Clamoroso in palestra Può sembrare folle, assurdo, impensabile, ma è successo. Nessuno ci avrebbe creduto, nemmeno se avesse visto, ma è successo. Non è semplice nemmeno raccontarlo. Non solo per la vergogna e l'umiliazione che comporta, ma anche per come davvero non si trovano le parole per descrivere quei fatti assurdi, in cui tutte le leggi di natura si sono capovolte... Quella sera incredibile cominciò come molte altre: eravamo rimasti in palestra da soli, dopo l'orario di chiusura, io e la splendida Vanessa, una mia coetanea venticinquenne, figlia del proprietario della palestra, una fantastica mora che da mesi tampinavo, guardandola giorno dopo giorno allenarsi e modellare sempre più il suo sensazionale fisico. Non era altissima, non superava il metro e sessantacinque, ma aveva delle curve fantastiche, muscoletti guizzanti e sodi, e due tette che erano due strepitose mongolfiere anche più sode dei muscoli. I capelli erano nerissimi, come gli occhi, lisci e lucenti, e la pelle splendidamente abbronzata. Ovviamente, aveva anche il culo più bello della città. Era uno spettacolo. La corteggiavo vanamente da tempo, ma lei era troppo altera per lasciarsi andare più di tanto. Faceva moine, ma manteneva sempre un'aria di superiorità, che col suo corpo da svenimento poteva certamente permettersi, mentre io non ero certamente un divo da palestra, anzi, nemmeno riuscivo a sollevare i pesi che sollevava lei (eppure, a vederla, non era la perfetta muscolatura a risaltare, ma la sua bellezza sovrumana). Poi, quella sera. Quella sera!!! Ho detto che eravamo da soli, ma in realtà non era proprio così... insieme a noi, a restare dopo l'orario di chiusura, c'era la piccola Giada, una pestifera decenne, cuginetta di Vanessa, da quest'ultima odiata perché insopportabile, oltre che severa costrizione: anche quella sera le era stata affidata in custodia, e doveva occuparsi di lei. Vanessa la detestava, la chiamava "la nana", e Giada, effettivamente piccoletta (vista l'età) ma decisamente bellina, con capelli neri a caschetto ed occhi verdi, per vendicarsi faceva ogni sorta di dispetto infantile alla sua palestrata e sexyssima cuginona, aumentando il risentimento di Vanessa. Spesso la splendida dea aveva avuto la tentazione di punirla, di sculacciarla, di rimetterla al suo posto, ma si era sempre trattenuta, perché era la sua cuginetta e lei doveva piuttosto controllarla quando i genitori non c'erano, e succedeva spesso, perché più di una volta era rimasta con Vanessa dopo l'orario di chiusura della palestra. E ciò era concesso anche a me, perché la spettacolare mora palestrata godeva nel sentirsi corteggiata. Quella sera, però, la piccola peste esagerò. Ci eravamo allenati con profitto. Per tutta la sera avevo visto, desiderante e silenzioso, Vanessa sollevare i suoi pesi e farsi lucidare i muscoletti guizzanti e le tette debordanti da sano sudore. Quando finimmo, con la palestra ormai deserta, ed entrammo negli spogliatoi, con Vanessa che per l'ennesima volta aveva respinto le mie avances timide, quasi deridendomi, Giada attese che andassimo sotto la doccia, per prendersi i nostri vestiti e nasconderli chissà dove. Fu velocissima: uscimmo dalle docce ed era tutto sparito... Per fortuna avevamo ancora la biancheria intima (io un paio di shorts stretti, elasticizzati, e Vanessa una irresitibile mise, reggiseno minuscolo e perizoma da infarto). Quando ce ne accorgemmo, uscimmo infuriati dagli spogliatoi (le porte di quello maschile e di quello femminile erano attigue) e trovammo Giada nella sala pesi, che ridacchiava divertita. Noi eravamo in quelle condizioni imbarazzanti, lei se ne stava tranquilla in jeans e maglietta! Che figura! "Nana maledetta, dove hai messo i miei vestiti? Guarda che stavolta le prendi, non c'è nessuno a difenderti, cuginetta!" "Sì, stronzetta, che ne hai fatto della nostra roba? Guarda che se non parli io..." "Ahahahahhaha! Che mi fate, sentiamo? Non avrete il coraggio di picchiare una bambina di dieci anni?" La piccola peste aveva l'incoscienza dell'età, non credeva che l'avremmo fatto: rideva e continuava a sfottere, nonostante fossimo furibondi, e non pensava minimamente che stavolta sarebbe stata picchiata sul serio. Ma eravamo andati troppo oltre, e lei meritava una lezione. Torreggiavamo su Giada come colossi, anche se eravamo solo in slip io, ed in perizoma e reggiseno stringato (assolutamente troppo piccolo per le sue tettone) lei. "Adesso finalmente ti faremo vedere noi!!!" Vanessa soprattutto era furiosa. Quella bambina le aveva sempre fatto saltare i nervi, ed il fatto che adesso ci avesse anche nascosto i vestiti era troppo per lei. Ora finalmente gliel'avrebbe fatta pagare per tutte le scocciature che le aveva riservato in passato. Credevo che l'avrebbe fatta a pezzi; le sue tette salivano e scendevano in quell'ansimare irato, ballonzolando dentro il reggiseno che a stento le conteneva. Era una furia che nemmeno un maschio forzuto avrebbe retto. I muscoli le si stavano gonfiando... Ed anche io non vedevo l'ora di dare una bella lezione a quella insopportabile peste. Ma ci avvicinammo troppo, e troppo la sottovalutammo. Quando fummo su di lei, sul punto di prenderla protendendo le braccia, la piccola peste, ridendo come una iena, ignorò sua cugina e mi rifilò un terrificante pugno nelle palle; urlando di dolore e sputando aria, mi chinai in avanti, con le mani sui poveri gioielli straziati; nel fare questo, diedi una violentissima testata a Vanessa, visto che eravamo vicinissimi, e lei a sua volta, sorpresissima, urlò di dolore e crollò abbattuta. Risate di Giada, che mi afferrò il naso e cominciò a torcerlo, approfittando del fatto che mi ero chinato in due tenendomi i poveri testicoli che le mutande non proteggevano affatto. "Aaaaaaaaaarggggggghhhhhh!!!!!! Lasciamiiiiiiii!!!!!!!!!" "Ahahahahahhahahaah!!! Fa male, eh? Fa male più il naso o le palle, maschione? Ahahahhahahah!" D'istinto tolsi le mani dalle palle e le portai sul naso, per cercare di togliere le sue dal mio naso e salvarmi da quella torsione torturante che mi stava dilaniando; ma proprio in quel momento Vanessa si rialzò, inferocita, e ruggendo scagliò un terribile calcio nel fondoschiena di Giada... che si spostò di scatto. Il risultato (dolorosissimo) fu che il calcio me lo presi io, di nuovo nei miei poveri gioielli. Due colpi nelle palle in pochi secondi furono troppo, e stavolta fui io a crollare al suolo, ma nel farlo rotolai su Vanessa, che cadde a sua volta. Giada si fece un'altra risata. "Tutto qui quello che sapete fare? State facendo una figuraccia contro una nana! Hahahhahahahahaha!!!" "Zitta... zitta, stronzetta!!! Ora ti sistemo iooooahhahaaaaaaaaaaaaahhhhhh!!!!!!!!!" Distratta dalla rabbia, Vanessa, appena rialzatasi e non ancora pronta alla lotta, era convinta che Giada si limitasse solo a parlare, e mentre le stava rispondendo, si era beccata un terribile pugno nella bocca dello stomaco, che l'aveva tramortita. Sputò aria e strabuzzò gli occhi, ma non era abbastanza. Ancora piegata in due, lacrimante e umiliata, si lanciò sulla piccola peste, ma farlo mentre era piegata e si teneva la pancia non fu una grande idea... avrebbe dovuto avere l'umiltà di riprendersi, prima: l'equilibrio della dea venticinquenne era precario ed il dolore la accecava e le rallentava i riflessi, così Giada si spostò di nuovo, la sgambettò sulla corsa furiosa, e Vanessa cadde addosso a me proprio mentre mi stavo rialzando. Anche questa volta a terra ci finimmo tutti e due. Giada ne approfittò subito per completare l'umiliazione, mentre eravamo ancora KO. la sentimmo armeggiare sui nostri corpi inermi, e solo dopo qualche secondo, quando ci riprendemmo da quell'ennessimo scontro fra di noi, ci rendemmo conto di cosa quella piccola peste di dieci anni ci aveva fatto. "Le... le mutande... me... me le ha tolteeeeee!!!!!" "anche le mie... ed il mio reggiseno... oh mio dio... sono nudaaaaa!!!!" "ahahahahhaha!!! Ma che bel pisellino!!! E che belle tettone grandi!!! hahahhahaha!!! Come siete belli così nudi!!! Hahahahahhaahah!!" Coprirci con le mani, o continuare la lotta e darle la sacrosanta lezione? Ci rialzammo arrabbiatissimi, anche se provati dal dolore. Aveva messo la nostra roba nelle sue tasche, e ci sfidava a recuperarla. Volevamo distruggerla... la rabbia e l'umiliazione ci stava facendo impazzire. Appena in piedi, nemmeno il tempo di dire "adesso noi ti...", che Giada, con la solita tremenda velocità, mi afferrò dal pisello (non mi ero curato affatto di proteggerlo), che stava avendo un'imbarazzante erezione per via della spettacolare nudità di Vanessa (che corpo fantastico!!!), e cominciò a rotearmi come una giostra, girando su se stessa e ridendo come una pazza. Non era una questione di forza fisica, ma di semplice... fisica. Se non volevo sentire il dolore atroce della torsione al pisello, dovevo roteare insieme a lei, e la forza centrifuga faceva tutto il lavoro al posto di Giada, che si limitava a divertirsi e a giostrarmi. Vanessa prima cercò di intervenire, ma ogni volta che provava ad avvicinarsi rischiava che il mio corpo la sbalzasse via, così saggiamente decise di tenersi a distanza da quel folle girello, spaventata; disse "prima o poi dovrai lasciare questo mollusco, ed allora te la vedrai con me, nana!", ma Giada calcolò i tempi al millesimo e mi scagliò contro di lei, lasciandomi il pisello proprio in quel momento. Volai letteralmente addosso alla splendida venticinquenne e ci scontrammo di nuovo, e di nuovo crollammo a terra per l'impatto ed il dolore. Fu dura rialzarsi di nuovo, eravamo ammaccatissimi. Il nostro orgoglio era pericolosamente in ribasso: quella bambina di dieci anni ci stava ridicolizzando in maniera imbarazzante. Da maschio, avrei dovuto sentirmi io il più umiliato (altro che sesso forte... le stavo prendendo da una decenne), ed invece era soprattutto Vanessa ad essere scossa: tanta fatica in palestra a scolpirsi un fisico da urlo, e poi proprio la sua odiatissima cuginetta decenne la stava ridicolizzando fisicamente! Forse, se si fosse tratta di qualunque altra bambina della terra, l'umiliazione per Vanessa sarebbe stata inferiore... ma la cuginetta detestata proprio no!!! Ci stava demolendo! O meglio, con la nostra presuntuosa goffaggine, ci stavamo demolendo fra di noi.... presi da impeto e precipitazione, ogni volta che cercavamo di colpirla, non facevamo che colpirci fra noi!!! Nudi e furibondi ci lanciammo entrambi addosso a Giada. La peste decenne ci aveva seriamente malridotti, ed eravamo così storditi dalle botte che avevamo preso fino a quel punto, più che altro scontrandoci fra noi, da non riuscire quasi a reggerci in piedi, barcollando e senza molta lucidità. Non riuscivamo ad afferrarla, la peste, e quando ci scagliammo addosso a lei lo facemmo con tanta goffaggine, anche per via della vergogna di essere nudi e il tentativo puerile e vano di coprirci, che Giada non fece sforzo alcuno per evitarci facendo un passo di lato. Io e la strepitosa bonazza venticinquenne ci scontrammo a metà strada, sbattendo l'uno contro l'altra in un impatto terribile (l'ennesimo), e restando in precario equilibrio in piedi, abbracciati senza volerlo, ancora di più confusi per quel nuovo urto pazzesco, non riuscendo nemmeno a cadere perché l'uno reggeva l'altra e viceversa, e talmente storditi da non capire la situazione. Fulminea e inafferrabile, quella pestifera bambina approfittò di quel momento, sfruttando il fatto che ci eravamo scontrati e avevamo intrecciato le braccia, e utilizzò la nostra stessa biancheria intima, che ci aveva sfilato con astuzia e velocità e stava conservando in tasca, per estrarla velocemente, annodarci le mani (le mie con gli slip di Vanessa, quelle di Vanessa con i miei poveri shorts...), e legarci insieme i polsi (col reggiseno extralarge della maggioratissima Vanessa).Eravamo praticamente incastrati l'uno contro l'altra, e le nostre mani erano intrecciate insieme e legate con le nostre stesse mutande. Lo stringatissimo perizoma di Vanessa e i miei slip stretti elasticizzati, per giunta tenuti fermi da quel reggiseno fantastico, ci impedivano di liberarci da quella incredibile situazione. Eravamo maledettamente nudi, e se la cosa mi esaltava da un certo punto di vista, visto che il corpo di Vanessa era assolutamente strepitoso e curvaceo, e le sue tette un capolavoro mai visto, dall'altra, per ovvi motivi, era spaventosamente imbarazzante; Vanessa, dal canto suo, nonostante fossimo stretti in quell'umiliante abbraccio ed alla totale mercè di una bambina, ora che si era leggermente ripresa dallo stordimento e aveva compreso in quela imbarazzantissima posizione ci trovavamo, concentrava tutti i suoi sforzi per tenere il suo bacino il più lontano possibile dal mio. All'improvviso, una nuova tremenda situazione...: dal basso, sentimmo un terrificante "...cucù!" abbassando lo sguardo, ci rendemmo conto terrorizzati che nello spazio che Vanessa aveva lasciato fra i nostri corpi, buttando il culo all'indietro per quanto poteva nel tentativo, ora che eravamo incastrati, di tenere la sua vagina nuda il più lontano possibile dal mio pisello in erezione, si era intrufolata Giada, che ci guardava maligna. I nostri visi si atteggiarono al terrore puro. "Cucù!" "Noooo... noooooo..... qualunque cosa tu voglia fare, non..." Invece lo fece. Lì, grazie alle sue misure ridotte perfettamente a suo agio in mezzo ai nostri corpi, ciclopici al suo cospetto, pienamente libera di muoversi mentre noi eravamo goffamente incastrati l'uno contro l'altra, con la mano destra Giada afferrò le mie povere palle, stritolandole per l'ennesima volta con la sua presa ferrea, ottenendone un urlo disumano e le mie brucianti lacrime di dolore e vergogna; con la mano sinistra torturò Vanessa, infilandole un dito nel culo e graffiandole la vagina con le restanti dita. Anche la super sexy venticinquenne, sodomizzata a tradimento, lanciò urla altissime, piangendo e supplicando Giada di smetterla. Ci stavamo tradendo a vicenda pur di salvarci da quell'uragano in miniatura: la nostra alleanza crollava dinanzi alla prova del fuoco di quel dolore che Giada sapeva infliggerci. "No... no...... mi fai male....... non resistooooo!!!! Ti prego....... tormenta lei........ distruggi lei!!!! E' lei che ti ha sempre chiamato nana!!!!! Pietààààààà!!!!!!!! Lasciami le palleeeee!!!!!" "Nooooooooo.....!!!!!!! Io e te siamo donneeeee!!!!! Dobbiamo essere solidali fra noiiii!!!!! Stritola quelle inutili pallacce maschili e abbi pietà di meeeeeee!!!!!!! Sono tua cuginaaa!!!!" "a me piace distruggervi tutti e due, signori adulti!!! Ahahahahahahhahahaha!!!" "NOOOOOOOOOOO........ pietàààààààààààààààà!!!!!!!!!" Cominciò a trascinarci in giro sfruttando quelle dolorosissima presa, con noi che inciampavamo ad ogni passo, sempre legati a quel modo, ed eravamo incapaci di reagire. Piangevamo come se fossimo noi i bambocci. Facemmo un tour completo della palestra trascinati in quella ignominiosa posa. Io sentivo il dolore arrivare alle stelle, ripetendo come un automa "il sesso forte... il sono il sesso forte...!!!" e Vanessa piagnucolava "è solo una bambina... non può essere... non è che quella stronza di Giada! Non può riuscire a strapazzarmi così!" Quando ci lasciò, finalmente, e crollammo per l'ennesima volta al suolo, finalmente i legacci si sciolsero, ma eravamo ancora troppo fuori combattimento per approfittarne, così Giada fu velocissima a prenderli, mentre eravamo ancora a terra, e a farli sparire, forse dove aveva già messo i nostri vestiti. Addio biancheria intima...! Vanessa non ne potè più: si alzò come una tigre, afferrò Giada e la tenne dalle spalle. "Colpiscila, cazzo, colpiscila questa stronza!!! Giuro che te la dò stasera stessa se la colpisci!!!" Estasiato e eccitato da quella proposta, mi scagliai a testa bassa, tentando di incornare direttamente quella piccola peste... che proprio all'ultimo momento si divincolò di nuovo, ridendo, pestando un piede alla dea venticinquenne e sfruttando il suo dolore per liberarsi, così la mia testata schiantò lo stomaco di Vanessa (che saltellava tenendosi il piede ferito ed ululando di dolore); la dea vide tutte le stelle, e si riaccasciò al suolo. Avevo di nuovo abbattuto per sbaglio la mia alleata! Da dietro, mentre balbettavo farfuglianti scuse ed ero ancora piegato in avanti, mi arrivò un calcione del culo, che mi mandò a sbattere col muso contro un muro. Temendo che Vanessa, riavendosi, mi inondasse di improperi, e così di veder sfumare la prospettiva di possedere il suo meraviglioso corpo, mi rialzai di scatto nonostante il dolore folle, e girandomi velocemente prospettai di far trovare Giada nelle mie mani alla splendida mora quando avesse riaperto gli occhi: ma la bambina, che credevo a qualche metro di distanza, nel frattempo mi era corsa incontro velocissima ed era proprio dietro di me, e così quando mi girai mi riafferrò dal pisello scagliandomi di nuovo dall'altra parte... dove c'era Vanessa che per l'appunto si stava rialzando. Ennesimo scontro fra noi, e di nuovo i due adulti, alti il doppio della "nana", al tappeto. Risate di Giada. Con la nostra forza preponderante, che avrebbe dovuto consentirci di fare polpette di una semplice decenne, ci stavamo ancora massacrando fra noi, senza riuscire nemmeno a sfiorarla. Ed eravamo stati spogliati nudi. Seguirono altri dieci minuti di quello spettacolo penoso.Il peggio fu quando fui io ad afferrare Giada: Vanessa ci si avvicinò guardinga, ma quando si sentì abbastanza sicura e fu sul punto di alzare un braccio per tirare un ceffone a quella piccola peste, lei mi disse "che tettone che ha la mia cuginona, eh?". La mano di Vanessa si fermò a mezz'aria, interdetta, poi d'istinto, quando vide che ero rimasto inebetito a guardarle le mongolfiere, anziché approfittare dell'occasione per colpire Giada si coprì di scatto le nudità: ma io, ero, per l'appunto inebetito dalle sue curve da sogno, e la bambina non fece nessuno sforzo a liberarsi della mia presa, divenuta ormai debolissima, a stritolare il naso di Vanessa piegata in avanti a coprirsi, e a demolirle il seno a pugni quando si portò le mani sul naso togliendole dalle tettone. "Aiutami, stronzo incapace!" piagnucolò di rabbia mentre il dolore al seno la devastava e Giada non la smetteva... mi ripresi dall'estasi in tempo per dare una ginocchiata nella schiena di Giada... che in realtà arrivò nello stomaco di Vanessa, come al solito, mentre l'uragano in minatura aveva di nuovo schivato il colpo. Crollò ancora al suolo, e io la seguii subito dopo, quando, distratto dalle nuove scuse che stavo balbettando ad una Valessa piegata a terra, mi dimenticai di proteggermi dalla piccola peste, e così le mie palle ed il mio pisello ricevettero un sonoro ceffone da una Giada ilare come non mai. Il duro pavimento della palestra mi accolse. Io non riuscii a rialzarmi. Vanessa, invece, molto più forte e tosta di me, lo fece. Era tutta ammaccata, aveva lividi dovunque, si reggeva appena, ma la rabbia e la voglia di non subire quella deflagrante umiliazione la tenevano in piedi. "Ora che non ho più questo mollusco a ingombrarmi i movimenti, ti farò a pezzi, piccola stronza maledetta nana!!!" Forse aveva ragione... senza un peso morto come me, poteva davvero fare a pezzi la bambina. In fondo, stava vincendo solo perché ci stavamo colpendo tra di noi. Giada rise e corse negli spogliatoi. Vanessa la inseguì di corsa. "Da qui non esci, piccola stronza!!! Ora ti distruggo fino al sangue, nana!!!" "Ahahahahahhaha, dai, fammi vedere!!!" Si infilarono entrambe dentro. L'ultima cosa che vidi, prima che l'inferocitissima ragazza si chiudesse la porta dello spogliatoio alle spalle, fu quel culo statuario, completamente nudo, e la splendida schiena di Vanessa, tremante di rabbia, su cui riluceva la cascata di capelli neri della dea. Poi, solo la porta chiusa. Da dentro, però, mi giunsero tutti i rumori di quella incredibile lotta. Prima, per diverse decine di secondi, sentii una serie di rumori secchi come di vento, come se una splendida amazzone venticinquenne nuda tentasse vanamente di colpire una bambina di dieci anni, troppo veloce per lei, a pugni e schiaffi, mancandola costantemente e schiaffeggiando solo l'aria. Poi sentii un grugnito di esasperazione, come se una splendida amazzone venticinquenne fosse così esasperata dal non riuscire a colpire una decenne che schivava tutti i suoi colpi, da farsi venire per questo un principio di esaurimento nervoso. Poi sentii un rumore di strappo violento ed un urlo disperato, come se una bambina di dieci anni, approfittando della distrazione dovuta all'esasperazione, avesse strappato di netto, con una mossa velocissima, i peli pubici di una splendida amazzone venticinquenne, già nudissima, procurandole un dolore feroce. Poi sentii dei tonfi sordi, come se i piccoli pugni di una bambina di dieci anni colpissero senza pietà il già martoriato addome di una splendida amazzone venticinquenne e il suo seno magnifico, grosso, sodo e facile bersaglio, mentre quella si teneva le mani sulla vagina dal dolore. Poi sentii una botta ferma, come se una splendida amazzone venticinquenne dallo stomaco in fiamme e le tette infuocate di dolore fosse crollata sulle ginocchia. Poi sentii qualcosa come "chi è la nana adesso?", come se una bambina di dieci anni si fosse accostata ad una splendida amazzone venticinquenne in ginocchio, risultando in quel momento, per una volta, certo più alta di lei. Poi sentii un colpo improvviso, come se una bambina di dieci anni, approfittando del fatto che l'altra era sempre in ginocchio e stavolta si stava tenendo lo stomaco e le tette dal dolore (ma lo strappo dei peli pubici ancora la faceva urlare), avesse colpito con un pugno fortissimo in faccia una splendida amazzone venticinquenne, facendole volare almeno tre denti. Sentii il tonfo sordo della caduta al tappeto. Sentii il rantolo di chi si rialza a fatica, solo con la forza dell'orgoglio stracciato. Poi sentii un forte "kiaiiii!!!" un rumore metallico, come se un terribile calcio, imparato in un corso di karate  e sferrato da una furente splendida amazzone venticinquenne, appena rialzatasi da terra e ormai in lacrime, avesse mancato una bambina di dieci anni al solito troppo veloce, e si fosse infranto, insieme a qualche osso del piede, contro un tubo di ferro da doccia. Poi sentii un urlo piangente, come se una splendida amazzone venticinquenne stesse soffrendo follemente per essersi appena rotta un piede contro un tubo di ferro, scalciandolo stupidamente con un colpo di karate che nelle intenzioni doveva avere ben altro e più morbido bersaglio. Poi sentii una serie lunghissima di colpi secchi, come se una splendida amazzone venticinquenne che non badava a difendersi ma solo a massaggiarsi un piede rotto fosse stata afferrata da una bambina di dieci anni, fatta stendere sulle sue ginocchia, e da questa sculacciata senza pietà per minuti e minuti. Intanto sentivo un pianto a dirotto, come se una splendida amazzone venticinquenne, nuda e umiliata, avesse ormai perso tutta la sua boria, e supplicasse il cielo solo di far finire quella tortura, offrendo in cambio una schiavitù fedele ad una bambina di dieci anni che ormai spadroneggiava. Poi il pianto si fece sempre più sommesso fino a spegnersi, come se una splendida amazzone venticinquenne fosse scivolata nell'oblio dell'incoscienza come estremo rifugio dall'umiliazione, forse per consolarsi illudendosi che fosse tutto un incubo, e che al risveglio avrebbe dato una bella lezione ad una bambina di dieci anni. Poi la porta si aprì, e ne vidi uscire fuori Giada, mentre sullo sfondo restava, esanime a terra, nuda, sconfitta, priva di sensi, Vanessa, affogata nelle sue stesse lacrime, col culo violaceo da minuti di sculacciate, un piede rotto, la vagina terribilmente arrossata per l'irritazione dello strappo violento dei peli pubici, qualche dente sparso a terra, un occhio nero, il labbro gonfio, il naso sanguinante, una tetta rossa come un peperone e probabilmente molto dolente così come l'addome distrutto. Giada mi venne incontro. Ero ancora nudo, e mi stavo vergognando da morire, ma non avevo nemmeno la forza di coprirmi con le mani. La piccola peste gettò un'occhiata di disprezzo al mio povero pisello, in erezione costante, poi mi pose un piede sul petto e disse:"allora, lei ha avuto quello che meritava. Tu vuoi fare la lotta con me o ti arrendi ora?" La guardai. Aveva appena distrutto Vanessa, una che in condizioni normali poteva mandarmi in orbita con una mano sola. Aveva ridotto alla supplica e alle lacrime la regina della palestra. Io, con l'aiuto della fantastica amazzone venticinquenne, non ero stato capace di fare altro che prenderle, farmi spogliare nudo e poi ancora prenderle da quella incredibile bambina... da solo, con Vanessa priva di sensi e annichilita, cosa poteva farmi Giada? La guardai con occhi nuovi per la prima volta. Mi guardava con commiserazione, sufficienza, una sicurezza di sé e dei suoi mezzi che scoprivo in quel momento. Mi guardava come un essere superiore guarda un inferiore. Mi sembrò addirittura più matura, più donna della stupida e superba Vanessa, che osservai per un'ultima volta, mentre nuda mugolava stesa al suolo e quasi irriconoscibile. Piagnucolai implorando la sua pietà,e  stavolta la ottenni. Si allontanò fischiettando, e andò ad allenarsi un po' con dei manubri. Era forte, la piccola. Da quel giorno, i rapporti fra noi mutarono tolamente... e Vanessa non fu più l'altera dea di prima, ma la docile schiavetta della sua cuginetta decenne.