Valeria Era passato parecchio tempo da quanto raccontato nel capitolo precedente (Prova), eravamo passati alle superiori. Le nostre vite procedevano abbastanza bene, esclusi i normali intoppi adolescenziali, e eravamo diventati una specie di leggenda nelle varie bande di ragazzi della città. Era scoppiata una sorta di guerra tra bande infatti. Niente che possa ricordare i film gangster: anche se di bande rivali, fuori dalle varie “battaglie”, i ragazzi erano (compresi noi) amici che si passavano la lezione, ecc. Le battaglie si svolgevano in molti modi, si andava dalla partita di calcio, alla lotta e a vere e proprie schermaglie con pistole a pallini, spade di legno, bastoni, ecc. Qualche settimana dopo l’inizio di questa guerra, un mio amico mi chiede di far parte della sua banda. Io accetto volentieri, il capo era una persona giusta, non molto esperto di lotta per la verità, ma abile calciatore e grande stratega. In poco tempo, la mia fama di combattente cresce (a scapito di quella di calciatore, ma questa è un’altra storia…), ero diventato molto temuto e spesso le battaglie si svolgevano solo fra campioni: un lottatore per parte sfidava quello dell’altra fazione. Avevo convinto anche Tommy e Giulia a combattere al mio fianco. Eravamo invincibili! Almeno finché non arrivarono Valeria e le Gemelle: Katia e Giada. Ero appena tornato da scuola, i miei genitori erano fuori città e sarebbero rientrati solo la sera seguente. Non avevo lezione: ero libero! Controllo il diario per maggior sicurezza, ma ad attirare la mia attenzione è una foto, scattata evidentemente con una polaroid. Un palazzo in ristrutturazione: lo conoscevo bene, un vecchio palazzo di sei piani che era praticamente tenuto in piedi da un’impalcatura esterna. Avevano interrotto i lavori per mancanza di fondi. Dietro la foto era scritto “4 piano. Ore 15. Aiuto.”. Guardai l’ora: 14:39. Mi diressi al motorino e mi avviai al palazzo della foto. 14:53, appena in tempo. Salii le scale e mi recai al quarto piano. Una voce mi fece sussultare –Mi hanno detto che sei un grande combattente nella tua città. E’ vero?- chi mi parlava era una ragazza, la più bella che avessi mai visto. Alta come me, bellissima in volto, era possente e aggraziata come nessun altro “da una così potrei farmi pagare per aiutarla”. Gli addominali scolpiti erano messi in risalto dalla maglia verde che le arrivava appena sotto il seno piccolo e sodo. –E’ vero. Sono forse il miglior lottatore della mia età. Posso fare qualcosa per te?- -Veramente si, come avrai capito dal mio accento non sono di qui. Ma ho bisogno di un lottatore al mio soldo, dovrai obbedirmi sempre e combattere per me. Potrai umiliare chi batti, ma non azzardarti a perdere- -Mi spiace- rispondo- ma non faccio stè cose-. Mi diressi verso le scale, avevo già iniziato a scenderle. La ragazza era di nuovo davanti a me –Peccato avresti avuto molto da guadagnare!- finì la frase e un pugno mi colpì sul volto. Io stramazzai a terra. Non mi aspettavo che fosse già lì. Figuriamoci che potesse attaccarmi. Mi rialzo e salgo di nuovo, stavolta velocemente. Corro in mezzo alla stanza e capisco. Sono due ragazze. Perfettamente identiche. Si fanno vedere e ridono. No, non sono identiche. La prima (Katia) è più alta e ha un seno leggermente più piccolo. La seconda (Giada) è comunque alta, seppur meno della sorella, ha un seno più voluminoso e spalle più larghe. Si presentano e mi attaccano. Riesco a difendermi bene e a infliggere anche qualche colpo abbastanza duro. Ad un tratto Giada si lancia dietro di me e riesce a farmi perdere l’equilibrio. Prima che possa riassestarmi, Katia mi afferra al collo in una morsa di ferro. Non sono molto abili nel combattimento, ma sono agili, e molto più forti di quanto sembrino. Presto l’aria comincia a mancare. In un atto disperato mi lascio cadere all’indietro. Come pensavo la ragazza non mollò la presa, con un movimento del corpo però riesco a ridurre la forza di quella morsa quel tanto necessario a permettermi di mettere in leva il braccio. Rotolo a terra e sfuggo dal pericolo imminente (un pugno di Giada). Mi rialzo, la maglia si è strappata nella lotta, quindi me la tolgo completamente. -Ma cosa ca**o volete da me?- grido -Per prima cosa non urlare come una ragazzina. Secondo, tra pochi minuti saprai tutto- Mi si lanciarono contro a testa bassa, mi colsero di sorpresa e mi sbatterono al muro. Combattevo con i denti, le ragazze erano molto forti e resistenti… Persino più di me… Per quanto esperto, i miei colpi sembravano non essere nemmeno sentiti dalle due ragazze… Un pugno colpì Giada in piena faccia, ma con Katia andò a vuoto, la mano rimase impigliata alla maglia verde e ne strappò involontariamente i lacci, facendola così scendere sotto i seni coperti da un top. -Stronzo!!… Maiale!!… Bastardo!!- ogni parola era seguita da un pugno potentissimo sul mio volto o nel mio stomaco. Mi lanciò di peso in mezzo alla stanza. Io: un labbro spappolato, sangue da uno zigomo, graffi e lividi in tutto il corpo. Giada: sangue da un punto non precisato del volto. Katia: maglia strappata e poco altro. Un’altra ragazza fece ingresso nella sala e si sedette su una trave poggiata a terra con indifferenza. Giada mi corse incontro e mi immobilizzò iniziando a stritolarmi. Sentivo i suoi muscoli, i suoi pettorali e il suo seno enorme tendersi come non credevo fosse possibile facendomi così un male cane. Katia si portò dietro di me e iniziò a strusciarmisi contro lanciando grida che ritenere “maliziosi” sarebbe un eufemismo. Pur nella paura e nella sofferenza di quel momento la cosa mi eccitò non poco. Giada, che mi stringeva ancora, sorrise divertita. Sentiva la mia eccitazione premere contro di lei. Il suo sorriso beffardo durò poco. Con una ginocchiata in mezzo alle gambe la feci cadere in preda al dolore. Katia invece si ritrovò proiettata con un ippon- seoi-nage a pochi passi dalla sorella. La terza ragazza applaudiva –Immagino che ora vorrai sapere tutto vero? Bene. Mi chiamo Valeria. Queste sono Giada e Katia. Ti sembrerà strano, ma quel che voglio fare, lo faccio per amore. Voglio dimostrare a una persona che sono forte. Ogni tuo movimento da quando sei entrato nel palazzo è stato registrato. Voglio filmare la disfatta tua, dei tuoi amici, di chi combatte con te e di chiunque altro sappia sostenere una lotta. Voglio umiliarvi, deridervi… Domande?- Nella sua voce si poteva cogliere una punta di infantilismo. -Si, molte per la verità, ma mi limiterò a due: scherzi?- -No- -Bene, chi è questa persona?- -Non ti riguarda- -Non ho altre domande- risposi con noncuranza. Avevo un piede sulla schiena di Katia ancora. Sinceramente non pensavo ne che quelle ragazze fossero un pericolo serio, ne che facessero sul serio… Almeno sul secondo punto mi sbagliavo clamorosamente. La mia interlocutrice, Valeria, era leggermente più alta di me. I corti capelli biondi e gli occhi di ghiaccio le regalavano un’aria dura, quasi maligna. Del corpo potrei parlare a ore, ma una sola parola rende bene l’idea: perfetto. Era imponente, ma anche tremendamente eccitante e femminile. Se è vero che Giada e Katia facevano apparire sgraziata Giulia (che credetemi, è abbastanza bella da essere contesa dai più bei ragazzi di quinta superiore e oltre…), queste sfiguravano se paragonate a Valeria. Valeria indossava un paio di pantaloni lunghi di pelle nera (in stile Catwoman), un paio di stivali da moto col tacco e un top. Immaginate la mia sorpresa quando si tolse gli stivali e i pantaloni rimanendo in mutande e reggiseno! Il suo seno era enorme, ma non uno scherzo della natura, quanto piuttosto sodo e proporzionato. Venne verso di me fermandosi a circa due metri. Lasciai andare Katia e Giulia che andarono ad affiancare il loro capo. Valeria iniziò a gonfiare i suoi muscoli perfetti. I suoi addominali a tartaruga risplendevano in quanto leggermente bagnati di sudore. -Ti piaccio?- era splendida. Mi eccitai subito. Mi attaccò con velocità fulminea, ma schivai l’attacco con facilità. Era inesperta. Si capiva da come si muoveva. Ma era molto muscolosa, e anche se non sapevo chi di noi fosse il più forte, decisi che era meglio tenermi a distanza. Immediatamente arrivarono anche Giada e Katia a supportare la compagna. Non volevo ammetterlo ma ero in difficoltà. Ogni colpo che paravo era una mattonata sul braccio. Resistetti un paio di minuti, poi un colpo passò: Valeria mi colpì con un pugno che mi tolse il fiato, un colpo al ginocchio mi fece cadere. Valeria iniziò a infierire su di me. Mi colpì al viso. Quando fu contenta del lavoro svolto si spogliò nuda. Mi trainò verso una colonna di legno e usò il reggiseno per legarmici le mani attorno. Ero stato sconfitto, umiliato, domato. E la cosa non mi piaceva punto. BATTUTO DA UNA RAGAZZA!!