AMORE, JUDO E DOMINAZIONE di Davidmuscolo Quinto episodio Quinto episodio Erano trascorsi oltre sei anni da quando ci eravamo sposati ed il mio istinto aveva ormai preso il sopravvento. Quelle idee particolari che mi avevano ossessionato fin da quando ero ragazzino, ormai non se ne volevano piu' andare. Di nascosto, cominciai anche ad andare su internet. Volevo sapere, volevo informarmi, capire se c'erano altri uomini come me o se io fossi un malato. Cominciai quindi a leggere e mi resi conto che c'erano tanti altri uomini come me. Beh, forse proprio come me non erano poi cosi' tanti in quanto le mie fissazioni erano molto piu' complesse della maggior parte degli altri. Sembrava che esistessero due schieramenti contrapposti. Quelli che amavano la dominazione fatta esclusivamente da donne muscolari e quelli che invece avrebbero fatto del tutto pur di leccare un tacco femminile e un piede o farsi pisciare addosso. Non che avessi qualcosa contro di loro, ovviamente, ma a me non piacevano nessuna delle due. Io mi trovavo in una specie di limbo. Mi piaceva solo qualcosa di quei due schieramenti. Mi piaceva infatti la donna forte ma non muscolosa, mi piaceva l'autorevolezza e la sottomissione ad una donna ma senza dover leccare alcunche' e ne' tantomeno qualunque cosa che riguardasse feci e orine. Ero un caso raro. Raro ma non unico, per fortuna. Cominciai anche a rifarmi gli occhi con donne vestite fetish, anche se di questo mi vergognavo. Mi sembrava quasi di tradire mia moglie nell'accorgermi di eccitarmi di fronte alle fotografie di quelle donne, ma era piu' forte di me. Mi eccitavano, cosi' come mi eccitava leggere racconti di donne dominanti e di donne forti e se poi le tre cose ovvero l'abbigliamento, la forza e l'autorevolezza coincidevano, la mia eccitazione saliva alle stelle. E pensare che accanto a me avevo una donna che era potenzialmente una dominatrice coi fiocchi. Era forte fisicamente e indosso a lei, con quel fisico tonico che aveva, ritornato piu' bello di prima dopo il parto, qualunque tipo di abbigliamento fetish le avrebbe donato al pari di una di quelle modelle che tanto mi facevano sbavare. Ma come fare per farla diventare dominante? L'impresa sembrava molto piu' che ardua. Altro che . Le avventure di Tom Cruise erano bazzecole paragonandole alla mia missione. Inutile continuare a viaggiare con la fantasia. Miriam non sarebbe mai potuta diventare quella che io volevo. Da sola, almeno. Ma c'era un'altra possibilita'. E se io le avessi confidato le mie fantasie? Miriam era una giovane donna intelligente e sicuramente avrebbe capito e mi avrebbe aiutato. Era una possibilita' che fino a quel momento avevo scartato per paura di una sua reazione ma ormai eravamo adulti coscienti e sufficientemente moderni per affrontare una situazione del genere. Certo, non sarebbe stata una vera dominazione e avrebbe avuto un alone di gioco, ma per me sarebbe stato sufficiente. Ma si, perche' no? Senza contare che mia moglie ci avrebbe potuto prendere gusto e forse sarebbe stata lei stessa a voler proseguire ed a voler diventare una moglie dominante. A quale donna non piacerebbe un marito che vive per lei, che le prepara la cena e che ripulisce la cucina? Perche' era quello cio' che volevo. Volevo servirla, riverirla e adorarla come se lei fosse una dea. Ovviamente, lei avrebbe dovuto fare quelle piccole cose che mi avrebbero aiutato ad entrare nella parte e naturalmente pensavo alle sue mosse di judo che mi sarebbero dovute servire per sentire il suo potere. Insomma, avrebbe dovuto immedesimarsi, recitare quel ruolo al meglio, proprio come fa un attrice. Ed io le avrei fornito il copione e poi le avrei chiesto di indossare il latex. Oh si, gia' me la vedevo. Sarebbe stata bellissima, talmente bella che sarebbe stata lei stessa a voler indossare quegli indumenti in seguito. L'avrebbe fatto vedendo la mia eccitazione, il mio tremore, la mia assoluta dipendenza nei suoi confronti. Si, ero sicuro che lei avrebbe accettato. Mi amava tantissimo e forse all'inizio si sarebbe schernita ma poi mi avrebbe accontentato ed in seguito le sarebbe piaciuta talmente tanto quella vita che non sarebbe voluta piu' ritornare ad essere la Miriam di prima. Tutto era ben chiaro nella mia mente. Per avere quello che io cercavo da sempre, sarei dovuto essere sincero e raccontarle tutto. Naturalmente, non fu facile decidermi. Scelsi e poi posticipai il giorno fatidico almeno una decina di volte ma alla fine mi decisi e soprattutto decisi che sarei stato inflessibile con me stesso. Niente ripensamenti. La serata per quella confessione e per quella richiesta che avevo intenzione di farle fu una tiepida ma nuvolosa sera di primavera in mezzo alla settimana, compleanno di una nostra amica. Eravamo abituati ad uscire solo il sabato, quando lasciavamo la bambina a dormire dai miei genitori o dai suoi per poi uscire con gli amici e ritornare, per una volta a settimana, ad essere una giovane coppia che vuole divertirsi con gli amici. Oh, niente di particolare. A volte una pizza e poi il cinema, a volte un ristorante, qualche spettacolo di cabaret e raramente qualche locale adatto alla nostra eta'. La classica discoteca era bandita ma alle ragazze piaceva ancora muoversi un po' sulla pista e a Roma c'erano diversi localini alla moda dove i giovanissimi non mettevano piede e dove noi, che avevamo quasi tutti oltre i trent'anni, potevamo sentirci a nostro agio con coetanei con lo stesso nostro problema. Quella sera, la festeggiata e suo marito optarono pero' per un bel ristorante fuori citta' rinomato per le sue bistecche di carne argentina che a me, carnivoro doc, facevano impazzire. Come detto, non ero abituato ad uscire nei giorni feriali. Il lavoro mi prendeva parecchio, dovevo alzarmi presto e facevo qualche eccezione solo nei casi di qualche festa, ma quella era un occasione da non perdere anche perche' la bambina sarebbe andata a dormire dai miei genitori. Miriam era come al solito graziosissima. Non osava mai, mai sopra le righe ma sempre attenta che il suo abbigliamento rientrasse in certi canoni e anche allora che veleggiava intorno ai trent'anni, il suo look era come al solito casual. Lo avrei definito un casual di classe. Solito jeans di cotone nero, una maglia a manica lunga elasticizzata ancora nera che lei poteva permettersi ampiamente in quanto assolutamente priva dei rotoletti di grasso sui fianchi che invece sfoggiavano inesteticamente la maggior parte delle altre donne del nostro gruppo, gentile ricordo delle loro gravidanze. Miriam invece no. Forse perche' dopo il parto si era quasi subito rituffata negli allenamenti ed i suoi erano professionali, seguiti non soltanto da un allenatore personale ma anche da uno staff di prim'ordine. Ritornando al look di quella sera, sopra la maglia elasticizzata indossava un giacchetto senza bottoni, lungo, di color grigio perla, una specie di spolverino di maglia ed ai piedi quelle scarpe a punta che tanto andavano in quel periodo, bellissime allora, orrende a rivederle adesso, a tanti anni di distanza. Tacco non alto, forse 5/6 centimetri ma molto fino, quasi a spillo. Il viso era come al solito poco truccato. Un po' di fard e poi ombretto per gli occhi. Nient'altro. I capelli erano invece sciolti ma ormai erano molto piu' corti rispetto a quando l'avevo conosciuta ed arrivavano a malapena a toccare le spalle ed erano da qualche anno tinti di biondo Dopo la cena, i miei amici decisero di andarsi a prendere un caffe' per fare l'orario ma io declinai l'offerta e decisi di tornare verso casa, tra lo sguardo esterrefatto di mia moglie che non capiva per quale motivo non volessi continuare quella serata con gli amici. Appena saliti in macchina m'interrogo' " Che c'e', Davide? E' da stasera che sei strano? E' successo qualcosa?" Non mi sembrava che avessi fatto trapelare qualcosa e credevo di essere stato normale, ma evidentemente, il sesto senso delle donne e la conoscenza che mia moglie aveva di me, le avevano fatto percepire qualcosa anche prima del mio rifiuto a proseguire quella serata in compagnia. Per di piu', mi aveva chiamato , cosa abbastanza anomala per lei che mi chiamava con un'infinita' di nomignoli, alcuni dei quali veramente smielati. Ma quello che contava era che ormai il dado era tratto. Entro quello sera mia moglie avrebbe scoperto tutto di me. Bastava aspettare una mezz'ora, il tempo che mi ci voleva per arrivare a casa e poi quell'ansia che mi stava attanagliando sarebbe scomparsa quando Miriam ci avrebbe riso sopra. Perche' l'avrebbe fatto, ne ero sicuro. Ma, dal momento che avevo deciso di vuotare il sacco, di fare outing, come si dice adesso, quel momento, invece di avvicinarsi, sembrava allontanarsi. Per tanti anni mi ero tenuto quel segreto, ci avevo convissuto, l'avevo combattuto con alterne fortune e adesso che ero a mezz'ora dal confidarmi finalmente con una persona, sembrava quasi che non potessi attendere piu' nemmeno un secondo " Si, in effetti qualcosa c'e', amore" le dissi infatti, quasi a prepararmi la strada per cio' che le dovevo dire " Oddio, me lo sentivo. Dimmi, allora, che sta succedendo?" mi disse infatti Miriam notevolmente preoccupata. La guardai e sospirai. Oh, com'era difficile trovare le parole. E poi in macchina non mi sembrava il caso. Avevo bisogno di gesticolare, di concentrarmi sulle parole e questo mi avrebbe fatto perdere concentrazione su quella brutta strada senza illuminazione. Ancora dieci minuti e sarei stato in vista delle prime case. Ma qualcosa ormai dovevo anticiparle " Vedi, Miriam, e' difficile per me parlare di quest'argomento" " Ma di quale argomento? Parla chiaro, Davide" Era sempre piu' preoccupata. Quel comportamento che stavo tenendo non era usuale " Beh, insomma ... .Senti Miriam, io ho un segreto" sbottai " Cosa? Che significa che tu hai un segreto? Hai un'altra? Dimmelo, ho il diritto di sapere" Le accarezzai la guancia per rassicurarla " Ma no, cosa ti viene in mente. No, Mimmi, non ho nessun'altra. Il mio segreto non e' quello di avere un'amante" " E allora cosa c'e'? Dimmelo, cazzo. Mi vuoi far star male?" No, tutto avrei voluto tranne che farla star male, ma avrebbe dovuto pazientare. Le luci delle prime abitazioni intanto, apparvero ai nostri occhi e insieme alle luci alcune piccole gocce di pioggia. Un altro quarto d'ora e sarei stato a casa. Dovevo prendere il discorso alla larga " Vedi amore, io sono sempre stato un ragazzo particolare, con delle idee particolari che riguardano la mia sfera sessuale. Pensa che fin da quando avevo dodici anni io ... .." " Tu cosa? Ascoltami bene Davide, se stai per dirmi quello che sto pensando, allora e' meglio che mi fai scendere subito dalla macchina" La guardai esterrefatto ma capii subito quale fosse il fraintendimento e scoppiai a ridere " Ma mica stai pensando che mi piacciono anche gli uomini?" " Non e' quello?" " Cazzo, Miriam, dovresti conoscermi ormai. Ma ti pare che io sono il tipo di andare con un uomo? Senza offesa per nessuno ma ho altri gusti" " Oh Dio, ti ringrazio. Scusa amore ma mi hai mandata fuori strada. Mi dicevi , che avevi un segreto ed ho pensato a quello. Sai, con tutto quello che si sente in giro ... ." " Si, ma non io. A me piacciono le donne. Gli altri facessero quello che vogliono. Non ho pregiudizi ma i miei gusti sono ben radicati" Mi bacio' sulla guancia e mi accarezzo' i capelli sorridendo " Ma certo, maschione mio. Che scema che sono stata. Come ho potuto pensare una cosa del genere? Di te, poi. Ti chiedo perdono, tesoro. Pero' guarda che non ti devono piacere tutte le donne ma solo io" " Solo tu amore" mentii. Oh, non che mi piacesse qualcuna in particolare ma se passava una bella donna mi giravo a guardarla, eccome! Pero' il tradimento non faceva parte del mio stile ed ero un po' una mosca bianca in tal senso. Alla maggior parte delle mie conoscenze maschili sembrava non avere importanza l'affetto che nutrivano per le loro donne. Un conto e' l'amore ed un altro e' il sesso, questo sembrava essere il loro ragionamento. Ma non ho nessuna intenzione di raccontarvi dei tradimenti dei miei amici e dubito che il vostro interesse su questo argomento sia cosi' elevato e ritorniamo quindi a quel momento. Mancavano ormai pochi minuti e le gocce di pioggia erano gia' terminate. Miriam mi sorrise, mi accarezzo' di nuovo ma poi si ritrasse " E allora quel segreto? Di cosa si tratta?" Stavolta la accarezzai io " Appena siamo a casa ti spiego tutto, a patto che prometti di non lasciarmi" " Ma che sei impazzito? Non hai un'altra, non hai tendenze particolari e quindi, se non hai commesso qualche reato credo proprio che qualunque segreto tu abbia, rimarremo insieme. Per tutta la vita" Si, per tutta la vita. Che ingenua mia moglie. Per lei contava solo questo. Le mie tendenze nemmeno le aveva prese in considerazione. Forse nemmeno sapeva che potessero esistere uomini come me. Non mi aveva chiesto altro. Potevo essere un giocatore d'azzardo ed essermi giocato tutti i nostri risparmi, ad esempio. Eppure, non sembrava interessata, non ne avrebbe fatto una tragedia. Sarebbe rimasta ugualmente accanto a me. Sospirai ma ero un po' piu' tranquillo. Miriam mi avrebbe accettato per quello che ero e forse mi avrebbe anche aiutato a realizzare i miei sogni. Per amore mio l'avrebbe fatto. Guidai quei rimanenti chilometri un po' piu' tranquillo. Ormai eravamo a Roma. La prima periferia della zona ovest, con quei palazzoni assurdi, il regno dei coatti e di quella esistenza ai bordi della criminalita' che tanto avrebbero colpito Pasolini e poi, poche centinaia di metri ancora, il percorso di un semplice ponte e tutto cambiava. Ancora periferia ma case di ottimo livello, dove abitava una certa borghesia abbiente ed un semaforo. Miriam mi squadro' da capo a piedi " Insomma, devo aspettare che arriviamo a casa per sapere qual'e' il segreto di mio marito?" Le accarezzai il viso e le sorrisi. Si, avevo bisogno delle mura rassicuranti della mia abitazione per confessarle il mio segreto " Siamo quasi arrivati, tesoro" le risposi infatti. Appena cinque minuti di strada che in pieno giorno e col traffico sarebbero diventati forse oltre venti ed il mio quartiere mi accolse con la solita calma e tranquillita'. Un bar dove i giovani andavano a comprare le brioches pure a tarda sera era l'unico posto frequentato a quell'ora nel mio quartiere, fortunatamente privo di ogni tipo di movida. Parcheggiai la mia macchina e attesi come al solito qualche secondo prima che lo facesse anche Miriam, pochi metri per arrivare al portone, aprirlo e finalmente l'ascensore ci porto' al nostro pianerottolo. Casa! Il luogo ideale per confessare tutto, per togliermi questo macigno che mi portavo appresso da una vita. E chi se non la donna che amavo avrebbe potuto essere la destinataria della mia confessione? Miriam accese la luce del salone, si sedette sul divano, rovisto' nella sua borsa alla ricerca delle sigarette e, dopo averle trovate, se ne accese una. Quella era un'altra delle cose strane che sentivo. Odiavo il fumo e non accolsi bene la notizia che Miriam fumasse, soprattutto lei che era una sportiva di livello assoluto, ma non potevo nascondere a me stesso che una donna che fumava mi attraeva, in un certo senso. Avevo letto ultimamente che esisteva una categoria di uomini attratto da questa situazione che si chiamava appunto e devo confessare che anche a me piaceva. Non era una vera e propria eccitazione come quando vedevo foto di donne avvolte nel lattice ma mi faceva immaginare di inginocchiarmi ai piedi di mia moglie, accenderle servilmente la sigaretta ed attendere poi pazientemente che lei terminasse di fumare. Beh, a Miriam non potevo certo fare una cosa del genere ma mi piaceva osservarla mentre fumava, soprattutto in una situazione come quella, vestita in modo carinissimo, con le sue gambe accavallate e pronta ad ascoltare la mia confessione " Allora?" esordi' infatti "Sono tutta orecchie" Mi schiarii la voce. Ero notevolmente nervoso ma dovevo farlo. Ormai, non potevo nemmeno tirarmi piu' indietro " Vedi, amore, io ho una strana sessualita'" le dissi infine. Miriam aggrotto' le sopracciglia " L'hai detto anche prima. Ma cosa significa esattamente che tu hai una strana sessualita'? A me sembri normale. Mi hai detto che non hai quel desiderio ... ..Si insomma, di andare anche con gli uomini e quindi non capisco" Si fermo' un attimo e poi prosegui' sgranando gli occhi "Ti piacciono per caso le ragazzine?" Sorrisi " Ma quali ragazzine. Se sentissi una pulsione del genere mi vergognerei a guardarmi allo specchio. La mia strana sessualita' e' completamente diversa. Ecco, amore, io vorrei da te qualcosa in piu'" Mia moglie mi osservo' attentamente ed infine si alzo', poso' la sigaretta sul posacenere e mi stampo' sulle labbra un bacio, fuorviata per l'ennesima volta dai miei accenni " Oh povero amore mio. Hai bisogno di qualcos'altro. Dimmelo, scemetto. Io a volte non ci penso. Mi sembrava che a te andasse bene cosi' ma sono un'egoistona perche' a me va bene e non mi soffermo sui tuoi desideri. Lo vuoi con la bocca, vero? Ti giuro che non ci penso, ma se tu lo vuoi, lo faccio, da stasera. Ti va l'idea?" " Aspetta, Miriam, stai correndo troppo. In realta' vorrei anche qualche cambiamento nel nostro modo di fare sesso ma non e' quello. Non che non mi piaccia che tu me lo faccia con la bocca, anzi, ma vedi, non e' cosi' semplice" Miriam si ritrasse e si rimise sulla poltrona " Ah no? Vuoi che io indossi qualcosa di particolare?" " Fuochino. Si mi piacerebbe ma quella sarebbe una conseguenza. Ascolta tesoro, devi sapere che a me sono sempre piaciute le donne con certe caratteristiche" " Quali caratteristiche?" Respirai profondamente e poi, finalmente, la misi al corrente del mio desiderio nascosto " Insomma, mi piacciono e mi eccitano le donne forti, che praticano arti marziali, proprio come te" Finalmente glie l'avevo detto. O almeno le avevo confessato la prima parte. Osservai la reazione di mia moglie ma non ne ebbe. Rimase sulla poltrona, spense la sigaretta e poi rispose " Stai per caso dicendo che tu ... . che io e te stiamo insieme, che ci siamo sposati perche' io sono stata una campionessa di judo. E' questo che stai cercando di dirmi?" Era stata molto calma ma un brivido mi percorse la schiena. Pero' dovevo andare avanti " No amore. Io e te stiamo insieme perche' ci amiamo e ti avrei sposata anche se tu fossi stata la ragazza piu' normale di questo mondo. Ma il fatto che tu fossi una campionessa ha facilitato tutto questo" " Insomma, se ho ben capito, tu sei uno di quelli che ama essere picchiato? Un masochista?" Ancora una frase detta con calma. Ma era troppo calma. Non aveva avuto nessuna reazione e questo continuava a preoccuparmi " No, tesoro. Non mi piace essere picchiato. Cioe' ... Un po' si ma non eccessivamente. Quello che mi piace in una donna e' l'autorita', la superiorita', darmi ordini, farmi fare quello che tu vuoi. Si chiama ed io mi eccito al pensiero di poterti obbedire, di sapere che tu sei piu' forte di me, che potresti darmi degli schiaffi o farmi una mossa di judo per costringermi a fare qualunque cosa, dalle faccende di casa a vere e proprie umiliazioni" Vidi mia moglie alzarsi e andare alla finestra, aprirla e respirare a pieni polmoni. Stava pensando al da farsi ma era evidente che l'avevo scioccata. Mi avvicinai a lei e proseguii "Sara' eccitante, vedrai. E' solo un gioco" Lei si volto' e le vidi delle lacrime. Non era un buon segno " E l'uomo forte che io ho sposato? Quello sicuro, che non mi faceva preoccupare di niente? Quello che sembrava non badare al fatto che io fossi una campionessa ma mi rispondeva in modo autoritario? Non pensi che io mi sia innamorata di un uomo del genere? Di un uomo che mi faceva sentire femmina? Che mi faceva fare quello che lui voleva e non il contrario? Io non ho mai mentito con te. Io sono quella che sono. Mi piace dipendere dal mio uomo, essere io quella che ... ..Come dire? Ma si, che si sottomette, che accetta le decisioni del suo uomo. Tu non hai idea di cosa sarei disposta a fare per te e adesso mi vieni a dire che tu vorresti ... .. Che cazzo vuoi Davide? Che io, tua moglie, ti prenda a ceffoni? Che ti frusti? " "Aspetta Miriam, per favore" obiettai "Forse non mi sono spiegato bene. Nessuna frusta. Io vorrei che tu ... .." La guardai. Le lacrime sempre piu' intense. Non capiva. Non riusciva a capire cio' che io volevo. Non riusciva a capire che la mia eventuale sottomissione era solo un grande atto di amore. Avevo sbagliato a confidarmi su una questione cosi' delicata "Lascia stare, Mimmi" proseguii "Fai conto che io non ti abbia confidato niente e continuiamo a vivere come abbiamo sempre vissuto" " Ma ormai l'hai detto e non si torna indietro. Io non riesco ad immaginarmi un marito che si faccia dominare dalla propria moglie. Io non voglio un pupazzo accanto a me che mi dice si o no al mio comando e tanto meno voglio un bambino da sgridare. Io voglio un uomo" " Ma io sono un uomo. Un uomo vero e te l'ho dimostrato in tutti questi anni" " A quanto pare hai finto. Se il tuo desiderio, la tua eccitazione sta nel farsi picchiare e nel fare tutto quello che io voglio. Che poi sarebbe quello che tu vuoi. Strano, vero?" " Non so se e' strano o no. E' cosi'. Dovevi prenderla come un gioco e invece ... ." " E invece? Ne sto facendo un dramma, vero? Si, io forse non capisco ma nemmeno tu vuoi capire me. Davide, io non so piu' chi e' la persona che mi sta davanti agli occhi. Lo vuoi capire che mi sento confusa e che tutte le mie certezze si sono sgretolate?" " E allora? Che cosa vuoi fare? Ti sto chiedendo di resettare tutto quello che ti ho detto e di ricominciare. Non e' la fine del mondo" " Per te, forse, ma per me ... ..Cristo, Davide, ma possibile che tu non te ne renda conto?" " Ma di cosa dovrei rendermi conto?" " Che tu per me sei ... .Eri l'uomo perfetto. Mi sono innamorata di te dopo aver scambiato due parole. Mi facevi sentire sicura, protetta, addirittura. Si, cazzo, protetta. Anche se fisicamente non avrei bisogno di nessuna protezione. Ma psicologicamente si. Ed io pendevo dalle tue labbra, ero orgogliosa di te" " Anch'io lo sono di te" " Oh si, forse lo sei, ma per altri motivi" " No Miriam. E' qui' che ti sbagli. Io sono orgoglioso di te come persona, come donna e non solo perche' tu fai judo" " Oh, per favore. Non ci credo. Non ci credo. Ti prego, lasciami sola, dammi il tempo di riflettere un po' su questa situazione. Per questa sera vai a dormire da qualche altra parte, vai in albergo, fai tu" Guardai mia moglie pietrificato. Mi stava cacciando di casa? Ma no, era arrabbiata. L'indomani tutto sarebbe scomparso, come la nebbia al primo raggio di sole. Mia moglie non poteva lasciarmi. Ma scherziamo? Avevamo una figlia e tanti anni felici da trascorrere insieme, tanti obiettivi da perseguire. Non feci pero' obiezioni. Conoscevo abbastanza Miriam per capire che era dolce e tenera come il burro ma che quello non era il momento per impuntarsi in quanto avrei peggiorato la situazione " Va bene, tesoro. Mi vado a fare una passeggiata e domani mattina, quando ti sarai sbollita, ci rideremo sopra" Le presi le braccia e la baciai sulla fronte e lei mi lascio' fare. Ma si, mi stavo preoccupando ed era lecito, ma era giusto e normale che lei volesse rimanere sola dopo una confessione del genere. Presi una giacca, le chiavi di casa e della macchina e poi la guardai pieno d'amore " Ci vediamo domani, tesoro. Verso le sette torno a casa e cosi' ti sveglio, ci andiamo a fare una bella colazione e dopo ce ne andiamo al lavoro" " No, Davide. Io ... ... vorrei che tu mi attendessi sotto casa" Perche' sotto casa? Non voleva rimanere da sola a casa con me? Ma no, cosa andavo pensando. Le sorrisi cercando di mascherare quella tensione che sentivo crescere in me " D'accordo. Ti aspettero' sotto il portone. Se e' questo che vuoi" La vidi sedersi di nuovo sul divano e asciugarsi le lacrime con il dorso della mano. Non aveva mai alzato la voce, cosa che del resto non rientrava nelle sue abitudini, ma le parole erano state taglienti. Ma perche'? Mi aveva tacciato di voler essere un pupazzo. Io un pupazzo? Io mi sentivo un uomo, una persona con delle strane attitudini sessuali, un uomo che provava eccitazione nel misurarsi con donne piu' forti fisicamente e psicologicamente e con una grande voglia di obbedire a tutti i desideri di una donna del genere, ma pur sempre in grado di fare il maschio, come e piu' di quelli che si professavano . Io non mi vergognavo di quello che ero. Chi rubava doveva vergognarsi, chi truffava la povera gente, chi violentava, chi andava con le ragazzine. Se fosse dipeso solo da me, lo avrei urlato alla gente. Si signori, mi piace essere un uomo sottomesso ma il mio e' solo desiderio di dare amore, di venerare una donna ed elevarla al rango di una dea e per fare cio' ho bisogno di sentirmi inferiore a lei. E' male? E' sbagliato? Cosa c'e' di giusto o sbagliato quando non si fa del male a nessuno? Quando si cerca un rapporto forse strano per le attitudini della maggior parte delle persone ma pur sempre un rapporto tra adulti consenzienti? No, io non mi sentivo un pupazzo e forse se Miriam era rimasta delusa dal mio comportamento, anche io mi sentivo in parte offeso da quelle parole. Mi infilai la giacca e, col groppo alla gola, mi voltai ed uscii da casa. La notte con la sua aria fresca, con i suoi lampioni accesi, col suo silenzio ovattato, mi accolse. Mi guardai intorno, cercando qualcosa su cui sfogare la mia rabbia e la individuai in un cartello stradale che presi ripetutamente a pugni fino a vedere le nocche delle mie mani tingersi del rosso del mio sangue. Cercai la mia auto e mi ci infilai. Dove andare? Dai miei genitori era da escludere. Li avrei fatti preoccupare per una cosa che, molto probabilmente, sarebbe rientrata gia' dal mattino successivo. E poi dai miei dormiva anche mia figlia e non potevo correre il rischio che lei si svegliasse e potesse capire qualcosa. Aveva cinque anni e mezzo ma era una bambina sveglia. Erano da escludere anche i miei amici. Con alcuni di loro ci eravamo appena lasciati dopo aver cenato insieme e poi non mi andava di dover raccontare i fatti miei. E cosa avrei detto loro? Che mia moglie mi aveva sbattuto fuori di casa perche' le avevo confessato che mi sarebbe piaciuto vederla dominante nei miei confronti? Scommetto che alcune delle ragazze si sarebbero messe le mani nei capelli "Perche non capita a me una fortuna del genere?" Si, avrebbero sogghignato lamentandosi di non essere loro ad avere avuto una simile occasione. Ma ci sarebbero riuscite? Forse una di sicuro. La ammiravo per il potere che aveva nei confronti del marito ed era chiaro che era lei a tenere in mano le redini della relazione. Era anche una donna molto attraente e forse era proprio la sua bellezza a donarle quel carisma, quella sicurezza e quell'aria di superiorita' che aveva con la maggior parte delle altre ragazze. Non con Miriam, comunque. No, con Miriam nessuna si azzardava ad alzare la voce o a tenere un comportamento altero ed era tenuta in grande rispetto e considerazione. D'altronde, era stata una campionessa, non dimentichiamolo, una persona che era stata sui giornali specializzati, che al suo rientro a casa era stata accolta da decine di persone che inneggiavano a lei dopo una delle sue vittorie. Un personaggio, insomma. E quanto mi aveva reso orgoglioso in tutti quegli anni ... .. Ma rivangare i ricordi era inutile in quel momento e dovevo pensare a come trascorrere quella notte. Non ero un tipo da locali notturni e non ne conoscevo, non ero il tipo da ubriacarsi e comunque mi sarei vergognato ad entrare da solo in un locale e decisi di far rotta verso il centro storico. Roma non dorme mai del tutto ma anche in una citta' grande come la mia non e' facile trascorrere una notte per uno abituato a passarla tranquillamente a casa. Ad ogni modo, oltrepassai Trastevere e parcheggiai la mia auto subito dopo il Tevere. Ero in pieno centro ma era quasi tutto deserto. Mi indirizzai dunque verso Campo De' Fiori e qualche centinaio di metri prima cominciai a vedere qualche persona, qualche gruppo di ragazzi per lo piu' stranieri mezzi ubriachi ed anche la piazza era semivuota. D'altronde, era un giorno feriale e Campo de' Fiori si animava soprattutto il sabato sera. Trovai comunque un paio di bar ancora aperti ed entrai in uno di quelli per ordinare un caffe', dopodiche' mi sedetti ai piedi della statua di Giordano Bruno per riflettere. Ma riflettere su cosa? I miei pensieri erano confusi, senza una loro logicita', con la visione di Miriam avvolta in abiti sensuali che mi faceva una delle sue mosse, mi mandava col culo per terra e poi, altera e sprezzante, mi diceva che lei era la mia padrona e che io dovevo assoggettarmi a lei. Oh mio Dio, no! Non sarei mai guarito da questa mia ossessione? Aveva ragione mia moglie allora? No, non volevo pensare a niente. Io potevo essere uno , uno che non pensasse sempre e soltanto a quello. Eppure, di problemi ne avevo. Non mi mancava nulla ma non navigavo nell'oro e sul lavoro non erano tutte rose e fiori. Eppure, mi bastavano pochi minuti di relax e subito la mia mente vagava, mi faceva immedesimare in quelle situazioni che volevo assolutamente provare. Almeno per una volta nella mia vita volevo capire cosa si provasse a sottomettersi ad una donna. Ma sarebbe bastato? Io non volevo una donna ma volevo LA MIA donna. Che ci sarei andato a fare da una mistress? Poteva andar bene per un sottomesso ma non per me che cercavo anche affetto e tenerezza, amore e sesso. Per non parlare poi della forza fisica. Mi alzai e mi incamminai verso la mia auto. Erano appena le due di notte. Guardai l'ora dopo essermi stropicciato gli occhi. Erano le 6.20 di mattina. Era quasi fatto. Avevo trascorso la notte andando all'aeroporto di Fiumicino, mi ero bevuto un paio di birre, un altro caffe' e poi me ne ero tornato sotto casa dove mi aveva colto un po' di stanchezza e mi ero addormentato dentro la macchina. Avevo fame e, se i miei calcoli erano esatti, il solito bar dove andavo a fare colazione tutte le mattine doveva gia' essere aperto. Uscii dalla macchina stirandomi le membra intorpidite e poi mi diressi verso il bar che, in effetti, era gia' aperto. Il barista mi riconobbe immediatamente " Ehi, Davide, cascato dal letto stamattina?" " Gia'. Ho dormito male. Fammi il solito, per favore" Il solito, ovvero cappuccino e cornetto, cos� come viene chiamata a Roma quel particolare tipo di brioche. Mi ritemprai con la colazione e me ne tornai nella mia macchina dopo aver fatto un salto dal giornalaio per comprarmi i soliti due giornali della mattina e attesi pazientemente che vedessi Miriam uscire dal portone riuscendo a dare soltanto un'occhiata distratta ai giornali. Finalmente la vidi. Erano da poco trascorse le otto. Uscii dalla macchina come un razzo e andai di fronte a lei. Era vestita in jeans e scarpe da tennis, con una camicetta celeste ed un giacchino di lana blu ma il mio sguardo scruto' soprattutto il suo viso. Non era truccata e gli occhi erano ancora cerchiati per le lacrime che aveva fatto sgorgare. Le presi le mani ma lei fece un passo indietro " Per favore, Davide" " Ce l'hai ancora con me?" le chiesi sperando in una sua risposta negativa " Io non so che cosa voglio e se ce l'ho con te. Sono confusa ed ho bisogno di riflettere. Ti prego, vai a casa e preparati qualcosa in una valigia. Vorrei evitare di ritrovarti a casa quando ritorno" Poche parole ma pesanti come un macigno. La guardai incredulo " Mi stai cacciando di casa? Ma ti rendi conto di cio' che stai facendo? Siamo sposati, abbiamo una figlia ed io non ho nessuna intenzione di rinunciare a lei" " Abbassa la voce, per favore. Non mi va di far sapere i cavoli miei alla gente. Non ho detto che ti sto lasciando ma solo che voglio riflettere. Ero impreparata ad una notizia del genere e ho bisogno di valutarla con attenzione. Quanto alla bambina, non devi preoccuparti. Quando la vorrai vedere sei libero di farlo. A proposito della bambina. Ora la vado a prendere a casa dei tuoi e la porto a scuola che e' gia' tardi e poi devo andare anch'io a scuola che ho una supplenza. Non mi chiamare se non e' per qualcosa d'importante che riguarda nostra figlia. Mi faro' viva io" Per un secondo mi parve che il mondo mi fosse crollato addosso, poi l'istinto e la voglia di proseguire comunque la mia vita mi fecero agire " Se questo e' quello che vuoi, va bene. Che diremo alla bambina? E ai nostri genitori?" " Ci ho pensato. Alla bambina diremo che hai un nuovo lavoro che non ti permette di trascorrere con lei la notte" " Si, come no! L'hai presa per scema?" ironizzai " Si abituera', vedrai. Quanto ai miei, io diro' loro che abbiamo avuto una discussione e che ci stiamo prendendo ... ." " ... .Una pausa di riflessione? Ma si, giusto. Banale ma giusto. Faro' anch'io cosi' con i miei" La sopravanzai di un paio di metri per andare a casa a prepararmi quella benedetta valigia ma poi mi fermai, mi voltai e la guardai in faccia "Fai in modo che questa pausa non duri a lungo. Ho bisogno di sapere quali sono le tue intenzioni, positive o negative che siano. Sappi solo che io ti amo, che non ti ho mai mancato di rispetto e soprattutto, che non ho ammazzato nessuno" Mi voltai di nuovo e scomparvi dalla sua vista inghiottito dal portone. Arrivai a casa, misi la valigia sul letto e poi mi sedetti anch'io sul letto prendendomi il viso tra le mani e finalmente scoppiai a piangere come un bambino. Fine quinto episodio Fine quinto episodio Per commentare questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it