SCHIAVO PER AMORE Quattordicesimo episodio di Davidmuscolo Quattordicesimo episodio Lo specchio mi rimandava un'immagine sconosciuta. Davvero ero io quello? Sembravo irriconoscibile. La faccia gonfia sporca di sperma e lacrime, il labbro inferiore ferito che ancora emetteva sangue, gli occhi gonfi per gli schiaffi e per i pianti, i capelli spettinati che sembravano oleosi, forse per il sudore dovuto alla tensione. Ma come avevo potuto finire in quella maniera? Mi tolsi dallo specchio e mi misi sotto una doccia ristoratrice continuando pero' a riflettere su quella serata che sembrava non dovesse terminare mai. Mi dicevo che ero stato ingannato dalle sensazioni che avevo avuto fino al giorno precedente, ovvero che Diana se la riprendesse soprattutto con Alberto senza crearmi troppi problemi a parte un po' di timore nei suoi confronti a causa di qualche schiaffo. Nemmeno quando mi aveva detto che mi avrebbe fatto tutto cio' che aveva fatto al marito avevo pensato davvero a quell'eventualita'. E invece Diana era stata di parola, purtroppo per me. In quel momento comunque, sotto lo scosciare dell'acqua tiepida, iniziavo a sentirmi meglio. Il mal di testa era scomparso e molto attenuato anche il dolore all'interno dell'ano. Molto dolore invece mi dava ancora la parte esterna del sedere. Mi aveva fatto davvero il culo rosso come quello di una scimmia e non erano segni che scomparivano dopo poche ore tanto che Alberto, malgrado fosse stato frustato due sere prima, ancora ce li aveva. Dopo avermi costretto a pulire il fallo di gomma sporco dei miei stessi escrementi e dopo avermi fatto leccare lo sperma caduto sul pavimento, Diana mi aveva mandato a darmi una bella ripulita. E naturalmente per me era davvero di primaria importanza rinfrescarmi. Mi lavai anche accuratamente i denti. Nella mia bocca erano entrate pi� schifezze nelle ultime due ore che nel resto di tutta la mia vita. Ero stato costretto ad ingurgitare cenere, cicche, orina, sperma ed escrementi. Senza contare che avevo leccato scarpe e pavimenti. Me li lavai addirittura due volte, a fondo, lungamente, nella speranza che avessi terminato di ingoiare cose che non fossero cibo commestibile. E naturalmente usai del collutorio. Mi riempii la bocca di collutorio, per meglio dire, cercando di eliminare anche il solo pensiero di cio' che avevo ingurgitato. Certo che se Diana voleva mettere alla prova il suo potere, doveva essersi resa conto che questo era davvero enorme, almeno con me e Alberto. Mi chiedevo, mentre cercavo di avere di nuovo un alito pulito, come lo avrebbe potuto gestire quel potere una donna come lei? Gia' quando non sapeva nulla di femdom e dominazione, metteva sull'attenti tutti noi con la sua naturale propensione al comando e alla stronzaggine. Ma adesso che sapeva che con certi uomini avrebbe potuto qualunque cosa? Ebbi addirittura un brivido per il corpo pensando a cio' che sarebbe potuto accadere se Diana non avesse saputo fermarsi. Il mio pensiero era che comunque per me erano gli ultimi istanti sotto la sua dominazione. Io non ero quel tipo di uomo e se mi ero sottomesso a lei era soltanto per poterla avere, per poterla baciare, per poterla toccare ma con quello che mi aveva fatto aveva superato i miei limiti. Uscii dal bagno, ancora ovviamente nudo, e mi diressi verso il salone. La scena a cui assistetti appena entrato era perfettamente in linea con cio' che avevo vissuto in quell'interminabile serata; Diana stava fumando la sua ennesima sigaretta ma anziche' usare uno di noi come portacenere, come aveva fatto fino a quel momento, lo stava usando ... ... come ramazza. Fumava, gettava la sua cenere in terra e Alberto doveva poi ripulire con la lingua. Alzo' poi gli occhi verso di me che ero in piedi ad osservare la scena ed ebbi un brivido di paura. Mi affrettai ad andare di fronte a lei, di fianco ad Alberto e mi inginocchiai ai suoi piedi. Lei termino' la sigaretta, la gett� a terra e la schiacci� con la punta degli stivali " Vediamo un po'. Sono ancora indecisa se fartela ingoiare o meno" " Quello che lei vuole � legge, mia padrona" rispose Alberto in attesa dell'ordine di sua moglie che si tocco' il mento per riflettere e poi sorrise " No, non te la far� mangiare. Come ho fatto con Paolino. Una basta e avanza. Forse sono troppo buona, non � vero Alberto?" " Si padrona. Lei non � solo di una bont� infinita. Lei � perfetta, � misericordiosa a preoccuparsi cos� dei suoi schiavi" Diana scoppi� a ridere " Ovvio che io sia misericordiosa. Sono una dea e devo esserlo con i miei adoratori" Non so quanto ci fosse di ironico in quell'ultima frase che aveva detto e quanto invece era semplicemente frutto delle idee che si era fatta in quegli ultimi giorni. Pensava veramente di essere diventata una divinita? Aveva sempre pensato di essere una spanna superiore a chiunque altro ma forse essere diventata una dominatrice le aveva fatto perdere il senso della realt� . Non disse altro e si alzo'. Deglutii nervosamente. Cos'altro aveva in mente? Diana fece un paio di passi verso il centro del salone e poi torno' indietro verso di noi. Non sapevo che fare. Vidi Alberto che chinava ancor di piu' la testa fino a toccare il pavimento e lo imitai. Non potevo vedere niente a parte gli altissimi stivali neri della nostra padrona " Ma guardatevi. Siete patetici. Che cazzo di uomini siete? Ve la state facendo sotto. Alzatevi!" ci ordino'. Le obbedimmo. Aveva pienamente ragione. Almeno per quanto mi riguardava, me la stavo facendo sotto dalla paura per davvero e le sensazioni di Alberto dovevano essere molto simili alle mie. Diana ci osservava con la sua solita aria sprezzante. Malgrado la situazione, non potevo fare a meno di pensare che fosse nettamente la donna piu' sensuale che avessi mai conosciuto. Quell'abbigliamento poi, con quei pantaloni lucidi aderentissimi, aumentava a dismisura quella sua straordinaria sensualita'. Non per niente in molte raffigurazioni della dominazione la donna veniva vista abbigliata in questo modo. Per qualche misterioso motivo, una donna vestita cosi' emanava potenza e superiorita', oltre che bellezza. Figuriamoci in una donna come Diana che emanava le stesse sensazioni pure con un jeans e con un maglione largo. Dovetti pero' distogliere i miei pensieri dalla sensualita' di Diana per pensare alla sua pericolosita', anche questa all'ennesima potenza. Ci afferro' infatti entrambi per il mento "Vi rendete conto che io potrei farvi qualsiasi cosa? Adesso ho voglia di picchiarvi e nessuno me lo puo' impedire. Perche' io sono la vostra padrona. Avete una padrona, proprio come i cani. A te Alberto, comprero' un guinzaglio e ti portero' a spasso. Piscerai soltanto fuori casa alzando la gamba. Hai qualcosa da ridire?" " Nnnno padrona. Come lei vuole" Il suo sorriso si tramut� in una sonora risata" " Ci arriveremo, maritino mio. Ci arriveremo. Quando mi sar� tolta dai coglioni quei due rompipalle dei filippini te lo faro' fare, puoi credermi sulla parola" Guardo' poi dalla mia parte. La sua forte mano sulla mia faccia mi faceva male. Avevo paura. Quell'immenso potere che aveva scoperto di possedere le stava dando alla testa " E tu Paolino? Avanti, reagisci? Tu non sei uno schiavo. Tu non vuoi che io ti faccia certe cose, non e' vero?" " E' cosi', padrona. La prego, mi lasci andare" balbettai " Lasciarti andare? E perche' mai dovrei farlo? Tu fino a domani mattina sei mio e tu mi fai divertire addirittura piu' di mio marito. A lui si rizza se gli meno mentre con te e' diverso. Tu non vorresti ma non puoi fare ugualmente niente perche' hai paura di me, perche' io sono piu' forte. Avanti, reagisci. Pure tu Alberto. Siete due uomini. Provate a fare qualcosa. Vi do il permesso di cercare di mettermi le mani addosso. Vediamo cosa siete in grado di fare" Ci spinse a ridosso del muro. Ancora una volta, non sapevo cosa fare. In quel momento, qualunque cosa avessimo fatto sarebbe stata sbagliata. Provare davvero a reagire contro di lei? No, non era il caso. Troppo forte e brava per noi due. Stare zitti e buoni? Diana avrebbe potuto dire che non le avevamo obbedito e picchiarci ugualmente. Pensai comunque che tra i due mali quello minore fosse quello di starsene in silenzio senza reagire. E Alberto dovette pensare la stessa cosa perche' anche la sua reazione fu nulla. Eravamo li', stretti nelle sue mani, impauriti come due conigli. Mi vergognavo di me stesso ma sapevo che non potevo fare nient'altro. E il peggio doveva ancora arrivare perche' Diana stava per darci l'ennesima dimostrazione di cio' che era capace. Lascio' la sua presa sui nostri visi e ci spinse a fianco a lei. Io sulla sua sinistra e Alberto sulla sua destra e poi ci mise le sue braccia intorno al collo. Dapprima in modo leggero, quasi come se si trattasse di un abbraccio amichevole ma poi inizio' a stringere e sentii il respiro cominciare a mancarmi. Vedevo Alberto dall'altra parte contorcersi nella mia stessa situazione mentre Diana stringeva sempre di piu'. Cercavo di liberarmi, preso com'ero dal terrore ma era inutile. I miei tentativi non riuscivano a scalfire nemmeno di un millimetro quella presa. Diana ci stava soffocando entrambi. La sentii ridere " Potrei uccidervi entrambi contemporaneamente. Non riuscireste mai a togliervi da questa posizione. Avete capito perche' io sono la vostra padrona? Lo avete compreso?" Aveva alzato la voce, quasi come per farcei entrare bene in testa ci� che aveva detto. Io riuscii a sibilare appena un < si> mentre Alberto fu leggermente pi� prolisso " Si padrona. Lei pu� tutto. Ma la prego, abbia pieta' "disse infatti. Io ormai avevo smesso di lottare e mi abbandonai al suo potere e per fortuna dopo altri interminabili secondi ci lascio' ma non ebbi il tempo di gioire della cosa perche' l'ennesimo, potentissimo ceffone della serata mi colpi' in pieno. Era stato un manrovescio, forte e doloroso che mi mando' a terra. Non ce la facevo piu'. Scoppiai nell'ennesimo pianto, stavolta singhiozzando come un bambino. Non per il dolore ma per l'umiliazione, per quel senso di impotenza che mi attanagliava. Mi rannicchiai a terra e quando vidi Diana venire nella mia direzione, sempre tenendo suo marito per il collo e quasi trascinandolo, mi rimisi in ginocchio " Pieta' padrona. Basta. La prego, basta" le chiesi continuando a piangere. Non vedevo il suo volto, considerando la mia posizione, ma sentivo che mi stava valutando. Anzi, che stava valutando cio' che avrebbe dovuto fare di me " D'accordo. Con te ho concluso. Alzati" mi disse. Lo feci. Era finita. Non avrei rivisto piu' Diana ma non sarei stato piu' il suo schiavo. Rimasi immobile, mentre Alberto era ancora piegato in due cercando di riprendere fiato. Ma non se la sarebbe cavata a buon mercato nemmeno lui. Lo immaginavo e cosi' fu. Lasci� il suo collo ma lo afferro' per i capelli facendolo tornare in posizione eretta e poi il suo potente manrovescio colpi' anche lui che, come avevo fatto io, rotolo' pesantemente a terra. Erano schiaffi ed erano estremamente pesanti e dolorosi ma pensai che volesse umiliarci piu' che farci male davvero. Se avesse usato anche la met� della sua forza o le sue mosse di arti marziali per noi sarebbe stata veramente impossibile terminare la serata con tutte le ossa sane. Guardo' me e poi volto' lo sguardo verso il marito " Tu rimani qui. E tu Paolo seguimi" Inizio' a salire le scale. Prima ero stato costretto a farlo a quattro zampe ed era stato difficilissimo. In quel momento invece, la seguivo senza comprendere cosa volesse da me. Mi aveva detto che era finita. Perche' aveva voluto che la seguissi? Diana entro' nella sua camera per mettersi poi seduta sul bordo del letto. Io mi inginocchiai ma lei mi fece cenno di alzarmi e di mettermi seduto accanto a lei " E cosi' te ne vai. Non e' cosi' Paolo?" esordi' toccandosi e sistemandosi la sua frangetta bionda " Io non ce la faccio piu'. Io non sono uno schiavo vero. Ho accettato all'inizio perche' lei ... " " Perche' sei innamorato di me, perche' mi desideri come non potresti desiderare altro nella vita" " E' cosi' ma non immaginavo di arrivare a tutto questo" " Non ti lamentare. Sei ancora con tutte le ossa sane. Peccato pero'. Stasera avrei scopato con te e invece, visto che te ne vai, dovro' farlo con mio marito, visto che tutti questi avvenimenti mi hanno eccitata notevolmente e ho assoluto bisogno di un maschio" deglutii nervosamente " Potremmo farlo ugualmente. Non come padrona e schiavo ma come un uomo e una donna" Lei scosse la testa sorridendo " Non se ne parla. Ho deciso che scopero' solo con chi si sottomette totalmente a me. Vedi, prima hai detto che tu non sei uno schiavo. E' sbagliato. Tu lo sei, eccome se lo sei. Non sei come Alberto, certo, non lo posso negare. Lui sta in paradiso. Tutto quello che gli faccio lo rende felice. Lui ama avere una padrona, ama avere paura di me" " E lei lo fa per questo?" scoppio' in una fragorosa risata " Ma figurati! Per lui? No Paolino caro. Lo faccio per me. Se poi diventare una padrona come sono diventata implica pure la sua felicita' ... . beh, non me ne importa niente. Grazie a lui e grazie a te ho scoperto la mia dimensione naturale. Cosi' come lui ha bisogno di una padrona come me, io ho bisogno di schiavi. Con la sostanziale differenza che lui una come me non la potra' trovare da nessuna parte mentre io uno come lui lo trovo solo schioccando le dita. Lui o un altro mi e' indifferente. E questo vale anche per te. Anzi, per te provo dei sentimenti che nei confronti di Alberto non ho, malgrado lui sia mio marito. Pero' se hai deciso, pazienza. Ti rimpiazzero'. Non sei indispensabile per i miei piani anche se avrei voluto che tu continuassi" La guardai e stavo per replicare quando lei si mise il dito indice sulle labbra per indicarmi di fare silenzio "Non ho terminato, Paolo. Prima ti dicevo che non sei come mio marito ma sei pur sempre una persona con spiccati istinti sottomessi. Almeno nei miei confronti. Ecco perche' ho sempre avuto una grossa simpatia nei tuoi confronti. Perche' mi facevi sentire come una persona fuori dal comune" " Forse perche' lei e' davvero una donna fuori dal comune" le dissi con sincerita' e lei apprezzo' accompagnando con una carezza nei miei confronti il sorriso che si stampo' sul suo bel volto " Beh, normale non lo sono mai stata. Dicevo pero' che se tu sei uno schiavo particolare, anch'io mi posso definire una padrona particolare" " In che senso?" le chiesi incuriosito " Prima di tutto io domino per merito. Io sono davvero superiore a te e ad Alberto. Diciamo che nel mio modo di vedere la dominazione vige la legge del piu' forte e la piu' forte sono io. E questo e' davvero appagante ed estremamente eccitante. Non devo immaginare di essere superiore. Io lo sono. Non e' una questione di poco conto da un punto di vista psicologico. Non trovi?" " Credo di s�, signora" ammisi " Gia', e mi piace ribadirlo e dimostrarlo in continuazione. E' una soddisfazione che non ha prezzo vedervi mentre ve la fate sotto per la paura. Il secondo motivo per cui io sono una padrona diversa dalle altre � che ... Beh, ultimamente mi sono informata parecchio. Sai, per me la dominazione era ridotta agli stereotipi di farsi baciare un piede o a frustare o al limite, con le mie caratteristiche fisiche, picchiare un uomo per bene che e' la cosa che mi riesce meglio, e invece ho scoperto che ci sono un sacco di pratiche molto interessanti che ho fatto mie. Usare lo schiavo come portacenere, obbligarlo a bere la mia pipi' e soprattutto incularmelo. Oh Dio, tu non puoi capire, tu sei un maschio e sei abituato a penetrare e invece metterlo dentro a un uomo e' qualcosa di impagabile per una donna, una sensazione di potenza che non ha eguali. Non godo fisicamente perche' l'uccello non ce l'ho veramente ma il godimento psicologico e' davvero unico" Si fermo' un attimo quasi a riprendere fiato ed io ne approfittai per prendere la parola " E' lo scambio dei ruoli che eccita la mente, forse. Ecco perche' Alberto e migliaia di uomini come lui hanno questo desiderio di sottomettersi a una donna e forse il motivo per cui io mi sono innamorato di una donna come lei, pur non avendo le stesse sensazioni o avendocele in parte" " Esatto, Paolo. Per molte persone questo scambio dei ruoli porta a un'eccitazione fisica e psicologica. Ma dicevo che mi sono informata e sai cosa ho scoperto ancora?" " No padrona" risposi. Sembrava una semplice chiacchierata tra amici ma stavo attento a scegliere le parole e a portarle il rispetto che pretendeva, cosa che cominciava ad essere abbastanza automatica, malgrado i tanti anni trascorsi come amici. Ma quella era una Diana diversa o che comunque era conscia dei limiti che doveva porsi mentre quella di adesso era una padrona perversa con tendenze sadiche " Ho scoperto" prosegui' intanto lei "che le padrone difficilmente fanno sesso coi loro schiavi. E' una cosa molto rara e tendono a diversificare la dominazione dal sesso. Hanno lo schiavetto che usano a loro piacimento e poi si fanno trombare dal fidanzato stallone. Io invece ho scoperto che, almeno per le mie caratteristiche, il massimo dell'eccitazione e' scoparsi lo schiavo, usarlo per il proprio piacere personale, vederlo fremere dal desiderio. Perche' uno schiavo non vede la propria padrona come una donna ma la vede come una dea. Ed io voglio scopare uno che mi vede come una dea, farlo cagare sotto dalla paura mentre ci faccio sesso. Il suo desiderio non deve contare un cazzo. Conta solo il mio. Al limite, il vostro puo' essere consequenziale, cosa che comunque non disdegno affatto. Vedere un uomo eccitato al massimo e' una cosa che la maggior parte delle donne sessualmente indipendenti adora e uno schiavo e' eccitato per la propria padrona molto piu' di un uomo normale, nella maggior parte dei casi. Hai capito adesso perche' non faro' sesso con te? A meno che tu non continui ad essere il mio schiavo" " Io ... Io la vedo realmente come una donna di livello superiore" " Non mi basta. Io voglio uno schiavo da scoparmi. Non voglio un coglione ma un uomo che per� al mio cospetto chini la testa, mi obbedisca e soprattutto mi soddisfi a letto. E tu hai le caratteristiche perfette. Sei dolce, hai una tremenda paura di me e non posso negare che fai l'amore in modo pi� che soddisfacente. Sei quindi sicuro di non voler essere tu lo schiavo che cerco?" concluse alzandosi lasciandomi di sasso. Osservai Diana. Dio, quant'era sensuale! Era statuaria. Con quel corpo e con quel viso avrebbe potuto cercare il successo nella moda o nello spettacolo e con la sua caparbiet� forse ci sarebbe riuscita. E invece aveva cercato altre vie e, col senno del poi, aveva scelto quella giusta. Troppo fumina, troppo diretta per avere successo in mondi dove spesso bisogna nascondere la propria indole e mostrarsi diversi da quello che si � realmente. Certo, nemmeno nei suoi sogni pi� rosei avrebbe potuto immaginare di sposare uno degli uomini pi� ricchi della citt� , impossessarsi di tutto e infine, dulcis in fundo, sottomettere lui e il sottoscritto per soddisfare le sue voglie di predominio fisico e psicologico. Ma intanto, solo osservandola e solo al pensiero di poter far sesso di nuovo con lei, il mio membro cominciava a mettersi sull'attenti. Lei se ne accorse, sorrise e contemporaneamente mi fece cenno di alzarmi dal letto. Mi afferro' il viso, quel viso martoriato dai numerosi schiaffi ricevuti, e lo avvicino' al suo. Cominciavo a non connettere. La mia erezione si faceva palpitante mentre lei si attaccava a me. Il mio cazzo si strofinava sui suoi pantaloni lucidi aderentissimi e la sua bocca comincio' a sfiorare la mia facendo diventare al massimo la mia erezione " Se te ne vieni, giuro che ti meno di brutto. Non hai il diritto di farlo. Sei ancora di mia propriet� e devi obbedirmi. Allora Paolo, ce l'hai bello dritto. Mi desideri?" " Ta ... Tanto, padrona" balbettai, sempre meno cosciente " Lo so. Mi basta guardarti per fartelo drizzare. Non e' potere questo?" " Si padrona" risposi in un sussurro. Le sue labbra si attaccarono alle mie. Ero in estasi. Tutto cio' che mi aveva fatto, sembrava non esistere piu'. Comincio' a baciare ogni centimetro delle mie labbra " Allora Paolo, vuoi andartene? Vai, ti lascio libero fin da adesso. Senza attendere domattina" mi disse proseguendo pero' a baciarmi. Dovevo staccarmi da lei e fuggire il piu' lontano possibile ma ero come se fossi immobilizzato. La sua mano destra intanto scese sul mio pene " La prego, non mi faccia cosi'. Io devo andarmene. Devo. Non posso fare questo tipo di vita" " Sei libero, Paolo. Non ti sto trattenendo con la forza" invece io continuavo a non muovermi, a desiderare sempre di piu' quella sua bocca rossa, quella lingua che esplorava voluttuosamente la mia bocca che l'accoglieva come puo' fare un assetato con l'acqua fresca. Mi accarezzava il viso e il pene contemporaneamente e la mia mente si offuscava sempre di piu'. Ero in suo potere, ancora una volta, forse di piu' rispetto a quando usava la sua forza. Il cazzo sembrava quasi sul punto di esplodere e mi trattenni per paura ma il desiderio era ormai al parossismo. Lei sembro' accorgersene e me lo strinse per evitare che eiaculassi "No Paolo, ricordati quello che ti ho detto prima. Non te ne puoi venire. Ma puoi toccarmi. Toccami Paolo. Sono bella, vera? Non potrai mai avere un'altra donna come me. Toccami il seno, il sedere. E' l'ultima volta che potrai farlo" Lo feci. Quei seni cosi' rigogliosi, cosi' duri, quel sedere perfetto, strizzato in quei pantaloni che lo rendevano ancor piu' bello delineandone la forma " E' bellissima, padrona" sospirai. I suoi baci si facevano sempre piu' intensi. Cercai di ragionare, per quanto mi fosse possibile. Quello che avevo subito, il fatto di essere stato picchiato in continuazione, di aver bevuta la sua urina, di essere stato usato come posacenere e addirittura di essere stato inculato valeva quello che stavo vivendo? E se me ne fossi andato, avrei mai potuto rivivere quei momenti di sensualita' allo stato puro? Non capivo piu' niente. Il mio cuore batteva alla velocita' della luce mentre Diana smise di baciarmi e mi prese il viso tra le sue mani, stavolta con dolcezza " Tu non puoi andare da nessuna parte. Tu mi appartieni. Sei mio. Lo sai, vero?" Scossi la testa " No, no" feci. Era l'ultimo tentativo di finirla ma lei mi sorrise avvicinando di nuovo il suo viso al mio. I suoi occhi azzurri sembravano ipnotizzarmi. Mi sentivo svuotato, incapace di muovere un solo muscolo mentre l'erezione ormai era giunta al top. Stavo per venirmene e se l'avessi fatto per me sarebbero stati guai grossi. " E invece s�. Non puoi farci niente. Mi desideri troppo, mi ami troppo. Abbandonati, Paolo. Sarai uno schiavo felice se riuscirai a comprendere che quella e' la tua reale dimensione. Tu sei nato per essere il mio schiavo. Ma uno schiavo che puo' avere l'onore di fare sesso con la propria padrona. Ecco perche' tu sei destinato a rimanere con me. Perche' tu faresti qualsiasi cosa pur di avermi" Sapevo che era vero. Era maledettamente vero. Era sempre stato cosi' anche se non avrei mai immaginato che potesse esserlo anche a quelle condizioni. Cercavo di essere razionale ma lei riprese a baciarmi e la mia razionalita' scomparve definitivamente. Si, quei momenti valevano tutte le torture che mi avrebbe potuto fare. Non potevo resisterle. Mi era entrata nella mente, oltre che nel cuore e lei lo sapeva, l'aveva sempre saputo e doveva soltanto prenderne coscienza. Si stacco' da me e mi sorrise " In ginocchio, Paolo. Giurami fedelta' , obbedienza, devozione e amore assoluto e stasera te la ricorderai per sempre perche' sara' la prima volta che farai l'amore con me da schiavo convinto. Obbedisci" Completamente privato della mia volonta', mi inginocchiai ai suoi piedi " Io ... . Io sono il suo schiavo, signora. Felice di esserlo e le prometto che l'adorero' e le obbediro' come merita" dissi infine " Fino a che io vorro' " " Fino a che lei vorra' " aggiunsi. Le baciai i piedi, o meglio quegli stivali altissimi che ancora calzava e lei mi fece rialzare e mi bacio' per l'ennesima volta " Ora puoi venire" mi disse e prese il membro accarezzandolo semplicemente. Il cazzo sussulto' esplodendo sperma mentre io respiravo a fatica con gli occhi chiusi, vivendo quei secondi di pura libido nel modo piu' intenso possibile. Il pene smise di sussultare ed io raprii gli occhi per bearmi della splendida visione della mia padrona dinanzi a me. Si, la mia padrona. Era inutile girarci intorno. Ero suo e sapevo che poteva fare di me qualunque cosa avesse voluto. Avevo lottato con me stesso ma poi, alla resa dei conti, le mie difese, le mie voglie di un ritorno alla vita normale si erano sgretolate non appena lei aveva deciso che il mio posto non era altrove ma sotto di lei. Padrona Diana mi mise in bocca le sue dita sporche del mio sperma e le succhiai con passione e quasi ... . con desiderio. Chino' la sua testa per darmi un semplice ma per me meraviglioso bacio sulle labbra " Grazie, padrona" le dissi " E' piaciuto anche a me. Non faccio niente che possa non piacermi. Adesso riprenditi perche' fra un po' voglio scoparti e godere anch'io" " Spero di non essere stanco, padrona. E' stato fantastico ma so che fare l'amore con lei e' ancora piu'bello e non voglio rinunciarci se ho questa possibilita' "Lei si rimise seduta sul letto osservandomi compiaciuta " Non ci rinuncerai. Non ti preoccupare della stanchezza. Se voglio te ne faccio venire dieci volte consecutivamente. Mi basta schioccare le dita e ordinarti di fartelo venire duro e tu mi obbedirai. Tu non puoi resistermi. Ricordatelo sempre" " Lo so, padrona" ammisi " Bene. Vai a chiamare il cornuto e digli di prendermi le sigarette e di raggiungermi. Il portacenere non e' necessario perche' lo fara' lui. Vai anche a pulirti, gia' che ci sei e poi torna qui" " Faccio subito padrona" le risposi. Indietreggiai fino a giungere a ridosso della porta e solo allora mi voltai per uscire. La serata a quanto pareva non era ancora conclusa e forse stava per arrivare la parte pi� bella per me. Fine Quattordicesimo episodio Per discutere di questo racconto, inviate una mail a davidmuscolo@tiscali.it