La bella estate - 2a parte By Erewinn Elena e Michele si conoscono più a fondo Finalmente l'insistenza di Elena fu premiata: voleva andare al mare e Giulia che aveva appena preso la patente fu costretta a portarcela. Michele andò con loro. Per l'occasione Elena aveva indossato una mise estiva molto particolare, tutta dedicata a Michele: un vestitino di cotone bianco, un prendisole leggero stretto di due taglie e cortissimo, con due spalline e un'ampia scollatura davanti. L'unico indumento che portava sotto era un perizoma minuscolo che le aveva regalato la sua amica Valeria. Il suo corpo statuario era tutto evidenziato: anche le sue enormi mammelle contenute a stento dalla stoffa leggera facevano trasparire i grossi capezzoli in rilievo. Michele manifestò subito con una serie di sguardi piuttosto eloquenti un evidente interesse per Elena e per le sue tettone strabordanti Anche lei non faceva mistero di gradire l'attenzione di quello stallone muscoloso: seduta nel sedile del passeggero, parlando con lui che stava nel sedile dietro, si sporgeva graziosamente ben oltre il necessario per fare onore al trionfo opulento del suo petto, facendogli ammirare direttamente quello che si poteva bene immaginare sotto il vestitino. Arrivati a Porto Nuovo presero possesso del villino dei genitori di Giulia ed Elena, una bella costruzione al centro di un piccolo giardino di pini ed olivi su di una collinetta con vista sul mare. Giusto il tempo di appoggiare i bagagli ed Elena era pronta per correre in spiaggia: propose ai due di andare con lei, ma evidentemente erano interessati ad altro. E la cosa continuò così per i due giorni per cui si trattennero: rimanevano a casa tutto il giorno e uscivano solo un po' la sera. A cosa si dedicassero era facile immaginarlo, ed Elena ne trovava anche evidenti testimonianze un po' dappertutto: il lenzuola della camera dei genitori per esempio presentava una bella macchia (opera certa di Michele). Rischiava proprio di passare le giornate più noiose degli ultimi anni: l'unica consolazione era che in modo piuttosto evidente Michele contraccambiava le sue manifestazioni di interesse: quella stessa sera mentre si preparava ad uscire e casualmente Giulia non era nei paraggi, sentì Michele passare davanti alla sue camera: "Michele" - lo chiamò lanciandosi verso la porta - "mi poteresti dare una mano?". Volentieri disse lui entrando, colpito dalla disinvoltura di quella 14enne che gli si parava davanti in reggipetto e mutandine. "Se non disturbo" - rispose lui accennando alla mise con cui era stato accolto. "Ma no, non preoccuparti. Non riesco più a chiudere gli scuri della finestra. Stamattina mentre li ho aperti li ho probabilmente incastrati. Puoi provare a richiudermeli ? Sai, non mi piace che mi vedano dalla finestra mentre mi spoglio" - e la sua aria da melliflua si era fatta decisamente ammiccante. In più, definire provocante la mise era poco: il reggiseno di taglia troppo piccola, oltre a fare strabordare l'opulenza magnifica di quel petto, lasciava scoperta una buona parte della grande areola che circondava i suoi capezzoli e le mutandine erano in realtà un micro tanga che copriva appena la vulva, ma dava generosa mostra dell'abbondante vello che prosperava attorno. Michele fingendo un aria tranquilla entrò, si sporse dalla finestra ed iniziò il suo lavoro. Vedendo che la cosa andava per le lunghe, mentre lui armeggiava fuori dalla finestra, lei si ritenne libera di continuare a provarsi i vestiti per la sera al punto che, forse non proprio casualmente, quando lui si girò per annunciare che il problema era risolto, si ritrovò davanti nudo il monumentale petto di una superdotata. "Complimenti, signorina..." si lasciò sfuggire lui ammirato, mentre lei non si vergognava a mostrare al suo occasionale compagno lo splendore del suo fisico. "Non mi avevi detto che non eri più una ragazzina", continuò lui allungando la mano sul fianco per accarezzarla e trarla a sé. Proprio in quel momento si udì la voce di Giulia "Michele". Lui fu costretto a interrompersi, ma non se ne andò prima di averle accarezzato una mammellona e dichiarato con uno sguardo eloquente una gran voglia di conoscerla molto più a fondo. Alla partenza dei due Elena rimase sola: nella villetta accanto erano arrivati Serena, una sua amica da lungo tempo, e la sua famiglia e così i genitori diedero il permesso che rimanesse da sola. La sua solitudine era destinata ad essere di breve durata: il suo splendore fisico non aveva lasciato indifferente un toro da monta come Michele, che una bella sera si fece vivo per telefono. "Ho dimenticato la mia maschera da sub. Sei in casa domani sera, che passo a prenderla?". Figurarsi se c'era qualcosa di più importante da fare che accogliere il ragazzo dei suoi sogni, il più bel ragazzo che le fosse capitato in vista in vita sua. Passò tutto il giorno successivo al pensiero di come lo avrebbe accolto, di come si sarebbe vestita, di come si sarebbe dovuta comportare con lui. Era agitatissima dall'eccitazione quando alla sera dopo sentì suonare alla porta. Lui entrò educatamente chiedendo permesso. Al vederlo lei rimase senza fiato: era vestito in modo molto elegante con un completo leggero grigio chiaro. Anche lei per l'occasione aveva indossato un vestito da sera della mamma, trovato e stirato in fretta, lungo, in lino bianco, con un'ampia scollatura e un lungo spacco sulla gamba destra. Lei lo fece accomodare su un divanetto del soggiorno offrendogli da bere da perfetta ospite. Si era anche truccata pesantemente, ma nonostante il suo fisico da donna fatta, non riusciva a staccare da se un che di ragazzina sfrontata e intraprendente. Mostrando una certa ingenuità propose al suo ospite di andare a cercare la maschera dimenticata e lo prese per la mano invitandolo a portarla dove riteneva potesse essere. "In questa casa fa un gran caldo, la interruppe Michele, ti va se mi tolgo la giacca ?". "Ma certamente, che domande - rispose lei sicura". La sicurezza si tramutò ben presto in stupore quando sotto la giacca apparvero i muscoli gonfi del busto scultoreo di quel fusto incredibile che al posto della camicia, portava solo una specie di pettorina con colletto a cui era allacciata la cravatta. "Sai sono appena tornato da un meeting ufficiale della squadra con il presidente. C'erano anche i giornalisti, bisognava mettersi in tiro. Perdonami, non ne potevo più". "Beh, così sei molto meglio - replicò lei un po' eccitata alla vista della magnificenza degli straordinari addominali del suo amico. Se poi ti togli anche questo sei proprio perfetto" e allungò la mano per slacciargli la cravatta e sbottonargli la pettorina. Per la prima volta in vita sua Elena era di fronte ad un super-maschio di quel tipo e non riuscì a resistere alla tentazione di far cadere la mano sui potenti pettorali. "Che fisico, che muscoli che hai Michele; devi essere fortissimo con dei muscoli così grossi. Non ho mai visto un ragazzo come te. Chissà come ti diventano grossi e duri quando li gonfi come fanno i culturisti?". Lui fece per nicchiare, ma l'insistenza di lei ebbe la meglio, anche perchè mentre lo palpava tutto sulle braccia, sui pettorali sull'addome e sui fianchi, lui le si stava avvicinando sempre di più e l'atmosfera si stava facendo decisamente intima. Michele era sudato e l'odore fragrante della sua pelle riempiva le narici della ragazza che lo trovò straordinariamente eccitante. "Senti Elena, anche tu hai un fisico decisamente invitante. Se vuoi continuare ad accarezzare me, devi lasciarti accarezzare anche tu, le sussurrò tra il serio e lo scherzoso. Lei non rispose nulla: solo un deciso cenno malizioso e delicato con gli occhi lo autorizzò ad assaggiare il trionfo del corpo sontuoso che aveva davanti. Lui delicatamente le appoggiò una mano sulla spalla e con dolcezza le fece cadere una spallina del vestito. Poi passò ad accarezzarla davanti scoprendole il capezzolo destro la cui punta balzò fuori. "Da quando ti ho vista nella tua camera ti sogno, sei uno schianto, sei una ragazza strepitosa" disse lui mentre era passato alla spallina sinistra che sfilata lasciò cadere l'abito ai piedi di Elena. Le passò la mano dietro le spalle e la tirò a sè abbracciandola. Si chinò appena per cercare la sua bocca e la baciò appassionatamente. Lei si strinse a lui strusciandosi con il bacino contro al pacco del suo uomo. Il bacio continuò appassionato e lei sempre più eccitata ne approfittò per portare più a fondo l'esplorazione del corpo strepitoso che la stringeva con forza. Frugò con cupidigia fra gli addominali e infilò le dita tra i solchi di quei muscoli d'acciaio percorrendo il percorso delle grosse vene che li solcavano e che sentiva pulsare eccitate. Poi scese giù fino al limite del pube , ma deviò verso l'attaccatura della coscia. Ovunque la mano sentiva le fasce muscolose gonfie e dure palpitare e fremere di potenza. Palpava tutto con avidità, ma non riusciva a superare la paura e a fare il grande passo per fare capire all'uomo dei suoi sogni che voleva essere posseduta da lui, voleva essere presa dalla sua forza, domata e sottomessa dalla potenza della sua virilità. Travolta dall'eccitazione superò le sue paure e di scattò gli passò la mano sulle parti intime, sentendo un erezione incipiente e la grossa punta del suo membro che già iniziava a gonfiare il pacco dei calzoni. La situazione era sul punto di precipitare, quando squillò il campanello alla porta. Lei fece per continuare, ma lui prudentemente si staccò e le disse: Elena è meglio che tu vada ad aprire; una ragazza sola in una casa un po' isolata che non apre può suscitare allarme". "E tu, sussurrò disperata lei che non voleva staccarsi dall'amplesso, "Capisci che io non dovrei essere qui", mormorò tra l'imbarazzato e l'ammiccante lui e corse a recuperare giacca e contorni e si diresse verso l'uscita posteriore. "Arrivo", urlò Elena in direzione della porta e sospinto il vestito sotto il divano, indossò un reggipetto di un costume da bagno si buttò sulle spalle un pareo ed andò ad aprire. Era Serena. "Senti bella - disse lei tutta eccitata, mentre fece per infilarsi dentro- debbo chiederti un grande piacere. Prometti però che rimarrà tra me e te". "Promesso" replicò sbuffando Elena. "Sai, è arrivato Paolo oggi pomeriggio. Ho una gran voglia di fare l'amore con lui; però non ce la faccio più a farlo fuori, in macchina; abbiamo già provato, ma io non ce la faccio, mi blocco: non riesco a non pensare a se ci succede qualcosa, sai con quella gentaglia che gira oggi; poi quest'anno i miei sono sempre a casa a rompere le palle. Lui non lo dice, ma si vede che è incazzato nero per 'sta situazione e io mi sono già rotta le palle di continuare a fargli della gran seghe. Ho pensato a un piano: io stasera esco e dico ai miei che vengo da te per uscire assieme: ci lasci la casa per un po' a me e a Paolo?" Tu naturalmente dovresti coprirci, uscire con la compagnia, come al solito, dire che io sono andata a fare un giro con alcuni altri amici che sono venuti a trovarmi, oppure... inventati un po' la scusa che vuoi". "Ma ti vedo adesso! Come ti sei truccata, che ti succede, chiese curiosa Serena". "Niente stavo provando un mascara che ha lasciato qui mia sorella...", minimizzò Elena davanti allo sguardo sorpreso ed interrogativo dell'amica. "Allora per stasera come possiamo fare" riprese con insistenza l'assatanata. "Ele, solo tu puoi aiutarci. Guarda - e si abbassò improvvisamente i pantaloncini e la mutandine scoprendosi tutta - ieri sera mi è venuto qui sopra" e mostrò i peli del pube tutti raggrumati come incollati, ma io vorrei che mi esplodesse dentro. Sapessi che voglia, sono ormai 2 settimane che non riesco a farmi scopare, per la paura finora ho sempre resistito, ma ho la figa in fiamme, non ce la faccio più... Sai, adesso mi fa venire con le dita, ma io godo appena; piuttosto mi piace di più quando mi spruzza la sborra addosso. Basta, non ce la faccio più: mi sono stancata di masturbarlo e di sentirlo godere e di sentirmi sulla pelle il seme caldo che mi schizza addosso. Voglio che faccia godere bene anche me". "Due settimane fa mi sono fatta sbattere dal bagnino nuovo, quel fusto, quando il bagno era ancora semi chiuso, ma adesso con tutta la gente che gira non posso mica chiedergli se mi presta una cabina"... Elena che stava ancora sognando ad occhi aperti i bicipiti di Michele, ebbe un'intuizione. OK disse, però non venite prima delle nove: devo prepararmi e aspetto una telefonata dai miei". "Grande, sei una vera amica". "Tieni, questa è la chiave: non fate cazzate, non venite prima delle nove". "Va bene, certo, fidati". "Ehi, senti. E quando ve ne andate? Sai non vorrei tornare e trovarti mentre Paolo ti monta di sopra e ti scopa alla pecorina. Magari mi fa venire una gran voglia di farmi scopare anche a me - scherzò Elena. Sai anch'io è un bel po' che non mi faccio sbattere da un ragazzo e ti assicuro che ne ho una gran voglia. Anzi, adesso che ci penso, facciamo così. Verso mezzanotte dopo che ti ha accontentata per bene, mi faccio servire anch'io". "Dai, smettila porcona". "Beh insomma anche io sono una donna, lo potresti imprestare un po' anche a me, me lo potresti fare assaggiare un po' di cazzo, che ne ho una voglia... Comunque per 'sta volta vada così". Ma, potresti tornare un po' tardino stasera, per favore". "Sì, va be', però non può pensare che resti fuori fino dopo l'una: quella che abita qui di fianco segue tutte le mosse, correrebbe a dire subito ai miei che torno a casa a orari pazzeschi. Mi farebbero una testa così...". "OK, entro l'una sgomberiamo". "E non fate troppo casino e non sporcate troppo, maialoni", soggiunse scherzando Elena, mentre congedava Serena che si era già incamminata per andarsene. Sbattuta la porta volò a stanare il suo uomo che aveva sentito tutto. "Mi porti a fare un giretto fuori stasera?" chiese civettuola facendo le fusa sul suo petto come una gattina: "Sei venuto con la decappottabile?" "No con la moto - precisò lui - è parcheggiata giù verso la spiaggia". Benissimo, sarà bellissimo fare un giretto in moto assieme" - disse entusiasta e con un fremito di gioia. "Certamente" - non si fece pregare lui. Dammi solo un po' per prepararmi e per fare la telefonata di rito ai miei. I saluti di casa non furono mai così lunghi come quella sera. Poi sgattaiolarono via, prima lui e poi lei, quando ormai si era al tramonto. Partirono sulla moto, lei stretta dietro. Si avviarono per le stradine dell'entroterra. Una burrascata del giorno prima aveva abbassato la temperatura. Elena era eccitatissima e l'aria fresca le alzava i capezzoli, mentre con le mani con la scusa di tenersi stretta meglio palpava avidamente gli addominali di Michele. Lentamente con varie scuse lo accarezzò dappertutto: sul petto, ai fianchi, sulla schiena. Alla fine distrattamente s'imbattè anche sotto: ebbe la prova di quello di cui era certa: il suo uomo era proprio pronto a dare una dimostrazione della sua potenza virile tutta per lei. Anche a Michele stava pregustando l'eccitazione di scoparsi tutta quella splendida ragazza e di godersi le sue tettone che premevano sulla schiena, infoiata dalla voglia e così indugiò per un bel po' girovagando per le stradine tortuose dell'entroterra tra gli oleandri e gli olivi fino a che non scese proprio la notte. Arrivarono infine al Santuario, un piccola chiesetta sul promontorio che divideva il golfo di Porto Nuovo da quello di Marina Vecchia lì accanto. Lei fece cenno di fermarsi. "Si vede un bellissimo panorama da qui" - trovò come scusa. Lasciata la moto nel piazzale fecero due passi e andarono a sdraiarsi in un praticello qualche passo più in là. Nonostante non lo si potesse certo definire un timido, Michele era imbarazzato per l'intraprendenza di Elena: era lì in atteggiamento molto intimo con una ragazzina di 14 anni e che era pur sempre la sorella della sua ragazza. Elena però non gli diede tanto tempo per pensare a come superare l'imbarazzo, e facendosi verso di lui con la richiesta di proteggerla dal frescolino del tramonto, posò candidamente la sua manina proprio sul trionfo della sua virilità prepotente. Inaspettatamente gli chiese a freddo: "I tuoi muscoli me li hai già fatti vedere tutti: mi manca ormai solo questo muscolo qui, che mi sembra davvero il più interessante di tutti". Michele fu sorpreso, ma gli ci volle poco per riprendere il controllo della situazione: "Piccola, le disse tranquillo, alle bimbe che scherzano con questo coso qui cresce presto un bel pancione". "Non ti preoccupare - replicò lei pronta con fare malizioso - la mamma mi ha detto cosa fare", mentre con l'altra mano si infilò sotto la giacca del fusto e iniziò ad accarezzare il suo busto muscoloso. A questo punto Michele capì che non ce l'avrebbe fatta più a resistere all'assalto di uno spettacolo di ragazza come quella che le era capitato in braccio quella sera. "Sei una gran figa, Elena. Fai felice anche me: fammi gustare per bene le tue tettone straordinarie". Detto questo la fermò e si mise dietro di lei, la abbracciò e iniziò a baciarle il collo, le spalle, il viso e infine la bocca.. Al tempo stesso le sfilò da sotto la canottierina stretta che portava: le due enormi poppe sgusciarono fuori come liberate: Michele fu estasiato al contatto: si era imbattuto in una preda di primissima scelta; la pelle vellutata, due mammelle così grosse e così sode, due capezzoli decisamente grandi anche loro che con l'aria fresca si erano alzati fieri come due torrette. La sospinse delicatamente a sdraiarsi sull'erba appena bagnata dalla rugiada, e, spingendola dolcemente su di un fianco, lui si accomodò dietro di lei abbracciandola, baciandola e strusciandosi contro il bellissimo culetto di Elena, mentre le sfilava il gonnellino. Poi iniziò ad addentrarsi tra le grazie della sua compagna e poi sempre più avanti si accorse che portava sotto uno strano indumento, tre striscioline di stoffa si cui era cucita una tendina aperta ai lati e di sotto che le copriva la peluria del pube e la vulva. Lei gli prese delicatamente la mano e gliela portò sotto, scostando la tendina. Michele iniziò a fare conoscenza dell'intimità di quella ragazza sconvolgente: era davvero larga per una della sua età, pareva anche molto disinibita ed esperta. La sentì subito allargare appena le gambe per favorire la penetrazione. L'eccitazione di Michele era incontenibile, non riusciva più a trattenere la spinta fortissima a fare sua quella splendida passerona che gli si era spalancata davanti. Con qualche potente spinta e senza tanti complimenti lui glielo spinse dentro fino in fondo penetrandola con quel membro spaventoso e possedendola completamente. Elena non aveva mai ricevuto dentro di sè un uomo con quelle dimensioni: era come essere sverginata una seconda volta. Le venne a mancare il fiato mentre lui la sfondava con forza e sentendo una sensazione fortissima, si lascio sfuggire un gridolino strozzato, mentre avvertì ben presto un dolore forte e diffuso. Per un lunghissimo attimo si sentì come sospesa nel nulla e rimase lì immobile senza sapere cosa fare e cosa dire. Rimasero entrambi immobili: lui un po' stupito e molto imbarazzato per la reazione della sua donna, aspettava la mossa successiva della ragazza. Ci volle poco però e in Elena prevalse con forza l'istinto sensuale e l'eccitazione di sentirsi dentro un arnese caldo e fremente di quelle dimensioni e per avere realizzato il suo sogno: fare l'amore con Michele. Ben presto si riebbe ed emise un urlo gioioso che si trasformò gradualmente in una serie di sospiri ansimati sempre più sordi e profondi. Lui iniziò a pomparla così. Poi la tirò sopra di sè continuando a pomparla da sotto, tenendola ferma con un braccio stretto sui fianchi, mentre con l'altro continuava a accarezzare le poppe e a tormentarle i capezzoloni: aveva capito che Elena godeva tantissimo a sentirsi lavorare anche sopra. Il sapiente lavoro di Michele ebbe il suo effetto: dopo le difficoltà iniziali stava diventando più rilassata; l'abbondanza dei loro umori dava una lubrificazione perfetta; Elena in particolare si bagnava in un modo straordinario al punto che l'umore della vagina gocciolava sull'asta e da lì sulla cosce e sulle palle di Michele che dopo poco furono completamente bagnate. Quando sentì che la sua compagna si era completamente rilassata prese lentamente a spingerle di nuovo il pene dentro e a muoversi dolcemente. "Sei splendida" le sussurrò delicatemente ,, "sei pronta per partire?" si informò. Lo sguardo languido di Elena espresse un desiderio convinto e Michele iniziò a crescere sempre più la velocità e la forza dei colpi. Elena iniziò dapprima a gemere e poi a sospirare profondamente per passare ben presto a gridare dal piacere mentre il suo muscoloso amante la scopava con forza. All'improvviso lui rallentò il ritmo delle pompate e si limitò a qualche colpo vibrato molto forte e molto in profondità ogni tanto. Lei ne approfittò per sentirselo meglio dentro e contraendo la figa per stringergli ed accarezzargli la verga: lei continuò con questo gioco sorridendo e mordicchiando le dita di Michele fino a quando sentì crescersi dentro da sotto come una vampata di calore, un senso fortissimo di piacere: era il suo primo orgasmo. Michele avvertì gli spasmi della figa della sua compagna e per mantenerle forte piacere riprese a pomparla forsennatamente. Mentre si contorcevano con lei che aveva completamente perso la testa dalla goduria, lui, sfilandosi appena un attimo, la girò e la riprese dal davanti mettendola su di un fianco. Riprese subito a pomparla come una bestia e si alzò per spingerla più forte: le afferrò il busto per palparle e leccarle ancora quelle tettone favolose, ma lei con uno scatto si girò e gli fu sopra. Lui si trovò l'imponenza di quel seno sul naso e iniziò a baciarlo, a palparlo a succhiare i capezzoloni, mentre lei gli afferrava la verga e da sotto gliela riinfilò dentro. Ci volle poco per Elena per arrivare a un secondo ancor più forte orgasmo che il suo compagno assecondò rallentando il ritmo della scopata lasciando che lei si godesse il contatto con quel membro mostruoso che la stava sfondando. Michele riprese a pomparla con forza e sempre più velocemente: non si fermava mai: Lei ora sentiva sempre meglio le grosse palle di quel maschione dure e piene di sborra che le battevano contro il culetto. Eccitatissima e urlando dalla goduria allungò la mano destra verso i frutti tra le cosce potenti del suo amante muscoloso: aveva voglia di stringere le fonti del seme che gli aveva visto spruzzare con abbondanza; già fantasticava sulle dimensioni delle palle di quell'amante fantastico e gli sussurrò: "Michele, non mi avevi detto come ti diventavano dure anche queste quando scopi. Promettimi che mi spruzzerai dentro tantissima sborra, promettimi che mi inonderai della tua sborra calda, che mi riempirai tutta, che mi spruzzerai dappertutto". Lo stallone non aspettò molto per soddisfare pienamente le aspettative della sua amante. Dopo qualche colpo vigoroso, Elena iniziò ad avvertire i tremori dello sperma che gorgogliava pronto per essere schizzato fuori. "Elena, sussurrò, mi stai portando al massimo". A sentire queste parole lei raggiunse un orgasmo fortissimo ed iniziò a dimenarsi come impazzita. L'effetto dell'agitazione di Elena fu immediato ed anche Michele eruppe in un orgasmo superbo. Per quanto la figona di Elena fosse davvero capiente la produzione di sborra di Michele fu talmente imponente che in breve la riempì completamente, e dato che continuava a sborrare, ogni fiotto dava origine a un ondata di seme che strabordava fuori dalla figa e gocciolava di sotto: tutta l'erba sotto di loro era bagnata dai loro umori e il culetto di lei si ritrovò impiastricciato della abbondanza della sperma del suo uomo. Tutto questo la eccitò ancora di più: la violenza del piacere che gli aveva fatto provare quel fusto selvaggio era diventato tutt'uno col sentirsi tutta piena e avvolta di quel brodo caldo di cui si era tutta sporcata. Lei era completamente sconvolta ma ci volle poco per constatare che non era assolutamente sazia. Abbracciò forte il suo uomo iniziando a baciarlo con passione. Si rotolavano sull'erba del prato come per lottare. Elena era eccitatissima a palpare e a sentire contro di sè il corpo muscoloso del suo amante e ben presto le tornò la voglia di fare l'amore con lui. Stava per provare che la sensualità e la potenza virile di Michele non erano inferiori alla sua potenza fisica. Lui si alzò "Dove stai andando - disse lei con voce interrogativa" "Pipì la posso fare?". "Non da solo, voglio essere la tua schiava, la serva del tuo cazzo". E lo accompagnò fino ad una siepe dove lui iniziò a spruzzare mentre lei le reggeva la verga ancora calda e bagnata per la scopata. La tua serva ti deve pulire e si inginocchiò davanti a lui per leccarglielo e pulirglielo dai residui di urina e di sperma. Durante il furore della monta non si erano accorti che uno spider di grossa cilindrata era arrivato nel piazzale del santuario: i passeggeri erano due che approfittando della calma del luogo stavano facendo l'amore. "Voglio vedere come se la scopa" sussurrò decisa Elena ad un Michele che imbarazzato se ne voleva andar via. "Dai, restiamo qui nascosti. Non ci possono vedere - insistette Elena". Lo spettacolo fu deludente: senza grande trasporto lui le venne dentro in breve, scese dall'auto per sfilarsi il preservativo e buttarlo via mentre lei si ripuliva con dei fazzolettini di carta e si riaggiustava i vestiti alla svelta. Erano passati pochi minuti che già l'auto sgommando si ributtò sulla strada e se ne andò. "Andiamocene anche noi" propose Michele " qui è bello ma ho visto un posto migliore. Si rivestirono e risalirono sulla moto con lei stretta al suo fusto; durante il tragitto non cessò mai di baciarlo dappertutto mentre con una mano si era infilata dentro i pantaloni del suo uomo "Io sono la schiava e questo è il mio padrone" gli sussurrò dolcemente. La strada iniziava a salire appena; dietro ad una curva incontrarono un piccolo slargo; Michele fermò la moto, fece scendere la sua compagna accarezzandola delicatemente e la accompagnò per un viottolo che scendeva al mare. Si ritrovarono in una spiaggetta. La luna piena li illuminava. Lui la abbracciò e la spinse delicatamente contro la parete di roccia baciandola con passione. "non sei solo una figa stupenda, disse, sei una femmina focosa, hai una carica erotica straordinaria". "E' colpa tua: ogni millimetro di te è un'esperienza di maschio straordinario, senza paragoni" azzardò lei sempre più appassionata e sempre più persa. Continuando a baciarsi si ritrovarono di nuovo completamente nudi e questa volta anche l'imponenza dei pettorali di Michele spariva davanti all'enormità delle poppe di Elena. Lei gli fece capire che voleva essere penetrata ancora e Michele pronto le diede completa soddisfazione. Terminato di fare l'amore, lui tirò la sua compagna per un bagno in mare completamente nudi sotto lo sguardo della luna. Elena volle essere fottuta anche lì in acqua. Si addormentarono sulla spiaggia tutti nudi, abbracciati l'uno all'altra. All'alba Michele riaccompagnò la sua donna a casa. Il bacio dell'addio si protrasse un po' più del normale. Lei lo trascinò dentro e lui non indugiò per nulla e la montò così in piedi nell'ingresso. Questa volta Elena uscì con una richiesta strana. "Michele dopo che mi hai fatto godere voglio farti venire fuori; mi fai vedere quanto ne spruzzi. Da quello che mi sento dentro ne devi fare a secchiate. Uno stallone come Michele non ebbe problema dopo 3 scopate nell'arco di poche ore a dare un'ulteriore superba dimostrazione della sua virilità prepotente, esibendosi in un'eiaculazione mostruosa per quantità di sperma e violenza degli schizzi. Mentre la sua amante gli stringeva le sua enormi palle, lui la ripagava inondandola tutta col suo seme fertile. Esausta, lei crollò e si addormentò lì, a terra sul tappeto e lui ne approfittò per congedarsi e tornare in città.