Caterina Balivo salva Silvester Stallone aggredito da alcuni teppisti. andreapid@gmail.com Caterina Balivo decise di provare ad entrare nel mondo del cinema. Si recò allora a Los Angeles dove dopo alcuni giorni avrebbe dovuto partecipare alla selezione per una parte molto importante di un film drammatico di un noto regista che per l'occasione cercava volti nuovi da lanciare. Giunta a Los Angeles ed avendo un pò di tempo a disposizione decise di visitare un pò la città e magari di farsi un pò di shopping in santa pace. Scese in strada, come suo solito, vestita in maniera piuttosto distinta, tailleur scuro, scarpe decolleté con tacco 10 cm e rigorosa calza nera velata; un filo di trucco e il suo classico sorriso radioso. Dopo un paio d'ore di camminata si ritrovò, senza volere, in una zona piuttosto poco frequentata e nemmeno troppo invitante, quando ad un tratto cercando di tornare verso zone più invitanti, udì in uno stradello laterale il gemito di una persona ed altre che gridavano eccitate; buttò un occhio e capì immediatamente che vi era una persona in difficoltà. La scena era questa: si vedevano oltre ad un cassonetto due piedi di una persona probabilmente seduta e sopra ad essa chinati tre energumeni che si alternavano a pestarlo, leggermente più indietro altri due in piedi che controllavano la situazione per evitare di essere disturbati. I due in piedi non avevano certo la faccia da angioletti, il più basso poteva essere 1, 85 ed il più alto oltre 1,90, portavano entrambi un giubbotto di pelle pieno di borchie ed indossavano suppellettili vari (catene, anelle, etc.). Nonostante il giubbotto si poteva intravedere che i due avevano muscoli scolpiti da anni di esercizi e alla vista incutevano veramente timore, parevano due armadi. Gli altri tre non erano certo da meno, anzi. Il più imponente era 1,95 e pesava 130 kg ma di ciccia ne aveva ben poca, degli altri due uno era su per giù della stessa stazza e l'altro era solo 1,80 ma con dei muscoli che pareva un culturista. Caterina non fu colta dalla paura e capì che quella situazione era in atto già da parecchio tempo e sentiva che i gemiti dell'uomo si facevano via via più flebili. Essendo di buon animo, preoccupata per quel pover'uomo, si fece avanti senza indugiare. Quegli uomini fecero praticamente finta di nulla visto che ad avvicinarsi era una ragazza carina, minuta, elegante ed anche apparentemente forestiera, anzi sembrò quasi un invito a nozze, sembrava quasi dicesse, eccomi se mi volete eccomi qua. Di certo non sospettavano minimamente che il suo avvicinamento fosse rivolto a loro ma lo capirono quando si fermò davanti ai due in piedi dicendo seria e quasi minacciosa in un perfetto inglese quasi americano: perché non lasciate stare quel pover'uomo? I due rimasero stupiti per quella frase e dopo un attimo di perplessità le dissero: non sono affari tuoi, faresti meglio ad andartene vuoi farti male. Poi il secondo aggiunse, anzi, se ti va avrei io una bella idea per te, perché non mi segui che conosco un posticino qui vicino dove possiamo rimanere soli? Caterina continuò: io non sopporto queste ingiustizie: che un uomo incapace di difendersi debba subire le angherie di un branco di 5 bifolchi che sanno agire solo 5 contro 1 e per questo vi ordino di lasciarlo!! Tu ci ordini a noi!?!? E giù una fragorosa risata. E chi ti credi di essere? Senti bambina, te lo dico per l'ultima volta e stavolta stai bene attenta: stai alla larga, questi sono affari fra uomini, accetta un consiglio da amico sparisci e non farti più vedere. Gli altri tre uomini intanto si erano fermati incuriositi ma visto che le cose andavano per le lunghe il più basso dei tre, probabilmente il capo disse: ehi John, sbarazzati di quel moscerino e detto questo ricominciò ad occuparsi dell'uomo a terra. John allora si mosse in avanti e disse: io ti avevo avvertito ed allungò un braccio come per afferrare Caterina, lei non si scompose affatto, fermò il braccio che avanzava e lo usò come leva per sferrare un judo throw. La mossa a sorpresa scaraventò l'uomo a terra, questi si rialzò immediatamente capendo di essere stato sorpreso e questa volta partì di scatto con un pugno che era più che altro una reazione alla vergogna che aveva provato ma il suo pugno fu parato da Caterina che ripeté immediatamente la stessa mossa scaraventando l'uomo pesantemente a terra. L'uomo nonostante la botta a terra si rialzò prontamente, di certo non era uno che poteva essere battuto con due atterramenti, ma stavolta non seguì la sua foga di vendetta immediata. Si fermò qualche istante a riflettere sul da farsi, anche i tre che pestavano il poveretto si erano fermati e guardavano la scena. Poi i 5 si guardarono fra loro con stupore e dopo un attimo di silenzio il capo disse: senti Mike pensaci tu a sistemare questa piantagrane perché comincio ad averne abbastanza. Mike avanzò ma anche lui fu un pò superficiale e sottovalutò l'avversaria e fece per abbrancarla, lei si liberò facilmente e ripeté per la terza volta la stessa mossa, l'uomo si rialzò di scatto e di nuovo Caterina lo scaraventò a terra. Caterina interruppe l'azione dicendo: ragazzi, queste prime mosse erano solo un avvertimento, io non voglio fare del male a nessuno, consegnatemi quell'uomo e io me ne vado senza che nessuno si faccia male! A questo punto prese la parola il capo che profondamente irritato urlò: senti bambina non crederai di poterci battere tutti e cinque solo perché hai avuto due mosse fortunate cogliendoci di sorpresa! Siamo cinque, ognuno di noi è più del doppio di te, siamo molto più forti e per di più pensi di avere a che fare con degli sprovveduti? Io sono cintura nera di Karate, lui un praticante di kickboxing, Mark ha fatto dieci anni di judo e John e Mike sono due pugili dilettanti e tutti e cinque da anni combattiamo nelle strade. Ora cosa vuoi fare? Caterina: Voglio portare via quell'uomo. Il capo allora suonò la carica: ok ragazzi facciamole vedere!! I cinque uomini si disposero a cerchio intorno a Caterina e si misero in guardia; Caterina si trovava al centro e si mise in guardia pure lei, non aveva timore ed era alla massima concentrazione; al lato del vicolo l'uomo svenuto giaceva a faccia in giù. I cinque indugiavano, si trattava di un combattimento anomalo, prima di tutto pareva totalmente impari, in secondo luogo non era usuale trovarsi di fronte una donna e da ultimo erano 5 contro 1. Uno di loro ruppe gli indugi ed avanzò urlando come per caricarsi e per caricare un pugno potentissimo per chiudere la pratica. L'uomo che partì era proprio quello posizionato alle spalle, Caterina non si girò nemmeno, lo studiò con la coda dell'occhio e giunto a debita distanza, quando stava per scagliare il suo temibile colpo, gli assestò un calcio all'indietro in piena pancia, il colpo fu talmente veloce ed anche di una certa potenza che l'uomo non poté reagire in alcun modo e lo incassò piegandosi in due e Caterina lo doppiò con una ginocchiata al volto che in parte trattenne nella sua forza, che sbalzò l'uomo a terra leggermente stordito. Il secondo allora partì di scatto ma Caterina evitò il suo pugno con facilità e gli assestò un buon destro sinistro in pieno stomaco e con un'altra ginocchiata mise a terra il secondo. Ora in preda all'ira avanzarono in due in contemporanea, qui Caterina si alzò in volo e con un calcio volante rovesciato colpì entrambi gli uomini in pieno volto ed entrambi erano a terra. Il capo si fece sotto con circospezione ed iniziò a schermare da buon karateka ma in pochi secondi fu travolto da una spazzata che lo scaraventò a terra. Naturalmente tutti e 5 erano già in piedi ed in guardia, del resto erano ottimi combattenti ma la situazione era sempre più surreale e quegli uomini cominciavano ad andare in confusione. Si trattava di mantenere la calma, del resto loro erano troppo più forti, si trattava solo di riordinare le idee e riprendere in mano la situazione. Così facendo ci furono alcuni momenti di calma, poi gli uomini cominciarono ad incrociare gli sguardi e dopo alcune occhiate d'intesa, si caricarono a puntino e partirono all'attacco più decisi che mai. Partirono in tre da tre punti diversi e convogliarono contemporaneamente su di lei caricando colpi che avrebbero fermato un tir. Qui Caterina doveva giocare con la sua velocità, in questa fase di combattimento quegli uomini erano tutti in piedi e caricavano in massa, cercare di contrattaccare con colpi pesanti poteva significare essere troppo lenti ed esporsi troppo ai pericoli che i mastodonti portavano. Decise allora di utilizzare tutta la sua agilità: puntò su due che stavano arrivando e giunti alla giusta distanza si caricò e spiccò un balzo tale che colpì quegli uomini di 1,90 m perfettamente al volto e mantenendo le gambe perfettamente orizzontali in una spaccata da brividi a 2 metri di altezza, con lo stesso slancio poi proseguì in alto completando una giravolta volante che la fece atterrare sul terzo uomo. I primi due subirono l'impatto con il decolleté di Caterina ed il suo tacco ma non fu affatto gradevole, il terzo nemmeno si rese conto di come se la ritrovava sul collo e sempre ad una velocità tale che non fece in tempo a rendersi conto dell'accaduto si trovò scaraventato con un astuto gioco di sbilanciamenti contro un cassonetto li vicino. I due rimasti ancora sicuri del fatto loro si fecero avanti e provavano a scambiare colpi mantenendosi in guardia ma i loro colpi nonostante venissero da due posizioni diverse venivano puntualmente evitati o parati con notevole semplicità, quando poi Caterina si accorse che gli altri si stavano rialzando partì prima con un calcio volante col quale colpì di collo pieno (il suo collo del piede velato) il collo del povero malcapitato che schiantò a terra semisvenuto e poi con un potente calcio laterale sulle costole del capo lo fece quasi alzare dal suolo ed atterrare malamente a terra. Ora il ritmo di quegli uomini si faceva via via meno intenso, ognuno di loro attaccava non appena si era rialzato, gli attacchi perdevano di organizzazione e di intensità in termini di distanza uno dall'altro. Ora Caterina li poteva gestire con più facilità, scegliere soluzioni d'agilità, di velocità e purtroppo per i 5 anche di potenza; poteva decidere quanto schermare con uno o agire in velocità con un altro, aveva insomma la situazione sotto controllo. Quegli uomini però se ne stavano accorgendo solo un poco alla volta, l'inerzia e l'impossibilità di accettare quella sconfitta li portava certamente avanti e sempre con più rabbia e più odio ma sempre con meno forza. Si andava avanti così i 5 attaccavano chi più a testa bassa e chi più guardingo ma le risposte di Caterina erano dannatamente puntuali. I loro colpi erano puntualmente schivati o parati mentre lei buttava giù alternando le tecniche e la forza con la quale le portava. Quando poteva affrontava il karateka col karate, il kickboxer con il kickboxing, il judoka col judo ed i pugili con il pugilato. Li surclassava tutti e cinque e ciascuno nella loro specialità in più poteva alternare le discipline con una facilità ed una efficacia davvero stupefacenti. I suoi pugni, nonostante la sua piccola stazza erano dannatamente incisivi, i suoi calci perfetti ed efficaci, i suoi calci volanti delle armi letali, le sue mosse perfette ed inarrestabili. Quei 5 energumeni passarono quasi dieci minuti volando a destra e a manca senza capire cosa accadeva, senza la capacità di poterla minimamente impensierire e con la sempre maggior convinzione che poteva finire male. Ora la scena era questa: lei era li nel centro del viottolo, concentrata, ancora perfetta, elegante, truccata, indossava ancora le sue scarpe tacco 10 cm (non aveva nemmeno avuto bisogno di togliersele nonostante le limitassero un pochino i movimenti, tanto era superiore ai 5) e le sue calze che le fasciavano perfettamente le gambe letali erano ancora perfettamente integre; attorno a lei i 5 in questo momento tutti a terra ma tutti coscienti. Le loro forze stavano via via venendo a meno, ancora di più perché non erano più supportate dalla convinzione e dalla fantasia. Non sapevano più cosa fare, come attaccare; a qualcuno addirittura era balenata l'idea di scappare, ma il loro orgoglio di supermaschi non glielo permetteva. Questo momento di pausa fu molto importante per loro perché gli diede la possibilità di rifare il punto della situazione, di riorganizzarsi. Per di più Caterina disse: ok ragazzi spero che abbiate capito chi è il più forte, che con me non avete speranze, ora se volete uscire con tutte le ossa intere da questo vicolo lasciatemi quell'uomo e io dimenticherò tutto. Questa frase in un orgoglio maschile di cinque uomini super allenati in difficoltà contro una donna, carina, minuta, apparentemente indifesa, suonò come un'iniezione di adrenalina incredibile e ridiede vita ai 5 che ora non avevano più dubbi: dovevano sbarazzarsi di lei ad ogni costo, in ogni modo (lecito o meno), ma quell'umiliazione doveva essere vendicata. Si alzarono tutti e cinque, studiarono un attimo la situazione e via partirono tutti di slancio. Caterina si trovava al centro, quei 500 kg di muscoli si stavano avvicinando contemporaneamente, lei allora cominciò a roteare (avete presente wonder woman quando si trasforma!?) e così facendo spazzò via i cinque attaccanti. I primi due si alzarono immediatamente e si fecero sotto ma furono accolti da un doppio calcio frontale terrificante. I decolleté si piantarono nella faccia dei due in maniera devastante e li fece catapultare pesantemente al suolo, Caterina non si girò nemmeno perché altri due erano già all'attacco ma furono sorpresi inermi ed impreparati da un improvviso calcio circolare all'indietro. Erano impreparati perché dei colpi così perfetti non li avevano mai visti e soprattutto portati a quella velocità. L'impatto ancora una volta fu importante, il primo colpito addirittura si staccò da terra per la violenza del colpo, il secondo invece cadde solo pesantemente al suolo. Arrivò il quinto, questa volta era deciso, si era attardato un momento per cercare un arma, aveva trovato una grossa spranga di ferro arrugginita che faceva venire i brividi. Qui Caterina si fece seria, con calma si sfilò le scarpe e le dispose ordinate al bordo della strada poi si mise in posizione da combattimento. In realtà quell'uomo non lo sapeva ma anche Caterina aveva tirato fuori la sua arma, i suoi piedi letali avvolti in quel morbido nylon luccicante erano vere e proprie armi da combattimento. L'uomo si fece sotto e librò la spranga nell'aria più volte, Caterina scansava i colpi con facilità del resto il peso della spranga rallentava la velocità dei movimenti e per lei era persino troppo facile, una volta si abbassava, una volta un balzo laterale, una volta un balzo in alto e così via con notevole facilità. L'uomo capì che così non poteva funzionare allora si fermò, si riposò qualche secondo (nel quale Caterina avrebbe potuto facilmente metterlo a dormire ma non lo fece) e poi provò il tutto per tutto: alzò la spranga e caricò con tutta la sua forza un colpo devastante pensando che se l'avesse colpita finalmente l'avrebbe eliminata. Caterina quel colpo avrebbe potuto evitarlo facilmente e portare 4 o 5 colpi prima che lui completasse il movimento ma fece di più. Contemporaneamente a lui lei si girò indietro, si caricò sulle gambe e spiccò un volo in giravolta portando un calcio circolare volante all'indietro poderoso che andò ad impattare la spranga nel momento di massima velocità. L'impatto fra le due armi (potremmo quasi definirle così) fu tale che la spranga si piegò inesorabilmente, l'uomo per la violenza dell'impatto ne perse il controllo e la spranga atterrò a parecchi metri piegata, l'uomo oltre a ciò rimase qualche secondo senza la capacità di reagire in quanto vibrava per la potenza dell'impatto quasi fosse una cassa di risonanza, in quel mentre fu colpito da un calcio laterale potentissimo in pieno petto e volò vicino alla spranga di ferro rimanendo praticamente senza respiro. Il piede vellutato di Caterina infatti gli aveva talmente compresso la cassa toracica che rimase per un pò in forte difficoltà respiratoria. Ora si fecero avanti in due, entrambi questa volta avevano in mano un coltello, questa volta intendevano farla finita. Caterina non si spaventò ma piuttosto si concentrò; li osservava attentamente e ne studiava i movimenti, quando arrivarono alla giusta distanza, con una mossa repentina tirò un doppio calcio colpendo esattamente i polsi di entrambi. I coltelli decollarono simultaneamente, gli uomini rimasero sorpresi per la velocità del tutto tanto che mentre loro cercavano di capire cosa succedeva, Caterina con un balzo felino aveva già recuperato i coltelli. Naturalmente non li usò ma li gettò su un lato del vicolo. I due chiaramente non si arresero e iniziarono ad attaccarla uno su un lato e uno sull'altro, Caterina con estrema facilità parava ogni colpo da destra con la destra e da sinistra con la sinistra. Riusciva a tenere a bada ciascuno dei due con una mano ed una notevole semplicità, poi dopo alcuni minuti prese contemporaneamente la mano di entrambi afferrandola per il polso e nonostante i loro 100 kg li tirò con forza uno contro l'altro di fronte a sè. L'impatto non fu duro ma i due rimasero un attimo intontiti, in quel mentre Caterina caricò un poderoso calcio volante rovesciato che fece volare entrambi a terra qualche metro distanti. Si fecero sotto gli ultimi due questa volta si erano procurati delle armi, uno aveva un grosso catenone che armeggiava con discreta destrìa, si vedeva che era solito usarla, l'altro si era procurato un'altra spranga di ferro simile alla precedente ( ve ne era una catasta proprio a pochi metri, era simil travetti). Mentre il secondo stette un attimo a guardare, il primo si fece avanti, roteava con abilità il grosso catenone ed ogni tanto lo sferzava verso Caterina che abilmente lo schivava, questo successe una decina di volte, poi ad un tratto non si spostò ed a sorpresa afferrò il catenone con ambo le mani. A questo punto strattonò la catena facendo sbilanciare verso di sè l'uomo e gli assestò un preciso destro d'incontro in pieno viso che lo rintronò, tanto che da ora la sua attività principale diventò quella di restare in piedi (barcollava pesantemente). Ridotto in quello stato Caterina lo osservò un attimo poi si alzò in volo e con un preciso e tremendo calcio circolare volante fece schizzare l'uomo da terra che cadde alcuni metri indietro momentaneamente privo di sensi. Attaccò ora il secondo con la sua spranga ancora più grossa robusta e pesante della prima, aveva gli occhi fuori dalle orbite e oramai schiumava rabbia i suoi colpi erano lenti ed inesorabilmente a vuoto. Caterina avrebbe potuto con facilità sottrargli la spranga molte volte, avrebbe potuto disarmarlo facilmente, avrebbe potuto dopo che aveva schivato molti colpi portare altrettanti attacchi che l'avrebbero messo KO ma non lo fece, decise di aspettare come precedentemente; quando vide partire l'attacco giusto di nuovo si librò in volo a quasi due metri di altezza e scagliò un colpo volante talmente potente che unito alla potenza dell'attacco dell'altro uomo questa volta spezzò letteralmente la spranga di ferro. Questa volta anche l'uomo fu sbilanciato dalla potenza del colpo. In realtà se avesse usato lo stesso trattamento su uno di quegli uomini probabilmente ora quello sarebbe ridotto in stato di coma, ma non l'aveva mai fatto, aveva fino ad ora dosato i suoi colpi. I suoi piedi, le sue gambe velate ma anche tutto il suo corpo erano veramente armi letali e ora quegli uomini stavano cominciando a capirlo. Poi l'uomo si rialzò ma fu immediatamente riatterrato da un tremendo uno due allo stomaco seguito da un colpo di karate a mano aperta all'altezza del collo; l'uomo cadde pesantemente a terra come un salame in totale balìa della giovane amazzone. Ora erano tutti e cinque a terra ma qualcuno cominciava a rialzarsi, oramai le forze erano quelle che erano, le tumefazioni iniziavano a pesare e molti articolazioni a dolere. Lei era lì, al centro come una dea che poteva anche andare ad una sfilata ed aspettava. Aspettava perché sapeva che non era ancora finita perché quegli uomini si sarebbero battuti fino all'ultimo respiro che però ormai non era troppo lontano. Il primo a rialzarsi fu uno dei due pugili che aveva riafferrato entrambi i coltelli gettati prima. Si fece avanti e cercò di colpirla, lei evitava con facilità ed ogni volta che lo vedeva sbilanciato gli assestava qualche colpo d'incontro al volto ma soprattutto allo stomaco, la cosa andava avanti già da un pò e soprattutto i colpi allo stomaco cominciavano a farsi sentire, gli addominali a lacerarsi e quei pugni si facevano sempre più pungenti e potenti finché Caterina non si stancò dei coltelli ed in massima tranquillità lo disarmò prima con un calcio al polso e poi con un colpo di karate sull'altro. Ora erano ad armi pari (si fa per dire) essendo un esperto di box si mise in guardia e provò a prevalere ma in meno di un minuto fu subissato di una raffica di colpi tale, senza riuscire a portarne uno a bersaglio, che realmente poteva solo reggersi in piedi. La frequenza e la forza dei pugni di Caterina erano tali che per lui non c'erano speranze, non ci sarebbero state nemmeno nel pieno delle sue forze. I suoi addominali erano devastati, i fianchi lacerati ed il volto tumefatto, sarebbe bastato un soffio e sarebbe caduto ma Caterina voleva chiudere la partita: caricò un gancio destro che colpì l'uomo perfettamente al mento. L'uomo decollò letteralmente e cadde svenuto parecchi metri più indietro. Si fece avanti l'altro pugile cercando di coglierla di sorpresa ma pareva avesse occhi da tutte le parti, anche se girata riusciva a schivare i pugni oppure a pararli stette così quasi un minuto, poi si girò e mise un braccio dietro la schiena e solo con l'altro parava qualsiasi attacco con semplicità irrisoria, anzi fra un attacco e l'altro parato riusciva a portare anche qualche diretto ben assestato poi dopo quasi due minuti di questa umiliazione decise di chiudere la pratica, sfoderò il secondo braccio e prima lo colpì con un potentissimo pugno in pieno stomaco che piegò definitivamente le resistenze dell'uomo e dopo avergli rialzato il capo riservò anche per lui lo stesso trattamento. Il gancio fu quasi più tremendo del precedente, i metri percorsi in volo quasi più dei precedenti ed il risultato lo stesso, l'uomo totalmente svenuto, accatastato sull'altro totalmente dominato dalla giovane amazzone. Ora erano rimasti in tre, tutti e tre insieme si fecero avanti, erano in guardia, uno più agguerrito dell'altro, un karateka (il capo), un judoka ed un kickboxer. Tutti e tre attaccavano simultaneamente, ognuno secondo la sua tecnica abbinandola ad alcuni stratagemmi imparati per strada, tutti e tre concentrati al 100% senza tenere conto degli altri due, era un serrate finale veramente impegnativo, calci, pugni, colpi di ogni genere piovevano ovunque e portavano dietro tutta la forza di tre uomini abili, allenati di 1,90 m per 100 Kg di muscoli esplosivi. Ma al centro c'era lei, Caterina, perfetta nelle sue movenze, perfetta la sua tecnica, inarrivabile la sua velocità, sorprendente al limite dell'incredibile la sua forza, la sua potenza. Da sola per quasi 5' riuscì a contrastare i tre parando colpo su colpo o con le mani o con i piedi in un susseguirsi di scatti, scarti, balzi, piegamenti e soprattutto parate di ogni genere, ad ogni altezza, a qualsiasi potenza erano portati gli attacchi. Era una sua scelta parare e schivare solo, stava solo mostrando che molluschi erano, quanto la loro tecnica e la loro forza fossero pari a quelle di una nullità contro una donna come lei. Dopo i 5 minuti cambiò strategia e decise di liberarsi di 1, il capo, così da tenerlo per ultimo, allora dopo l'ennesima parata multipla partì con un calcio laterale portato all'altezza dello sterno che sbalzò l'uomo indietro lasciandolo senza respiro per parecchi minuti, questo lo costrinse ad assistere per un pochino senza poter intervenire cercando di riacquistare una decente capacità respiratoria. In quel frangente, nel quale gli altri due avevano capito che con i loro mezzi non avevano alcuna minima speranza ricorsero alle solite spranghe di ferro. Non sapevano più come cercare di avere la meglio, di armi non ce ne erano di altro tipo si avvicinarono con le spranghe ma era tutto inutile, lei era troppo veloce, li lasciò fare un po' e poi decise di disarmarli, uno con un calcio al braccio e l'altro con un calcio volante talmente secco e potente che unito alla violenza della sprangata la spezzò letteralmente in due. La potenza del suo piede era letteralmente devastante, quel bel piedino velato avrebbe potuto fare molto di più e forse essere letale per quegli uomini ma Caterina glielo faceva scoprire un po' alla volta. Una volta disarmati i due armadi esperti di tecniche di lotta sembravano due bambini dell'asilo di fronte ad un orda di barbari e quasi indietreggiavano impauriti di fronte a quell'angelo bruno, dopo un po' giunti vicino al muro ripresero coraggio e si fecero sotto; Caterina li accolse con alcuni tecniche da judoka atterrandoli 2, 4. 6 fino a 12-13 volte a testa con tecniche sempre diverse ma sempre perfette. Avrebbe potuto finirli in un paio di colpi ma quasi si divertiva di fronte a quegli uomini aggressivi, supponenti e violenti che subivano la sua dominazione tecnica e fisica. I due uomini non riuscivano più a rialzarsi, erano esausti e totalmente sopraffatti, Caterina era quasi delusa che tutti quei muscoli l'avessero impegnata così poco ma fu per poco perché il capo si era rimesso in piedi. L'odio per quella situazione lo rendeva tremendamente deciso, pareva quasi che non avesse ancora capito come sarebbe finita. Si fece sotto, le sue tecniche d'attacco non avevano speranza contro le difese di Caterina, mai nella sua carriera di Karateka era mai stato surclassato con tale abilità e maestrìa, allora provò in qualsiasi modo gli venisse in mente ad un certo punto lei ribaltò la situazione: in un momento in cui l'uomo era sbilanciato partì con un colpo di piede all'altezza del viso dell'uomo da destra verso sinistra poi da sinistra verso destra e così via senza mai appoggiare a terra il piede. I colpi non erano potenti ma continui e ad una velocità che l'uomo non aveva alcun minimo tempo di reazione, era in totale balìa. L'uomo piano piano indietreggiava sotto la gragnola di colpi e cercava al contempo di rimanere in piedi, la donna con un piede lo colpiva al volto e con l'altro piano piano avanzava prima col tallone poi sulla punta. Fece quasi 7/8 metri in avanti finché non arrivò al muro, per l'uomo fu un grossissimo vantaggio perché letteralmente non aveva più la forza per reggersi in piedi ma il vantaggio fu solo apparente perché non sapeva cosa lo attendeva. Caterina completò l'azione di distruzione con gli ultimi due colpi uno di collo e uno di suola del piede dopodiché senza mai abbassare la guardia o il piede a terra puntò il suo piede velato sul collo dell'uomo ed iniziò ad esercitarvi pressione. L'uomo radunò tutte le sue forze e fece per liberarsi ma quella gamba sembrava inamovibile ed inesorabilmente aumentava la pressione, ad un certo punto l'uomo si sentiva quasi soffocare ma nonostante tutti i suoi sforzi non riusciva a liberarsi, poi improvvisamente sentì che d'un tratto non sentiva più il terreno sotto i piedi. Caterina aveva aumentato la pressione sul collo in modo che non si liberasse e poi sfruttando l'appoggio del muro lo teneva sospeso con il suo piede vellutato oramai a 6/7 cm da terra in una spaccata quasi perfetta. In questa posizione da dominatrice Caterina mostrava veramente tutta la sua potenza. C'erano quattro uomini, dei mastodonti, abili in varie tecniche di combattimento e per di più allenati anche agli scontri da strada, muscolosi e che facevano paura a chiunque devastati a terra ed uno di essi, il capo per giunta, era sospeso in aria, dominato dalla sensuale Caterina. Erano perlomeno 500 Kg di muscoli rappresentanti il sesso forte che erano spazzati via con estrema facilità da Caterina. Probabilmente il risultato finale sarebbe stato lo stesso se gli uomini fossero stati 10; l'abilità, la velocità e la forza di Caterina erano tali che per lei quegli uomini erano dei totali molluschi, la sua tecnica, il suo stile e la sua intelligenza la rendevano veramente un essere superiore rispetto a quei trogloditi. Sinceramente non si era neppure dovuta impegnare a fondo. Ora era lì quell'uomo era sospeso gli altri a terra, anzi no uno si era rialzato e sentendo i gemiti del suo capo si gettò tentando di liberarlo e tirava nella gamba di Caterina per liberare il capo. Passò un minuto nulla da fare (probabilmente si fossero messi a tirare tutti e quattro non sarebbero riusciti a smuovere la gamba di 1 mm, quella gamba e quel piede velato sprigionavano troppa potenza) allora l'uomo tentò di colpire Caterina con un pugno, lei lo fermò e nonostante la situazione reagì con l'altro pugno mandando definitivamente al tappeto l'altro uomo. Incredibile aveva saputo atterrarlo mentre teneva sospeso in aria il capo con una spaccata poderosa. Dopo un altro minuto riportò lentamente l'uomo a terra e mollò la presa, l'uomo era paonazzo, respirava con difficoltà da alcuni minuti ed il trattamento di calci oramai l'aveva riempito di lividi e semisfigurato ma era ancora in piedi anche se non poteva fare nulla. Allora qui Caterina si superò, si avvicinò all'uomo inerte, con una mano lo prese da sotto il cavallo dei pantaloni e con l'altra appoggiata in prossimità del collo si piegò e con uno strappo non indifferente lo issò sopra la sua testa a mo' di bilanciere. L'uomo faticava a capire cosa stesse accadendo tanto era rintronato, ma gli altri che erano lì a terra, quelli che avevano i sensi, lo capivano bene. Capivano che con quella donna era meglio darsela a gambe, che era troppo forte per loro, che per loro fortuna non si era impegnata al massimo perché altrimenti sarebbe potuta finire davvero male. Capirono anche che per una donna come quella (il sesso debole) non sarebbero stati sufficienti forse nemmeno 10 o 15 supermuscolosi del sesso forte, lei era troppo superiore. Caterina lo portava a spasso con facilità, poi si avvicinò alle sue scarpe ancora in perfetto ordine e se le reinfilò con un ulteriore atto di superiorità lo mantenne in alto sulle sue braccia, lei minuta, tacco da 10 portava in alto quel bisonte da 100 kg semisvenuto. Finalmente uno degli altri si rialzò ed accorse in aiuto del suo amico ma udite bene cosa successe, quando il secondo uomo fu a tiro, Caterina sempre mantenendo sospeso il capo sopra di sè e con i suoi tacchi a spillo, si caricò sulle gambe, saltò e con un calcio volante di collo pieno rispedì il malcapitato a dormire dopo alcuni metri di volo a peso morto. Si rialzò un altro, intontito, incapace di connettersi alla realtà, questa volta, Caterina a quasi cinque metri da lui, si caricò e lanciò il corpo inerte di quell'uomo che trasportava da alcuni minuti centrandolo in pieno. I due caddero a terra svenuti. Nessuno dei 5 si rialzò prima di quasi un ora quando arrivò la polizia che arresto la pericolosa gang. Nel frattempo Caterina si era avvicinata a quell'uomo pestato dai cinque energumeni, gli sollevò la testa e solo allora lo riconobbe: era Silvester Stallone, il Rocky, il Rambo della tv era li sottomesso, impotente, indifeso. Contro quegli uomini che lei aveva spazzato via senza difficoltà lui non aveva potuto fare nulla. Lei lo guardò con tenerezza, lo aiutò ad alzarsi e lo sosteneva per camminare fuori dal vicolo. Ma Sly non era in grado di camminare, allora se lo caricò di peso sulle spalle, lei dolce, elegante, bellissima ed anche sexy sui suoi tacchi a spillo, portava Rambo svenuto e sopraffatto sulle sue spalle, lo portò in una zona con molti passanti e lo lasciò su una panchina dove fu soccorso. Lei voleva rimanere anonima almeno per quel genere di cose, riprese la sua strada come se nulla fosse ancora perfetta e tornò a quello che stava facendo.