Alex, la karateka Storia di un maschilista che sfida a duello una college graziosa e gentile, non sapendo che questa è cintura nera II dan di karatè. Non fu una grande idea. Io, che al massimo avevo fatto un po' di palestra, ma niente sport da combattimento, sfidai il mio capo (donna) in un incontro di karate, sottovalutando le capacità tecniche e atletiche di una ragazza che da 14 anni pratica arti marziali, trascorrendo migliaia di ore col karategi e a piedi scalzi, facendo pratica su come far male a qualcuno. Chiaramente solo per difesa personale, ma l'obiettivo era quello di mettere fuori combattimento chiunque osasse sfidarla. Il problema è sempre sempre stato il mio maschilismo, e il pensare che noi uomini potessimo essere superiori anche in un combattimento, in quanto fisicamente meglio piazzati. Specie contro una persona gentilissima e che sembrava tutto meno che una spietata combattente-picchiatrice. Buonanotte, ho avuto la mia lezione. Io lavoravo in un'azienda come impiegato, e a comandarmi c'era una ragazza molto carina, gentilissima e graziosa. Alta circa 1.80, 28 anni, magra, occhi chiari, capelli lisci biondi, una erre da francese (questa è la sua origine), una laurea in legge con voti altissimi. MA anche un marito, che per lavoro vedeva poco, ma lei si prendeva cura di lui in maniera morbosa. in ufficio non alzava mai la voce, era sempre bravissima a risolvere qualunque cosa. Io scoprii da alcune colleghe, ero praticamente l'unico uomo della zona, che lei praticava il karate. Un giorno il discorso cadde su questo tasto, con lei e altre due impiegate. E scoprii che a Alex il karate piaceva molto "da bambina avevo giocato a pallavolo, solo che non avevo carattere, ero troppo timida, faticavo a relazionarmi con gli altri. Così ascoltai consiglio di un amico, avevo tante energie nervose da spendere, che potevo scaricare con il karate. E i risultati a scuola sono migliorati tantissimo, mi ha cambiato come persona. La palestra è vicina a casa mia. Per due volte alla settimana insegno ai bambini, poi faccio tre giorni di allenamento normale". "Ma non pensi che possa compromettere la tua femminilità?". "No, anche perché non mi vesto da maschiaccio, non mi comporto da maschio, il karate non ha reso il mio fisico troppo mascolino, e nemmeno i miei modi". A che livello sei arrivata? Quando disse "cintura nera, secondo dan" non credevo ai miei occhi. Non si era mai comportata in maniera autoritaria o aggressiva, eppure faceva karate da un sacco di tempo. Ero troppo curioso di vederla all’opera. E sparai altissimo: "Secondo me, tu puoi avere tutto l'allenamento che vuoi nel karate, ma magra come sei, gentile come sei, se un uomo ben piazzato fisicamente e aggressivo ti sfida, tu non lo puoi battere". Lei fece una faccia stranita: "Sei sicuro?". "Provaci con me!". "Guarda che lo dici a tuo rischio e pericolo...". Non vedevo l’ora, mentre lei sorrideva e le altre due impiegate mi prendevano in giro: "Stai pronto a stare in mutua!". "Allora vuoi farti delle vacanze supplementari". Mi presentai all’appuntamento a metà di un pomeriggio in cui Alex avrebbe avuto la lezione con i bambini e l’allenamento insieme agli adulti. In quel momento, in cui arriviamo alla palestra, ci sono un paio di ragazze che stanno facendo pesi. Io vado nello spogliatoio degli uomini, mi vesto, e poi esco. Quando arrivo sul tatami, queste due mi guardano un po’ stranite. Mi chiedono chi sono e cosa faccio, e spiego loro la situazione, dicendo che sono venuto a sfidare Alex. Una mi fa: "O sei molto bravo, o sei un incosciente". Io dico che non ho molta esperienza, ma che sono un uomo e che comunque contro una donna, non troppo robusta e nemmeno cattiva, avrei potuto spuntarla. Una di queste si offre di aiutarmi. Come? Va a prendermi un caschetto e un corpetto protettivo: "Ne avrai bisogno". Mi chiedo perché. Risposta: "Tu non hai mai visto Alex all’opera? Non lo sai che picchia duro? . Alex si presenta con il karategi bianco, si mette in una posizione tipo yoga, di spalle a tutti, per concentrarsi. Rimango incantato a vederla, con la cintura nera con inciso sopra il suo nome in arancione, e vedere la pianta dei suoi piedi, così sexy, mentre i capelli lunghi biondi le scendono sul karategi. Inizia a riscaldarsi un po', qualche addominale, qualche flessione (sui pugni chiusi!) e un po' di stretching. Qui ho il primo momento di cedimento: la vedo scaldarsi con qualche calcio a vuoto. Prima qualche colpo elementare, poi qualche serie, ed un paio di mosse volanti. Io però penso: "Nel karate i colpi sono controllati, in tutti quegli incontri che ho visto non ci sono mai state legnate particolari". Durante la lezione ai bambini, Alex era come al solito, gentile e cortese. I bambini la chiamavano sensei, ed eseguivano tutti i suoi ordini. Lei era tremendamente sexy con il karategi e la cintura nera: il karategi le arrivava quasi a coprire i piedi scalzi, ma si vedevano chiaramente le unghie pitturate di azzurro. Spiega alcune tecniche di calcio ai bambini, poi insegna loro come spezzare la tavoletta con le mani. Prima di sottoporre i bambini alla prova, spiega loro il tutto: "Ora dovete colpire piano la tavoletta per indurire le ossa della mano. Vedete, questo è il punto esatto con cui colpire, se l’osso della mano sarà più duro, vi basterà un pugno ben assestato per rompere la tavoletta o mettere ko l’aggressore". Verso fine lezione, mi dice: "Ora puoi venire". Pensai: finalmente!. "Ora vi mostrerò come difendersi da un aggressore. Lui è molto bravo, vedrete che riuscirà a mettere in difficoltà la vostra maestra". Pensavo: "Finalmente, ora posso mostrare a tutti quanti il predominio maschile". E aggiunse: "Andiamo avanti ad oltranza, vediamo il primo dei due che si arrende". E intanto di fianco vedevo arrivare dagli spogliatoi gli uomini che si sarebbero allenati dopo, quasi tutte cinture nere, con almeno un paio di maghrebini attorno ai 90 kg ed un paio che sembrano molto veloci e con una faccia che non promette nulla di buono, e mi chiedo: Alex non combatterà con questi, altrimenti per me sono cavoli amari. E invece, Alex saluta un paio di questi, con la confidenza con cui si possono salutare i compagni di corso in palestra. Andiamo al centro del tappeto, mi sento in imbarazzo e non so che fare. Lei fa l'inchino per il saluto, ed estende le braccia verso il basso con il primo gesto nervoso e fulmineo, tanto che si sente il rumore dell'aria tagliato dalla sua mossa. In quel momento mi rendo conto di un paio di cose: che è più alta di quanto sembri, anche se a piedi scalzi, e che il suo sguardo è stranamente aggressivo, ma molto, e che è molto veloce nei movimenti. Lei indossa i guantini blu di protezione alle mani, e non ha protezioni ai piedi, così è scalza, le caviglie sono coperte dal karategi ma non i piedi. Lei saltella intorno a me ed è sempre più sexy, io penso a quello e non al fatto che mi sta circondando con i suoi movimenti. Il balzo leggero le fa muovere i capelli, in maniera aggraziata, e saltella di continuo attorno a me. Io non so che fare, le tiro un calcio sul fianco sinistro e la colpisco. Lei non ha accennato a parare il colpo, e quasi le chiedo scusa. "Attaccami" dice. Io vado per colpirla con un pugno, e lei mi sbilancia mi blocca con una mossa di judo: "Ehi, ma non stiamo facendo judo" la provoco. Lei sorride e dice: "Allora vuoi veramente farti male. Cosa preferisci? Kumite, shotokan o kyokushin?" mentre continua a saltellarmi attorno. Riprovo a colpire un paio di volte, evita i miei colpi e lei risponde con un calcio al fianco e due pugni al petto, non colpi potenti ma colpiscono due miei centri nervosi, e progressivamente perdo la testa. "Attaccami". Stavolta attacco senza lucidità, si scansa e con un calcio frontale allo stomaco mi fa piegare in due, e intanto spiega ai bambini cosa sta succedendo: "Vedete, ora lui mi attacca, io con una spazzata deashi-barai lo faccio cadere e porto un uraken al petto, kiaaaaaa!". Mi sta umiliando, saltela avanti e indietro, mi circonda e inizia a fintare i colpi, finchè non finta una tecnica di pugno e mi colpisce d'incontro con un calcio al petto. Mi rialzo, ricomincia a saltellare, si lancia contro di me, finta un paio di pugni al volto e poi affonda almeno tre-quattro pugni al petto perfettamente controllati e con urlo incorporato, senza che io possa fare nulla non solo per fermarla, ma anche solo per accorgermi dei suoi velocissimi colpi. E senza accorgermene, senza capire come, mi ritrovo disteso. Si allontana, continua a saltellare, è in guardia destra, urla ("heeeeeeeee") alza la gamba destra per colpirmi con un mawashi-geri in faccia, ma ferma il piede a pochi millimetri dal mio petto. Ho talmente perso la testa che penso: "ha i piedi gialli, come una giapponese". Dal bordo del tappeto, qualcuno scherza: "Bella idea provocare una campionessa di karate". Mi spavento, lei ripete la mossa con un calcio alto e fermando il suo piede sinistro a contatto con la faccia esterna del mio collo. Indietreggio. Finta un attacco al volto, e mi sgambetta nuovamente. Mi rialzo, provo a gettarmi contro di lei per placcarla, ma lei ha già previsto tutto e facendo leva sulla sua gamba, con la pianta del piede mi fa volare via. Sono arrabbiato e confuso, provo a gettarmi di nuovo contro di lei ma questa volta con un calcio laterale ferma il mio assalto e finisco a bocconi. E questa volta lei passa ai calci in testa. Vedendo il suo piede magro pensavo che non mi avrebbe fatto male, invece i due calci circolari che colpiscono il caschetto mi fanno sentire quanto il suo piede sia pesante. Ho qualche livido e qualche dolore, ma posso continuare, mentre lei è al centro del tappeto, il braccio sinistro è teso e la mano destra è aperta con il palmo rivolto a me, il braccio destro è pronto per lasciar partire un terrificante pugno accompagnato da un altrettanto terrificante urlo, che mi spezza il fiato, nonostante il corpetto protettivo. Doppia questa tecnica con un calcio laterale al mento, che mi intontisce, e poi quasi mi colpisce al volto con la pianta del suo piede giallo da giapponese. Io mi rialzo, lei si rimette in guardia, ricomincia a saltellare, con lo sguardo questa volta cattivissimo. "Basta, ne ho avute abbastanza!". "Ok, grazie per la dimostrazione" risponde lei, con ritrovata gentilezza, dopo che mi ha fatto valere entrambi i suoi dan di karatè. Mi rialzo, vedo tutti che mi guardano sorridendo, e il loro pensiero viene riassunto dalla moglie del maestro della palestra, a sua volta una cintura nera: "Ti ha umiliato senza sforzo. E del resto, cosa dovevi aspettarti da una cintura nera II dan, che pratica il karate da 14 anni, conosce alla perfezione le tecniche di calcio, è più alta, forte, preparata ed atletica? Poteva riempirti di mazzate, poteva farti male per davvero, con le sue esperienze nelle arti marziali poteva distruggerti di colpi, con le mani e con i piedi". Mi ha fatto sentire entrambi i suoi dan di karatè, poi Alex va ad esercitarsi nelle rotture delle tavolette di legno, poi negli esercizi al sacco: colpisce con una violenza ma una grazia allo stesso tempo mai viste. E penso che al posto del sacco ci sarebbe potuto essere il sottoscritto... e tiro un sospiro di sollievo. Poi, rottura della tavoletta: due uomini tengono due tavolette ciascuno, sono uno di fronte all'altro, lei prende la rincorsa, fa un salto, con una mossa sola allarga le gambe e spezza le tavolette. Un’agilità ed una grazia mai viste. Anzi, viste pochi minuti dopo: durante l'allenamento con le cinture nere, a fine training, incontro con una ragazza, stile kyokushin. Alex affonda non meno di 10 colpi allo stomaco della poveretta, che chiede pietà e interrompe l'incontro. La karateka ideale.