Carla e Paolo By RobyMio robymio@hotmail.com Capitolo 2- Carla convince il fratello a farsi pestare ancora le palle Per la settimana seguente non parlarono di quanto accaduto quel giorno. Ebbero anche poche occasioni di vedersi da soli, senza la presenza di mamma e papà ed in quelle occasioni appena i loro sguardi si incrociavano, sfuggivano velocemente. Entrambi pensavano a ciò che era accaduto e …. a come farlo accadere ancora perché nessuno dei due aveva il coraggio di affrontare apertamente il discorso. La prima occasione si presentò il sabato successivo. Erano a casa da scuola, il padre si era recato a vedere gli allenamenti della sua squadra di calcio e la madre doveva fare la spesa al supermercato. Come di consueto la madre chiese a Carla se desiderava accompagnarla, ma Carla rispose che aveva da studiare. Allora la madre lo chiese a Paolo, ma anche lui accampò una scusa dicendo che il giorno prima durante l'ora di ginnastica a scuola aveva preso una stiramento ad una gamba e camminare gli dava fastidio. La madre non restò stupita più di tanto, accadeva spesso che uno o l'altra per motivi di vario genere non l'accompagnassero a fare la spesa. Carla sospettò che Paolo avesse mentito riguardo il dolore alla gamba. Non ne aveva certezza, ma qualcosa le diceva che Paolo avrebbe voluto provare di nuovo quell'esperienza e che si sarebbe fatto dare volentieri un altro colpo nelle palle se questo avesse comportato poi nuovamente il lavoro di mano che lei gli aveva fatto la settimana prima. Paolo, dal canto suo, aveva capito che probabilmente a Carla era piaciuto colpirlo nelle palle, ma non aveva pensato che si fosse inventata la storia dello studiare per restare a casa con lui e cercare di …. colpirlo di nuovo. Appena la madre uscì dalla porta, Carla attese una decina di minuti e poi si rivolse al fratello, con una luce maliziosa negli occhi: "dove ti sei fatto male?". "Uhh, niente di importante, solo al polpaccio…" mentre Paolo rispondeva si rese conto di aver perso un'occasione per portare il discorso nella direzione da lui voluta. Gli venne comunque in aiuto Carla che gli rispose: " Ahhh, pensavo che fosse ancora per il colpo che ti avevo dato io la scorsa settimana … ". "Ma figurati, è stata una cosa di un momento, non ho quasi sentito nulla". "Uhmmmm non si sarebbe detto, ti ho visto quanto hai sentito male." Le cose stavano prendendo il verso che entrambi desideravano e se ne stavano rendendo conto. Ciò provocava uno stato di eccitazione per Carla che rideva scioccamente a qualunque cosa dicesse o sentisse,. Paolo, invece cominciava ad avvertire un formicolio in mezzo alle gambe che lentamente si stava trasformando in un'erezione. Carla, nel parlare si avvicinò al divano, desiderando replicare nei dettagli la situazione della volta precedente. Paolo, la seguiva avendo anche lui in mente qualcosa del genere. Carla si sistemò sul divano nella medesima posizione della volta precedente e sorridendo a Paolo lo provocò dicendogli : "Dai, vediamo se davvero non hai sentito nulla …". Paolo la guardava negli occhi mentre lei gli sorrideva e sentì che il suo pene premeva contro i pantaloni. "Be', non è che non ho sentito nulla, è che …. Il male era sopportabilissimo". "Ah sì? Proviamo allora!". Nel frattempo anche Paolo si era sistemato sul divano. Per l'emozione, continuava a deglutire a fatica ogni qualvolta le rivolgeva la parola. "Sì, va bene, dai" e divaricò completamente le gambe. Carla, che da una settimana non aspettava altro, partì con il piede e lo colpì all'inguine, ma per la fretta colpì l'osso pubico, mentre le palle di Paolo si trovavano più sotto. Paolo trionfante e sorridente disse: "Visto? Non è un gran male!". Ma Carla si era accorta che il suo piede non aveva colpito le palle, non aveva percepito sotto il piede quella gradevole sensazione delle palle che scivolavano via sotto l'urto. "No, non ti ho colpito!". "Come sarebbe a dire che non mi hai colpito? Mi hai colpito sì". "Sì, ma non ti ho colpito lì, perché non vedevo dove erano …" e con uno sguardo di malizia negli occhi aggiunse: "Dovresti toglierti i pantaloncini, così riuscirei a vedere dove colpire". Paolo, non aveva osato sperare tanto, sia per la richiesta, che per l'opportunità che questa comportava e rispose: "Ma perché io devo togliermi i pantaloncini e farti vedere il mio pene e le mie palle?". "Dov'è il problema?" Gli disse Carla. "Tanto te le ho già viste l'altra volta …" "Appunto". Rispose deglutendo duro Paolo: "Proprio perché tu mi hai già visto una volta e io, invece, non ti ho visto mai …" Carla capì cosa voleva Paolo e la cosa non le dispiaceva. Già la volta precedente gli sguardi di Paolo sotto la sua gonna non le erano dispiaciuti, anzi le avevano fatto piacere e allora rispose:"Va bene, se è questo che ti disturba, posso togliere anch'io le mutandine.". "Uhmmm non so se ne hai il coraggio di farlo adesso, qui" gli disse Paolo. Carla, senza quasi lasciargli finire la frase, si sfilò le mutandine. Paolo rimase senza fiato, mentre Carla piegava le gambe per togliersi gli slip, lui ebbe modo di vedere da vicino ed abbastanza bene la sua giovane fica già adornata di una significativa peluria. Paolo era ancora estasiato dalla situazione e da quanto aveva visto, quando sua sorella gli disse: "allora? Te li togli o no?". "Sì" e Paolo cominciò a togliersi prima i pantaloncini, ma faceva un po' di fatica perché era distratto dalla vista dell'inguine nudo di sua sorella. Carla, sentiva quasi palpabile lo sguardo di Paolo. La cosa le procurava piacere, sentiva di aver ancora un maggior potere sul suo fratello maggiore. Cominciava anche a sentire che si stava bagnando. Intanto Paolo, dopo essersi sfilato i calzoncini corti, iniziò a togliersi gli slip. Appena liberato il suo pene saltò fuori, libero e svettante in aria. Carla lo guardò, guardò anche le sue palle e dopo essersi sfilata le scarpe allungò un piede. Mentre guardava sorridente Paolo, con le dita del piede andò sotto i testicoli e cominciò a titillarli, sollevandoli. Paolo, impazziva dal desiderio. Sentire sua sorella che stava giocando con le sue palle e vederle la fica, gli provocava uno stato di eccitamento tale che lo faveva quasi tremare. Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da Carla che disse : "Sei pronto?". "Sì, certo". Allora Carla appoggiò le dita del piede sulle sue palle e cominciò a premere un po', continuando a guardare negli occhi suo fratello. Continuò un po' così, quasi a saggiare la mobilità delle palle e la loro capacità a sottrarsi al colpo che di lì a poco avrebbe vibrato. Carla, con i movimenti del suo piede, provocava a volte una leggera sensazione di dolore e Paolo, istintivamente allungava le mani per proteggersi le palle. Dopo due o tre di tali gesti, carla disse: "Uhmmm non non va bene così, tu ti coprirai con le mani, quando io andrò a calciarti. "No, non lo farò" cercò di assicurarla Paolo. Carla allora allontanò il piede e fece una finta. Istintivamente Paolo ancora portò le mani all'inguine. "Vedi?" Esordì Carla. "Eh, ma non faccio apposta …."Rispose Paolo. "Uhmmm sai cosa si può fare?" "Cosa ?" rispose Paolo tutto eccitato e disposto a qualunque cosa per non contrariare la sorella e rovinare il modo in cui stavano andando le cose. "Potremmo legare le mani …. Così riuscirai a non coprirti " e guardandolo negli occhi aggiunse : "o hai cambiato idea?" "Assolutamente no!" Carla si alzò subito ed andò in bagno a recuperare la corda per stendere il bucato. Quando tornò in sala, paolo era ancora sul divano che stava aspettando. Lei gli annodò la corda ai polsi, unendo le mani e poi portò le sue mani sin sopra il capo, oltre i bracciolo del divamo e legò un capo della corda alla gamba posteriore del divano. Sì fermò un attimo a rimirare la sua opera e, notando che paolo aveva leggermente chiuso le gambe, decise che non era sufficiente. Tornò in bagno e prese un'altra corda. Legò un capo di questa seconda corda intorno al ginocchio destro di Paolo, fece cadere l'altro capo dietro la spalliera del divano, lo recuperò da sotto il divano sino a portarlo in corrispondenza del ginocchio sinistro al quale lo fissò dopo aver fatto divaricare il più possibile le gambe di Paolo. A questo punto Carla fu soddisfatta. Paolo era completamente esposto, senza difesa, alla sua mercè. Con un sorriso compiaciuto si accomodò sul lato sinistro del divano e ricominciò a titillare con il piede il sacco scrotale di Paolo. Paolo era troppo intento a gustarsi la visione della fica di Carla per rendersi perfettamente conto della situazione in cui si trovava Carla con il suo piede cominciò a stropicciare sempre più violentemente le palle di Paolo che cominciava a sentire male ed a agitarsi, senza però riuscire a proteggersi. Poi Carla repentinamente allontanò il piede e calciò. Il colpo arrivò proprio in mezzo alle palle. Carla sentì le due palle che sotto il suo piede si separavano, una da una parte e l'altra dall'altra e vide una vampata di rossore sul viso di Paolo, mentre tutto il suo corpo si contraeva come se tutti i suoi nervi si fossero accorciati all'improvviso di dieci centimetri. Il fiato gli uscì dai polmoni senza un urlo particolarmente forte, ma il biancore improvviso del suo volto che ne seguì era un buon indicatore del dolore che stava provando. Paolo, legato com'era, non riusciva a portare le mani all'inguine, e neppure a serrare le gambe . Carla, eccitatissima, riappoggiò il piede allo scroto di Paolo e cominciò nuovamente a stropicciargli le palle. Contemporaneamente aveva portato la mano destra in mezzo alle gambe e cominciava ad accarezzarsi. Il piacere della masturbazione veniva amplificato dalla sensazione che provava sentendo le palle di suo fratello che scivolavano sotto i suoi piedi . Man mano che si avvicinava all'orgasmo, i movimenti dei suoi piedi sulle palle di Paolo si facevano sempre più convulsi e forti, provocando un'enorme pena in suo fratello che mugolava e piangeva dal dolore. Quando poi l'orgasmo giunse, fu accompagnato da una serie di calci che portarono Paolo oltre la soglia di sopportabilità e, quando Carla venne, lui svenne dal dolore. Carla, riavutasi e riacquistata un po' di lucidità, si rese conto che forse aveva esagerato, ma era stato troppo bello. Ora, pensò, doveva fare qualcosa che per Paolo potesse essere una motivazione sufficiente per, un domani, rifare la cosa. Allora, lentamente, si sedette tra le gambe aperte di Paolo e si avvicinò al suo inguine per osservargli le palle da vicino. Scoprì che non le dispiaceva guardare il cazzo e le palle di suo fratello. Prese delicatamente le palle con la mano sinistra e con la destra gli prese in mano il pene che ora era tutto molle e di dimensioni piccole . Restò così a lungo, stringendo a tratti la mano con cui teneva il cazzo di Paolo, quasi a volerlo incoraggiare ad indurirsi Dopo qualche minuto Paolo rinvenne con un gemito e subito dopo il suo uccello cominciò ad indurirsi grazie alle attenzioni di Carla. "Ahhh che male …" "sshhh stai fermo, sto controllando se è tutto a posto" e così dicendo Carla cominciò a menare con dolcezza il cazzo di Paolo. Paolo, nonostante il dolore che gli indolenziva tutto il corpo, non osava fare o dire nulla che potesse compromettere il premio che stava ricevendo a fronte delle pene che aveva subito. Carla, cercando di rendere nel complesso la cosa il più piacevole possibile per Paolo, aveva appoggiato la sua guancia sull'interno coscia di Paolo ed era con il viso vicinissimo al suo cazzo. Era così vicina che, mentre glielo menava, con la sua mano si urtava la guancia. Carla alzò gli occhi ed incrociò quelli di suo fratello ed in quel momento capì che, nonostante la sofferenza, le cose andavano bene e anche lui era soddisfatto di ciò che avevano fatto. Quando Paolo venne, emise un grido in cui era racchiusa tutta la sua sofferenza e tutto il suo piacere e poi lunghi fiotti di sperma inondarono il viso di Carla. Lei, sempre guardando il fratello negli occhi, si leccò le labbra dallo sperma e iniziò a slegarlo. Proprio mentre finiva di slegarlo sentirono la macchina della madre sulla ghiaia del vialetto a fianco di casa. Carla raccolse le sue mutandine e andò di corsa in bagno, mentre Paolo faticosamente si infilò i calzoncini, giusto in tempo prima che sua madre entrasse in sala. "Ragazzi, sono arrivata, chi mi dà una mano per scaricare la spesa dalla macchina?" Ancora dolorante Paolo si alzò dal divano e, zoppicando si avviò verso la porta, ma, proprio in quel momento Carla uscì dal bagno e disse: "lascia Paolo, faccio io". E, poi rivolto alla madre che già lo aveva guardato preoccupata per come zoppicava, aggiunse: "Sai gli fa proprio male quella gamba, è meglio che la tenga a riposo". Paolo gli rivolse un'occhiata di gratitudine e complicità e poi disse alla madre, "No, non è niente, probabilmente domattina sarà tutto a posto".