Campionato universitario By Elisa del Ponte Un ragazzo tenta di pagarsi gli studi con le vittorie in un torneo di lotta, ma sulla sua strada incontra Adriana. I migliori lottatori dell'universitā erano iscritti ai gironi delle eliminatorie. Era il primo anno in cui anche le donne potevano partecipare alle qualificazioni: poiché il loro numero era ridotto rispetto a quello dei maschi, il sistema aveva previsto che non ci fossero scontri diretti tra ragazze, per non imporre una riduzione immediata delle loro possibilitā di raggiungere il premio finale, consistente in una cospicua somma di denaro. Marco era un ragazzo di 21 anni, con una buona preparazione atletica, il fisico tonificato in realtā piāš dall'allenamento continuo delle patite a calcio, piuttosto che da una carriera costante di lottatore. Aveva seguito in modo discontinuo corsi di pugilato; tuttavia l'apprendimento delle regole di questa nobile arte potevano riscuotere un valore ridotto rispetto alle competizioni tradizionali. Infatti in questo caso gli scontri erano del tutto privi di regole, secondo la moda che era stata importata direttamente dall'America - dove la televisione aveva diffuso la passione per questa versione piāš primitiva e immediata di prova di forza. Gli sfidanti si confrontavano all'interno di una gabbia chiusa da pareti di plastica; lo scontro durava 25 minuti, ma nessuno ne ricordava che fosse giunto fino alla conclusione naturale. Forse nessuno aveva nemmeno ancora stabilito come si sarebbe dovuta assegnare la vittoria ai punti. Marco conosceva l'importanza che avrebbe rivestito il torneo per il suo futuro universitario: i premi messi in palio per ogni match gli avrebbero infatti consegnato i soldi necessari per pagare la quota di iscrizione all'universitā . Al contempo, era consapevole del rischio che era in agguato ad ogni incontro: qualsiasi cosa gli fosse capitata, nessuno sarebbe potuto entrare nella gabbia per metterlo in salvo. D'altra parte sentiva di non avere scelta: non c'era nessuna possibilitā per lui al di fuori dell'universitā - se non ce l'avesse fatta, sarebbe diventato una delle creature reiette che popolano le periferie della cittā , una situazione dalla quale stava cercando di sfuggire da quando era nato. La sua ragazza, Elisa, lo aveva implorato di non partecipare al torneo: ogni anno infatti i gironi diventavano sempre piāš cruenti, e giā da due anni, con l'abbattimento di qualsiasi regola di conduzione dei match, parecchi ragazzi erano morti sul ring. Ma Marco si sentiva abbastanza sicuro: sapeva che qualcuno avrebbe potuto infliggergli una sconfitta, ma non temeva che si potesse arrivare fino al punto da concedere al vincitore la soddisfazione di infierire sul suo corpo abbattuto. Nel primo match Marco dovette confrontarsi con un ragazzo di 19 anni, di cui non riusciva nemmeno a ricordarsi il nome: lo scontro durā˛ meno di 5 minuti, e al termine Marco lo costrinse a baciare in segno di sottomissione lo scudo crociato rosso che si trovava al centro dei suoi boxer. Il secondo avversario si chiamava Guido, e si mostrā˛ un nemico molto piāš duro da abbattere. Ma dopo 10 minuti di una lotta serratissima Marco ebbe la meglio. La terza avversaria che gli venne assegnata fu una donna, Adriana. Anche lei aveva 21 anni: era alta uno o due centimetri piāš del ragazzo, durante gli incontri portava i lunghi capelli biondi raccolti, non temeva di affrontare il match indossando solo i boxer, come accadeva ai maschi. Francesco aveva assistito tra il pubblico agli incontri precedenti che la ragazza aveva disputato: ne parlā˛ a Marco la sera prima del match, quando si incontrarono al bar della facoltā dopo lo studio in biblioteca. Gli espose la cronaca delle gare, senza omettere i particolari che le avevano rese al tempo stesso avvincenti e particolarmente cruenti. "La ragazza ha steso i due avversari in modo brutale, letteralmente massacrando il loro corpo - lo avvisā˛ - e ricorda che il fisico di Adriana non ha nulla da invidiare, quanto a muscoli e a massa, a quello dei migliori lottatori maschi". Ci teneva che l'amico non sottovalutasse il pericolo che lo aspettava dentro il ring l'indomani sera. In qualche angolo remoto della sua mente peraltro, senza che potesse confessarselo, Francesco sperava che Marco sopraffacesse l'avversaria anche per un motivo un po' meno nobile dell'amicizia. Anche lui infatti era iscritto al torneo, e nelle fasi finali avrebbe preferito sfidare Marco piuttosto che Adriana: da quello che aveva potuto vedere, infatti, era sicuro che il suo amico sarebbe stato un avversario meno temibile da battere rispetto alla guerriera sconosciuta. In fondo riteneva di essere stato fortunato a schivare la sfida contro Adriana in questa fase: era molto meglio che contro questo osso duro se la dovesse vedere Marco. "Non sottovalutare la ragazza Marco: č abituata a stritolare gli avversari con determinazione inumana, e non si ferma prima di aver completamente spezzato il loro corpo. E' un bel problema per la tua qualificazione ... non ti nascondo che la vedo davvero dura per te!" Francesco concluse il suo discorso. Il match cominciā˛ la sera alle sei. Fuori era giā calata la notte, le luci artificiali rendevano brillanti gli edifici medievali dell'universitā di un lieve splendore dorato. Ma la deferenza per la tradizione non era che una patina superficiale, un puro effetto ottico: bastava considerare quello che accadeva nella palestra, per rendersi conto che ogni velleitā umanistica era annegato dal sangue che la folla attendeva con ansia sgorgare dal corpo dei lottatori. Sopra l'ingresso della palestra scintillava la lapide "Per aspera ad astra": Marco la osservā˛ come se la vedesse per la prima volta quella sera, poi entrā˛ nella gabbia coperto solo dai boxer rosso. Dalla parte opposta fece il suo ingresso l'avversaria, statuaria come una dea barbarica: anche lei indossava solo un paio di boxer, dalle scure tinte azzurre. Si avvicinarono al centro della piattaforma per il saluto: lei lo fissā˛ in silenzio con occhi blu penetranti. Marco confidava nei suoi muscoli e nella sua agilitā ; contava che il pelo rosso abbondante sul petto gli conferisse quell'aspetto virile che non traspariva dal suo volto da liceale. Al suono della campana il match cominciā˛. Marco si avvicinā˛ ad Adriana con uno scatto rapido, tentando di portare il suo attacco agli addominali, prima che l'avversaria potesse ripararsi. La mossa riscosse un successo parziale, costringendo la ragazza a tornare verso il perimetro del ring - ma senza produrre particolari danni al fisico di Adriana. Il balzo del maschio era apparso comunque audace e coraggioso, e Marco sperava di riuscire ad incutere timore all'avversaria con questa e altre manifestazioni di agilitā e di forza. Era anche orgoglioso di mostrare questa immagine di guerriero astuto e valoroso alla sua ragazza, che guardava il match dal bordo del ring, dietro l'angolo che gli era stato assegnato. Mise in mostra di nuovo la sua agilitā tentando di colpire Adriana al volto: ma la ragazza riuscāŦ a riparare molto bene, senza ricevere nessun danno. L'effetto sorpresa con cui Marco aveva immaginato di attaccare prima al ventre, poi di colpire al volto mentre la difesa si era abbassata non poteva piāš riuscire. Il maschio tentava comunque di guidare il match: contava sulla forza delle braccia, e cercava di trovare varchi con i pugni ai fianchi dell'avversaria, con affondi al volto e agli addominali - ma senza grande successo. Marco si caricava esibendo agilitā e volteggiando attorno ad Adriana, infastidendola con attacchi continui e costringendola alle corde. Ma una volta lasciata scaricare la prima furia del maschio, la ragazza gli afferrā˛ il braccio proteso a colpirla al volto, lo strattonā˛ e lo colpāŦ con un calcio fulminante sugli addominali. Il dolore paralizzā˛ Marco costringendolo a piegarsi coprendosi il ventre; Adriana gli strinse la testa tra le braccia e gli schiantā˛ una ginocchiata sul volto. Il maschio crollā˛ in ginocchio, perdeva sangue dalla bocca - ma Adriana lo caricā˛ con un gancio al volto e lo spedāŦ al tappeto. Marco aveva subito il primo KO: mentre si rotolava a terra nel tentativo di rialzarsi, vedeva con lo sguardo annebbiato i tifosi dell'avversaria che si erano alzati in piedi e che gridavano in preda all'entusiasmo per la forza dimostrata dalla loro eroina. Fu abbastanza difficile rimettersi in piedi: inciampā˛ diverse volte, crollando di nuovo in ginocchio - e ogni volta che le sue ginocchia si piegavano fino a toccare il tappeto ai piedi di Adriana, i tifosi tuonavano in una nuova ovazione, ripetendo il nome della ragazza ritmato dagli applausi. Infine Marco riuscāŦ a tornare a reggersi in piedi: ma appena i suoi occhi fissarono l'avversaria, Adriana scoccā˛ un sinistro che si stampā˛ sui suoi addominali doloranti. Appena il maschio si piegā˛ coprendosi il ventre in fiamme, la ragazza gli martellā˛ il petto con un montante destro, poi con un uno-due che lo spedāŦ ad appoggiare la schiena al perimetro della gabbia. Il dolore irradiava dal centro del torace e opprimeva tutto il petto di Marco in un magma di sofferenza. Il ragazzo faticava a reprimere i gemiti che gli provocava il tormento dei colpi subiti; ansimava per il male e la paura, ma si staccā˛ dal perimetro di plastica e tornā˛ ad affrontare Adriana, ferma ad attenderlo al centro del ring. L'avversaria adesso sembrava voler cambiare strategia: lo assaltā˛ infatti con una serie di calci alle cosce e ai fianchi, che Marco stentava a parare o a evitare. Era chiuso a uovo per riparare il volto e il petto, ma non riusciva in questo modo a proteggere le cosce, che nel giro di alcuni minuti cominciarono a coprirsi di lividi. Anche i colpi alle gambe ora lo costringevano a gemere di sofferenza, ogni volta che il piede della ragazza si abbatteva sulle ferite giā aperte. Infine Adriana lo costrinse ad avvicinarsi e gli conficcā˛ una serie di ginocchiate violentissime nella coscia sinistra: quando i colpi terminarono Marco scivolā˛ di nuovo al tappeto, tradito dall'incapacitā della gamba di sostenerlo. Cadde di schiena, ma quando la ragazza si avvicinā˛ per calciarlo alla testa, alzā˛ in velocitā la gamba destra e stampo il piede in mezzo alle gambe dell'avversaria. Adriana vacillā˛ serrandosi la pube tra le mani: fece qualche passo in tutte le direzioni, poi cadde in ginocchio. Questa volta toccā˛ al maschio colpirla con un montante al mento e spedirla al tappeto. Gli amici di Marco esultavano, mentre il ragazzo si risollevava e si allontanava zoppicando da Adriana, tenendo fisso lo sguardo su di lei. Il maschio cercā˛ di sfruttare il tempo impiegato dall'avversaria per rialzarsi, rifiatando e riarticolando la gamba ferita. Infine la ragazza si riprese dal KO che aveva subito, e tornā˛ ad avvicinarsi a Marco: lo fissā˛ con uno sguardo livido di rabbia e lo minacciā˛: "te ne pentirai, viscido sacco di merda". Ma dopo aver inferto un KO all'avversaria, Il maschio sembrava aver ripreso fiducia in se stesso. Tornā˛ all'attacco, aggirando l'iniziativa di Adriana e tornando a colpire con una certa agilitā - sebbene fosse costretto a zoppicare in modo vistoso. La serrava da vicino, e provava a martellarle i fianchi, per fiaccare la resistenza e infliggerle di sorpresa il colpo decisivo. Il pubblico seguiva questa fase del match col fiato sospeso, sembrava che da un momento all'altro ognuno dei due guerrieri potesse scoccare il colpo che avrebbe deciso la gara. Mentre Marco proseguiva il lavoro ai fianchi della ragazza, Adriana con un guizzo velocissimo gli conficcā˛ una ginocchiata sugli addominali; il maschio si piegā˛ in due con un grido di sofferenza, le gambe vacillarono. L'avversaria infierāŦ con una ginocchiata sulla coscia ferita e il ragazzo crollā˛ in ginocchio, coprendosi gli addominali brucianti con un braccio. Adriana allora passā˛ ad assestargli un gancio al volto e il corpo di Marco tornā˛ a schiantarsi al tappeto. Un boato di trionfo si alzā˛ dal pubblico, i tifosi della ragazza erano balzati in piedi e strepitavano di felicitā . Il secondo KO aveva minato la resistenza del fisico del maschio, ma non ancora il suo coraggio: con lo sguardo annebbiato Marco guardava la sua ragazza in lacrime con le mani sugli occhi, mentre i cori di entusiasmo dei tifosi di Adriana gli rimbombavano nelle orecchie. Faceva forza sulle mani per rialzarsi, lentamente era riuscito a tornare in ginocchio. Il sangue grondava dalla bocca sul tappeto e sulle braccia, la coscia sinistra e gli addominali erano tumefatti dai lividi, sentiva l'occhio destro gonfiarsi in modo preoccupante. Ma da qualche parte una voce interiore continuava a incitarlo, a suggerirgli che poteva ancora farcela, e vincere il match. In fondo, il KO non era stato che un incidente, la conseguenza di una distrazione. Ma c'era ancora il tempo e il modo di farcela. Si risollevā˛ in piedi, e tornā˛ ad affrontare l'avversaria. Indubbiamente Adriana era molto piāš fresca, il suo fisico non aveva subito danni che compromettessero le sue possibilitā di continuare il match. Il corpo di Marco invece mostrava i segni della sofferenza e scontava il massacro cui era stato sottoposto dagli attacchi della ragazza. Tuttavia, la fiducia nelle proprie possibilitā sembrava poter supplire alla riduzione delle forze fisiche - e il maschio tornā˛ a perseguire la sua strategia, con attacchi che risultavano molto meno agili e privi della risorsa della sorpresa, ma non per questo meno pericolosi. In maniera del tutto imprevedibile, Marco stava recuperando lo svantaggio che il secondo KO gli aveva inferto: attaccava con tutti i mezzi a disposizione, a testa bassa, quasi senza ragionare. Diversi affondi andarono a segno, e riuscāŦ a colpire l'avversaria agli addominali, al volto - anche alle gambe, con low kick non privi di effetto. Certamente Adriana non si aspettava una simile reazione, e in qualche modo stava subendo l'iniziativa del maschio. Infine, in un crescendo di furia, Marco esplose un montante sinistro che perforā˛ la difesa dell'avversaria e la centrā˛ sugli addominali, forzandola a piegarsi per la fitta di dolore; poi con un gancio destro al volto la spedāŦ al tappeto. Anche Adriana aveva subito il secondo KO - e mentre la fissava a terra, il maschio cominciā˛ a immaginare che il match sarebbe potuto concludersi con un trionfo. Sentiva la gara in pugno, ora sapeva di potercela fare. Aspettā˛ che la ragazza si risollevasse; poi tentā˛ di assestarle il colpo definitivo, cercandole di nuovo gli addominali e il volto. Ora perā˛ Adriana appariva molto meno remissiva che nella fase precedente: parava con sicurezza gli attacchi, non si lasciava tormentare dagli affondi di Marco e non sembrava spaventata dalla sua furia. Al contrario, riprese il gioco di gambe assaltando con una serie di affondi sistematici le cosce e i fianchi del maschio. Presto entrambe le cosce del ragazzo apparvero tumefatte dai colpi che l'avversaria aveva loro inferto: ma la paura tornā˛ ad accecare gli occhi di Marco quando un calcio di Adriana trapassā˛ la difesa delle sue braccia e si schiantā˛ di nuovo sui suoi addominali. "Aaaaaah!" urlā˛ il maschio mentre doveva piegarsi in due per lo strazio, avvertendo che le gambe quasi non lo reggevano piāš. Con suo stupore la ragazza non infierāŦ mentre era indifeso; aspettā˛ che si risollevasse e la fissasse negli occhi. Solo in quel momento Adriana tornā˛ a colpirlo percuotendo il suo pugno di ferro sul petto nudo di Marco, coperto di macchie di sangue che continuava a colare dalla bocca. Il colpo spedāŦ il maschio con la schiena contro il plexiglas del perimetro: il ragazzo si appoggiā˛ alla plastica con tutto il suo corpo, allargando anche le braccia per fare attrito e non scivolare al tappeto. L'avversaria si avvicinā˛ di fretta e abbattč un pugno feroce sui bicipiti del braccio destro di Marco. "Aaaaaaah" fu costretto a gridare di nuovo il ragazzo, che ripiegā˛ il corpo di schiena per proteggere il braccio contuso. Ma Adriana lo forzā˛ ad aderire con il petto e il volto al plexiglas, mentre riprendeva l'attacco con le ginocchia sulle cosce del maschio. Infine lo lasciā˛, e Marco scivolā˛ lentamente in ginocchio lasciando una bava di sangue e di sudore dai peli rossi del petto sulla plastica del perimetro. Mentre si trovava in questa posizione, l'avversaria replicā˛ l'attacco a ginocchiate, portandolo perā˛ questa volta sui bicipiti - senza che il maschio riuscisse a frenare il suo impeto distruttivo. Marco ansimava e gemeva senza interruzione, si trovava vicino al suo angolo e fissava con occhi inespressivi la sua donna, che piangeva vicino a lui fuori dalla gabbia. La fidanzata di Adriana si trovava vicino a lei: aveva appena interrotto i gesti con cui incitava i tifosi a ululare il loro tripudio per la furia con cui l'avversaria stava demolendo il corpo del maschio - per avvicinarsi a Elisa e scuoterla, parlandole in modo che Marco potesse sentire: "cosa provi mentre vedi il tuo ragazzo che viene pestato? - le chiese - devi essere sportiva, devi guardare il match mentre il tuo ragazzo sta perdendo". La sua donna singhiozzā˛ senza freni, e Marco si rialzā˛ aiutandosi con le mani sul plexiglas. Tornā˛ a volgersi verso Adriana: ma anche le braccia non riuscivano piāš a muoversi con agilitā , persino assumere la posizione di difesa gli provocava fitte di dolore ai bicipiti. Si avvicinā˛ all'avversaria e tentā˛ di affondare ancora dei colpi verso gli addominali; ma i suoi pugni ormai non avevano forza, e quasi la ragazza non si preoccupā˛ nemmeno di pararli. Adriana lo colpāŦ invece con un calcio alla coscia, poi gli stampā˛ un destro sul volto che lo spedāŦ in ginocchio, sbattendo la faccia di nuovo contro il plexiglas. I tifosi dell'avversaria erano in delirio, le loro grida di incitamento non avevano sosta; la fidanzata di Adriana stava ancora tormentando a Elisa, "guarda come stiamo menando il tuo ragazzo, questa sera tocca a lui prendere le mazzate - le urlava - preparati alla sconfitta. Subisce le torture di Adriana in ginocchio, il tuo č un ragazzo sconfitto". La parola "sconfitta" rimbombava nel cervello di Marco, mentre l'avversaria stava facendo piovere una nuova serie di ginocchiate sui suoi bicipiti. Poi si distaccā˛ da lui e gli intimā˛ "alzati sacco di merda, tira fuori i coglioni! Non hai abbastanza palle da batterti con me?". Marco si tirā˛ di nuovo su, fino a quando non si sentāŦ stabile sulle sue gambe. Allora ruotā˛ su se stesso e fissā˛ Adriana, avvicinandosi a lei con precauzione. Di nuovo il suo tentativo di mirare al volto dell'avversaria fallāŦ: i suoi pugni erano del tutto inefficaci. Si scostā˛ e assunse la posizione di difesa da pugile; Adriana simulā˛ un pugno al volto e invece martellā˛ i coglioni di Marco con un calcio. "AAAAAAAAAAAAAH!" ansimā˛ il maschio coprendosi le palle ferite con le mani e piegandosi in due sotto la frustata di dolore. L'avversaria infierāŦ con un sinistro al volto e il ragazzo crollā˛ al tappeto. Lo strazio ai coglioni gli soffocava il respiro; ogni spasimo si trasformava in un lamento. Si trovava abbastanza vicino al suo angolo da intravedere Elisa in lacrime: "Perdonami amore - mormorā˛ - mi sta battendo, cazzo č troppo forte per me ... non ce la faccio, č piāš forte di me ... mi ha sconfitto, mi sta facendo un male atroce ... " "Avanti, alzati - ALZATI!" gli urlava Adriana. Marco cercava di sollevarsi forzandosi sui pugni, ma le braccia non riuscivano piāš a reggerlo: si fissā˛ i bicipiti e scoprāŦ che anche loro erano tumefatti di botte, come le cosce e gli addominali. Continuava a scivolare a terra - fino a quando riuscāŦ a tenersi in ginocchio. L'avversaria insisteva a impartirgli ordini, a gridare parole che non riusciva nemmeno a sentire. Ma quando si trovā˛ in ginocchio, puntellandosi con i pugni a terra, sentāŦ la voce di Adriana che gli gridava da vicino: "allora non hai proprio le palle per batterti con me, rispondi? Solo i veri uomini hanno i coglioni, ma tu non li hai, vero?". In quell'istante sentāŦ una morsa stringergli attraverso i boxer rosso i coglioni e il cazzo, trascinandolo verso il centro del ring per le palle. "Nooooooooo ... " gemette penosamente prima che gli spasimi di sofferenza gli chiudessero il petto e il respiro divenisse un affanno indicibile. Adriana lo sollevā˛ sostenendolo sotto le ascelle e gli schiantā˛ una serie di ginocchiate sugli addominali. Infine, mentre il tripudio degli spettatori era alle stelle, gli conficcā˛ ancora una ginocchiata nelle palle, e lo spedāŦ definitivamente al tappeto con un montante al mento. Marco era disteso a terra in posizione fetale, con le mani a coppa sui coglioni devastati - probabilmente vicino al suo angolo perché sentiva la voce del suo amico Francesco che urlava preoccupato, e il pianto di Elisa. Gli sembrā˛ di riuscire a parlare, forse era solo una specie di rantolo - sperava che Francesco riuscisse a sentirlo: "Mi ha spezzato, Francesco ... il mio corpo č spezzato ... mi ha sconfitto, č la fine. Ti prego, porta via Elisa, non voglio che mi guardi mentre muoio". Adriana era di nuovo sopra di lui. Lo girā˛ sulla schiena a calci; poi si insediā˛ a cavalcioni sui suoi addominali. Gli gonfiā˛ la faccia di pugni e di schiaffi, assicurandosi che fosse sempre cosciente mentre infieriva sul suo corpo inerte; poi passā˛ a demolire il suo petto indifeso con percussioni che gli mandarono in frantumi diverse costole. Quindi si alzā˛, liberando gli addominali del ragazzo dalla mole del suo peso. Marco era disteso al tappeto sotto choc, quasi privo di coscienza. Le sue gambe tremavano in maniera involontaria, lo sguardo era fisso; la faccia, il petto, le braccia, gli addominali e le cosce erano tumefatti di lividi sotto la tempesta di colpi inflitti da Adriana. L'avversaria era incitata dal rullare incessante dei cori di trionfo dei suoi tifosi, mentre gli amici di Marco erano annichiliti come il suo corpo battuto. Adriana gli divaricā˛ le cosce a terra, in modo che il suo pacco si mostrasse accessibile e del tutto indifeso - in segno di totale sottomissione. La testa di Marco era appoggiata contro il plexiglas; i suoi occhi sfuocati cosāŦ potevano vedere l'umiliazione che l'avversaria stava imponendo al suo corpo prostrato. Mosse le labbra sanguinanti per implorarla "ti prego risparmiami ... non mi schiantare, ti prego, non finirmi ... ". Adriana gli premette un piede sul petto villoso sollevando il braccio destro in trionfo; la folla la seguāŦ con un boato di entusiasmo. Gli scosse il petto con il piede per mostrare ai suoi tifosi che l'intero corpo di Marco oscillava indifeso e inerte sotto il suo dominio assoluto. Il maschio non poteva piāš opporre il petto agli assalti dell'avversaria: il suo corpo distrutto era del tutto in balia della ragazza. Dai peli rossi del petto scivolavano ruscelli di sangue in tutte le direzioni mentre il piede di Adriana continuava a scrollarlo. Poi la guerriera andā˛ ad appoggiare il suo piede sullo scudo rosso intriso di sangue sopra il pacco di Marco: il tripudio dei tifosi crebbe ancora, un veleno di felicitā zampillava nello sguardo di Adriana. "Aaaaaaah le palle no ... ti prego, i miei coglioni ... ti scongiuro basta ... aaaaah, il mio uccello ... , cazzo AAAAAAAAH ... ti scongiuro pietā ... " Ma l'avversaria schiantā˛ un nuovo calcio a tutta forza sui suoi coglioni, lo scudo rosso scomparve schiacciato per alcuni secondi sotto il collo del piede di Adriana - e la luce si spense negli occhi di Marco. A quel punto l'avversaria tornā˛ ad insediarsi sugli addominali del maschio e infierāŦ con pugni devastanti in pieno petto demolendo il torace peloso del ragazzo - fino a quando la testa di Marco oscillā˛ scossa dallo spasimo del respiro e le braccia e le gambe saltellarono incontrollate. Poi, dopo una nuova martellata a tutta forza in pieno petto, ogni movimento del maschio cessā˛, e Marco smise di respirare.