Carla e Paolo - Capitolo 8 - Le fantasie di Lucia .. By robymio@hotmail.com Il testo è rivolto ad un pubblico maggiorenne e contiene riferimenti espliciti di sesso. Chi ritiene di poter esserne offeso o non è maggiorenne è invitato a non proseguire nella lettura. Ringrazio anticipatamente chi desiderasse parlarmi di proprie esperienze analoghe scrivendomi all'indirizzo e_mail. L'immagine dei testicoli di Paolo che venivano sballottati e picchiati da Noemi, la sofferenza che provava Paolo, i suoi gemiti, gli occhi girati indietro e poi ancora i colpi ai testicoli erano come un film che continuava a riproporsi alla mente di Lucia. Quel giorno dovette masturbarsi tre volte prima di raggiungere un livello di lucidità che le consentisse di pensare a qualcos'altro. A letto poi quella sera si avvicinò a suo marito, Franco, e con fare lascivo, gli si strofinò contro. Non desistette neppure all'usuale scarso interesse che mostrò Franco. Con la mano destra aggirò i suoi fianchi e gli prese il cazzo, lo tenne saldamente nella mano stringendolo delicatamente sino a sentire che prendeva corpo e vigore. Appena Franco raggiunse l'erezione, Lucia spostò la sua mano verso il basso sino ad accogliere, come in una coppa, il suo sacco scrotale. Franco mostrò di gradire questa iniziativa della moglie ed allora Lucia cominciò a palpeggiare in maniera più decisa i testicoli. Mentre faceva ciò, un turbinio di pensieri ed emozioni attraversavano la mente. Da un lato era affascinata dal potere che sentiva di possedere nell'avere in mano i coglioni del marito, dall'altro era eccitatissima al pensiero di fare le stesse cose che aveva visto Noemi fare a Paolo. Al proposito non aveva alcun rimorso per non essere intervenuta ad interrompere i due quel pomeriggio. Assaporava in maniera così preponderante l'eccitazione ed il desiderio per ciò che aveva visto, che tutti i tabù e tutte le remore culturali finivano in secondo piano. Aveva scoperto qualcosa che le piaceva al punto di far vibrare ogni cellula del suo corpo e non si sarebbe fermata davanti a nulla per poter trarre l'appagamento che il suo corpo e la sua mente le chiedevano. Mentre era assorta in questi pensieri, senza accorgersene, eccedette nella palpazione dei testicoli e strinse troppo il testicolo destro tra l'indice ed il pollice. Franco con un sobbalzo gridò "Ahi, . mi hai fatto male" ed allontanò immediatamente la mano di Lucia dal suo inguine. Contemporaneamente perse l'erezione e quel poco di interesse che Lucia aveva destato. A nulla valsero le successive azioni di Lucia, che anzi suscitarono le sue proteste, accompagnate da scuse relative alla stato di stanchezza in cui si trovava. Lucia rimase dapprima immobile a letto in alternanti stati di desiderio, frustrazione e rabbia. Poi, sempre con l'immagine dei testicoli di Paolo picchiati, si alzò ed andò in bagno a masturbarsi. Mentre si masturbava con la mente viveva un'esperienza di pestaggio dei testicoli di Paolo e , senza rendersene conto, immaginò una situazione in cui lei avrebbe potuto realmente porre in atto tale fantasia. Questa situazione, per il momento solo abbozzata dalla sua fantasia, divenne poi, nei giorni successivi, argomento di pensieri ricorrenti e di affinazione, sino a divenire un piano perfetto per raggiungere il suo scopo. Quando il piano fu perfettamente concepito nella sua mente, si pose in fremente attesa dell'occasione per porlo in atto. Cominciò, con molta accortezza per non metterla in allarme, a controllare Noemi, soprattutto quando Paolo era nei paraggi o quando Noemi si comportava in quello strano modo sfuggente. Un paio di volte Paolo venne a casa sua, invitato da Noemi, ma non successe nulla; si rese conto poi che la causa era stata lei stessa che, con la sua attenta presenza, non aveva permesso il crearsi di una situazione che per Noemi fosse sufficientemente tranquilla per porre in atto i suoi piani. Circa una settimana dopo si presentò l'occasione buona. Nel frattempo le fantasie di Lucia erano come folletti infuocati che danzavano nella sua mente. Non le poteva essere di aiuto il marito, poco portato al sesso inteso in maniera tradizionale (figurarsi a quei giochi e fantasie!) né potevano lenire il bruciante desiderio le ripetute masturbazioni cui doveva ricorrere in continuazione. Quel giorno si era creata una condizione ideale: aveva visto partire in macchina i genitori e la sorella di Paolo: sapeva che avrebbero portato Carla in una colonia montana, dove avrebbe trascorso il resto dell'estate e si chiedeva quali scuse avesse inventato Paolo per non andare con loro. Non aveva invece bisogno di immaginare il motivo per cui Paolo era rimasto a casa, lo sapeva benissimo. Suo marito era uscito la mattina presto per andare a pescare con alcuni amici e non sarebbe tornato che dopo cena. Vide sua figlia che andava verso la casa di Paolo ed allora la chiamò in casa e le disse: "Noemi, guarda che io devo uscire, starò via tutta la mattina, verso mezzogiorno accendi il forno e mettici la casseruola con l'arrosto, così per quando torno è pronto". "Sì mamma, va bene" rispose Noemi ed in quelle poche parole Lucia intravide la contentezza di sua figlia. Se non avesse saputo cosa probabilmente sua figlia aveva in animo di fare, non si sarebbe forse accorta di quale piacere rivestisse la notizia che lei sarebbe rimasta fuori casa per tutta la mattina. Con il cuore in tumulto per la consapevolezza di ciò che stava per realizzarsi, Lucia si cambiò d'abito come era solita fare quando usciva (non voleva destare alcun sospetto in Noemi) e con ostentata lentezza si attardò a sistemare un paio di cose mentre Noemi le gironzolava intorno con aria sfaccendata. Finalmente uscì, ma non prese la macchina, si avviò a piedi per il viale alberato su cui si affacciava la sua casa, con la consapevolezza degli occhi di Noemi che la seguivano passo per passo. Arrivò al primo incrocio e svoltò a destra mentre con la mente cercava di calcolare dopo quanto tempo avrebbe dovuto rientrare a casa per mettere in atto il suo piano. Con calma, anzichè fare il giro dell'isolato, come aveva pensato di fare in un primo momento, andò sino alla fermata dell'autobus prese il primo autobus e scese dopo due fermate. Appena scesa attraversò la strada e si pose in attesa dell'autobus per tornare. Attese una decina di minuti prima che arrivasse il mezzo ed impiegò quel tempo per affinare il proprio piano e ripassarne tutti gli aspetti ed esaminarne le variabili. Era anche eccitatissima, sentiva il rossore sul suo viso e si sentiva bagnata nelle mutandine; si chiedeva anche se la gente che la circondava si potesse accorgere dello stato in cui era, ma i pochi passeggeri dell'autobus erano tutti assorti nei loro pensieri. Finalmente l'autobus arrivò alla fermata dove era salita poco prima; Lucia scese e con passo affrettato si avviò verso casa, però fece il giro dell'isolato in modo da arrivare a casa dalla parte opposta da cui era partita. Entrò nel giardino ed anziché entrare dalla porta principale, girò intorno alla casa ed entrò dalla porta sul retro. In casa sembrava non ci fosse anima viva. Con circospezione andò in tutte le stanze e le trovò vuote, anche quelle al piano superiore, ormai era certa che i due ragazzi fossero in cantina nel locale caldaia. In punta di piedi scese le scale della cantina e facendo attenzione a non far rumore si avvicinò alla porta della caldaia che era chiusa. Giunta alla porta vi accostò l'orecchio, ma non avvertì alcun rumore. Dopo qualche minuto di attesa, sentendo che non proveniva alcun rumore dal di là della porta, lentamente cominciò ad aprirla. Appena la dischiuse di una decina di centimetri si rese conto che all'interno non c'era nessuno e fu colta da un improvviso senso di delusione. Tutto il suo piano, la sua determinazione sembravano essersi sgretolati di fronte all'imprevista assenza dei due ragazzi. Subito pensò però che comunque l'assenza dei due ragazzi le confermava che stavano facendo ciò che lei pensava ed allora fu colta da una intuizione: erano a casa di Carla !. Immediatamente uscì di casa ed, attraversando il giardino, si diresse verso la villetta di Carla. Nel fare ciò passò davanti al box e notò che la serranda era abbassata, mentre, poco prima, quando lei era uscita di casa il box era completamente aperto. Allora lentamente si avvicinò alla porticina che c'era sul fianco e lì rimase in ascolto per qualche istante. Sì, aveva visto giusto, all'interno si sentiva qualcosa: dei gemiti soffocati. All'improvviso il cuore iniziò a batterle fortissimo, tutta l'eccitazione che sino a quel momento aveva tenuto a bada, prepotentemente stava prendendo il sopravvento. Lentamente, molto lentamente, aprì la porta, quasi con il timore che i due ragazzi potessero percepire il battito furioso del suo cuore. Appena lo spiraglio le permise di vedere all'interno ebbe una scarica violentissima di adrenalina ed il suo stato di eccitazione arrivò a livelli mai provati. Si sentì tutta bagnata, con il suo umore che, dopo aver infradiciato gli slip, le colava lungo l'interno delle cosce. All'interno Paolo era legato ad uno scaffale, completamente nudo e con le gambe divaricate. Noemi gli stava di fronte e gli stava dicendo: "Ti piace la mia figa?" . Paolo rispondeva: "Sì, mi piace" . Noemi di rimando chiedeva: "La vuoi vedere?" "Sì!" Rispondeva Paolo. "Ti lasci calciare le palle per vederla?" "Sì, per favore" Al che Noemi si alzò la gonna per mostrargli il proprio sesso (sotto la gonna non portava slippini) e rimase così fissando Paolo. Paolo, senza staccare gli occhi dal sesso di Noemi, lentamente ebbe un'erezione e, appena il suo cazzo fu bello diritto, Noemi, senza abbassare la gonna, alzò rapidamente il piede destro colpendo con forza le palle di Paolo. Paolo emise un gemito e roteò gli occhi. Fu proprio ruotando gli occhi che si accorse della presenza di Lucia che nel frattempo era entrata nel box. Il lampo di terrore negli occhi di Paolo fece voltare Noemi che aveva ancora la gonna alzata. Noemi restò impietrita alla vista della madre. Lucia aveva pensato a più volte a quella scena e non ebbe esitazioni. Il fatto di essere al di fuori della propria casa gli dava qualche vantaggio aggiunto che seppe cogliere subito e disse, rivolta ad entrambi: "Cosa state facendo?". Noemi abbassò subito la gonna e balbettò: "N..nn.niente m.mamma". Lucia si avvicinò alla figlia, gli prese un lembo della gonna e sollevandogliela disse: "Come niente, guarda . sporcacciona" e poi, indicando anche Paolo che nel frattempo era letteralmente paralizzato dal terrore disse: "E guarda .". Con queste ultime parole affibbiò una sberla a Noemi, dopodiché gli disse:"Vai subito a casa, chiuditi in camera tua sino a che non ti vengo a chiamare io. A questo signorino adesso ci penso io". Noemi non se lo fece ripetere, uscì di corsa dal box e , come le aveva detto sua madre andò subito in camera sua. A questo punto veniva la parte più delicata del piano di Lucia, doveva riuscire a sfruttare la situazione per sottomettere subito Paolo, pertanto si portò davanti a Paolo e, posando le mani sui fianchi gli disse: ".. E bravo, .. Così grande . ti metti a fare queste porcherie con una bambina piccola ... chissà cosa diranno i tuoi genitori quando lo sapranno .., anzi chissà cosa diranno quando ti troveranno qui così legato" . Paolo disse piagnucolando : "No la prego, mi scusi, mi perdoni, . prometto che non lo farò più, . non volevo .." Lucia, sempre di fronte a lui, disse: "Uhmmm , Noemi, quando tornerò a casa, avrà la sua giusta punizione. Non credo che sia giusto che tu non venga punito. Secondo te è giusto?" "n..noo, ma per favore non lo dica ai miei, la prego". Mentre Lucia parlava, intenzionalmente guardava il cazzo di Paolo e soprattutto gli guardava i testicoli che erano bei rossi e gonfi (chissà quanti bei calci già gli aveva dato Noemi). Questa attenzione di Lucia alle sue parti intime, provocò, a dispetto dell'imbarazzo che provava, una improvvisa erezione. Lucia immediatamente disse: "Ahh .. è così, tu chiedi di non essere punito, ma, da quel pervertito che sei, guarda .." E così dicendo allungò una mano ed afferrò il pene di Paolo scuotendolo più volte. Ciò non fece altro che aumentare l'eccitazione del ragazzo e Lucia, un po' percependo l'eccitazione di Paolo, un po' perché moriva dalla voglia di farlo decise di giocare la sua carta e disse :" Sì, mi verrebbe quasi voglia di punirti io, .. Così" e , così dicendo diede un colpo non troppo forte ai testicoli di Paolo che emise un "Ouchhhh" soffocato. Paolo che era disposto a tutto pur di non far sapere ai suoi genitori ciò che era accaduto, disse: "Sì, la prego mi punisca lei, non dica niente ai miei genitori". Lucia era al settimo cielo, ciò che aveva con pazienza costruito ed atteso si stava avverando. Gli rispose: "uhmmm, non so, ciò che hai fatto è molto grave .. Non penso neanche che tu te la debba cavare con una semplice punizione di pochi minuti ... Noemi subirà una punizione lunghissima e tu non puoi cavartela con pochi minuti di sofferenza, anche perché ti dimenticheresti subito di questa punizione." "No, glielo giuro, non me ne dimenticherò, glielo prometto .." Cercò di ribattere Paolo. "Non ne sono sicura .. Ma , se tu davvero preferisci che sia io a punirti, devi accettare le mie regole". "Sì, senz'altro, tutto ciò che vuole" rispose Paolo cominciando a intravedere la possibilità di cavarsela senza che i suoi genitori ne venissero a conoscenza. Lucia disse: "OK, allora sei sicuro di preferire che sia io a punirti?" "Sì, per favore ." rispose Paolo senza esitazione. "Va bene, allora adesso avrai un acconto della tua punizione, ma poi, quando io te lo dirò, tu verrai da me per avere il resto, tutte le volte che io lo riterrò necessario. Sei d'accordo?" e poi guardando il cazzo di Paolo nuovamente eretto aggiunse : "Anche perché vedo che necessiti di tante punizioni". "Sì, certamente lo faccia, lo voglio" . Allora Lucia gli si avvicinò di più e, dopo avergli chiesto se era pronto, gli prese le palle nella mano destra e cominciò lentamente a stringerle, guardando negli occhi Paolo. La sofferenza che sentiva di poter modulare con la pressione delle sue dita, le dava un piacere palpitante. Gli occhi di paolo che si giravano indietro i gemiti soffocati, le lacrime che gli scendevano dalle guance erano come ondate di piacere che partivano dal suo inguine e, passando per il cuore le paralizzavano la nuca. Ogni tanto allentava la stretta e chiedeva a Paolo se era sempre della stessa idea. In quegli attimi Paolo, nonostante il dolore, provava un'eccitazione che si traduceva in erezione. Lucia era una bella donna ed il pensiero di essere nudo davanti a lei e di essere toccato da lei non lo lasciva indifferente. Quando il dolore era sopportabile, andava con il pensiero alla sua figa, ai suoi seni che era bei pieni e sodi. Lucia percepiva questo interesse e cercava di incoraggiarlo per poter esercitare su Paolo un controllo ancora maggiore. Dopo qualche minuto di stropicciamento dei testicoli, Lucia disse :"Ok, per oggi abbiamo quasi finito, solo .. Ancora una cosa." e così dicendo iniziò a slegare Paolo. Poalo, appena slegato chiese:"Cosa?" "Ecco, Voglio che tu ti faccia punire volontariamente, senza essere legato" rispose Lucia" dicarica le gambe, ecco così, adesso stai fermo così" e così dicendo gli si pose davanti, alzò lentamente il ginocchio sino a sfiorare le palle di Paolo e si soffermò a soppesarle per qualche istante con il ginocchio alzato. Appena Paolo accennò ad avere l'ennesima erezione, abbassò il ginocchio e lo alzò velocemente colpendolo con violenza nei testicoli, Paolo emise un "Aaaahhhhghhhh" e si afflosciò sul terreno nella posizione fetale con le mani sui genitali e senza quasi respirare. Lucia approfittando del fatto che Paolo non la poteva vedere, si premette un paio di volte il clitoride per sedare il desiderio di orgasmo che prepotentemente la divorava. Poco dopo, Paolo si mosse e Lucia lo aiutò a sollevarsi . Dopo avergli chiesto se ce la faceva a vestirsi, Lucia lo lasciò solo nel box e si diresse verso casa sua. Giunta in casa andò subito in camera sua a masturbarsi furiosamente e, solo dopo due orgasmi, si ricompose ed andò da Noemi per dirle quella che sarebbe stata la sua punizione .