AMORE, JUDO E DOMINAZIONE Terzo episodio di Davidmuscolo Ma e' ora di tornare a quell'appuntamento e alla tensione con la quale io vissi gli ultimi momenti prima di quell'incontro che reputavo basilare per la mia vita futura. L'avevamo preso alle16 sotto casa sua ed io mi preparai col massimo della cura: jeans firmati e maglioncino di cachemire blu, regalo della mamma per l'ultimo mio compleanno, sotto il quale ci avevo messo una camicia bianca che, come andava di moda in quel periodo, facevo uscire dal maglione ed infine il giubbino di pelle. Per la macchina, mi feci dare da mio padre la sua Golf nera quasi nuova al posto della mia Micra comprata di seconda mano ed un po' sgangherata e alle 15.50 stavo sotto casa sua. Attesi appena i dieci minuti che mi dividevano dall'appuntamento in quanto Miriam scese alle 16 in punto, forse l'unica volta in vita sua ad essere puntuale. Ma diamine, era il primo appuntamento anche per lei. Beh, ci credete che ho ancora negli occhi il momento in cui usci' dal portone? No, niente abbigliamento sexy, minigonna e tacchi a spillo ma il giusto look da ragazza della sua eta': jeans nero, maglioncino a collo alto color amaranto aderente quel tanto da farmi perdere nelle forme dei suoi seni e, anche per lei, giubbino di pelle nera, mentre ai piedi aveva un bel paio di stivaletti con un tacco appena accennato ma che tanto bastava per farla apparire leggermente piu' alta di me. I capelli erano di nuovo sciolti sulle spalle e quella volta si era truccata, anche se in modo molto lieve. Un po' di rimmel agli occhi, forse del fard e un lucidalabbra. Mi piaceva. Oh si che mi piaceva. Ero gia' sceso dalla macchina e mi avvicinai verso di lei. Ci baciammo sulle guance e poi la feci accomodare dentro la macchina. Cercai di vincere l'ovvia tensione del primo appuntamento con un sorriso che sarebbe dovuto essere sicuro. Non so come mi venne ma tanto basto' per rompere il ghiaccio " Stai benissimo. Sei molto carina" esordii infatti " Grazie" si scherni' mettendosi una mano in mezzo ai capelli " Allora, che ne dici di andarci a prendere qualcosa? Conosco un bar dove possiamo farci quattro chiacchiere in santa pace" proseguii. Miriam sorrise. Dio quant'era bella quando sorrideva " Per me va bene. Se va bene a te ... ." Beh, per uno che cercava una ragazza dominante, l'inizio cosi' accondiscendente non fu il massimo ma credo che nel preciso istante in cui vidi quel dolce sorriso capii che Miriam mi interessava come ragazza, al di la' del fatto che fosse una campionessa di judo. A quello, alla dominazione, ai miei sogni segreti e proibiti ci avrei pensato in seguito. Quello che volevo era fare colpo su di lei e misi in atto i miei colpi segreti, a cominciare dalla scelta del bar che era infatti era uno dei piu' rinomati di Roma, la nostra citta', adagiato nel verde dell'Eur, uno dei quartieri piu' in della capitale. Misi in moto la Golf di papa', accesi lo stereo e misi una delle mie cassette preferite di quel momento che mi ero portato dalla mia macchina, ovvero di Phil Collins " Ti piace questa o preferisci qualcosa di italiano?" le chiesi. La musica era uno dei miei argomenti preferiti ma sapevo spaziare un po' su tutto e quello era probabilmente uno dei motivi che mi avevano sempre aiutato nel conquistare le ragazze. Miriam si aggiusto' i capelli e poi rispose " E' bella ma io preferisco capire quello che ascolto e con l'inglese me la cavo appena. Se hai qualcosa di italiano lo preferirei, se non ti dispiace" Parlava a bassa voce e con la musica del folletto dei Genesis faticavo quasi a capirla. Avevo una vasta scelta di cassette di autori italiani. Il mio preferito era De Andre' ma non disdegnavo affatto Vasco e il nuovissimo, per l'epoca, rock di Ligabue ma sapevo che la scelta della musica era basilare per capire che tipo di persona mi trovassi di fronte e decisi di lasciare la scelta a lei. Le aprii il cassetto dove avevo riposto tutte le musicassette che mi ero portato " Scegli, allora. A me piacciono tutte" Miriam le guardo' con attenzione e poi me ne diede una di Raf" " Ti piace questa?" le chiesi sorridendo "Si, moltissimo" " E allora facciamoci un tuffo nell'estate" dissi con sicurezza togliendo la cassetta di Phil Collins e inserendo Era stato un tormentone durante l'estate appena trascorsa e sinceramente mi era venuta a noia ma non potevo rifiutare quella richiesta. Canticchiammo quasi l'intera cassetta mentre continuavo a dirigermi verso l'Eur. Il suo profumo aveva impregnato l'abitacolo ed io lo respiravo a pieni polmoni. Mi e' sempre piaciuto l'odore femminile. L'ho sempre trovato afrodisiaco e quello di Miriam mi piaceva ancora di piu' di quanto mi fosse piaciuto nelle altre ragazze che avevo fatto salire sulla mia macchina. Non parlammo ma ogni tanto ci scambiavamo dei sorrisi. Oh, quanto pagherei per poter rivedere quella scena. Sprizzava tenerezza, evocava sensazioni ed emozioni che solo a quell'eta' si possono provare. Ma intanto, eravamo arrivati. L'accompagnai all'interno di quel famoso bar e ci sedemmo in un angolo appartato. Avevamo parlato molto di noi durante quelle lunghissime telefonate ed altrettanto facemmo quel pomeriggio mentre mangiavamo con lentezza esasperata un buon gelato. Io avevo optato per una granita di caffe' con panna mentre Miriam scelse cioccolata, nocciola e panna. In tutti gli anni che seguirono, non le avrei mai visto cambiare gusti. Ma quello era il nostro primo incontro.,,,, Si, parlammo ancora molto. Io sono sempre stato un chiacchierone e a lei dovetti tirare quasi le parole fuori dalla bocca con le pinze all'inizio, ma dopo circa una mezz'ora cominciai a vederla pi� sciolta. D'altronde, aveva appena diciassette anni, una bambina, praticamente. Una bambina con il fisico da donna matura. Mi racconto' anche di come le era nata la passione per il judo. Era tutto cominciato per merito di una cugina piu' grande di lei che abitava proprio di fronte casa sua. Miriam aveva appena otto anni e volle seguire per forza sua cugina che abbandono' dopo pochi mesi mentre lei invece si appassiono' a questa disciplina. Tutto molto banale. Racconto' con un misto di orgoglio e di timidezza i primi successi che l'avevano spinta poi a proseguire, le vittorie contro ragazze piu' grandi di lei ed il suo sogno: andare alle Olimpiadi. Si soffermo', sempre su mia richiesta, sugli aspetti tecnici e sulle difficolta' e sui vantaggi che trovava incontrando quasi sempre atlete superiori da un punto di vista muscolare. Miriam era infatti abbastanza magra ma era considerevolmente alta e questo la faceva pesare quanto ragazzone tozze ma piu' basse di lei di oltre dieci centimetri. Ma parlammo anche di altri argomenti, ovviamente. Mi racconto' anche di un ragazzo che aveva avuto ed io sentii quasi una stilettata nel petto ma feci finta di niente. Oh cazzo, ero geloso. Geloso del suo passato senza che nemmeno stavamo insieme. Proseguimmo a parlare per un bel po' ed anch'io le regalai confidenze a iosa. Forse non avevamo gli stessi gusti musicali ma eravamo in sintonia su parecchi altri argomenti. Insomma, mi piaceva parlare con lei e ci sarei rimasto per ore. Ma si erano fatte le sei di pomeriggio ed era ora di uscire dal bar. Cominciava a fare freddo e la vidi chiudere la lampo del giubbetto. Raggiungemmo la macchina e salimmo. Per un breve istante fummo in silenzio. Avevo voglia di baciarla ma avevo anche paura di fare qualche passo falso e decisi di desistere. Mi dipinsi la faccia con un sorriso stereotipato che nascondesse la mia agitazione e proseguii nella mia opera di abbordaggio " Ti va di fare una passeggiata a Ostia?" Ostia, il mare di Roma, forse il pi� brutto mare che esista al mondo ma il lungomare ha un suo fascino d'inverno ed io avevo bisogno di posti con quelle caratteristiche ed ero gia' riuscito in passato a vincere la resistenza di una ragazza passeggiando lungo il marciapiede antistante la spiaggia, spesso pieno di bancarelle caratteristiche. Dall'eur, la zona dove mi trovavo in quel momento, arrivare ad Ostia era abbastanza semplice e, appena Miriam mi disse che la cosa le andava benissimo, ingranai la marcia e mi avviai. Dopo nemmeno cinque minuti ero gia' sulla strada e ce ne vollero soltanto altri venti per arrivare al mare. Trovai un parcheggio a poche centinaia di metri dal lungomare, cosa abbastanza complicata anche in pieno novembre e mi diressi verso il pontile. Il lungomare era quasi deserto e sferzate di vento gelido lo percorrevano. Oh si, quello e' uno dei posti piu' ventosi che abbia mai conosciuto ed un tizio sulla bancarella di dolciumi, l'unica aperta a quell'ora, era piu' intento a tenere con le mani l'ombrellone che svolazzava pericolosamente che a vendere ai pochi passanti che camminavano alzandosi il bavero dei loro cappotti. Iniziammo a percorrere il pontile e piu' si avanzava e piu' il vento sembrava aumentare. Anche Miriam si era alzata il bavero del suo giubbetto ed i suoi lunghi capelli le andavano continuamente sul viso rendendo inutili tutti i suoi tentativi di sistemarli con le mani " E' inutile" le disse infine sorridendo "Non ci riuscirai mai" " Accidenti a questo vento" si lamento'. Io le presi le mani dolcemente " Non ti piace stare qui'?" " E' bellissimo ma comincio ad avere freddo" Si, era il momento giusto. Una ragazza che ha freddo e' piu' indifesa e abbassa le barriere. Mi poggiai addosso alla ringhiera e la condussi di fronte a me. Si lascio' condurre senza opporre la minima resistenza e avvicinai la mia bocca alla sua. La baciai castamente sulle labbra, poi mi staccai di qualche centimetro e osservai la sua reazione. Vidi che sorrideva e mi riavvicinai nuovamente e quella volta fu bacio vero. In quel momento, tutto era distante da me a parte il fatto che stavo baciando una bella ragazza. Era distante il fatto che fosse una campionessa di judo, che l'avrei voluta dominante ai miei danni e anzi, istintivamente, come avevo sempre fatto con le altre ragazze, diventai io il maschio dominante. La presi per i fianchi, le spostai i capelli che continuavano a volare ribelli e la baciai ancora, ancora e ancora mentre sentivo la sua mano accarezzarmi la nuca. Non c'era piu' quel vento gelido e gli spruzzi delle onde che si infrangevano sul pontile, eravamo immersi in una bolla e sembrava che anche i capelli di Miriam non si spostassero piu'. Ci staccammo e ci prendemmo per le mani " Avrei voluto baciarti gia' quando eravamo davanti alla scuola" le dissi " E io avrei voluto essere baciata appena mi sono voltata e ti ho visto" Due frasi banali, scontate anche se sincere, ma che racchiudevano tutto il mondo, l'eros, il rapporto eterno tra uomo e donna. Io volevo baciarla e lei voleva . Lo stesso gesto visto dal mondo maschile e da quello femminile. Io volevo essere attivo e lei passiva, io volevo dare e lei ricevere. Fa parte della nostra educazione, del nostro istinto che si e' radicato in migliaia di anni e che nemmeno uno come me, uno con desideri strani, era riuscito a capovolgere completamente. E quell'istinto prettamente maschile lo feci emergere anche dopo, quando ci avviammo mano nella mano verso la macchina. Le lasciai la mano e l'abbracciai per la vita stringendola a me, quasi a volerla proteggere da quel vento sempre piu' intenso e lei docilmente accetto' questa mia protezione. Oh si, siamo nel ventunesimo secolo e le donne sono cambiate ma certe sensazioni sono immortali e certi atteggiamenti differiscono ben poco. Se nell'ottocento la dama cercava la protezione del cavaliere, a ben vedere, la situazione non sembrava essere cambiata di molto. Malgrado cio' che dicono e cio' che danno a vedere, la maggior parte del genere femminile e' ancora alla ricerca dell'uomo forte, sicuro, protettivo ed io apparivo esattamente come tale e questo a Miriam piaceva. Si, le piaceva, come sarebbe piaciuto alla maggior parte delle ragazze. Oh si, fanno le dure, all'inizio, ti guardano dall'alto in basso, ma solo se non le interessi, se non provano attrazione, se sanno di piacerti e loro non contraccambiano, ma quando una ragazza, una donna, un esemplare del genere femminile di qualunque eta' prova qualcosa nei confronti del maschio, sia che sia semplice attrazione fisica sia un piu' complicato sentimento d'amore, le loro barriere si disintegrano, il loro sguardo si intenerisce e la loro durezza scompare completamente per far posto alla donna con la sindrome della crocerossina, pronta a fare qualunque cosa pur di far felice il fortunato di cui si sono innamorate. E per me che ambivo esattamente all'opposto non era certo il massimo. Eppure, mentre tornavamo a Roma dove l'avrei portata prima a mangiare una pizza e poi a farci una romantica passeggiata costellata da innumerevoli baci al Gianicolo, uno dei sette colli, dove la visione della citta' eterna e' semplicemente mozzafiato, riflettevo su questa situazione e, di getto, decisi che non mi importava piu di niente. Al diavolo la dominazione, al diavolo tutte quelle strane sensazioni, quelle voglie troppo strane per essere appagate. Io mi sentivo il cuore battere alla velocita' della luce e questo significava che mi stavo innamorando di una ragazza. Avrei fatto a meno di cercare di soddisfare quelle voglie. Ce la potevo fare, cosi' come c'ero riuscito fino a quel momento. L'unica cosa che mi interessava era lei, Miriam, che mi guardava con occhi adoranti, che metteva la sua testa sulla mia spalla come qualunque ragazza innamorata o che si sta innamorando, che ogni tanto mi baciava e cercava la mia mano destra ogni volta che la mettevo sul cambio ed io indugiavo nel sentire il piacere di quel contatto e a mia volta glie la stringevo per riscaldargliela. Si, in quel momento mi dissi che sarei stato una persona normale per il resto della mia vita ed avrei cancellato dalla mia mente tutte quelle strane idee che avevo in fatto di ragazze. Questo almeno era cio' che mi ero prefissato in quel momento ma poi, facendo i conti con la mia indole, mi resi conto che non riuscivo a mantenere del tutto quella mia promessa e non potevo non pensare che la mia ragazza fosse una campionessa di judo e che il mio piu' grande desiderio sarebbe stato quello di essere soggiogato da lei sia fisicamente che psicologicamente. Ad ogni modo, non potevo essere sottomesso a Miriam, non potevo pretendere che lei sfoggiasse su di me la sua abilita' di judoka, ma potevo pur sempre essere orgoglioso delle sue capacita' e vantarmene con quelli che conoscevo, a cominciare ovviamente dai miei amici. Nei giorni che seguirono infatti, iniziai ad osservare i suoi allenamenti e potei rendermi conto di persona di come fosse realmente molto brava. Voglio dire ai profani di dimenticarsi certe scene che si vedono nei film, dove l'eroe o l'eroina fa volare di diversi metri l'antagonista. Nel judo inteso come sport, l'atleta deve cercare di vincere un combattimento e deve farlo cercando di ottenere dei punti e l'ippon, ovvero lo schienamento, equivalente del KO del pugilato, e' abbastanza raro, anche se nei combattimenti femminili piu' frequente rispetto a quelli maschili. Ma l'abilita' di Miriam saltava comunque agli occhi ed il suo allenatore se la coccolava con lo sguardo. gli avevo sentito dire. Era forte, abilissima e molto agile, molto piu' di tutte le sue avversarie e l'unica sua pecca, come mi aveva detto quel pomeriggio in cui avevamo fatto la conoscenza, stava nella sua scarsa concentrazione. A volte sembrava quasi estraniarsi dal combattimento che effettuava e si mostrava troppo passiva per uno sport che invece, era basato soprattutto sull'aggressivita'. Ma quando era nella giornata giusta, quando era concentrata, non ce n'era per nessuna. Ma a me dello sport vero e proprio interessava poco e addirittura faticavo a riconoscere i nomi delle mosse. Mi piaceva soltanto vedere le gesta della mia ragazza e immaginare che al posto della judoka che si arrendeva immobilizzata da Miriam ci fossi io. Eh si, mi rimaneva solo l'immaginazione perche' avevo compreso ben presto che sarebbe stato impossibile far diventare Miriam come io avrei voluto. Troppo docile, troppo accondiscendente, anche e soprattutto nei miei confronti. Ma, come stavo dicendo, potevo esserne orgoglioso ed immaginare che i miei conoscenti potessero pensare che lei avrebbe potuto sopraffarmi se avesse voluto. Ci siete? Complicato come ragionamento? Beh, cerco di spiegarmi meglio. Gia' dalla settimana seguente iniziai a far conoscere Miriam ai miei conoscenti, cosi' come del resto fece lei con i suoi. Con i miei amici e con le ragazze del mio gruppo la presentavo cosi' " Questa e' Miriam, la mia ragazza. E' una cintura nera di judo, una vera campionessa" Oh, amici miei, sapeste quanto sono banali le reazioni della gente. E quanto sono simili queste reazioni. Sapete qual'era sempre la risposta? " Allora stai attento Davide, altrimenti ti mena" Si, sembrava un disco noioso e invece a me piaceva, eccitava la mia fantasia, mi faceva pensare che quella situazione in quel momento molto remota, ovvero che Miriam mi potesse costringere con la forza a fare cio' che lei voleva, fosse invece la pura realta' e la mia risposta era in linea con questa mia fantasia contorta " E certo che sto attento. Non la faccio arrabbiare e faccio esattamente quello che dice lei. Mica voglio prendere le botte" Il tono era ironico ed era difficile capire se io stessi scherzando e stessi prendendo in giro i miei interlocutori oppure c'era un fondamento di verita' ma a me bastava che loro pensassero che questa ipotesi potesse essere concreta anche se, tutte le volte che accadeva una situazione del genere, Miriam si scherniva " Ma no, non dategli retta, sta scherzando. Sono io a fare quello che lui vuole" diceva, terminando sistematicamente quella frase abbracciandomi e mettendo la sua testa sul mio petto a far vedere a tutti quanti che, cintura nera o no, lei era la femmina che si accoccolava in modo remissivo al suo maschio. Si, io ero immensamente orgoglioso di lei ma anche Miriam non era da meno ed era orgogliosa di me e soprattutto della sicurezza che emanavo. Mi voleva maschio ed io non potevo certo non darle quella concretezza che lei cercava da me anche se in cuor mio avrei preferito esattamente l'opposto. Ma, a dare il definitivo calcio ai miei sogni di sottomissione, ci penso' una serata molto particolare circa due mesi e mezzo dopo. Ma andiamo con ordine altrimenti non vi ci faccio raccapezzare con tutti questi salti temporali. Quindici giorni dopo esserci messi insieme facemmo sesso. No, pardon, facemmo l'amore. Si, era amore e potevo dirlo ormai con tutta tranquillita'. Non era l'amore di un sottomesso verso la sua padrona ma l'amore di un ragazzo verso la sua ragazza. E, tutto sommato, la cosa mi andava benissimo. Potei anche ammirarla nuda per la prima volta e devo dire che ne fui estasiato. Avevo sempre dato un'importanza enorme al fisico nel giudizio di una ragazza e quello di Miriam non mi deluse affatto. Il corpo piu' che da judoka sembrava quello di una velocista e mi ricordo che la paragonai alla statunitense Florence Griffith che aveva appena fatto incetta di medaglie vincendo i 100, i 200 metri e la staffetta alle Olimpiadi. Era flessuoso ma sprizzava forza e potenza, con la vita piccola e le braccia e le gambe toniche. Oh si, mi piaceva il fisico atletico della mia ragazza, mi piaceva e soprattutto mi eccitava. Facemmo l'amore, dunque, un pomeriggio di domenica a casa sua, approfittando del fatto che i suoi sarebbero stati fuori casa per l'intera giornata ed e' un ricordo meraviglioso, indelebile. Lei era stata mia. Ancora una volta quella differenza basilare, sostanziale. Nei preliminari io le ripetevo e lei, come in un eco, mi rispondeva . Il maschio da e la femmina riceve. E' scritto. Ed io mi attenni a questa legge malgrado le mie caratteristiche psicologiche. Ma non e' questo il motivo che mi fece accantonare i miei sogni di sottomissione perche' in realta' una piccola speranza io ce l'avevo sempre. Ero pero' troppo giovane ed inesperto ed i miei tentativi abbastanza goffi per poter approdare a qualcosa, ammesso poi che con il carattere di Miriam potessi giungere ad ottenere quel qualcosa, non portarono assolutamente a nulla. Insomma, ci provavo a farle venire una certa idea. Ci provavo chiedendole di farmi vedere qualche mossa, ad esempio. Tentativo banale e sperimentato, come avro' modo di scoprire in seguito, da tutti quelli con le mie caratteristiche. Ma soprattutto tentativo inutile in quanto Miriam non ci pensava minimamente di mettersi a fare un combattimento con me ed io non insistevo piu' di tanto per non farle capire la mia vera natura. Ci provavo anche chiacchierando. Ero bravo a far arrivare il discorso dove volevo e poi la buttavo la', con nonchalance " Certo, a parte le battute che dicono i miei amici, non so come mi comporterei se un giorno dovessimo litigare e tu dovessi arrabbiarti" Era questo piu' o meno il succo del discorso. Ma cosa mi aspettavo? Che lei mi dicesse ? Nooooo. Miriam mi abbracciava e con quella voce lieve, quel tono delicato e mai urlato, mi diceva . Come tutte le ragazze del mondo e lei era una ragazza normalissima, se non fosse stata cosi' forte e brava in una delle piu' nobili arti marziali. Fine terzo episodio Per ogni commento inviare una mail a Davidmuscolo@tiscali.it