AMORE, JUDO E DOMINAZIONE Settimo episodio di Davidmuscolo Settimo episodio L'attesa, quella lunga attesa non fu pero' ripagata completamente. Tutti quegli anni trascorsi ad immaginarmi situazioni di straordinaria dominazione naufragarono quasi del tutto. Ero rimasto in casa tutto il pomeriggio per preparare degnamente quell'avvenimento e Miriam era tornata verso le 19, dopo essere andata dal parrucchiere. Appena aprii la porta il mio cuore si mise a fare sobbalzi. Io mi avvicinai per darle il solito bacetto e lei si scanso' " Hai preparato la cena alla tua padrona?" esordi' col giusto tono ed io rimasi estasiato ma subito dopo la delusione si impadroni' di me quando mi richiamo' in camera da letto, dove le avevo messo in bella mostra tutti gli indumenti fetish "Senti, tesoro, io non me la sento di indossare sta roba. Mi sentirei una prostituta. Non si puo' farne a meno?" Masticai amaro ma dovetti acconsentire. Cos'altro avrei potuto fare? Ma in fondo, una padrona sarebbe potuta essere tale anche senza l'abbigliamento fetish. Il problema fu che tutto il resto non ando' come io avevo pensato. Se l'esordio era stato ottimo, gli altri ordini sembravano falsi ma soprattutto non mi mise mai le mani addosso, quando io mi ero raccomandato espressamente di far valere la sua bravura come atleta. Io invece, feci tutto quello che uno schiavo deve fare. Le preparai la cena, rifeci i piatti e pulii la cucina ma mi sarei aspettato che lei trovasse una scusa per darmi almeno una sberla. Niente. Arrivo' poi il momento del sesso e dapprima, almeno per cio' che concerne i preparativi, fu abbastanza dominante. Mi ordino' di farla godere e questo basto' per scatenare in me reazioni erotiche spropositate, ma al momento del sesso vero e proprio non fece nulla e torno' ad essere la Miriam passiva che conoscevo. Tutto sommato fu una serata gradevole, anche se definirla dominante e' un eufemismo. Fui soprattutto io a non sentirmi mai completamente sottomesso a lei. Non lo fui sul piano erotico ne' tanto piu' lo fui sul piano della sottomissione vera e propria. Posso dire che avevamo giocato ma era stato un gioco lieve, appena accennato. Comunque, non le dissi nulla e dopo aver fatto l'amore, mi godetti mia moglie tornata ad essere la donna dolce che io avevo conosciuto. Per alcuni mesi non cambio' nulla. Sistematicamente, una o due volte al mese, inscenavamo quello spettacolino, ad essere sinceri molto misero. Sembrava che l'unica cosa di cui fosse pienamente soddisfatta fosse il fatto che toccasse a me pulire la cucina. Pero' il sesso non era male e aveva una valenza superiore rispetto a quello che facevamo in passato ma, per il resto, poca roba. Mosse di judo niente, schiaffi niente, punizioni nemmeno l'ombra. Insomma, tutto potevo definirmi tranne che un marito sottomesso. Mi dicevo che si era agli inizi e che lei doveva imparare. Doveva imparare soprattutto a dare gli ordini nel modo giusto. A parte che questi ordini erano alquanto scarsi e, ripeto, vertevano quasi esclusivamente sul pulire la cucina, aleggiava in tutto quello che facevamo una sorta di finzione. Tornata a casa, Miriam si metteva sulla poltrona, accendeva il suo portatile mentre io preparavo la cena e durante tutto quel tempo non avevamo quasi contatti. Dopo la cena, mentre io pulivo la cucina, lei si rimetteva sul computer e, solo quando io avevo terminato, ci scambiavamo alcune frasi che, nelle idee di mia moglie, sarebbero dovute essere dominanti. Frasi del tipo "Chi e' la tua padrona?" ed io "Tu, padrona" "Chi comanda?" ed io "Tu padrona" e poi la goccia che faceva traboccare il vaso "Fammi un massaggio ai piedi". Oh si, odiavo quel massaggino ai piedi. Non ero e non sono mai stato un feticista dei piedi ed a Miriam farsi massaggiare i piedi era invece sempre piaciuto. Non certo come atto dominante ma solo per rilassamento personale ed aveva individuato in questa situazione, del resto abbastanza classica nei rapporti femdom, come fonte di soddisfazione propria, forse credendo anche di soddisfare le mie brame. Ora non crediate che io non lo facessi. Lo facevo, eccome, ma questo non mi procurava niente. Per me, per il mio modo di vedere il femdom strettamente personale, baciare o toccare un piede femminile, cosa che per molti sarebbe stato il massimo dell'eccitazione, era insignificante ed erano altri i gesti che mi avrebbero eccitato e la sua forza fisica era naturalmente al primo posto. Lo facevo perche' un ordine impartitomi dalla mia padrona, sia pure una padrona a mezzo servizio come mia moglie, era sacro. Ma lo avrei fatto ben piu' volentieri se ci fossi stato costretto con la forza. Ecco, tutto ruotava intorno a questo. Se mia moglie non faceva uso della sua forza, io non riuscivo a sentirmi sottomesso ed a obbedirle. Era piu' forte di me. Mi sforzavo, facevo quel poco che lei mi diceva di fare ma non riuscivo a provare quelle sensazione che tanto avevo desiderato. A dir la verita', un paio di volte avevo provato a disobbedirle sul tema del massaggino ai piedi e su altre cose cercando la sua reazione ma i miei sforzi furono praticamente vani e non arrivai a nulla di concreto. Ogni volta che accadeva una cosa del genere, Miriam mi guardava inebetita non riuscendo a comprendere come mai io le disobbedissi quando le avevo detto che io mio piu' grande desiderio era quello di fare tutto cio' che lei voleva, sbuffava ma non faceva praticamente nulla per ristabilire quello che sarebbe dovuto essere il suo potere, senza capire il mio bisogno di percepire la sua forza e la sua autorit� . Fu all'inizio dell'autunno seguente, quasi un anno dopo che eravamo tornati insieme, che trovai il coraggio di dirle che, pur apprezzando quello che faceva per me e ringraziandola di questo, quello che stavamo facendo mi piaceva poco. Come mi ero immaginato, non capi'. Forse il mio modo di essere sottomesso, cosi' particolare e complesso, non l'aiutava. Quando io le spiegai, ad esempio, che non apprezzavo di farle il massaggio ai piedi, lei rispose candidamente " Ma scusa, perche' non ti piace? Mi hai chiesto di essere la tua padrona e una padrona fa quello che vuole. Se io voglio che tu mi faccia un massaggio ai piedi tu me lo devi fare. O no?" Cercai di spiegarle che non era proprio cosi' e che si, avrei fatto qualunque cosa lei mi avesse ordinato, compreso il famigerato massaggino ma che per il mio particolare modo di essere un uomo con istinti sottomessi, io avrei dovuto essere costretto con la forza e che fino a quel momento, io non avevo mai sentito sulla mia pelle la sua potenza e la sua bravura e che per me le sue dimostrazioni di efficienza fisica erano necessarie. Si scherni', ovviamente. Mi disse che aveva paura di farmi male e che nel judo, se uno cade male per la sua inesperienza, sono facili le slogature e che un conto e' cadere su un tatami, un altro e' farlo nel corridoio di casa, con il rischio anche di rompersi l'osso del collo. Ribattei che quello era il primo passo e lei con la sua esperienza e bravura di atleta a livello internazionale, avrebbe saputo come gestire la cosa. Aggiungiamo poi il fatto che non ero mingherlino ed ero abbastanza atletico e l'ipotesi di rompermi qualcosa la reputavo remota. Ma mi soffermai anche sul suo modo di dare ordini che era quello che mi soddisfaceva ancora meno e le feci di nuovo un bell'elenco di cio' che desiderassi. Le chiesi una presenza assidua in quei frangenti e quindi di lasciar stare il suo portatile, le dissi che avrebbe potuto ordinarmi qualsiasi cosa, anche di accendere una sigaretta e che avrei trovato estremamente eccitante se mi avesse anche obbligato ad inginocchiarmi col posacenere in mano. Le chiesi anche di punirmi, ogni tanto. Poteva punirmi in mille modi. Poteva obbligarmi a non vedere le partite in televisione, tranne appunto quella della mia squadra del cuore, poteva non farmi uscire il lunedi' sera per andare a giocare a calcetto oppure impedirmi di farlo il giovedi' pomeriggio quando mi vedevo con il mio amico del cuore, a volte per andare al cinema a vedere quei film che alle nostri mogli non piacevano oppure semplicemente per bere una birra, poteva impedirmi di stare sul computer, di non farmi vedere la formula uno, poteva rinchiudermi nel bagno, farmi mangiare sotto il tavolo e soprattutto doveva esigere che io le chiedessi il permesso di fare qualsiasi cosa. Ma sopra ogni altra cosa, avrebbe dovuto giocare con la fantasia. Un conto sarebbe stato ripetere a pappagallo cio' che io le chiedevo, un altro e molto piu' eccitante sarebbe stato improvvisare, farmi avere l'adrenalina dell'imprevisto, tornare a casa e trovare mia moglie, la mia padrona, in una situazione che non mi portava a conoscere in anticipo quello che sarebbe accaduto. E, dulcis in fundo, doveva rendermi pauroso nei suoi confronti. Cercai di spiegarle per l ennesima volta che non ero un masochista amante del dolore e che, anzi, non era mia intenzione sentir dolore, per strano che potesse essere. Facciamo un esempio. Se io disobbedisco a mia moglie e lei per punizione mi picchia, con una mossa mi scaraventa a terra e poi, grazie alla sua abilita', mi fa una leva, uno strangolamento, una torsione, tutte cose che rientravano ampiamente nelle sue possibilita', il tutto fino a farmi chiedere pieta' e perdono nei suoi confronti e termina condendo il tutto con due sonori schiaffi, io la prossima volta mi guardo bene dal disobbedirle ed anzi, mi attengo ai suoi ordini con quel pizzico di timore per la dura lezione avuta la volta scorsa. Ecco, le spiegai che io volevo sentire quel timore, quella paura nei suoi confronti e che, anche se era tutta una finzione, era necessario svolgere tutto come se fosse la realta'. E poi c'era un'altra cosa, un'altra sensazione che avevo scoperto relativamente da poco ed era piuttosto complicata da spiegarle senza essere fraintesi. Avrei voluto che lei mi umiliasse, che mi facesse sentire piccolo al suo confronto. Come? Oh, in tutti i modi possibili. Con la sua forza fisica in primis e quello era scontato, ma anche con la sua bellezza, facendola risaltare nei miei confronti, dicendomi che io non ero degno di stare al suo fianco ma che, malgrado tutto, mi teneva con lei perch� a modo suo mi voleva bene, oppure sgridandomi per un lavoro mal compiuto e facendomi sentire un idiota. Io la parte mia l'avrei fatta, adesso toccava a lei. Pensavo che dopo quell'ennesima chiacchierata, svoltasi tra l'altro in modo pacato, quasi a raccontarsi frammenti di vita privata, qualcosa sarebbe cambiato e gia' pregustavo gli sviluppi. Invece, rimasi un'altra volta deluso. I miglioramenti erano lentissimi e la sua fantasia sull'argomento praticamente nulla. Mi accontentavo, per carita'. In fondo, meglio di niente. Per� c'erano troppe cose che non mi andavano. Non accettavo, ad esempio il fatto che io dovessi essere un marito sottomesso soltanto per fare alcune faccende domestiche e per poco altro. E che ero? Una colf? Le sue mosse di judo rimanevano poi quasi sempre nelle intenzioni. Qualcuna me la fece, ad onor del vero, ma le prime furono drammaticamente comiche. Ma proprio quando sembrava che cominciasse a perfezionare le sue mosse e ad avere meno timore nel metterle in pratica, accadde cio' che, considerando le avvisaglie, pote' ritenersi inevitabile. Nel pieno della nostra scenetta, Miriam con la sua abilita' mi mando' con il culo per terra ed io gridai di dolore. Un po' mi fece male davvero ma molta era stata scena. Evidentemente la mia abilita' di attore era superiore a quella che io stesso pensassi in quanto lei interruppe tutto e si chino' su di me " Oh mio Dio, ti ho fatto male? Te l'avevo detto, testone che non sei altro. Non si puo' evitare una cosa del genere?" Mi rialzai in preda all'ira " Oh cazzo, no" urlai pieno d'ira "No, Miriam, cosi' no. Sei la mia padrona e non ti puoi preoccupare del tuo schiavo per cosi' poco. Non mi hai fatto niente. Ho soltanto il culo un po' indolenzito ma non e' nulla e poi abbiamo la nostra safe word. Porca puttana. Ma lo vuoi capire che avere un rapporto come quello che io ti chiedo implica anche certe cose" " Oh senti, io non ci riesco, cosa vuoi che ti dica. Mi piacerebbe ma non ce la faccio ad essere quella che tu vuoi. E' piu' forte di me. Non sono nata per essere una moglie dominante e se tu hai un raffreddore mi preoccupo, figuriamoci se ti faccio una mossa di judo. E' una colpa? E' una colpa amarti fino a questo punto?" La presi tra le braccia. Ormai quella sera era andata a puttane ma vederla in quelle condizioni, con le lacrime che le scendevano dagli occhi, mi fece venire una grande tenerezza ed una gran voglia di farci l'amore nella maniera piu' tradizionale possibile. Per un po' di tempo lasciammo stare. Per molto tempo, anzi. Alcune disgrazie avvenute nella mia famiglia d'origine fecero ovviamente passare in secondo piano ogni cosa tra cui ovviamente i miei desideri di sottomissione e sia io che Miriam riprendemmo ognuno il proprio ruolo naturale nel nostro rapporto di coppia. Trascorsero oltre tre anni, tre anni molto complicati appunto, ma che videro mia moglie sempre accanto a me, per consolarmi per cio' che mi era accaduto ma a volte anche per sgridarmi e per invogliarmi a riprendere la mia normale vita. E grazie al suo aiuto tornai ad essere quello di una volta, almeno nel lavoro e nei rapporti con le altre persone, mentre reputavo la mia voglia di sottomissione un discorso completamente chiuso. Fu invece durante un brutto pomeriggio autunnale, una di quelle domeniche pomeriggio dove il mio massimo desiderio sarebbe stato vedermi tutte le partite di calcio del nostro campionato, che riprendemmo quel discorso interrotto oltre tre anni prima. Avevamo accompagnato nostra figlia, ormai diventata una bella bambina di dieci anni, al cinema a vedere uno dei film di Harry Potter di cui lei era follemente innamorata, insieme ad un gruppo di sue amichette e non nego che avrei fatto loro volentieri compagnia. Mi piaceva il maghetto cosi' come adoravo anche i film tratti dai fumetti e, evidentemente, il mio lato bambino ogni tanto veniva prepotentemente fuori. Ad ogni modo, mia figlia rifiuto' sdegnosa la nostra compagnia, cosi' come del resto fecero le altre bambine e cosi' dovevamo far trascorrere quelle due ore e mezza senza avere la piu' pallida idea di cosa fare, anche perche' nel frattempo si scateno' un temporale epocale. Decidemmo di andarcene a casa, distante dal cinema poco piu' di un chilometro. L'intenzione primaria era quella di farci una passeggiata e prenderci un caffe' ma con quel tempaccio molto meglio il tepore accogliente della propria casa. Arrivammo a casa quasi col fiatone e ambedue zuppi e, appena entrato, mi sdraiai sulla mia poltrona preferita " Tirati su, Davide. Sei zuppo e mi rovini la poltrona. Vatti a cambiare e asciugati i capelli" " Si, un attimo" risposi ancora stanco per la corsa effettuata per limitare al minimo i danni del temporale. Mia moglie torno' indietro, mi guardo' storto e mi prese per un braccio " Ci vai subito, altrimenti ti prendi una bronchite. Fila a cambiarti" La guardai ammirato. Ma allora sapeva darli gli ordini? Era stata autoritaria, certo non come una padrona, non come nei miei sogni ma lo era stata. La guardai come se la vedessi per la prima volta. In tutto il tempo che avevamo provato a giocare sul tema della dominazione, i suoi ordini erano sempre stati forzati, visibilmente fasulli e quella era stata forse la cosa che piu' mi aveva smontato, forse ancor piu' della mancanza delle mosse di judo ed ora vedevo di fronte a me una donna che poteva e sapeva farsi valere e mettermi in riga. Mi alzai infatti, sorridendo tra me e eccitato di obbedirle. Si, mi eccitavo anche di queste piccole cose. Presi un asciugamano e mi asciugai i capelli e poi mi cambiai i pantaloni zuppi per quel temporale improvviso mentre in silenzio Miriam faceva la stessa cosa. Ci ritrovammo in cucina " Ti va una bella tazza di cioccolato caldo?" mi disse ed io annuii. Con quel tempo era l'ideale e, dopo aver preparato il bricco con il latte, mia moglie venne seduta a fianco a me " Ti manca vero?" " Cosa mi manca, amore?" ribattei " Ti manca una donna dominante. Involontariamente ti ho dato un ordine ed i tuoi occhi brillavano" La guardai sorridendo " Non mi manca una donna dominante. Mi manchi tu che diventi una moglie dominante. E' un po' diversa la cosa. Ma come ti ho promesso, posso farne anche a meno. Hai visto? So essere un perfetto marito stronzo che non fa un cavolo in casa ed aspetta che la propria moglie si alzi per andargli a prendere anche un bicchiere d'acqua" Si alzo' dalla sedia e venne a sedersi sulle mie ginocchia " Ho visto, sai. E tu ringrazia il cielo che per qualche misterioso motivo a me piace cosi' altrimenti saresti da prendere a schiaffi e non e' detto che non lo faccia, prima o poi" " Magari" Scoppiammo a ridere e mi bacio' dolcemente " Io ci ho provato, amore, ma hai sempre avuto da ridire. Lo so, la colpa e' mia e sono un'imbranata che non riesce ad accontentarti e mi da un fastidio una cosa del genere. Io lo vorrei, ti giuro. Mi piacerebbe vederti perennemente in ginocchio ai miei piedi e mi eccito solo al pensiero, ma poi, quando lo facciamo, mi sento una stupida, non so cosa dire, non so cosa fare e riesco a rovinare tutto. Io voglio essere la tua padrona. Per te e per me. Riproviamo. Ti prometto che ti faccio pentire di avermi voluta cosi' perche' ti voglio riempire di botte e poi costringerti a fare tutto quello che voglio. Non ti faro' vedere la partita, non ti faro' giocare al computer e nemmeno ti mandero' a calcetto. Ci stai?" Le presi il viso tra le mani e la baciai " Davvero faresti questo per me?" " Ci posso riprovare. Non mi viene spontaneo darti degli ordini e tantomeno prenderti a schiaffi, ma posso fingere" " Amore mio, non e' complicato. Devi far finta di essere un'attrice e interpretare una parte. Devi immedesimarti nel ruolo. Se davvero ti piacerebbe essere la mia padrona, io non chiedo altro che sottomettermi ai tuoi voleri. Gli inizi saranno complicati ma col tempo ci verra' spontaneo. Certo, non possiamo farlo una volta ogni morto di papa. La tua dominazione deve sempre aleggiare nell'aria, anche nei piccoli gesti" " In che senso? Non capisco" " Ti faccio un esempio. Se stiamo davanti alla bambina ed io mi lamento per la cena, naturalmente non � che ti metterai a prendermi a schiaffi ma, appena lei va a dormire e siamo da soli, tu devi diventare immediatamente la mia padrona e agire di conseguenza con gli schiaffi o con una punizione a tua scelta. Comprendi?" " Si, credo di si" " E questo vale anche se ci troviamo davanti agli amici e se io dovessi rivolgermi a te in maniera brusca. A lungo andare, e te l'ho detto un milione di volte, io ci pensero' bene prima di comportarmi di nuovo in quella maniera e questa sensazione mi fara' vedere dinanzi a me sempre la padrona prima che la moglie. E' essenziale questo. E' essenziale per non ricominciare ogni volta da capo come se fosse la prima volta, con tutti i problemi che la prima volta comporta" Miriam mi tocco' i capelli. Era intelligente, cazzo, perche' non capiva? " Ok, ma tu non rompere ogni volta che faccio o dico qualcosa che non va. Dammi tempo e imparero'. Diventero' una perfetta moglie dominante" " Mosse di judo comprese. A quelle non rinuncio. Devi farmi male, senza avere paura. Ed io reagiro', non mi faro' mettere sotto facilmente. So che sei molto piu' forte di me ma devi dimostrarlo, soprattutto all'inizio. Devo essere educato ad essere un marito sottomesso e la tua bravura nel judo e' basilare per la mia mentalita'. Quando mi avrai dato diverse belle lezioni, ti bastera' un solo sguardo per tremare e farmi fare quello che vuoi ma la mia sottomissione devi meritartela. Sono fatto cosi' amore mio, sono strano" " Tu strano? Ma no!" ironizzo mia moglie per poi abbracciarmi teneramente "Strano o no, io ti amo e diventero' quella che tu vuoi e se per accontentarti dovro' far tutto questo, io lo faro'. E' una promessa" La sua bocca si poso' sulla mia ed io sentii una gioia immensa nel cuore. Stavolta sarebbe andata alla grande, me lo sentivo. Ero sicuro che stavo per avere la mia donna dominante. Fine settimo episodio Per commentare questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it