Annamaria - la prima sconfitta. by flowwer@libero.it Annamaria conosce la sconfitta contro un'avversaria scalza e troppo forte per lei. Annamaria, ho scritto questa storia solo per stimolare la tua curiosita’ e provare a contattarti. Sinceramente non credo che tu esista, almeno non nei termini che descrivi. Se sei stata sincera sei una donna interessante. Ma non e’ per questo che ti cerco. Lo faccio perche’, supponendo che tu esista, mi e’ venuto un flash sulla “bella bionda alta e palestrata del Veneto” contro cui dici di avere combattuto. Ebbene, se e’ tutto vero e se e’ la persona che penso, allora di sicuro ... non puo’ essere vero che l’hai battuta. Che l’hai fatta “gridare di dolore” poi ... non esiste proprio. :-) Se ne hai voglia parliamone. --------------------------------------------------------- E’ stato tutto molto veloce ... Oggi non mi aspettavo certo di battermi. Una giornata al fiume, con gli amici. Loro ancora non sapevano della mia passione, l’hanno appena imparato. Sinceramente adesso ne sono contenta, sono eccitatissima di farlo davanti a tutti. La mia avversaria e’ magra, tonicissima, alta e un po’ troppo bella, ma fra poco sara’ solo la mia tredicesima vittoria, e tutti gli occhi saranno su di me. Mi immagino gia’ le domande e i complimenti. E’ successo tutto in fretta, come dicevo: la ragazza si allenava in un prato a due-trecento metri da noi, piu’ su. Provava un kata, in kimono e top nero. Tutti i maschi l’hanno guardata per mezz’ora ... il mio moroso non ha resistito, a un certo punto, dal dire “si’ e’ bella e elegante, ma se lottano Anna la spezza in due, alla biondina”. E di li’ a spiegare che ho gia’ lottato e battuto dodici avversarie su dodici il passo e’ stato breve. Fra fischi e risatine. Cosi’ quando la bionda ha finito l’allenamento ed e’ passata di fronte a noi mi pompavano da mezz’ora! E’ stato semplice: “sei brava ...” - “grazie ... mi alleno, anche tu pratichi?” - “no, pero’ mi piace lottare” - “...” - “ti va un incontro ... adesso ... qui?” ... un attimo di esitazione, e lei ... “perche’ no?”, sorridendo. E’ andata cosi’. Le chiedo “facciamo sul prato dove ti allenavi?” E lei: “... mmh, no, se possiamo facciamolo li’” e indica il fiume! “Perche’ non ho voglia di portare poi via le macchie di erba dal kimono ... li’ si bagna, ma prima di salire in macchina lo tolgo, e poi basta una sciacquata”. “Nel fiume ... nell’acqua ... pero’”, penso. Ci avviciniamo al bordo. Lei toglie le scarpe. E’ istintivo: le tolgo anche io. Lei subito: “no, no ... e’ che io non voglio rovinarle, ma tu tienile pure ... ti farai male”. Le rispondo sprezzante: “e tu allora!?” ... lei con un sorriso: “... come vuoi, ma e’ un peccato se non riesci a batterti bene”. Mi ha gia’ fatto incazzare. Ma chi si crede di essere. Facciamo quattro cinque passi verso il centro. L’acqua arriva a meta’ polpaccio. Non si vede bene dove si mettono i piedi e ... fa un male d’inferno. Sotto ci sono i sassi. Ho passato la giornata in costume e scarpe, non me n’ero resa conto, e’ quasi impossibile stare in piedi. Poco male, per la mia avversaria e’ lo stesso. Di sicuro. Sara’ ... un combattimento quasi tutto a terra. Anzi, “in acqua”. Cominciamo a studiarci, poi subito andiamo mani nelle mani, per una prova di forza. Io provo a spingere, ma non ce n’e’ ... come faccio a piantare i piedi contro dei sassi?! ... quando mi sposto di lato e’ anche peggio, sono goffa e lenta ... lei non sembra avere problemi, ma come fa?! Improvvisamente mi lascia le mani e si fa indietro. Dice “guarda, metti le scarpe, se no non ci divertiamo.” Io la guardo furibonda, mi scappa il primo insulto. E mi lancio contro di lei. Ma e’ come camminare su dei pugnali ... mi evita senza problemi, mi prende un braccio, vedo il mondo ruotare ... mi ritrovo stesa di pancia, con la testa a pelo d’acqua, un braccio steso e immobilizzato dietro, lei ci tira appena, sento il dolore esplodermi nella spalla. Improvvisamente mi rendo conto: sono in difficolta’. Per davvero. Per la prima volta. Per la prima volta non so come fare, sono sorpresa e immobilizzata, mi sono lasciata sorprendere, questa e’ anche una judoka. Ma non e’ di questo che mi rendo conto: d’improvviso mi assale la consapevolezza che tutti i miei amici e il mio moroso mi stanno guardando! Me n’ero dimenticata!! Mi prende il panico. Il viso, rivolto in giu’, guarda verso l’acqua. Sotto vedo il mio gomito sinistro quasi sollevato, e ... il suo piede sinistro. Mi ha portato la presa e si e’ inginocchiata per accompagnarmi a terra, tutto il peso suo e parte del mio su quel piede, sotto l’acqua, fermamente piantato ... su un sasso, un grosso sasso di fiume!! Ma di cosa e’ fatta questa qui, di ferro?! ... lei tira sulla presa, mi sento troppo frustrata per essermi fatta sorprendere!! avremo cominciato si’ e no da venti secondi, ed io non so come uscirne ... il gesto mi viene istintivo: alzo il gomito sinistro, e lo riabbasso violentemente, anche con tutto il peso del mio corpo. Sul suo piede, sott’acqua. Sento distintamente il mio gomito impattare contro le sue dita nude, e schiacciarle contro il sasso. Me ne vergogno, ma potrebbe essere stato un movimento inconsulto per liberarmi ... nessuno ha visto bene. La valchiria scalza che si preoccupava per me per umiliarmi ha avuto il fatto suo, penso! ... e la vergogna si tramuta in soddisfazione. Poi subito in sconforto: non mi molla! Non e’ possibile. Dovrebbe come minimo urlare di dolore ... gli istanti passano, non mi molla. Non ci credo. Sull’impatto ha lasciato andare una specie di “urlo strozzato”, silenzioso. Ma non molla. Ma come puo’ essere?! ... ho dolore io al gomito dalla botta! ... l’impatto e’ stato violentissimo! Improvvisamente tira nella presa, forte, sempre piu’ forte. Non ci posso credere. Sto per cedere. Sto per urlare “stop”. Ma capisco: cerca di chiudere. Allora le ho fatto male! E infatti si lascia sfuggire un ansimo, seguito da un “... figlia ... figlia di ...” ma e’ piu’ un lamento. Pochi istanti, meno di un secondo anche se ... eterno. E la presa sparisce. La sento rotolare dietro me. Mi giro: e’ stesa sulla schiena, nell’acqua che scorre. Mi guarda, ma e’ nel momento di massimo dolore, quello che viene un attimo dopo il colpo. Ha gli occhi quasi chiusi, sta cercando di arginarlo. La sento sibilare “... figlia di puttana ...” E la vedo ... tentare di rialzarsi! Quasi non ci credo. Allora mi rialzo anch’io, ma piu’ velocemente di lei. Sono gia’ in piedi quando lei, barcollando, appoggia il piede sinistro dopo essersi sollevata sul destro. Ma e’ troppo presto, e’ troppo stordita, il piede deve essere ancora in fiamme dal dolore. Sussurra “... no!”, e ricade in avanti, sul ginocchio destro. Una mano in avanti a puntellarsi, l’altra piantata ... nella coscia! ... non vuole cedere al dolore, mostrarlo, darmi il vantaggio psicologico. Ma lo fa: balbettando piano “... il piede ... il piede nudo ... non ... io non ...”. E’ ferita ora, e’ debole. Mi ero lasciata spaventare. Per un attimo credevo di avere a che fare con una specie di supergirl. Improvvisamente il fatto che l’ho ferita vigliaccamente diventa un dettaglio ... in fondo l’ho ferita! E torno a sentirmi la piu’ forte. Mi lancio su di lei, la prendo in forbice attorno alla vita. Cadiamo pesantemente entrambe sulla mia gamba che resta sotto. Fa un po’ male, ma e’ niente: sento la vittoria arrivare. E per la prima volta guardo i ragazzi: ora sono la stessa Annamaria di prima, orgogliosa e sicura. Sto per vincere. Comincio a stringere. Mi aspetto la resa immediata. Ma non arriva. Stringo piu’ forte, sempre piu’ forte, come mai prima, e intensifico la stretta “a colpi”. La mia avversaria geme, ma i secondi passano e non cede. Non ha speranze ... eppure non sembra nel panico. Sta controllando il dolore, e resistendo ad oltranza. Oramai e’ nella mia presa da quindici, venti secondi, un’enormita’. Io comincio a sentire le gambe stanche. Onestamente, stringendo i suoi addominali mi pare di stringere ... il ferro. Di nuovo. La stessa sensazione di prima. Di essere ... la piu’ debole! La scaccio, cerco di continuare a stringere e non pensare. Improvvisamente lei punta le piante dei piedi a terra e si inarca, sollevandomi parzialmente. Sembra uno strano modo di liberarsi. Subito ricade, e allora capisco: ancora i sassi del fiume mi colpiscono la gamba sotto, e questa volta fanno male. Molto, anche se solo per un attimo. Ma e’ l’attimo che le serviva: quando mi riprendo e ritorno a stringere e’ ancora nella mia forbice, ma ... girata su un fianco. Verso di me! Cosi’ la mia stretta, ai fianchi, dovrebbe farle ancora piu’ male di prima. Ma la sua mossa ha un motivo: subito piega le gambe all’altezza del bacino portandole stese verso me, mi vedo le sue caviglie arrivarmi addosso, sul viso. Un piede sotto al collo, uno sopra. Li aggancia dietro, e stringe! Mi manca l’aria, ma non puo’ battere una mia bodyscissor con uno strangolamento portato con le caviglie. Non puo’!! La sua leva e’ troppo svantaggiosa!! Eppure stringe, stringe ... Io intensifico la mia stretta con le ultime forze, sento i suoi fianchi fra le mie ginocchia, li sento contrarsi ... ma niente! E a me l’aria sta mancando. Nel frattempo le mie mani cominciano a correre convulsamente sulle sue gambe e ... i suoi muscoli sono incredibilmente duri, sotto il kimono bagnato. Ma chi e’!? Allora le prendo con due mani caviglia e polpaccio che ho sul collo. E tiro. Mi rendo conto solo ora che ... non sto piu’ stringendo con le gambe. Ne e’ uscita! E’ uscita da una mia forbice!! Tiro, ma niente da fare. Questa donna e’ forte, fortissima. Con la leva svantaggiosa delle gambe stese vince entrambe le mie braccia che tirano. Questa donna e’ ... ... e’ ... ... e’ piu’ forte di me. Anche ora, che e’ ferita e indebolita! E’ piu’ forte di me. Non avevo mai pensato una cosa cosi’, dall’inizio della mia avventura di lotta. Mentre l’umiliazione mi spezza quasi in due, ricordo ... “ferita”. Con la mano destra seguo la caviglia, giu’, sul piede davanti al mio viso ... le dita ... e stringo, torcendole! Non fa una piega. Non ho piu’ molto tempo, sono senz’aria, senz’aria ... l’ALTRO piede! Lo cerco ... lo trovo ... per la seconda volta sono scorretta ... ma sono disperata ... sento le sue dita ferite cedere sotto le mani, e la mia avversaria, finalmente ... urla! E’ un urlo solo, ma al contrario di quel che penso non e’ seguito dal mio respiro che torna. Al contrario lei serra i piedi ancor di piu’, la sento sussurrare “non arrenderti Sam ... non arrenderti ... non ... non sei una novizia ... non ti batti scalza da ieri ... non arrenderti!” Si rivolge a se stessa! ... non bada a me ... sono solo un dettaglio!! ... l’ho ferita vigliaccamente, sta lottando solo contro il suo dolore! ... ma chi e’?! Io nel frattempo non respiro piu’, non respiro piu’, sono andata troppo oltre, non ... Mi ha lasciata. Non so perche’, a fatica ci vedo. Non riesco a muovermi, non ancora. Ho bisogno di tempo, di tempo, di ossigenare il corpo. Ma non ho tempo. Sento le sue mani attorno alle mie caviglie ... le sue gambe intrecciarsi alle mie ... quando mi torna la vista sono gia’ in una “figure 4”. Sento il dolore impazzirmi nel ginocchio. Non posso sopportarlo! ... non ce la faccio!! ... La sento dire “avanti stronza ... quello che hai sulla pancia e’ il mio piede ferito ... avanti! ... perche’ non fai vedere ai tuoi amici come sei vigliacca! ... avanti, e’ il mio piede nudo ferito, le dita che forse mi hai spaccato con la tua gomitata sott’acqua ... avanti, ora sono le mie gambe contro le tue ... ed io ho un piede nudo e ferito a portata delle tue mani ... perche’ non fai vedere a tutti che hai bisogno di nuovo di aggrapparti li’? ...” Tutti sentono, e capiscono. Io invece avro’ sentito si e no la meta’ delle parole ... sto gemendo, le lacrime mi scendono sul viso bagnato dal fiume ... la sua morsa e’ d’acciaio, non ho un decimo della sua forza!! Gli amici, mi stanno guardando ... devo resistere ... ma ... il dolore ... e’ enorme, mi sento troppo vulnerabile ... troppo fragile, rispetto a lei ... non posso sopportare un dolore del genere!! ... improvvisamente capisco. E’ finita. Urlo “stop! ... stop! ...” Lei allenta un attimo la presa, il mio ginocchio passa a farmi solo “male”, anziche’ un dolore atroce. Ma dice: “stop?! ... e perche’ stop? ... ti basta riprendermi il piede ferito ... dopotutto e’ solo cosi’ che mi hai messa in difficolta’, no?!?!” E ricomincia a tirare. Il dolore e’ ... mostruoso. Sono in sua completa balia. Mi sento gemere, ma e’ come se lo facesse un altro ... non riesco a controllarmi. Cerco spasmodicamente ancora una volta il piede ferito, lo trovo ... stringo ... e’ come la stretta di una bambina ... ma lei e’ ferita davvero, e la sente ... continua, ma balbettando “... avanti a-... avanti”, fai ... fai vedere a tutti quanto sei vigliacca ... non ... non riesci neanche cosi’ ... non ...”. Io, disperata, riesco a dire: “ti prego, ti prego ... ti prego!!! ... mi stai spezzando la gamba ... sei piu’ forte sei troppo forteeee! ... non voglio farmi male ... non voglio farmi male ... sei troppo piu’ forte!! ... ti pregooooo!” E lei molla. Mi accorgo quasi subito del mio moroso che mi abbraccia. Non riesco a trattenere un pianto disperato, il dolore al ginocchio e’ troppo forte ma ... e’ l’abbraccio del mio moroso che fa male, e’ diverso, diverso dal solito. Lo sento cosi’ ... lontano. Le lacrime non si fermano. Appena il dolore si attenua mi rendo conto. Mi ha battuta. Mi ha battuta, davanti a tutti. Ha mostrato quanto fossi piu’ debole di lei. Nel corpo, e nello spirito. Mi ha dominata, completamente, mostrando a tutti le mie debolezze. Qualcosa dentro di me ancora arde ... dodici vittorie senza problemi ... era troppo bella quella sensazione, non puo’ essere finita cosi’ ... La guardo, dalle braccia del mio fidanzato. E mentre mi attraversa il pensiero di rialzarmi, il pensiero che non deve essere finita cosi’, lei mi guarda furibonda. Ha raccolto le sue cose, e mi dice: “Lo sai testa di cazzo, lo sai ... sono dieci anni che mi alleno, e che alleno i miei piedi nudi per le arti marziali ... dieci anni che li condiziono. E tu oggi mi hai messa in difficolta’. Di piu’. Mi hai fermata. Per la prima volta in vita mia un dolore e’ stato ... e’ stato piu’ forte di un mio piede scalzo. Mi hai ferita, ferita ad un piede nudo, come mai prima. Se combattessimo ora non potrei calciare. Sono stordita, sfinita .... Lo sai perche’ ... perche’ ho lasciato la presa al collo di caviglie? ... perche’ stavo per svenire. Ho ... dovuto ... scegliere. Fra farmi fermare per la prima volta dal dolore a un piede scalzo, e svenire e farmi ... battere con una presa a un piede scalzo. E sai perche’ non ho smesso al tuo primo “stop?” ... volevo che mi attaccassi di nuovo li’, volevo mettermi alla prova, non potevo credere che poco prima mi avessi davvero costretta a lasciarti ... mi avessi davvero fermata ... attaccandomi un piede nudo. Nessuno, e niente, l’avevano mai fatto prima. E tu l’hai rifatto ... ancora. Ho mollato la figure four ... non perche’ mi facevi pena ... perche’ ... Avevo ancora dieci volte le tue forze, non stavo perdendo i sensi, non stavo perdendo questa farsa di incontro ma ... ... ma il piede nudo mi faceva troppo male. Ed io ho ceduto di nuovo. Sono ferita. Come non mi aspettavo. Dove mi credevo invincibile, invulnerabile. Sono senza forze, senza le mie forze. Tu ... neanche se mi legassi, ma ... il piu’ massiccio dei tuoi amichetti ora ... potrebbe battermi. E devo pensare: mi batterebbe senza problemi ... perche’ sono scalza. Non riesco neanche a crederci. Una nullita’ qualunque, come te ... Tu oggi in fondo ... ... mi hai battuta.” E si gira per andarsene. Il piede ferito ancora nudo, si allontana in quella selva di sassi. Bagnata, alta, bionda. Vedo solo ora le sue forme, sotto al kimono bagnato. E' bellissima. Tutti, ammutoliti, la guardano con un’ammirazione sconfinata. Il mio fidanzato, che mi tiene fra le braccia, anche. Ora sono davvero sconfitta. Quella donna e’ una roccia, non le arrivo nemmeno alle caviglie. So solo tre lettere del suo nome, e ... che e’ infinitamente piu’ forte di me. Non lottero’ mai piu’.