LA COLOSSA By: Dwagia 2001 (E mail: giasla@libero.it) I parte I primi quattro anni di convivenza tra me e Lynne erano filati magnificamente, nella tenerezza e nella passione. Lei era una splendida e calda giovane femmina latina. Un cespuglio fluente di capelli corvini incorniciava un volto dai lineamenti insieme forti e teneri; i grandi occhi color cioccolata, il nasino all'insù, la bocca larga dalle labbra spesse e carnose la rendevano ancora più attraente. La natura ed alcuni anni di body-building le avevano dato un fisico portentoso; e anche se da quando convivevamo aveva mollato l'allenamento era comunque così ben fatta che quando, in bikini, passeggiava ancheggiando su e giù per la spiaggia tutti i maschi non potevano fare a meno di girarsi e, qualche volta, di fare commenti, anche pesanti: ma a me non dispiaceva affatto essere il compagno di una donna tanto ammirata e desiderata. Aveva venticinque anni, era alta 170 cm per 58 kg. Le sue misure vitali erano magnifiche: 95-60-95 cm. Slanciata, tonica, rotonda e soda nei punti giusti; un culo che sembrava disegnato col compasso; due seni terza misura, alti e sodi; spalle ampie, braccia sottili, vita stretta, gambe lunghe e perfettamente tonificate; ed i piedini più sexy che avessi mai visto. Io avevo 15 anni in più di lei e non ero certamente un Adone. Poco più basso di lei (ero alto solo 165 cm), un fisico non proprio atletico: ero esile, senza l'ombra di un muscolo e anzi con un pò di pancetta (pesavo 68 kg), capelli biondi, occhi castani ed un volto molto comune; comunque a lei piacevo così. Vivevamo una vita spensierata in una bella villa nel quartiere residenziale di GreenRidge; il mio lavoro ci garantiva una vita molto agiata e molti momenti di relax. Lei lavorava in un negozio d'abbigliamento: non certo per necessità, ma perché le piaceva avere una sua indipendenza economica. Nel poco tempo che le restava si occupava della casa e di se stessa: era sempre impegnata in giro per le migliori boutiques della città, dall'estetista, dal parrucchiere... Certo, convivere con una donna così bella e sexy mi rendeva abbastanza invidiato agli occhi di molti. Sapevo che le amiche di Lynne non mancavano occasione per farle notare che forse io ero un pò bruttino e non .. all'altezza per lei. Quando andavamo a qualche party lei evitava di mettere scarpe coi tacchi alti, per non mettermi in imbarazzo. Qualcuna, poi, malignava che Lynne stesse con me solo per i miei soldi, ma io e Lynne sapevamo che non era affatto così. Comunque, dopo quattro anni di convivenza, capivo che c'era un pò di stanchezza fra noi due, o meglio che Lynne si era un pò stancata di me; in realtà per me lei era sempre fantastica, ma percepivo che molte cose per la mia compagna stavano diventando un'abitudine. La sera io ero sempre molto stanco e i quindici anni di differenza si facevano sentire. Ero innamoratissimo di lei, ma capivo che forse lei ora aveva bisogno di cose nuove. Non fu un caso che Lynne decise di dimezzare il suo orario di lavoro presso il negozio d'abbigliamento per dedicare più tempo a se stessa; riprese la sua vecchia passione, quella del body-building. Fu quasi una specie di ritorno alle origini, perché prima di conoscermi aveva fatto alcuni anni di boby-building, di tipo soft. S'iscrisse al "MuscleGiant", una lussuosa palestra a 5 km da casa nostra: non avrei mai potuto immaginare che quella scelta avrebbe cambiato radicalmente ed irreversibilmente il nostro rapporto e la nostra vita. La sera dopo la prima sessione d'allenamento mi parve subito abbastanza entusiasta. "Sai, amore, la palestra è molto bella, la gente simpatica. Mi hanno assegnato un allenatore, un ragazzo tedesco che si chiama Roth. Mi è sembrato molto gentile e mi ha affermato che in sei mesi farà di me una campionessa. E poi è un bono...!" Sul momento non diedi grande importanza a quelle parole. Nei giorni seguenti Lynne mi parlò più volte e con crescente entusiasmo della palestra, del programma di allenamento e, soprattutto, di Roth. Addirittura mi assicurò che le sarebbe piaciuto se anche io mi fossi iscritto al "MuscleGiant" ma, ovviamente le risposi che non avevo il tempo; il mio lavoro non me lo consentiva e poi non mi era mai piaciuto passare il tempo in palestra a sollevare pesi: mi annoiava troppo. Notai subito che parlava molto spesso di Roth, e lo faceva con crescente ammirazione. Non passava sera che non mi raccontasse qualcosa che, direttamente o indirettamente, avesse a che fare con Roth. "Sai, stasera Roth mi ha detto che il prossimo mese potrò aumentare il carico di lavoro"..."Sapessi che fisico che ha Roth, è altissimo e muscolosissimo, quando sono accanto a lui mi sento un moscerino"..."Mi ha fatto toccare i suoi bicipiti: sembrano due palle d'acciaio"..."Ha dei pettorali così spessi che i miei seni quasi sfigurano !" e così via dicendo. Quando mi raccontava queste cose lo faceva scherzando e ridendo, quasi come per farmi capire che non dovevo darle troppa importanza, ma intuii presto che quel ragazzo doveva piacerle. Imparai che Roth era un body-builder di 28 anni e che suo padre era stato campione olimpico di lancio del peso nella squadra della Germania Est, e poi era diventato allenatore; Roth aveva imparato quasi tutto dal padre. Seppi anche che Roth era bruno, era alto un metro e novanta e pesava ben centotrenta kg! Dopo poche settimane d'allenamento s'incominciarono a notare i primi risultati sul fisico di Lynne. Una sera, infatti, mentre ero a letto, distrutto dopo una giornata di lavoro e più fiacco che mai, scrutai Lynne che si osservava attentamente allo specchio con molto autocompiacimento. Era a piedi nudi ed indossava un bel completo formato da tanga e reggiseno di pizzo nero. Notai che i suoi muscoli erano un pò più voluminosi e definiti e mi sembrò più imponente ed anche più sexy del solito. Questo suo corpo così bello mi fece eccitare molto. Quando venne a letto...ci avvinghiammo subito e facemmo l'amore. Lei era diversa dal solito, più aggressiva; e successe una cosa che prima non era mai capitata. Infatti, da quattro anni, facevamo sempre l'amore nella posizione classica: io sopra e lei sotto. Questa volta, invece, lei mi mise subito in posizione succube e m'impose di leccare la sua vagina: sembrava incredibilmente eccitata, ma mi parve anche un pò distante. Poi si sedette sul mio pene che era già diventato molto duro, e si fece penetrare con una scioltezza ed un'abilità che prima non aveva mai avuto; iniziò a muoversi con una potenza ed u ritmo che in lei non conoscevo: io non riuscivo a starle appresso e dopo un quarto d'ora eiaculai sfinito. Ero mezzo svenuto, ed avevo un fiatone incredibile. Lei, invece, non era affaticata neanche un poco: il fatto era che lei era allenata; io no, e la differenza si vedeva! Inoltre, anche se si era eccitata moltissimo non aveva raggiunto l'orgasmo e perciò voleva assolutamente che io continuassi, ma proprio non ce la facevo più. Per un attimo, era la prima volta in quattro anni, mi sentii inadeguato e pensai che forse lei avrebbe desiderato che io fossi ben allenato come lei; mi balenò in mente, per un attimo, l'immagine di quel suo allenatore sportivissimo: certamente non avrebbe avuto nessun problema nel continuare per ore o ore! Qualche giorno dopo Lynne intensificò gli allenamenti: tutti le mattine, si alzava dal letto, si metteva in tute e scarpette da ginnastica e andava con Roth a fare un'ora di footing. Nel tardo pomeriggio, invece faceva due ore d'allenamento ai pesi, ovviamente sempre col bel Roth. Inoltre, notai che Lynne riempiva la casa di bottiglie e bottigliette fatte di strani miscugli, di pastiglie molto variamente colorate, di fiale e fialette dai nomi a me sconosciuti. E poi in bagno trovai una nuova bilancia con il metro per misurare l'altezza, come quello che c'è nello studio dei dottori ed un metro da sarto appeso all'asta della bilancia. Vedevo che ogni mattina Lynne si pesava e si misurava: petto, vita , fianchi, cosce, bicipiti...; e poi si misurava anche in altezza: all'inizio non capii perché facesse quest'ultima cosa. Iniziavo ad essere un pò geloso: lei stava molto più tempo con il suo allenatore che con me e pareva quasi che il body-building fosse diventato lo scopo principale della sua vita. Mi trascurava, andava sempre di fretta. E poi non mi piaceva che prendesse tutte quelle bevande, quelle pastiglie, quelle fiale; lei mi diceva di non preoccuparmi, ma io non ero tranquillo, sapevo che tutte quelle cose potevano farle male. Una sera, poi, inevitabilmente, litigammo. Infatti, lei mi raccontò, con la sua solita allegria, che Roth le faceva, a giorni alterni, delle iniezioni intramuscolari. La cosa mi fece arrabbiare molto: - "Non ho capito, e che cosa t'inietta ?" Mi rispose tranquilla: - "Sono ormoni per fare crescere i miei muscoli" Ed io: - "Ma ti possono fare male !" - "Veramente, dai risultati che anche tu sembri apprezzare, non si direbbe proprio che mi facciano male, anzi..." A questo punto cambiai discorso: - "E poi, scusami, dove te la farebbe le iniezioni ?"-. Lynne mi rispose ridendo: -"E dove vuoi che me la faccia, nel sedere! Che fa, ti dispiace? Roth è sempre molto premuroso e gentile con me e non c'è nessun motivo perché tu te la prenda così tanto"-. A questo punto alzai la voce: "Ma chi gliel'ha data questa confidenza di toccarti il sedere ?"- Lynne, che fino ad allora era stata molto giuliva, cambiò espressione, e, con molta freddezza, avvicinò la sua faccia alla mia e, sempre tenendo bassa la voce, ma con un tono molto cattivo mi rispose: -"Che fa, sei geloso? Il sedere è mio e me lo faccio toccare da chi dico io, capito? E poi, se proprio lo vuoi sapere, alla fine di ogni allenamento, Roth non mi tocca solo il sedere, ma mi fa una cosa che tu non sei mai stato capace di fare: mi massaggia tutta, dalla testa ai piedi: gambe, schiena, piedi e...anche il culo, e mi fa sentire divinamente !" Questo era veramente troppo. Ero verde dalla rabbia. Lui la massaggiava dalla testa ai piedi, lui la toccava dove voleva, lui la vedeva nuda! - "Ah, così lui è anche massaggiatore, ma guarda un pò..."- - "Non capisci niente, fa parte dell'allenamento: i massaggi servono per fare rilassare i miei muscoli e, quindi, per ottimizzarne la crescita! Non capisci niente !"- Il silenzio cadde tra noi. Per pochi attimi restammo all'impiedi, uno di fronte all'altro, a pochi cm l'uno dall'altra: lei mi guardava dall'alto verso il basso, con il petto rigonfio dei suoi turgidi seni ed uno sguardo glaciale che mi era capitato pochissime altre volte di vederle addosso. A quel punto esplosi e, per la prima volta da quando stavamo insieme, le mollai un ceffone. Lei non se l'aspettava proprio ma ebbe il tempo di afferrare entrambi i miei polsi con le sue mani, come se mi volesse piegare le braccia; per circa un minuto ci dimenammo violentemente ma alla fine ebbi ragione io sul suo corpo agile e guizzante. Dovetti faticare moltissimo e più di una volta sentii che la presa di Lynne era diventata molto forte della mia, ma la rabbia che avevo era tale che alla fine riuscii a piegare le sue braccia verso il basso finché lei dovette mollare per il dolore; dopotutto, anche se lei era ben allenata, pesava pur sempre 10 kg meno di me ed io ero comunque un uomo ! - "Va bene, questa volta hai vinto tu, ma ancora per poco! Questa me la paghi"- vedevo che stava trattenendo una lacrima e, immediatamente mi resi conto che avevo sbagliato di grosso. Mi urlò: - " Ti pentirai amaramente di quello che hai fatto stasera !". Quindi si voltò e con passo rapido salì in camera da letto e si chiuse a chiave. Avevo sbagliato tutto. La gelosia mi aveva fatto perdere il controllo di me stesso e, soprattutto, l'avevo offesa, forse irrimediabilmente. Quella notte, sul divano del soggiorno, non dormii. Ero geloso e confuso. Le cose stavano prendendo una brutta piega e sentivo che stavo perdendo il controllo su me stesso oltre che su Lynne. Per alcuni giorni non ci rivolgemmo parola; alla fine decisi di chiederle scusa. Non dovevo assolutamente commettere quel gesto ignobile, alzare le mani ad una donna. Dopo ore ed ore di discussione, più o meno accesa o pacata, le giurai che non le avrei mai più dato uno schiaffo, che ero sinceramente pentito. Comunque decidemmo che la cosa migliore era che io conoscessi Roth, così, forse, mi sarebbe passata la gelosia. Quando eravamo più calmi Lynne mi disse che Roth era molto gentile ed educato e che non avevo ragione di essere geloso. Poi aggiunse che dopo averlo conosciuto di presenza avrei veramente capito che Roth era un bravo ragazzo: -"Vedrai, diventerete amici". Così, qualche sera dopo, d'accordo con Lynne andai al "MuscleGiant" durante l'orario d'allenamento: potevo finalmente conoscere Roth, vederlo di presenza. E comunque, anche se avevamo fatto la pace, sentivo che qualcosa si era rotta fra di noi, o meglio, qualcosa si era rotta dentro di lei, perché anche se io mi sentivo in colpa, la amavo come e più di prima; Lynne, invece, era distante, fredda. Sentivo che mi nascondeva qualcosa: rabbia, senso di rivalsa o qualcos'altro.ma allora non potevo capire cosa poteva riservarmi quel suo atteggiamento così strano. L'ingresso del "MuscleGiant" era una gran sala moquettata, molto elegante, e piena di specchi e vetri, con una reception ed un bar, sedie e tavolini dove diversi ragazzi e ragazze, tutti dai fisici ben fatti, alcuni in tuta, altri in maglietta e pantaloncini, chiacchieravano. Era una specie di club per atleti. Andai subito alla reception dove chiesi, ad un'aitante ragazza bionda con gli occhi azzurri, di potere assistere agli allenamenti di Lynne. La ragazza mi accompagnò lungo un corridoio bianco alla fine del quale c'era un'ampia vetrata che dava sulla sala pesi. Così mi misi dietro la vetrata e cercai Lynne. La trovai subito: mi dava le spalle e non poteva vedermi, era a circa dieci metri da me, distesa supina sulla panca, aveva un completo di pantaloncini cortissimi e maglietta bianca sopra l'ombelico; stava sollevando senza troppi problemi con le braccia un bilanciere, che, con mia gran sorpresa, pesava ben 30 kg. Per un attimo mi ricordai la forza delle sue braccia nella lotta che avevamo avuto qualche sera prima: io 30 kg li avrei potuti sollevare pure, ma con molta difficoltà, almeno da quella panca. Accanto a lei, all'impiedi, c'era una gigante bruno e muscoloso che contava le ripetizioni di Lynne: non c'erano dubbi, doveva essere proprio lui, Roth! Dovetti ammettere a me stesso che era veramente un bel ragazzo. Aveva una canotta nera, attillatissima, dalla quale sembrava esplodere un torace da vero colosso, con due pettorali enormi, e deltoidi che sembravano due palle da calcio. Le braccia parevano due tronchi d'albero. Aveva un paio di pantaloncini neri ed attillati come la canotta: dalle cosce esplodevano due quadricipiti enormi; i polpacci erano letteralmente erculei. Quell'energumeno sembrava una montagna di muscoli in procinto di esplodere. Era perfettamente liscio, senza un pelo, anzi aveva la pelle lucida, capelli neri e tagliati molto corti, che esaltavano l'enorme volume dei muscoli del collo, rendendo la figura di quel gigante ancora più possente. E poi aveva un viso da fotomodello, abbronzantissimo, le sopracciglia nere e molto pronunciate, gli occhi grandi e molto scuri, la mascella volitiva ed un profilo greco che sembrava quasi scolpito. Pensare che quella statua vivente passasse così tanto tempo con la mia donna mi fece sentire qualche palpitazione; era impossibile che non avesse mai desiderato una giovane e bella donna come Lynne ed era altrettanto impossibile che una giovane e bella donna come Lynne non avesse desiderato quella specie di colosso, magari anche solo per un attimo. Mentre pensavo queste cose mi accorsi che Lynne aveva finito l'esercizio. Si alzò dalla panca; ero abituato a considerarla una donna alta ed imponente, ma quando si mise all'impiedi, respirando profondamente e sorridendo a Roth, mi sembrò una nana accanto a lui: la testa di Lynne arrivava a sfiorare il mento del gigante e persino i suoi seni, turgidi ed imponenti, sembravano quelli di una bambina accanto ai pettorali, letteralmente enormi, di Roth. Non parliamo poi del resto: le braccia, le gambe di Lynne, pur se toniche e ben tornite, parevano due esili fuscelli accanto alle braccia ed alle gambe di quel gigante bruno. Per un attimo i due parlarono scherzando e mostrando una solida intesa, poi Lynne mi vide, mi fece un cenno di saluto con la mano e, subito dopo, mi fece capire che avevano quasi finito l'allenamento e stavano uscendo: ci saremmo visti nella reception. Dieci minuti dopo, ancora sudati ed in tenuta d'allenamento Roth e Lynne mi vennero incontro nella reception. - "Amore, ti presento il mio allenatore, Roth; Roth, ti presento George" - "Ciao Roth" - "Ciao, George". Eravamo in piedi, uno accanto all'altro. Era veramente molto grosso, impressionante. I miei occhi erano altezza dei suoi pettorali, poco sopra i suoi capezzoli. Quando ci stringemmo la mano, lui avvolse la sua, enorme e carnosa, attorno alla mia, e mi fece un grande ed ipocrita sorriso mettendo in mostra i suoi denti bianchissimi che risaltavano sulla pelle molto abbronzata. Era bellissimo, imponente, muscolosissimo e, soprattutto molto sicuro di sé; si capiva subito che era un vincente. Io, invece, mi sentii immediatamente soggiogato da quel ragazzone enorme; mi sembrava di essere un pidocchio accanto a lui, in tutti i sensi assolutamente inferiore. Mi accadde una cosa molto strana: sentii il mio pene retrarsi e farsi molto piccolo tra le mutande, come se si fosse sentito intimidito. In realtà ero io intimidito, anzi impaurito, anche se cercavo di non farlo capire. Ero molto imbarazzato; intuivo che Lynne ci stava confrontando: adesso ci guardava l'uno accanto all'altro, ed io mi sentivo come un insetto davanti ad una statua vivente. Bastarono pochi attimi perché tra me e lui s'instaurasse un rapporto di sottomissione, il più piccolo sottomesso al più grosso: mi guardava dentro gli occhi, fisso, impassibile; il suo sguardo sembrava forte almeno quanto i suoi muscoli; io, invece, non riuscivo a fare altro che abbassare i miei occhi, e non ero capace di guardarlo in faccia per più di un istante. Fu lui ad offrirci una bibita ed a prendere subito l'iniziativa. Infatti dopo i convenevoli, iniziò a spiegarmi il programma di allenamento di Lynne e cercò di rassicurarmi; dal suo modo di parlare capii, con mio grande rammarico, che Lynne lo aveva messo al corrente della nostra lite. Aveva un modo di fare affabile e presuntuoso al tempo stesso. Mi sentivo totalmente soggiogato ed imbarazzato e non riuscivo a contraddirlo neanche un pò. Riuscivo solo ad annuire, a dire mezze frasi, ad abbassare il capo in segno di consenso. Poco dopo lei e lui iniziarono a parlare di pesi, panche, deltoidi, bicipiti, ripetizioni. Io avevo veramente poca conoscenza di quegli argomenti e non riuscivo ad inserirmi nella discussione, così quasi quasi mi sentii di troppo; tale sensazione fu aggravata dal fatto che notai una grande intesa tra lei ed il gigante; la cosa mi dava molto fastidio, anche se cercai comunque di celare il più possibile la mia gelosia che raggiunse il culmine quando i due si salutarono con un confidenziale "ti vengo a prendere domani mattina alle sette". In auto, al ritorno, ovviamente, Lynne mi chiese cosa pensavo di Roth e dissi una bugia, che mi piaceva, che era un bravo ragazzo, che non ero geloso, che per me andava benissimo... Ma dentro di me ardevo dalla gelosia e mi rodevo per la paura di perdere la mia giovane femmina. Lynne continuò ad allenarsi molto intensamente per un altro mese. Apparentemente le cose tra me lei andarono un pò meglio, anche se in Lynne leggevo ancora molto risentimento per quello che era successo; ogni tanto tremavo al pensiero di certe sue frasi "...hai vinto tu, ma ancora per poco !", "questa me la paghi", " ti pentirai amaramente di quello che hai fatto stasera!". Chissà cosa pensava quando me le aveva dette, quella sera maledetta; chissà se ancora le rammentava anche lei. E, anche se almeno in apparenza le cose continuarono ad andare bene tra me e lei, ero molto geloso di quell'uomo e non mi sentivo più affatto sicuro di me e, soprattutto dei sentimenti di Lynne nei miei confronti. In ogni modo, concludevo spesso i miei pensieri dicendo a me stesso che in realtà ero io a costruire, nella mia mente, cose che non esistevano: Lynne amava solo me e soltanto me. Nel frattempo molte cose stavano cambiando rapidamente nel suo fisico e nella sua mente. Avevo la continua impressione che il suo fisico stesse crescendo, sia in volume che in altezza. L'aumento di volume era notevole, ma, comunque me lo aspettavo: con tutti quella palestra, gli ormoni, le pillole . era normale che diventasse più grossa. Ma la cosa più strana era che mi sembrava anche più alta: a venticinque anni, puoi fare tutto l'allenamento che vuoi, prendere tutti gli ormoni che vuoi, ma l'altezza non può aumentare. Pensai: "Sta diventando più muscolosa e questo me la fa sembrare più imponente; no, ormai a venticinque anni non può certamente crescere in altezza !". Eppure mi sembrava veramente più alta. E poi, iniziò a cambiare anche il suo abbigliamento, in particolare le scarpe. Lynne sapeva che vederla più alta di me mi imbarazzava un pò, specialmente se stavamo in società o anche se eravamo noi due da soli, uno di fronte all'altro. Così aveva sempre portato scarpette rasoterra o, al massimo con pochi cm di tacco. Una sera, invece, appena tornata dall'allenamento, si mise una vestaglia molto scollata e sexy ed indossò un paio di sandali bianchi dai tacchi alti circa 10 cm: quando, con un malizioso ancheggiare si avvicinò a pochi cm davanti a me, i miei occhi erano all'altezza del suo mento! Sorrise sorniona, col mento un po' sollevato, consapevole del mio imbarazzo: "Che fai, nano, stai forse svenendo di fronte alla tua bella Lynne ?". Mi sentivo umiliato, ma, al tempo stesso, quella situazione, quel corpo così imponente e ben fatto, mi eccitava irresistibilmente e così sentii il mio pene indurirsi senza controllo. Era una situazione, ed una sensazione che non avevo mai provato ma che mi sconvolgeva e mi eccitava fino al punto che sentivi perder il controllo su me stesso. Restai a bocca aperta e lei, con un'aggressività che non conoscevo, abbassò la sua mano avvolgendo il mio coso: "Vedo che, anche se sei stanco, mio piccolo amore, ti piaccio abbastanza da farti eccitare !" - "Certo, amore, lo sai che mi piaci, ma con questi sandali sei così alta... ti prego, scendi"- - "Certo che no, mi piace guardarti dall'alto verso il basso...e poi, a giudicare da come si è indurito quel piccolo cosetto che hai in mezzo alle gambe, si direbbe che la mia altezza non ti dispiaccia; anzi, vieni che ti faccio vedere cosa ho comprato"- Mi portò nello spogliatoio ed aprì la sua scarpiera. Con mia grande sorpresa mi fece vedere che aveva acquistato ben otto paia di scarpe coi tacchi alti. -"Vedi, sono tutte da 10-12 cm, da sera, da mattina, chiuse, aperte, bianche, nere o blu"- -"Amore, ma così gli altri ci rideranno appresso, ed io sembrerò un nano accanto a te " -"Sì, ma io sono molto più bella coi tacchi alti; e poi si usano così, adesso; mi sono stancata di camminare con le ballerine, mi sento una tappa; ti sembra giusto che le mie amiche, che sono tutte più basse di me, sembrano sempre alte quanto o più di me, mentre io cammino con scarpe rasoterra? E poi... gli altri mi guarderanno di più e lo sai che mi piace essere guardata e...desiderata". Queste sue parole mi fecero eccitare ancora di più e non potei fare a meno di avvinghiarmi a lei in un abbraccio appassionato. Tentai di baciarla sulle labbra, ma a questo punto Lynne s'irrigidì e inarcò il petto ed il collo un po' indietro così da mostrarmi ancora di più la parte inferiore del mento e, con tono altero, mi disse: -"Bene, allora se mi desideri così tanto, chiedimi di nuovo perdono per il ceffone dell'altra sera !"- -"Amore, lo sai che ti amo, che non volevo...ho sbagliato...scusa !"- -"No, non mi basta, se vuoi che io accetti le tue scuse, mi devi chiedere perdono...in ginocchio"- -"Ma..."- -"Niente ma. In ginocchio !"- Era bellissima, ed ero eccitatissimo nel vederla dominarmi. Non potei fare a meno di ubbidire. M'inginocchiai, umiliato, ma anche incredibilmente eccitato. Stavo male, ma stavo bene! -"Bene, ora, se vuoi mi puoi baciare, ma non dove vuoi tu; puoi baciarmi dove dico io.cioè, ti concedo di baciare i miei piedi"- Ero in ginocchio davanti a lei e iniziai a leccarle le caviglie ed i polpacci che, messi in tensione dai tacchi alti, erano incredibilmente sexy e muscolosi. Lei stette ferma, in piedi, con le gambe ben piantate a terra; ogni tanto sollevavo lo sguardo verso l'alto e vedevo in mezzo alle sue cosce, che da quella posizione sembravano ancora più lunghe, ed intravedevo il suo sguardo, sadico e soddisfatto. Era una situazione nuova per entrambi. Ma era solo l'inizio: era finita la parità tra noi due; ora lei stava iniziando a sottomettermi. I giorni passavano e Lynne continuava ad irrobustirsi. Certe volte la guardavo, mentre era nuda, e mi sembrava di trovare ogni volta un muscolo in più che prima non si vedeva. Mi accorsi sempre di più che ciò mi attraeva molto; vedere i suoi bicipiti flettersi, i suoi addominali sempre più definiti, le sue cosce sempre più grosse la rendeva irresistibilmente attraente. Mi eccitavo molto facilmente. Così bastava pochissimo perché iniziassimo. Però ero sempre io a desiderarla per prima; lei non prendeva più l'iniziativa, al contrario di quello che era successo fino ad un recente passato, cioè quando era sempre lei a prendere l'iniziativa. Anche un'altra cosa era cambiata; prima ero sempre io a stare sopra; adesso, invece, era sempre lei che mi sovrastava. Sempre più spesso, però io eiaculavo troppo presto; e riuscivo a penetrare ed a stare dentro non più di cinque minuti, poi mi afflosciavo. Lei, certe volte, riusciva comunque a raggiungere l'orgasmo ma capivo che voleva di più, che non era soddisfatta: io ero sfinito, senza fiato, con i muscoli che mi facevano male; lei fresca e riposata, quasi come se non avesse fatto che un giochetto da nulla. E poi, ora anche la sua vagina mi pareva più grande ed il mio pene più piccolo o, almeno troppo piccolo per una vagina così grande. D'altra parte, cosa che prima non era mai accaduta, adesso lei, mentre facevamo l'amore ed io ero al massimo della mia potenza sessuale, col pene al massimo della durezza e delle dimensioni, mi diceva sempre "di più...di più...", "lo voglio più grosso...più grosso...", "penetrami più a fondo...". Io mi sforzavo di penetrarla più a fondo, ma per lei era sempre troppo poco... Capivo che il mio pene era ormai troppo piccolo per soddisfare una donnona come lei, che voleva una pene grande e grosso come quello di un gigante. E spesso non potevo fare a meno di immaginare le dimensioni del pene di Roth. Certamente doveva essere molto più grosso del mio e, certamente, Lynne doveva avere pensato, almeno qualche volta, alla differenza che c'era tra me e lui, anche in quella parte. E chi lo sa, forse aveva anche desiderato Roth proprio mentre io e lei facevamo l'amore. Il pene di Roth: stava diventando un'ossessione. Una mattina accadde una cosa incredibile. Erano ormai passati diversi mesi da quando Lynne aveva iniziato gli allenamenti al "MuscleGiant". Era domenica, l'unico giorno della settimana in cui Lynne non si allenava. Così ci svegliammo quasi contemporaneamente. Lei si alzò per andare in bagno ed io la seguii, nudo. Ebbi la sensazione che indossasse un paio di sandali coi tacchi a spillo, di quelli che aveva comprato alcune settimane prima e che tanto mi eccitavano: infatti notai subito che era molto più alta di me. Ma, nella penombra, con occhi ancora socchiusi, mi ci volle un pò per realizzare che era semplicemente a piedi nudi. Mi dava le spalle, mentre si guardava allo specchio, e fu proprio guardando lo specchio che vidi che la mia testa arrivava sotto i suoi occhi. Poi abbassai lo sguardo e guardai bene i suoi piedi: erano nudi e non era sulle punte. La guardai di nuovo tutta, dalla testa ai piedi, era proprio lei, ed era circa 10 cm più alta di me! Lynne si girò lentamente e mi guardò sorridendo con un misto d'orgoglio, vanità e superiorità. -"Ehi, George, ma cosa ti succede? Sei più tappo del solito !"- -"No, amore, sei tu che sei più alta! Ma...cosa ti è successo ?"- Lei non mi rispose, ma il suo sorriso malizioso mi faceva capire che fingeva di essere sorpresa, che sapeva bene cosa fosse successo. Senza rivolgermi la parola, si rivolse di nuovo verso lo specchio, e, con grande compiacimento, inspirò profondamente gonfiando il suo petto; poi stirò le braccia verso l'alto, dritte, mettendo bene in evidenza entrambi i cavi ascellari ed il muscolo grande dorsale; quindi si girò di nuovo verso di me: ero ammaliato, stordito. Quindi si sollevò in punta di piedi, guadagnando molti altri centimetri sulla mia testa che ora era ben al di sotto del suo mento. Era statuaria, imponente, colossale. -"Beh, ti piaccio o no ?"- -"Amore, sei fantastica...ma spiegami...che è successo ?"- Ero eccitato ed impaurito; mi sentivo un bambino accanto a lei e poi ero nudo, in tutti i sensi, e lei sapeva perfettamente quanto mi stesse eccitando. Mi pareva che giocasse al gatto ed al topo. Il mio pene, incontrollato, andò subito in erezione. Si rimise con i talloni a terra e disse: -"Roth me lo aveva detto, aveva preparato un programma speciale per me. Vedi George, suo padre gli ha insegnato un programma speciale che riesce a sfruttare a pieno il potenziale genetico, che consente di fare sviluppare ogni parte del corpo: non solo i muscoli; ma anche le ossa, i tendini, le articolazioni, gli organi vitali, i genitali e tutto il resto! Così il mio corpo sta crescendo proporzionatamente ed ora sono più alta di prima. Roth mi aveva detto che sarebbe successo, prima o poi, e me ne sarei accorta dalla sera alla mattina, improvvisamente; è una specie di crescita a scatti: ed è successo stanotte!"- Adesso quasi parlava da sola, tanto era il suo entusiasmo, ed io la ascoltavo, esterrefatto, incredulo, ma anche molto eccitato. -"Aveva ragione, io quasi non ci credevo; ma Roth è un allenatore eccezionale! Tutte quelle iniezioni, quelle pastiglie...Me lo aveva detto che sarei cresciuta anche in altezza."- Quindi si avvicinò al metro, quello che aveva masso in bagno qualche mese prima e si misurò: adesso era alta 175 cm, cioè era cresciuta di ben 5 cm! Ecco perché Lynne ogni mattina si misurava in altezza! Sapeva bene che prima o poi si sarebbe trovata con alcuni cm in più. Così venni a sapere che il padre di Roth aveva partecipato, come ad allenatore, ad un programma speciale del Ministero dello Sport della Germania Est ed aveva contribuito personalmente a sviluppare uno speciale programma d'allenamento in grado di fare crescere enormemente non solo la massa muscolare, ma, proporzionalmente anche i segmenti ossei, i tendini, le articolazioni, il cuore... e così di fare un uomo (o una donna) normale una sorta di vero gigante (o gigantessa). Il programma prevedeva una serie di farmaci speciali preparati proprio per gli atleti della Germania Est; una delle caratteristiche peculiari di tale programma era che aveva grandi effetti sugli atleti maschi, ma effetti incomparabilmente maggiori sulle atlete femmine; e non era un caso che le atlete femmine della Germania est e le sovietiche, durante gli anni '70 e '80 erano di gran lunga le più forti in tutti gli sport ove era necessaria grande potenza muscolare. In alcuni casi i preparatori e gli scienziati di oltrecortina erano riusciti a sviluppare vere proprie gigantesse: uno dei primi "esperimenti" umani era la gigantessa russa Uliana Semionova, 215 cm per 130 kg, indiscussa regina del basket mondiale negli anni '70. Poi, con il crollo dei regimi comunisti, gli esperimenti erano cessati. Tuttavia, il padre di Roth aveva insegnato al figlio tutto ciò che conosceva e Roth, con diverse modifiche, lo aveva applicato su se stesso: il risultato era quel suo fisico da vero colosso. Quel racconto aveva dell'inverosimile, ma le impetuose trasformazioni del fisico di Lynne erano la prova che era tutto vero. Era incredibile ma vero. Ero confuso, stordito. Da una parte mi rendevo conto che Lynne mi piaceva sempre di più, ma dall'altro sapevo che lei mi stava sfuggendo di mano; non avevo più alcun controllo su di lei. Mi dominava totalmente: fisicamente, psicologicamente, sessualmente. La situazione era già molto difficile per me, ma sarebbe diventata impossibile se lei fosse cresciuta ancora in altezza o in muscoli. E poi c'era Roth. Mi pareva quasi impossibile che non ci fosse nulla tra la mia Lynne, bellissima come una dea, e quel gigante muscoloso e bellissimo come un dio. A quel punto decisi che dovevo fare qualcosa se non volevo perdere Lynne. E così mi venne un'idea che mi sembrò geniale: se anch'io avessi migliorato il mio fisico forse avrei potuto evitare che Lynne cadesse irreparabilmente tra le braccia di Roth. E chi poteva farmi diventare rapidamente più muscoloso, più alto, più forte? Beh, se c'era una persona che era in grado di farlo questa era proprio lui, Roth. Così decisi di andare di nascosto a parlare con Roth; in una cosa sola lo sovrastavo: avevo certamente molto più denaro di lui e se lo avessi pagato bene forse Roth mi avrebbe sottoposto al suo speciale programma d'allenamento. Lo andai a trovare al "Musclegiant" in tarda mattinata, quando sapevo che Lynne era andata in centro a fare compere. Gli dissi che volevo che lui diventasse il mio allenatore personale e che mi sottoponesse ad un programma simile a quello a cui aveva sottoposto Lynne: ma Lynne non doveva sapere nulla. All'inizio lui mi rispose picche, non aveva tempo. A questo punto io cercai di convincerlo dicendogli che ero disposto a pagarlo il doppio della sua normale tariffa. Ma lui non accettò. Alla fine gli dissi: -"Chiedimi tutti i soldi che vuoi e te li do, ma voglio diventare grande e grosso come te !"-. -"Vedi, George, non è solo una questione di soldi. Il problema è che quel programma speciale a cui Lynne ha risposto splendidamente non va bene per tutti. Nel tuo caso potrebbe non dare affatto gli stessi risultati; anzi potrebbe essere rischioso, e dare effetti opposti"- Ma io insistetti e lui, alla fine, mi disse: -"Non posso garantirti nulla. Potremmo anche provare, ma ricorda: non posso garantirti nulla: a tuo rischio e pericolo; e se qualcosa non funziona a dovere non prendertela con me"- Capii che non avevo alcuna scelta e gli dissi che volevo comunque provare. Stabilì lui il prezzo: il primo mese mi sarebbe costato ben 50.000 dollari. Erano moltissimi, anche per me, ma lui sapeva che non avevo scelto e capiva che ero disperato, che mi aveva in pugno. Dovetti accettare senza battere ciglio. Mi assicurò che Lynne non avrebbe saputo niente: doveva restare un segreto. Volevo che lei se n'accorgesse solo al momento giusto. Una cosa che mi stupì molto fu che, a differenza di quanto fece con Lynne, Roth mi prescrisse il divieto assoluto, per il primo mese, di fare qualsiasi tipo d'esercizio. -"Per ora non devi fare nessun esercizio. Devi solo prendere queste pastiglie; poi, dopo un mese vedremo come reagirai e inizierai gli esercizi adatti"- Quando me lo disse aveva uno sguardo strano, o almeno così mi parse, un pò maligno e più ipocrita del solito. Iniziai subito a prendere le pillole. Ogni mattina mi guardavo allo specchio, mi pesavo e mi misuravo. Il mio peso iniziale era di 65 kg; la mia altezza di 165 cm; collo = 39 cm; torace = 90 cm; vita = 100 cm; bicipiti = 30 cm; cosce = 55 cm; polpacci = 38 cm. Ma non succedeva nulla. Finché, dopo quasi un mese di trattamento, come ogni mattina, mi alzai e ancora semibarcollante e con gli occhi semichiusi per il sonno mi misurai e...scoprii d'essermi rimpicciolito! Mi rimisurai diverse volte, convinto di sbagliarmi; ma non era un errore, era l'atroce realtà. Adesso ero un nano di 152 cm e pesavo appena 48 kg! Altro che più alto, più muscoloso, più virile! Le mie braccia avevano una circonferenza di appena 26 cm, il torace era di appena 80 cm, le cosce di 49 cm, i polpacci di 30 cm!!! E il pene, il mio pene era un ridicolo cosetto lungo appena 8 cm !!! La cura aveva avuto un effetto opposto su di me. Ero sconvolto. Meno male che Lynne era già andata via a fare footing, perchè se in quel momento ci fossimo trovati accanto, l'uno di fronte all'altra, beh, cosa avrei dovuto dire? Adesso lei era oltre 20 cm più alta e circa 20 kg più pesante di me! Si sarebbe immediatamente resa conto della mia trasformazione. Forse si sarebbe presa gioco di me. E, anche se non lo avesse fatto, come potevo starle accanto, tenerle testa? Uscire per strada accanto a lei? Fare l'amore? Anche solo parlarne, in piedi, sarebbe stato imbarazzante per me. Vederla così alta ed imponente mi eccitava incredibilmente, ma ... così era troppo ! Dovevo assolutamente fare qualcosa! Ero incredulo, spaventato, arrabbiato. Decisi di andare da Roth: doveva darmi delle spiegazioni: 50.000 dollari per essere ridotto ad un nano. E dovevo rimediare prima che Lynne se n'accorgesse. Mentre mi vestivo, notavo che tutti i miei indumenti erano molto più larghi; in realtà ero io più piccolo, ma tutto mi appariva più grande: le mutande, i pantaloni, la maglietta, le scarpe.... E poi attorno a me: l'armadio, le porte, il tetto: mi sembrava la casa dei giganti. Quando m'infilai nella mia decappottabile rossa dovetti fare non pochi sforzi per aggiustare il sedile, lo specchietto, per adattarli alle mie nuove dimensioni, e, comunque avevo lo stesso difficoltà a raggiungere i pedali. Continua. Per commenti scrivete a giasla@libero.it