AMORE, JUDO E DOMINAZIONE di Davidmuscolo Quarto episodio Il tempo trascorreva. Io l'avevo portata a casa mia facendole conoscere i miei genitori che s'innamorarono ben presto di quella ragazza dolce e timida, compresa mia sorella Lory. Beh, su questo ci sarebbe un po' da ridire in quanto Lory dapprima la odio' cordialmente in quanto la riteneva colpevole di averle rubato il mio affetto ma in seguito, fu anche lei conquistata dai modi di Miriam che la trattava da sorella piu' piccola, insegnandole come truccarsi oppure come vestirsi per far colpo su qualche ragazzino. A dir la verita', ho sempre pensato che mio padre non avesse accettato del tutto il fatto che lei fosse una campionessa di judo. Era un padre moderno, e' vero, ma certe cose esulavano dalla sua mentalita' di maschio dominante ed il solo pensiero che la mia ragazza potesse essere piu' forte di me, cosa che a me eccitava fisicamente e mentalmente, a lui forse faceva rabbrividire, ma sono sicuro che anche lui si ricredette completamente di fronte ai modi teneri e dolci che aveva Miriam anche nei suoi confronti. Anche io fui accolto dai genitori di Miriam molto bene. No, non c'era confidenza ma rispetto senz'altro. Anche con i miei amici Miriam si inseri' presto e bene mentre maggiori difficolta' ebbi io con le sue amiche, una delle quali la ritenevo un po' troppo mignotta per la mia mentalita' e fu proprio questa ragazza che chiameremo Alessia a farmi venire in mente l'idea per spingere Miriam a diventare dominante. Erano appunto trascorsi due mesi e mezzo da quando ci eravamo messi insieme e si era alla fine di Gennaio. I genitori di Miriam erano partiti per un week-end a Monte Livata, una localita' di montagna in provincia di Rieti e quindi abbastanza vicino a Roma. Splendida notizia in quanto cio' significava poter avere una casa tutta per noi per fare l'amore invece di arrangiarci coi sedili ribaltabili della macchina e con i fogli di giornale ad oscurare la visuale. E infatti Miriam mi chiese di andare a dormire su da lei, richiesta che accettai al volo, naturalmente. Sarebbe stata la prima volta che avremmo dormito insieme e la cosa mi piaceva parecchio. Ma soprattutto, come dicevo prima, sarebbe stata un'ottima occasione per vedere fino a dove mi potevo spingere nel cercare di far diventare Miriam una ragazza, non dico dominante, ma almeno autoritaria, in grado cioe' di rispondermi per le rime. Continuavo a dirmi che se lei avesse preso coscienza della sua superiorita', prima o poi avrebbe pur fatto qualcosa. Era forte e nascondeva la sua forza, era bella ma non si vantava del suo aspetto, era intelligente ma non lo dava a vedere, cazzo. Ma possibile che avessi incrociato la ragazza piu' modesta che c'era in circolazione? Conoscevo ragazze che erano decisamente meno attraenti di Miriam eppure se la tiravano come poche. Si perche' anche la bellezza e la sensualita', al pari della forza fisica, dell'autorevolezza, della sicurezza nei propri mezzi, potevano dare l'input per diventare predominante all'interno di una coppia, almeno nella mia personale visione della dominazione. Ma tornando a quel fine settimana, quel venerdi' pomeriggio avevamo avuto ambedue gli allenamenti e l'appuntamento era a casa sua appena io avessi terminato, cosa che accadeva di solito intorno alle sette di sera. Salutai i miei compagni di squadra e mi avviai verso casa di Miriam e verso le 19.30 ero a casa sua. Mi venne ad aprire con un sorriso a trentadue denti " Entra, amore, sto preparando la cena per te" esordi' dopo avermi dato il classico bacio sulle labbra "Voglio cucinarti tutte le cose che piacciono a te" prosegui' dopo. Dolce amore mio. Cosi' interessata a soddisfarmi, senza sapere che avrebbe potuto rendermi felice agendo esattamente al contrario. No, forse esagero. Ero felice anche cosi' ma quei tarli continuavano a rodermi dentro, si assopivano e poi riuscivano fuori piu' forti di prima senza che io potessi neutralizzarli del tutto. La guardai. Era stupenda. Il viso era truccato ed i capelli sciolti e, contrariamente alle sue abitudini, aveva indossato un abitino, lei che era abituata ad indossare sempre i pantaloni. Era un vestito verde salvia che le arrivava poco sopra al ginocchio, mostrando almeno un po' di quelle benedette gambe che lei teneva sempre nascoste, non aderente ma che comunque le fasciava considerevolmente i seni ed il sedere. No, non era sexy e poteva forse essere considerato un look che la faceva notevolmente piu' grande della sua eta', forse addirittura da donna in carriera. Le scarpe erano decolt� col tacco di 7/8 centimetri, ma che tanto bastavano per farmela sembrare una dea irraggiungibile. Ma se visivamente avevo quell'impressione, i fatti erano diametralmente all'opposto. Mi fece sedere " Mentre si cuociono le pietanze ti preparo qualcosa da bere, amore?" " Si, portami una birra" le ordinai. Ero stato odioso e scortese. Si, era quella la mia tattica. Povero scemo illuso. Miriam corse a prendermi una birra e me la porto' in meno di dieci secondi " Eccola, amore. Vuoi qualche altra cosa mentre la tua Mimmi ti prepara la cenetta?" " Si, portami il bicchiere. Mi devo attaccare alla bottiglia, secondo te?" " Oh che scemetta che sono. Arrivo subito. Aspetta amorino" Pochi secondi ed avevo il bicchiere, mentre lei continuava a parlare mettendo i diminuitivi ed i vezzeggiativi ad ogni parola, con quel tono infantile che solo i ragazzi innamorati usano, quel tono che fa sorridere chi ascolta ma che fa parte stesso dell'amore "Mmmm che bello servire il mio amorino. Non vedo l'ora di farlo tutti i giorni. Ti piace amorino che la tua Mimmi ti prepara tutte le cose che ti piacciono?" aggiunse poi mettendosi seduta in braccio a me. Mimmi era naturalmente il suo diminuitivo, quello con cui la chiamavano le sue amiche anche se io avevo sempre preferito chiamarla Miriam. Mi piaceva il suo nome. Evocava passati gloriosi da eroina biblica, proprio come il mio nome del resto, cosa che contribuiva a farci scherzare su quest'argomento. Io cercai comunque di rimanere freddo e insensibile. Da una parte avrei voluto abbracciarla teneramente per tutti quei gesti d'amore che mi donava ma dall'altra dovevo restare in linea con la tattica che avevo preparato: farla incavolare di brutto nella speranza che alzasse la voce, che mi dicesse che stavo esagerando e che non avrebbe piu' accettato un comportamento del genere da parte mia. Era quello cio' a cui miravo. A quel punto io mi sarei scusato, le avrei chiesto di perdonarmi in quanto senza di lei non potevo vivere e lei avrebbe preso coscienza di avere un certo potere su di me. Dopodiche' avrei proseguito su quella strada e forse avrebbe acquistato quella coscienza dominante che io andavo cercando in lei. La feci rialzare " Alzati Miriam che dobbiamo parlare" le dissi freddamente. Lei mi guardo' stupita rimanendo seduta sulle mie ginocchia " Che e' successo, amore? Mi devo preoccupare?" " Ti vuoi alzare, si o no? Non posso farti un discorso con te seduta in questo modo" Miriam si alzo' sempre piu' stupefatta " Ho fatto qualcosa? Ti prego amore, non farmi stare con quest'ansia" " La tua amica Alessia" " Alessia? Cosa c'entra Alessia?" " C'entra. Non la sopporto. Mi sta sulle palle e ha un brutto ascendente su di te" La vidi sospirare di sollievo " Oddio, tesoro, mi sono preoccupata di brutto. Credevo che tu ... .Oddio se ci penso mi viene da piangere. Credevo che tu volessi lasciarmi. No, non e' quella che credi Alessia. E' una brava ragazza. E' solo che si mette una maschera e appare diversa da quella che e' realmente" " Non me ne frega un cazzo se si mette una maschera o no. E poi lo sanno tutti che e' una puttanella. A chi la da e a chi la promette. Lo sai come la chiamano? L'addrizzacazzi" Miriam scoppio' a ridere " Ma dai ... Ma veramente?" " C'e' poco da ridere. Io non voglio che tu la frequenti piu' quella" " Ma amore, ci conosciamo da sempre. Non puoi chiedermi una cosa del genere" Mi alzai e sbattei la mano sul tavolo " Io non te lo sto chiedendo, io ti ordino di non frequentarla piu'. Intesi?" " Ma ... ma ... Davide ... .Cosa le dico?" " Dille quello che ti pare ma tu, fino a che stai con me, non la rivedi piu'. Sei la mia ragazza, non te lo dimenticare, e se ti chiedo di fare una cosa, tu la fai. Intesi?" Si, avevo esagerato. Pensai che dopo quella sfuriata lei mi avrebbe risposto per le rime, proprio come avevo preventivato. Dai Mimmi, amore mio. Dimmi che sono uno stronzo, prendimi per la camicia, fammi volare per la stanza, dimostrami che sei tu quella piu' forte, dimmi che sei tu a decidere chi frequentare, minacciami di lasciarmi ed io mi inginocchiero' ai tuoi piedi, striscero' pregandoti di rimanere a fianco a me. Fai tutto questo, Miriam. E' cosi' che ti vorrei. No, non lo fece. Le vidi gli occhi riempirsi di lacrime e correre verso la cucina. Le stavo rovinando quella serata che lei voleva dedicare completamente a me e stavo per alzarmi quando la vidi tornare, gli occhi bassi ancora umidi. Prese una sedia, la sposto' dal tavolo e si mise seduta di fronte a me " Va bene, se tu vuoi che non veda piu' Alessia, non la vedro' piu'. Forse sono io che sono troppo ingenua e non mi accorgo di certe cose" " Miriam, cerca di capire. Io ... ." " Ho capito, Davide. Tu non vuoi che la tua ragazza frequenti una come Alessia e hai ragione. Lei e' un po' ... ." " Mignotta" " No, mignotta no. Leggera. Anche mia madre la giudica in questo modo e allora forse sono io che sbaglio. Pero' voglio dirti che io non sono come lei. Per me ci sei solo tu" " Lo so, lo so, amore" le dissi alzandomi, chinandomi di fronte a lei per prenderle quel bel dolce visetto tra le mani. La sua dolcezza infinita mi aveva travolto, il suo amore mi aveva steso, i suoi occhi mi avevano tramortito. Miriam non aveva bisogno di darmi ordini, non aveva bisogno di farmi una mossa di judo per atterrarmi. Le bastava guardarmi in quel modo e dire tutto cio' che stava dicendo " Io non voglio litigare con te per via di Alessia. Le sono affezionata ma tu ... .Tu conti mille volte piu' di lei. E poi hai ragione. Sei il mio ragazzo e se tu mi ordini di fare una cosa io devo farla" concluse dandomi un tenero bacio. Ecco, questa era Miriam, la mia ragazza. Potevo mai farla diventare una donna dominante? No. Mi arresi all'evidenza. Per gli anni che seguirono non provai piu' a fare scemenze del genere e la nostra vita prese il percorso piu' logico. Lei prosegui' ovviamente con il judo, ottenendo anche da senior dei grossi successi anche se forse inferiori alla sua abilita' tecnica ed alla sua forza. Era capace di vincere con chiunque, comprese la numero uno al mondo e poi perdere con una mezza calza, per la disperazione del suo allenatore che la rimproverava come al solito di scarsa concentrazione. Io naturalmente, divenni il suo tifoso numero uno e, appena possibile, la seguivo pure in capo al mondo. Oh, ne ho girate di Nazioni, ne ho visti di tornei, di competizioni importantissime. Come non ricordare le Universiadi con la sala strapiena di appassionati, circa 12 mila spettatori, una cosa mai vista in Italia, oppure i giochi del Mediterraneo dove Miriam ottenne un risultato prestigioso e dove, al termine della sua gara, invece di tornare in Italia trascorsi anche una favolosa settimana di vacanza con lei. Oppure il , forse il piu' importante d'Italia, una specie di maledizione per Miriam che, pur giocando in casa con il tifo di decine di amici e parenti, la vedeva sempre sconfitta al primo o secondo turno tranne una volta che impedii a tutti quelli che la conoscevano di entrare nella sala a vederla, con il risultato di farle ottenere uno dei piu' prestigiosi risultati della sua carriera, insieme al Campionato Nazionale a squadre. E si, mia moglie e' stata anche campionessa italiana e lo fu per ben due volte anche se il titolo assoluto le sfuggira' per tutta la sua vita. Forse, nella competizione a squadre sentiva meno la pressione e la responsabilita', dovendo dividere quest'ultima con tutte le componenti del suo team e questo le faceva fare delle grossissime prestazioni. Ma non c'era solo il judo. Io continuai con l'Universita' con buoni risultati ed anche Miriam prosegui' gli studi dopo il liceo frequentando l'Istituto Superiore di Educazione Fisica. Il suo sogno era diventare appunto insegnante di educazione fisica e si applico' al massimo nel cercare di concretizzare tale sogno. Dopo un paio di anni, cominciammo anche a parlare di matrimonio anche se dovemmo attendere altri due anni prima di riuscire ad esaudire questo sogno, ovvero il tempo che mi ci volle per laurearmi e trovare un lavoro che mi permettesse di mantenere la mia donna. Per tutto questo tempo, misi da parte le mie inclinazioni, pensandoci raramente anche se vivere insieme ad una campionessa di judo non era facile per me, ma cercavo di vedere Miriam soltanto come la ragazza che amavo e che avrei sposato con l'ovvio orgoglio che si ha nel stare a fianco ad una campionessa di quel livello. Fu in quel periodo che iniziai anche a sviluppare maggiormente la mia passione per l'abbigliamento fetish. Ovviamente, non potevo pretendere che Miriam andasse in giro vestita come una puttana e nemmeno lei lo avrebbe mai fatto. Il suo abbigliamento era moderno e molto casual ma il pensiero di vederla vestita in quel modo mi intrigava e molto. Ma nello stesso tempo, a conferma della mia variegata e sfaccettata psicologia, ne sarei stato anche geloso, anche se in futuro avrei scoperto che era molto eccitante vederla vestita in tal modo dinanzi a persone che non conoscevo. Ma ogni cosa a suo tempo. Era arrivato dunque il momento del matrimonio e vissi quel periodo nel modo piu' tradizionale, con l'ovvia tensione di tutti i componenti delle nostre famiglie, con le naturali discussioni per ogni piccola cosa che riguardasse l'organizzazione dell'evento, dal menu' alla location e persino nella formazione dei cosiddetti tableaux. Ma quello che piu' conta e' che in quel periodo eravamo una coppia normale e anzi, che ero io il capo indiscusso e questo, anziche' farmi contento, mi faceva addirittura incazzare. D'altronde, le mie caratteristiche erano quelle che voi ormai conoscete ma mi sarei anche accontentato di una ragazza che si facesse rispettare, che prendesse a volte in mano le redini della coppia. E invece no. Miriam si appoggiava a me per qualunque scelta, delegandomi la responsabilita' per ogni cosa, dalla vacanza alla scelta del film da andare a vedere al cinema. La sua fiducia in me era enorme. Sembrava che ogni mia decisione fosse giusta e nemmeno in prossimita' del matrimonio la vidi cercare di far valere le sue ragioni. Sarebbe bastato dargliela vinta, obietterete voi. E no! Troppo facile. E che gusto ci sarebbe stato? Se lei voleva mettere Tizio al tavolo di Caio mentre io volevo metterlo con Sempronio, non avrei provato nessun piacere ad accettare la sua decisione. Io volevo contrastarla per spingerla ad imporre quella sua decisione, cosa ben diversa. Capivo perfettamente che lei non si sarebbe mai imposta con la forza fisica ma avrebbe potuto imporsi pero' come fanno tantissime donne, con un carattere ben definito e voglioso di avere sempre l'ultima parola. Purtroppo per me, Miriam era invece ben diversa e questo lato del suo carattere non mi piaceva. Era troppo accondiscendente con me e con gli altri. Raramente le vidi fare una discussione con chicchessia, mai le sentivo alzare la voce con parenti e amici. Le andava bene tutto. Una sera ad esempio, a poche settimane dal matrimonio, si stava discutendo con gli amici di dove trascorrere l'addio al celibato e quello al nubilato. Noi maschi, in gran segreto, avevamo optato per un luogo particolare. Saremmo andati a vedere uno spogliarello con una famosa sexy star. No, non eravamo dei maniaci del sesso ma sarebbe stato solo un modo per trascorrere una serata particolare un po' fuori dagli schemi, facendoci soltanto delle grasse risate. Le ragazze invece, avevano scelto un ristorante particolare, un luogo ove, oltre alla cena, ci sarebbe stato anche il karaoke, ma era anche un posto dove Miriam non si sentiva a suo agio perche' pieno di ragazzi in cerca di prede e lei non voleva dar adito alle malelingue di poter minimamente pensare a male ma, pur di non ferire la sua amica che le aveva preparato quella serata, accetto', salvo poi lamentarsi con me per questa scelta mentre la riaccompagnavo a casa " Ma Santo Dio, Miriam, fatti rivalere, no? Se non vuoi andarci dillo a tutte le ragazze e scegliete un altro posto" " E se poi si offendono? Io ho solo paura che tu possa pensare qualcosa di male sul mio conto" Dio mio. Era cosi' candida, cosi' piena di timori, cosi' innamorata. Come facevo a non adorarla ed a credere di essere il ragazzo piu' fortunato della terra? Fermai la macchina e le presi il viso tra le mani " Devo preoccuparmi?" Sorrise " No amore. Sulla mia fedelta' non dovrai mai preoccuparti" Ne ero felice. Chi non sarebbe completamente felice della serieta' e della fedelta' della sua donna? Eppure, mi mancava qualcosa e lo capii quella sera. Mi mancava la gelosia. Non riuscivo ad essere geloso di lei. Era tanta la sicurezza che avevo di Miriam e questa sicurezza mi impediva di essere geloso mentre io avrei voluto esserlo, almeno un poco. La bellezza non le mancava ma anche chi si fermava a guardarla la vedeva con occhi particolari, quasi di tenerezza e mai con quello sguardo che ha un uomo quando vede una bella ragazza che gli manda il testosterone in circolo. All'inizio di questa mia storia ho detto come uno dei miei tanti sogni fosse di camminare a fianco a lei mentre veniva ammirata ed io a godere di questa ammirazione. Ecco, mi mancava anche quella sensazione che solo in parte veniva riaccesa d'estate quando si andava al mare. Si, solo in parte. Il suo corpo era bello e tonico e questo mi eccitava oltre misura ma lei sembrava quasi impaurita di mostrarsi in tutta la sua effettiva bellezza, usando tutti gli accorgimenti conosciuti per nascondersi. Usava pareo, t-shirts e pantaloncini, asciugamani, ma quando si sdraiava a prendere il sole ed il suo corpo era sgombro da ogni tentativo di coprirlo, allora andavo in estasi. In quei momenti l'ammiravo e me la gustavo con l'acquolina in bocca e con tanto orgoglio, stranamente felice che anche altri ragazzi potessero ammirarla. Perch� avevo quella sensazione invece di impazzire di gelosia? Era uno dei tanti misteri della mia psiche contorta. Probabilmente, se io avessi scoperto che mi tradiva, non ci avrei pensato un secondo e l'avrei lasciata immediatamente. Non ero affatto un cornuto contento, quello che poi scopriro' chiamarsi cuckold, pero' ero felice quando la mia donna veniva ammirata e se fosse dipeso da me, le avrei concesso qualsiasi liberta' in fatto di abbigliamento. Strano, vero? Si, l'abbigliamento sensuale sara' molto ricorrente nei miei desideri ed avra' un ruolo essenziale nella mia storia. Ma, tornando alla realta' di quel periodo, la nostra vita non era certo una vacanza perenne e, al di fuori della spiaggia e di qualche occasione particolare dove ebbe modo di sfoggiare abiti da sera come nel caso di un paio di feste di fine anno e di qualche matrimonio di conoscenti, quella mia voglia rimase per lungo tempo inespressa. Ci sposammo, dunque. Non mi soffermo troppo sulla festa che fu comunque molto bella e nemmeno sulla notte di nozze. Credo che quella notte sia uguale per tutte le coppie che si amano e noi, pur con tutti i problemi che avevo, ci amavamo e ci desideravamo. Il viaggio di nozze lo facemmo da sogno. Bali, Bangkok e Pattaya e al ritorno iniziammo la nostra nuova vita. Io ci davo dentro col lavoro e Miriam continuava con gli studi e con il judo ma, dopo circa un anno, rimase incinta. La gioia fu enorme per entrambi e la nascita di una bella bambina aumento' l'amore che provavamo ognuno per l'altra. Si, eravamo felici. Proprio felici? Almeno io ero del tutto felice? Inutile nasconderlo. Quegli istinti che si erano assopiti per tanto tempo erano tornati a galla ed io non ce la facevo piu' a tenerli nascosti e a non desiderare di provare l'ebbrezza e la gioia di avere al mio fianco una padrona piuttosto che una moglie. Ancora una volta, decisi di riporre in un ipotetico cassetto tutti questi pensieri e di continuare a vivere una vita normale, cosa che mi riusciva apparentemente benissimo, ma la sera, prima di addormentarmi, non riuscivo a non pensare a quanto sarebbe stato meraviglioso se mia moglie fosse stata anche la mia padrona e mi perdevo ad immaginarmi situazioni classiche del femdom, con Miriam vestita in lattice e tacchi alti obbligarmi a preparare la cena, austera ed autoritaria mentre io tremavo di paura e di ammirazione. Si, sogni, dove pero' la protagonista era lei. Non cercavo altre donne, altre padrone da adorare, io volevo solo lei come mia padrona, come mia dea. Le altre per me non esistevano. Ma mentre questi miei desideri erano riemersi prepotentemente, la vita continuava normalmente. Miriam aveva ripreso la sua attivita' agonistica ed aveva terminato i suoi studi, cominciando anche a cercarsi un lavoro come insegnante di educazione fisica, cosa che si rivelo' molto complicata per vari anni e che forse le venne concesso per meriti sportivi solo alcuni anni dopo aver terminato l'agonismo. E a 28 anni si ritiro'. Problemi per la crescita di nostra figlia, risultati che dopo il parto tardavano ad arrivare, piccole incomprensioni con la Federazione, viaggi troppo lunghi e mal ripagati, insomma, per mia moglie il gioco non valeva la candela. Aveva alle sue spalle una carriera di oltre dieci anni nel corso dei quali aveva ottenuto importanti riconoscimenti e l'apprezzamento di tutte le sue colleghe ma forse le era mancato il grande risultato, quello che l'avrebbe fatta diventare una campionessa a livello internazionale nota anche al grande pubblico e non solo agli addetti ai lavori. Per me non aveva importanza. Per me lei era la judoka piu' forte del mondo e ogni volta che mi capitera' in seguito di parlare di lei, come tale la dipingero'. E mentre la nostra bambina cresceva tra amore e tenerezza, mia moglie decise di insegnare judo nella stessa palestra dove era stata un'allieva di livello superiore. La passione per quello che per lei era uno sport meraviglioso si espresse in questo modo anche terminato l'agonismo. Quella fu una decisione importante per lei ma anche per me in quanto la mia campionessa di judo avrebbe comunque proseguito i suoi allenamenti e non si sarebbe imborghesita, dandomi in tal modo la possibilita' di continuare a vederla come una donna forte fisicamente e regalandomi almeno la speranza che un giorno lei potesse diventare la moglie dominante dei miei sogni. Ed io? Lo so, c'e' sempre in stand by quella sera dove la mia vita cambio', ma prima di arrivare a quella sera dovrete pazientare ancora un po'. Il bello sta per arrivare ma prima del bello arrivo' il brutto, anzi, l'orrendo. Fine quarto episodio Fine quarto episodio Per commentare questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it