La bella estate 1a parte Giulia si era appena messa assieme a Michele, il bello della classe, atletico, il sogno di tutte le ragazze della scuola. La cosa destò sorpresa e anche parecchie invidie. Giulia era considerata la secchiona della classe e, di una bellezza timida e riservata, non passava certo per una femmina sconvolgente. Le numerose ex del suo nuovo ragazzo non la presero bene e fecero di tutto per metterla in difficoltà, riempiendole la testa di discorsi sull'infedeltà di Michele e vantando le secondo-loro- indimenticate prodezze amatorie che avevano avuto con lui. Tutte queste mosse si rivelarono tanto patetiche quanto inutili: se infedele era, altrettanto vero era che Michele non era certo il tipo da lasciarsi irretire dalle chiacchiere e Giulia non era una ragazza facilmente condizionabile. La sensualità sfrenata, la intraprendenza e l'appetito sessuale inesauribile del ragazzo si svelarono immediatamente e si imposero prepotenti nel loro ménage: dopo due giorni che uscivano assieme Giulia che, fin ad allora, oltre un po' di petting non era andata, aveva già perso la sua verginità. In effetti era stato sconvolgente essere amata da un maschio così: lo aveva già ammirato in azione durante i tornei sportivi a scuola: un fisico incredibile, alto 1 metro e 95, dalla muscolatura eccezionale. Per la prima volta Giulia rimase incantata dalle notevoli doti atletiche del suo ragazzo: non mancava più ad una partita ed era estasiata al vedere come la potenza e al vitalità di Michele riuscissero a trascinare la sua squadra alla vittoria in qualsiasi disciplina si giocasse. Era poi semplicemente impressionante vederlo giocare a volley e in effetti era rimasta sconvolta dalla potenza fisica che mostrava nelle sue elevazioni eccezionali e nelle sue schiacciate violente. Così quando ebbe i suoi piccoli seni schiacciati contro i potenti pettorali di Michele raggiunse l'estasi. Era così rapita, che rimase impressionata quando, dopo che era successo tutto, a mente fredda ebbe modo di constatare le dimensioni della verga che la aveva sverginata, anche se, quando ci ripensò, le venne in mente che la dotazione virile di Michele era una leggenda che circolava da tempo tra le ragazze della scuola. Giulia si trovò all'impovviso investita e travolta da un ciclone sessuale impensabile per lei. Un mese prima della maturità, con la scusa di un "ritiro di studio", lui la portò nella casa di montagna dei suoi. I libri rimasero rigorosamente chiusi, ma Giulia provò quello che fino ad allora non immaginava neanche. In più Carla, una ragazza del paese che faceva da custode e da donna delle pulizie della casa, si imbattè là "casualmente". L'inaspettata ospite, formosa e volgare, fece subito capire di essere molto in intimità e di avere una notevole intesa sessuale con Michele; Giulia venne presto a sapere che il suo nuovo ragazzo era il vero padre dei figli di Carla, anche dell'ultimo, nato da tre mesi, frutti degli amorazzi estivi dei due . Questa Carla era veramente una porca, disponibile a tutte le esperienze: i due si divertivano un mondo, Michele a strizzarle e succhiarle le poppe già piuttosto grosse di loro e ancor più ingrossate dall'allattamento; lei impazziva all'idea di fargli assaggiare il latte che aveva abbondante. Carla poi non disdegnava di far sesso anche con le ragazze, e si vantava di avere avuto anche parecchie esperienze omosessuali: mentre Michele si scopava Giulia, lei la accarezzava dappertutto mentre lui continuava a succhiare le sue tettone. Nonostante le due amanti, Michele non era mai sazio: solo Giulia se la scopò una decina di volte, e in quanto a Carla riuscì a soddisfare completamente anche lei. Superato l'imbarazzo iniziale, Giulia, travolta dal dinamismo erotico del suo ragazzo, arrivò persino a gradire la situazione. L'unica cosa che era andata storta era stato un tentativo di penetrazione anale: dopo avere soddisfatto anche così quella porcona, Michele ci provò anche con la sua nuova ragazza, ma ce l'aveva troppo grosso per il culetto di Giulia. Comunque quei giorni non furono senza conseguenze: Carla si ritrovò di nuovo incinta e Giulia perse completamente la testa per quel toro da monta. La scoperta di una fisicità così prorompente aveva aperto un mondo nuovo per lei, la prima della classe in tutte le materie, media del nove, una ragazza spigliata e brillante, inglese, tedesco e francese parlati alla perfezione, piena di interessi e di voglia di conoscere il mondo. Amava la sua indipendenza e non voleva farsi dominare da nessuno. Con lui però le cose stavano andando diversamente: era totalmente sottomessa alla sensualità del suo ragazzo, disposta ad accettare un'esperienza a tre come con Carla e anche le avventure che lui continuava ad avere con questa e con quella: trovava irresistibile quel suo corpo così splendidamente atletico e quando si sfilava la camicia e appariva il suo petto largo e muscoloso, l'addome dalle fasce muscolari potentemente sviluppate, e quando si sdraiava sulla schiena e, piegando le braccia sotto la testa, faceva esplodere i bicipiti che si gonfiavano come due grosse palle dure, perdeva completamente la testa e le veniva voglia solo di essere posseduta dalla forza e dalla virilità potente del suo uomo. Giulia era anche molto turbata da sua sorella minore, Elena, 14 anni, che era ormai fiorita nello splendore di uno schianto di ragazza. Alta, viso ovale e regolare incorniciato da lunghi capelli lisci castani chiari, due gambe dritte e lunghissime, un corpo straripante di curve mozzafiato, già a dodici anni era chiaro il suo destino di donna che non riuscirà mai a passare inosservata. Giulia, come sorella aveva avuto modo di seguirne la crescita: sempre molto alta per la sua età, si era sviluppata molto precocemente; in 4 elementare aveva avuto le sue prime mestruazioni. A 10 anni non poteva più passarle i suoi reggiseni perchè Elena portava ormai la 3a. A Elena, per prevenire i problemi che potevano derivarle da una crescita così impetuosa, i genitori facevano praticare parecchio sport, terapia che quel corpo fantastico pareva gradire particolarmente, sviluppandosi scattante e asciutto e risaltando ancor più il trionfo delle sue curve prepotenti. Giulia aveva sempre un po' invidiato il corpo perfetto di sua sorella: le faceva persino rabbia che, al contrario di lei, non avesse alcun problema di depilazione: perfettamente glabra sulle braccia e sulle gambe, sotto le ascelle le cresceva una foresta foltissima di un vello morbido; era poi incredibile scoprire che sul pube e attorno alla sua vulva brillava lucido un manto gonfio, nerissimo e foltissimo che cessava d'incanto oltrepassato l'inguine. Ma più di tutto, quello che appariva immediatamente, era il suo seno di dimensioni monumentali, curve spettacolari e sontuose, coronato da due capezzoli enormi e scuri, tanto grossi e prominenti da apparire chiaramente sotto qualsiasi vestito indossasse. Quell'estate si preannunciava particolarmente calda: Giulia aveva da tre giorni dato l'orale della maturità e si concedeva un meritato riposo in attesa di un 100 garantito. Anche Elena, finita la scuola stava aspettando che sua sorella la portasse al mare. Era un pomeriggio caldo e umido di metà luglio. Michele era venuto a trovare Giulia come faceva tutti i pomeriggi; quel giorno però la madre di Giulia ed Elena doveva uscire per compere portando con sè Ignazio e Cristina, i fratellini piccoli. I due si erano chiusi in camera e appena sentirono la porta di casa chiudersi si sentirono liberi di dare sfogo alla loro passione. Elena si era addormentata nella sua camera intorbidita dal caldo, mentre i due, non sentendola più, pensavano che fosse uscita anche lei con sua madre. Michele non tardò molto a venire al dunque: spinse delicatamente Giulia contro la parete e le fu addosso. Gli bastò abbassare i bermuda e alzare la gonna di lei per trovarla già senza le mutandine pronta a essere posseduta così, in piedi. In un attimo l'eccitazione lo rese in grado di penetrare la sua donna e lì in piedi la prese sollevandola mentre lei si teneva abbracciandolo e aprendo le gambe. I potenti colpi di Michele contro la parete e i sospiri di piacere di entrambi ben presto svegliarono Elena che non dovette fare un grosso sforzo di fantasia per capire cosa stava succedendo al di là del muro. Così, un po' per curiosità, un po' perché presa da una strana eccitazione, decise di alzarsi e di andare a vedere. Infilatasi cautamente nel corridoio fece in tempo a sentire il pesante sospiro di Michele e la voce di Giulia che ansimando lo invitava a continuare e a spingere ancora. Poi i due d'improvviso smisero e Elena arrivò proprio in quel momento alla porta della camera di sua sorella. Elena sbirciando attraverso la porta socchiusa vide quello che si attendeva di vedere: Giulia si era sdraiata sul letto, con le sue tettine a punta ancora eccitate dalle carezze di Michele, con le gambe spalancate e la fichetta bella aperta. Ma lo spettacolo più eccitante lo doveva ancora vedere. Michele accanto al letto, che si stava sfilandola maglietta, si sdraiò completamente nudo accanto alla sua ragazza. Elena non era certo un'ingenua e aveva già fatto un bel po' di esperienza in fatto di ragazzi. In palestra già a 10 anni aveva avuto modo di vedere i ragazzi più grandi nudi sotto la doccia sbirciando nello spogliatoio dei maschi di 3° media. La sua amica Valeria le aveva mostrato alcuni giornaletti in cui si illustrava senza veli e nei minimi dettagli cosa succede esattamente quando un uomo e una donna fanno l'amore. A 11 anni si era scoperta un'indole sensuale: le piaceva moltissimo sentire i ragazzi eccitati quando ottenevano di accarezzarle e palparle i suoi seni enormi. Luca, 17 anni, il bagnino del mare, con il quale si era appartata un pomeriggio in una cabina si era davvero eccitato moltissimo. Ansimava tutto e a lei era venuta una gran voglia di vedere che cosa gli stava succedendo in mezzo alle gambe e se era vero che capitava che l'uccello gli si rizzasse tutto come si vedeva sui giornaletti di Valeria. In effetti era proprio così: quando lo aveva palpato in mezzo alle gambe gli avevo sentito il coso bello e duro. Quello che stava sdraiato nel letto di sua sorella però era un'altra cosa. Sembrava la statua di un dio greco: i muscoli e l'aitanza di Michele erano spettacolari, un altro pianeta rispetto ai corpi un po' flosci degli uomini del giornaletto, un uomo vero, non uno dei ragazzini con cui era stata. Quando poi si girò di scatto e scoprì il suo sesso, Elena ebbe un soprassalto. La virilità di Michele era a dir poco prepotente: il suo pene si mostrava in tutta la sua potenza in un'erezione impressionante: ce l'aveva lungo, certamente, ma specialmente era incredibilmente grosso; era fatto in modo particolare, piccolo sotto e pieno di una trama intricata e contorta di grosse vene gonfie, si allargava mano a mano che saliva fino ad arrivare alla cappella, come la chiamava Valeria, che era di dimensioni spropositate. Avrebbe voluto stare lì ancora per ammirare il corpo pesantemente muscoloso, la bellezza e la potenza virile del ragazzo di sua sorella, ma la paura di essere scoperta la fecero tornare in silenzio in camera sua. Non riuscì più a dormire: la visione del corpo di Michele nudo la aveva completamente sconvolta: non riusciva a togliersi di mente la sua schiena muscolosa, le cosce potenti come quelle di uno stallone e quei bicipiti grossi come quelli di certi atleti neri in TV. Ma specialmente era rimasta sconvolta dallo spettacolo di bellezza che emanava dalla sua incredibile virilità: per la prima volta in vita era completamente presa al pensiero di essere posseduta da un uomo così potente e muscoloso; il desiderio di fare all'amore e di ricevere dentro di sé il membro duro ed enorme di uno stallone come quello la stava facendo impazzire. Non riuscì più a trattenersi e prese ad accarezzarsi tutta fino a giù, fino a tormentarsi e a masturbarsi, pensando avidamente a Michele. Nel frattempo sentiva che di là i due avevano ricominciato a fare all'amore: anche lei si eccitò tutta, si sfilò la canottiera, afferrò le sue grosse poppe nude fantasticando di essere abbracciata dal suo uomo; prese a titillarsi i capezzoli e si accarezzò tutta e scese giù fino alla vagina, infilandosi dentro due dita: desiderava Michele che iniziava a penetrarla. Del resto la ginecologa della mamma quando la aveva visitata a 11 anni aveva pensato che fosse già stata con un ragazzo da quanto aperta la aveva trovata. Di fronte al suo diniego le aveva detta che la trovava già pronta: "Madre natura ti ha fatto molto larga: sei praticamente senza imene. Quando farai l'amore col tuo ragazzo per la prima volta fagli solo mettere il preservativo, e non temere che filerà tutto liscio. E dolcemente continuò a cullarsi mentre sentiva che Michele si sbatteva Giulia e i fremiti e i gridi dei due amanti che godevano all'impazzata. Poi l'acume: Giulia gridava, e poi improvvisamente silenzio. Passò qualche minuto con l'orecchio teso a cogliere i fremiti e i sospiri di Michele, a essere sicura della presenza di lui. Dopo un po' di silenzio tornò a sentire le voci dei due. Sembrava stessero litigando, ma dai toni delle voci si capiva che stavano scherzando: Michele si lamentava perchè lei si era sfilata via prima che lui le venisse dentro; lei si difendeva ricordandogli che era rimasta spaventata dal fatto che Carla era rimasta di nuovo incinta dopo la "tre giorni" che avevano passato assieme. "Quella è pazza e si fa scopare sempre così a secco, mentre a te tua madre ti fa prendere la pillola da quando avevi 4 anni", intervenne lui. E lei di rimando insisteva: "Carla sarà anche pazza, ma intanto si è lasciata scopare da suo marito per anni e non è successo niente, arrivi tu e ti scodella lì due figli". Comunque insisteva tra il serio e il faceto che non gli avrebbe più permesso di spruzzarle dentro e gli avrebbe fatto mettere sempre il preservativo, perchè anche se lei prendeva regolarmente la pillola, aveva il fondato timore che con le sue prestazioni super sarebbe riuscito ad ingravidare un'ottantenne. Michele sorrise ricordandole che aveva dei problemi con la gomma: le dimensioni dell'arnese e la sua "produzione" erano fuori standard e l'ultima ragazza che glielo aveva fatto mettere si era ugualmente trovata inondata. Elena era travolta dal desiderio di rivedere quel maschio straordinario si rivestì e lentamente tornò ad accostarsi alla porta della camera di sua sorella: i due erano così intenti ai loro affari che non si sarebbero mai accori di lei. Vide che Giulia gli prese l'uccellone in mano e iniziò ad accarezzarlo: ci volle poco perchè quel membro possente, nonostante fosse ancora caldo per la scopata appena terminata, riprendesse in un attimo l'aspetto arrogante che gli davano le sue perentorie erezioni. Lei continuava a menarglielo con una mano mentre con l'altra tra le cosce gli accarezzava e gli stringeva le grosse palle. La cappella di Michele si gonfiava sempre di più; Elena ebbe ora meglio la possibilità di ammirare la sua forma a elmo di pompiere con una punta a scalpello sopra con la quale penetrare con facilità le sue amanti; subito sotto però si allargava a dismisura. Poi era di colore rosso cupo e lucida per la sborra che la bagnava ancora tutta. Lui iniziò a sussultare dal piacere e anche lei, estasiata dalla potente virilità del suo uomo, si lasciò sfuggire qualche sospiro di godimento: a un certo punto Michele fece cenno di aver voglia di penetrarla, ma lei lo trattenne e gli sussurrò: "Adesso voglio farti venire così, voglio che fai la fontana, voglio vedere esattamente quanta roba sei capace di spruzzare fuori". Michele la strinse a sè e la baciò teneramente sulla bocca, facendo un gesto d'assenso. Poi si sdraiò sulla schiena incrociando le braccia dietro alla testa. Giulia gli si accovacciò tra le gambe continuando dolcemente a cullargli il membro con la sinistra e a stringergli i grossi testicoli con la destra. Ogni tanto si chinava e gli leccava la cappella o gliela prendeva tutta in bocca agitando la testa su e giù. A un certo punto lui iniziò ad ansimare e in men che non si dica iniziò a sgorgare dalla punta a fiotti un liquido biancastro che sporcò la mano di Giulia: "Beh, tutto qui oggi. Dopo una sola scopatina non c'è più niente?" fece lei delusa. "No, tranquilla. Non sai ancora come funziona un ragazzo? Questo è solo il preludio. Vai avanti e vedrai". Lei si dedicò ad una energica azione di ripulitura con la bocca per evitare che quella roba cadesse sul letto e poi, rinfrancata, continuò a provocare il piacere del suo uomo. Lui, ed Elena lo vedeva bene, era splendido: nel fremito del piacere gonfiava i muscoli del suo corpo lucido di sudore, il torace larghissimo, i pettorali sviluppatissimi come quelli del discobolo di Mirone che si raccordavano alle spalle e di lì ai grossi bicipiti contratti; i fianchi stretti, gli addominali che gli scendevano potenti da sopra fino al pube gonfi e guizzanti; osservava con tremore anche le gambe, le cosce grosse e ben formate e i polpacci che si contraevano ritmicamente con gli spasimi di piacere che Giulia gli provocava. La cosa continuò ad andare avanti per parecchi minuti: lui continuava a mugolare per la goduria, ma non veniva mai; anche Giulia ansimava dal piacere che gli provocava il solo contatto con il suo uomo; ma dopo un bel po' iniziò a stancarsi: "Bello mio, gli disse all'improvviso, stai invecchiando: dopo una scopata non ce la fai più a venire?". Lui alzò appena il capo e la guardò malizioso: "Giulia, Giulia: tu hai sempre troppa fretta.". Si alzò e la abbracciò e la baciò ancora. Poi spingendole le mani di nuovo di sotto la invitò a proseguire. La ragazza dimenticò ben presto l'irritazione: l'odore acre del sudore del suo uomo la eccitava da non resistere; sentiva in sè un fremito, come un orgasmo. Le fu sopra e si fece penetrare, inchiodandosi sopra quel membro possente e iniziò a saltare su e giù. Lei esplose in un orgasmo fortissimo urlando e dimenandosi mentre Michele le aveva infilato un dito nel sederino. Poi si ricompose, si sfilò il pene dal davanti e il dito dal dietro e pregò il suo uomo di continuare come prima. Michele continuava a controllare la situazione, ma dopo un altro quarto d'ora buono di lavoro di Giulia iniziò ad ansimare sempre più forte: invitò Giulia ad aumentare il ritmo e la forza del suo stimolo: lei di risposta glielo afferrò con entrambe le mani e iniziò a menarglielo con tutta la forza che aveva. Il piacere di Michele cresceva sempre di più al punto che anche lui iniziò ad assecondare l'azione della sua compagna agitando con forza il ventre su e giù, sempre più velocemente, sempre più con forza. Anche le grosse palle di Michele, lasciate libere da Giulia, ballonzolavano su e giù come impazzite picchiando contro le mani di Giulia. "Michele, stai venendo? Ti sento fremere tutto - esclamò Giulia estasiata - mentre lui spinse con due colpi ancor più violenti e con un urlo sordo di goduria eruppe all'improvviso uno schizzo enorme di sperma che fu fiondato verso l'alto, seguito ben presto da altri energici fiotti. Giulia godendo e urlando dall'estasi girò la canna verso di lei: la fontana, il getto di sperma la schizzò in faccia e poi tra i seni: lui continuava a spruzzare e il seme caldo con forza usciva a fiotti dalla canna dell'uccellone mentre lei se ne bagnava tutta. Michele non finiva mai e andò avanti a eiaculare per un tempo che sembrò un'eternità. Quando Giulia si riebbe, rimase impressionata da quello che si ritrovò attorno: tutto era schizzato di seme di Michele: lei, i suoi capelli, il seno, i peli della figa, tutto era fradicio di sborra appiccicaticcia. Il soffitto era macchiato in più punti: un fiotto aveva colpito il vetro della finestra e stava gocciolando nel cortile di sotto: Lei lo sgridò con uno sguardo apparentemente burbero. Trovò solo la forza di dire: "Michele, non credevo che un ragazzo potesse farne tanta..". Lui le confessò candidamente che quelli che con Carla non erano i soli figli che aveva sparsi in giro e che si era accorto abbastanza presto che ingravidare le donne gli riusciva straordinariamente facile: già a 16 anni era rimasto stupito anche lui dal fatto che due sue vicine di casa che se lo erano fatto una volta o due a testa erano rimaste incinte quasi assieme. Una delle due era particolarmente felice: aveva scoperto che due scopate con quel giovane fusto costituivano una cura molto efficace, nonchè facile e piacevole, contro l'impotenza del marito.