Amazzoni 4: la vittoria (ballbusting story) Una storia di palle schiacciate e di donne trionfanti. La storia fino ad ora: Le Amazzoni respingono il primo tentativo di invasione, cogliendo di sorpresa e decimando l’esercito degli uomini. Lida aveva ottenuto precise informazioni sull’invasione torturando ai genitali il loro capo catturato, Lycos. Mentre la battaglia infuria, altre amazzoni, ed altre torture ai testicoli di alcuni guerrieri sconfitti, portano nuove informazioni alla principessa, che prepara la difesa dal secondo attacco che il comandante Koron guiderà attraverso la foresta. Koron non volle aspettare oltre per l’assalto. L’idea che un pugno di femmine avesse fermato e ridicolizzato il suo esercito lo faceva schiumare di rabbia. E i messaggi sarcastici e minacciosi della principessa delle amazzoni non avevano fatto che esasperato la sua collera e la sua sete di rivalsa. Il suo orgoglio maschile ferito e umiliato lo spingeva all’assalto! Dovevano agire subito! Senza preparativi, senza una tattica che non fosse un’irruzione violenta e frontale. Aveva ancora un migliaio di uomini, mille forti e valorosi uomini, addestrati alla battaglia. Uomini veri, con le palle! Mormorò proprio così, tra sé e sé, “con le palle”, rifiutandosi di pensare alle tremende minacce di Lida, che aveva giurato di strappare proprio i testicoli a chi avrebbe invaso la foresta. Radunò in gran fretta l’esercito, disponendo i suoi migliori uomini nelle prime file. Centinaia di guerrieri si affacciavano già nella pianura di Sonios, alle porte di Amazzonia. Un esercito minaccioso e impressionante. Koron si erse su una rupe urlando alle schiere armate: “Passeremo in Amazzonia a disintegrare quelle donne!” ci fu un boato, quindi l’immenso capo dell’esercito continuò: “Ci hanno colto di sorpresa una volta, ma non succederà una seconda! Ora sappiamo che dobbiamo combattere, e nel combattimento nessuna donna può competere con la forza di un uomo! Le distruggeremo in pochi minuti! Al calare del sole le loro stupide capanne saranno già in fiamme e una lunga fila di donne nude sarà in catene, ai nostri piedi, pronte a soddisfare i nostri desideri! Tutti voi potrete godere di quelle femmine! Ce ne saranno per tutti, e diverranno le nostre schiave! E la principessina, la bella principessina, spetterà a tutti voi, a tutti quanti!! Domeremo quelle donne con la frusta e la spada, e vedrete che dopo dovranno essere gentili con i nostri cazzi!! Andiamo a conquistare, a uccidere e a stuprare! Non abbiate pietà contro queste troie che ci hanno attaccato! E poi, saranno loro stesse la ricompensa! Andiamo ad annientarle, perché noi siamo i maschi, il sesso dominatore, perchè noi abbiamo i coglioni!!!!”. Un’ovazione che suonò come un potente ruggito si alzò dalla piana! Gli uomini urlarono alzando le loro spade al cielo. Myran e Anona ascoltarono il discorso di Koron nascoste tra i rami degli alberi della foresta, e alle ultime parole del guerriero non riuscirono a trattenere una silenziosa risata! “Sì, è vero, voi avete proprio i coglioni! Ma noi ve li cacciamo in gola i vostri preziosi coglioni!” disse la giovane amazzone alla compagna. Anona rise, portandosi le mani all’inguine, spalancando gli occhi e la bocca, simulando espressioni di dolore che tante volte avevano visto disegnate sui volti degli uomini quando venivano colpiti lì. “Vedrai che questo esercito sarà tutto ridotto così, a squittire come topi, e a contorcersi a terra con le mani sui loro... orgogliosi coglioni”. Lida era perfettamente al corrente del semplice piano di Koron, grazie alle informazioni estorte dalle sue ragazze (vedi Amazzoni 3), e sapeva che gli uomini avrebbero attaccato al più presto. Ancora una volta, le amazzoni erano un passo più avanti degli uomini, ancora una volta la debolezza maschile (nessun uomo prigioniero aveva potuto resistere al dolore ai testicoli! e aveva confessato tutto) aveva fatto sì che le donne guerriere sapessero tutto in anticipo. Le amazzoni attendevano gli uomini proprio all’ingresso della foresta, nascoste tra la vegetazione. Gli uomini però, stavolta, erano armati di pesanti scudi, lance e spade, pronti a respingere un eventuale attacco delle donne e delle loro frecce, per evitare l’agguato del giorno precedente. Ma Lida, stavolta, aveva pensato a qualcos’altro per accogliere il secondo tentativo di invasione. Decine di amazzoni si erano appostate sulla rupi. Le prime schiere dell’esercito passarono, convinte che stavolta non ci sarebbe stato nessun attacco delle amazzoni. Proprio allora Lida fece un cenno, e in pochi istanti gli uomini videro crollare verso di loro la montagna! Enormi massi caddero sull’esercito in marcia, travolgendolo. Le rocce si schiantavano a folle velocità sui corpi degli uomini, che venivano schiacciati. Decine di poderosi guerrieri, i più valorosi, quelli che Koron aveva voluto nelle prime file, furono sepolti dai massi. Il panico e il terrore si impossessò dell’esercito, che non si sarebbe mai aspettato un attacco simile. Agli uomini ci volle un po’ per capire che cosa era accaduto. La spiegazione fu dinanzi ai loro occhi poco dopo. Lida aveva radunato sulle rupi le donne più forti di Amazzonia, le più muscolose. Sprigionando contemporaneamente la loro forza avevano scagliato verso la vallata enormi massi, che avevano preso velocità fino a schiantarsi con violenza inaudita sulla vallata, quando l’esercito varcava la foresta. I massi continuavano a cadere sugli inerti corpi degli uomini che tentavano invano la fuga, ammassandosi e schiacciandosi contro le rocce. Ancora una volta stavano pagando a caro prezzo l’entrata nella foresta. Quando la raffica parve giungere alla fine, gli uomini levarono lo sguardo, oltre la polvere, su, in alto, sulle rocce sporgenti da cui era arrivata la morte. Tra le altre donne guerriere assiepate, là si stagliava, fiera e orgogliosa, la figura di Cinthia: l’amazzone stava a gambe aperte, come una dea, brandendo sopra la testa un masso gigantesco. Il suo fisico era statuario e imponente, a partire dalle gambe toniche e muscolose, risalendo per gli addominali d’acciaio, scolpiti in un corpo sodo, su cui spiccavano due floridi seni, appena coperti da una fascia di cuoio. Il pesantissimo masso si staccò dalle forti braccia della donna e si schiantò con un tremendo tonfo tra le schiere maschili, causando nuove vittime. Cinthia era senza dubbio la più forte tra tutte le amazzoni. Allevata sin dalla tenerissima età nella foresta, abituata fin da bambina a lottare con i lupi e con gli orsi, ad abbattere alberi e a spaccare tronchi, con gli anni aveva sviluppato una forza prodigiosa! A 10 anni vinceva nella lotta corpo a corpo i ragazzi di 6 e 7 anni più grandi di lei, divertendosi a immobilizzarli con le sue braccia. E tra molti uomini era ancora presente il ricordo della feroce umiliazione che quella donna aveva inferto loro agli ultimi giochi di Athena. Una femmina aveva sconfitto tutti i maschi nelle specialità più maschili della storia, in cui solo la forza consentiva la vittoria! Cinthia aveva vinto nel lancio del giavellotto e nel lancio del peso. L’asta lanciata dalla donna aveva attraversato le nubi prima di atterrare ben 30 passi oltre il giavellotto scagliato dal campione Artemisis. Tutti gli uomini erano rimasti a bocca aperta, sospesi tra lo stupore e la rabbia. Ma non avevano voluto ammettere la sconfitta, e avevano chiesto una ripetizione della prova. E ancora una volta, la lancia della donna aveva superato quella di tutti gli uomini; e lo stesso era avvenuto con il lancio del peso, un sasso dalle dimensioni enormi. Tutti i maschi dovettero inghiottire la propria bile, impazzendo dalla vergogna e dalla frustrazione. Il gigante Artemisis era stato sconfitto da una donna! L’uomo fremeva dalla collera, si sarebbe mangiato i propri testicoli piuttosto che vedersi sconfiggere da una femmina nella sua disciplina. Mentre Cinthia scagliò un altro macigno verso la vallata, pensò che gli sguardi di quegli uomini, là sotto, assomigliavano a quelli di tutti i maschi che avevano assistito quel giorno al suo trionfo: l’incredulità, la vergogna, l’umiliazione, la paura. Passarono pochi istanti e mentre la polvere non si era ancora diradata, e massicci corpi di uomini senza vita giacevano ai bordi della foresta, le amazzoni colpirono di nuovo! Veloci schiere di donne guerriere si precipitarono nella vallata come furie, sormontando i loro cavalli. L’esercito dei maschi era ancora sconvolto dall’imprevisto attacco dalle rupi, e venne colto nuovamente di sorpresa. Le amazzoni colpirono l’esercito nemico ai lati, con rapide ma devastanti incursioni. Le loro agili spade si conficcavano nei poderosi corpi dei guerrieri, lasciandoli senza vita. Koron avrebbe voluto uno scontro frontale, in campo aperto, dove poter far valere la legge del loro maggior numero, della loro forza e delle loro armi. Ma Lida aveva altri piani e con l’astuzia e il valore delle sue ragazze stava annientando per la seconda volta un esercito 20 volte più numeroso! Gli uomini mulinavano le loro pesanti spade e le loro lunghe lance, non riuscendo però quasi mai a colpire le furie femminili che si scagliavano contro di loro con sorprendente agilità e determinazione. Inoltre, l’esercito era spezzato in due dai massi e dai cadaveri che ostacolavano il cammino. Per la seconda volta gli attaccanti si trovavano a difendersi, e le amazzoni, cui spettava il compito di resistere all’assalto, erano all’attacco. Vista da occhi esterni la situazione sembrava paradossale! Un numeroso e agguerrito esercito di maschi, armati fino ai denti, partiti per la conquista, doveva difendersi da una esigua schiera di donne! La battaglia ormai infuriava senza esclusione di colpi: uomini contro donne in una battaglia che avrebbe avuto un solo vincitore. Lida aveva evitato fino a quel momento lo scontro frontale. Sapeva che quello che volevano gli uomini era una battaglia in campo aperto. Aveva aspettato fino ad adesso, riuscendo a sorprendere due volte le schiere nemiche, e a decimarne le file. Ma ora non poteva più attendere e aveva disposto tutto il suo esercito sul fronte: donne guerriere, donne abituate a combattere, donne che avrebbero fatto di tutto per cacciare i maschi invasori. Nonostante le truppe di Koron fossero ancora numericamente superiori alle donne, continuavano ad indietreggiare, invasi dal panico e dalla confusione. La forza d’urto delle amazzoni fu devastante. Gli uomini non riuscivano a reagire e a riorganizzarsi. Era accaduto tutto in pochi minuti. Venivano così travolti dalla velocità di azione delle donne. Gli uomini continuavano a perdere tragicamente effettivi. Quando la spinta delle amazzoni si placò, la battaglia si trasformò in una serie di duelli senza regole. Ancora una volta erano le amazzoni ad attaccare! E fu un massacro! Helen colpì con l’asta il guerriero che le stava davanti, facendolo crollare a terra. A quel punto, senza aspettare un attimo, la donna lo denudò e si avventò sul pacco del guerriero come una furia. Con le unghie graffiava senza pietà il cazzo e le palle dell’uomo, lacerandoli. Dieci lunghe unghie di donna si conficcavano e stracciavano la delicata carne del suo membro maschile, mentre l’uomo urlava a squarciagola come un ossesso. L’amazzone si era accanita con violenza sui genitali dell’uomo, sfigurandone la virilità. Le palle erano gonfie e grosse come pompelmi, il cazzo fatto a brandelli. La donna lo lasciò così, in una agonia senza fine, in mezzo alle sue urla di folle dolore e di disperazione. Mentre si allontanava si accorse di avere diverse unghie spezzate: il massacro del membro dell’uomo era stato così violento da farle rompere le unghie… “probabilmente sono ancora conficcate nei suoi genitali”, pensò la donna, consolandosi così. Intanto era già pronta per dare la caccia ad un altro maschio! Anna aveva appena scagliato il suo giavellotto, che si era infilato nel torace di un guerriero, uccidendolo. Ora però era disarmata, e davanti a lei si profilava un grosso guerriero, armato di una pesantissima mazza. L’amazzone prese da terra della sabbia, mentre l’uomo si stava avvicinando: finse di arretrare quindi improvvisamente fece un balzo in avanti e gliela scagliò in faccia, non dando tempo all’uomo di reagire e di colpire con la sua terrificante arma. La sabbia gli entrò negli occhi, che iniziarono a bruciare e lacrimare. Si portò immediatamente le mani al volto, sfregandosi con forza. Le sue difese erano azzerate, i suoi occhi ciechi. Forse in qualche secondo il suo cervello avrebbe ripreso a pensare ancora, e l’uomo avrebbe riassunto la posizione di attacco, ma la ragazza non lasciò che questo accadesse. L’uomo urlò il suo dolore e la sua rabbia “brutta troia, ti ammazzo!!”. Stava ancora cercando di riprendersi dalla mossa che l’aveva portato ad una momentanea cecità, quando sentì due mani di donna sulle sue spalle, e quindi un’esplosione nel suo corpo che in un primo momento non seppe identificare. Ci volle però solo un secondo per capire ciò che l’amazzone e gli altri guerrieri presenti avevano già visto: gli aveva sferrato una ginocchiata così violenta e precisa che tutto il suo possente fisico ne fu sconvolto. L’amazzone aveva centrato il bersaglio, schiacciandogli furiosamente le palle! Quando il dolore arrivò al cervello, il corpo del guerriero fu scosso da fremiti e spasimi. Voleva urlare, voleva coprire i suoi coglioni devastati, ma non riusciva nemmeno a organizzare i suoi pensieri e i suoi movimenti, tanto era scioccato e paralizzato dal dolore. Erano passati solo pochi secondi, ma erano bastati alla ragazza per mettere ko il suo avversario. Con un solo colpo. Con gli occhi ancora lacrimanti, e la vista annebbiata, vide l’amazzone che si avvicinava a lui, riappoggiava le sue delicate mani sulle sue spalle … poi sentì il più atroce dolore della sua vita, le gambe gli cedettero e rovinò a terra, ai piedi della sua giovane conquistatrice. L’amazzone gli aveva scagliato un’altra e un’altra, e un’altra ancora tremenda ginocchiata in mezzo alle cosce. La ragazza si fermò a guardarlo, con le gambe aperte e le mani sui fianchi, sorridendo. “Alzati, coraggio!” comportati da vero uomo! Non sarai mica già finito? Con una semplice ginocchiata? Dai, fai il maschio, tira fuori i coglioni!” lo schernì. Non si preoccupò nemmeno di imprigionarlo, tanto sarebbe passato del tempo prima che quell’uomo con le palle in gola avesse potuto rialzarsi! Partì quindi alla caccia di altri maschi! Anche Elen stava vincendo il suo duello, e dopo solo due colpi aveva ridotto il suo avversario alla fuga. Aveva prima schivato i suoi attacchi, poi lo aveva steso con un calcio al volto e una ginocchiata sul naso. L’uomo però era riuscito a sfuggire dalla grinfie dell’amazzone e a guadagnare terreno. Ora la donna lo stava inseguendo in mezzo alla foresta. La scena sembrava grottesca! Un forte guerriero scappava, dopo aver gettato la spada, da una giovane donna alta la metà di lui. Dopo qualche minuto di inseguimento l’uomo era stremato, coperto di sudore per la fatica, e debilitato dalle ferite. La spessa vegetazione impediva, inoltre, un’ulteriore fuga. Vide atterrito lo sguardo fermo e deciso della donna davanti a lui. Iniziò a indietreggiare, continuando a guardare l’amazzone che gli stava di fronte, e che avanzava mordendosi leggermente il labbro, come a pregustarsi la sua preda. Mentre indietreggiava sbatté contro un grosso tronco di un albero caduto. L’uomo urlò dal dolore e precipitò all’indietro, colpendo l’albero con la schiena. La sua posizione, con la spina dorsale inarcata in modo innaturale sul tronco, causava all’uomo un lancinante tormento. Non riusciva a muoversi, bloccato dal dolore della botta e delle percosse ricevute in battaglia. Rimase così, appeso al tronco, i suoi poderosi arti aperti, il suo inguine spinto con forza in alto dalla pressione dell’albero sulla schiena. Era una situazione ridicola e contemporaneamente eccitante per la ragazza che la guardava divertita. Quando Elen vide l’uomo in quella posizione non esitò un istante, e gli strappò i vestiti di dosso. Rivelò così il grosso uccello e le palle penzolanti dell’uomo. A quella vista iniziò a bagnarsi dall’eccitazione, pensando a cosa avrebbe fatto con i suoi genitali. Riuscì a fatica a dominarsi, e a evitare di toccarsi in mezzo alle cosce. Fu su di lui in un istante! Aveva deciso di umiliare il guerriero, non le bastava vincerlo, e avrebbe usato la sua mascolinità per farlo. Elen era sessualmente eccitata dal colpire un uomo lì e provava un misto di godimento e di supremazia. Accavallando una gamba oltre il tronco e l’uomo, si sedette a cavalcioni su di lui. Quindi, accovacciata sul suo stomaco, aprì lentamente la coscia destra del guerriero con una mano, e senza aspettare un istante, schiantò l’altra negli esposti genitali della sua vittima. Ancora e ancora il piccolo pugno della ragazza si infranse nelle urlanti palle dell’uomo! Finché il guerriero non potette sopportare oltre e cadde senza coscienza appeso al tronco, in una sconfitta ignobile. Elen non riuscì più a trattenersi a quella vista e si masturbò, ancora seduta sul torso nudo dell’uomo. Era ancora scossa dall’eccitazione quando la donna impugnò i già malconci testicoli dell’uomo! Il contatto di quella mano femminile che massaggiava con cura i genitali fece rinvenire il guerriero. Come erano morbidi e fragili nella sua mano! Iniziò a stringerli piano, non distogliendo gli occhi da quelli terrorizzati dell’uomo, assaporando il suo dolore. “Adesso te le stritolo!” gli urlò! E così dicendo iniziò a spremere le sfortunate palle del maschio con tutta la sua forza. L’uomo urlò a squarciagola, devastato dal dolore di quella presa micidiale! Sentiva un testicolo infrangersi violentemente contro l’altro... ed entrambi stritolati brutalmente dalla mano della donna! Non ci volle molto prima che un altro guerriero fosse fuori combattimento. Prima di andarsene Elen lo legò, facendolo suo schiavo personale… aveva ancora voglia di divertirsi con quelle palle e anche di giocare con quel cazzo, in futuro. Cinthia intanto stava facendo il vuoto attorno a sé. Mulinava a tutta velocità una pesante e lunga asta che si schiantava contro teste e toraci degli uomini attorno a lei, che cadevano a terra tramortiti. Uno di loro venne scagliato contro un albero, fracassandosi le costole nella rovinosa caduta. Gli uomini erano in fuga da questa furia femminile. Cinthia decise di fermare la corsa di uno di questi. Mentre l’uomo fuggiva, lo raggiunse con la sua asta che gli infilò da dietro in mezzo alle gambe. E prima che il guerriero riuscisse a scappare, si trovò sollevato da terra! Cinthia dava ancora sfoggio della sua potenza incredibile. Alzò di peso l’uomo con l’asta, sollevandolo di alcuni metri da terra. Il legno dell’asta pressava l’inguine del machio; tutto il suo peso riversato sulle sue palle! Il dolore era atroce. L’uomo urlava e digrignava i denti, impossibilitato a fare qualsiasi cosa, sospeso com’era in aria. A quel punto la donna lo fece precipitare a terra, lasciando cadere l’asta. Ma prima che le sue gambe toccassero terra, Cinthia sollevò nuovamente con forza la sua arma, che si schiantò con furia in mezzo alle gambe del povero uomo che stava piombando a terra. L’impatto fu violentissimo. L’asta centrò l’uccello e i testicoli già ammaccati del maschio, che emise un altro rantolo di dolore. Si rannicchiò a terra, le mani sul pacco devastato, le gambe scosse da fremiti, il volto contratto dallo spasimo; tutto il corpo impegnato nella lotta per respirare. L’impatto gli tagliava il respiro lasciando l’uomo in preda a convulsioni. Cinthia guardò per un po’ questo spettacolo, soddisfatta. Poi finì l’uomo, colpendolo al collo con una tremenda mazzata. L’esercito degli uomini era allo sbando! Non sistevano più schiere né file; la temibile armata guidata da Koron era ridotta a un’accozzaglia di uomini che tentavano di resistere e di battersi confusamente. Molti ormai fuggivano alla vista delle amazzoni! Bastava intravedere un paio di tette perché gli uomini venissero invasi dal panico. Chi non era morto o ferito stava arrendendosi al sesso superiore! Alcuni ragazzi addirittura, sudando come fontane, si allontanavano dallo scontro, incapaci di tenere in mano anche la loro spada. Maran li vide e li provocò urlando: “Non scappate, comportatevi da uomini! Fatemi vedere che avete le palle d’acciaio!”. Ma i ragazzi, sempre più affaticati, non sembravano in grado nemmeno di rispondere, tanto erano spossati e sconvolti. Maran continuò: “Non vi sarete mica divertiti un po’ troppo da soli con il vostro pisellino, vero?”. I ragazzi arrossirono violentemente dalla vergogna, ripensando alle nottata consumata a masturbarsi freneticamente e quasi senza pause, pensando proprio a quelle due bocce che avevano di fronte e a quei corpi nudi e orgogliosi di femmine che avevano sconvolto la loro mente! Come il giorno prima, in battaglia, molti non avevano potuto resistere alla vista di tutte quelle donne nude ed avevano trascorso ore a sfogarsi. Le donne si erano dimostrate infinitamente superiori sessualmente, e facevano “vittime” anche quando non c’erano! E adesso alla fiacchezza si era aggiunto il terrore che li aveva paralizzati! Questi guerrieri non opposero alcuna resistenza alle donne. Anzi, molti si consegnarono spontaneamente alle loro dominatrici, gettando a terra le armi e alzando le mani in segno di resa. Altri continuavano a brandire le spade. Con Maran c’erano altre due amazzoni, di fronte a loro una quarantina di uomini. Avrebbero potute farle a pezzi, ma ciò che avevano visto da quando avevano tentato di mettere i piedi in Amazzonia li faceva esitare. Rimanevano immobili, a guardare quelle splendide donne davanti a loro. Quelle donne che avevano massacrato il loro esercito. Maran iniziò a parlare: “Arrendetevi subito! Il vostro esercito non esiste più! Arrendetevi e potrete soddisfare tutti i desideri delle amazzoni”. Mentre pronunciò queste parole con una mano si sfiorò i capezzoli, ben visibili dalla tunica, tirata in modo inverosimile dai suoi poderosi seni. I ragazzi guardavano estasiati, il loro sguardo e le loro menti perse tra la bocca e il petto della donna. I vostri uccelli e le vostre lingue appartengono alle amazzoni! E tutte le amazzoni, dopo la battaglia, vorranno divertirsi con i prigionieri! Maran intanto stava affondando sempre di più la mano tra la piega del seno, lasciando intravedere sempre più centimetri allo sguardo famelico dei guerrieri. Alcuni gettarono le armi, altri, invece, tentavano di resistere a quelle parole e a quella vista. Ma la promessa di quelle tette e di quei corpi, anche se da schiavi, aveva distrutto lo spirito combattente dei maschi. A quel punto parlò Asia, passando alle minacce, con un altro argomento che convinceva facilmente ogni uomo. “Se non vi arrendete, vi uccideremo tutti, strappandovi le palle con le nostre unghie!. Avete visto che fine hanno fatto i vostri compagni…a terra con le palle schiacciate!”. Intervenne anche Kahrin: “vi abbiamo già dimostrato di essere superiori…avete visto con quanta facilità vi possiamo sconfiggere… e solo voi sapete del dolore che voi uomini provate quando una donna vi strizza le palle fino a farvele sputare”. I ragazzi guardavano terrorizzati. Era ancora vivo in molti di loro il ricordo del volto di Eras, straziato dal dolore ai testicoli (vedi Amazzoni 3). Erano stati proprio alcuni di loro a trovarlo ancora legato all’albero, con i coglioni schiacciati dal ramo. Erano rimasti sconvolti nel vedere uno dei più valorosi dei loro compagni piangere dal dolore e dall’umiliazione, e chiedere con un filo di voce di portarlo lontano dalle terribili amazzoni. E il racconto della brutale tortura che i suoi genitali avevano dovuto sopportare rimbalzava ora nella mente dei ragazzi, di fronte alle parole di Kahrin. “E il vostro comandante, Koron… state certi che prima del calare del sole le sue palle serviranno per fare una collana alla principessa Lida!”. Maran non voleva perdere altro tempo: “decidete la vostra sorte… e quella dei vostri coglioni! Li volete accarezzati dalle mani delle amazzoni, o schiacciati sotto i nostri stivali?”. Le amazzoni sapevano che cosa gli uomini avrebbero scelto…Maran sapeva che gli uomini ragionano con i testicoli! Quasi tutti i guerrieri gettarono le armi, solo un paio continuavano a brandire la loro spada, indecisi sul da farsi. Kahrin si avvicinò a uno di questi, che era rimasto paralizzato, sudando freddo. La ragazza non incontrò resistenza quando gli mise una mano nelle mutande. Le sue dita affusolate toccarono il suo uccello e scesero… l’uomo continuava a rimanere immobile, atterrito. Kahrin afferrò brutalmente ciò che gli capitò a portata di mano… prese un testicolo e lo strizzò con quanta forza aveva! L’uomo urlò come un pazzo, mentre l’amazzone stritolava, tirava e contorceva quella piccola sfera! L’uomo piangeva e strepitava, incapace di reagire. Kahrin, quindi, abbandonò la presa e lo lasciò cadere a terra. Tutti i guerrieri presenti, a cui se ne erano aggiunti altri, guardarono atterriti lo spettacolo, e, senza pensare oltre, gettarono le armi e si consegnarono alle amazzoni! Decine di uomini si consegnavano a tre donne! Le tra amazzoni sorrisero: “Adesso spogliatevi…nudi!” intimò Maran. Gli uomini eseguirono in fretta, e in pochi istanti non un solo lembo di stoffa copriva i corpi dei guerrieri sconfitti. Le donne guardavano sempre più eccitate quegli uomini nudi. Guardavano quelle file di cazzi, immaginandosi a cosa avrebbero fatto con loro dopo! “E adesso, che state per entrare in Amazzonia, nella terra delle donne guerriere, delle vostre dominatrici…dovete masturbarvi!!!”. Gli uomini guardavano allibiti, sospesi tra lo stupore, il terrore e l’eccitazione. Ci pensò ancora Kahrin a far eseguire gli ordini in un attimo! “Masturbatevi! O vi diamo tanti di quei calci nei coglioni che vi facciamo rimpiangere l’ultima vostra sega!”. I guerrieri obbedirono, e davanti allo sguardo sempre più eccitato delle ragazze, iniziarono a toccarsi! Vista la loro eccitazione, non ci volle molto prima che tutti gli uomini ebbero sparso il loro seme nella foresta. E mentre erano ancora scossi dall’orgasmo, le donne li legarono, non trovando nessuna resistenza. Erano diventati schiavi delle amazzoni. La lotta ormai si era conclusa. Fu Lida a sancire la fine della battaglia. Di fronte a lei si ergeva Utroz, uno dei più grossi guerrieri dell’esercito, l’ultimo dei comandanti di Koron che non fosse stato ucciso o sconfitto. Non poteva nascondere il terrore nel vedere la principessa, l’autrice di quel massacro. Non riusciva ancora a credere a quanto era accaduto. Un eserito di uomini annientato da delle donne! Indietreggiò di alcuni passi…lui, un uomo gigantesco, si vedeva arretrare davanti ad una donna! Si doveva arrendere? No, non poteva, voleva ancora combattere, non si sarebbe arreso ad una femmina! Lida avanzava lentamente, assaporando la paura e l’indecisione negli occhi del suo avversario. La battaglia durò pochi istanti. Utroz roteò in aria la sua poderosa spada, pronto a colpire. Bilanciò il suo corpo con la pesantissima arma, mentre Lida si avvicinava sempre più, armata solamente di un piccolo pugnale. Utroz colpì con quanta forza aveva in corpo, scagliando la spada verso Lida. Il colpo l’avrebbe tagliata a metà, se l’amazzone non si fosse prontamente schivata! Sconvolto per il tentativo frustrato, il guerriero sollevò nuovamente la spada, pronto a colpire nuovamente. Ma questa volta Lida non gli diede la possibilità di un secondo attacco! L’uomo era lento, doveva prendere posizione; per brandire al cielo la spada dovette far forza sui piedi, e divaricare le gambe… era un invito fin troppo esplicito per Lida! Un piede nudo femminile si schiantò contro due morbidi testicoli maschili, schiacciandoli! La bocca dell’uomo si spalancò in un silenzioso urlo. Venne sopraffatto dal dolore. Un dolore che nessuna donna avrebbe mai provato! La spada cadde a terra. Mentre le gambe dell’uomo iniziavano a perdere forza. Lida colpì ancora e ancora, con il suo duro piede nell’indifeso inguine del guerriero. L’uomo rimase in quella posizione, boccheggiando, quindi cadde in ginocchio. Prima un ginocchio, poi l’altro incontrarono la terra. Voleva resistere, doveva alzarsi, ma il dolore era lancinante! La sua resistenza era vana. Era stato colpito nelle palle senza proteggersi; sbarrò gli occhi, mentre il dolore esplodeva alle gambe e alle ginocchia, che lentamente cedettero, costringendo il guerriero a piegarsi in due. Intanto il dolore cresceva, arrivando all'addome, allo stomaco, nel diaframma e in gola. La vista si annebbiava, il respiro si faceva affannoso, un dolore pulsante e sordo gli esplodeva dai testicoli per tutto il corpo. Lida guardò un secondo la scena. L’uomo non voleva arrendersi alla sua sconfitta, e rimaneva lì, in ginocchio, con la testa china, sconvolto dal dolore alle palle. La principessa gli si avvicinò con calma. Utroz sentì i passi della donna che si faceva più vicina, lentamente ma inesorabilmente. Poi sentì quel pungente e inebriante odore di femmina selvaggia farsi sempre più forte. Lida era su di lui. L’amazzone aprì le cosce e ci mise in mezzo la testa ciondolante del guerriero. Un fremito scosse il corpo dell’uomo sconfitto, sentiva su di sé il calore di quella donna stupenda e mezza nuda, sentiva le sue parti intime sfregarsi su di lui. Ma non poteva fare niente…il dolore lo paralizzava. Durò poco: Lida iniziò a stringere le cosce, serrando la testa del guerriero, ormai incapace di reagire. L’uomo urlò dal dolore, mentre le forti gambe dell’amazzone gli stritolavano il collo. “Dov’è Koron?” chiese Lida, quasi sussurrando. Utroz urlò di nuovo, poi, non appena Lida allentò la presa, disse tutto all’amazzone. Era bastato poco a distruggere un uomo così. Utroz confessò subito! La sua resistenza era stata annientata dalla principessa delle amazzoni in pochi istanti. Era stato sconfitto e umiliato, battuto con un calcio nei coglioni, e ora costretto a parlare, per evitare di essere soffocato dalle cosce di una donna! “È fuggito a piedi, verso il lato ovest della foresta, con lui ci sono altri 2 uomini, tentano una fuga disperata…cercano di arrivare alla pianura”. L’uomo diede tutti i dettagli possibili. Lida sorrise, quindi serrò nuovamente le cosce lasciando esanime il corpo del guerriero che cadde a terra. La battaglia era finita. La guerra dei sessi era terminata, e le donne avevano distrutto gli uomini, inesorabilmente, senza pietà. Li avevano annientati da tutti i punti di vista. Per chiunque avesse assistito alla scontro, o si trovasse a vedere lo spettacolo del campo di battaglia adesso, non ci potevano essere dubbi su quale fosse realmente il sesso forte. Le amazzoni avevano schiacciato i maschi, con la stessa forza con cui il piede di Lida aveva pestato le palle di Utroz, ultimo baluardo di un esercito distrutto. Agli uomini non era servito il numero incredibilmente maggiore di effettivi, non erano servite le armi o le armature, non erano serviti i muscoli, né la maggiore forza fisica. Non erano nemmeno servite le palle per vincere la battaglia. Anzi. Il più delle volte gli uomini erano stati castigati proprio lì dalle donne. E la foresta mostrava chiaramente questa disfatta. Ovunque corpi di uomini morti, mentre lamenti maschili si sentivano da ogni parte dalle decine di feriti lasciati ancora sul campo di battaglia. Molti di questi si lamentavano senza sosta, a terra, con le mani sull’inguine, a tentare di proteggere quei testicoli su cui le donne si erano accanite e tanto avevano infierito! “AAAAhh…le palle”…”le mie palleeee”, erano urla che rimbalzavano da ogni parte della foresta. Questi uomini, sconfitti, umiliati, con le palle in gola, e che sarebbero finiti schiavi delle amazzoni, erano l’immagine della sconfitta e dell’inferiorità dei maschi. Lida non poteva attendere oltre. Doveva assolutamente prendere Koron. Aveva ogni informazione su dove trovarlo! Ma doveva fare in fretta. Lei non poteva abbandonare il campo adesso, doveva guidare le amazzoni nella cattura dei prigionieri. Chiamò le prime due ragazze che vide, Elen e Antha. Disse loro di correre verso la pianura, per catturare Koron. Sperava che fossero ancora in tempo. Sapeva che le ragazze erano più agili degli uomini, che li avrebbero raggiunti. E sapeva anche che due giovani amazzoni avrebbero potuto con facilità sconfiggere tre uomini armati e riportarli in Amazzonia! “Ragazze… riportatelo intatto…” disse Lida alle due amazzoni che già partivano all’inseguimento. “E riportatelo con le palle ancora attaccate!” Commenti, idée, suggerimenti sono necessari per un seguito. Cosa vorreste? Quale e perché è il vostro episodio favorito? saoirse16@libero.it