AMORE, JUDO E DOMINAZIONE Sesto episodio di Davidmuscolo Sesto episodio Non fu facile per me riprendere la vita di tutti i giorni. Per di piu', dovetti anche sorbirmi la filippica dei miei genitori che mi avevano praticamente incolpato della separazione senza nemmeno sapere come si fossero svolti i fatti. Ed in piu' ci si misero anche i miei amici che, ovviamente, vennero a conoscenza della nostra cosiddetta pausa di riflessione. Fu uno di loro a farmi uscire dai gangheri anche se non per colpa sua. Accadde un paio di settimane dopo quel terribile giorno. Nel frattempo, mi ero sentito telefonicamente con Miriam per avere il diritto di vedere mia figlia, diritto che mi fu concesso molto quietamente. Non fu facile pero' rivedere la bambina sottostando a quelle che erano state le direttive di Miriam, ovvero dirle che il suo papa' non poteva stare con lei per via del lavoro. Debbo dire che la bambina capto' qualcosa, ma poi parve accettare quella situazione anche perche' io mi dimostrai sempre molto presente. Ma torniamo al mio amico. Lui era Massimo, uno dei miei amici storici, uno col quale avevo diviso tutto e che mi invito' a cena per parlare. Era ovvio che voleva capire se fosse possibile una riconciliazione anche perche' la sua compagna Marina era diventata una delle amiche piu' care di Miriam. Non so se avevano sentito anche lei prima di invitarmi e per tutta la serata cercarono di capire come e perche' io e Miriam, che sembravamo innamoratissimi, fossimo giunti a tale conclusione. Mi arrampicai sugli specchi, mi inventai incomprensioni inesistenti tra me e lei per l'impossibilita' di dire la verita' e alla fine, quando Marina si alzo' per andare in cucina a preparare il caffe', Massimo mi prese per un braccio, mi porto' in un angolo e mi disse " Dimmi la verita', ti ha per caso messo le mani addosso?" Per un attimo faticai a capire quelle parole poi scoppiai in una risata nervosa e Massimo prosegui' "Che cazzo ti ridi, Davide? Non stiamo parlando di una donna normale. Tua moglie e' stata una campionessa di judo e ci metterebbe ben poco a mandarti col culo a terra. O no?" Gli spiegai serenamente che non era quello il motivo ma avrei voluto urlargli che no, non mi aveva picchiato. No, cazzo. Magari l'avesse fatto. Magari mi avesse fatto provare quell'ebbrezza ma non l'aveva mai fatto. No, Miriam era dolce, Miriam era contro ogni tipo di violenza e per lei il judo era solo uno sport. No, nessuno poteva aiutarmi e me ne andai dalla casa dei miei amici con la coda in mezzo alle gambe. Trascorse un altro mese, all'incirca e si era ormai all'inizio dell'estate quando ricevetti da Miriam una telefonata. Doveva parlarmi ed io accorsi da lei con la speranza che finalmente avesse riveduto le sue idee o che almeno avesse considerato che la mia proposta di farla diventare dominante non era cosi' grave da mettere in discussione addirittura un matrimonio. L'appuntamento era a casa sua, quella che solo poco tempo prima era la nostra casa e corsi come un disperato per arrivare in tempo a quel colloquio. Sicuramente, si trattava di un argomento importante, considerando il tono col quale lei aveva voluto quell appuntamento ma, appena Miriam mi venne ad aprire, capii dalla sua faccia che non si trattava di notizie positive. Pero' era perlomeno piu' disponibile. Mi fece accomodare e mi preparo' addirittura un caffe' " Senti Davide, io avrei voluto evitare di farti questo discorso, ma non posso farlo" Eravamo arrivati dunque al capolinea? Guardai Miriam. Era nervosa anche lei " E' inutile che tu ti faccia scrupoli" risposi "Dimmi pure quello che hai da dirmi" " Bene! Sai, io ho provato ad andare avanti con i miei soldi, senza doverti chiedere niente, ma non ce la faccio e non mi va di chiederli ai miei anche perche' loro non se la passano un granche' bene. La bambina ha bisogno di tante cose e i soldi che ricevo per le supplenze sono cosi' pochi che ... ... ." Oh mio Dio, era solo una questione di soldi. Le afferrai le mani " Ma si, certo. Dimmi di quanto hai bisogno" le dissi sospirando. Lei ritrasse le sue mani facendomi trovare con un pugno di mosche ma mi sembro' di vederle un lieve sorriso. Mi disse la cifra di cui aveva bisogno mensilmente ed io la trovai veramente ridicola e inadeguata ai fabbisogni suoi e di mia figlia. Non si era mai interessata troppo ai soldi, era stata sempre una ragazza attenta nello spendere e i suoi desideri erano sempre stati minimi. La guardai e sorrisi " No, quella cifra no" " Come no? Io ho bisogno di quei soldi. Ne ha bisogno la bambina ... ." " E' inutile che insisti. Quella cifra no. Facciamo il doppio e non se ne parla piu'" " Co ... Come il doppio? Ma a me non servono" " E a me non interessa se ti servono o no. Quella e' la cifra che secondo me serve per non far mancare niente a mia figlia e a te, almeno fino a che rimarrai mia moglie" Miriam si alzo' di scatto dalla sedia, con la scusa di andarsi a prendere una sigaretta ma io sapevo che stava per piangere. Mi alzai anch'io. Era quello il momento adatto per riappacificarsi, ma quando riapparve nel salone, inspiegabilmente mi bloccai. Inconsciamente, le davo la colpa per quella separazione e quel pizzico di orgoglio, quel maledetto orgoglio mi impedi' di compiere il primo passo. Rimasi come un ebete a fissarla, attendendo chissa' cosa, pur sapendo perfettamente che difficilmente avrei potuto trovare un momento piu' idoneo di quello. Eppure, non feci nulla e la guardai mentre fumava nervosamente e contemporaneamente si metteva le dita in bocca. Avevo perso l'occasione. Le nostre vite proseguirono parallele ed i nostri incontri furono ridotti al lumicino e solo per nostra figlia. Passo' l'estate che mi vide miseramente a Roma, in una Roma assolata e deserta e arrivo' l'autunno. Mia figlia iniziava la prima elementare e con grande emozione l'accompagnammo entrambi al primo giorno di scuola ma i nostri dialoghi furono praticamente nulli e verterono esclusivamente sulla bambina. Avevo saputo da amici comuni e anche un po' da mia figlia che Miriam continuava ad andare in palestra ad allenarsi e ad allenare mentre io cominciai a guardarmi intorno alla ricerca di una nuova compagna. Ebbi anche un paio di occasione con giovani donne carine e disponibili ma non ebbi il coraggio di andare a fondo. Il sesso mi mancava ed i mesi di astinenza cominciavano ad essere tanti ma se mi capitava di conoscere una donna iniziavo a fare paragoni con Miriam e quella poveretta ne usciva miseramente sconfitta. Non perch� mia moglie fosse una strafica da panico, benche' i miei occhi continuavano a vederla un gradino superiore a tutte le altre, ma per tutto il resto. Non mi piacevano i loro comportamenti, certi discorsi, il loro modo di approcciarsi e poi ... ... Io ero piu' forte fisicamente di loro e non potevo assolutamente pensare di convivere con una donna normale. Si, la mia malattia era sempre quella. Con Miriam almeno, malgrado non fosse dominante, potevo sognare, potevo dire a me stesso che se lei avesse voluto avrebbe potuto sopraffarmi e questo mi era bastato per anni. Ma ormai mi rendevo conto che con Miriam un riavvicinamento era da considerare alquanto improbabile. I giorni continuavano a trascorrere tutti uguali tra lavoro, partita di calcetto con gli amici una volta a settimana e il mesto ritorno a casa dei miei genitori dove mi ero nel frattempo stabilito e qualche misera uscita serale con i miei vecchi amici, utile almeno per farmi raccontare i fatti di Miriam che era rimasta in contatto con le loro compagne e sapere che anche lei non aveva alcuna storia mi tirava almeno un po' su il morale. Ma poi arrivo' l'inizio di novembre e quindi il compleanno di nostra figlia, una settimana prima che anche io festeggiassi questo anniversario. Sei anni, un compleanno importante e, per festeggiarlo come si deve, decisi di organizzarle una bellissima festa, naturalmente con l'approvazione di mia moglie. Feci incetta di palloncini colorati, di cotillons, una mega torta, tanti giochi per tutti i bambini presenti e addirittura un gruppo di intrattenitori che fecero morire dal ridere i bambini presenti. Il nostro salone, dal quale avevo preventivamente eliminato la maggior parte dei mobili, divenne il teatrino in onore della bambina, per la sua e la nostra gioia. Alla fine di quel meraviglioso pomeriggio e dopo che tutti gli ospiti erano andati via, iniziai ad aiutare Miriam a rimettere tutte le cose a posto " Non ce n'e' bisogno, Davide. Domani non lavoro e posso fare tutto io" obietto' comunque mia moglie " Certo che ce n'e' bisogno, invece. Guarda quei piccoli delinquenti come ci hanno ridotto il salone ... .Cioe', volevo dire come TI hanno ridotto" " D'accordo allora. Cerchiamo di rimettere ogni cosa al suo posto" rispose con un lieve sorriso. Dopo un quarto d'ora la casa sembrava aver ripreso le sembianze di prima e decisi che era giunto il momento di andarmene. Mi affacciai nella camera della bimba, ancora affaccendata nello scartare tutti i regali, mi chinai e la baciai teneramente " Adesso papa' deve andare. Mi raccomando, ora vai a dormire e domani pomeriggio, dopo la scuola, giocherai con tutti i tuoi regalini" Mia figlia mi guardo' e notai il suo sorriso scomparire per far posto ad un velo di tristezza " Neanche stasera dormi qui'? " " Non posso, tesoro. Lo sai che papa' deve fare un sacco di cose la sera" Mi abbraccio stampandomi un paio di baci " Pero' rimani fino a quando non mi addormento? " Mi voltai osservando Miriam che era rimasta sulla porta cercandone l'approvazione e quando l'ebbi, sotto forma di un impercettibile assenso, sorrisi a mia figlia " Ma certo, amore mio. Adesso togliamo tutti i giocattoli dal letto e poi papa' si mette al letto insieme alla sua principessa" " Evviva!" esulto' facendo un paio di salti e gettandosi sul letto. Con infinito amore la spogliai, le misi il pigiamino e le rimboccai le coperte, sdraiandomi poi vicino a lei. Mi abbraccio', mise la sua testolina sopra il mio petto e dopo pochi secondi Morfeo l'accolse tra le sue calde braccia. Tutta sua madre. Mi alzai dal letto e le baciai la fronte, dopodiche' uscii dalla sua stanza con tutta la tristezza che un uomo, un padre, puo' avere in quelle condizioni. Miriam era ancora sulla porta e la oltrepassai in silenzio. Lei mi raggiunse " Sei un ottimo padre" " Avrei voluto essere anche un ottimo marito" " Tu lo sei stato, Davide" " Non abbastanza, evidentemente" le risposi acido. Vidi mia moglie abbassare la testa, chiudere la porta della camera della bambina e poi guardarmi negli occhi " Tu non hai capito, Davide. Tu continui a non capire" " Ma cosa diavolo dovrei capire? La mia confessione ti ha frastornata e ti sei sentita delusa da me. Tutto qui'. Soltanto che io non ritenevo quella confessione cosi' grave da poter innescare tutta questa serie di conseguenze. Addirittura la separazione ... .Ma ti rendi conto Miriam? Ti rendi conto che hai fatto finire il nostro amore per una sciocchezza del genere? Sarebbe bastato che tu mi avessi detto che non te la sentivi di metterti a fare certe cose e non ne avremmo parlato piu'. Neanche avessi ammazzato qualcuno. Se fossi andato a letto con un'altra probabilmente mi avresti perdonato ... " " No, ti avrei ammazzato di botte" " Magari. A saperlo lo avrei fatto. Anzi, ti avrei mentito dicendoti di esserci andato. Perche' metterti le corna non mi e' mai passato per la testa" Scoppio' a ridere " Continuiamo a non capirci. Se tu mi avessi detto "Sai, vorrei che ogni tanto giocassimo a io Tarzan tu Jane", io avrei capito, non sono mica ottusa e retrograda e riconosco che nel sesso ho le mie colpe, anche se a me piaceva tanto il modo in cui lo facevamo" " Non mettermi in bocca frasi che non ho mai detto. Anche a me andava bene e il sesso c'entra poco. O meglio, c'entra ed in effetti avrei voluto qualcosa in piu' sotto questo aspetto e c'entra anche perche' quello che avrei voluto non e' altro che un percorso di eccitazione pura che porta poi al sesso. Chiamalo gioco, chiamalo come vuoi ma sarebbe stato solamente un segreto di coppia, una condivisione di certe situazioni che solo una coppia innamorata puo' avere. E' proprio questo che tu non hai voluto capire" Sbuffai ma finalmente ci stavamo parlando. Un discorso fatto di piccole accuse reciproche ma svolto in maniera civile, senza alzare la voce " Ma io? Io mi sono sentita tradita" " Tradita?" " Si, tradita. Davanti a me chi c'era? L'uomo che mi amava per come ero o perche' con un o con un lo avrei potuto mandare col sedere per terra?" " Eeeeeeeh?" domandai spalancando gli occhi e facendo mettere a ridere mia moglie " Ecco, lo vedi? Dopo tanti anni che mi conosci non sai neppure i nomi di alcune delle piu' elementari mosse di judo" " E va bene. A me del judo come sport non me ne frega una beneamata mazza ma questo non toglie che ti seguivo per fare il tifo per te. Lo avrei fatto pure se avessi praticato golf, un altro sport di cui non me ne frega niente. E poi non capisco questa divisione. Io ti amavo per come sei, nella sua globalita' ed il fatto che tu sia stata una campionessa di judo fa parte dell'insieme, del tuo insieme. E' come se, invece di essere una campionessa di judo, tu fossi una chef ed io fossi un buongustaio che adora i cibi preparati dalla moglie. Mi avresti lasciato dicendomi "Ecco, non mi ami per quella che sono ma solo perche' cucino bene e ti piacciono i miei manicaretti?" Osservai la reazione di Miriam che stavolta scoppio' a ridere di cuore " Colpita" " E affondata" Rimanemmo alcuni secondi in silenzio, nervosi. Lei la capivo ma io? Perche' me ne stavo in silenzio? Ero pronto a sacrificare il mio orgoglio sottomettendomi a mia moglie, a fare qualunque cosa lei mi avesse chiesto ma non ero pronto a sacrificare quell'orgoglio per fare la prima mossa, prenderla tra le braccia e baciarla e fu Miriam a prendere le mie mani " Io ... .Io forse ho esagerato" " Forse?" " E va bene, ho esagerato ma tu non hai piu' fatto un passo avanti da quel giorno" " Non ero stato io a lasciarti" " Io non ti capisco, sai. Mi dici che ti piacerebbe che fossi io a comandare, ti piacerebbe addirittura che io ti picchiassi e poi, per orgoglio, non hai mai fatto piu' un passo verso di me" " Io non voglio essere picchiato, Miriam. E questo e' stato un altro dei tuoi errori. Il mio desiderio e' diverso. E ' percepire la superiorita' di una donna, bearsi di quella superiorita', amarla come si ama una divinita'. Ecco, io avrei voluto fare di te la mia dea e se di questo sono colpevole, allora mi dichiaro colpevole, vostro onore" " Ma io non sono una dea, io sono semplicemente una donna e se forse io non sono riuscita a comprenderti appieno, tu non riesci a capire le mie sensazioni" " Potevamo parlarne, allora. Ti avevo detto che ero pronto a riprendere il mio ruolo di maschio dominante all'interno della nostra coppia e invece mi hai dato il benservito" Ci fu un attimo di silenzio. Ci squadravamo, come due pugili sul ring, ognuno pronto a far valere le proprie ragioni ma con serenita' " Ma rimane la domanda di prima. Perche' non ti sei piu' avvicinato? Perche' hai aspettato otto mesi prima di parlare di nuovo con me di questo argomento?" Aveva detto quest'ultima frase quasi con le lacrime agli occhi, forse con rabbia ed in quel preciso momento io capii che la sua intenzione era quella di cercare un avvicinamento. Dovevo farle capire che anche io avrei amato quel riavvicinamento " Sarebbe servito? Io avevo paura che la tua fosse una decisione definitiva. Tu sapevi che io ero pronto e disponibile" " Lo sei ancora?" chiese con un filo di voce. La osservai bene in volto e mi sembro' di notare un'attesa quasi spasmodica per la mia risposta. Se le avessi risposto di no, tutto sarebbe finito ed ogni possibilita' di rimanere insieme sarebbe morta, sepolta dal mio diniego. E lei perche' voleva saperlo? Voleva avere la certezza prima di fare il grande passo? Ci pensai solo un secondo. Io la volevo ancora. Volevo di nuovo tornare a vivere con lei " Lo sono ancora" risposi infatti dopo quel secondo interminabile. Dissi quelle poche parole seriamente ma poi sorrisi enigmatico, nella speranza che mia moglie capisse dove volevo andare a parare " Pero' c'e' un problema. Io sono un uomo con certi istinti strani e mi piacciono le donne forti, fisicamente e psicologicamente, donne che prendono decisioni e che ... .fanno il primo passo" Miriam sorrise. Un sorriso strano, come quello che aveva quando saliva sul tatami sicura di se stessa e vogliosa di vincere, un sorriso che invece con me non aveva mai usato preferendo invece quello dolce e rassicurante " Ti piacciono quelle che fanno il primo passo? E allora, Davide, ti avverto che sto per baciarti e che se ti dovessi rifiutare lo faro' con la forza. Ed io sono molto forte, lo sai" Rimasi quasi di stucco. Non me lo immaginavo, non in quel modo almeno. Ero di fronte a lei, con la schiena rivolta ai mobili della cucina, lei che ormai era ad un passo da me, che mi prese le mani, le mise addosso al mobile e sopra la mia testa ed io che lasciavo fare. Avvicino' poi la bocca al mio orecchio e fu quasi un sussurro "E' cosi' che mi vorresti?" " Io ti voglio in tutti i modi, ma questo e' perfetto" Si, mi bacio'. Stavolta e per la prima volta era stata lei ad essere attiva, a prendere l'iniziativa e, proseguendo a baciarci, fu lei che mi condusse nella nostra camera. Tanti mesi di desiderio represso, tanta voglia di sesso ma anche tanto tempo trascorso a pensarla, a desiderarla erano finalmente giunti al termine. Ero di nuovo nel mio letto, con la mia donna accanto dopo aver fatto l'amore e non mi sembrava vero. Vidi Miriam alzarsi, interamente nuda e la seguii ammirandone il corpo armonioso e, dopo pochi istanti, la vidi rimettersi sul letto e venire sopra di me " Di nuovo?" chiesi meravigliato. Non era da Miriam rifarsi sotto dopo una serata di sesso come quella trascorsa " No, scemo. Dopo quello che abbiamo fatto sto a posto per altri otto mesi" " Ma io no" sottolineai " Lo so. Almeno su questo tasto ti conosco. Volevo solo stare attaccata a te. E' poi mi domandavo ... ." " Cosa?" " Mi domandavo, adesso che stiamo di nuovo insieme, che in fondo ... .Amore, te l'ho detto, ho esagerato e non vorrei piu' tornare su quell'argomento. Intendo quello delle colpe. Siamo stati otto mesi separati ed io non ce la faccio a vivere senza di te" " Neanche io senza di te" " E allora vorrei che evitassimo in futuro di rinfacciarci le colpe. Sono stati otto mesi d'inferno ma se alla prima discussione tra di noi dovessimo rinfacciarci quello che e' accaduto, sarebbe la fine. E' accaduto e abbiamo le nostre colpe ed io forse piu' di te ma ti prego, io voglio dimenticare tutto e ricominciare come il primo giorno" " D'accordo. Promesso" " Mai piu' parlare di questa separazione, allora. E stata troppo dolorosa per entrambi e ci potremmo solo fare del male" " Sono anche io di questa opinione, Miriam. Come te, voglio dimenticare" " Bene. E poi vorrei dirti un'altra cosa. Quando ti ho baciato, quando ho preso l'iniziativa � stato piacevole. Insomma ... .Intendo dire che mi � piaciuto sessualmente" Sgranai gli occhi " La mia mogliettina tutto zucchero e miele ama fare la padrona?" " Ma no, che dici? Pero', insomma, e' stato eccitante, non lo posso negare" " Davvero?" Chiesi quasi incredulo. Non conoscevo questa caratteristica di mia moglie " Si davvero. E allora mi chiedevo che in fondo, non ci sarebbe niente di male se noi due giocassimo un po' col sesso. Cioe', ecco, non mi piacerebbe essere sempre la donna che comanda ma in certi momenti ... ... Beh, Davide, si puo' provare. Come gioco e come condivisione, proprio come sostenevi tu" La guardai con tenerezza e le presi il bel volto tra le mie mani " Davvero tu faresti questo?" " Si amore. Se tu ancora lo vuoi, io sono disponibile a diventare in certi momenti la donna dei tuoi sogni" Ero anch'io disponibile, ovviamente. E come avrei potuto non esserlo? La mia personale arma letale era disposta a diventare, sia pure per brevi periodi, la mia padrona o comunque una donna disposta a giocare sul tema della dominazione. Non mi sembrava vero. Da li' a poco avrei scoperto quello che anelavo fin dalla mia giovinezza e la mia felicita' sembrava non avere limiti. Tanto per cominciare, eravamo tornati ad essere una famiglia e questa in fondo, era la cosa piu' importante, ma presto avrei potuto provare sulla mia pelle tutte quelle sensazioni che mi avevano fatto impazzire nel corso della mia vita. Presto? Il tempo trascorreva e Miriam era tornata ad essere la moglie e mamma chioccia che io conoscevo. Anzi, sembrava quasi che avesse aumentato la sua dose giornaliera. Mi preparava delle ottime cenette e non perdeva occasione per stringersi a me e dichiararmi il suo amore. Non che non mi piacesse, ad essere sinceri. Evidentemente, dovevo essere bipolare e trovavo molto piacevoli anche le sue continue attenzioni ma intanto era gia' trascorso oltre un mese e mezzo da quando eravamo tornati insieme ed io continuavo a vivere nell'attesa di quel momento. Forse, se mi avesse detto che mai e poi mai avrebbe accettato una cosa del genere, io mi sarei potuto mettere l'anima in pace, ma cosi' invece ... .Ogni volta che rimanevamo da soli pensavo che quella fosse la volta buona, la volta che mia moglie mi avrebbe sottomesso. Ed invece niente, col risultato che, anziche' diminuire, quella voglia cresceva sempre di piu' dentro di me. Avevo bisogno di una padrona. Anzi, avevo bisogno di un rapporto sottomesso e lo volevo assolutamente con la donna che amavo. Ero ormai ad un passo. Miriam era sempre stata una ragazza sincera ed onesta e se mi aveva garantito che prima o poi mi avrebbe tolto la soddisfazione di vederla dominante nei miei confronti, l'avrebbe fatto. Dovevo solo attendere, anche perche', dopo cio' che era accaduto tra me e lei, non mi sentivo di forzarle la mano. Ed infatti, la notte di capodanno, notte che avevamo trascorso insieme a diverse coppie di amici proprio a casa nostra, quasi un modo per dire a tutti coloro che ci conoscevano che eravamo di nuovo insieme, Miriam mi disse che era pronta ma che voleva sapere dettagliatamente quali fossero i miei desideri. Le feci un elenco preciso di tutte le mie voglie, a partire dall'abbigliamento fetish e le scarpe col tacco alto, fino al modo di dare ordini, con sicurezza e senza mai trascendere con l'enfasi, quasi come se dominare fosse per lei la cosa piu' naturale di questo mondo. Mi raccomandai soprattutto di farmi delle mosse di judo, di farmi capire che era lei quella piu' forte e che, per almeno quei momenti che avremmo dedicato alla dominazione, lei non avrebbe dovuto avere pieta' nei miei confronti. Le dissi che poteva andare tranquilla e che avremmo stabilito una parola d'ordine, la cosiddetta safe word che avrei dovuto pronunciare nel caso mi fossi trovato in una situazione particolarmente complicata. Mi dilungai nei particolari, le spiegai cosa significasse per me avere una padrona e che le eventuali percosse, quando io mi sarei reso conto della sua superiorita', sarebbero anche potute diminuire ma che erano comunque per me necessarie soprattutto all'inizio. Le dissi anche di eventuali punizioni che sarei stato disposto ad accettare per qualunque cosa chiedendole pero' di permettermi la visione della partita della mia squadra del cuore e le chiesi espressamente di abusare in schiaffi ed umiliazioni, alternandoli anche con momenti dolci ma sempre dominanti. Le spiegai anche di come avrei amato servirla, preparale la cena e rifare i piatti e mi raccomandai di mettere inventiva in tutto cio' che avesse fatto. Se era vero che lei avrebbe accettato di dominarmi per gioco soltanto in certi momenti, probabilmente in quelli che precedevano il sesso, era altrettanto vero che questo gioco sarebbe poi potuto durare anche in altri frangenti, appena rimanevamo soli, per esempio, cosa non facile in quanto, con il nostro lavoro, i nostri hobby e la bambina, riuscivamo ad avere un po' di privacy soltanto la sera nel nostro letto. Allungare il cosiddetto gioco anche in altre situazioni ci avrebbe aiutato ad entrare meglio nella parte e ci poteva essere dominazione anche con un semplice sguardo o un piccolo gesto o addirittura con una telefonata o un sms. Io, da parte mia, le promisi che dinanzi a qualsiasi altra persona mi sarei comportato nella maniera piu' normale possibile e non avrei alterato di una virgola il mio modus operandi. Io sapevo essere dolce e affettuoso con mia moglie, ma sapevo anche farmi rispettare e tutti sapevano che ero io, nell'ambito della nostra famiglia, a portare i pantaloni e di questo mi avevano sempre ammirato, soprattutto considerando le qualita' atletiche di Miriam. A volte, scherzando mi dicevano che io ero un incosciente ad alzare la voce con lei e a pretendere di avere sempre ragione ed io rispondevo sempre con la stesa frase "Perch�, tua moglie non alza la voce con te? Eppure lei e' piu' debole ... ." E una frase del genere risolveva la curiosita' di chi ci stava accanto. Insomma, stabilimmo il da farsi e non nego che quell'attesa fu per me snervante. Non riuscivo a pensare ad altro e la mia emozione era quasi palpabile. Dovevamo soltanto trovare l'occasione giusta che capito' pochi giorni dopo. Io, nel frattempo, avevo fatto incetta su un sito che vendeva abbigliamento fetish di ogni genere di indumento che mi sarebbe piaciuto vedere indosso a mia moglie. Spesi oltre 1000 euro, una pazzia, ma il mio sogno non aveva prezzo. Nascosi il tutto e finalmente arrivo' quel sabato sera, il momento che avevamo programmato per la nostra prima volta. Miriam aveva da poco compiuto 31 anni mentre io ne avevo 34 e sentivo quel bisogno da quando ero poco piu' di un ragazzino. Stavamo insieme da una vita, ormai. Ben 14 anni, compresi quei maledetti otto mesi di separazione ma eravamo ancora giovani. Giovani ma abbastanza maturi per instaurare un gioco simile. Stavo finalmente per provare sulla mia pelle cosa volesse dire sottomettersi ad una donna forte fisicamente come mia moglie. Fine sesto episodio Per commentare questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it