AMORE, JUDO E DOMINAZIONE dodicesimo episodio di Davidmuscolo Dodicesimo episodio La serata prosegui' su quella falsariga. Man mano che trascorreva il tempo, la mia padrona era sempre piu' sicura di se stessa. Impossibile riconoscere in Miriam la donna con la quale avevo trascorso oltre vent'anni della mia vita. Non le assomigliava fisicamente, con quei capelli portati in maniera anomala che le donavano un'eta' sicuramente diversa e piu' bassa dei quasi quaranta che aveva, con quell'abito cosi' corto che la rendevano finalmente sensuale ma soprattutto era diversa dal punto di vista psicologico. Gli ordini le uscivano sempre piu' spontanei e altrettanto spontaneo era il mio comportamento. Quando le obbedivo, non mi chiedevo se fosse un gioco oppure no, non mi dicevo che era una situazione che avevo voluto io ma mi sembrava la cosa piu' normale di questo mondo. Ero riuscito a resettare tutti quegli anni vissuti insieme e per me era un vero miracolo. Avevano ragione Sara e Giovanni quando dicevano che avrei dovuto lavorare prima di tutto su me stesso, sentirmi proprio io un vero maschio sottomesso ma forse un po' di ragione l'avevo anch'io. Avevo sempre creduto che fosse il comportamento poco dominante di mia moglie ad impedirmi di esprimermi nel modo giusto ed a sentirmi completamente inferiore a lei ed ora che quel comportamento era diventato autoritario al punto giusto la mia sottomissione era totale. Mi veniva semmai da pensare se, quando fossimo ritornati a Roma e avessimo ripreso la vita normale, i nostri comportamenti sarebbero rimasti uguali o saremmo ritornati nella routine che ci aveva contraddistinto negli ultimi anni, ma quello lo avremmo scoperto solo vivendo, parafrasando Lucio Battisti. La serata era giunta quindi al termine? Eravamo ritornati nella villa ed il mio solo pensiero era poter fare l'amore con la mia padrona. La desideravo come non mai ma mi accorgevo anche che avrei voluto far l'amore per soddisfare lei. Si, era strano, era una sensazione nuova. Non perche' nel sesso io fossi un egoista ed era mia premura cercare anche il piacere di Miriam ma perche' improvvisamente mi rendevo conto di quanto fosse piu' importante per me la sua soddisfazione rispetto alla mia, quasi come se avessi timore che non soddisfacendola lei avrebbe avuto il diritto di andare con un altro e improvvisamente, mi resi conto di quanto quella possibilita' che sembrava essere remota fosse invece possibile. Il potere le avrebbe dato alla testa? E l'amore che aveva detto di nutrire ancora per me sarebbe bastato? Ma mi veniva di pensare che lei sarebbe stata molto piu' esigente nel sesso ed ecco perche' il mio primo desiderio sarebbe stato quello di poterla soddisfare. Io, pur con tutta la voglia che sentivo in quel momento, sarei passato in secondo piano. Tutti questi pensieri e molti altri mi frullavano in testa mentre tornavamo verso casa. Gia' molti altri. Mi tornava in mente il film dell'intera serata trascorsa e tutto, ma proprio tutto, era stato come io l'avevo sognato fin da bambino. Non potevo fare a meno di pensare anche a Sara, regista di quel film oltre ad esserne interprete, anche se aveva volutamente lasciato il ruolo da protagonista a mia moglie. Come dimenticare ad esempio, il momento al temine della cena quando, davanti al cameriere, aveva intimato al marito " Alzati e vai a pagare" Un concentrato di autorita' e dominazione. Mi ero alzato anch'io per pagare la nostra parte, credendo erroneamente di dividere esattamente il conto a meta' ma Sara aveva continuato "Tu mettiti a sedere. Ho ordinato di pagare a mio marito. Voi siete nostri ospiti" Io le avevo obbedito ma era stata Miriam ad obiettare " Ma no, non posso permetterlo" " Non manchera' occasione di ripagare, mia cara. Oggi offriamo noi" Il tono nei confronti di mia moglie era drasticamente cambiato ed era diventato molto piu' lieve, addirittura sussurrato ma esprimeva comunque tutta l'autorevolezza che quella donna possedeva. Ed ora eravamo ritornati nella loro villetta. Io e Giovanni aprimmo le porte per far scendere le nostra padrone e poi entrammo. Sara osservo' il marito " Giu' schiavo, a quattro zampe e fila in camera" Giovanni obbedi' alla sua padrona che, per tutta risposta, lo prese a calci nel sedere e poi si rivolse a mia moglie "A domani Miriam. Credo che ti raccontero' delle cose molto interessanti e mi aspetto che anche il tuo racconto lo sara' altrettanto. E' tutto chiaro?" " Chiarissimo Sara. Buonanotte e a domani" Anch'io salutai ossequiosamente quella splendida donna e altrettanto fece Giovanni nei confronti di mia moglie. Eravamo rimasti in due. Come ci si doveva comportare con una padrona? Per assurdo che possa sembrare, considerando che avevo quelle tendenze da trent'anni, ero impacciato. Stavo li' in piedi ma non sapevo cosa fare. Cercai di rompere il silenzio " E' stata una serata particolare, non e' vero padrona?" " Si, molto particolare e molto piacevole. Mi domando perche' fino a questo momento io abbia avuto tante remore" " Forse sono stati i consigli della signora Sara" " Consigli? Non e' che mi abbia dato particolari consigli e comunque erano tutte cose che tu mi avevi chiesto un milione di volte di fare e che io non riuscivo a tirare fuori. Sai, avevi ragione te su molte cose. L'abbigliamento, ad esempio. Mi sento veramente carina e questo mi ha molto aiutata nel corso della serata" " E' riduttivo che lei si definisca carina. E' semplicemente splendida" " Si, tu mi vedi splendida, lo so. Mi aveva avvertita Sara. Un uomo guarda la sua padrona in modo non obiettivo e la vede di una bellezza che nella realta' non esiste, ma non ho interesse ad entrare a fondo alla questione. Mi va benissimo come tu mi vedi, mi va benissimo quello sguardo che hai in questo istante. Ma vedi Davide, tu avevi ragione anche su altre cose. Sulle percosse, ad esempio. Per te sono imprescindibili. Per tanti anni mi sono ostinata a non volerti toccare per paura di farti male. Ma tu non sei uno al quale posso far solo leccare le mie scarpe o far massaggiare i miei piedi ed hai bisogno di altro. Sara e' stata categorica su questo ed io ho capito che avevate ragione. Se voglio essere la tua padrona devo, per forza di cose, essere violenta altrimenti non riuscirai mai ad essere il mio schiavo fino in fondo ed � giunto il momento di colmare questa lacuna" " Io sono pronto, padrona. Sono pronto ad essere il suo schiavo per il resto della mia vita" " Bene, perche' io mi sento pronta per essere la tua padrona. Ti ricordi qual'e' la nostra safe word" " Certo padrona. E' . Me la ricordo bene anche se non l'ho mai usata" " Stasera la userai, te lo posso garantire. In ginocchio" Avevo il cuore in tumulto. Mi inginocchiai e ricevetti anch'io un calcio al sedere e la mia padrona mi ordino' di dirigermi nella nostra camera camminando a quattro zampe. Anche questa non era una delle situazioni che avevo mai gradito e l'avevo sempre definita ridicola. Eppure, non obiettai e lo feci. Non riuscivo a definire se mi piacesse o meno ma sicuramente avevo gia' un'erezione. Non capivo se dipendeva dall'autorita' che stava dimostrando mia moglie o dal fatto stesso che stavo in ginocchio ma il risultato era che mi stavo eccitando alla grande. Entrai in quel modo nella camera e la mia padrona chiuse la porta e mi ordino' di alzarmi e di venire di fronte a lei. Quei tacchi a spillo la slanciavano nettamente al di sopra di me e questo aumento' la mia eccitazione " Sai, mi sono sempre chiesta come avrei mai potuto punirti se tu ti fossi sempre dimostrato obbediente. Abbiamo parlato molto io e Sara riguardo quest'argomento e pare che una risposta vera e propria non ci sia. Una padrona punisce il suo schiavo per quello che le pare. Potrei trovare un miliardo di scuse anche se in realta' non hai fatto nulla. Non e' cosi', Davide?" " Io le appartengo, padrona. Lei puo' tutto" " Esatto! Con te io posso tutto" Aveva terminato di parlare. Con gesti lenti ma sicuri si tolse il bell'abitino nero che mi aveva fatto sognare per tutta la serata, rimanendo con un perizoma di pizzo nero con il reggiseno abbinato. L'avevo vista diverse volte in quel modo. Era sempre stata piuttosto refrattaria ad indossare abiti sensuali, almeno fino a quel giorno, ma non lesinava di farsi trovare con un abbigliamento intimo particolare, per la gioia dei miei occhi. Di sicuro, io non sapevo cosa pensare di tutta quella situazione. Ma quel momento di totale abulia mentale duro' soltanto un attimo. La sua mano afferro' il mio braccio e come d'incanto volai per la stanza. Una semplice mossa di judo, semplice per una come lei ma estremamente efficace che mi fece atterrare alle sue spalle piuttosto dolorante. Si volto' nella mia direzione e per un istante la guardai in viso. I suoi occhi erano diversi. Era determinata, sicura e sapevo che stava per infliggermi una lezione. Glie l'avevo chiesto tante volte di dimostrarmi la sua bravura e quel momento era arrivato. Mi rialzai e le sue mani cercarono di nuovo un appiglio su di me ma io cercai di non darglielo. Non volevo essere passivo. Il mio istinto mi diceva che dovevo provare a difendermi. Io dovevo sentire la sua superiorita'? Ebbene, quella era l'occasione giusta. Cercai quindi di difendermi ma lei in qualche modo mi blocco' con un'anca e poi sentii il suo braccio afferrarmi per il collo. Non conoscevo il judo. Avevo visto centinaia di suoi combattimenti ma personalmente non ero mai salito su un tatami e non seppi come era riuscita a farlo. Fatto sta che rotolammo per terra con la mia testa ancora saldamente nel suo braccio. Un altro secondo ed il mio braccio sinistro era anch'esso in suo possesso ed un ginocchio mi premeva contro le costole. Ero completamente bloccato. Dio, che sensazione. Mia moglie aveva preso completamente il dominio del mio corpo e psicologicamente era per me il massimo. L'ammiravo e ne ero orgoglioso ma dopo alcuni secondi iniziai a fare i conti col dolore. Miriam continuava a far forza sulle due prese e col ginocchio. Non faceva una gran fatica e mi guardo' negli occhi " Hai visto, Davide? Sono forte. Sono molto piu' forte di te. Capisci perche' per tanto tempo avevo remore nel dimostrartelo?" " Si padrona, lo capisco. Ho sempre saputo che lei era brava e piu' forte di me ma avevo bisogno di sentirlo" sussurrai col poco fiato che mi era rimasto " Ed ora che te l'ho definitivamente dimostrato, sarai il mio schiavo?" " Si padrona, per sempre. Fino a che lei lo vorra'" " Sono quindi degna di essere la tua padrona?" " Nessun'altra donna potrebbe esserlo come lei" " Mi obbedirai sempre? Non farai piu' lo stronzo come hai fatto in tutti questi anni?" " No padrona" " E mi amerai sempre? Anche quando ti faro' molto male?" " Si padrona. Ogni istante di piu'. E piu' lei sara' autoritaria nei miei confronti e piu' io l'adorero'. Tutto quello che chiedo e' poterle obbedire, poterla servire come una dea. Perche' lei ha dimostrato di essere una dea ai miei occhi" Sorrise. Il suo bel sorriso reso ancora piu' bello dal suo nuovo look, ma poi strinse e spinse ancor di piu' ed il dolore era ormai insostenibile " Errore, mio caro. Sono realmente una dea e non solo ai tuoi occhi. Ogni donna puo' essere una divinita' per il proprio compagno ma io ho le qualita' per esserlo a prescindere. Quelle qualita' che tu volevi che io tirassi fuori" " Si padrona, e' cosi' ma adesso basta, la prego" " So che puoi resistere ancora, Davide. Mi deluderesti se ti arrendessi cosi' presto. E quindi? Cosa sono io?" " Lei e' una dea" dissi con il dolore che ormai mi pervadeva il corpo intero. Mi sarebbe bastato dire la parolina magica ma esitai ancora per assaporare due sensazioni magnifiche e sconvolgenti. La prima per bearmi della potenza di mia moglie e la seconda per sentirmi totalmente sottomesso a lei " Oh si, lo so. Ma non smettero' fino a che non sarai completamente domato" Altri lunghi secondi. Non volevo dire la mia safe word ma dovetti arrendermi " Super Miriam. Super Miriam" sussultai " La prego, padrona. Basta, per pieta'" Lei lascio' le sue prese e si rialzo' sistemandosi con la mano una ciocca ribelle mentre io rimasi dolorante a terra, imbambolato di fronte a tanta potenza. Avanzai gattoni verso di lei e mi gettai pieno di adorazione ai suoi piedi " Ora puoi alzarti" mi ordino'. Con fatica e ancora dolorante le obbedii ma rimasi con gli occhi bassi, quasi in soggezione. Lei invece alzo' con il suo dito indice il mio mento e prosegui' "Sono brava vero? Se fossi sempre stata determinata avrei vinto la medaglia d'oro alle Olimpiadi e ai mondiali" " Sono sempre stato sicuro che lei avrebbe potuto vincere tutto" " Beh, pazienza. Vorra' dire che vincero' la gara della mia vita. Anzi, l'ho gia' vinta. Ce l'ho fatta a diventare una moglie dominante ed e' una sensazione mille volte piu' potente di una vittoria nello sport" " Ne sono felice, padrona. Sono felice per me perche' ho finalmente quello che ho sempre desiderato ma sono felice soprattutto per lei" " Veramente sei felice? Conosci quello a cui stai andando incontro? Tu non vuoi una scenetta una volta alla settimana, tu vuoi una padrona quasi a tempo pieno ed io sono disposta ad accettare questa situazione ma sai che non sara' facile, vero?" " Lo so, padrona. Ma niente, nessuna fatica, nessuna perdita della liberta' puo' valere la gioia , l'emozione che mi sta pervadendo e tutte le migliaia di sensazioni che sto provando adesso. Grazie a lei, mia signora" " E sara' sempre piu' difficile e doloroso per te. Da domani iniziero' gli allenamenti con Sara nel karate. Mi ha detto che e' molto importante per me potermi muovere anche a distanza, magari con qualche bel calcio e questo il judo non me lo permette. E poi a Roma frequentero' un corso. Ce n'e' uno nella mia palestra con un maestro molto bravo. Diventero' un'arma letale" concluse sorridendo " Lo e' gia', mia signora" ammisi. Lei mi guardo' e sorrise nuovamente. La sua mano comincio' ad accarezzarmi il mio viso " Che schiavo sarai, Davide?" La guardai meravigliato. Cosa intendeva dire? " Non capisco, signora" le dissi infatti. Il suo sorriso aumento' " Molti schiavi non si ritengono all'altezza di fare sesso con la loro padrona e molte padrone non hanno nessuna intenzione di farlo con i loro schiavi: Tu ti ritieni uno di loro?" " Io no, padrona. Io vorrei ... Se lei vuole ... ." Sorrise. Lo fece dolcemente stavolta, quasi con tenerezza " Scemo. Lo so che e' da stamattina che hai voglia ed io ho voglia di te. Saro' una padrona che vuole fare l'amore e tu dovrai accontentarmi. Giusto?" Tirai un sospiro di sollievo " Ai suoi ordini, mia padrona" dissi semplicemente. Lei mise la sua mano sopra la mia testa obbligandomi ad abbassarmi ed io mi ritrovai con la mia bocca all'altezza del suo sesso. La sentivo fremere e questa era una sensazione meravigliosa. Avevo capito cosa voleva e ne fui entusiasta. Iniziai a baciarla, le afferrai i fianchi ma lei si volto', mettendomi in faccia il suo bel sedere. Il perizoma mi permetteva di baciarle il sedere senza nemmeno toglierglielo ed io seguitai a farlo per accendere il suo desiderio ancora maggiormente. Si volto' di nuovo e poi fece scivolare il suo intimo a terra ed iniziai a leccarle il clitoride fino a quando Miriam quasi mi inondo' dei suoi umori " Oh cazzo, quanto mi e' piaciuto" urlo'. Rimasi quasi inebetito. Non era da lei una simile esclamazione. Lei che anche sessualmente era quasi sempre stata col freno a mano tirato. Non certo inibita ed avrei potuto definirla misurata. Ed invece quella volta si era sfogata lanciando addirittura un grido e si vedeva che era, almeno per il momento, appagata. Attesi pazientemente in ginocchio che lei mi desse un ordine, ordine che arrivo' dopo circa un paio di minuti che Miriam trascorse nel tentativo di regolarizzare il suo respiro. Mi disse infatti di rialzarmi ma, appena lo feci, mi arrivo' un ceffone violentissimo " Questo e' perche' hai cominciato a baciarmi senza il mio ordine" Rimasi quasi inebetito. " Ma io credevo che fosse scontato, considerando la posizione in cui mi ha fatto mettere" balbettai ancora intontito dallo schiaffo " No, mio caro. Tu aspetti un mio ordine per qualunque cosa e fai quello che dico io e quando te lo dico io. Non e' cosi' che si comporta una padrona? Una padrona come quella che hai sempre voluto?" Abbassai gli occhi. Aveva ragione. Forse non era farina del suo sacco ed era stato un altro dei consigli di Sara ma era sacrosanto. Caddi ai suoi piedi " Mi perdoni, padrona. Anche se ho queste tendenze da sempre per me e' tutto nuovo ma vedra' che non succedera' piu' e mi atterro' solamente ai suoi ordini" " Si, ne sono sicura. Adesso vai a lavarti la faccia perche' non sono ancora sazia" Per un momento avevo temuto che mi avrebbe messo in punizione senza farmi fare sesso, sesso che desideravo come nemmeno da ragazzo, quando avevo il testosterone che girava a mille, mi succedeva. Mentre uscivo dalla camera per andare al bagno pero' capii che forse lo stava facendo anche per me. Oh, nella nuova situazione non lo avrebbe mai ammesso e mai mi sarei azzardato a chiederglielo, pero' avevo quasi la certezza che la mia padrona aveva il grande desiderio di fare l'amore col sottoscritto, non tanto per lei che aveva appena avuto un orgasmo veramente esplosivo, ma per me e forse per vedere nei miei occhi l'enorme desiderio che avevo per lei. Qualunque fosse il motivo, fu la notte d'amore piu' bella della mia vita e forse anche della vita di Miriam. Si, potevo definirla notte d'amore. Quel sentimento che nutrivo per lei, per mia moglie, si era tramutato in un solo giorno in qualcosa di assurdo, di inspiegabile. L'adoravo perche' sapevo che quello che stava facendo, sia pur piacendole, lo stava facendo per me, la desideravo perche la vedevo straordinariamente bella e perche' per tutta la serata avevo avuto pensieri erotici su di lei ma tutto era moltiplicato perche' lei era diventata finalmente la donna dei mie sogni. Ma quella che avevo appena definito la notte d'amore piu' bella della nostra vita altro non era che il preludio per altri momenti ugualmente meravigliosi e appaganti che avrei trascorso in seguito, a cominciare proprio dal giorno successivo. La seconda giornata nella villa era trascorsa in modo pacato, quasi a riprenderci dalle emozioni della sera precedente. Per tutta la mattina, dopo averle preparato la colazione, la mia padrona si era allenata con Sara in una sala adibita proprio a palestra personale ed in tal modo avevo avuto l'occasione di vedere la bravura della nostra ospite e mi resi conto che quella donna era veramente una campionessa nel karate. Di sicuro, mia moglie era piu' imponente e quasi sicuramente piu' forte fisicamente ma Sara era velocissima e forse addirittura piu' agile. Malgrado l'eta' fosse probabilmente superiore a quella di Miriam. Quel che era certo era che si trattava di due donne straordinarie, meritevoli del ruolo che io e Giovanni avevamo loro assegnato. Ma si era trattato solo di una rapida occhiata perche' mentre loro si allenavano, per noi schiavi c'erano da fare le faccende domestiche che in quella casa cosi' grande erano notevoli. Ci fu poi il pranzo e qualche lieve punizione corporale che le nostre padrone ci inflissero per lievi mancanze. Roba di poco, qualche tirata di orecchie, un calcio nel sedere che Miriam mi rifilo' per un motivo sciocco, ma che comunque contribuivano a tenere alta e desta la nostra attenzione e la nostra sottomissione. La cosa che mi colpi' psicologicamente fu pero' un'altra. In quella casa io mi sentivo finalmente quello che volevo essere. Ero felice come non lo ero mai stato nella mia vita. Felice di avere una padrona vera, di dover dipendere da lei per ogni cosa, impaurito ogni volta che lei posava uno sguardo su di me e soprattutto consapevole che quella meravigliosa creatura che era ormai diventata Miriam ai miei occhi, amava proprio me. E questo mi sembrava quasi un miracolo. Era proprio questa la cosa piu' assurda di tutta la faccenda, roba che nemmeno Freud in persona avrebbe potuto spiegarmi. Per tutta la mia vita accanto a Miriam, io l'avevo sempre vista come una donna del mio livello, una donna da rispettare come e' giusto che fosse, ma non certo una donna di livello eccezionale rispetto a me, malgrado sapessi con certezza che lei fosse piu' forte di me e malgrado i suoi numerosi successi sportivi. Cosa era accaduto quindi? Perche' allora io in quel momento la vedevo come una dea? Signor Freud, mi risponda per favore. Bah, non sono uno psicologo ed io sono sempre stato un tipo piuttosto complicato. Di sicuro c'era soltanto che il mio approccio nei suoi confronti era cambiato ed era finalmente sottomesso, completamente sottomesso, talmente sottomesso che mi domandavo come potesse lei, quella donna straordinaria, provare qualche sentimento nei confronti di un uomo mediocre come me. Si, improvvisamente mi sentivo di una mediocrita' assoluta e la cosa era molto strana considerando che, malgrado i miei istinti, la mia voglia di trovare in mia moglie una padrona, mi ero sempre sentito tutt'altro che una nullita' ed anzi, avevo sempre avuto addirittura sensazioni, forse non proprio di superiorita', ma sicuramente di sicurezza nei miei mezzi in quasi tutto cio' che facevo. E allora perche' improvvisamente avevo quelle strane sensazioni? No, forse nemmeno Freud potrebbe rispondermi. Forse nemmeno sapeva che esistevano uomini vogliosi di servire una donna, di accettare le percosse, di baciare loro i piedi in segno di sottomissione, di vederle bellissime quando erano forse soltanto carine e graziose e di pendere dalle loro bocche e di venerarle come se fossero dee. O forse pensava che fossero azioni che solo pochi disperati potevano compiere travolti dall'amore e dalla sensualita'? Chissa! Di sicuro io non ero un disperato e quella donna che ora vedevo come una dea l'avevo sposata diciotto anni prima e avrei potuta averla come e quando volevo. Oh, al diavolo tutti quei pensieri. Ero felice e soltanto questo contava e mi apprestavo a trascorrere quella che, ancora adesso, definisco la piu' straordinaria serata della mia vita. Il sentore che quella sera non sarebbe stata normale la ebbi quando, dopo un lungo conciliabolo tra mia moglie e Sara, le due donne entrarono nella stanza che i nostri ospiti ci avevano assegnato. Non avevo capito niente di cio' che le due donne si erano dette ma non era stato un discorso che Miriam aveva accettato con tranquillita'. L'avevo vista contrariata e quasi preoccupata per quello che Sara le stava dicendo anche se alla fine, scuotendo la testa, era entrata con la sua nuova amica nella stanza. Eppure, io avevo uno strano sentore. Sesto senso? Chiamatelo come credete ma ero convinto che mia moglie stava per fare un passo importante, forse decisivo, nella sua nuova veste di padrona, un passo che avrebbe reso me, il suo schiavo, suo marito sottomesso, definitivamente conscio del ruolo che avevo cercato per una vita. Dopo circa un quarto d'ora di spasmodica attesa, mi avvicinai alla porta chiusa. La curiosita' non e' solo donna. Volevo capire cosa stessero confabulando le due padrone ma lo sguardo severo di Giovanni mi fece desistere. Mi fece cenno di raggiungerlo e poi mi rimprovero' " No, Davide, non e' bello. Non e' bello origliare alla porta ma soprattutto non e' un'azione che deve compiere un uomo sottomesso" " Lo so, Giovanni" cercai di scusarmi "Era soltanto una semplice curiosita'" " La curiosita' uccide il gatto. Tu non devi sapere, non devi capire ma devi soltanto accettare tutto quello che la tua padrona decidera'. Il primo passo di un uomo nelle nostre condizioni e' avere la massima fiducia nella propria padrona e tutto il resto non ha interesse" Accennai di si con la testa. Come al solito, aveva ragione lui. Giovanni era un uomo con istinti sottomessi ancora piu' sviluppati dei miei. E' vero, con una donna come Sara era facile sentirsi un sottomesso, mentre io avevo invece dei bisogni imprescindibili. Ad ogni modo, accettai il suo rimprovero e ripresi a fare quello che stavo facendo ma poi, dopo circa una decina di minuti, la porta si apri' e mi resi conto che il mio sesto senso non mi aveva tradito. Prima usci' Sara, sorridendo sotto i baffi e poi lei: la mia padrona. Come descrivere tutte le sensazioni che ebbi in quel momento? Tutti quegli anni a sognare, a fantasticare, un lungo periodo della mia vita a cercare su internet donne avvolte nel latex che mi eccitavano in un modo che nemmeno la donna piu' bella e sensuale del mondo avrebbe potuto fare ed ora quella visione mi si materializzo' dinanzi agli occhi. La mia Miriam, la dolce ragazza innamorata, la donna semplice anche se mai banale, non esisteva piu'. Quella che avevo di fronte a me era una donna che definire il massimo della sensualita', almeno per i miei parametri, non rendeva bene l'idea. Quante volte me l'ero sognata vestita in quel modo? Il pantalone di lattice sembrava le fosse stato cucito addosso e lo aveva infilato dentro un paio di stivali di pelle nera altissimi. Glie li avevo comprati ben dieci anni prima ma la moda non cambia in queste situazioni ed erano estremamente attuali, oltre che nuovissimi e mai indossati. La camicia nera che aveva indosso non era invece uno degli oggetti che le avevo comprato e forse era un prestito di Sara. Forse si trattava di un body perche era infilata dentro al pantalone ma non faceva una grinza e poteva essere indossata solo da una donna che non ha un filo di pancia, proprio come Miriam. E quella camicia le faceva il seno ancora piu' abbondante, aiutata probabilmente da un reggiseno particolare. Il giubbetto di pelle era invece uno degli acquisti del giorno precedente, stretto e corto. Per concludere, dei mezzi guanti di pelle, un accessorio al quale non avevo mai pensato ma che non stonavano affatto. Il tutto era accompagnato da un trucco decisamente adeguato, a cominciare dal rossetto rosso ed invitante. La guardai in viso e mi sorrise ma fu Sara a parlare " Credo che tu abbia una padrona bellissima, Davide" mi disse. Mi ero nel frattempo inginocchiato di fronte a loro e mai come quella volta essere posizionato in quel modo subordinato rendeva perfettamente l'idea di cio' che stavo vivendo " Io glie l'avevo sempre detto, signora Sara" riuscii a dire pur con l'emozione intensa che stavo vivendo " Si, e' vero, l'avevi sempre detto. Ora credo che lei sia perfetta, non credi?" " Assolutamente perfetta" ribadii. Sara mi diede una carezza e poi si dileguo' lasciandoci soli. Il mio respiro si era fatto intanto affannoso, con un leggero tremore di fronte a quella splendida creatura ed avevo un'erezione notevole. Deglutivo nervosamente. Avrei voluto toccarla, baciarla, sentivo il desiderio sessuale farsi sempre piu' irresistibile, desiderio che aumento' quando la mia padrona mi fece cenno di alzarmi e di andare di fronte a lei. Un metro e settantacinque di altezza supportati da tacchi di una quindicina di centimetri ed io, ancora una volta, molto piu' delle altre volte, mi sentii infinitamente inferiore. Il suo sorriso intanto, non si spegneva affatto. Rimaneva in silenzio continuando ad osservarmi, quasi a bearsi del mio sguardo. Cosa emanava quello sguardo che avevo? Oh chissa' se riusciva a far uscire tutte le mie sensazioni che erano totale sottomissione ed inferiorita' e desiderio sessuale spasmodico. E lei cosa pensava? Si sentiva una dea inarrivabile come io la vedevo o una semplice moglie disposta a tutto pur di accontentare il suo adorato marito e felice di essere riuscita finalmente nell'intento? Oh, cosa importa, amici miei. Quello che conta era il risultato. Non era importante se fosse finzione o fosse verita' ma lei mi prese per il mento alzandolo e contemporaneamente si abbasso' quel tanto per potermi parlare faccia a faccia " Stasera usciamo e andiamo di nuovo a cena. Sembrero' una puttana, una escort a pagamento e tutti mi guarderanno, lo sai?" " Si, lo so" riuscii a dire " E la cosa ti imbarazza?" " Si, molto" " Ma ti eccita anche" " Si, padrona" " Lo immaginavo. Ma lo sai qual'e' la cosa strana? Che eccita anche me. E' il mio lato oscuro che prende il sopravvento" Si mise seduta su una delle sedie che si trovavano intorno al tavolino e prosegui' a parlare "E tu pensi di essere all'altezza di uscire con me?" " Io non capisco, padrona" " No? Strano. Per anni hai cercato di farmi capire che dovevo fingere di farti sentire inferiore a me anche sotto questo aspetto. Il mio problema era che io non mi sono mai sentita superiore a te. Ma adesso ... Adesso mi sento diversa. Ti ripeto la domanda. Pensi di essere all'altezza di uscire con una come me? Guardami, Davide. Guardami e rispondimi" Non c'era bisogno di guardarla in quanto gia' sapevo la risposta ma indugiai sulla sua figura per ammirarla ulteriormente, quasi a stamparmela nella mente " Io ... .No, padrona. Non sono alla sua altezza. Nessun uomo potrebbe esserlo" " Beh, su questo ho dei dubb. Forse tu non sei idoneo ad una come me ma qualcuno che lo sia posso trovarlo di sicuro" Rabbrividii. Avevo tirato troppo la corda? Era diventata troppo dominante da sentirsi cosi' superiore a me? Oppure era finzione, era uno dei tanti suggerimenti di Sara? Non potevo rischiare. Mi gettai tremante ai suoi piedi quasi piangendo " Io ho bisogno di lei, mia signora. La prego, la scongiuro, mi dia l'onore di continuare a restare al suo fianco. Non se ne pentira'. Io saro' lo schiavo perfetto, il marito perfetto. Io ... Io non posso pensare ad una mia vita senza di lei al mio fianco, senza i suoi ordini" La mia padrona si alzo'. Vidi la sua gamba alzarsi e chiusi gli occhi per la paura ma il suo piede armato di quel tacco a spillo si poso' dapprima lievemente sul mio viso per poi spingere sempre di piu' " No, schiavo. Hai fatto il primo errore della serata. Non saro' mai piu' accanto a te ma saro' sopra di te, davanti a te. Ficcatelo bene in testa. E per quanto riguarda il fatto se tu sia idoneo o meno a rimanere con me, vedremo. Per questa sera ti daro' l'onore di uscire con me ma poi valutero' giorno dopo giorno. Ora vai a cambiarti. Mettiti il completo nero con la cravatta grigia. Forse vestito in quel modo potrai essere piu' decente e meritarti la mia compagnia. Stasera credo che sara' una serata interminabile per noi due e soprattutto per te" Fine dodicesimo episodio Per commentare questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it