per me. Fecero l'amore con un'energia, una forza, una passione, di cui solo due atleti come loro erano capaci, per molto, molto tempo e molte, molte volte potei sentire i gemiti della mia Lynne che godeva come mai l'avevo vista prima. Lui era un vero stallone, lei una cavalla da monta. La panca, il pavimento, tutto sembrava tremare. Gli orgasmi di Lynne si susseguivano uno appresso all'altro, mentre Roth continuava, senza fermarsi un attimo, come una macchina da sesso. Era una situazione assurda: la mia donna era posseduta, in tutto e per tutto da un altro uomo, io ero pazzo di gelosia ma. godevo ! Quando capii che stavano finalmente fermandosi, approfittando del fatto che Roth, da quella posizione non mi avrebbe dovuto vedere, sgattaiolai fuori alla svelta. Più tardi, quando Lynne tornò a casa, parlammo a lungo. Mi impose le sue condizioni; erano tremende. Mi concedeva di restare in casa con lei, ma non avrei avuto alcun diritto, da allora sarei diventato praticamente il suo schiavo. Non avevo altra scelta, la amavo troppo e anzi, il fatto che lei mi volesse trattare così la rendeva ancora più assolutamente irresistibile. E così obbedii. Mi ordinò che dovevo versare a lei tutti i miei guadagni, e donarle quanto possedevo. Pochi giorni dopo andammo in banca e firmai una serie di carte: le donavo tutti i miei beni, e mi impegnavo a versare a suo favore il 100% dei miei guadagni annuali: così lei aveva acquisito anche un potere economico assoluto su di me. Dovevo servirla in tutto e per tutto, esattamente come uno schiavo fa con la sua padrona. La mattina mi alzavo alle cinque e riordinavo la casa; alle sette le portavo la colazione e, subito dopo dovevo assisterla mentre si preparava. In verità questo era uno dei momenti più eccitanti della giornata, in cui Lynne mi concedeva di ammirarla e di toccarla. Infatti lei, totalmente nuda, si alzava dal letto, montava su un paio di sandali a piattaforma con tacco da 15 cm e, gigantesca e sensualissima, si avviava al bagno, dove io la dovevo pesare e misurare: altezza, petto, braccia, vita, fianchi, cosce, polpacci. Quindi annotavo tutto su un apposito diario. Poi si infilava nella doccia, durante la quale dovevo spalmare il sapone su tutto il suo corpo enorme, sciacquarla e poi asciugarla. Quindi preparavo i vestiti che lei mi ordinava di prendere e la aiutavo a vestirsi: dovevo infilarle biancheria intima, le scarpe, il resto, mentre lei si guardava allo specchio con un narcisismo che era ogni giorno sempre più evidente. Lynne sapeva che tutto ciò mi eccitava moltissimo e godeva del fatto che, comunque, io potevo soltanto ammirarla senza potere soddisfare altri desideri. Poi lei andava ad allenarsi col gigante. Io correvo al lavoro; di pomeriggio tornavo a casa, rassettavo, stiravo, lavavo tutto ciò che c'era da lavare: lei pretendeva che tutto fosse perfettamente ordinato e pulito. Poi preparavo la cena: guai se qualcosa non era cucinata come era prescritto nella sua rigorosa dieta. Verso le nove di sera, finalmente Lynne tornava a casa. Quindi veniva l'altro momento più eccitante della giornata. Infatti, dopo la cena, esausto, dovevo aiutarla a spogliarsi ed a fare la doccia, ed erano momenti i cui il mio "appetito" diventava quasi famelico; ma non potevo fare altro che.ammirare la sua bellezza. Poi andavamo a letto, lei nella stanza matrimoniale, io a pianterreno, nel camerino della servitu'. Non avevo il diritto di lamentarmi di nulla, ma solo il dovere di servirla. Qualche volta tornava a casa con Roth. Dovevo trattare con riguardo il gigante e non fiatare se veniva a fare qualsiasi cosa dentro o fuori casa, con o senza Lynne. Se lei me lo avesse chiesto, avrei dovuto assistere ai loro rapporti sessuali, in totale silenzio. Così dovetti subire l'umiliazione di guardare, diverse volte, i loro coiti, in tutte le posizioni immaginabili. Una volta lui la appoggiò, sollevandola, al muro e la penetrò da sotto; un'altra volta la penetrò da dietro mentre lei era appoggiata sui lavelli della cucina; e così via. Altrettanto umilianti erano le sue "concessioni" nei miei confronti. Mi consentiva, di tanto in tanto, di leccarle i piedi; più raramente di masturbarmi in ginocchio mentre lei provava, davanti allo specchio, le pose per le imminenti gare di body-building. Infatti, di lì a poco, Lynne avrebbe dovuto partecipare ai campionati regionali, nella categoria fitness alte taglie. Continua. Per commenti scrivete a giasla@libero.it